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Archive for agosto 2011

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Nato 24 anni fa a Voorburg, Eljero Elia crebbe tra Ajax ed ADO Den Haag – dove esordì in prima squadra a 17 anni – per poi disputare un paio di buone stagioni al Twente, che gli valsero la chiamata dell’Amburgo.

Da qui, giusto in questi giorni, il passaggio alla Juventus, dove, con ogni probabilità, sarà l’ala sinistra titolare dell’attacco che Conte sta preparando per la nuova stagione.

Eljero che porta questo nome come tributo al cantante jazz Al Jarreau e che proprio come lo stesso è sicuramente dotato di un certo talento.

Rapidità e dribbling sono le sue armi migliori.
Come la grande scuola di esterni offensivi Oranje impone, infatti, Elia ama giocare largo per irridire l’avversario con finte e contro finte, sfruttando la propria velocità per mettere a ferro e fuoco le difese altrui.

Tutto bello, detto così.

Ma c’è un’altro lato della medaglia: Elia viene da un anno piuttosto triste, e non ha iniziato alla grande nemmeno questa stagione.

Se è vero che nella propria faretra sembra avere grandi colpi, infatti, è altrettanto vero che la continuità di rendimento non è esattamente il suo forte.

Come dico nel titolo, quindi, ci troviamo di fronte ad un crack o ad un bust?

E proprio nel pormi questa domanda mi torna alla mente un’altra ala di talento transitata qualche anno fa dalle nostre parti: Ricardo Quaresma.

Voluto fortemente da Mourinho per costruire il suo amato 4-3-3 Quaresma si presentò a Milano con un soprannome significativo: Mustang.

Cavalli sì forti, atletici e veloci, ma anche selvatici e difficili da domare.

Quaresma che quindi tenne bene fede al suo soprannome, mettendo in mostra qualche raro sprazzo della sua classe e dimostrando, soprattutto, di non potersi assolutamente adattarsi al nostro calcio.

Del resto quando firmò per l’Inter lo dissi ad alcuni amici tifosissimi dei Nerazzurri: “Con Quaresma in Italia qualcuno si divertirà di sicuro. O voi tifosi nel vedere i suoi numeri, o i tifosi delle altre squadre, che rideranno nel vedere quanto questo ragazzo vi farà penare con la sua disconuità”.

Detto-fatto.

E, appunto, la situazione di Elia un pochino mi ricorda quella di Quaresma.

Il talento c’è e non si discute.
Certo, non parliamo del miglior Giggs, ma si tratta comunque di un’ala che può far male.

Anche perché in un campionato sempre più povero di talento come il nostro ecco che Elia, sulla carta, è indubbiamente uno dei migliori interpreti del ruolo dell’intera Serie A.

Se riuscirà a trovarsi ed affermarsi, però.

Crack o bust?
Solo il tempo potrà dircelo.

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GIRONE A

BAYERN MONACO
VILLARREAL
MANCHESTER CITY
NAPOLI

Girone davvero di fuoco per il Napoli, che ha possibilità risicatissime di passare il turno.
Il vero girone di ferro, infatti, è proprio quello in cui sono disgraziatamente capitati i partenopei.
Bayern e City favorite d’obbligo, con Villareal e Napoli a giocarsi, sulla carta, il terzo posto, utile al ripescaggio in Europa League.
Qualche considerazione veloce: il Bayern è sicuramente di un altro livello rispetto al Napoli, ma occhio perché la dietro non paiono ancora insuperabili. Batterli sarebbe sicuramente un’impresa (soprattutto posta la differente abitudine a calcare i palcoscenici europei che hanno le due squadre), ma se l’Udinese non partiva battuta con l’Arsenal lo stesso si può dire per questo Napoli.
Il City, invece, sembra essere già più completa, ma è guidata da un Mancini che personalmente ancora non mi ha mai convinto. Speriamo quindi che il tecnico jesino non faccia il salto di qualità proprio quest’anno, e a discapito del Napoli.
Il Sottomarino Giallo, infine, è assolutamente alla portata. Con gli Azzurri che, per altro, dovranno vendicare l’eliminazione dall’Europa League dello scorso anno.
Considerazione finale: speriamo quantomeno in un terzo posto, così che il Napoli possa continuare il proprio percorso europeo (utile al ranking UEFA del nostro paese) il più a lungo possibile.

GIRONE B

INTER
CSKA MOSCA
LILLE
TRABZONSPOR

E’ andata sicuramente meglio all’Inter, che come testa di serie aveva sicuramente un po’ meno apprensione di De Laurentiis e soci.
Il girone è ampiamente alla portata ed il primo posto, sulla carta, dovrebbe spettare proprio ai ragazzi di Gasperini. Che però non devono sottovalutare, in particolar modo, CSKA e Lille, squadre sempre ostiche e con diversi giocatori di buon talento.
E non è nemmeno detto che il Trabzonspor partecipi giusto per fare da materasso.
Sulla carta, comunque, Inter favorita con russi e francesi a giocarsi l’ultimo posto che vale gli ottavi.

GIRONE C

MANCHESTER UNITED
BENFICA
BASILEA
OTELUL GALATI

Va di lusso allo United: una squadra di seconda fascia abbordabile (se si pensa che era la fascia del Milan) e due squadre che non hanno praticamente nessuna possibilità di passare.
Bene, quindi, il sorteggio anche per i portoghesi, che se giocheranno come sanno arriveranno secondi in carrozza.

GIRONE D

REAL MADRID
LIONE
AJAX
DINAMO ZAGABRIA

Già più interessante il gruppo D.
Real sicuramente favorito per il primo posto, con Lione ed Ajax a giocarsi la seconda piazza. Laddove i francesi dovrebbero strappare la seconda posizione, anche se ad Amsterdam credo abbiano molta fame e venderanno cara la pelle.
Al tempo stesso interessante vedere cosa combinerà la Dinamo Zagabria dove, per altro, gioca un certo Sime Vrsaljko, che vorrà sicuramente sfruttare la vetrina Champions per strappare un ingaggio in qualche piazza importante.

GIRONE E

CHELSEA
VALENCIA
BAYER LEVERKUSEN
GENK

Chelsea primo e Genk quarto sembrano essere le uniche certezze di un gruppo in cui il Valencia, inserita nell’urna 2, avrà sicuramente da faticare per finire davanti al Bayer Leverkusen.

GIRONE F

ARSENAL
OLYMPIQUE MARSIGLIA
OLYMPIAKOS
BORUSSIA DORTMUND

Molto interessante il gruppo F, dove nulla è scontato.
Olympiakos vittima sacrificale che potrebbe però giocare qualche brutta sorpresa, Arsenal vincitore annunciato che non avrà però assolutamente vita facile.
Occhio all’ottimo Borussia Dortmund, squadra con un gioco splendido ed in grado di essere la vera rivelazione della Champions 2011/2012. E occhio anche all’OM, che difficilmente potrà insidiare le due potenze di questo gruppo, ma che sospinto da una città intera chissà che non compia un qualche miracolo.
L’Arsenal, del resto, ha dimostrato anche contro l’Udinese di essere una squadra tutto sommato alla portata, sicuramente in calo rispetto a qualche stagione fa.

GIRONE G

PORTO
SHAKHTAR
ZENIT
APOEL

Questo è forse il girone più equilibrato, Gruppo A a parte.
Il Porto ha visto partire Villas Boas e Falcao e non è assolutamente detto possa tornare sugli standard dello scorso anno.
Shakhtar e Zenit sono invece due delle potenze dell’est Europa che da anni provano ad imporsi anche nell’Europa che conta.
Pronostici quindi apertissimi per i primi tre posti, con l’Apoel che sulla carta non potrà che arrivare quarto.

GIRONE H

BARCELONA
MILAN
BATE BORISOV
VIKTORIA PLZEN

Barcellona primo, Milan secondo. Che altro?
Milan che però dovrà fare di tutto per impensierire i campioni in carica. Perché arrivare secondo significa prendersi una prima classificata di un altro girone. Ovvero sia, tendenzialmente, una delle squadre più forti d’Europa subito, già agli ottavi.
Brutto affare per i Rossoneri

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Ormai ci siamo. Mancano solo le visite mediche, dopodiché Samuel Eto’o lascerà Milano per trasferirsi in Russia dove l’FC Anzhi Makhachkala lo aspetta a braccia aperte, per fare di lui il giocatore più pagato al mondo.

Questo trasferimento, sicuramente tra i più importanti dell’attuale sessione di mercato, porta a fare diverse riflessioni, che vanno anche al di là della mera cessione di un giocatore.

Facciamole, allora.

1 – Il peccato originale: la scelta dell’allenatore.

Partiamo dal presupposto che non ci è possibile sapere cosa passi davvero per la testa di Eto’o. E che magari il fenomeno camerunense di fronte ad un’offerta del genere avrebbe lasciato Milano anche con Mourinho sulla panca della sua squadra.

A mio avviso, però, non sono solo i 20 milioni l’anno che Kerimov ha promesso a Samuel ad aver spinto l’ex Barça in Biancoverde.

Una delle motivazioni principali credo infatti sia la scelta dell’allenatore compiuta quest’estate da Moratti e il suo entourage.

Del resto Eto’o era stato chiaro già lo scorso anno: “Non voglio più fare l’attaccante esterno”. Più o meno così suonava il monito del campione africano, che dopo aver vinto una Champions sacrificandosi in una posizione a lui poco consona aveva detto chiaramente di pretendere di giocare più vicino alla porta.

Lo scorso anno, poi, tra una cosa e l’altra le cose sono andate come sono andate.

All’addio di Leonardo, quindi, ci si doveva aspettare un allenatore con caratteristiche molto precise. Perché o prendi un top e gli fai plasmare la squadra come preferisce, oppure se devi prendere un allenatore che ad oggi non ha ancora dimostrato di valere certi palcoscenici lo devi scegliere con molta cura.

La logica avrebbe quindi imposto un allenatore che giocasse col 4-3-1-2, di base. Perché la difesa è fatta e finita per giocare a quattro uomini, perché in rosa hai il miglior trequartista del campionato e infine, tornando a noi, perché così Eto’o può giocare, affiancato da un compagno, molto più vicino alla porta.

E invece no. Per non so bene quali elucubrazioni sulla panchina Nerazzurra c’è finito Gasperini, allenatore attaccatissimo ad un 3-4-3 che certo non è il migliore – sulla carta – per una squadra come l’Inter e che di certo non lo è per Eto’o. Costretto ancora una volta a doversi adattare sull’esterno.

Ma dopo aver fatto un paio d’anni a dovercisi sacrificare quasi costantemente era pure logico che lui, sapendo di essere forse il giocatore più forte e determinante in rosa, non accettasse di essere trattato così.

2 – Eto’o, il giocatore più pagato del mondo.

Fa strano pensarlo. Ma Eto’o guadagnerà addirittura 20 milioni l’anno.

Una follia vera, quasi 2 milioni di euro al mese. Ed in un mondo sempre più in crisi gli stipendi dei giocatori dovrebbero andare riducendosi.

Invece il calcio è ormai sempre più un mondo a sè stante.

Di fronte ad un’offerta del genere, comunque, è pure logico che anche chi come Eto’o non ha certo problemi di soldi (in questi anni ne ha guadagnati tantissimi tra Spagna ed Italia) tentennasse. Del resto va a prendere uno stipendio raddoppiato rispetto a quello percepito da via Durini…

3 – Carriera finita?

Prendere la decisione di trasferirsi in una società con così poco blasone come l’Anzhi è comunque una decisione non semplice da prendere.

Perché i soldi non sono tutto e Samuel Eto’o essendo tra i migliori giocatori del mondo avrebbe potuto competere per vincere ancora tutto.

Andando all’Anzhi, però, rischia davvero di dire addio alla possibilità di vincere un’altra, ennesima, Champions League.

E se è vero che dopo aver vinto tanti titoli (3 campionati spagnoli, 2 Coppe e 2 Supercoppe di Spagna, 2 Coppe Catalunya,  1 Serie A, 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 3 Champions League, 1 Intercontinentale, 1 Mondiale per Club, 3 Coppe d’Africa, 1 Olimpiade), tante onoreficenze personali (4 volte miglior calciatore africano dell’anno, 2 volte FIFPro World XI, 2 volte nella squadra dell’anno UEFA, 1 volta Pichichi spagnolo, 2 volte capocannoniere della Coppa d’Africa ed 1 della Coppa Italia, 1 volta miglior giocatore della finale di Champions e del Mondiale per club e, infine, 1 volta bomber dell’anno secondo la IFFHS) ed aver fatto segnare tanti record (nessuno come lui ha vinto così tante volte il premio di miglior calciatore africano ed è inoltre il miglior marcatore nella storia del Maiorca nella Liga, del Camerun, della Coppa d’Africa e della Supercoppa Italiana) può considerarsi ormai sazio è altrettanto vero che a soli trent’anni è presto per abdicare al trono.

Qualche soddisfazione, comunque, potrebbe togliersela anche in Russia. Anche se a fronte di un palmares del genere viene un po’ di tristezza a pensare che da oggi in avanti potrebbe essere arrichito solo da un campionato o una coppa nazionale russa (a me di al momento improbabili exploit europei).

4 – Come sostituire un fenomeno ceduto a soli 27 milioni?

Il prezzo a cui si dice sta per essere ceduto – 27 milioni – mi fa comunque storcere il naso.

Sarà perché io sono un suo grandissimo estimatore da sempre (tanto che all’epoca giudicai molto positiva l’operazione che portò lui più soldi all’Inter in cambio di Ibrahimovic) ma il peso reale di Samuel Eto’o non può essere compensato da 27 milioni di euro. Non in un mercato in cui un Pastore viene valutato 42, poi.

Tralasciando il fatto che trovo sottostimato il reale valore del giocatore (che ha già 30 anni, è vero, ma che non puoi comunque cedere per una cifra del genere) va anche aggiunto che con quei soldi chi ti puoi comprare, di pari valore?

Nessuno. Nel senso che Eto’o è unico e che al suo livello ci sono pochissimi giocatori al mondo.

E posto che questi sono irraggiungibili ti devi buttare su giocatori che, per quanto forti, gli restano inferiori.

Nelle settimane che hanno preceduto la definizione del suo passaggio in Russia sono stati fatti due nomi in particolare: Tevez e Forlan.

Grandi giocatori, per l’amor del cielo, ma non all’altezza di sostituire in pieno uno dei migliori al mondo.

Anche perché sviscerando le due situazioni notiamo come Forlan abbia già 32 anni (quindi acquistarlo significherebbe cedere per meno di trenta milioni un 30enne tra i migliori al mondo per sostituirlo con un giocatore di due anni più vecchio – che quindi ha una prospettiva di carriera ancor più ridotta – che non è neppure allo stesso livello) e come Tevez a livello economico potrebbe venire ad assorbire in toto i soldi guadagnati o liberati (alleggerendosi dello stipendio sicuramente pesante di Eto’o) con la cessione di Samuel all’Anzhi.

A questo punto, insomma, non posso ripetere quanto dissi col passaggio di Ibrahimovic in Catalogna. Se in quel caso l’Inter fece un affare a tutto tondo (sia economico che tecnico) in questo caso l’Inter rischia di perderci comunque, qualsiasi scelta prenderà dopo aver imbarcato Eto’o su di un volo diretto a Mosca.

5 – Il futuro del calcio sono i giovani.

Messi e Ronaldo non li porti a casa con 27 milioni. E, tra l’altro, ti costerebbero di ingaggio più di quanto non ti costava Samuel Eto’o.

Se per l’immediato l’Inter ha sicuramente bisogno di qualcosa davanti (come un Tevez o un Forlan, che non sono Eto’o ma comunque restano punte di livello) è anche vero che i soldi incamerati e risparmati (ingaggio molto pesante, ripeto) con la cessione del fenomeno camerunense potrebbero essere reinvestiti in giovani di valore assoluto, che in passato possano portare a far dimenticare lo stesso Eto’o.

In questo senso interessante la voce che vuole i dirigenti di via Durini su Gotze.

In realtà ci credo pochino, ma se l’Inter riuscisse ad acquistare un paio di giovani di quel valore ecco che la cessione di Eto’o – comunque ingiustificabile, soprattutto nel breve periodo – potrebbe iniziare ad avere un po’ più di senso.

6 – Sanchez, Pastore, Eto’o. E’ la morte del calcio italiano?

Quest’ultima riflessione lascia invece il contesto strettamente inerente alla vicenda Eto’o-Inter-Anzhi per tornare allo stato di salute del nostro calcio.

Che in una sola estate ha perso tre tra i suoi interpreti più importanti. Senza trovar loro dei sostituti.

Poi intendiamoci, possono essere arrivati giocatori che negli anni si dimostreranno dei Campioni a tutto tondo, ma è chiaro che il saldo del “borsino tecnico” del nostro campionato segna un crollo verticale realmente preoccupante.

I vertici del nostro calcio (sia Federali che delle singole società) dovrebbero quindi aprire gli occhi ed iniziare da subito a sovvertire questo trend, con una programmazione sul lungo termine che possa portare a colmare il gap con Spagna, Inghilterra e Germania.

Altrimenti tra qualche anno potremo dire di aver visto morire davanti ai nostri occhi il calcio italiano.

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CRONACA

Al settimo la prima azione interessante sul binario Bodmer-Menez-Cearà con quest’ultimo che crossa in mezzo trovando lo stacco sul primo palo di Gameiro, il cui colpo di testa termina comunque a lato.
L’ex Lorient ci riprova un paio di minuti dopo quando Menez serve Bodmer al limite il cui tocco di prima libera Gameiro al tiro, ancora una volta poco fortunato.

Gli ospiti prova a farsi vedere al dodicesimo quando Dossevi parte con un bel break centrale con cui fa tremare la non irreprensibile retroguardia parigina fino a servire con un bel filtrante un proprio compagno in area, il cui controllo non sarà però all’altezza.
Al quarto d’ora è invece Menez, palla al piede, a creare una buona occasione di gioco. Entrato in area, però, l’ex Roma non riuscirà a far fruttare il bello spunto in velocità calciando un tiro-cross assolutamente inadeguato all’occasione.

Pericolo per i padroni di casa un paio di minuti più tardi: Dossevi, sicuramente il giocatore più interessante tra le fila degli Athéniens, parte in progressione portandosi in area, venendo fermato da un intervento ai limiti del regolamento da Tiené, che entrerà in scivolata da dietro. Arbitro che lascerà correre, replay che mostrerà che il rigore poteva ampiamente starci.
La partita quindi si addormenta un po’ sino alla mezz’ora, quando Bong è liberato in area alle spalle di Cearà. Maiuscolo, però, Sirigu a mettergli pressione in uscita, neutralizzando poi la sua conclusione.
Valenciennes che ci riprova poco più tardi con Gomis, che però non si coordina al meglio e spara a lato.

Nel momento migliore degli ospiti è però il PSG a passare: Camara ruba palla a Dossevi di fianco alla propria area e serve Menez sulla trequarti. L’ex romanista parte dritto per dritto fino alla trequarti avversaria da dove servirà Gameiro che messo in movimento penetrerà in area per battere Penneteau di sinistro.

Il Valenciennes però non ci sta, e pareggia quasi immediatamente. Cross perfetto da destra di Ducourtioux con Remi Gomis che taglia sul primo palo per incrociare imparabilmente sul secondo, bucando Sirigu.

In apertura di ripresa Nené va via a sinistra e crossa per Gameiro che però, al limite dell’area piccola, non riesce a stoppare il pallone, che rotola così, mesta, tra le braccia di Penneteau.
Cinque minuti e Danic prende palla a sinistra, salta due avversari e dopo essersi accentrato scarica di sinistro poco oltre la trequarti, non trovando però lo specchio di porta.

Sul fronte opposto è invece Matuidi a provarci, un po’ allo stesso modo. Il suo tiro è però scoccato di destro, così che il mediano colored acquistato in estate dal PSG non riesce ad imprimere forza alla sfera.
Al cinquantottesimo si consuma un evento storico per il calcio francese: entra Javier Pastore, giocatore più pagato della storia della Ligue 1.

All’ora di gioco Bodmer riceve una respinta difensiva poco oltre la trequarti, mette giù di petto e libera un sinistro un po’ strozzato, che non crea apprensione ai tifosi ospiti accorsi oggi al Parco dei Principi.
Arbitro ancora una volta protagonista negativo al sessantaduesimo: Nené crossa da sinistra, Ducourtioux colpisce di braccio, calcio di rigore. Peccato solo che la dinamica dell’azione porti a dire che quello non può essere mai nella vita penalty.

PSG che sembra quindi iniziare a girare. Così subito dopo il goal Gameiro prova a chiudere il match: lanciato in area da una verticalizzazione calcerà di prima intenzione sul primo palo, sfiorando la traversa.
Peccato solo che la sua difesa sia assolutamente friabile. Così al settantasettesimo Kadir filtra in area per Cohade il cui destro non trova però lo specchio e grazia Koumbaré e i suoi.

Valenciennes che non riuscirà però più a mettere in apprensione il nostro Sirigu, con il match che si chiuderà quindi sul 2 a 1 per i padroni di casa capitolini.

COMMENTO

Questo Paris St. Germain è ancora ben lontano dall’essere una Squadra.

Ha cambiato tanto in estate e ancora ne paga lo scotto.

Oggi è sì arrivata la prima vittoria in campionato, ma va detto che l’arbitro ci ha messo del suo per permettere ai capitolini di imporsi contro un Valenciennes molto ben organizzato, con un Dossevi sugli scudi.

Nulla di particolare da segnalare per ciò che concerne l’esordio di Pastore, che avrà tempo e modo di dimostrare il suo valore più avanti.

Bene, invece, il portiere italiano Sirigu, che può poco sul momentaneo pareggio ospite ma che si comporta benissimo su Bong.

Match nel complesso non certo indimenticabile. Ma questo Paris desta curiosità e va seguito.

MVP

Kevin Gameiro è una punta che avrebbe fatto molto comodo a diverse squadre in Italia.

L’ex Lorient ha tutto per imporsi nel proprio campionato e, chissà, per farsi vedere anche in Europa.

I mezzi ci sono, il futuro è dalla sua. Vedremo dove saprà arrivare.

TABELLINO

PSG vs. Valenciennes 2 – 1
Marcatori: 40′ Gameiro, 45+1′ Gomis, 63′ Nené.

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Partiamo da un presupposto: non parlerò di un ragazzino di una dozzina d’anni che viene spacciato dagli sponsor come il nuovo Pelè (Adu vi dice nulla?) , ma di un ventunenne (quindi già giocatore professionista a tutti gli effetti) che ha fatto intravvedere potenzialità interessanti e che sembra essere uno dei talenti migliori della nuova generazione statunitense.

In questo pezzo vi parlo infatti Dane Brekken Shea, da tutti conosciuto come Brek.

Il ventunenne texano di proprietà dell’FC Dallas ha già infatti messo assieme qualche cap nella nazionale maggiore a stelle e strisce (dopo aver collezionato diverse presenze nelle nazionali giovanili) ed è atteso dal definitivo salto di qualità.

Per intanto ha deciso con una sua giocata il match disputato ieri al Lincoln Financial Field di Filadelfia contro gli acerrimi rivali messicani.

Tri che era passata in vantaggio dopo poco più di un quarto d’ora di gioco con Oribe Peralta, per poi gestire il vantaggio per un’oretta circa.

Al settantatreesimo, però, Shea sale in cattedra, e fa il break (che può sembrare un gioco di parole, visto il suo soprannome) che vale il definitivo pareggio.

Subentrato da nemmeno un quarto d’ora all’esperto centrocampista Jermaine Jones, infatti, Shea riceve palla giusto sul vertice sinistro dell’area di rigore, per poi farvi ingresso. Una volta qui supererà perentoriamente Israel Castro, per trovare il fondo ed effettuare un cross basso che bucherà sia Hector Moreno che Guillermo Ochoa trovando tutto libero sul secondo palo Robbie Rogers, per il più facile degli appoggi in rete.

Il goal di per sè non è certo nulla di fenomenale. Non ci sono rabone, doppi passi, gesti atletici al limite delle leggi della fisica o altro. C’è semplicemente uno dei migliori talenti d’America che ha deciso di mettersi in mostra agli occhi del mondo, nel corso di un’amichevole internazionale.

Ed era giusto parlarne.

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Estadio Algarve di Faro, ore 21: Mateu Lahoz dà il fischio d’inizio del match amichevole che si disputa tra il Portogallo padrone di casa ed il modesto Lussemburgo, vittima sacrificale di una partita dall’esito scontato.

E le cose vanno come tutti se le aspettavano.

Dopo venticinque minuti di gioco Postiga sblocca il risultato, con Cristiano Ronaldo che ad un paio di minuti dall’intervallo raddoppia.

In apertura di ripresa Coentrao di testa chiude quindi un match virtualmente mai in discussione.

Ma è al cinquantanovesimo che si consuma il clou: lancio lungo a mettere in movimento Silvestre Varela che svetta di testa ed appoggia ad Hugo Almeida. Che estra una magia dal cilindro.

Stop di petto, calcio volante prima che la palla tocchi terra e traiettoria pressoché perfetta ad infilare Jonathan Joubert sul secondo palo.

Prodezza balistica notevole, che vi propongo oggi perché certi gesti rendono il calcio quello che è: lo sport più bello del mondo!

Per la cronaca Almeida firmerà la propria doppietta personale  al settantaduesimo, chiudendo il match sul 5 a 0 finale.

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La nazionale under 21 di Ciro Ferrara ha giocato ieri nell’assolato (incredibilmente, visto il tempaccio che c’è stato per tutta l’estate) Franco Ossola di Varese. Che trovandosi ad una mezz’ora abbondante da casa mia è stata mia metà di pellegrinaggio.

Mai prima, del resto, mi era capitato di vedere la nazionale under 21 dal vivo. Occasione da non perdere, insomma.

Tralasciando le note climatiche (ma assicuro che il sole ieri ha influito non poco sulla fruibilità delle partita a chi come me stava nel settore Distinti) veniamo quindi alla partita.

Italia schierata nel primo tempo con il più classico dei 4-4-2 con l’ex juventino Pinsoglio a guardia dei pali protetto da una linea a quattro composta, da destra a sinistra, da capitan Santon, dall’empolese Mori, dall’interista Caldirola e dall’ex romanista Crescenzi.

A centrocampo, poi, D’Alessandro ad occupare l’out destro e Fabbrini quello opposto, con Marrone e Bertolacci cerniera centrale.

In attacco, infine, Borini a supporto di Paloschi.

Italia che parte piuttosto male. Nei primi minuti gli ospiti costruiscono un paio di buone azioni e gli Azzurrini sembrano imbambolati.

Italia che un po’ esce alla distanza e qualcosa prova anche combinarla. Buoni alcuni scambi in velocità con le punte a scendere incontro al pallone sulla trequarti per poi infilare la retroguardia avversaria con passaggi rapidi e con le due ali a provare ad isolarsi, di tanto in tanto, in qualche uno contro uno.

Nel complesso però l’Italia è un po’ poca roba, questo anche perché ogni qualvolta prova a rendersi pericolosa la nazionale guidata da Ferrara trova nel proprio terminale offensivo principe, Paloschi, un giocatore in costante fuorigioco.

Dopo la rete del vantaggio svizzero, firmata da Drmic su dormita difensiva, gli Azzurrini riuscirebbero infatti a trovare il pareggio con Borini. Goal che arriva però a gioco fermo, per via – guarda caso – proprio dell’offside fischiato a Paloschi (che, tra l’altro, fallisce un goal non poi così difficile giusto a tu per tu con Burki, con Borini che poi, appunto, ribadirà in rete a gioco praticamente fermo).

Le cose migliorano nella ripresa. Dove tra l’inizio del secondo tempo e la continuazione dello stesso Ferrara cambia praticamente tutti gli interpreti di gioco, finendo la partita con una squadra molto diversa da quella schierata inizialmente: Pinsoglio confermato tra i pali, difesa composta da Donati, Capuano, Caldirola e Sini, centrocampo a tre con Fausto Rossi, Marrone e Soriano e Borini schierato trequartista alle spalle di Macheda e Gabbiadini.

Ed è un’Italia che con l’andare della seconda frazione di gioco cresce costantemente di tono, finendo col prendere nettamente il sopravvento negli ultimi 10-15 minuti.

Ed è un’Italia che a nove dal termine trova anche il fortunoso pareggio con Borini che fa partire un tiro-cross (più cross che tiro, credo) dalla destra infilando imparabilmente un Burki che fino a lì aveva dato discreta prova di sè tra i pali.

Venendo ai singoli…

Pinsoglio discreto. Il goal è colpa più che altro della difesa. Lui commette solo un paio di errorini in uscita coi piedi. In particolare in un’occasione prova una sorta di bycicle kick lisciando però grossolanamente il pallone, che finisce in angolo. Fortunatamente.

Santon è parso invece piuttosto supponente e svogliato. Un giocatore con le sue qualità (in particolar modo atletiche) dovrebbe dare molto di più, in entrambe le fasi. Speriamo si ritrovi, sembrava essere patrimonio importante del nostro calcio.
Donati è stato invece il solito classico soldatino della fascia destra. Non un fenomeno, certo, ma sempre attento e generosissimo.

Mori continua a sembrarmi inadatto ad un posto da titolare in questa under. Tutte le volte che l’ho visto giocare in nazionale, infatti, non mi ha fatto una grande impressione. Ieri stesso mi è sembrato non meritare quel posto.
Capuano ha invece fatto molto meglio. Vero è che nella ripresa gli svizzeri hanno fatto davvero pochino. Altrettanto vero, però, che lui ha dato l’impressione di essere molto più attento e sicuro del suo omologo empolese.

Caldirola si è ben comportato. Gestisce discretamente la linea difensiva, non ha grandi cali di concentrazione, dimostra anche buoni doti nel gioco aereo. Sembra essere uno dei prospetti migliori lì dietro, anche se i Nesta e i Cannavaro erano, già alla sua età, ben altra roba.

Crescenzi è invece uno dei giocatori secondo me più interessanti di questo gruppo. Terzino di ottima spinta, deve ancora affinare qualcosa in fase difensiva, ma nel complesso, per avere vent’anni, è assolutamente giocatore di valore. Personalmente lo lancerei già ad occhi chiusi in Serie A, quantomeno in una piccola.
Sini, dal canto suo, ha giocato una partita davvero su buon livello, contribuendo a far crescere di tono la nostra nazionale.

D’Alessandro più che discreto. Si è battuto ed ha provato un paio d’affondi interessanti. Con il suo spunto, però, dovrebbe cercare con più continuità l’uno contro uno. Ieri, in particolar modo, sembrava che Daprelà potesse andare in notevole difficoltà se preso in velocità da uno come lui…Fausto Rossi ne prenderà il posto nel secondo tempo andando però a schierarsi come mezz’ala destra. Nulla di particolare la prestazione di questo giocatore che diversi anni fa, ancora minorenne, si mise in mostra in amichevole contro l’Inter causando diversi grattacapi a Maicon. Per altro ieri si è anche mangiato un’occasione d’oro quando dopo aver saltato alla grande in contropiede un avversario aveva solo prateria e portiere davanti a sè… sembra però gli siano mancate le gambe, s’è così fatto recuperare e rubare palla in maniera inaspettata…

Bertolacci è stato il giocatore che mi è piaciuto meno, tra quelli in mediana. Partita piuttosto sottotono per lui, che non è s’è fatto vedere particolarmente in nessuna delle due fasi di gioco.
Soriano è stato invece forse il migliore. Ha giocato mezz’ala sinistra e s’è fatto apprezzare sia in fase offensiva (peccato solo per il goal mangiato su errore di Feltscher) sia in fase difensiva, dove s’è mosso bene ed ha recuperato anche diversi palloni. Dal mio punto di vista lui, lo dico dalla prima volta che lo vidi giocare, ha un futuro in Serie A pressoché assicurato. Giusto montandosi la testa potrebbe vanificare tutto.

Fabbrini ha disputato un primo tempo discreto. Quando parte palla al piede crea sempre qualche patema alla retroguardia avversaria, però dovrebbe imparare ad essere più incisivo. Ha tra l’altro una bella visione di gioco, ma la sfrutta troppo raramente. In più dovrebbe migliorare tantissimo il tiro.
Macheda è stato in assoluto uno dei peggiori di ieri. Anche lui è parso svogliato e supponente. Con le potenzialità che ha dovrebbe fare infinitamente meglio.

Borini ha fatto piuttosto bene. Si è provato a proporre e fare vedere in più di un’occasione, ha cercato diverse volte scambi rapidi con i propri compagni, ha trovato il goal fortunoso che ha permesso all’Italia di salvarsi. Anche lui come Fabbrini, comunque, vorrei vederlo più incisivo.

Paloschi negativo. Si è mangiato davvero troppo. Si muove bene, ma non è “cattivo”. E poi davvero troppi fuoriogiochi.
Gabbiadini ha giocato solo mezz’oretta, senza riuscire a farsi vedere un granché.

Per ciò che concerne la Svizzera, invece, benino Feltscher. Il terzino destro di proprietà del Parma ha mostrato ottime cose in fase offensiva, mettendo in più di un’occasione un po’ in difficoltà i nostri sulla – sua – fascia destra.

Malissimo, invece, Kasami, solo l’ombra del giocatore che si potè apprezzare nel corso dei Mondiali under 17 del 2009.

Infine nota di merito per François Affolter.
Difensore svizzero classe 91 di proprietà dello Young Boys ha alle spalle già quasi un centinaio di presenze in Super League, bottino davvero notevole per un ragazzo così giovane.

E tutta quest’esperienza si è fatta ben notare ieri: ha diretto molto bene un reparto che nel suo complesso lasciava comunque piuttosto a desiderare con un Feltscher spesso un po’ distratto, un Koch più che modesto ed un Daprelà sottotono.
Ottimo senso della posizione, fisico già formato e fondamentali discreti per questo centrale che ha già raccolto anche quattro presenze in nazionale maggiore.
Transfermarkt dà di lui una valutazione di un milione e mezzo di euro. Se davvero costasse una cifra tutto sommato così esigua lo farei quantomeno seguire per bene da qualche osservatore…

Ecco infine, per chi ne fosse interessato, il tabellino del match:

MARCATORI: Drmic (S) al 26’ p.t.; Borini (I) al 36’ s.t.
ITALIA (4-4-2): Pinsoglio; Santon (dal 16’ s.t. Donati), Mori (dal 1’ s. t. Capuano), Caldirola, Crescenzi (dal 21’ s.t. Sini); D’Alessandro (dal 1’ s.t. Soriano), Bertolacci (dal 1’ s.t. F. Rossi), Marrone, Fabbrini (dal 1’ s.t. Macheda); Paloschi (dal 16’ s.t. Gabbiadini), Borini. (Colombi, Bardi, Faraoni, Saponara, Florenzi). All: Ferrara
SVIZZERA (4-2-3-1): Burki; Feltscher, Affolter, R. Koch, Daprelà (dal 1’ s.t. P. Koch); Buff (dal 1’ s.t. P. Toko), Abrashi; Wuthrich, Kasami (dal 12’ s.t. Prijovic), Zuber (dal 12’ s.t. Wiss); Drmic (dal 24’ s.t. Hajrovic). (Deana, Rodirguez). All: TamiARBITRO: Delferiere (Bel)
Ammoniti: Feltscher, Abrashi, Daprelà (S), Soriano (I) per gioco scorretto. Recuperi: 1’ p.t., 2’ s.t.
NOTE: spettatori 1200 circa.

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CRONACA

L’Italia parte subito forte. Al quarto minuto Cassano libera Montolivo nei pressi della linea di centrocampo con il trequartista Azzurro che può innescare il contropiede. Buona la manovra italiana con cinque diversi giocatori che toccano il pallone per un’azione conclusa dal bel sinistro di Criscito che fredda Casillas colpendo però il palo.
Il goal è comunque nell’aria ed arriva all’undicesimo quando Criscito filtra per Montolivo che s’infila alle spalle della difesa avversaria per poi battere Casillas con un pallonetto splendido, che colpisce la parte interna della traversa.

La Spagna però non ci sta e prova a farsi vedere. Al diciannovesimo sugli sviluppi di un corner corto Silva converge dalla destra per calciare di mancino, con Buffon che però non si scompone e blocca senza grossi problemi il siluro sparato dall’ala Citizens.
Italia che comunque continua a tenere il pallino del gioco. Partita giocata su buoni ritmi e con discreta qualità. Le occasioni non fioccano, ma il match si lascia guardare.

Al ventottesimo Martinez lanciato in area si inserisce bene tra Criscito e Chiellini, che però lo tampona bene e lo porta sul fondo per poi chiudere in angolo.
La Spagna però dietro balla, in particolare dalla parte di Iraola (fascia destra). Alla mezz’ora così Rossi è lanciato in area e dopo aver seminato Piquè si presenta a tu per tu con Casillas, fallendo però un’occasione che avrebbe dovuto capitalizzare.

L’Italia fa meglio ma la Spagna al guadagna un calcio di rigore: Cazorla crossa da sinistra, contatto Chiellini-Llorente e l’arbitro fischia. Sul dischetto si presenta Xabi che fredda Buffon senza problemi.

Gli Azzurri comunque non si demoralizzano. Cassano lanciato nello spazio duella con Arbeloa per poi calciare in diagonale, trovando però il piede destro di Casillas a deviare il pallone fuori dallo specchio.
Sugli sviluppi del corner che ne segue è lo stesso Pibe de Bari a provarci di testa, senza però trovare lo specchio di porta.

Bella anche l’azione che l’Italia costruisce al quarantunesimo. Peccato solo che dopo il tocco dentro di Cassano Rossi cerchi Pirlo, che però proverà a fare velo per lo stesso Cassano, ma facendo male i propri conti.
Negli ultimi minuti della prima frazione esce la Spagna che guidata da Iniesta prova ad imporre il proprio gioco. Gli Azzurri, comunque, controllano bene il match, pur senza riuscire a giocare più come la prima mezz’ora.

Nel recupero, comunque, la squadra di casa ci prova ancora: Maggio lanciato sulla destra ha modo di sgroppare come sa fare lui. Cross sul secondo palo dove Busquets, appena subentrato al claudicante Piquè, svetta di testa sfiorando il palo, facendo correre un brivido lungo la schiena di Casillas e di tutti i supporter delle Furie Rosse.

In apertura di ripresa brutto passaggio di Ranocchia che perde palla sulla propria trequarti con Silva che calcia immediatamente cercando di sorprendere Buffon, mettendo però palla sopra la traversa.
E’ comunque ancora l’Italia a fare la partita. Al sesto, quindi, Rossi entra in area palla al piede per scaricarla poi a Cassano con un bel colpo di tacco. Il capitano, però, non riuscirà a far filtrare il proprio passaggio in direzione di un compagno. Sarebbe stato il facile 2 a 1 per i padroni di casa.

All’ottavo Villa converge in area dalla sinistra, salta Maggio e mette in mezzo un pallone basso che è fatto proprio da Buffon, bravo nell’uscita bassa ad impossessarsi della sfera.
Cinque primi più tardi Cassano batte un corner corto in direzione di Pirlo, che gli restituisce immeditamente la sfera. Entrato in area, quindi, il fantasista del Milan calcerà in diagonale, senza però impensierire Valdes (subentrato a Casillas nell’intervallo).

Spagna che è comunque viva e al quarto d’ora s’avvicina al goal con Llorente liberato per un rigore in movimento che la punta basca cicca calciando con poca forza ed il trio Criscito (a deviare la palla in scivolata) – Buffon (a smanacciarla poi) – Maggio (a farla sua e liberare l’area) a negargli la rete.
Otto minuti dopo Balotelli prova a mettersi in mostra: ricevuta palla sulla sinistra punta e salta Busquets per calciare poi a giro sul secondo palo, senza però trovare lo specchio. Sarebbe stato un goal notevole.

Balotelli che al ventottesimo si mangia ancora Busquets con facilità estrema, per poi sbagliare però le misure dell’assist e sprecare una buona occasione.
Spagna che torna a farsi vedere al trentatreesimo quando Silva entra in area dalla sinistra per sparare col suo piede preferito, trovando però la pronta risposta del portiere juventino.

Nell’ultimo quarto d’ora, comunque, la Spagna esce alla grande. Silva la mette in mezzo dalla sinistra, Mata effettua una bella mezza rovesciata volante trovando però l’involontaria respinta di Llorente, con l’Italia che si salva poi in qualche modo.
Pirlo non ci sta e ci prova direttamente da calcio piazzato. Bella la punizione battuta dal sensibilissimo destro del regista Bianconero, che mette in difficoltà un attento Valdes bravo a respingere in corner.

La rete è ancora una volta nell’aria ed arriva al trentanovesimo della ripresa con Aquilani bravo (e soprattutto fortunato) a punire la Spagna nel suo momento migliore. Spagnoli che perdono palla nella propria metà campo, sfera che giunge a Pazzini in area, appoggio ad Aquilani, tiro deviato e Valdes completamente fuori tempo.

A due dal termine è Villa a provarci di prima intenzione, senza però fortuna.
Italia che comunque non disdegna a ripartire: Aquilani lancia Balotelli che controlla e difende bene la sfera, trovando però la deviazione di un avversario sul tiro.

Allo scadere Pirlo trova il fondo e crossa, con Bonucci, rimasto alto in occasione di un corner, che svirgolerà la girata.
Nel recupero è Silva provarci: stoppata palla al limite cercherà il tocco d’esterno sinistro a battere Buffon, mettendo però palla oltre la traversa.

A due di recupero Balotelli salta per l’ennesima volta Busquets stoppando il pallone per poi farsi respingere la conclusione a tu per tu con Valdes, quando avrebbe potuto toccare palla lateralmente a Pazzini per il più facile dei 3 a 1.

E’ l’ultima vera azione di una partita vinta meritatamente dagli Azzurri.

COMMENTO

Partiamo da un presupposto: quella che sfida stasera l’Italia in quel di Bari è una Spagna/2, con un potenziale ben inferiore a quello che esprimerebbero le Furie Rosse qualora fossero al completo.

Basta scorrerne la formazione, infatti, per rilevare come manchino dei giocatori che potrebbero da soli fare la differenza.

Un nome su tutti: Xavi.

Detto questo gli avversari della formazione Azzurra sono comunque tutt’altro che scarsi.

Iniesta, Torres (o quel che rimane di lui…), Silva, Pique, Casillas sono solo alcuni dei grandi giocatori che Del Bosque mette in campo questa sera per fronteggiare i ragazzi di Cesare Prandelli.

Che però dal canto loro non si scompongono e colgono la palla al balzo per dimostrare di essere una squadra assolutamente degna di essere un minimo considerata.

Buono il gioco mostrato dalla squadra capitanata da Cassano, stasera. Specialmente in un primo tempo in cui sembrano proprio gli Azzurri la compagine abituata a fare delle buone trame di gioco il proprio marchio di fabbrica.

Nella ripresa, forse anche per via dei tanti cambi operati, sono gli spagnoli, almeno per un venti-trenta minuti, a fare meglio. Anche se poi nel finale, dopo la rete di Aquilani, gli spazi si aprono e l’Italia potrebbe triplicare.

Qualità di gioco, dicevo.

E davvero debbo dire che raramente, nel corso della mia intera vita, ho visto una Italia giocare così bene. Finalmente con un’idea di gioco in testa, e non limitandosi ad occupare il campo cercando la ripartenza decisiva o la giocata del campione di turno (forse anche perché i Totti, Del Piero, Vieri, ecc non ci sono in questa squadra).

La via tracciata sembra essere quella giusta, comunque. Questa squadra per com’è difficilmente potrà vincere l’Europeo, ma se proprio si deve uscire che lo si faccia giocando come stasera e non sfigurando con Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.

Venendo alla Spagna… Del Bosque inverte Silva e Cazorla per permettere loro di accentrarsi e scaricare in porta, ma il problema vero è che nel primo tempo la Spagna costruisce ben poco. Hai voglia a cercare la conversione dei due esterni quando non li rifornisci.

Per altro va detto che ad inizio match il centravanti è un Torres ombra del giocatore che fu. E che proprio Silva stenterà parecchio nei primi quarantacinque minuti, per poi invece uscire alla grande nella ripresa, quando risulterà essere uno dei migliori in campo.

Venendo alla difesa è parso palese come inserito in una squadra normale anche quel Piquè che viene spesso incensato come fosse un fenomeno diventa un centrale tutto sommato normale.

Al di là dell’errore fatto in occasione di Montolivo, quando si fa attrarre dal pallone lasciando una voragine alle sue spalle (in cui si infilerà proprio il trequartista Viola che riuscirà così a battere Casillas).

Diciamo che giocare nel Barcellona aiuta. Perché se la tua squadra tiene palla per il 70% del tempo le occasioni in cui puoi andare in difficoltà sono limitatissime nell’arco di un match. Giocando in una squadra come quella di stasera, invece, la musica cambia, ed escono i suoi limiti.

Per non parlare poi di Busquets, che da centrale difensivo è veramente impresantabile.

E peccato non ne abbia approfittato a sufficienza Balotelli, capace di saltarlo ogni santa volta che lo puntava.
Un po’ di “cattiveria” in più e il risultato sarebbe stato più largo. Così, forse, non sarei stato il solo a dire che Busquets centrale non è presentabile…

MVP

 Difficile, in un match del genere, definire un migliore in campo, anche per le tante sostituzioni.

Positivi, dal mio punto di vista, Criscito, Pirlo (il cui piede resta sempre divino), Montolivo e, sotto un certo punto di vista, Cassano e Balotelli per l’Italia.

Dall’altra parte, invece, bene Valdes (bucato solo da una sfortunata deviazione di un compagno), Casillas (che salva più volte i suoi nel primo tempo), Xabi Alonso e Silva.

TABELLINO

Italia vs. Spagna 2 – 1
Marcatori: 11′ Montolivo, 36′ Xabi Alonso, 84′ Aquilani.
ITALIA: 1 Buffon, 11 Maggio, 15 Ranocchia (31′ 19 Bonucci), 3 Chiellini, 4 Criscito, 5 De Rossi (21’st 14 Aquilani) , 21 Pirlo, 6 Thiago Motta (9’st 8 Marchisio), 18 Montolivo (29’st 18 Nocerino), 10 Cassano (14’st 9 Balotelli), 22 Rossi (15’st 7 Pazzini)
Panchina: 12 Sirigu, 13 De Sanctis, 16 Cassani, 24 Balzaretti, 2 Ogbonna, 17 Palombo, 20 Giovinco
All.: Prandelli.
SPAGNA: 1 Casillas (1’st 12 Valdes), 2 Iraola (1’st 22 Alcantara), 4 Piquè, 3 Albiol (45’pt 16 Busquets), 13 Arbeloa, 8 Iniesta (1’st 7 Villa), 4 Xabi Alonso, 5 Martinez, 18 Silva, 9 Torres (15’pt 19 Llorente), 20 Cazorla (34′ 13 Mata).
Panchina: 22 Reina, 6 Monreal, 21 Pedro, 22 Negredo
All.: Del Bosque
Ammoniti: Arbeloa (S)

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E’ palese: la Roma necessita di alcuni innesti sul mercato.

Per l’attacco, come dicevamo pochi giorni fa, Sabatini pare sempre più vicino a Nilmar, che andrebbe a fare la punta esterna atipica nel tridente che Luis Enrique sta costruendo per questa nuova stagione.

L’attacco, però, non è l’unico reparto da ritoccare.

Pensando al centrocampo, infatti, ci troviamo di fronte ad una situazione non propriamente rosea. Scorrendo la rosa, ecco i nomi che l’allenatore spagnolo potrebbe attualmente schierare in mediana: De Rossi, Perrotta, Pizarro, Taddei, Simplicio, Bertolacci, Greco e Brighi. Posto che ne giocherebbero solo tre per volta, in realtà, a livello numerico la squadra sarebbe copertissima.

Il problema nasce quindi più che altro dalla qualità dei giocatori a disposizione.

Perché se De Rossi, sulla carta, è uno dei migliori al mondo nel suo ruolo e Pizarro uno dei registi più apprezzati nel nostro campionato è altrettanto vero che Perrotta è un onesto mestierante, Taddei più che altro un esterno, Simplicio non sembra garantire grande affidabilità, Greco non ha ancora dimostrato di meritare la Roma, Bertolacci un giovane di belle speranze e Brighi nulla più di un rincalzo.

Ecco perché da tempo i giornali vociferano di un possibile nuovo acquisto da parte della società Giallorossa.

Da tempo, ad esempio, si parla di un interesse per Fernando del Porto.

E proprio dal porto, è voce di oggi, potrebbe sbarcare nella Capitale Fredy Guarin, mezz’ala colombiana dalle potenzialità interessantissime.

A confermare l’ipotesi di un suo possibile sbarco a Roma è Marcelo Ferreyra, procuratore del centrocampista sudamericano.

Ma potrebbe essere Guarin l’uomo giusto per questa squadra?

Effettivamente… sì, potrebbe.

Partiamo da un assunto, però. Ad oggi il venticinquenne nativo di Medellin ha giocato esclusivamente in campionati di “seconda fascia”, per così dire. Quindi si tratterebbe comunque, in un certo qual modo, di una scommessa. Un suo impatto negativo con un campionato come quello italiano, difatti, ne pregiudicherebbe l’ambientamento e, quindi, la possibilità di imporsi, risultando l’uomo giusto al posto giusto.

Fatta questa doverosa premessa parliamo dell’utilità che potrebbe avere Guarin in questa squadra.

Stante l’assoluta titolarità di Daniele De Rossi, che è ben difficile possa essere lasciato in panchina se non in rarissime occasioni, probabilmente nessun altro può dirsi sicuro di un posto nell’undici titolare.

Una buona soluzione potrebbe essere quella di schierare De Rossi al fianco di Pizarro e Perrotta. Tutti giocatori già presenti nella Roma di Spalletti, che ben si conoscono e che hanno ancora qualcosa da dire, sulla carta.

Centrocampo discreto, ma che avrebbe comunque bisogno di qualcosa di nuovo. In special modo ricordando che la panchina non sarebbe di qualità.

Ecco allora che una buona soluzione sarebbe proprio quella di ingaggiare Guarin.

Mezz’ala destra tuttofare in un centrocampo con Pizarro a dettare i ritmi e De Rossi a dare ulteriore nerbo a centrocampo.

Perché Guarin potrebbe essere una scommessa da fare?

Perché se si riuscisse ad acquistarlo ad un prezzo decente (la clausola rescissoria dovrebbe essere di una trentina di milioni, si dovrebbe provare a prendere a meno di venti) potrebbe far fare un buon salto di qualità a questa squadra.

Chi ha seguito un po’ il Porto lo scorso anno (o chi seguiva il giocatore già dai tempi di St. Etienne) lo sa. Fredy sa fare un po’ di tutto.

Corre, rientra, sa gestire il pallone una volta che lo ha tra i piedi, contribuisce a fare gioco, si inserisce discretamente, ha un bel calcio da fuori.

Non gioca nell’elite del calcio europeo, ma un posto qui lo merita.

E’ completo e potrebbe completare bene la mediana romanista.

Che probabilmente avrebbe bisogno di un altro ritocchino per arrivare a livelli importanti. Ma le cose si possono fare anche con calma.

Del resto De Rossi altri quattro o cinque anni ad alto livello li ha davanti, e Guarin di anni ne ha solo 25. Altro motivo valido per puntarci.

Insomma, il centrodestra del centrocampo Giallorosso difficilmente potrebbe finire in mani migliori.

Colpo che varrebbe la pena fare.

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La prima giornata di Ligue 1 ha già riservato delle sorprese. Come l’inaspettata sconfitta del PSG, caduto in casa contro il Lorient.

La prima giornata di Ligue 1 ha però anche messo in mostra un paio di perle che non potevo non riproporvi.

Partiamo allora proprio dal match di Parigi per rivivere l’incredibile errore commesso da Kevin Monnet-Paquet a porta vuota.

Per questioni tecniche non mi è possibile postarne il video su questo blog, ma se volete rivedere l’azione in questione andate qui (parte da 1:03 in poi).

Siamo ancora sullo 0 a 0 e gli ospiti stanno palesando una qualità di gioco maggiore rispetto al Paris multimilionario di Al Thani, che dopo aver speso tanto sul mercato dovrà avere la pazienza di aspettare che l’accolita di talento che ha costruito si trasformi in una Squadra.

Lorient che, appunto, gioca meglio e che all’undicesimo imbastisce una bella azione sull’asse Jouffre-Mvuemba-Quercia con cui buca la certo non irresistibile difesa parigina.

E’ proprio il numero 10 dei Merlus ad andare sul fondo, per crossare poi sul secondo palo. Dove arriva completamente solo Monnet-Paquet, per il più comodo degli 1 a 0.

Eppure… eppure l’ex attaccante del Lens (che ne detiene ancora la proprietà) dimostra ancora una volta il suo scarsissimo feeling con il goal.

Presentatosi ad un passo da una porta sguarnitissima colpirà malissimo il pallone, non riuscendo ad appoggiarlo in rete. Per uno degli errori più incredibile che i miei occhi abbiano mai visto compiere su di un campo di calcio.

Altro erroraccio di giornata è quello in cui è incorso Quentin Westberg, venticinquenne estremo difensore americano in forza all’Evian.

Nel match disputato dalla sua squadra allo Stade Francis Le Ble, infatti, l’ex estremo difensore del Troyes spiana la strada alla rimonta del Brest.

Perché l’Evian ci mette venti soli minuti a portarsi in doppio vantaggio sui padroni di casa, grazie alle reti realizzate da Sorlin e Mmadi.

Al trentanovesimo, però, il patatrac: Bruno Grougi batte una punizione dall’out sinistro del fronte offensivo del Brest calciando una palla tagliata in mezzo.

Difficile pensare si tratti di una conclusione in porta. A vederla così, infatti, è molto più probabile si trattasse di un semplice cross in mezzo.

Cross che Westberg decide di fare suo, per evitare problemi e complicazioni. Sceglie quindi bene il tempo dell’uscita e stacca, senza per altro essere disturbato in alcun modo.

Nel momento in cui la palla arriva tra le sue mani, però, gli scivola, manco fosse una saponetta bagnata. Per poi infilarsi in porta.
(Anche in questo caso non posso incorporare il video, lo trovate qui.)

Due errori davvero assurdi, che certamente non ci si aspetterebbe mai di veder commettere in un campionato professionistico.

Ma il bello del calcio è anche questo…

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