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Archive for Maggio 2009

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La stagione calcistica volge al termine e come al solito si intensificano le voci riguardanti le varie trattative di mercato che modificheranno le rose delle squadre che comporranno la prossima Serie A.

Dal prossimo 1° luglio sarà possibile depositare i nuovi contratti in Lega Calcio

Dal prossimo 1° luglio sarà possibile depositare i nuovi contratti in Lega Calcio

Da chi vuole rinforzarsi per confermarsi Campione d’Italia e puntare anche alla Champions a chi vuole colmare il gap con l’Inter a chi, ancora, ha l’intenzione di confermare o strappare un punto in Europa e chi dovrà fare di tutto per costruire una squadra capace di salvarsi agilmente.

Vediamo quindi di fare un po’ il punto della situazione, per capire quelle che saranno le trattative che animeranno il mercato delle prossime settimane, in attesa che poi con l’inizio dei vari ritiri estivi il calciomercato venga a tenerci compagnia anche sotto l’ombrellone.

Partiamo quindi subito da una notizia ufficiale: Yoann Gourcuff, giovane trequartista francese che ha passato l’ultima stagione in prestito al Bordeaux, lascia definitivamente il Milan, essendo stato riscattato dai bordolesi. Il club transalpino, infatti, ha esercitato il diritto di riscatto fissato lo scorso anno, nel momento in cui il prestito venne definito: 1,6 milioni di euro cash per poter far vestire la propria maglia al giocatore subito e per un anno, 13,4 milioni la cifra da pagare per riscattarlo. Cifra che i francesi hanno deciso di spegnare: Yoann è infatti diventato il fulcro del gioco della squadra di Blanc, un elemento insostituibile che ha portato il Bordeaux a compiere una stagione memorabile: la squadra dell’ex difensore interista, infatti, potrebbe finalmente porre fine all’egemonia lionese nel prossimo week-end, andando a vincere la Ligue 1. Chiaro che con queste premesse il riscatto di Gourcuff, che da tempo aveva fatto sapere di gradire una sua permanenza in Francia anche oltre i termini del solo prestito, diventava obbligatorio, ed è arrivato: Yoann ha firmato un contratto quadriennale, il Milan si trova quindi con un giovane talentuoso in meno nel proprio roster.

Per capire come il Milan investirà questi – e altri – soldi per rinforzare la propria rosa va aspettato che i dirigenti prendano una decisione riguardo al futuro tecnico della squadra: per la prima volta dall’inizio della sua esperienza milanista, infatti, sembra molto probabile che Carlo Ancelotti possa lasciare la guida della squadra. Dalla scelta del nuovo allenatore dipenderà buona parte del calciomercato Rossonero.

Ancelotti potrebbe lasciare il Milan. Alla sua sorte sono legate le sorti di alcune trattative di mercato che si stanno portando avanti in casa Milan

Ancelotti potrebbe lasciare il Milan. Alla sua sorte sono legate le sorti di alcune trattative di mercato che si stanno portando avanti in casa Milan

Club di via Turati che, intanto, sta comunque cominciando a sondare il terreno per alcuni obiettivi sensibili della prossima campagna di rafforzamento. Da Roma, sponda Lazio, potrebbe arrivare Lorenzo De Silvestri, giovane terzino destro reduce da una stagione non proprio esaltante in Biancoceleste, dove è stato chiuso dall’esplosione dell’elvetico Lichtsteiner. Nella trattativa pare potrebbe essere inserito Ignazio Abate, reduce dal prestito al Torino, oltre all’eventuale prestito di Alberto Paloschi, attualmente impegnato in cadetteria a Parma. Se De Silvestri rappresenterebbe il futuro della fascia destra milanista Luca Toni potrebbe invece rappresentare quell’ariete che da tempo il Milan segue, senza però mai portare a casa: dopo averlo seguito quando era in forza alla Fiorentina e dopo aver sfiorato l’acquisto di Adebayor la scorsa stagione, infatti, potrebbe essere questa l’estate nella quale un centravanti di stazza torni a prendere casa a Milanello. Il Bayern Monaco, società proprietaria del suo cartellino, sta rivoluzionando le cose in attacco: dopo la cessione di Podolski al Colonia, che verrà sostituito dal croato Olic, è arrivato l’acquisto di Mario Gomez, destinato, per una questione di caratteristiche tecnico tattiche, a prendere il posto proprio del Campione del Mondo a Germania 2006.

Toni, però, non è seguito solo dal Milan (che potrebbe inserirlo in una coppia potenzialmente devastante con Pato, con Kakà alle loro spalle): sulle sue tracce, infatti, ci sarebbe anche la Juventus che dopo aver ufficializzato gli acquisti di Fabio Cannavaro e Diego non ha ancora completato le proprie operazioni di mercato. L’interessamento nei confronti di Toni va così interpretato: David Trezeguet è sempre più lontano dai colori Bianconeri, e sembra ormai scontato partirà; proprio per questo il club di corso Galileo Ferraris potrebbe decidere di tentare l’affondo per Luca, che non disdegnerebbe il ritorno in Italia.

Ma dove potrebbe finire il centravanti transalpino? Sulle sue tracce ci sarebbero diversi club francesi, in primis quell’Olympique Marsiglia che il prossimo anno sarà allenato da Didier Deschamps, allenatore che il francoargentino conosce bene. Nelle ultime ore, però, starebbe nascendo una pista molto stuzzicante, che sembrerebbe però pura e semplice invenzione giornalistica, non fosse che a suffragare questa ipotesi sono arrivate le parole di Antonio Caliendo, manager del giocatore. La possibilità di cui parliamo è uno scambio con la Roma, alla ricerca di una prima punta di peso: l’idea sarebbe quella di scambiare Trezeguet con David Pizarro, metronomo del centrocampo giallorosso. Sulla possibilità che questo scambio vada in porto Caliendo si è così espresso: “Credo di sì, non escludo questa possibilità. Alla Juventus piacciono alcuni giocatori della Roma“.

Pizarro potrebbe rientrare in uno scambio clamoroso con la Juventus che lo vedrebbe passare a Torino in cambio di David Trezeguet

Pizarro potrebbe rientrare in uno scambio clamoroso con la Juventus che lo vedrebbe passare a Torino in cambio di David Trezeguet

Juventus che è come al solito al centro di mille voci di mercato. Oltre al possibile scambio Trezeguet-Pizarro di cui abbiamo appena parlato, infatti, insistenti si fanno le voci di un possibile arrivo di Eduardo Salvio, giovanissimo trequartista in forza al Lanus. Per definire il suo acquisto, però, c’è da battere la concorrenza dell’Inter, oltre che di alcune società straniere. A questo proposito Salvatore Bagni, che cura la trattativa per l’Italia, ha dichiarato: “Nei mesi scorsi in Italia abbiamo riscontrato l’interesse dell’Inter e della Juventus“. Il costo del suo cartellino sarebbe di soli 10 milioni di euro, cifra sicuramente non eccessiva, soprattutto se rapportata alle potenzialità del giocatore.

Per lo stesso prezzo potrebbe arrivare anche un’altra giovanissima stella sudamericana: Dentinho. Il giocatore, stella del Santos, ha una clausola rescissoria di 30 milioni di euro ma la società carioca sarebbe disposta ad accontentarsi di un terzo di questo prezzo per liberare il giocatore, su cui si starebbero muovendo diverse società europee. Tra tutte, però, quella che sembrerebbe la più interessata è proprio la Juventus, che sembra quindi voler davvero ringiovanire il proprio reparto offensivo con l’acquisto di un giovane sudamericano. Riguardo al futuro del giocatore ha parlato Mariano Grimaldi, agente FIFA che sta seguendone l’evolversi della situazione: “E’ un gioca­tore molto ricercato, siamo quasi alla stret­ta finale, ma il Co­rinthians non scende dalla richiesta di dieci milioni di euro  Credo che novità ci saranno tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima“. Sul giocatore ci sarebbero “due squadre in Italia e due in Spagna che cercano con insistenza Dentinho“; vedremo, quindi, chi la spunterà.

Sempre dal Brasile potrebbe arrivare un altro giocatore su cui stanno lavorando in molti, il bomber del Palmeiras Keirrison. Accostato a diverse importanti società del Vecchio Continente sarebbe stato consigliato ai dirigenti di Corso Galileo Ferraris dal nuovo arrivo Diego, che vede in lui potenzialità enormi. La concorrenza da battere, però, è agguerrita: Keirrison è una delle rivelazioni assolute di questi ultimi anni, un giocatore capace di trovare la via della rete con una facilità disarmante. Giocatori con questa qualità sono rari, proprio per questo motivo potrebbe scatenarsi su di lui un’asta al rialzo che ne renderebbe proibitivo l’acquisto per le nostre società, che economicamente pagano dazio rispetto alle principali società inglesi e spagnole.

Keirrison, sponsorizzato da Diego, potrebbe essere uno dei prossimi acquisti juventini

Keirrison, sponsorizzato da Diego, potrebbe essere uno dei prossimi acquisti juventini

Non solo piste sudamericane per Cobolli, Blanc e Secco. In Italia, infatti, si sta seguendo molto da vicino Goran Pandev, punta in forza alla Lazio che vedendo il suo contratto scadere a giugno 2010 potrebbe essere lasciato andare quest’anno, di modo da non perderlo il prossimo anno a parametro zero. A confermare il possibile arrivo del macedone a Torino è direttamente Giovanni Cobolli Gigli, Presidente Bianconero: “Pandev è un giocatore che seguiamo e non è difficile che quest’affare si chiuda“. Di sicuro, però, Claudio Lotito non sarà disposto a fare particolari sconti. Secondo quanto riporta radio mercato un punto d’incontro potrebbe venir trovato sui 10 milioni di euro, un prezzo sicuramente equo per un giocatore che ha già dimostrato il suo valore nel nostro campionato. Dalla Lazio, poi, potrebbe arrivare anche Aleksandar Kolarov, che andrebbe a rilevare Molinaro sull’out sinistro. Le alternative al serbo Biancoceleste sarebbero invece Fabio Grosso, 32enne terzino sinistro in forza al Lione, ed Andrè Santos, 25enne del Corinthians recentemente chiamato da Dunga in nazionale e che parteciperà alla prossima Confederations Cup. Sul terzino carioca si starebbe muovendo anche il Genoa, e chissà che le due società non decidano di chiudere il trasferimento in compartecipazione per lasciare poi il giocatore a Genova, dove potrebbe ambientarsi con meno pressioni rispetto che se giocasse a Torino.

Una pista che starebbe venendo sondata è anche quella che porterebbe a Giuseppe Rossi, giovane bomber italiano che si disimpegna con successo nel Villareal. Il giocatore sarebbe valutato dal Sottomarino Giallo tra i 15 ed i 20 milioni di euro, cifra già cospicua ma che non è certo esagerata tenuto conto delle grandi potenzialità del giocatore, che con Balotelli è il futuro dell’attacco della nostra nazionale.

Detto di quanto sta succedendo a Corso Galileo Ferraris le trattative in Italia non finiscono lì. A Palermo è stato fatto firmare un contratto sino al 2012 a Fabrizio Miccoli, ed è stato blindato, a parole, Simon Kjaer. In entrata, invece, si starebbe lavorando per prelevare Emiliano Moretti, ex Fiorentina e Juventus, dal Valencia. Per il suo acquisto, però, ci sarebbe da battere la concorrenza del Parma neopromosso, che viene anch’esso segnalato sul giocatore. Parma che, dal canto suo, conderebbe anche Julio Ricardo Cruz, svincolabile a parametro zero, alla Fiorentina.

Cruz lascerà lInter a parametro zero: Parma e Fiorentina le squadre più vicine al suo ingaggio

Cruz lascerà l'Inter a parametro zero: Parma e Fiorentina le squadre più vicine al suo ingaggio

Da Torino, sponda granata, potrebbero invece partire Blerim Dzemaili e Rolando Bianchi. Il primo, centrocampista che unisce grande quantità ad una discreta qualità, è seguito con interesse da Napoli e Lazio, che lo vedono come l’uomo adatto da essere integrato nella propria rosa. Il secondo potrebbe invece essere acquistato dal Bari, alla ricerca di una punta brava sulle palle alte. Bari che, intanto, ha ha acquistato il diciannovenne Coccia dal Centobuchi ma ha ancora una questione spinosa da trattare, quella riguardante l’allenatore. Il rinnovo di Conte, che potrebbe andare a guidare la Juventus dal prossimo anno, non è ancora arrivato, così Matarrese e Perinetti stanno guardandosi attorno: Delio Rossi sarebbe in pole per sostituire l’ex capitano Bianconero, anche se da non sottovalutare è la pista che porterebbe a Gianpietro Ventura, che a Pisa utilizzava un modulo molto simile a quello usato in queste ultime due stagioni da Conte. Meno possibili ma comunque papabili gli arrivi di Domenico Di Carlo, che però sarebbe vicino al rinnovo col Chievo, e Luigi De Canio. Il sogno del patron barese, però, sarebbe Alberto Zaccheroni, che giusto dieci anni fa vinse uno scudetto col Milan. Vedremo quindi a breve come si metteranno le cose, dato che anche dal nome del futuro tecnico dipenderanno le mosse di mercato della società.

Detto della volontà del Napoli di rinforzare il proprio centrocampo centrocampo va però sottolineato che la squadra partenopea non si limita a seguire Dzemaili: Marino starebbe infatti sondando anche le piste che portano a Sebastian Battaglia, mediano in forza al Boca Juniors, Luca Cigarini, regista in comproprietà tra Parma ed Atalanta,  Gaetano D’Agostino, reduce da una strepitosa stagione ad Udine (e seguito anche dalla Juventus, che potrebbe decidere di acquistare un uomo d’ordine da posizionare alle spalle di Diego per non lasciare al brasiliano tutto l’onere della costruzione delle azioni), e Roberto Merino Ramirez, centrocampista offensivo in forza alla Salernitana e che viene definito “il Maradona delle Ande”. E proprio riguardo al possibile passaggio di Merino in Azzurro si è espresso Josè Alberti, manager del giocatore: “Sì, il Napoli ha pensato a lui, ma se la Salernitana lo venderà credo ci saranno problemi perché lui è diventato l’idolo dei tifosi come lo era Maradona per il Napoli. Se dovesse arrivare a Napoli credo che diventerà anche per loro un idolo. Assomiglia a Maradona, la sua tecnica è eccezionale, poi è piccoletto e furbo. Certamente Maradona è stato unico e non ci sarà mai nessuno come lui, ma credo che, chi si avvicini  più a lui sia questo ragazzo“.

Cigarini sembra essere destinato ad andare a rinforzare il centrocampo del Napoli

Cigarini sembra essere destinato ad andare a rinforzare il centrocampo del Napoli

Oltre a qualche innesto a centrocampo si parla anche di possibili arrivi in attacco. In particolare sarebbe possibile l’arrivo sotto il Vesuvio di Fabio Quagliarella dall’Udinese, per cui Pozzo chiede però una cifra spropositata: 25 milioni di euro. Molto più a buon mercato, invece, sarebbe l’acquisto di Robert Lewandowski, giovane polacco che si sta mettendo in evidenza nel Lech Poznan; il suo acquisto, infatti, sarebbe concretizzabile per una cifra vicina ai 6 milioni di euro, sicuramente molto più accessibile rispetto alle richieste del patron friulano per il nazionale italiano.

Molto attivo, intanto, anche il Genoa che oltre all’interesse di cui abbiamo già parlato nei confronti di Andrè Santos sta infatti muovendosi per rinforzare la rosa in vista della prossima stagione, in cui il Grifone disputerà anche la prossima Europa League. Dopo le cessioni ormai definite di Motta e Milito, infatti, Preziosi sta muovendosi in entrata: nelle prossime 24 ore dovrebbe essere ufficializzato l’ingaggio di Hernan Crespo che, svincolato, percorrerà al contrario la strada che verrà fatta da un altro bomber argentino, Milito. Crespo che dovrebbe compiere il viaggio da Milano a Genova in compagnia di un altro Nerazzurro: Ricardo Quaresma. L’ala portoghese, infatti, rientrerà a breve dal poco fortunato prestito al Chelsea per riaggregarsi all’Inter, dove però sembra essere già chiuso. Ecco quindi che per la modica cifra di 10 milioni di euro metà del suo cartellino verrà ceduto a Preziosi, che lo renderà poi disponibile a Gasperini per la prossima stagione. Dai Nerazzurri, nell’affare Milito-Motta, dovrebbero poi arrivare anche Acquafresca, che dovrebbe essere girato subito ad una tra Parma e Cagliari, Bonucci e Viviano, con l’arrivo del portiere dell’under 21 che libererebbe Rubinho, molto richiesto in Spagna.

Caldissima, quindi, la la pista che lega Inter e Genoa, che però non si limita ad acquisire giocatori da Milano. In arrivo al Grifone, infatti, sarebbero anche Houssine Kharja, che secondo Preziosi avrebbe già espresso il suo apprezzamento per un eventuale trasferimento in Rossoblù, e Nenad Tomovic, centrale difensivo dell’under 21 serba e della Stella Rossa che avrebbe già sostenuto le visite mediche.

Nenad Tomovic, a destra, dovrebbe venire a rinforzare la difesa del Grifone

Nenad Tomovic, a destra, dovrebbe venire a rinforzare la difesa del Grifone

Anche l’Inter, comunque, non resta a guardare. Dopo aver praticamente chiuso, come detto, l’acquisto di Thiago Motta e Diego Milito ed essere ad un passo dalla chiusura della trattativa che porterebbe Marko Arnautovic in Nerazzurro (passaggio che potrebbe però saltare a causa di un recente infortunio riportato dal giovane attaccante austriaco) ecco che si torna a parlare di un giocatore in passato più volte accostato alla società di via Durini: Elano. Il trequartista carioca, in forza al Manchester City, è infatti uno di quei numeri 10 che corrispondono in pieno alla descrizione fatta da Josè Mourinho, che vuole interpreti con determinate caratterische a ricoprire quel ruolo. Il costo delsuo cartellino, poi, sarebbe di soli 12 milioni. Potrebbe quindi essere lui il prossimo acquisto di Moratti.

Alcuni rumors, poi, parlano della possibilità di vedere Antonio Cassano in Nerazzurro, il tutto con la benedizione di Mario Balotelli. La giovanissima punta di origine ghanese, infatti, stuzzicato sul possibile arrivo di Cassano ha rilasciato questa dichiarazione: “Mi piacerebbe tanto giocare con lui, Antonio è un genio del calcio e, al contrario di ciò che si dice in giro, anche un bravo ragazzo simpatico e con la testa a posto. Se viene qui è meglio, così vinciamo anche la Champions League“. Difficile, però, pensare che il trasferimento possa chiudersi: come seconda punta dovrebbe giocarsela in un parco attaccanti composto da Balotelli stesso oltre che da Ibrahimovic e da Milito; come trequartista non avrebbe invece quelle caratteristiche che per Mourinho sarebbero indispensabili nel ricoprire quel ruolo calandosi nella sua realtà tattica. Vedremo, quindi, se questo trasferimento si concretizzerà: sono anni che il nome di Cassano viene accostato a quello dell’Inter, senza però che si concluda mai nulla.

Non dovrebbe cambiare squadra nemmeno Sergio Pellissier, che in una recente intervista ha dichiarato di trovarsi benissimo al Chievo, squadra di cui è il capitano ed il leader.

Un trattativa che potrebbe invece chiudersi nei prossimi giorni è quella che porterebbe Michele Paolucci da Catania a Bologna, a patto però che il club felsineo non retroceda in Serie B.

Catania che, intanto, ha ufficializzato l’acquisto di Pablo Cesar Barrientos, fantasista argentino di proprietà dell’FC Mosca. Il ragazzo, classe 1985, verrà presentato ufficialmente mercoledì 3 giugno e si legherà alla società etnea per i prossimi quattro anni.

Barrientos è il primo acquisto ufficiale del Catania Calcio in vista della prossima stagione

Barrientos è il primo acquisto ufficiale del Catania Calcio in vista della prossima stagione

Un turbinio di nomi per altrettante trattative, quindi. Il campionato ancora non è finito, ma già diverse squadre hanno chiuso i primi trasferimenti in vista della prossima stagione, ed altri verrano chiusi a breve. Ma da quando a quando saranno formalizzabili i trasferimenti? La FIGC ha definito giusto ieri le date ufficiali delle prossime finestre di mercato: quella estiva si aprirà l’1 luglio, per poi chiudersi alle 19 del 31 agosto; quella invernale si aprirà invece il 7 gennaio per poi chiudersi alle 19 del 1 febbraio.

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Il Barcellona detronizza lo United e sale sul tetto d’Europa vincendo per la terza volta nella propria storia la Champions League al termine di un match quasi perfetto da parte dei giocatori guidati in panchina da Pep Guardiola, capace di centrare il bersaglio grosso al suo primo tentativo.

Messi festeggia dopo aver messo a segno la rete del 2 a 0 (uefa.com)

Messi festeggia dopo aver messo a segno la rete del 2 a 0 (uefa.com)

Barcellona che centra un’impresa, resa ancora più pesante se pensiamo che lo United non aveva mai perso una finale di Champions e se pensiamo al fatto che erano ben venticinque partite che i Red Devils non perdevano una partita in questa competizione.

Manchester che inizia in realtà meglio, andando subito vicino alla rete: Ronaldo batte una punizione velenosa che l’approssimazione nell’intervento di Valdes rende molto pericolosa, con Piquè che chiude però in anticipo il possibile tap-in di Park, che avrebbe potuto subito portare in vantaggio i suoi.

I primi dieci minuti sono tutti di marca Red Devils, con Ronaldo che per altre due volte prova a trovare la via della rete, senza però riuscirci.

Al decimo, poi, l’azione che cambia totalmente la partita: Eto’o, pescato da Iniesta, taglia da destra e dopo aver saltato Vidic fredda Van der Sar, portando in vantaggio i suoi e cambiando l’inerzia dell’incontro. Se fino a quel momento era lo United a fare la partita, da lì in poi i Red Devils si ritireranno un po’, forse colpiti nel vivo da quella rete.

Partita che invece di accendersi diventa bruttina: con lo United rintronato dopo la rete dello svantaggio, infatti, il Barça inizierà a fare il suo gioco di controllo della partita, facendo girare molto il pallone ma senza particolari velleità di andare in rete, rendendo il match a tratti anche noioso.

Nel secondo tempo Ferguson cerca di sbilanciare la sua squadra verso la fase offensiva, per provare a recuperare lo svantaggio. Il tutto, però, inutilmente.

Dopo aver inserito Tevez per Anderson e Berbatov per Park, infatti, arriva una pesante punizione per lo United: Xavi crossa al bacio per Messi che, lasciato colpevolmente solo da Ferdinand ed O’Shea, infila Van der Sar, chiudendo, di fatto, l’incontro.

Subito dopo il Barcellona, forse ancora troppo euforico per il goal, si dimentica della fase difensiva e lascia Ronaldo tutto solo davanti a Valdes, che però è bravo a respingere, chiudendo definitivamente l’incontro: si capisce, infatti, che non è proprio la serata buona per lo United.

Barcellona che si laurea quindi, meritatamente, campione d’Europa. E pensare che fino ad un paio di minuti dalla fine della semifinale sembrava ormai destinata a non giocarla nemmeno questa finale, e i festeggiamenti possono aver inizio

MVP della partita viene votato Xavi Hernandez, motorino del centrocampo Blaugrana capace di recapitare ai propri compagni addirittura il 92% dei suoi passaggi (praticamente perfetto), il tutto essendo molto mobile: ben più di 11 km, infatti, è lo spazio percorso dal regista spagnolo, che ad una grande qualità di gioco – con l’assist per Messi a suggellare il tutto – unisce quindi anche una discreta quantità.

Puyol solleva la Coppa: il Barcellona è Campione dEuropa (uefa.com)

Puyol solleva la Coppa: il Barcellona è Campione d'Europa (uefa.com)

Guardiola e il Barça, quindi, centrano un grande triplete, confermando ciò che molti pensavano: è questa la squadra che, attualmente, può essere definita la più forte del mondo.

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E finalmente arrivò il giorno: dopo settimane in cui la voce di un accordo di Diego e la Juventus si rincorreva con quelle che, invece, volevano il giocatore non ancora sulla strada per Torino (l’accordo con lui c’era da tempo, da convincere era il Werder, visto anche l’interesse di altri club nei suoi confronti.

E ufficiale: Diego Bianconero per i prossimi cinque anni

E' ufficiale: Diego Bianconero per i prossimi cinque anni

Alla fine, la società di Corso Galileo Ferraris ce l’ha fatta, riuscendo a trovare un’intesa anche col club tedesco e potendo quindi formalizzare l’operazione che vedrà quindi il trequartista tedesco trasferirsi a Torino, dove ha firmato oggi un quinquennale. Questi i termini dell’accordo tra le due società, secondo quanto riporta il sito ufficiale della Juventus:

La Juventus verserà nella casse del Werder Brema 24, 5 milioni di Euro in tre rate, garantite da fideiussione bancaria: € 14 milioni il 1 luglio 2009, € 5,5 milioni il 1 luglio 2010, € 5 milioni il 1 luglio 2011. Il valore di acquisto potrà aumentare al massimo di altri € 2,5 milioni, legati al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi nei prossimi cinque anni.

Ventiquattro milioni e mezzo di euro, quindi. Un esborso economico sicuramente cospicuo per qualsiasi società, ancor più in realzione al fatto che la situazione finanziaria delle nostre squadre non è delle migliori. O meglio… la Juventus tra tutte è quella che ha una delle gestioni più oculate della propria situazione economica, ma il problema vero è che essendo pochi, rispetto alle inglesi ad esempio, gli introiti di conseguenza diventano limitate le possibilità di spesa.

In questo senso quasi cinquanta miliardi del vecchio conio sono una cifra assolutamente ragguardevole. Ma del resto per un giocatore del calibro – e dell’età – di Diego non si può pensare di spendere molto meno.

Nato a Ribeirão Preto il 28 febbraio 1985 è un trequartista brasiliano – ma di passaporto italiano – dal fisico compatto e potente (175 cm per 76 kg) è molto dotato tecnicamente sia sotto l’aspetto del dribbling, da buon brasiliano, che sotto l’aspetto del controllo di palla. A tutto questo unisce anche un’ottima capacità di impostare l’azione: Diego, infatti, sa far girare bene il pallone, tanto che spesso scala per poter ricevere palla più in basso, di modo da dare il là all’azione con un filtrante o un lancio al bacio.

Inoltre pur non essendo una punta è un ottimo goleador: in questa stagione, infatti, ha già segnato – aspettando la finale di Coppa di Germania che disputerà sabato – 20 reti in 32 match ufficiali. Un bottino non indifferente per un giocatore che si disimpegna sulla trequarti e non a ridosso dell’area di rigore.

Talento precoce (il suo esordio nel Brasileirao avvenne a soli 16 anni) passò al Porto nel 2004, dopo tre anni (e due campionati) al Santos, dove formava una coppia devastante con un altro grande trequartista brasiliano: Robinho. Due anni in Portogallo (conditi da un campionato, una Supercoppa nazionale ed una Coppa Intercontinentale) e l’approdo al Werder, dove in tre anni segnerà più di 50 reti, vincendo una Coppa di Lega (cui ora potrebbe aggiungere una Coppa di Germania) e venendo votato come miglior giocatore della Bundesliga nel 2007.

Il suo processo di maturazione come professionista, quindi, è iniziato diverso tempo fa: Diego, che ha già vestito per 28 volte la maglia della sua nazionale (vincendo due Cope America ed un bronzo alle ultime olimpiadi), è infatti un giocatore professionista da ben otto anni e si può definire ora pronto per giocare a certi livelli. O almeno, così la pensa lui stesso: “Sono entusiasta della Juventus e orgoglioso di entrare a far parte di un club così prestigioso che ho sognato fin da bambino. Dopo l’esperienza in Portogallo e in Bundesliga potrò misurarmi con un calcio di altissimo livello, in un campionato difficile e molto competitivo. È il momento giusto della mia carriera per compiere un passo così importante e sono convinto che con la Juventus potrò raggiungere grandi traguardi. Ora però voglio concentrarmi al massimo sulla finale di sabato: ci tengo a lasciare i tifosi del Werder nel migliore dei modi, perché è anche grazie a loro se in questi anni sono cresciuto, fino a meritarmi questa nuova opportunità“.

Ora ci sarà solo da capire un paio di cose: innanzitutto se il ragazzo saprà ambientarsi al nostro calcio (ma essendo un trequartista brasiliano “di stampo europeo” è molto probabile che ciò avvenga in fretta); in secondo luogo quale sarà il progetto tecnico-tattico che i dirigenti di Corso Galileo Ferraris porteranno avanti ora che hanno acquistato un trequartista di fama mondiale.

Il giocatore, infatti, andrà inserito in un contesto adeguato, un contesto che possa esaltarne le qualità.

Inserirlo come centrale di centrocampo in un 4-4-2 classico (il modulo che adottava Ranieri, per intenderci) non sarebbe una soluzione adeguata, in quanto gli si chiederebbe di sprecare molte energie in fase difensiva, finendo col renderlo meno lucido negli ultimi 30 metri. Pensare possa essere lui l’erede di Nedved sarebbe altrettanto sbagliato: le sue caratteristiche lo portano a dover operare al centro del campo, sulla trequarti, andando a toccare un po’ tutti i palloni che la sua squadra recapita in fase offensiva; relegarlo sulla fascia vorrebbe dire sfruttare solo il 30% delle sue potenzialità, senza tener conto che non è nemmeno il suo ruolo e trovandosi fuori posizione il suo gioco ne risentirebbe parecchio.

Ecco quindi che molta importanza ricoprirà la scelta del prossimo allenatore: esso, infatti, dovrà firmare il contratto ben sapendo che la punta di diamante della campagna acquisti Bianconera si incentra su di un trequartista, dovendosi quindi adattare di conseguenza.

Proprio per questo motivo alcuni dei nomi più quotati per prendere la guida di questa squadra dalla prossima stagione non sembrebbero essere i più adatti.

Conte, ad esempio. L’ex capitano Bianconero è reduce da una positivissima esperienza a Bari, che potrebbe però giungere al termine qualora la Vecchia Signora chiamasse. Antonio, però, utilizza un 4-4-2 classico con ali molto offensive, in grado di trasformarsi in un 4-2-4 in fase offensiva. In questo modulo, quindi, Diego verrebbe penalizzato ovunque venisse schierato.

Allo stesso modo le cose andrebbero con Gasperini, che a Genova utilizza un 3-4-3 capace di diventare 5-4-1 in fase di non possesso: anche in questo caso, infatti, Diego non potrebbe stazionare nella zona di sua competenza e dovrebbe sacrificarsi in zone del campo che non gli si addicono.

Meglio, invece, potrebbe andare qualora arrivasse Spalletti: l’attuale tecnico romanista è famoso per il suo 4-2-3-1, modulo nel quale Diego cadrebbe a pennello come trequartista centrale.

Un’incognita sarebbe invece il suo utilizzo in una squadra allenata da Ferrara, l’attuale traghettatore Bianconero. Qualora l’ex difensore napoletano venisse confermato sulla panchina della Juventus, infatti, non è dato sapere come vorrebbe schierare la propria squadra.

Diego sarà il nuovo fantasista Bianconero

Diego sarà il nuovo fantasista Bianconero

In tutti questi casi, comunque, c’è sempre da tener presente l’adattabilità di un tecnico: come un giocatore deve essere pronto a modificare il proprio gioco a seconda delle esigenze, infatti, così un allenatore deve essere capace di adattare il proprio modulo ai giocatori a disposizioni. In questo caso, quindi, è bene che chiunque accetti la panchina Bianconera sappia che Diego dovrà essere uno dei cardini della Juventus del futuro.

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Ci sarebbero da dire molte cose riguardo alla penultima giornata di campionato: la Juventus che battendo 3 a 0 il Siena ha, grazie ai risultati avuti negli scontri diretti con Milan e Fiorentina, la certezza di entrare in Champions dalla porta principale, il Lecce già retrocesso, Torino e Bologna che si giocheranno la A sino all’ultima giornata, Genoa e Roma sicure della prossima Europa League, il Cagliari che batte l’Inter in una partita senza troppe pretese…

Paolo Maldini con tanto di albo doro: un giocatore, una leggenda

Paolo Maldini con tanto di albo d'oro: un giocatore, una leggenda

Invece la giornata, una delle più tristi ch’io ricordi per il nostro calcio, viene rovinata dalla rissa di Torino – Genoa e dall’ignobile contestazione di parte della curva Rossonera ad un monumento del calcio italiano ma, soprattutto, della squadra che questi pseudo tifosi dovrebbero tifare: il grande Paolo Maldini, cui va tutta la mia personalissima solidarietà.

Proprio a Milano si consuma una delle giornate più tristi del presunto tifo organizzato in Italia: per una volta gli ultras non fanno parlare per risse o problemi con le forze dell’ordine, ma nonostante questo riescono a sollevare l’indignazione popolare di buona parte dell’opinione pubblica, assolutamente schifata da quanto successo al termine del match con la Roma, l’ultimo ufficiale giocato da Paolo Maldini con la maglia Rossonera davanti al proprio pubblico.

Una volta terminata la partita, infatti, è tempo per il Capitano, gladiatore in mille e più battaglie disputate con la maglia del Milan addosso, di fare il giro d’onore in campo. E’ proprio in quel frangente che una parte della curva espone uno striscione polemico nei suoi confronti: “Grazie capitano: sul campo un campione infinito ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito”, per poi esporre una bandiera con scritto sopra il numero sei ed il nome di Baresi, il tutto accompagnato dal coro “c’è solo un Capitano”, riferito proprio all’ex compagno di reparto di Maldini.

A questo punto Paolo, giustamente schifato dalle scene che vede passare davanti ai propri occhi, abbandona il campo, indignato. Fuori dallo stadio, poi, si lascerà andare ad una sola, semplice, ficcante ed intelligentissima considerazione: “Sono orgoglioso di non essere uno di loro”. Come dargli torto?

Questi presunti “tifosi” non si meritavano proprio un Capitano, un Giocatore ed un Uomo come lui.

Dietro a questa protesta ci sarebbe una continua lotta che, per una questione di finanziamenti e di giochi di potere, quella parte di “tifosi” (è sempre bene mettere le virgolette, dato che il tifo è ben altro) continua a protrarre nei confronti della società.

Inoltre Maldini non è mai stato allineato a quella parte di “tifoseria”, schierandosi anzi in aperto scontro con essa. Giusto un annetto fa, infatti, queste furono le sue parole alla Gazzetta: “Sono molto arrabbiato, come i miei compagni. Dopo tutto quello che abbiamo dato, fatto e vinto, meritiamo un trattamento diverso. Quest’atteggiamento è iniziato nel derby di ritorno dell’anno scorso. Con un aiuto da parte della nostra curva, non avremmo perso quella partita. I motivi? Ci sono motivazioni economiche, giochi di potere. Ma se sono queste le ragioni per andare allo stadio, non so più che cosa pensare. Comunque non è solo la curva a non sostenerci: anche i tifosi degli altri settori se ne stanno zitti. Io credo che quando si canta ‘Abbiamo il Milan nel cuore’, poi bisogna dimostrarlo. Ormai noi giochiamo in trasferta o in campo neutro: mai davvero in casa. Non mi sembra logico, e la squadra non ci sta più. I fischi a Dida e Gilardino? Non li comprendo. I fischi ci sono sempre stati, ma qui si sta andando oltre. A San Siro si sentono applausi ironici per Dida quando blocca una palla facile. Ma quello è il portiere della finale di Manchester, è un campione d’Europa come Gilardino. San Siro è sempre stato magico: adesso stiamo perdendo questa magia”.

Tristissimo pensare che il calcio italiano possa lasciare così tanto spazio a questi personaggi. Bisognerebbe trovare il modo per impedire loro di entrare allo stadio: il tifo vero NON E’ QUESTO.

Se indegno è stato lo spettacolo proposto a Milano non da meno possiamo dire di quello messo in mostra dai giocatori del Torino nel match che li vedeva opposti al Genoa.

I Granata, infatti, si aspettavano un regalo dal Grifone, anche in nome del gemellaggio che lega(va) le due tifoserie. Il Genoa, però, si giocava le residue speranze di accedere alla Champions, e non poteva certo regalare nulla (cosa che sarebbe comunque stata antisportiva). Quindi, in questo caso, niente biscotto per salvare il Toro.

La cosa non è stata gradita dai giocatori Granata, che verso la fine della partita sono partiti con una caccia all’uomo nei confronti dei Rossoblù, il tutto culminato nel fallaccio (da maxi-squalifica) di Abate ai danni di Juric, che ha fatto esplodere i già surriscaldati animi dei giocatori di casa, finendo con il dare luogo ad una rissa.

Anche in questo caso, come in quello che ha visto coinvolto Maldini a San Siro, non si può che biasimare la scarsa cultura sportiva che il nostro ambiente calcisti esprime. Pensare di poter regalare la partita (pensando che più avanti gli avversari avranno prima o poi modo di ricambiare il favore) è qualcosa di ignobile, schifoso… ed è, inoltre, un atteggiamento prettamente italiano.

Sogno il giorno in cui certi “tifosi” non saranno più presenti sulle gradinate dei nostri stadi, ed il giorno in cui non si dovranno più temere biscottoni, favori, combine e quant’altro… il giorno in cui, insomma, il calcio tornerà ad essere uno sport pulito a tutto tondo.

Ma, purtroppo, temo sia solo utopia.

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Nasceva il 13 maggio di 19 anni ad Avellaneda, città argentina della provincia di Buenos Aires, questo talentuoso torello sudamericano che fa ora gola a moltissime squadre del Vecchio Continente.

Nasceva ad Avellaneda, quindi… una cittadina dalla grandissima tradizione calcistica: solo qui, infatti, trovano spazio due squadre di club: l’Independiente ed il Racing. A queste, poi, va aggiunto anche l’Arsenal, squadra avente sede a Sarandì (sobborgo del Partido de Avellaneda). In un posto del genere il calcio lo si vive e lo si respira ogni giorno. Ed i risultati si vedono.

Dopo aver iniziato a tirare i primi calci ad un pallone nel Papi, piccolo club di Sarmiento de Entre Vilas, passa al Vila Ideal, dove viene notato dai sempre attentissimi osservatori del Lanus.

Appena arrivato nella città che diede i natali ad un certo Diego Armando Maradona Salvio inizia la sua scalata verso il successo, che troverà un culmine parziale il 24 agosto scorso, quando Toto, questo il suo soprannome, esordirà in Primera contro il Boca Juniors, squadra di cui è tifoso.

I primi goal non tarderanno ad arrivare: Salvio, infatti, è paragonato ad Ezequiel Lavezzi, punta che sta molto ben figurando in Italia e che sta incantando i tifosi napoletani. Bene, Salvio un po’ gli somiglia ma, soprattutto, sembra avere più dimestichezza con il goal rispetto al Pocho. E questa cosa, siamo certi, non sfuggirà ai tanti osservatori e dirigenti di club europei, sempre a caccia di nuovi talenti da importare.

Tecnicamente molto ben dotato è un ottimo dribblatore, come buona parte degli attaccanti argentini. Ad una tecnica squisita unisce anche un fisico robusto (è tutt’altro che alto – 171 cm – ma robusto – 75 kg) ed una notevole capacità di corsa. A differenza dei vari Gallardo, Aimar, Saviola, ecc, tutti talenti arrivati in Europa con la promessa di essere i nuovi Maradona ma che finivano con l’infrangersi contro i difensori più rocciosi, Salvio è quindi molto più tosto a livello fisico e la sua notevole forza lo porta ad avere un quid in più rispetto ai talenti argentini classici (ultimo ma non ultimo quel Diego Buonanotte che ad una capacità tecnica prelibata unisce un fisico da fantino più che da calciatore).

In carriera ha da poco raggiunto la maglia titolare del Lanus e non è ancora mai stato convocato nella nazionale maggiore argentina (nonostante Maradona in persona abbia affermato che è lui il talento argetino più interessante tra gli attuali under 20) ma ha già dato buona prova di sè all’ultimo, sfortunato, Sudamericano under 20: in questo torneo, infatti, Salvio ha realizzato 4 reti in 9 partite, mettendo in mostra tutte le proprie qualità (anche balistiche).

Così come il “nostro” Lavezzi Toto ama partire largo e, spesso, anche a parecchia distanza dalla porta: le sue serpentine palla al piede, infatti, sono già famose.

Prima di arrivare a vestire la maglia dell’under 20 Salvio aveva già disputato un Sudamericano a livello under 17: in quell’occasione, schierato titolare solo per la mancanza di alcuni giocatori all’epoca più quotati di lui (tra cui Federico Laurito, il cui cartellino è attualmente proprietà dell’Udinese) fece bella mostra di sè e pur non terminando quella competizione come MVP della stessa cominciò a far parlare di sè, in special modo in patria.

Oggi, invece, il suo nome è sulle bocche di tutti gli osservatori e gli operatori di mercato che operano in Sud America. Quantificare il prezzo del suo cartellino non è semplice, ma si può essere piuttosto sicuri che il prezzo base, per lui, sarebbe attorno ai 10/15 milioni. Pensare di poterlo acqusitare per meno sarebbe se non altro irrealistico.

Questi soldi, però, Salvio potrebbe dimostrare di valerli tutti.

C’è solo da scommetterci, da provarci. Vedremo chi avrà il coraggio di farlo.

Ormai è certo: entro qualche mese Salvio sbarcherà in Europa a giocarsi le sue chance

Ormai è certo: entro qualche mese Salvio sbarcherà in Europa a giocarsi le sue chance

Su di lui, sinora, sono state segnalati un po’ tutti i top club europei: dalla Juventus al Barcellona passando per Milan, Napoli, Genoa, Siviglia e diversi altri.

Il futuro di Toto a medio-breve termine, quindi, sembra proprio sarà in Europa.

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Il futuro della Sampdoria non è ancora chiarissimo, ma va delineandosi.

Sembra essere giunta al capolinea lesperienza Doriana di Walter Mazzarri

Sembra essere giunta al capolinea l'esperienza Doriana di Walter Mazzarri

Dopo due campionati con opposto rendimento (sesti lo scorso anno a sei punti dalla zona Champions, ad oggi dodicesimi a 23 punti dalla zona Champions e avendo sinora totalizzato 16 punti meno della passata stagione) il Doria deve decidere quale sia la sua dimensione: squadra in grado di impensierire le contendenti principali (lo scorso anno, infatti, rimase in corsa per la Champions praticamente sino in fondo) magari sperando di strappare con le unghie ed i denti un posto nella massima rassegna continentale (o comunque provare a qualificarsi per l’Europa League), oppure squadra che naviga a vista nella seconda metà della classifica, mai davvero coinvolta nella lotta per non retrocedere ma, al contempo, nemmeno in quella per guadagnare le posizioni di vertice.

Alcuni giocatori importanti su cui costruire eventualmente un progetto che possa davvero portare la Sampdoria ad entrare stabilmente nella lotta per un posto in Europa ci sono: Campagnaro è uno dei difensori più interessanti dell’intera Serie A, tanto che già l’anno passato si parlò di un interesse juventino nei suoi confronti, senza che però si concretizzasse nulla (Juventus che poi dirottò le sue attenzioni su Dario Knezevic, giocatore del valore immensamente inferiore a quello dell’argentino della Sampdoria). Quest’anno, invece, sembra che possa essere Firenze la sua destinazione.

Firenze con cui, come vedremo, le trattative in ballo sembrano essere molte.

Se Campagnaro potrebbe essere l’uomo su cui costruire la difesa Palombo è invece quello da cui partire per la costruzione del centrocampo: il capitano Blucerchiato, ormai entrato stabilmente nel giro della nazionale lippiana, è un giocatore di valore ed ha tutte le caratteristiche adatte a diventare la colonna portante del reparto centrale doriano. Anche lui sembrava poter essere destinato alla Fiorentina, ma è di ieri l’ufficializzazione del suo rinnovo: il capitano doriano ha infatti appena firmato un nuovo contratto che lo vede legato alla sua attuale società sino al giugno 2013. Difficile, quindi, pensare possa partire proprio ora, fresco di rinnovo.

Angelo Palombo, fresco di rinnovo, sarà una delle colonne doriane anche nella prossima stagione

Angelo Palombo, fresco di rinnovo, sarà una delle colonne doriane anche nella prossima stagione

Se difesa e centrocampo sembrano essere due cantieri aperti diversa è la situazione in attacco, dove i due futuri titolari vestono già entrambi la maglia Blucerchiata: Cassano e Pazzini, infatti, hanno dimostrato (da gennaio, quando Giampaolo sbarcò – guarda caso – da Firenze, ad oggi) di essere una coppia che funziona. Il primo è genio e sregolatezza, un talento assoluto in grado di vincere una partita da solo; il secondo è invece la punta che mancava al Doria: tanto movimento per aprire varchi ai compagni ma anche una ritrovata freddezza, doti che lo stanno portando, finalmente, ad emergere ed affermarsi. Anche nei loro riguardi, però, si sprecano i rumors di mercato, che vengono però messi a tacere dai diretti interessati.

Riguardo al suo futuro prossimo, infatti, Cassano sembrerebbe avere ben chiare le idee in testa: “Il mare di Genova continua a piacermi molto, sono consapevole che qui non si possono vincere trofei importanti ma alla Sampdoria sto benissimo e poi non è stata una stagione negativa, siamo andati avanti in Uefa e la finale di Coppa Italia è stata una grande emozione“, dichiarazioni che non lasciano spazio a dubbi. Cassano resta dov’è.

Più o meno dello stesso tenore le dichiarazioni di Pazzini, che a Genova sembra aver trovato l’ambiente adatto per esplodere definitivamente, dopo anni di promesse mantenute solo in parte: “A Genova mi trovo benissimo, se ho segnato così tanto, è merito mio, ma anche dei compagni che hanno avuto sin da subito tanta fiducia in me. Io resterò alla Samp, questo è sicuro, e sono convinto che non cambierà maglia nemmeno Cassano. I suoi assist mi servono troppo, non può farmi questo, guai a lui se va via“. Parole chiare, ferme. Che non danno adito a dubbi.

C’è voglia di costruire qualcosa in questo gruppo, e il tutto è confermato, indirettamente, dalle parole di capitan Palombo, il quale pone un’unica condizione alla sua permanenza in Blucerchiato: “Resto alla Sampdoria, solo se rimane Pazzini“. Implicita la speranza che il Pazzo rimanga ed a far coppia con lui ci sia anche il Pibe de Bari, per una coppia da sogno in grado di poter riportare il Doria nei piani alti della classifica.

Cassano-Pazzini è la coppia doro su cui fondare la costruzione della Samp del futuro

Cassano-Pazzini è la coppia d'oro su cui fondare la costruzione della Samp del futuro

Le pedine da cui ripartire, quindi, ci sono. Ma la rosa va implementata.

Per poter fare questo, però, bisogna prima decidere il futuro tecnico di questa società: sembra infatti essere giunta al capolinea l’esperienza di Walter Mazzarri in Blucerchiato, nonostante questi abbia ancora un anno di contratto. Diverse le accuse che, da parte dei tifosi specialmente, vengono rivolte all’attuale allenatore: dal non aver dato un gioco degno di tal nome a questa squadra al non aver minimamente valorizzato l’ottimo parco giovani che la Sampdoria, avente una delle migliori Primavere degli ultimi anni, ha sotto contratto.

Proprio per questo motivo il tecnico di San Vincenzo dovrebbe essere rimosso dal proprio incarico (su di lui sembrano già esserci Lazio, che nonostante la vittoria in Coppa Italia pare potrebbe decidere di sostituire Delio Rossi, e Bologna, che resterebbe in corsa per Mazzarri solo in caso di permanenza in Serie A), per venire sostituito da un allenatore che possa essere più capace di dare la propria impronta ad una squadra e, nel contempo, di dare più spazio ai giovani di valore che sono di proprietà della società.

Tutte queste caratteristiche Garrone e Marotta, rispettivamente Presidente ed Amministratore delegato della società Doriana, le avrebbero individuate in Luigi Del Neri, attuale tecnico dell’Atalanta in procinto di lasciare la panchina orobica a fine stagione.

Qualora arrivasse l’ex tecnico clivense, quindi, si dovrebbero acquistare i giocatori adatti al suo tipo di gioco. Il tutto, infatti, presupporrebbe un cambio di modulo: dal 3-5-2 attuale ad un più classico e lineare 4-4-2, dove gli esterni di centrocampo ricoprono un ruolo fondamentale.

Gigi Del Neri sarà, con ogni probabilità, il prossimo tecnico doriano

Gigi Del Neri sarà, con ogni probabilità, il prossimo tecnico doriano

Proprio in quella zona del campo, quindi, andrebbero concentrati i maggiori sforzi di mercato: le voci che si susseguono in questi giorni vogliono un Del Neri interessato a portare da Bergamo Padoin e Cerci, ma il sogno proibito sarebbe Amantino Mancini, ala reduce da una pessima esperienza all’Inter e che potrebbe essere lasciata libera di cercarsi un’altra squadra. Certo, per una società come quella Doriana il suo ingaggio sarebbe proibitivo, ma se il giocatore arrivasse con la formula del prestito e parte del suo ingaggio venisse pagato da Moratti la cosa potrebbe essere fattibile. Altro papabile acquisto di un’eventuale Sampdoria targata Del Neri sarebbe quello di Semioli, giocatore che il tecnico di Aquileia conosce molto bene avendolo già allenato a Verona e che andrebbe anche lui a percorrere la tratta Genova-Firenze, che come abbiamo detto resta caldissima (sicuri, infatti, saranno, al di là delle possibili trattative per Campagnaro, Palombo e Semioli, i rientri dal prestito di Bonazzoli, che tornerà a Genova, e Da Costa, che tornerà a Firenze).

Per la difesa, che dovrà passare da 3 a 4, Del Neri starebbe invece pensando a Thomas Manfredini, cardine del suo attuale reparto arretrato in quel di Bergamo. Da Bologna, invece, potrebbe essere prelevato Terzi (che arriverebbe, secondo alcune voci di mercato, assieme al compagno di squadra Amoroso).

A centrocampo oltre all’appena citato giocatore felsineo potrebbe arrivare anche Massimo Donati, voglioso di rientrare in Italia dopo l’esperienza scozzese. L’ex milanista, però, è seguito anche da Atalanta e Parma, e non è detto finisca con l’accettare la corte Doriana.

Ad infoltire il reparto avanzato, infine, potrebbero arrivare Meggiorini ed Eder, rispettivamente da Cittadella e Frosinone. Il tutto, ovviamente, comporterebbe la conseguente cessione di Marilungo in prestito, opzione che i dirigenti Blucerchiati stanno studiando per dare modo al ragazzo di crescere giocando con continuità.

Suggestiva, invece, la pista che vorrebbe i Doriani interessati al prestito di Federico Macheda, diciottenne romano emigrato allo United, squadra con la quale ha appena vinto la Premier League (contribuendo con la realizzazione di 2 reti in 3 match disputati).

E data come per certa lintegrazione di Andrea Poli nella rosa Blucerchiata per la prossima stagione

E' data come per certa l'integrazione di Andrea Poli nella rosa Blucerchiata per la prossima stagione

Tutte queste – eventuali – operazioni di mercato sarebbero poi condite dall’aggregazione in prima squadra di alcuni giovani del vivaio, primi fra tutti Poli, reduce dall’ottimo periodo in prestito al Sassuolo, e Fiorillo (che domani dovrebbe partire titolare, tra l’altro). Ma non solo: dall’ucraino Koman, attualmente in prestito all’Avellino, a Soriano, Zamblera e Mustacchio i giovani di valore non mancano certo, per un futuro che, qualora si decidesse di investire anche solo moderatamente in questa squadra, sembrerebbe essere tutt’altro che scuro.

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Capocannoniere (in co-abitazione col tedesco Thy) dell’ultimo Europeo under 17 Luc Castaignos è sicuramente uno dei nomi più interessanti dell’intero panorama calcistico giovanile europeo.

Sedicenne (compirà i 17 anni il prossimo 27 settembre) punta in forza al Feyenoord ha messo in mostra grandissime qualità, tanto da finire sul taccuino di una delle più importanti squadre del nostro continente: è notizia di questi ultimi giorni, infatti, l’interessamento da parte del Liverpool per la giovane stellina orange. Consigliato dagli osservatori della città del Merseyside, che lo avevano visionato proprio nel corso della manifestazione continentale per under 17, è stato visionato anche da Benitez, il quale parrebbe essere rimasto folgorato dal suo talento: velocità, potenza e senso del goal ne fanno un giocatore già molto dotato ma, soprattutto, con un potenziale da sviluppare notevolissimo.

Castaignos, infatti, oltre a mettere in mostra le sue già spiccate qualità lascia intravvedere ampi margini di miglioramento, sfruttando i quali si potrebbe arrivare a costruire una delle migliori punte del futuro, una punta che possa portare avanti la grande tradizione orange: l’eredità da raccogliere è pesante, infatti. Olandesi sono stati alcuni dei migliori attaccanti del mondo (da Crujff a Van Nistelrooy passando per Van Basten e terminando con Huntelaar) e sembrerebbe ricadere proprio su Luc il compito di portare avanti questa grandissima tradizione.

Tre sono state le reti da lui realizzate in questo Europeo: una segnata contro la Turchia in un match del girone eliminatorio, una contro la Svizzera in semifinale ed una, quella del momentaneo vantaggio, contro i tedeschi nella finalissima, che ha visto questi ultimi imporsi per 2 a 1 grazie ad una rete di Frinks arrivata a pochi minuti dal termine dei supplementari.

Europeo molto positivo, quindi, per lui: oltre ad avere una medaglia d’argento ad arricchire il suo palmares vede salire a 11 reti in 14 match il suo bottino con l’under 17, cosa che lo porta ad essere il miglior marcatore di questa rappresentativa giovanile olandese. Il precedente record, infatti, apparteneva ad un trittico niente male: Vennegoor of Hesselink, Geoffrey Castillon e Collins John, guidavano sino a pochi giorni fa questa speciale classifica con 10 reti all’attivo. Se poi si tiene conto del fatto che solo in questo Europeo Luc ha colpito due legni ecco che si capisce come le qualità balistiche di questo ragazzo siano notevoli: vede la porta come pochi altri suoi coetanei.

Castaignos con la maglia del Feyenoord: qualora non partisse potrebbe già diventare una delle colonne della squadra di Rotterdam

Castaignos con la maglia del Feyenoord: qualora non partisse potrebbe già diventare una delle colonne della squadra di Rotterdam

Inoltre questo Europeo ha anche dato a Castaignos la possibilità di mettersi in mostra, facendolo appunto finire al centro delle mire di mercato del club di Anfield Road (e, ne possiamo essere sicuri, non solo di quello). Liverpool che, secondo quanto dice Ben Blackmore di Setanta Sports, sarebbe pronto ad offrire 4 milioni di euro al Feyenoord per assicurarsi la firma di questo giovanissimo calciatore. Una cifra notevole per un ragazzo di soli 16 anni, cifra che però nel contempo fa capire quanto possano essere ampi i suoi margini di miglioramento: se una società solida e importante come quella Reds è disposta ad investire cifre del genere su di un ragazzino, infatti, c’è da aspettarsi che questo ragazzino, a meno di problemi particolari, possa arrivare a diventare un top nel suo ruolo.

Reds che si vedono costretti ad offrire cifre del genere, quando le squadre inglesi sono abituato ad acquistare i calciatori giovanissimi per due soldi, in quanto che Castaignos è già un professionista: il 30 ottobre scorso, infatti, a Luc venne fatto firmare il suo primo contratto da professionista, contratto che vedrà la sua scadenza a giugno 2011.

La sua è quindi una parabola in netta crescita: iniziò a tirare calci ad un pallone nello Spaartan, prima di passare all’Excelsior. Da qui il salto nel Feyenoord, per poi arrivare, a 16 anni compiuti da un mese, al suo primo contratto da professionista.

Per lui si sono già sprecati paragoni importanti: buona parte della stampa specializzata, ha azzardato similitudini tra Castaignos e Thierry Henry, stella del Barcellona. In comune i due hanno sicuramente una cosa: una parte di francesità. Se Henry, infatti, è francese ma di origini martinicane e guadalupensi, Castaignos è olandese, ma di origini francesi.

Oltre a questo, però, qualche altra similitudine, in effetti, sembra esserci. Innanzitutto il fisico, ma non solo: Albert Stuivenberg, Commissario Tecnico dei giovani tulipani, ha detto che dal suo punto di vista Luc somiglia a Thierry anche nello stile di gioco. Dello stesso avviso anche alcuni dei suoi compagni di nazionale.

Sempre secondo Stuivenberg i punti di forza di questo giocatore sono il gioco aereo, l’esplosività ed il fiuto del goal, mentre ciò su cui deve migliorare di più è l’uso del suo piede debole, il mancino.

Le qualità per sfondare, insomma, le ha tutte. Allenatori, compagni e tifosi disposti a credere in lui anche. Se saprà aggiungerci quel pizzico di impegno e determinazione che servono per crescere potremmo davvero finire, tra qualche anno, a parlare di lui come di una star assoluta del calcio mondiale.

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Nasceva il 7 febbraio del 1992 con il calcio nel sangue questo ragazzino prodigio prodotto della florida accademia dell’Everton, la stessa che crebbe e poi lanciò nel calcio professionistico un certo Wayne Rooney.

Il calcio nel sangue, si diceva. Perché a Bootle, cittadina sita una manciata di chilometri a nord dal centro di Liverpool, il calcio è una tradizione: qui, infatti, nacquero anche Roy Evans (prima giocatore poi allenatore del Liverpool), Steve McManaman (anche lui affermatosi in maglia Reds prima di passare al Real Madrid), Jamie Carragher (tutt’ora una delle colonne della formazione del Liverpool) ed Alvin Martin (colonna del West Ham per ben 20 anni, dal 1977 al 1996, è a tutt’oggi quinto nella classifica dei giocatori con più presenze in maglia Hammers).

Punta che si disimpegna con profitto anche nel ruolo di centrocampista offensivo Baxter è, esattamente come il proprio capitano nell’under 17 inglese Bostock, un talento precocissimo: entrato nell’Academy a soli 6 anni brucia tutte le tappe, sino ad arrivare all’esordio in prima squadra in un match di Premier contro il Blackburn Rovers. A soli 16 anni e 191 giorni diventa quindi il più giovane debuttante della storia dei Toffees, battendo il record di un suo compagno di squadra, James Vaughan, che era stato capace di esordire a 16 anni e 360 giorni (giusto sette giorni prima di quanto non era riuscito a fare Wayne Rooney, che fino a quel momento era il detentore di questo record).

Aggregato alla prima squadra proprio a partire da quest’anno ha già effettuato 4 presenze sinora: 3 in campionato (di cui una da titolare) ed 1 in Carling Cup.

E proprio grazie a quella partita iniziata da titolare, al The Hawtorns contro il West Bromwich Albion, Baxter ha fatto segnare un nuovo record: è lui, infatti, il più giovane giocatore riuscito a partire titolare in un match ufficiale in tutta la storia di questa società.

Di lui Ray Hall, responsabile dell’Academy, dice che è un giocatore ancora più completo di Wayne Rooney, prendendo a paragone la situazione in cui si trovava l’attuale punta dello United alla stessa età. E se le premesse sono queste c’è da aspettarsi che José scali in fretta posizioni su posizioni, ritagliandosi un ruolo importante nel calcio inglese.

Il marzo scorso la dirigenza Toffees si è voluta tutelare, giusto per evitare di finire come il Crystal Palace nell’affaire Bostock, facendogli firmare un contratto di due anni e mezzo che vedrà quindi la sua scadenza a giugno 2011.

Per intanto quindi questo ragazzino (175 centimetri per 74 chili) continuerà a giocare indossando la maglia Blues, maglia con la quale ha fatto sfracelli nel suo recentissimo passato con le varie rappresentative giovanili, dove segnando goal a valanga ha infranto diversi record.

Se a livello di club è già aggregato ai “grandi”, a livello di nazionale continua invece la sua trafila tra le varie under: dopo aver segnato 3 reti in 8 presenze con l’under 16 è ora un punto fisso dell’under 17, squadra con cui ha disputato il recente Europeo di categoria (nel quale è sceso in campo nel corso delle prime due partite, per poi saltare la terza a causa di una squalifica).

Il suo palmares può già vantare 2 Victory Shield (torneo annuale, che Sky Sports sponsorizza e trasmette, cui partecipano le rappresentative under 16 di Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord) ed 1 Tournoi de Montaigu, ma è facile immaginare potrà andare a rimpinguarsi negli anni a venire.

Baxter in una delle sue apparizioni con le rappresentative giovanili inglesi (fansfc.com)

Baxter in una delle sue apparizioni con le rappresentative giovanili inglesi (fansfc.com)

Perché se José Baxter, che è stato inserito al trentunesimo posto nella speciale classifica redatta dal Times riguardante i 50 migliori talenti under 23 al mondo, manterrà le promesse c’è da credere possa davvero diventare una delle stelle del calcio mondiale.

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Bostock è uno degli enfant prodige del calcio inglese (tottenhamhotspur.com)

Bostock è uno degli enfant prodige del calcio inglese (tottenhamhotspur.com)

Il 15 gennaio di diciassette anni fa a Lambeth, quartiere londinese sito nella parte sud-ovest di Londra, sulla riva sud del Tamigi, nasceva John Joseph Bostock, futura stellina del vivaio del Crystal Palace, squadra di un vicino quartiere residenziale.

Bostock è un talento naturale, un artista del pallone… e proprio l’arte deve essere nei geni degli abitanti di Lambeth: qui infatti nacque, tra gli altri, anche uno dei principali artisti del secolo scorso, Charlie Chaplin.

Entrato a soli 7 anni nel settore giovanile degli Eagles brucia rapidissimamente le tappe: il 29 ottobre 2007, a soli 15 anni e 287 giorni, fa il suo esordio in prima squadra al Selhurst Park, davanti al proprio pubblico, in una sconfitta dei suoi per 2 a 0 contro il Watford. Bostock che segna quindi un record, entrando di diritto nella storia di questa società: grazie a quei venti minuti di gioco, infatti, diventa il più giovane giocatore della storia del Palace ad aver esordito in campionato. Sbriciolato il precedente record che apparteneva a Phil Hoadley, capace di esordire a soli 16 anni e 112 giorni in un match giocato contro il Bolton e disputatosi il 27 gennaio del 1968, ben 39 prima dell’esordio di Bostock.

Solo una settimana più tardi John segna un altro record: il 6 novembre 2007, infatti, diventa il più giovane giocatore del Crystal Palace a partire titolare in una partita di campionato allor quando viene schierato nell’undici iniziale nel match che vede gli Eagles opposti al Cardiff City al Ninian Park.

Bostock è un ragazzo prodigio tenuto in grandissima considerazione Oltremanica: dopo aver disputato 6 partite con la nazionale under 16 viene infatti promosso nell’under 17, di cui è tutt’ora il capitano e con cui ha partecipato alla poco fortunata esperienza dell’ultimo Europeo di categoria (lui che aveva partecipato già al naufragio under 17 dello scorso anno, quando la rappresentativa inglese non si qualificò nemmeno agli Europei bloccata al girone qualificatorio da un pareggio con Francia – poi medaglia d’argento – ed Israele e da una sconfitta coi pari età russi).

Trequartista molto dotato tecnicamente, frequentò la scuola calcio brasiliana Lewisham proprio per affinare le sue qualità individuali. Piede molto sensibile sa tanto trovare l’ultimo passaggio vincente quanto è in grado di colpire a rete dalla distanza, avendo anche un’ottima precisione ed una grande capacità di calcio. La sua visione di gioco lo rende comunque un grande prospetto, dato che alle doti tecniche unisce un’ottima capacità di leggere le varie situazioni e di interpretarle al meglio.

Talento purissimo, è stato seguito da diverse squadre quando ancora militava negli Eagles: Chelsea, Manchester United e Barcellona su tutti lo seguirono molto da vicino, ma alla fine a spuntarla è stato il Tottenham, forse per la volontà del giocatore di non lasciare Londra più che per altre questioni.

Quello dal Crystal Palace al Tottenham, per altro, fu un trasferimento complicato: preso atto della volontà del giocatore di trasferirsi al Tottenham, infatti, la dirigenza Spurs e Simon Jordan, Presidente del Palace, iniziarono una trattativa per definire il costo del cartellino del giocatore. La richiesta di Jordan pare si aggirasse sui cinque milioni di euro (più benefit vari a seconda delle presenze), cifra che, ovviamente, gli Spurs ritenevano inadeguata. Non trovando un accordo, quindi, il Presidente del Palace decise di rivolgersi al tribunale della Football League per vedere difesi i propri interessi.

La mossa, però, si rivelò controproducente: la sentenza di quest’ultimo, infatti, fu assolutamente penalizzante per il Palace, che si vide costretto a dover accettare un rimborso di sole 700mila sterline. Per rendere parzialmente più dolce la situazione vennero inseriti alcuni bonus: la cifra, infatti, potrà salire di altre 500mila sterline a seconda delle presenze che Bostock effettuerà in prima squadra, inoltre il Tottenham dovrà versarne altre 200mila nel momento in cui il giocatore effettuerà (se mai questo succederà) il suo debutto in nazionale maggiore e si vedrà costretto a cedere proprio agli Eagles il 15% degli introiti di una sua eventuale cessione.

Una miseria, insomma. Considerazione questa che va ovviamente riferita al contesto: pagare più di un milione di euro per l’acquisto di un ragazzino è sicuramente uno sproposito, ma se si contestualizza la cosa pensando a quello che è il gioco del calcio oggi, e la Premier League in particolare (dove solo in quella sessione di mercato vennero spesi ben 500 milioni di sterline), ecco che pagare quei soldi per uno dei maggiori prospetti del calcio inglese diventa tutto fuorché una pazzia.

“L’abbiamo dovuto vendere per un pacchetto di patatine” è stato il commento di Simon Jordan, e se si pensa al valore che potrà acquistare il suo cartellino nei prossimi anni non si può che concordare con lui…

Infrangere record, comunque, è una cosa che deve piacere molto a John Bostock: dopo essere diventato il più giovane esordiente ed il più giovane giocatore inserito nella formazione iniziale del Palace, infatti, diventa anche il più giovane esordiente del Tottenham. Il 6 novembre scorso debutta in prima squadra contro la Dinamo Zagabria, in un match valevole per la Coppa UEFA da poco conclusasi; all’età di 16 anni e 295 giorni, quindi, John diventa il più giovane esordiente degli Spurs battendo il precedente record, appartenuto ad Ally Dick, per sei giorni.

John Bostock in maglia Eagles, ai tempi in cui militava nel Crystal Palace

John Bostock in maglia Eagles, ai tempi in cui militava nel Crystal Palace

Vedremo quindi dove saprà arrivare questo talentuosissimo ragazzino, che in Inghilterra pensano di strada possa farne molta. Cosa questa che deve essere balzata anche alla mente dei tifosi Spurs quando il giorno del suo esordio non ufficiale (durante un’amichevole spagnola), quando John si presentò subito con un assist che liberò Aaron Lennon al goal, dimostrando la propria capacità di smarcare i propri compagni in zona goal.

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Giugno 2007: Massimo Cellino, Presidente del Cagliari, e Massimo Moratti, Presidente dell’Inter, trovano l’accordo per il passaggio di Suazo dalla società sarda a quella milanese. Il giocatore, quindi, si reca ad Appiano Gentile per le visite mediche di rito, prima di ufficializzare il trasferimento in Nerazzurro. In quella settimana, però, succede qualcosa ed il 19 giugno il Milan comunica ufficialmente la conclusione della trattativa a proprio favore: Suazo dovrà quindi trasferirsi in Rossonero.

Dopo qualche giorno di confusione, però, Suazo esprime la sua volontà di andare a giocare per la società di via Durini che, versando 14 milioni di euro al Cagliari, libera quindi, in funzione di una speciale clausola apposta sul contratto che David aveva firmato con la società sarda, il giocatore, che può trasferirsi all’Inter.

Cosa centra l’affaire Suazo, che monopolizzò per più di due settimane le attenzioni degli appassionati, con Marco Ezio Fossati, giovane talento in forza agli Allievi Nazionali dell’Inter?

Centra eccome: nella stessa estate, infatti, il ragazzo, ancora quindicenne, lascia i Giovanissimi Nazionali (allenati da Stefano Eranio, che cerca in tutti i modi di trattenerlo ben sapendo le potenzialità di questo ragazzo) Rossoneri per trasferirsi agli acerrimi rivali del Milan. Fossati, infatti, decide di abbandonare la società di via Turati per aggregarsi alle giovanili dei cugini interisti.

Una scelta che fa poco scalpore all’epoca: Marco è un ragazzino che solo gli appasionati più attenti conoscono.

Scelta che, rivista oggi con Fossati messosi in buonissima luce agli ultimi Europei under 17, da un impatto ben diverso e segna una differenza ben marcata tra le due società: da una parte quella Rossonera, reduce da vent’anni di grandissime vittorie, che sembra aver ormai messo in secondo piano l’importanza del proprio vivaio e del puntare sui giovani (con la dolce eccezione di Pato) per affidarsi a giocatori esperti, in grado di reggere da subito al meglio il palcoscenico Europeo, particolarmente caro ai dirigenti di via Turati. Dall’altra, invece, quella Nerazzurra, che sta svolgendo un grandissimo lavoro riguardante il proprio settore giovanile: Santon e Balotelli sono ormai titolari pressoché fissi, nonostante la giovanissima età, ed hanno entrambi un passato nelle giovanili interiste. Krhin, Napoli, Destro, Obi, Caldirola, Dell’Agnello, Beretta e molti altri sono invece prospetti interessantissimi che potrebbero essere aggregati alla prima squadra nei prossimi anni.

Insomma, non si conoscono ufficialmente le motivazioni che hanno spinto Fossati a “tradire” il Milan passando ai più acerrimi rivali della società Rossonera, ma di certo non sembra essere una notizia incoraggiante, in particolar modo per i tifosi del Diavolo, che il Milan punti così poco sul proprio vivaio, non tutelando i suoi pezzi migliori.

Marco Ezio Fossati, infatti, è uno dei prospetti migliori di tutto il calcio italiano, oserei dire Europeo. A proposito di Europa: si sono conclusi lunedì i campionati di categoria under 17 in cui lui è risultato uno dei migliori giocatori della competizione, cosa non trascurabile. In una sorta di top 11 virtuale di questo torneo lo inserirei tutta la vita, questo è certo. Il tutto a conferma del fatto che oggi in pochi giocano ai suoi livelli, e non solo in Italia.

Fossati che è un centrocampista con buoni tempi di regia, ma il “facile” paragone con Pirlo risulterebbe errato. I due, infatti, hanno caratteristiche tecnico-tattiche ben differenti, che rendono inadeguato un possibile paragone.

Pirlo, infatti, ha un modo ben diverso di stare in campo: da quando è stato spostato al ruolo di regista basso, lui che nacque trequartista, ha uno stile di gioco che lo porta ad essere molto statico, occupando solo una determinata zona del campo. Il tutto anche per dare un preciso punto di riferimento ai propri compagni, che sanno sempre dove trovarlo per consegnargli il pallone e far ripartire le azioni.

Fossati, invece, gioca diversamente: molto più dinamico del regista Rossonero copre una porzione di campo ben maggiore, andando più e più volte, nel corso di una partita, a proporsi anche in fase offensiva, in zone di campo che Pirlo va ad occupare molto raramente. Il tutto per andare al tiro, al cross, per cercare l’ultimo passaggio o anche solo per dare un’alternativa in più al portatore di palla.

A livello tattico, quindi, non sembra essere “monodimensionale” come il suo collega milanista: se Pirlo da diversi anni a questa parte occupa quasi sempre e solo una certa posizione in campo, infatti, Fossati sembrerebbe poter essere più duttile, potendo trovare collocazione in diversi moduli e, soprattutto, differenti posizioni, riuscendo quindi ad adattarsi a più situazioni di gioco.

Una caratteristica che li può accomunare è quella che li vede entrambi buoni tiratori di calci piazzati, anche se in questo fondamentale Andrea è sicuramente superiore al giovane atleta Nerazzurro.

Tecnica, stile e dinamismo fanno di Fossati un giocatore capace di lanciarsi in zona offensiva con molta più veemenza di quanto non faccia il collega milanista, che agli arrembaggi a rotta di collo preferisce il dettare i tempi con le geometrie di cui è capace.

Fossati che quindi, ad oggi, potrebbe tranquillamente essere impiegato tanto come interno di centrocampo quanto come mezz’ala o, ancora, proprio in una posizione che più si addice ad un regista puro, quale lui oggi non è.

Il suo talento, comunque, è assoluto.

Trattandosi di un ragazzo non ancora 17enne sarebbe avventato fare una previsione riguardo ai traguardi che può raggiungere, ma la strada intrapresa sembra essere sicuramente quella buona.

Dopo essersi trasferito all’Inter, infatti, è stato subito aggregato agli Allievi Nazionali, un anno prima rispetto alla normale tabella di marcia. Il tutto a sigillo della precocità del suo talento. Dopo l’annata scorsa, quindi, è stato confermato in quella formazione, di cui è diventato il capitano. Ma già si parla di una sua promozione in Primavera, che sembra scontata. Chissà che non possa quindi ripercorrere le orme di Santon, finendo col debuttare presto in prima squadra.

Di certo è un talento interessantissimo, e l’Inter ci punta molto. Mourinho poi ha già dimostrato di non avere timori nello schierare ragazzi giovani, a differenza di quanto facciano di solito i nostri allenatori. Per Marco, quindi, un futuro in Serie A potrebbe essere tutt’altro che lontano.

Intanto, nell’immediato, c’è anche la nazionale: punto fisso dell’under 17 giunta terza (a parimerito con la Svizzera, dato che la finalina non è stata disputata) agli ultimi Europei di categoria, dovrà quindi a breve disputare il Campionato Mondiale under 17, ennesima vetrina in cui mettere in mostra il proprio talento.

E Marco, c’è da scommertici, non se lo farà dire due volte.

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