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Archive for the ‘2010/2011’ Category

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CRONACA

L’Inter sembra iniziare subito con un piglio discreto, quasi che un minimo di scossa dal cambiamento di guida tecnica sia arrivata.
All’ottavo gli ospiti si portano subito vicini al goal quando, sugli sviluppi di un calcio piazzato, Samuel riceve palla al limite dell’area piccola ma calcia contro Gillet, mangiandosi un goal piuttosto elementare.

Due minuti più tardi è però la squadra di casa ad avere un’occasione clamorosa quando Di Vaio è lanciato alle spalle della difesa nerazzurra e dopo essere penetrato in area prova a piazzare la palla sotto il secondo incrocio, mettendo però palla a lato.
E’ poi Forlan a cercare la via della rete. Il destro del capitano della nazionale uruguaiana si stampa però contro il palo.

Al sedicesimo è invece Coutinho a provarci dal limite. Ma il sinistro del giovane talento brasiliano non trova lo specchio di porta e sfiora il palo alla sinistra del portiere belga ex Bari.
Alla mezz’ora Antonsson macchinoso si fa rubare palla facendosi anticipare da Pazzini, che poi si farà però chiudere la conclusione in angolo da Gillet. Il tutto comunque a gioco fermo: secondo l’arbitro infatti Pazzini ruberà palla fallosamente al difensore svedese.

Cinque minuti più tardi Konè batterà una punizione da posizione defilatissima. Sul tiro del centrocampista greco ex Brescia la barriera si aprirà ed il pallone s’infilerà sul secondo palo, con Julio Cesar bravo a chiudere lo specchio e parare, anche se con qualche piccolo affanno.
Al trentanovesimo gli ospiti passano: Pazzini riceve palla da Cambiasso e calcia da fuori, bucando uno Gillet che riesce solo a sfiorare con la punta delle dita.

Quattro soli minuti dall’inizio della ripresa e l’Inter va vicinissima al 2 a 0: Pazzini sfonda sulla destra e centra un pallone che Cambiasso gira verso la porta superando Gillet con un bel pallonetto morbido, ma venendo fermato dal legno superiore.
Partita che nella ripresa scende di tono e livello. Così per creare qualcosa il Bologna si affida ad un calcio piazzato: è il sessantacinquesimo quando Ramirez calcia a giro da più di venti metri, trovando lo splendido volo plastico di Julio Cesar.

Sugli sviluppi del calcio d’angolo che ne segue Samuel affossa Portanova in area e l’arbitro non ha dubbi: rigore. Sul dischetto si presenta quindi Diamanti che trova l’angolo giusto, bucando Julio Cesar.

A dieci dal termine il secondo rigore di giornata: Cambiasso dà dentro un pallone che Pazzini fa scorrere per Milito, steso da Morleo. Espulsione e massima punizione. Sul dischetto si presenta lo stesso Principe che buca Agliardi, subentrato una decina di minuti prima all’infortunato Gillet.

Come se non bastasse a quattro dalla fine Lucio s’infila sul primo palo sugli sviluppi di una punizione trovando la rete del definitivo 3 a 1.

COMMENTO

E’ un’altra Inter quella che si presenta in campo a Bologna.
E’ un’Inter ben diversa rispetto a quella vista sino a martedì sotto la guida di mister Gasperini.

La guida Ranieri funziona?
No.
E’ assolutamente troppo presto per dirlo.

La verità è diversa. Scegliete voi, le possibilità più probabili sono due.

Da una parte che la botta psicologica del cambio di allenatore – sempre invocata in questi casi – abbia fatto effetto, spronando i giocatori a dare qualcosa più delle prime uscite stagionali.

Dall’altra, un po’ come fatto con Benitez l’anno scorso, la squadra non gradiva Gasperini. Vuoi per la difesa a tre vuoi perché mal si adattava alle caretteristiche della rosa, i giocatori potrebbero aver fatto “cartello” per spingere l’ex allenatore del Genoa lontano dalla panchina interista.

Certo è che questa squadra corre – pur sempre rispetto alla media delle squadre italiane, quindi meno delle compagini tedesche o inglesi – più di come ci aveva abituato e ci mette una grinta diversa.

Vedremo poi nelle prossime uscite su che squadra vorrà puntare Ranieri.

Là davanti sembra che il tandem prescelto possa essere Forlan-Pazzini, che è effettivamente – almeno a mio parere – sulla carta la coppia migliore a sua disposizione.

E proprio il Pazzo oggi mette a segno una rete importante che sicuramente, dentro di sè, avrà dedicato al suo ex mister.
Che a lui preferiva un Milito un po’ bollito (e non sarà certo il goal di stasera a farmi cambiare idea). Panchinando una prima punta sicuramente non fenomenale ma certo oggi più brillante e funzionale di un Milito solo lontano parente di quello che due stagioni fa incantò il mondo.

Il Bologna da parte sua invece, e ancora una volta, mi lascia un po’ l’amaro in bocca.

Contro la Juve vivacchiò trovando l’1 a 1 un po’ fortunosamente sugli sviluppi di un calcio piazzato, per poi essere letteralmente schiacciata nell’ultima mezz’ora (pur riuscendo a reggere fino in fondo).

Stasera sconfitta che non ci sarebbe stata fino al rigore di Milito, ma che nel complesso è sicuramente meritata per la squadra di mister Bisoli.

Che ora non può nascondersi: il campionato è solo all’inizio e certo sarebbe prematuro chiederne la testa, ma il suo Bologna qualche problema ce l’ha.

Perché questa squadra non gioca certo bene e, soprattutto, non segna. Non riuscendo minimamente a sfruttare l’eccellente – almeno per il rango del club – potenziale offensivo a disposizione.

Perché sulla carta i felsinei partono per fare un campionato da metà classifica, con una salvezza da guadagnarsi comodamente per poi eventualmente provare l’assalto – difficile – alle zone alte.

E con giocatori come Konè, Diamanti, Ramirez, Acquafresca e Di Vaio a disposizione non potrebbe che essere altrimenti.

Un potenziale offensivo importante appunto, che però non trova sfogo.

Ed in questo se qualche responsabilità diretta possono averla i giocatori stessi certo non può nemmeno essere esente da colpe il mister. Che dovrà provare a migliorare di molto questo aspetto della sua squadra.

MVP

 Un goal importante, con cui sblocca il match, ed una bella giocata sull’azione che porta al rigore di Milito. Dove Pazzini effettua una bel velo. Forse non cercatissimo, ma sicuramente molto funzionale.

Il Pazzo c’è e si vede. Come detto in fase di commento non siamo davanti al nuovo Van Basten o al nuovo Eusebio, ma ad una punta più che discreta sì. Speriamo – anche in ottica nazionale ed Europeo 2012 – che Ranieri continui a dargli spazio con continuità.

Menzione d’onore per Forlan, che dimostra di essere un giocatore di grande caratura. Da tenere d’occhio, perché posizionato in una zona di campo a lui più congeniale potrà sicuramente far bene anche in Italia.

Da sottolineare – in negativo – è invece la prestazione di Antonsson. Sempre impacciato, pesante, poco lucido e molto approssimativo, il centrale ex Copenhaghen non è stato minimamente all’altezza, vera palla al piede della sua squadra stasera.

TABELLINO

Bologna vs. Inter 1 – 3
Marcatori: 39′ Pazzini, 66′ (rig.) Diamanti, 81′ Milito, 86′ Lucio.
BOLOGNA: Gillet (Agliardi); Casarini, Antonsson, Portanova, Morleo; Mudingayi, Perez, Kone; Diamanti, Ramirez (Krhin); Di Vaio (Acquafresca). A disposizione: Loria, Vitale, Pulzetti, Paponi. All.: Bisoli
INTER: Julio Cesar; Nagatomo, Lucio, Samuel, Chivu; Cambiasso, Obi (Muntari), Zanetti; Coutinho (Jonathan); Forlan (Milito), Pazzini. A disposizione: Castellazzi, Castaignos, Alvarez, Zarate. All. Ranieri
ARBITRO: Tagliavento
AMMONITI: Coutinho, Perez, Krhin
ESPULSO: Morleo

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Le vicende di mercato di cui si rese protagonista la Sampdoria lo scorso gennaio sono note a tutti: ceduti – a prezzi di saldo – Cassano e Pazzini, rimpiazzati con giocatori sicuramente non di egual valore (tanto che nelle mie pagelle di mercato affibiai un 4 tondo a Garrone & Co.).

Segnale di resa, secondo qualcuno. Di una volontà di disimpegno da parte di una società che, comunque, non aveva mai fatto spese pazze per rinforzare la squadra.

Qualcuno, a Genova, si spinse addirittura a dire, probabilmente sull’onda emozionale dovuta alla partenza dei due giocatori più talentuosi della squadra, che a quel punto si sarebbe dovuto lottare per non retrocedere.

Eppure a ben vedere, classifica alla mano, la salvezza sembrava ad un passo. A fine gennaio, difatti, la Sampdoria si trovava in una situazione molto più che tranquilla: dopo la ventiduesima giornata i Blucerchiati – che di gare ne avevano giocate solo ventuno – si erano stabiliti al decimo posto in classifica ed avevano già guadagnato ventisette punti, trovandosi cioè a tredici soli punti dalla presunta quota salvezza.

Diciassette partite per fare tredici punti, dopo che ne erano stati fatti ben ventisette in ventun match.

Per salvarsi, insomma, i doriani si sarebbero anche potuti permettere di rallentare un po’ il passo: da una media di 1,28 punti a partita avrebbero difatti potuto passare ad una media di 0,76 punti a partita, riuscendo comunque a raggiungere la sospirata quota salvezza che per qualcuno appariva quasi un miraggio.

Impresa tutt’altro che proibitiva, per la società di Genova. Perché pur senza Pazzini e Cassano si parlava comunque di una squadra che l’anno prima aveva centrato il quarto posto in classifica e che a fine agosto aveva disputato i preliminari di Champions, uscendo solo immeritatamente contro il Werder Brema.

Eppure… eppure qualcosa di terribile è successo, in Liguria. Perché Palombo ed i suoi hanno rallentato terribilmente, riuscendo nei successivi undici incontri a raccogliere solamente cinque punti, con una media di 0,45 punti a partita assolutamente non sufficiente a raggiungere quota 40.

Non è un caso, quindi, se da una tranquillissima situazione di metà classifica i Blucerchiati siano crollati sino al terz’ultimo posto. Terminasse oggi il campionato, infatti, Garrone e compagnia si ritroverebbero a dover disputare la prossima stagione in Serie B.

Cosa sia successo in quel di Genova è sicuramente difficile da dire. Ma un crollo del genere non può nemmeno essere casuale.

Personalmente ritengo comunque che non si possa limitare il discorso all’aspetto tecnico del tutto. Perché la partenza di quei due là davanti certo ha inciso moltissimo sotto questo punto di vista, ma la batteria d’attaccanti doriana resta comunque non inferiore a quella di diverse altre società di Serie A.

Più probabile, quindi, che anche i giocatori stessi abbiano subito troppo a livello psicologico le due cessioni in questione. Facile che anch’essi abbiano interpretato la cosa come una volontà di disimpegno societario o, più probabilmente, di ridimensionamento dei costi (e, conseguentemente, delle aspettative).

E proprio questi cattivi pensieri hanno finito col deprimere un ambiente già in precedenze non tonicissimo mentalmente.

Ed ecco servito il patatrac: cinque sole partite e due punti da recuperare al Cesena.

Sabato pomeriggio il Doria farà visita al Bari fanalino di coda ormai spacciato, con i cesenati impegnati in trasferta a Bologna ed i leccesi che faranno visita proprio ai cugini genoani.

Rischia di essere, quella del San Nicola, l’ultima chiamata per una squadra che sembra davvero già rassegnata al proprio triste quanto imponderabile destino.

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CRONACA

La prima conclusione a rete, che non inquadra però la porta, arriva al secondo minuto di gioco quando Krasic centra un pallone da destra su cui piomba Pepe che incorna di testa andando ad anticipare un avversario, spedendo però la palla alle stelle.
A portarsi in vantaggio è però il Genoa che al settimo minuto si porta in avanti con Antonelli il cui passaggio in area radente il suolo è deviato da Bonucci alle spalle del proprio portiere.

Juventus che nonostante lo svantaggio non alzerà il ritmo. A farsi pericoloso sarà quindi ancora il Genoa che al dodicesimo libererà in area Antonelli che dopo aver puntato Motta scenderà sul fondo per centrare un cross a mezz’altezza piuttosto pericoloso che non sarà però raccolto da nessun compagno.
Padroni di casa molto lenti nella circolazione di palla così che la seconda conclusione della loro partita, la prima dopo l’autorete dello svantaggio, arriverà al ventesimo minuto quando Felipe Melo calcerà un’improbabile destro dalla distanza, facilmente bloccato dall’estremo difensore genoano.

Faticando a costruire gioco Pepe ci proverà direttamente con un calcio punizione battuto sul lato destro dell’area avversaria. Il suo destro a giro non befferà però Eduardo, che si farà trovare attento nell’occasione e pronto a fare suo il pallone.
Genoa che dal canto suo tornerà a farsi vedere solo alla mezz’ora quando capitan Rossi centrerà un pallone che Paloschi proverà a girare al volo di destro, facendolo però terminare ben lontano dai pali.

L’occasione più ghiotta – su entrambi i fronti – arriverà al trentanovesimo quando Krasic batterà un angolo dalla destra del fronte offensivo bianconero spedendo la palla sul secondo tempo laddove Barzagli effettua un ponte aereo con cui gira la sfera sul primo palo dove Bonucci la gira prontamente a rete, trovando però la grande risposta d’istinto di Eduardo.
Sugli sviluppi dell’azione, poi, Pepe prova il tiro a giro alla Del Piero, senza però riuscire ad inquadrare lo specchio di porta.

Il primo tempo si chiuderà con Motta che scenderà bene sulla destra crossando sul secondo palo dove – esattamente come in apertura di match – Pepe taglierà anticipando Mesto ed incornando di testa, sfiorando però solo il palo.

La ripresa si riapre col solito Pepe che si fa vedere dalle parti di Eduardo: il pericoloso destro dell’ex Udinese è però alzato bene in angolo dall’estremo difensore lusitano.
La rete è comunque nell’aria ed arriva al cinquantesimo quando Krasic appoggia ad Aquilani che crossa di prima intenzione in mezzo all’area dove Pepe incorna incrociando sul secondo palo, bucando Eduardo.

Juventus che a quel punto ci crede ed imbastisce subito dopo una splendida azione con Aquilani-Matri-Krasic che viene liberato al tiro da un colpo di tacco del compagno, con il portiere rossoblù che potrà però ancora una volta esaltare i propri riflessi respingendo la conclusione dell’ala serba.
Ci possono credere solo per poco, però, i Bianconeri: al cinquantasettesimo, infatti, bell’azione genoana con Antonelli che serve centralmente per Floro Flores che spedisce sul palo interno per trovare poi la rete del 2 a 1.

All’ora di gioco il solito pimpantissimo Pepe finisce giù al limite e va a battere sulla barriera una punizione da circa diciotto metri. Pepe, assieme a tutti i compagni ed al pubblico intero, che chiederà un calcio di rigore per tocco di mano, senza che l’arbitro però decida in tal senso.
Ed è ancora il solito Pepe a spingere sulla sinistra al sessantatreesimo quando arrivato al limite dell’area centrerà la palla per Toni il cui tocco all’indietro di prima intenzione servirà Matri che dopo aver controllato la sfera bucherà Eduardo per il goal del due pari.

Lo scatenato Pepe ci riproverà quattro minuti più tardi quando sceso in fascia centrerà il pallone per Toni, il cui tocco di prima intenzione sarà però facile preda di Eduardo.
Poco oltre il settantesimo due occasioni nell’arco di un minuto: dapprima Toni sfiora solo di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto dal solito Pepe, sul fronte offensivo opposto Palacio cercherà invece un goal alla Del Piero sfiorando però solo l’incrocio alla sinistra di un immobile Storari.

Al settantaquattresimo altra grandissima occasione per Pepe che s’infila nella difesa avversaria ricevendo un taglio di Toni per concludere l’azione con un destro piazzato che sarà però deviato giusto a filo del palo dal solito Eduardo.
La Juventus del secondo tempo è comunque piuttosto viva ed all’ottantatreesimo Aquilani verticalizza in area dove Toni protegge palla sull’intervento di Dainelli per battere poi l’uscita di Eduardo d’esterno destro.

Dopo il tre a due i padroni di casa tireranno un po’ i remi in barca, così che il Genoa proverà a cercare il pareggio.
All’ottantanovesimo, quindi, i rossoblù si creeranno una grandissima palla goal quando sugli sviluppi di un angolo Kaladze appoggerà un lob morbido in area con Floro Flores che al limite dell’area piccola si coordinerà per calciare di prima intenzione in mezza rovesciata, freddando Storari ma spedendo il pallone alto sopra la traversa.

Juventus che al novantaduesimo potrebbe chiudere ogni gioco quando Aquilani scodellerà un pallone in mezzo su calcio piazzato con Eduardo che lo smanaccerà malamente sui piedi di Matri, che non troverà però la giusta coordinazione spedendo la sfera altissima.
L’occasionissima arriverà però a settanta secondi dal termine quando i bianconeri partiranno in contropiede con Matri che servirà centralmente a Toni il cui piatto destro a porta quasi sguarnita terminerà a filo del palo, chiudendo di fatto il match.

COMMENTO

Genoa in vantaggio in due diverse occasioni, Juve brava e grintosa a recuperare il risultato in entrambi i match per poi sigillare una tutto sommato meritata vittoria grazie al goal realizzato dall’ex Toni a sette dal termine del tempo regolamentare.

Perché i padroni di casa iniziano sì il match a scartamento ridotto ma il Genoa, che pensa a difendere con nove uomini ed attaccare solo in maniera saltuaria e quasi masi incisiva come dovrebbe, a quel ritmo ci gioca tutto il match.

Juventus che scende in campo non con il classico 4-4-2 delneriano ma con un 4-2-3-1 piuttosto dinamico: sulla trequarti vengono infatti schierati Pepe, Marchisio e Krasic con il preciso compito di scambiarsi piuttosto sovente di posizione, senza guidi restare rigidamente nella posizione occupata ad inizio del match.

Come detto il Grifone fa pochino per giocare – e soprattutto vincere – questa partita. Ecco quindi che i due goal del Genoa nascono uno in maniera piuttosto casuale, l’altro su di un contropiede: l’autorete di Bonucci è infatti una fatalità, con il centrale azzurro che devia sfortunosamente in rete un passaggio basso effettuato da Antonelli. Antonelli che si renderà poi protagonista di una bella sgroppata sulla sinistra in occasione della seconda rete, quando andrà poi a centrare il pallone per il bel goal di Floro Flores.

Dietro, comunque, si evidenzieranno tutte le lacune di questa squadra. Perché se la fase difensiva bisogna dire essere costruita discretamente sono i singoli a lasciare a desiderare.
Basti pensare il paio di occasioni in cui, a difesa assolutamente schierata, Pepe prenderà il tempo a Mesto andando ad anticiparlo di testa (col terzino destro in entrambi i casi in netto anticipo sull’avversario), o anche alle azioni dei goal, quando i vari Mesto, Dainelli e compagni evidenzieranno i propri notevoli limiti.

Juventus che si trova ora a cinque (massimo sei, a seconda del risultato della Lazio) punti dalla zona Champions e dopo le ultime tre W di fila può quindi tornare a cullare sogni importanti.

MVP

 Un goal piuttosto fortunoso (il tocco di Rossi sembra infatti determinante) ma soprattutto tantissima buona volontà e la capacità – che riesce purtroppo per lui a mettere in campo solo raramente – di rendersi realmente pericoloso praticamente ad ogni palla toccata.

L’anima della Juventus che strappa tre punti contro il Genoa è infatti Simone Pepe, che oltre a segnare la rete del momentaneo 1 a 1 riesce a dare continuità alla propria prestazione rendendosi pericoloso in diversi frangenti.

E’ presente, fino a che non lascia il campo sostituito da Martinez, in praticamente tutte le azioni pericolose dei suoi ed anche in occasione del 2 a 2 ci mette lo zampino, essendo lui a scendere palla al piede sulla sinistra per centrare in direzione di Toni un pallone che sarà poi girato in rete da Matri.

TABELLINO

Juventus vs. Genoa 3 – 2
Marcatori: 7′ (og.) Bonucci, 50′ Pepe, 57′ Floro Flores, 63′ Matri, 83′ Toni
Juventus (4-4-2): Storari; Motta (16′ st Sorensen), Bonucci, Barzagli, Traore; Aquilani, Felipe Melo (16′ st Toni), Marchisio, Krasic; Matri, Pepe (33′ st Martinez). A disp.: Manninger, Grygera, Salihamidzic, Giandonato. All.: Delneri
Genoa (4-4-2): Eduardo; Mesto, Kaladze, Dainelli, Moretti; Rossi, Konko, Milanetto (36′ st Jelenic), Antonelli (18′ st Chico); Paloschi (23′ st Palacio), Floro Flores. A disp.: Scarpi, Doninelli, Jankovic, Boselli. All.: Ballardini
Arbitro: Guida
Ammoniti: Motta (J), Floro Flores (G), Bonucci (J), Dainelli (G)

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CRONACA

Dopo un paio di minuti di gioco Lavezzi fugge subito sulla sinistra centrando un pallone basso in direzione di Cavani, che è però anticipato dall’uscita sicura di Muslera.
Ritmi da subito non elevatissimi, tensione palpabile sui volti dei giocatori di entrambe le squadre. La posta in gioco, del resto, è altissima.

La prima occasione degna di nota arriva all’undicesimo quando Cavani controlla in area per appoggiare poi sulla sua destra in direzione di Hamsik. Il passaggio, però, è troppo lungo e la difesa laziale può chiudere prima del patatrac.
Tre minuti e Lavezzi scende centralmente dopo aver preso palla in mezzo alle linee per poi scaricare un destro dal limite che sarà però deviato in corner.

La prima conclusione laziale arriva quindi solo al ventesimo quando Sculli serve Zarate che dopo essersi liberato in maniera un po’ fortunosa del diretto marcatore calcia una mozzarella tra le braccia di De Sanctis.
Sul fronte opposto decisivo invece Muslera che chiude la porta in faccia ad Hamsik, ben imbeccato da Lavezzi.

E’ il Napoli a giocare meglio, ma è la Lazio a passare: è il ventinovesimo quando Mauri prende palla nella trequarti avversaria per saltare un primo uomo grazie ad un rimpallo ed un secondo grazie ad un bel dribbling andando poi ad infilare De Sanctis con un colpo di mezza punta esterna ad imbucare la palla come fosse un colpo da biliardo.

Tre minuti e lo stesso Mauri ha sul destro la palla del raddoppio: bella verticalizzazione di Brocchi che spacca a metà la difesa avversaria chiamando Mauri allo scatto bruciante su Cannavaro. Il tiro ad incrociare del capitano laziale non trova però lo specchio di porta.
Al trentasettesimo torna quindi a farsi vedere il Napoli con Maggio che crossa sul secondo palo dove arriva l’inserimento di Dossena il cui colpo di testa fa però terminare la sfera a lato.

Napoli che ci crede: al trentanovesimo Lavezzi sfonda sulla sinistra e centra un pallone basso su cui Hamsik piomba però in ritardo.
Partenopei che negli ultimi minuti ci proveranno ancora, ma senza portare veri grattacapi alla retroguardia biancoceleste.

Ad inizio ripresa sono ancora i padroni di casa a farsi vedere in avanti: la conclusione da fuori di Cannavaro sfila però a lato, potente ma poco precisa.
Napoli che nonostante la voglia non riuscirà comunque a creare lampanti occasioni da goal.

Al cinquantaseiesimo, quindi, la Lazio raddoppia: punizione battuta dalla trequarti destra con Dias che s’infila in area di rigore anticipando il diretto marcatore per mettere la zampata che vale il 2 a 0.

Giusto quattro minuti e Dossena riaprirà il match: Lavezzi batte una punizione sulla trequarti destra con il pallone che dopo una deviazione in mezzo all’area sfilerà sul secondo palo dove arriverà il pronto inserimento dell’ex terzino Reds, che infilerà di testa.

San Paolo galvanizzato, Napoli che troverà quindi subito il pareggio: il solito Lavezzi centrerà una punizione dalla trequarti sinistra con il pallone che raggiungerà Maggio sul secondo palo il cui ponte aereo libererà Cavani per il più facile dei 2 a 2.

Lazio completamente in bambola, Mascara che si mangia un goal praticamente fatto: un errore difensivo, infatti, spiana all’ex capitano catanese la via del goal. Il tiro piazzato di Mascara è però respinto da un attentissimo Muslera.
Sul fronte opposto grandissimo contropiede laziale concluso da una cannonata di Brocchi con il pallone che dopo aver colpito la traversa interna rimbalzerà in porta per poi uscirne. L’arbitro però non se ne avvedrà e non convaliderà la rete.

Il goal è comunque nell’aria ed arriverà subito dopo: Zarate sfonderà sulla sinistra calciando in diagonale, De Sanctis respingerà a mano aperta ed Aronica interverrà goffamente sul pallone, spedendolo nella propria porta.

L’uno-due laziale – con traversa e rete del nuovo vantaggio nel giro di un amen – placa i bollenti spiriti partenopei, con il Napoli che perderà quindi l’incredibile slancio che l’aveva portato a trovare il repentino pareggio a cavallo dell’ora di gioco.
Al settantanovesimo, però, la partita s’infiamma nuovamente: Cavani riceve palla all’altezza del discetto del rigore e viene atterrato alle spalle dalla pressione di Biava, che lo disturba al momento del tiro. Calcio di rigore ed espulsione.

Sul dischetto si presenta quindi lo stesso Matador che spiazza il proprio connazionale Muslera firmando il tre pari.

Napoli che si sbilancerà quindi ulteriormente con l’ingresso di Lucarelli, andando a schierare una sorta di 4-2-4 che si rivelerà molto fruttuoso: a due dal termine, infatti, il solito Matador firmerà la sua tripletta personale scattando – in posizione regolare – alle spalle della difesa laziale sfruttando un assist di testa di Mascara per poi superare Muslera con un pallonetto morbido che chiuderà definitivamente il match.

COMMENTO

Succede di tutto, in quel di Napoli.

Partenopei che partono meglio, costruiscono gioco in maniera più convincente ma si fanno infilare dalla giocata personale di un Mauri sempre determinante nel suo club, bravissimo ad infilarsi nelle maglie della difesa avversaria per firmare la rete del vantaggio.

Come se non bastasse, poi, a dieci minuti dall’apertura della ripresa Dias troverà anche un raddoppio tutto sommato immeritato, nel senso che due goal di vantaggio sono effettivamente troppe per la Lazio.

A quel punto, proprio quando la partita sembra potersi essere chiusa così, lo scatto d’orgoglio dei padroni di casa, che nel giro di due minuti trovano un davvero insperato pareggio: dapprima Dossena, poi Cavani, ed il gioco è fatto.

Una volta riequilibrato il risultato è quindi tutto da rifare, per entrambe le squadre.

E ad effettuare questa sorta di ripartenza in maniera migliore è ancora una volta la Lazio, che dapprima troverà la rete del 3 a 2 con Brocchi – goal però non convalidato da una svista arbitrale – per poi trovare quella del definitivo nuovo vantaggio grazie alla goffa autorete di Aronica, che sbaglierà completamente l’intervento su respinta di De Sanctis.

A quel punto il grande entusiasmo dello stadio quanto dei giocatori in campo sembra praticamente scomparso. Napoli che prova quindi qualche avanzata un po’ confusa, senza molte idee… finendo però, negli ultimi dieci minuti di gioco, col riuscire addirittura a ribaltare il risultato.

Decisivo, in questo senso, quanto accade a dieci dal termine quando Cavani si lascia andare in area su pressione di Biava, espulso nell’occasione. Matador che segna quindi la rete del pareggio e Napoli che a quel punto potrà sfruttare la superiorità numerica per trovare una vittoria che ad inizio secondo tempo sembrava più lontana che mai.

Partita che definir rocambolesca è dire poco!

MVP

La sua tripletta risulta assolutamente decisiva, ancora una volta, per trovare la vittoria.
Non che brilli, rispetto ad altre volte, il buon Matador. Che però sotto porta dimostra anche oggi di aver trovato un feeling con il goal insperato, mai nemmeno solo lasciato intravvedere a Palermo.

Tre goal che pesano tantissimo e valgono oro. Il Napoli, squadra dal grandissimo carattere, c’è ancora: il Milan è avvisato.

TABELLINO

Napoli vs. Lazio 4 – 3
Marcatori: 29′ Mauri, 56′ Dias, 60′ Dossena, 62′, 80′ (pen.), 88′ Cavani, 68′ (og.) Aronica
Napoli (3-4-1-2): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Aronica; Maggio, Pazienza (12′ st Mascara), Yebda (39′ st Lucarelli), Dossena (32′ st Gargano); Hamsik; Lavezzi, Cavani.  A disp.: Iezzo, Santacroce, Ruiz, Sosa. All.: Mazzarri
Lazio (4-1-4-1): Muslera; Lichtsteiner, Biava, Dias, Garrido; Brocchi; Mauri, Gonzalez, Bresciano (38′ st Stendardo), Sculli; Zarate (38′ st Floccari). A disp.: Berni, Scaloni, Hernanes, Foggia, Kozak. All.: Reja
Arbitro: Banti
Ammoniti: Dias (L), Dossena (N), Brocchi (L), Campagnaro (N), Sculli (L), Cavani (N)
Espulsi: 35′ st Biava (L); 44′ st Reja (all.Lazio)

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Detto del match andiamo a stilare, con la calma e la lucidità del giorno dopo, le pagelle dello stesso.

Milan

Abbiati: 7
Poco impegnato, risponde comunque alla grandissima. Come quando sbatte la porta in faccia Pazzini, o quando nega a Motta la rete del pareggio con una parata superba di puro istinto.

Abate: 6,5
Sta raggiungendo livelli di gioco stabilmente più che accettabili. La serata non brillantissima di Eto’o lo aiuta e lui esce dal campo a testa più che alta.

Nesta: 6,5
Dirige con la solita grande maestria un reparto che soffrirà ben poco.

Thiago Silva: 6,5
Non è strabordante come al solito, ma posto al fianco di Nesta contribuisce a blindare alla grande l’area rossonera.

Zambrotta: 6
Tornato in campo dopo quattro mesi mostra un po’ di ruggine – come in occasione del rimpallo perso che spianerà a Pazzini la strada della porta – ma cresce con l’andar della partita. Innesto importante per questa fine di campionato.

Gattuso: 6,5
Solite grandi sostanza e carisma, propizia anche la rete del vantaggio.
(Dal 51′ Flamini: 6
Corre tanto, esattamente come gli è richiesto.)

Van Bommel: 6,5
Abbina quantità e qualità, disputando un’ottimo match. Colpisce anche, in maniera un po’ fortunosa, una traversa.

Clarence Seedorf: 7,5
Sale in cattedra ed insegna calcio, come nei momenti migliori della sua carriera. Era forse questo il suo ultimo derby: così fosse avrebbe di certo dato il miglior commiato possibile alla stracittadina milanese.

Boateng: 6,5
Tanta sostanza ed anche alcune giocate decisive. Come quella con cui lancia Pato in occasione dell’espulsione di Chivu.

Robinho: 6
Fosse freddo sotto porta ora probabilmente gli servirei un otto tondo tondo. Ma – ancora una volta – sbaglia davvero troppo.
(Dall’80’ Cassano: 5
Entra, si guadagna un rigore e lo segna. Nel giro di un paio di minuti, poi, si guadagna due gialli più che evitabili. Davvero un peccato.)

Pato: 8
Sicuramente il migliore in campo, dimostra ancora una volta di poter decidere la partita a suo piacimento.
(Dall’84’ Emanuelson: s.v.)

Inter

Julio Cesar: 6,5
Può poco o nulla sui goal subiti, nega invece più volte la gioia della rete a Robinho.

Maicon: 5
Che fine ha fatto il miglior terzino del mondo?

Ranocchia: 6
In occasione del primo goal ha un passaggio a vuoto preoccupante, ma essendo passati solo quaranta secondi probabilmente non aveva ancora la giusta tensione agonista. Poi bene o male si riscatta ed è tra i pochi a salvarsi.

Chivu: 4
In continua e costante difficoltà chiude la sua partita nel peggiore dei modi.

Zanetti: 6
E’ ancora una volta tra i pochi a salvarsi. Presidia bene la sua fascia di competenza, commettendo un’unica imprudenza (a partita comunque già chiusa).

Thiago Motta: 5,5
Prova a fare il suo. E se quel colpo di testa fosse entrato ora parleremmo forse addirittura di un’altra partita.

Cambiasso: 5
Gioca con sufficienza, quasi svogliatamente. Non sembra essere affatto in condizione, e patisce tanto. Motivo in più per cui Leonardo avrebbe dovuto approntare un centrocampo più folto e solido.
(Dal 71′ Stankovic: s.v.)

Sneijder: 5
Quasi impalpabile davanti, non aiuta i compagni in fase difensiva.

Pandev: 5
Lo scorso anno il suo arrivo aveva contribuito alla conquista del Triplete. Quest’anno, poi, la netta involuzione: il macedone Goran sembra essersi perso, e di certo non ha ritrovato la strada giusta nel derby.
(Dal 55′ Cordoba: 6
Entra a causa dell’espulsione di Chivu e prova a metterci una pezza.)

Pazzini: 5
Quasi ectoplasmatico.
(Dal 65′ Milito: 5
Un cambio che non cambia poi molto.)

Eto’o: 5
Erroraccio incredibile, come contro la Juventus. Con l’aggravante che in questo caso disputa un match ben lontano dai suoi standard.

Per ulteriori considerazioni tattiche e relative alle prestazioni dei due allenatori vi rimando al pezzo che scriverò in settimana per Pianeta Sport.

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CRONACA

Quarantadue secondi ed il Milan sblocca la partita: Pato scarica a Gattuso che prova a rendergli il pallone che finisce però all’accorrente Robinho, chiuso dall’uscita bassa di Julio Cesar. Palla che torna quindi al Papero, che avrà buon gioco a trovare la rete dell’1 a 0.

Due minuti giusti e Van Bommel prova ad accendere la luce: sul suo bel lancio a scavalcare la difesa, però, Robinho è in leggerissimo fuorigioco.
Fantasista brasiliano che si farà pescare in off side anche poco più tardi, su di una verticalizzazione del rientrante Zambrotta (ai box da dicembre).

Milan molto più in palla, Inter che prova a farsi vedere al sesto con un tiro molle di Pandev da fuori, che non crea la minima apprensione né ad Abbiati né ai tanti tifosi rossoneri accorsi a San Siro quest’oggi.
Al settimo è invece Sneijder a provarci. Il suo tiro da fuori si spegne però a lato, deviato in corner da un difensore. Sugli sviluppi dello stesso bravo Van Bommel a liberare l’area con un colpo di testa decisivo.

Sul fronte opposto bell’azione rapida dei Rossoneri con Pato che crossa da sinistra cercando di pescare Robinho, leggermente in ritardo in quest’occasione.
Al nono Abate sprinta sulla fascia e porta un cross lungo con Seedorf che si coordina benissimo calciando al volo, trovando però la mano di Maicon a negargli la gioia del possibile goal. Nell’occasione l’arbitro decide di lasciar correre, ma ci sarebbe potuto stare il rigore.

Cinque minuti più tardi l’autore della rete dell’uno a zero ci riprova, questa volta su punizione. La conclusione di Pato si infrange però sulla barriera, col pallone che rimpallerà quindi contro Van Bommel terminando poi la propria corsa sul fondo.
Sul fronte opposto si propone un’occasione simile, con Sneijder sul punto di battuta. Il trequartista olandese, forse disturbato da un laser, calcerà il pallone ben alto sopra la traversa.

Inter comunque in palese difficoltà sui capovolgimenti di fronte: al diciottesimo prova quindi ad approfittarne Boateng, ma il suo destro da fuori è chiuso in angolo.
Sugli sviluppi dello stesso la palla carambola al limite dell’area in direzione di Seedorf. Il centrocampista Oranje questa volta non riuscirà a coordinarsi a dovere, calciando ben sopra la traversa.

Nel predominio milanista arriva, al diciannovesimo, un’occasionissima per l’Inter: Zambrotta si dimostra troppo molle, infatti, perdendo un pallone che sarà rimpallato da Pazzini, la cui conclusione sarà però centrale e parabile senza grandissimi problemi da Abbiati.
Al ventiquattresimo torna a farsi vedere il Milan: Boateng scarica al limite in direzione di Pato che dopo una doppia finta si libera per il tiro, deviato però in angolo da un difensore. Sugli sviluppi dello stesso ci sarà il tentativo dalla distanza di Zambrotta, la cui conclusione si spegnerà però sopra la traversa.

Un minuto e Pato si infilerà alle spalle di Chivu bruciando il difensore romeno ma venendo poi chiuso, una volta entrato in area, da un grandissimo intervento di Ranocchia.
Un altro minuto e Robinho convergerà in area da sinistra trovandosi proprio a tu per tu con Ranocchia. Nell’occasione il fantasista brasiliano si lascerà cadere a terra, venendo ammonito per simulazione.

Al trentaseiesimo bel contropiede del Milan che si trova all’altezza della linea di metà campo in situazione di due contro due con Robinho che effettua un filtrante lunghissimo a mettere in movimento Pato. Il Papero, però, nell’occasione si allargherà troppo, sprecando un’occasione d’oro.
Un minuto e Van Bommel scoccherà un gran tiro dalla distanza che, deviato, terminerà la sua corsa contro la traversa.

Partita che tornerà quindi ad infiammarsi: sul fronte opposto bel colpo di testa di Motta sugli sviluppi di un corner, con Abbiati che effettuerà però un miracolo gettandosi alla propria destra.
Al trentanovesimo, poi, tiro da fuori di Sneijder, che non troverà lo specchio di porta.

Al quarantatreesimo errore incredibile di Eto’o: cross da destra spizzato da Cambiasso per un solissimo camerunense che – sul secondo palo ed a due passi dalla porta – colpirà di prima intenzione, spedendo la palla a lato.
E proprio questo erroraccio dell’ex stella del Barcellona chiuderà uno splendido primo tempo, giocato su ritmi piuttosto alti rispetto agli standard del nostro campionato.

La ripresa si apre su ritmi un tantino inferiori rispetto alla prima frazione di gioco.
La prima occasione degna di nota arriva quindi solo al cinquantaquattresimo quando Boateng verticalizza per Pato che sprinta con uno scatto incredibile alle spalle di tutta la difesa nerazzurra tagliando da sinistra a destra, venendo quindi in contatto con Chivu al limite dell’area. Rizzoli non ha quindi dubbi: calcio di punizione ed espulsione per il centrale rumeno.

Sul punto di battuta si presenta quindi Thiago Silva che effettuerà un tiro potentissimo dritto per dritto, con Julio Cesar che riuscirà però a respingere di pugno. A questo punto potrebbe quindi arrivare il facile tap-in di Boateng, che però si coordinerà male, spedendo palla alle stelle.
Milan che proverà quindi subito a sfruttare la superiorità numerica con Abate che scenderà sulla destra provando a saltare Javier Zanetti, bravo però a chiudere in angolo il terzino ex under 21.

Al sessantaduesimo splendida azione orchestrata dai Rossoneri, che raddoppiano: la buona circolazione di palla porta Seedorf a gestire la sfera al limite dell’area con il centrocampista ex Inter che apre il gioco per Abate con uno splendido tocco di esterno destro. Abate che a quel punto controllerà di petto provando poi un tiro scoccato malissimo, che diventerà quindi involontario assist per il 2 a 0 facile facile del solito Pato.

Milan che poco più tardi avrà la possibilità di dilagare con Robinho che riuscirà a liberarsi in qualche modo in area, trovando però l’uscita di Julio Cesar a frapporsi tra lui e la rete.
Nemmeno un minuto e lo stesso fantasista brasiliano servirà Seedorf che filtrerà immediatamente per Boateng, la cui conclusione sarà smorzata in angolo da un difensore.

Robinho che dimostra comunque tutta la sua poca freddezza sotto porta quando al settantaduesimo proverà a effettuare un goal d’autore a tu per tu con Julio Cesar, finendo però con lo sprecare una ghiottissima occasione per mettere una pietra tombale sul match.
Al settantacinquesimo, comunque, il Milan triplicherebbe: Robinho dimostra infatti di essere molto più a suo agio nelle vesti dell’assistman servendo a Flamini un cioccolatino da dover solo spingere alle spalle del portiere avversario. Il guardalinee, però, rileva la posizione di fuorigioco del mediano francese, che si vedrà quindi annullare la rete.
Robinho un paio di minuti più tardi calcerà quindi un ennesimo pallone contro al portiere avversario, giusto per rimarcare il proprio scarso feeling con il goal.

All’ottantottesimo si compie quindi il definitivo patatrac: Seedorf lancia Cassano che stoppa bene di petto, finendo poi a terra una volta entrato in contatto con Javier Zanetti. Rizzoli non ha dubbi: rigore ed ammonizione.
Sul dischetto si presenta quindi lo stesso Pibe de Bari che spiazza Julio Cesar, pur con un tiro certo non irresistibile: 3 a 0.

Cassano che macchierà però la sua partita prendendo due ammonizioni nell’arco di un paio di minuti: prima levandosi la maglia in occasione dell’esultanza per il suo goal, poi effettuando un fallo piuttosto banale su Cordoba.

COMMENTO

Bel derby, bandiere a parte.
Partite così intense – non che si sia giocato su ritmi folli, ma rispetto a ciò che siamo abituati è comunque tanta roba – si vedono raramente in Serie A e qualsiasi sia la vostra fede calcistica non potete che averne goduto.

Milan letteralmente straripante nella prima metà del primo tempo. Milan che nel complesso ha comunque assolutamente meritato la vittoria.

Leonardo consegna infatti le chiavi del centrocampo alla sua ex squadra schierando il suo 4-2-fantasia che vede i Nerazzurri andare completamente sotto proprio nel reparto nevralgico del campo.
Adottare questo modulo, poi, porta la squadra capitanata da Javier Zanetti a soffrire moltissimo in fase di non possesso: le tre punte aiutano poco un centrocampo dove lo stesso Sneijder, schierato in posizione di trequartista, rientra a fatica. Inter che si trova così a gestire la fase difensiva con sei soli uomini, subendo moltissimo tanto le avanzate manovrate quanto i contropiedi fulminanti portanti dagli avversari.

Allegri che vince quindi nettamente, dal punto di vista tattico, il derby con il suo predecessore. E chissà che anche il buon Buffa, delle cui idee parlai proprio alla vigilia del derby, ora non si sia un pochino più convinto della bontà del lavoro dell’ex tecnico cagliaritano.

Milan superiore in tutte le zone del campo, quindi. Milan che soffre solo sporadicamente e più su episodi che altro.

Quando si ha un Seedorf così nel motore ed un Pato capace di spaccare la partita a proprio piacimento, poi, il gioco è fatto.
Questo match era da molti considerato una sorta di finale Scudetto. Non saprei dire se sarà davvero così o meno, dato che la matematica tiene ancora in gioco tre squadre oltre ai Rossoneri, ma di certo questa vittoria risulta importantissima alla corsa al Tricolore.

Notevole, in questo senso, il carattere messo in campo dagli uomini vestiti di rosso e di nero, che hanno preso il sopravvento sugli avversari proprio da questo punto di vista, in primis.

Chiosa finale su Robinho e Cassano: il primo, sempre generosissimo, fa molto movimento, aiutando la creazione di spazi. In zona goal, però, si conferma ancora una volta una vera e propria sciagura. Arrivato alla sua età difficile pensare possa migliorare di molto la freddezza sotto porta, ma un qualche allenamento specifico in tal senso proverei a farglielo fare.

Il secondo, invece, gioca ancora una volta a scartamento ridotto, ma pone comunque la sua firma sul match.
Certo, peccato poi macchiare il tutto con quell’espulsione… la delusione dipinta sul suo volto alla fine della partita stessa, però, è molto indicativa.

MVP

Pato decide il match praticamente da solo, segnando le due reti che mettono al sicuro il risultato e costringendo Chivu all’espulsione che di fatto pone una sorta di pietra tombale su quest’importantissimo derby.

Come detto, però, honorable mention anche per Seedorf, davvero divino quando riesce a proporsi su questi standard.

TABELLINO

Milan vs. Inter 3 – 0
Marcatori: 1′, 62′ Pato, 89′ Cassano
Milan (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Nesta, T. Silva, Zambrotta; Gattuso (6’st Flamini), Seedorf, van Bommel; Boateng, Pato (38’st Emanuelson), Robinho (35’st Cassano). A disp.: Amelia, Yepes, Antonini, Merkel. All.: Allegri
Inter (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Ranocchia, Chivu, J. Zanetti; T. Motta, Cambiasso (25’st Stankovic); Pandev (10’st Cordoba), Sneijder, Eto’o; Pazzini (18’st Milito). A disp.: Castellazzi, Materazzi, Nagatomo, Kharja. All.: Leonardo
Arbitro: Rizzoli
Espulsi: 9′ st Chivu (I); al 47’st Cassano.
Ammoniti: Robinho (M), van Bommel (M), Zambrotta (M), Maicon (I).

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CRONACA

Juve subito pericolosa: dopo nemmeno un minuto di gioco Krasic crossa da destra con la difesa che allontana malamente un pallone che finisce ad Aquilani, il cui destro non inquadra però la porta.
Quattro minuti ed è Pepe a centrare un pallone che viene girato verso la porta da Matri, il cui colpo di testa è però preda di Arcari.

Dopo i primissimi minuti sembra comunque essere il Brescia a prendere in mano il pallino del gioco.
A concretizzare questo lavoro ci prova quindi Nicolas Cordova, il cui destro a giro su punizione fredda Buffon sfiorando però solo il palo alla sua destra.

Al diciottesimo poi mezza papera di Buffon che esce su di una punizione-cross di Diamanti lasciandosi però sfuggire il pallone e causando un po’ di parapiglia nella propria area, con i suoi compagni che accorrono però in suo aiuto per tamponare una situazione che avrebbe potuto trasformarsi da incresciosa a drammatica.
Al ventitreesimo, però, arriva la rete juventina: Cordova liscia un pallone davanti alla propria area, Matri lo alza in direzione di Krasic che calcia di mezzo collo esterno, bucando imparabilmente Arcari per l’1 a 0.

Sette minuti più tardi bell’azione sulla destra della Juve con Sorensen che si sovrappone a Krasic per centrare un cross basso molto interessante che è però bucato sotto porta da Matri.

Al quarantaduesimo c’è però il pareggio delle Rondinelle: Vass crossa da sinistra, Chiellini si fa scavalcare dalla traiettoria ed Eder colpisce al volo bucando Buffon e la sua uscita: 1 a 1.

Ad inizio ripresa buona occasione per Pepe che sugli sviluppi di un angolo riceve al limite dell’area piccola, incartandosi però con il pallone tra i piedi senza riuscire a colpire a rete.
Poco più tardi un rimpallo al limite libera Matri in area che ci mette però troppo a colpire a rete, venendo chiuso dal tackle scivolato di Zambelli.

Al cinquantesimo bella iniziativa di Del Piero che si allarga a destra andando a trovare il fondo per crossare un bel pallone nel mezzo laddove Aquilani viene però anticipato dal solito Zambelli.
Sei minuti più tardi un tiro di Aquilani è rimpallato da un difensore e Chiellini si trova tutto solo in area con la palla al piede, ma cincischia troppo e si fa chiudere dal ritorno di un difensore.

Un altro paio di minuti e Pepe effettua un lancio splendido per Krasic che semina Daprelà in velocità per andare a stoppare il pallone in area presentandosi a tu per tu con Arcari, calciando però il pallone molto male (ignorando, per altro, Matri, che stava accorrendo in mezzo).
Juve che crea le occasioni più interessanti di questo inizio di ripresa, Brescia che abbassa un po’ il baricentro rispetto ai primi quarantacinque minuti di gioco.

Al sessantaquattresimo prova a farsi rivedere in avanti il Brescia con Eder che calcia da fuori senza però trovare lo specchio di porta, pur sfiorando il palo alla sinistra di un Buffon battuto.

Al sessantottesimo Del Piero parte dalla trequarti, punta l’area inseguito da un paio di uomini, ne salta un terzo e calcia dal limite, bucando Arcari. 2 a 1.

Due minuti ed il Brescia resta in dieci: Mareco effettua un’ostruzione su Matri guadagnandosi il secondo giallo della sua partita.
All’ottantacinuesimo Del Piero lancia Krasic nello spazio il che centra un pallone liberato però in corner dalla difesa.

Sullo sviluppo dell’angolo bel colpo di testa di Toni che mette in difficoltà Arcari, che però respinge. Sulla palla arriva quindi Krasic che potrebbe effettuare un tap-in facilissimo ma viene disturbato da Chiellini, che per arrivare sul pallone finisce per spingerlo e metterlo fuori tempo, con la palla che quindi, colpita, termina sul fondo.

COMMENTO

Buon Brescia nel primo tempo, discreta Juventus nella ripresa. Nel complesso partita certo non esaltante che poteva finire un po’ in qualsiasi modo e che è stata decisa dalla giocata di un singolo, Alessandro Del Piero, che a trentasei anni sa ancora decidere i match da par suo. La classe non è acqua, del resto, ed è il minimo dare a lui il titolo di MVP del match.

Juventus comunque ancora ben lontana dall’essere anche solo lontana parente di quella Juve che potemmo apprezzare prima di Calciopoli.

Difesa spesso un po’ in affanno, centrocampo spesso con poche idee, attacco tutto sommato asfittico.

Dal canto loro le Rondinelle dimostrano invece, specialmente nei primi quarantacinque minuti, di non meritare la brutta posizione di classifica che occupano: squadra capace di mettere sotto praticamente per l’intero primo tempo gli avversari con un gioco ragionato per quanto poco incisivo.

Nota a margine: ritmi comunque piuttosto bassi. Il calcio inglese è ben altra roba.

TABELLINO

Juventus vs. Brescia 2 – 1
Marcatori: 23′ Krasic, 42′ Eder, 68′ Del Piero.

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Riporto qui il pezzo scritto per il Pallonaro riguardo all’esperienza vissuta domenica scorsa in quel di San Siro.

Guardare una partita essendo presente allo stadio piuttosto che godersela standosene al comodo in poltrona è diversissimo, e sotto molti punti di vista.
Come in ogni cosa ci sono i pro ed i contro: da una parte hai la possibilità di goderti al meglio i movimenti di tutti e ventidue gli effettivi in campo, di vivere la partita immerso nello stesso ambiente in cui si calano i suoi protagonisti, di respirare calcio ancor più che da casa. Dall’altra, però, è pur vero che distrarsi è più facile, che non hai uno zoom come quello della telecamera che può consentirti di seguire al meglio ogni fase di gioco, che non esistono replay per farti apprezzare meglio un’azione in cui tutto non ti è chiaro e, perché no, rischi anche di tornare a casa dopo aver preso una dose di freddo che tutto sommato ti saresti voluto evitare.

Tutto questo per dire cosa?
Semplice: domenica mi sono potuto recare allo stadio di San Siro, su invito della Gazzetta dello Sport, per assistere a Milan – Bari, ovvero sia il più classico dei testa-coda. Il tutto è stato possibile in corrispondenza con il lancio di una campagna pubblicitaria come “Tutto il rosa della vita”, che ha portato noi spettatori ad assistere, nel pre-partita, ad un divertentissimo siparietto in cui attori mascherati da calciatori sono scesi in campo per fare un po’ di tutto, dal simulare giochi da spiaggia sino al ballare a mo’ di Nureyev.

Partita tutto sommato non propriamente esaltante, quella cui ho potuto quindi assistere dal primo anello arancio di San Siro.
Da una parte un Bari molto più che remissivo, capace di passare in vantaggio solo grazie ad uno schema su calcio piazzato (e, soprattutto, grazie ad un errore quasi incredibile di un po’ tutta la difesa milanista, assolutamente immobile sul taglio di Rudolf), dall’altra un Milan che ha probabilmente compiuto l’errore di prendere troppo sotto gamba l’impegno, finendo per giocare una prima frazione assolutamente senza mordente riuscendo a scuotersi solo dopo i quindici, preziosissimi, minuti di intervallo.

Milan che quando ha deciso di accelerare ha comunque palesato la propria netta superiorità tecnica. Ma del resto quando si possono schierare giocatori come Pato, Robinho, Ibrahimovic e Cassano difficilmente si finirà con l’incappare in avversari tecnicamente più dotati.
A favorire il ritorno del Milan, che nel secondo tempo segnerà tre reti (di cui due però giustamente annullate), sarà comunque, ancor più di questa superiorità, l’atteggiamento del Bari, che nel secondo tempo non farà nemmeno più finta di “giocare” la partita. Chiusisi nella propria metà campo, difatti, i giocatori di Mutti finiranno col difendersi quasi costantemente con ben sei uomini in linea ed un centrocampo a tre a fare quasi esclusivamente da filtro, anziché pensare anche alla costruzione del gioco.
Atteggiamento tattico davvero ai limiti del guardabile e che soprattutto consegnerà in pieno le chiavi del match al Milan.

Atteggiamento, questo, che non cambierà nemmeno quando il Milan finirà col rimanere in inferiorità numerica. E qui debbo per un attimo aprire una parentesi: seguendo il match dallo stadio non mi ero assolutamente accorto del colpo inferto da Ibrahimovic a Rossi, perché impegnato a seguire il pallone più che il resto. Avessi avuto la possibilità di godermi subito un replay…
Anche in dieci, comunque, il Milan non arretrerà di un sol passo, né il Bari proverà anche solo a fingere di avanzare. E il tutto si tramuterà nell’1 a 1 di Cassano, con Emanuelson a bucare benissimo il fronte destro della difesa barese con un bel filtrante a servire Antonini, il cui cross sarà un cioccolatino per Antonio da Bari Vecchia, bravo a girare in porta il pallone.

In conclusione, quindi, una piccola parentesi proprio sul caso Ibrahimovic: nel rivedere le immagini il colpo a Rossi è netto ed ingiustificabile. Giustissima quindi l’espulsione, così come ci stanno le tre giornate di squalifica inflitte al giocatore.
Un po’ un peccato, invece, il paventato ricorso che il Milan sarebbe pronto a fare per tentare di diminuire la squalifica: le immagini sono inequivocabili e di fronte a gesti così palesi le società dovrebbero avere il buon gusto di non provare ad intervenire in tal senso.

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Domenica ho avuto l’onore ed il piacere di recarmi a San Siro, su invito della Gazzetta della Sport, in occasione dello scontro tra Milan e Bari, ovvero sia il più classico dei testa-coda. E proprio seguendo la partita dalle tribune anziché dalla televisione ho potuto fare caso a delle sfumature che vengono perse nel seguire i match da casa (va comunque altresì detto che ce ne sono altrettante che vengono invece perse nel guardare una partita allo stadio piuttosto che in tv). Ecco quindi qualche spunto interessante su cui mi è venuto da riflettere in merito a questo match.

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Domenica 13 marzo ho avuto la possibilità di recarmi allo stadio, su invito della Gazzetta dello Sport, a vedere Milan-Bari, ovvero sia la prima contro l’ultima classificata della nostra Serie A.
Il tutto, come avrò poi modo di constatare una volta là, per seguire da vicino quanto organizzato dal giornale Rosa stesso nell’ottica della sua campagna “Tutto il rosa della vita“.

In questo senso davvero molto simpatico, ed apprezzato dal pubblico, il siparietto del pre-partita: attori travestiti da calciatori che una volta scesi in campo si sono messi a fare di tutto. Da chi si è messo cuffia ed occhialini ed ha simulato una nuotata, a chi si è messo a ballare, fino a chi ha giocato a racchettoni o a frisbee.
Siparietto piuttosto inusuale ma che ha davvero messo di buon umore tutti quanti, sugli spalti.

Una volta usciti dal campo gli attori, quindi, spazio alla partita.

Primo tempo piuttosto moscio, con un Milan poco convinto e scarsamente incisivo, forse sceso in campo sottovalutando un po’ un impegno che sembrava ampiamente alla portata ed un Bari fin da subito pronto a fare barricate più che ad incidere offensivamente.

Nonostante questo è comunque proprio la squadra ospite a passare piuttosto clamorosamente in vantaggio, gelando davvero tutto lo stadio (meglio non riportare qui i commenti che hanno seguito il goal dei Galletti…).

Notevole, in tal senso, l’errore della retroguardia Rossonera, assolutamente immobile sulla posizione di Almiron con un Rudolf lasciato quindi liberissimo di tagliare da sinistra fin sul primo palo per battere poi Abbiati con un diagonale tutto sommato non irresistibile.

Match che cambia quindi nella ripresa quando il Milan, alla ricerca della vittoria, scende in campo in maniera molto più convinta rispetto ai primi quarantacinque minuti, mettendo alle corde gli avversari.

Bari che finisce quindi col difendersi con addirittura sei uomini, tenendo comunque tendenzialmente tutta la squadra dietro alla linea del pallone. Scena quasi triste, potremmo dire.

Seconda frazione in cui succede comunque un po’ di tutto. Nella metà campo barese.

Perché, ed anche questa è cosa che oserei dire triste, i baresi rinunciano praticamente a giocare, anche solo di rimessa. In quarantacinque minuti, difatti, i giocatori di Mutti riescano a rendersi pericolosi in una sola occasione.
Dire poco sarebbe un eufemismo.

Succede di tutto, dicevo. Perché al Milan vengono annullati – probabilmente giustamente – due reti. E viene pure espulso Ibrahimovic, anche in questo caso in maniera corretta.

La prima rete annullata, giusto in apertura di ripresa, la sigla Robinho che va a raccogliere una sponda aerea di Ibrahimovic per bucare Gillet sottomisura. Il tutto succede giusto in linea a me e debbo dire che, a naso, pareva che il fantasista brasiliano fosse in effetti – per quanto di molto poco – in fuorigioco.

La seconda viene invece annullata allo stesso Ibrahimovic, che lanciato dalle retrovie stopperà di braccio per poi battere Gillet senza grossi problemi.

Ibrahimovic che, come detto, poco più tardi sarà espulso per una manata in pancia a Rossi, che dopo aver ricevuto un cazzotto da Chivu finisce vittima anche di un raptus di follia dello svedese.

A decidere il match è quindi Antonio Cassano da Bari Vecchia. Subentrato nella ripresa, difatti, l’ex talento dei Galletti andrà a sfruttare alla grande un cross di Antonini, a sua volta ben imbeccato da Emanuelson, bucando Gillet al volo.

Partita tutto sommato non esaltante, ma che di certo valeva la pena vedere.

Per ulteriori spunti tattici vi rimando quindi al pezzo scritto per Pianeta Sport e che si riferisce proprio a questo match.

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