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Dopo l’1 a 1 del Barbera le Primavere di Milan e Palermo si erano date appuntamento a ieri sera per decidere chi tra le due si sarebbe impossessata del trofeo in palio, la trentottesima edizione della Coppa Italia Primavera.

Il tabellone al mio arrivo allo stadio
A fare da cornice a questo evento storico per entrambe le società è stato niente popò di meno che lo stadio di San Siro, traboccante di storia gloriosa e voglia di nuovi campioni.
Non abitando lontanissimo rispetto a Milano ho colto al volo l’occasione di andare di persona a saggiare le qualità dei tanti ragazzi di talento in campo. Le poltroncine rosse del primo anello di San Siro, quindi, sono state la mia casa in quel paio d’ore passato a guardare le due squadre darsi battaglia prima, i ragazzi di Stroppa alzare al cielo il trofeo poi.
Ma partiamo con ordine iniziando, anzitutto, dal palmares di questa competizione vinta una sola volta in tutto dalle due squadre. Perché nel corso della sua storia la società siciliana, campione d’Italia in carica a livello Primavera, non era mai riuscita ad imporsi in questa competizione. Impresa che era riuscita una sola volta, invece, alla squadra allenata da Giovanni Stroppa: correva la stagione 1984/1985 e proprio nei giorni in cui il sottoscritto stava per venire al mondo Maldini, Costacurta e compagni guidarono la propria compagine ad assicurarsi per la prima – e fino a ieri ultima – volta questo trofeo.
Milan che, quindi, nonostante sia uno dei club più quotati d’Italia non aveva una grandissima tradizione relativamente alla Coppa Italia Primavera. Il tutto al contrario dei cugini Nerazzurri, in passato già vincitori di questo trofeo per ben cinque volte, e del Torino che comanda il palmares con sette vittorie assolute.
Ma il Milan, del resto, non ha mai ripetuto con la propria Primavera i grandi trionfi che ha saputo raccogliere con la prima squadra: se andiamo a vedere il palmares del Campionato, infatti, troviamo come i Rossoneri si siano riusciti ad imporre una sola volta nello stesso, per di più nell’ormai lontano 1964/1965.
Anche alla luce di quanto appena detto, quindi, ecco che quanto compiuto da capitan Romagnoli e compagni risulta essere una mezza impresa: dopo tanti anni, infatti, la Primavera Rossonera torna ad imporsi in un trofeo importante come questo.
Il cammino del Milan è stato quello di uno schiacciasassi che ha tentennato solo nel derby. Dopo essersi facilmente liberato del Cagliari nel primo turno eliminatorio (4 a 0 il risultato totale), infatti, il Diavolo ha sofferto con l’Inter dove dopo la sconfitta per 2 a 0 dell’andata è servita un’impresa al ritorno per accedere agli ottavi di finale. Forti del 3 a 2 totale, quindi, i Rossoneri hanno acceduto al turno successivo dove ad attenderli c’era la vittima sacrificale Chievo, distrutta con un 7 a 2 complessivo. Vita facile anche ai quarti (5 a 1 al Cittadella) e nessun problema nemmeno in semifinale (3 a 1 all’Empoli).

Le due squadre al loro ingresso in campo
Venendo alla partita in sè c’è invece poco da dire, forse. Perché fondamentalmente c’è stato un dominio milanista dal primo all’ultimo minuto con la squadra di Pergolizzi incapace di contenere adeguatamente in particolar modo gli esterni offensivi avversari quanto di pungere poi a sua volta quando provava a portarsi in attacco.
Nel fare i giusti complimenti alla banda-Stroppa non si può però ignorare del tutto il fatto che sia palese come il compito dei ragazzi vestiti di rosso e nero sia stato indubbiamente facilitato dalla pochezza degli avversari. Forti di una coppia offensiva di tutto rispetto composta da Giovio e Mbakogou, con le due punte supportate dal buon Laribi, ci si aspettava infatti che il Palermo potesse creare molti più danni alla retroguardia Rossonera.
I due però non sono stati un granché supportati dalla propria squadra che ha dato l’impressione di faticare a tenere il campo praticamente dal primo all’ultimo minuto.
Questo ha portato quindi Laribi ad assumere le sembianze di un ectoplasma più che di un giocatore, assolutamente avulso da una manovra quasi inesistente e impossibilitato ad incidere sulla partita con i suoi tentativi di passaggi smarcanti a liberare i propri compagni al tiro.
A questo si deve aggiungere la quasi totale incapacità delle due punte di cavar fuori qualcosa di buono dalle pur poche palle giocabili avute. E insomma, se tocchi dieci palloni in tutta una partita e non riesci mai a combinarci nulla di buono ecco che conduci in porto una partita nella quale fondamentalmente non causi nessun vero pericolo alla porta avversaria.
E questa è stata la partita di ieri: un match controllato in lungo ed in largo dal Milan ma consegnato tra le braccia dei Rossoneri proprio da un Palermo che ha lasciato parecchio a desiderare.
Detto della pochezza ospite, comunque, è anche giusto sottolineare i meriti di chi ha condotto in porto la vittoria. Nel farlo, quindi, potremmo quasi dire che si può riassumere la prestazione dei giovani Rossoneri con un “ali & compattezza“.

La Primavera Tim Cup aspetta di finire nelle mani di capitan Romagnoli
Mi spiego meglio: due sono state le armi che, fondamentalmente, hanno permesso ai padroni di casa di portare in porta la partita. Le ali e la compattezza della squadra, appunto.
Da una parte, infatti, Stroppa ha messo in campo un 4-3-3 molto quadrato. Ogni ragazzo sapeva esattamente quale fosse il proprio compito e nel vedere i giocatori Rossoneri muoversi sul campo sembrava di vedere un’orchestra recitare il proprio spartito a memoria. Le uniche due incognite della squadra risultavano quindi essere proprio le due ali, ovvero sia Verdi e Schenetti. Due giocatori dotati di grande mobilità ed ottimo talento, due ragazzi che con le loro giocate hanno messo in grave imbarazzo in più occasioni la retroguardia palermitana. I due giocatori che, fondamentalmente, avevano licenza di rompere ogni schema tattico per fare male agli avversari. E ci sono riusciti, risultando assolutamente determinanti per la vittoria finale.
La partita, tutto sommato, non è certo stata il massimo della vita. Il tutto proprio perché, come detto, il Palermo ha lasciato parecchio a desiderare, non contribuendo alla creazione di uno spettacolo di prima qualità.
Nel contempo, però, posso dire ne sia valsa la pena: oltre ad aver potuto osservare in prima persona come il lavoro tattico che viene fatto in Italia sin dalla tenera età sia di primissimo livello, infatti, ho avuto modo di vedere finalmente un Verdi giocare ad alto livello (sino ad oggi tutte le volte che l’avevo visto, allo stadio contro il Novara in Coppa Italia e al Torneo di Viareggio, aveva giocato piuttosto sottotono) e, ancora, uno Schenetti riproporsi come giocatore dalle capacità molto interessanti. Quest’ultimo, infatti, è un giocatore molto più lineare e con meno colpi nel proprio arco rispetto al più giovane compagno, ma resta comunque un’ala da seguire con molta attenzione.
Per finire, quindi, ecco le mie personalissime pagelle:
Palermo
Andrea Caroppo (1990): 6,5
L’ex portiere delle Rondinelle è l’unico della banda di Pergolizzi a salvarsi nella serataccia Rosanero. Il quasi ventenne portiere del Palermo subisce sì due goal, ma salva in più di un’occasione la propria porta. In particolare, nel finale, si esibisce in una doppia parata ravvicinata da urlo sulle conclusioni di Zigoni e Verdi, meritandosi più di un applauso.

I giocatori Rossoneri attendono la premiazione
Daniel Cappelletti (1991): 5
Subisce, assieme a tutti i suoi compagni di reparto, l’ottima serata di Verdi e Schenetti. A fine partita risulterà essere, tra l’altro, l’unico ammonito del match. Non certo una serata da ricordare per lui.
Andrea Adamo (1991): 5,5
Il centrale difensivo della nazionale under 19 ha a che fare con Zigoni, e lo annulla. Almeno nel primo tempo. Nella ripresa, poi, pare calare un po’ fisicamente, tanto che mister Pergolizzi decide di sostituirlo ad una ventina di minuti dal termine. Nel marasma generale, comunque, lui è uno dei pochi a combinare qualcosina in più dei suoi compagni.
Adriano Siragusa (1990): 5
Vale per lui un po’ lo stesso discorso fatto per Cappelletti. E’ proprio dalla sua parte, poi, che sfonda per due volte Verdi, in occasione di entrambi i goal Rossoneri. Se Cappelletti non serberà un grande ricordo di questo match altrettanto si può dire di lui.
Francesco Pitarresi (1990): 5
E’ uno dei tanti ’90 della formazione di Pergolizzi. Anche lui come i suoi compagni, però, non sfrutta la maggiore maturità rispetto alla maggior parte degli avversari, risultando praticamente impalpabile.
Gianmarco Corsino (1991): 5,5
Mezzo punto in più a Corsino, ma solo sulla fiducia. In campo, infatti, il motorino della fascia destra palermitana non è che brilli molto più dei propri compagni, anche se rispetto a molti di essi ci mette più cuore e grinta. Il tutto, comunque, non basta: Corsino è infatti evanescente e finirà per correre praticamente a vuoto per lunghi tratti del match.
Guido Davì (1990): 5
Sarebbe lui l’uomo deputato a dare equilibrio alla squadra gestendo il centrocampo e la palla. Anche Davì così come i suoi compagni, però, non incappa in una grandissima serata, non riuscendo a fare né l’una né l’altra cosa a dovere. Peccato, perché a livello giovanile questo ragazzo, tra i pochi superstiti della squadra che si impose un anno fa in campionato, è un centrocampista molto apprezzato.

I giocatori della Primavera Rossonera si fanno immortalare con il Trofeo
Francesco Ardizzone (1992): 5,5
Pur essendo il più giovane (assieme a Mbakogou) tra gli undici palermitani in campo da subito Ardizzone dimostra di non difettare in quanto a personalità. E’ proprio lui, infatti, a risultare il giocatore del centrocampo Rosanero con più voglia di combattere su ogni pallone. Proprio in questo senso mi ha lasciato piuttosto stupito vedere come sia stato proprio lui a lasciare il campo per dare posto a Sposito ad inizio ripresa.
Karim Laribi (1991): 5
Come detto in fase di commento Laribi è un giocatore che agendo tra le linee di centrocampo ed attacco sa spesso mettere in grave difficoltà le retroguardie avversarie con i suoi tocchi smarcanti frutto di una visione di gioco sopraffina e di piedi piuttosto educati. Ieri, però, non è stato praticamente mai innescato dai propri compagni e non ha nemmeno trovato in Mbakogou e Giovio due partner affidabili, finendo quindi per perdersi nella mediocrità assoluta tanto da essere poi sostituito da Pergolizzi all’undicesimo del secondo tempo.
Jerry Mbakogou (1992): 5
Personalmente avevo rivestito di grandi aspettative questo ragazzo che visto nel corso dell’ultimo Viareggio mi aveva piuttosto impressionato: fisico notevole, potenza inaudita per un diciassettenne e velocità da scattista abbinati ad una buona tecnica. Un mix micidiale per un giocatore cui, forse, manca solo più freddezza sotto porta. Ieri, però, il buon Jerry ha tradito le attese disputando una gara assolutamente negativa. I suoi compagni non lo hanno certo aiutato ma anche quando ha avuto tra i piedi palloni giocabili non li ha certo fatti fruttare a dovere.
Marco Giovio (1990): 4,5
Dò all’ex Varese Giovio la palma di peggiore in campo per un semplice motivo: ad incidere su questa decisione non è solo la prestazione in sè, che non differisce molto da quella del compagno di reparto, quanto il fatto che da uno dei giocatori più maturi dell’intero match nonché dal capitano ospite ci si aspetta che sia in grado di suonare la carica al momento giusto. Lui, invece, resta abulico per tutto il corso del match, segnando la mesta sconfitta dei suoi.

L'incontenibile gioia dei Rossoneri al termine del match, mentre posano con la Coppa
Antonio Sposito (1990): 5,5
Subentrato al primo minuto della ripresa ad Ardizzone prende il posto del compagno in tutto e per tutto, non riuscendo comunque a dare molto più di quanto non avesse già fatto Francesco nel corso della prima frazione.
Marco Pergolizzi (1992): 5
Subentrato all’undicesimo della ripresa a Laribi il figlio dell’allenatore della formazione Rosanero si piazza sulla sua fascia di competenza risultando comunque impalpabile quanto il compagno tunisino.
Eros Pellegrini (1990): 5
Subentrato ad Adamo a venti minuti dal termine non riesce a blindare la propria retroguardia, che subirà un altro paio di azioni pericolosissime orchestrate dagli avanti Rossoneri.
Milan
Filippo Perucchini (1991): s.v.
Piuttosto che dare 6 ad un ragazzo che ha trascorso novanta minuti quasi completamente inoperosi preferisco lasciarlo senza voto. Un sei, infatti, potrebbe lasciar intendere che abbia giocato giusto tanto da meritarsi una sufficienza stiracchiata, mentre così non è: serata tranquilla per il portiere Rossonero, ottimamente schermato dalla propria difesa.
Luca Ghiringhelli (1992) e Andrea De Vito (1991): 6
Discreta prestazione per i due terzini milanisti che coprono bene la propria zona di competenza limitandosi quasi sempre a svolgere il proprio compitino senza strafare. E’ proprio da prestazioni come le loro che si evince come in Italia il tatticismo sia portato a livelli altissimi già nelle formazioni Primavera.
Michelangelo Albertazzi (1991): 6,5
Il centrale dell’under 20 di Antonio Rocca disputa una partita ordinata controllando benissimo gli avversari di turno e dimostrando di essere una certezza assoluta a questo livello. L’intesa con capitan Romagnoli, poi, pare essere assoluta. Una vera sicurezza.

Albertazzi posa con il trofeo appena conquistato
Simone Romagnoli (1990): 7
Unico ’90 (assieme a Strasser) schierato dall’inizio da Stroppa, Romagnoli dimostra grande tranquillità ed intelligenza tattica: gestisce con non chalance ogni situazione di gioco prendendo per mano i propri compagni e guidando una solidissima difesa al compimento del proprio compito. Una chance di mettersi in mostra anche in prima squadra in questo finale di campionato la meriterebbe, forse.
Rodney Strasser (1990): 6,5
Dimostra di essere molto ordinato, segno di una grande crescita a livello tattico, questo centrocampista della Sierra Leone dotato di grande corsa e polmoni d’acciaio. Peccato solo che si faccia male dopo una ventina di minuti del secondo tempo, altrimenti avrebbe continuato a spadroneggiare con la sua fisicità là in mezzo al campo.
Giovanni Scampini (1991): 6
Non sbaglia niente, limitandosi al compitino, nei suoi quaranta minuti di gioco, quelli che precedono l’infortunio muscolare che lo costringerà ad abbandonare il campo.
Mitja Novinic (1991): 6
Tanta corsa per questo centrocampista sloveno poco appariscente ma sicuramente importantissimo negli equilibri tattici di mister Stroppa.
Andrea Schenetti (1991): 7
Solo Verdi fa meglio di lui. Tanta corsa e sostanza per quest’ala che risulta essere molto ficcante, al solito. Pur non avendo i colpi di genio del suo opposto dimostra di saper creare non pochi grattacapi alle difese avversarie, nello specifico a quella del Palermo. Giocatore da tenere davvero sott’occhio, a maggior ragione in un paese in cui di ali ne girano pochine…
Simone Verdi (1992): 7,5
E’ uno dei più giovani in campo, ma non si nota. Verdi prende infatti sulle spalle la propria squadra e la trascina ad una vittoria storica andando a segnare un grandissimo goal ad inizio match, con una conversione da destra chiusa da un gran tiro col piede debole, per poi servire l’assist del 2 a 0 a Zigoni nella ripresa. Incide tantissimo nel match, quindi, questo talentino dal dribbling ubriacante e dalla grande estrosità che vede sfumare l’8 in pagella solo a causa dell’imprecisione della seconda metà del secondo tempo, quando si mangerà un paio di goal sicuramente più facili di quello realizzato in precedenza.

E' Simone Verdi l'MVP del match
Gianmarco Zigoni (1991): 6,5
Inizia piuttosto male il puntero della nostra nazionale under 19. Zigoni passa infatti tutto il primo tempo a farsi mettere in ombra quasi costantemente da Adamo, salvo fare un paio di buone giocate che comunque si risolvono in un nulla di fatto. Nella ripresa, invece, alza notevolmente il proprio rendimento entrando molto di più nel vivo del gioco, combattendo con maggior veemenza su ogni pallone e risultando anche letale in zona goal. Buona prestazione, quindi, quella dell’ex trevigiano che griffa la conquista di questa Coppa con il goal che chiude i giochi.
Jordan Pedrocchi (1991): 6,5
Subentrato al quarantesimo all’infortunato Scampini Pedrocchi dimostra di essere più vivace del compagno andando ad accompagnare spesso la manovra offensiva della propria squadra e disimpegnandosi discretamente anche in fase di non possesso.
Nnamdi Oduamadi (1990): 6
Troppo veloce per risultare efficace. Così potremmo descrivere quest’ala nigeriana, un bip-bip stile cartoon che vola a velocità supersonica sulla fascia, tanto veloce da faticare a controllare il pallone. Che, puntualmente, finisce col perdere a favore degli interventi dei difensori avversari o per erroracci marchiani nel controllo dello stesso. Non si può dire sia assolutamente privo di qualità questo 20enne colored Rossonero, difficile però possa imporsi ad alto livello. Non nel breve periodo almeno.
Mattia De Sciglio (1992): 6
Subentrato poco oltre la metà della ripresa all’infortunato Strasser De Sciglio non ha modo di mettersi in gran luce, tenendo comunque bene la posizione senza grosse sbavature.

Ancora una volta i giocatori del Milan ritratti mentre aspettano la premiazione
Rivolgo il mio ringraziamento finale, quindi, a chi mi ha accompagnato in questa bella avventura di una notte di mezza primavera: Luca Fermi e Daniele e Graziano Michelini. A quest’ultimo vanno anche credits e ringraziamenti per le foto qui postate.
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