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Archive for the ‘Schede giocatori’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Sul prossimo numero di Pianeta Sport uscirà uno speciale sui campionati scandinavi e baltici curato anche dal sottoscritto. E proprio di un giocatore messosi in luce in uno di quei campionati, la Tippeligaen norvegese, vi parlerò oggi.

Nome: Baye Djiby Fall
Data di nascita: 20 aprile 1985
Luogo di nascita: Thiès (Senegal)
Nazionalità: senegalese
Altezza: 186 cm
Peso: 82 kg
Ruolo: punta
Club: Molde FK (in prestito dalla Lokomotiv Mosca)
Scadenza contratto: ?
Valutazione: 3.000.000 €

CARRIERA

Nato il 20 aprile del 1985 a Thiès, terza città più grande del Senegal, crebbe calcisticamente in Francia, passando per i settori giovanili del piccolo Saint-Louis Center prima e del rinomato Auxerre poi.

La sua carriera aggregato ad una prima squadra, quindi, iniziò a circa vent’anni quando si trasferì all’Amicale Sportive de Vitré, squadretta fondata nel 1907 a Vitré, appunto, e che attualmente milita nel Gruppo D del CFA francese (lo stesso campionato in cui, come abbiamo visto qualche giorno fa, era finito a giocare Kezman).

Il ragazzo, nonostante la giovane età, metterà da subito in mostra il suo grande feeling con il goal. In sedici match di campionato, infatti, metterà a referto otto reti, mediamente una ogni due partite disputate.
Il tutto gli varrà quindi la chiamata dei danesi del Randers, che lo ingaggeranno facendogli disputare tra le loro fila la stagione 2006/2007 in cui arriverà quarto in classifica capocannonieri con tredici reti all’attivo, confermandosi bomber di razza.

Avendo giocato solo in campionati minori, però, nessun club della nobiltà europea busserà alla sua porta così che il ragazzo deciderà di tentare l’avventura araba, finendo all’Al Ain, che però proprio poco dopo il suo arrivo subirà un cambiamento a livello di guida tecnica cosa questa che comporterà la sua esclusione dalla squadra.

Nel 2008, quindi, Baye deciderà di tornare in Danimarca, laddove aveva lasciato ottimi ricordi, firmando, questa volta, per l’Odense. E ancora una volta, dopo la sfortunata parentesi araba, Fall si dimostrerà bomber rapace realizzando diciotto goal in trentuno partite di SAS Ligaen ed attirando su di sè le attenzioni del Lokomotiv Mosca.

Davanti a lui, quindi, si schiudono le porte della Premier russa, occasione irrinunciabile per tentare poi l’assalto ai principali campionati del Vecchio Continente.
Sbarcato nella capitale russa, però, il ragazzo di Thiès non riuscirà a integrarsi nella nuova realtà, perdendo completamente il feeling con il goal. Nelle undici presenze effettuate con le Locomotive, infatti, non troverà mai la via della rete finendo con l’essere bocciato da tutto l’ambiente.

Proprio in seguito a questa bocciatura verrà quindi informalmente messo sul mercato finendo, dapprima, sulla lista dei desideri del Brondby, altro club danese che pareva intenzionato a puntare su di lui per rimpiazzare Morten Rasmussen, trasferitosi ai Celtic.
Qualche giorno più tardi, però, si inserì prepotentemente nella trattativa il Molde, club norvegese alla caccia di un sostituto di Mame Biram Diouf, che dalle parti dell’Aker Stadion era ormai diventato un idolo.

E chi meglio di un senegalese poteva provare a non far rimpiangere un altro senegalese?

Detto – fatto. Fall sbarca a Molde all’inizio dell’ultima stagione di Tippeligaen, quella finita giusto una settimana fa. Il tutto, ovviamente, in prestito per una stagione, ma con diritto di riscatto a favore della società norvegese.
Acquisto azzeccatissimo, quello di Baye Djiby Fall, che della Tippeligaen si laureerà il capocannoniere grazie alla realizzazione di sedici reti in ventotto match.

Probabile, quindi, che il Molde provi ora a riscattarne il cartellino, per evitare di perdere la propria punta di diamante.

Ma chissà che la sua esperienza in Norvegia non sia destinata a durare che pochi mesi. Quella in Russia, del resto, sembra essere stata più che altro una parentesi positiva e non è del tutto improbabile che se non a gennaio quantomeno a giugno qualche squadra militante in un campionato un po’ più nobile (come Olanda o Francia, ad esempio) possa voler scommettere su questo venticinquenne senegalese…

CARATTERISTICHE

E’ roccioso, il nostro Baye Djiby Fall.
Con il fisico che si ritrova, infatti, ha la possibilità di fare a sportellate anche con il difensore più fisicato senza colpo ferire.

E proprio le qualità fisiche sono uno dei suoi punti di forza: grazie ad esse, infatti, risulta difficile da marcare negli ultimi quindici metri, suo terreno di caccia preferito. Al tempo stesso, poi, è proprio la possenza del suo fisico ad aiutarlo nel gioco spalle alla porta su rinvio lungo, quando va a gravitare nei dintorni della trequarti avversaria per ricevere i rilanci di portiere o difensori e, temporeggiando, far salire la squadra, o giocare di sponda.

Oltre a sfruttare le sue peculiarità fisiche, comunque, Baye risulta essere anche un ragazzo molto determinato in ogni giocata e azione, tratto fondamentale di ogni bomber che si rispetti.
Destro naturale, poi, non disdegna affatto anche l’uso del mancino che pur non essendo dotato di un calcio preciso e potente quanto il suo piede prediletto ne risulta comunque essere un ottimo surrogato.

Uno dei suoi pezzi forti, poi, è il colpo di testa. Perché aiutato proprio da quelle importanti caratteristiche fisiche di cui dicevamo poc’anzi Fall risulta essere spesso incisivo nel gioco aereo.

Per finire, poi, è bene sottolineare anche un’altra caratteristica di primaria importanza per ogni prima punta: la rapacità.
Non sarà Inzaghi, certo, ma nonostante tutto il nostro Baye sa muoversi discretamente, andando spesso a trovarsi al posto giusto nel momento giusto, un po’ come se anche lui fiutasse nell’aria l’odore del goal.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Una stagione negativa può capitare a tutti.
Anche se, certo, il fatto che questa sia capitata proprio in corrispondenza del suo approdo nel campionato russo, quello più competitivo in cui ha mai giocato, non depone certo a suo favore.

Nonostante questo Baye Djiby Fall ha caratteristiche realmente interessanti e mi stuzzicherebbe molto vederlo in un campionato un poco più competitivo rispetto a quello norvegese, dove risulta praticamente dominante.
Ecco perché sarei ben contento se magari già nel corso del prossimo mercato, tra un paio di mesi scarsi quindi, qualche squadra di Ligue 1 si facesse avanti e lo riportasse là dove il ragazzo iniziò la sua carriera di calciatore, in Francia.

Perché avendoci vissuto per qualche anno e conoscendo bene la lingua e la cultura d’Oltralpe difficile il ragazzo potrebbe avere grandi problemi di adattamento.
Nel contempo, poi, potrebbe misurarsi con un campionato di ottimo livello, che certo non raggiunge le vette toccate da Inghilterra, Italia, Spagna o Germania ma che è tutt’altro che soffice.

Proprio la Ligue 1, insomma, potrebbe essere il trampolino di lancio perfetto per lui. Il tutto premesso che, ovviamente, non è assolutamente detto possa conquistarsi un posto nell’elite del calcio europeo perché nonostante le buone qualità di cui è in possesso non stiamo certo parlando di un fuoriclasse alla Van Basten…

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Nome: Bogdan Sorin Stancu
Data di nascita: 28 giugno 1987
Luogo di nascita: Piteşti
Nazionalità: rumena
Altezza: 182 cm
Peso: 74 kg
Ruolo: punta
Club: Steaua Bucarest
Scadenza contratto: 30 agosto 2013
Valutazione: 3.700.000 €

CARRIERA

In questi giorni sta animando le voci di mercato in Francia. Sembra infatti che sia destinato a trasferirsi in Ligue 1, accasandosi presso i nostri cugini transalpini. Ma andiamo con ordine…

Bogdan Sorin Stancu nasce il 28 giugno di ventitrè anni fa a Piteşti, città rumena di più di centocinquantamila abitanti che fa da capoluogo al distretto di Argeş.

Calcisticamente muove i primi passi in una delle scuole calcio della sua città, la Leo Ianovschi. Nel 2005, quindi, passa al Dacia Mioveni, società satellite dell’Arges Pitesti. E proprio qui approderà sei soli mesi più tardi, nel gennaio del 2006, dopo essere stato autore di tre reti nel campionato Divizia B.
All’FC Arges, però, la fortuna non l’assisterà, tanto che da lì a fine stagione resterà a secco di goal. Quell’estate, quindi, sarà scartato dal nuovo tecnico del club, Giuseppe Giannini, che lo riterrà superfluo e ne avvallerà la cessione all’Unirea Urziceni, dove rimarrà un paio d’anni segnando una decina di goal in circa cinquanta match di campionato.

Nonostante il suo score non sia certo esaltante la considerazione degli addetti ai lavori per lui, che nel frattanto giocherà una quindicina di match con l’under 21 (con cui metterà a segno cinque reti), crescerà, quantomeno in patria.
Così nel maggio del 2008 arriverà il trasferimento al più glorioso club di Romania, la Steaua Bucarest, che pagherà un milione di euro per assicurarsene i servigi.

La sua avventura nella capitale inizierà benissimo, fin dalle amichevoli. Qui, infatti, segnerà tanto al Maribor quanto, soprattutto, alla Roma. Le cose andranno poi ancora meglio in campionato quando anche grazie alla doppietta rifilata al Gloria Bistriţa arriverà a quota quattro reti nelle prime cinque partite di campionato.
Poi, però, abbasserà la sua media realizzativa. Anche se nonostante questo a fine anno risulterà, al pari di Pantelis Kapetanos, il miglior marcatore della squadra con undici realizzazioni.

L’anno successivo, ovvero sia la scorsa stagione, sarà poi particolarmente positivo, per lui, specialmente per ciò che concerne le competizioni europee. In Europa League, infatti, disputerà nove match, preliminari compresi, realizzando ben sei goal (per un totale di quattordici realizzazioni stagionali, se aggiungiamo gli otto goal realizzati in campionato). E proprio in seguito alle sue buone prestazioni nel doppio confronto con il Motherwell sarà convocato da Lucescu in nazionale, venendo però estromesso dalla lista in seguito ad un infortunio che gli impedirà di rispondere alla chiamata.
Stancu che entrerà comunque nel giro della nazionale, con cui ha uno score di quattro presenze ed una rete (segnata all’Albania lo scorso tre settembre nel corso di un match valevole per le qualificazioni ad Euro 2012).

E questa potrebbe quindi essere la stagione della sua consacrazione. Dopo i primi due anni discreti, infatti, Bogdan sta facendo il botto: autore di cinque reti in sei amichevoli ha poi confermato la sua ottima vena realizzativa anche in campionato tanto che è attualmente il capocannoniere della Liga 1 con dieci reti realizzate in tredici giornate di campionato, due più di quelle messe a segno dal brasiliano Eric Oliveira Pereira attualmente in forza al Gaz Metan Medias, che lo insegue a quota otto.

Oggi, come detto in apertura, è quindi diventato il sogno di mercato di alcuni club di campionati più nobili. In particolar modo secondo quanto viene sussurrato Oltralpe vi sarebbe l’Auxerre su di lui.
A breve, insomma, Bogdan potrebbe compiere un salto importante per la sua carriera. Qualora confermasse le sue doti realizzative anche in un campionato competitivo come quello francese chissà che non possa entrare nell’elite calcistica del Vecchio Continente…

CARATTERISTICHE

Di taglia media, Bogdan Stancu non è certo il classico centravanti boa. Con centottantadue centimetri per settantaquattro chili di peso, infatti, non ne ha il fisico adatto.

I suoi punti di forza sono altri, primo fra tutti uno spiccato senso del goal. Intendiamoci, non è Filippo Inzaghi. Anche perché lui è unico nel suo genere. Nonostante questo ha quell’innata capacità di muoversi come se fosse guidato da fili invisibili per andare a trovarsi spesso al momento giusto nel posto giusto, qualità assolutamente non da poco per una punta.

Molti dei suoi goal, infatti, arrivano proprio così, grazie alla sua capacità di liberarsi dalla marcatura e di farsi trovare pronto all’appuntamento con il goal.

Destro naturale, Bogdan ha anche una discreta capacità di colpire tanto al volo quanto di testa. Inoltre è dotato di un tiro discreto da fuori area, cosa che lo porta, di tanto in tanto, anche a battere le punizioni.
Significativo ed esemplificativo delle sue capacità balistiche è il goal realizzato in Scozia al Motherwell nel corso della scorsa Europa League: è il sessantaseiesimo minuto quando Bogdan riceve palla a circa venticinque metri dalla porta avversaria e scocca un tiro piuttosto potente che s’infila dritto per dritto sotto la traversa dei padroni di casa, freddando il portiere scozzese e facendo esplodere i commentatori rumeni.

Discretamente completo, quindi, questo ragazzo nativo di Piteşti, che a fine stagione darà il via al suo tentativo di scalata all’Europa.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Difficilmente diventerà mai un campione, perché non sembra averne le stimmate.
Nonostante questo Bogdan ha quella caratteristica propria di ogni punta che si rispetti, il fiuto del goal appunto, che può aiutarlo a scalare l’Olimpo calcistico anche più di quanto il suo talento puro non potrebbe fargli fare.

Per intenderci: non siamo davanti ad un novello Van Basten. Nel contempo, però, proprio il già citato Inzaghi dimostra come per scrivere importantissime pagine di storia del calcio non serva per forza una tecnica invidiabile ed un talento incontenibile. Basta saper farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.

Vedremo quindi come completerà questa stagione, il buon Bogdan, e dove si trasferirà l’estate prossima, posto che è molto probabile che lascerà la Romania. Una volta valutato all’impatto con un campionato più competitivo di quello in cui gioca oggi, quindi, potremo farci un’idea più chiara di quali siano le sue potenzialità.

Certo è che, e chiudo, non è un nuovo Van Basten, ok. Ma anche SuperPippo sembra essere ben altra cosa, ad oggi…

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Il 19 marzo di tre anni fa su di un mio vecchio blog personale aprii una parentesi calcistica per dire due-parole-due su di un giovane calciatore che mi aveva impressionato moltissimo e che speravo venisse subito portato in Italia dai nostri grandi club (per quanto, non lo nego, sapevo benissimo non sarebbe mai arrivato).

Riporto quindi quelle parole, a testimonianza del fatto che chi si stupisce oggi di chi è Gareth Bale era stato semplicemente poco attento:

Il futuro viene adesso.
Il calcio sta attraversando uno dei momenti più bui della sua storia, ma qualcosa che mi fa tornare il sorriso c’è… i giovani.
Oggi propongo Gareth Bale, 17enne terzino dal sinistro mortale, nato il 16 luglio 1989 a Cardiff, Galles.
E’ il numero 22 del Southampton e nella sua pur breve carriera ha già dato dimostrazione delle sue capacità balistiche. La fascia sinistra del Galles non morirà quando Giggs deciderà di appendere le scarpette al chiodo.
Giusto venerdì scorso ho visto una partita del Southampton (persa 2 a 1 contro il Colchester, per la cronaca) dove Bale ha fatto veramente sfracelli… inarrestabile in fascia. Incontenibile. Dribbling, doppi passi, cross pennellati… davvero un’ottima prestazione.
Le due cose che mi hanno colpito di più sono state tecnica e personalità. Tecnica perché ha stoppato TUTTO e come se fosse LA COSA PIU’ FACILE DEL MONDO. Personalità perché per avere 17 anni gioca SENZA PAURA e come se fosse un veterano.
Mi ha veramente colpito positivamente.
 
Oltre a questo guardatevi un po’ il video qui sotto e capirete il perché ho definito il suo sinistro MORTALE.
 
Magari si spegnerà in una bolla di sapone. Non tutti diventano campioni. Ma questo i numeri li ha tutti per diventarlo.
Erano tutti convinti approdasse in serie A già a gennaio, ma il manager del Soton è riuscito a trattenerlo. Molto probabilmente partirà a fine stagione, a meno che il Southampton non riesca a raggiungere la Premier passando per il play-off.
 
Se il calcio italiano fosse serio andremmo a prenderlo noi. Potrebbe far comodo un po’ a tutte le squadre italiane.
Ma vabbè. Magari un giorno arriverà e sarà super pagato. Adesso lo si potrebbe prendere spendendo qualche milioncino.

Ma chi è, per chi ancora lo conosce poco, Gareth Bale?

Nome: Gareth Frank Bale
Data di nascita: 16 luglio 1989
Luogo di nascita: Cardiff
Nazionalità: gallese
Altezza: 183 cm
Peso: 74 kg
Ruolo: esterno/terzino sinistro
Club: Tottenham Hotspur
Scadenza contratto: 30 agosto 2014
Valutazione: 25.000.000 €

CARRIERA

Inizia a tirare i calci ad un pallone a scuola, iniziando la propria carriera giovanile solo a 15 anni, quando viene ingaggiato dal Southampton. Dopo un anno e mezzo di militanza nell’Academy Saints arriva, il 17 aprile 2006, l’esordio in prima squadra. E proprio del Soton Bale è oggi il secondo più giovane esordiente della storia: 16 anni e 235 giorni per lui contro i 16 anni e 143 giorni di Theo Walcott, altro giovane dal talento brillante passato tra le fila della società dell’Hampshire.

Un anno dopo il suo esordio, ovvero sia dopo un anno da titolare in Championship, arriva il trasferimento in quel di Londra, sponda Spurs.

Qui l’inizio è un pochino stentato, a dispetto delle sue grandissime qualità, anche per via di qualche problema fisico che ne minerà i suoi primi passi capitolini. Messi alle spalle quelli, però, il giovane gallese inizierà a macinare chilometri su chilometri, pennellare cross, calciare punizioni, ecc.

Il tutto fino a ieri sera, quando molti, in Italia, si sono accorti di un campione che rinverdirà i fasti della fascia mancina gallese orfana di Ryan Giggs.

Se solo qualcuno, nel Belpaese, mi avesse ascoltato, tre anni fa…

CARATTERISTICHE

Quando lo conobbi, calcisticamente parlando, era uno dei migliori terzini dell’intera Championship, la Serie B inglese.

Oggi, tre anni e mezzo più tardi, si è evoluto in esterno alto. Nel 4-4-2 (o 4-4-1-1, come ieri) approntato da Redknapp, infatti, il ventunenne gallese non si disimpegna più da terzino quanto da centrocampista di fascia sinistra.

Il tutto gli permette quindi di essere estremamente più incisivo in fase offensiva. Se, come avete visto, già da giovanissimo tra le file del Southampton si spingeva spesso in avanti con numeri d’alta scuola per assistere i propri compagni d’attacco oggi, a maggior ragione, può, appunto, essere un fattore ancor più determinante nella metà campo avversaria.

Questo per un motivo molto semplice: al di là della maggior distanza che dovrebbe coprire da terzino qualora ad ogni azione dovesse spingersi sino sul fondo opposto giocando a centrocampo è anche molto più protetto, avendo infatti alle sue spalle un terzino – in questo caso Assou Ekotto – che ne può coprire le avanzate mantenendo comunque un certo equilibrio tattico.

E se da terzino aveva grandi prospettive da ala di centrocampo può averne anche di maggiori, dovendosi anche preoccupare infinitamente meno di copertura, diagonali, ecc.

Tecnicamente, poi, è giocatore di assoluto valore: piuttosto elegante, dotato di un mancino chirurgico con cui sa sia colpire a rete che, come messo in mostra ieri, dispensare cross ed assist, è giocatore lineare – non ha certo la fantasia di un Messi – ma tutto sommato completo.

Atleticamente, poi, ha doti rare da trovare, a maggior ragione a quest’età. Perché, è bene ricordarlo, parliamo di un ragazzo di soli 21 anni.
Atleticamente però, dicevo, ha qualità assolute. Per maggiori informazioni chiedere a Maicon o a chiunque, ieri, abbia provato a fermarlo: semplicemente inarrestabile una volta partito con la palla al piede. Ha infatti un cambio di passo notevole ed uno spunto in velocità assoluto. Caratteristiche notevoli, a maggior ragione per chi ricopre il suo ruolo.

Inoltre dimostra anche grandissima resistenza allo sforzo: del resto chi l’ha visto partire in contropiede a fine match per andare a recapitare sui piedi di Pavlyuchenko la palla del 3 a 1 si sarà sicuramente reso conto di come sia in grado di scattare con la stessa disinvoltura tanto al novantesimo quanto ad inizio match.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Parlare di Campione può essere un po’ azzardato, vista la giovanissima età. Ma del resto è già oggi uno degli esterni sinistri più forti del mondo. Non c’è molto altro da dire.

Un paio di anni fa lo si poteva acquistare per una decina di milioni scarsa, oggi ho posto la sua valutazione indicativa a venticinque ma non è nemmeno detto basterebbero.
Perché poi a Londra, in realtà, non hanno la benché minima intenzione di cederlo e se la volontà del giocatore fosse quella di rimanere in maglia Spurs è probabile che i dirigenti del Tottenham rifiuterebbero anche cifre più elevate, pur di tenerlo in squadra.

E’ comunque giocatore che farebbe comodo un po’ a tutte le squadre del mondo, non c’è che dire.

Pensando all’Italia, ad esempio, immaginate che spettacolo sarebbe dare questo ragazzino in mano a Gigi Delneri, fautore come pochi altri degli affondi sulle fasce, che potrebbe quindi impostare una Juventus con Krasic a destra e Bale a sinistra, due ali capaci di far spiccare il volo quasi nel vero senso della parola.
O, ancora, che arma tattica risulterebbe essere se inserito in un contesto come quello milanista, laddove c’è un centravanti di peso che ha dimostrato di essere quasi immarcabile in determinati contesti e che con i cross calibrati di un mancino come il suo potrebbe davvero andare a nozze.
E nell’Inter di Benitez? Se Eto’o non dovesse più schiodarsi dal centro dell’area non sarebbe meglio, con tutto il rispetto per Biabiany, spostare Pandev sulla destra ed inserire lui, l’Eurostar di Cardiff, sulla fascia opposta?

Purtroppo, però, nessuno in Italia ebbe il coraggio di investire su di lui quando lo si poteva acquistare ad un prezzo tutto sommato contenuto. Ed esattamente come nelle mie previsioni oggi c’è chi sognerebbe di averlo in squadra, ma per assicurarsene i servigi dovrebbe spendere cifre folli.

Detto questo, poi, il valore di Bale deve anche tenere conto dell’età e dei margini di miglioramento. Che sono sinceramente difficilmente identificabili, per il semplice fatto che sa essere devastante già oggi.

Visti i suoi ventun anni, però, quand’anche non dovesse migliorare oltre, anche se con la maturazione propria di ogni uomo e calciatore si smalizierà ulteriormente ed è fisiologico, parleremmo comunque di un giocatore che può risultare dominante, nel suo ruolo, per una decina di anni.

Davvero notevole, non c’è che dire.

Io di mio, che dirigente non sono e non sarò mai, continuerei a puntare su di lui…

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Nome: Emmanuel Rivière
Data di nascita: 3 marzo 1990
Luogo di nascita: Lamentin (Martinica)
Nazionalità: francese, martinicana
Altezza: 182 cm
Peso: 76 kg
Ruolo: punta
Club: St. Etienne
Scadenza contratto: 30 giugno 2014
Valutazione: 5.000.000 €

CARRIERA

I primissimi calci ad un pallone il piccolo Emmanuel iniziò a tirarli nella corte di casa sua, a Sainte-Luce, in Martinica. Lì, infatti, passava le giornate a giocare con i suoi cuginetti, sognando un giorno di diventare un grande calciatore.
Essendo portato e amando il gioco a sei anni entrò nella sua prima squadretta, l’Espoir Sainte-Luce, dove iniziò a giocare un pochino più seriamente.

“Un cugino mi portava agli allenamenti a piedi. – ricorda Emmanuel nel corso di un’intervista rilasciata alla versione cartacea di France Football – Dovevamo scendere per una collina e salirci poi al ritorno. Dovevano essere tre o quattro chilometri tra casa e il campo.”

La svolta arriva otto anni più tardi, quando sbarca a Clairefontaine con una rappresentativa martinicana per un torneo nazionale.
Lui, numero 9 e fascia di capitano al braccio, dimostra di non essere giocatore qualsiasi, marcando una rete in ciascuna delle tre partite disputate e creando fermento tra gli scout presenti a bordo campo, che ne notano subito le grandi capacità.

Lione, Marsiglia, Paris St. Germain e St. Etienne si lanciano quindi alla caccia di questo ragazzino terribile, cercando di convincerlo a trasferirsi nel proprio settore giovanile. A spuntarla, alla fine, sono i Verts, scelti per la loro “reputazione di permettere ai propri giovani di giocare in prima squadra”.

Trasferitosi all’ASSE nel luglio 2005 è a partire dalla stagione 2008/2009 che inizia a fare stabilmente parte del giro della prima squadra: “Fu l’arrivo di Alain Perrin a cambiare le cose. Con lui sono passato progressivamente dalla CFA (il campionato amatoriale francese in cui giocava con la squadra riserve, ndr) alla L1 (la massima serie francese, ndr). Mi fece giocare dieci minuti una volta, quindici l’altra e via così”.

L’esordio assoluto in maglia Verts arriva il 17 dicembre del 2008, quando scende in campo contro il Valencia. La sua prima rete è segnata invece il maggio successivo, a Le Havre.
La stagione seguente Perrin è sostituito da Galtier, che continua il processo graduale di integrazione del giovane martinicano in prima squadra. E la svolta arriva in un match di coppa disputato contro l’OM, quando Emmanuel parte per la prima volta titolare: “Non segnai, ma pesai enormemente sul gioco della mia squadra disputando un grande match. Fu lì che mi resi conto delle mie qualità e mi scrollai di dosso tutta la timidezza”.
Stagione, questa, che si chiude in maniera molto positiva per lui, con 10 reti realizzate (miglior goleador stagionale della sua squadra) e 3 assist distribuiti in trentaquattro presenze totali risultando decisivo per la salvezza della squadra: oltre al buon apporto nel corso dell’anno, infatti, fu sua la rete salvezza segnata il 5 maggio scorso contro Boulogne.

Quest’anno, poi, Rivière si è trovato giusto al centro dei piani tecnici del suo club: proprio la sua presenza in rosa, infatti, ha convinto i dirigenti Verts che si sarebbe potuto sacrificare Bafe Gomis, liberato e lasciato andare a Lione, puntando proprio sul giovane della Martinica come suo sostituto.
E lui sta ripagando la fiducia: otto presenze sino ad oggi, di cui sei da titolare, condite da una rete e due assist, ma soprattutto tanta qualità. Prestazioni, queste, che hanno contribuito in maniera fattiva a trascianare l’ASSE all’attuale secondo posto, giusto un punto dietro il Rennes capolista. Situazione assolutamente impossibile da prevedere, ad inizio stagione.

Per il futuro Rivière ha le idee chiare ed un grande sogno in testa: guadagnarsi la nazionale maggiore, dopo aver già giocato in tutte le rappresentative giovanili Bleus. Nel contempo, però, sta già facendo un pensierino all’Inghilterra, in particolar modo a quell’Arsenal in cui gradirebbe così tanto giocare, essendosi innamorato dei Gunners per via del fatto che lì giocava il suo idolo calcistico assoluto, Thierry Henry (la cui madre, tra l’altro, era martinicana come lui).
Prima di sbarcare a Londra, comunque, vorrebbe disputare questa stagione in maglia Verts per poi spiccare il volo verso una delle grandi di Francia. Solo allora, con già un buon bagaglio d’esperienza sulle spalle, si sentirebbe davvero pronto a tentare l’avventura inglese.

CARATTERISTICHE

Fisico discreto, buona velocità e senso del goal. Queste sono alcune delle caratteristiche principali di Emmanuel Rivière, nuova star della squadra che fu, un tempo, di Michel Platini.

Nasce prima punta pura, ma sa adattarsi anche all’ala. Nel 4-5-1 disegnato da mister Galtier, comunque, il nostro occupa proprio la posizione di unica punta, trovandosi quindi a dover battagliare tutto solo al centro delle difese avversarie cercando di mettere per quanto possibile in difficoltà le stesse e di aprire spazi per i compagni, in particolare per quel Dimitri Payet che proprio grazie al suo gioco sta vivendo un inizio di stagione su livelli pazzeschi, con ben sette reti realizzate in otto match, tutti giocati da ala.

Tecnicamente dotato, Rivière è giocatore di carattere: non si arrende mai, lottando su ogni pallone.
Poco freddo sottoporta, forse, è comunque capace di giocate risolutrici anche a tu per tu col portiere. Un po’ come fatto lo scorso sedici gennaio contro il Grenoble: taglio a sfruttare il buco lasciato dalla difesa e pallonetto delizioso a scavalcare il portiere, freddato dalla sua conclusione.
Freddezza, questa, che non dimostra comunque in ogni singola occasione. Ma del resto è giovanissimo, avrà tutto il tempo per crescere e migliorare questo aspetto che essendo caratteriale non può che essere particolarmente inficiato dall’età.

Detto di un’occasione in cui si dimostrò implacabile sottoporta è giusto citarne anche una in cui, invece, riuscì sì a segnare ma solo dopo aver fallito per poca lucidità la prima conclusione: giusto un mese più tardi del pallonetto col Grenoble Riviere gioca negli ottavi di Coppa contro il Vannes e viene liberato a tu per tu con il portiere avversario dall’assist di un compagno. La prima conclusione, quindi, la effettua in fretta e furia, quasi ad occhi chiusi, facendosi respingere il pallone dalla manona avversa. Palla che però, per sua fortuna, gli torna sui piedi, così che la può comodamente depositare in rete.

Qualità interessanti, insomma, per questo ragazzo, che fa del movimento una delle sue caratteristiche principali. Giocatore da tenere d’occhio sicuramente. Ma del resto, almeno secondo radiomercato, in tanti starebbero seguendone i progressi: a partire dall’Arsenal di un Arsene Wenger sempre attento alle vicende d’Oltralpe (e proprio i Gunners sarebbero i principali favoriti al suo acquisto) per arrivare alla Juventus, passando per Lione e Marsiglia. Queste sarebbero le principali pretendenti al nuovo gioiellino proveniente dalla Martinica.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

E’ sempre difficile dire dove possa arrivare un ragazzo di vent’anni, a meno che non si abbia la capacità di prevedere il futuro o leggere all’interno di una sfera di cristallo ciò che sarà.
Io purtroppo non ho queste capacità sovrannaturali, quindi non mi arrischio troppo in un giudizio.

Sicuramente impressiona abbastanza il fatto che un giocatore così giovane sia già in grado di reggere da solo un intero reparto in un campionato comunque piuttosto competitivo, per quanto non ai vertici mondiali, come quello francese. Segno di una già spiccata maturità tattica e non solo.

Difetti da limare ce ne sono, tra questi quello già citato della freddezza una volta giunto a tu per tu col portiere. Ma sono tutte cose assolutamente migliorabili.

Lui si ispira ad Henry, ma è onestamente difficile pensare possa ripercorrere appieno le orme tracciate e la carriera compiuta da Titì.

Nonostante questo stiamo comunque parlando di un giocatore particolarmente interessante e che potrebbe davvero, un giorno, finire per coronare i suoi sogni: giocare in una grande d’Europa e vestire la maglia della nazionale maggiore francese. A quel punto, quindi, parleremmo comunque di un giocatore di grande valore, Herny o meno.

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Nome: Juan Miguel Jiménez López
Data di nascita: 20 maggio 1993
Luogo di nascita: Coin (Spagna)
Nazionalità: spagnola
Altezza: 169 cm
Peso: 63 kg
Ruolo: punta
Club: Malaga
Scadenza contratto: 30 giugno 2015
Valutazione: 10.000.000 € (clausola rescissoria)

CARRIERA

Nato il 20 maggio di diciassette anni fa a Coin, cittadina andalusa della provincia di Malaga, Juan Miguel Jiménez López, meglio conosciuto come Juanmi Jiménez, è una delle nuove stelle del calcio iberico.

Ma prima di arrivare al clou, ciò che gli ha permesso di lanciare il proprio nome su tutte le prime pagine dei giornali, ripercorriamo la sua pur brevissima carriera.

Cresciuto nelle giovanili del Malaga, club in cui milita tutt’ora, Juanmi ha da subito impressionato tanto i dirigenti andalusi quanto i tecnici federali, che lo hanno da tempo incluso nelle convocazioni delle rappresentative giovanili nazionali under 16 prima ed under 17 poi.

Il suo precocissimo talento gli ha quindi permesso di infrangere qualche record. Come quello relativamente al più giovane debuttante nella storia della sua società: debutto assoluto tra i pro che arrivò quando lui era solo sedicenne (era infatti il 13 gennaio 2010) in una partita di Copa del Rey disputata contro il Getafe dove, per altro, realizzò anche una rete, divenendo quindi il più giovane goleador nella storia della società.

Juanmi però non voleva lasciare un segno solo nella storia dei Boquerones, quanto più della Liga tutta.

Ed ecco spiegata la doppietta realizzata nel corso dello scorso week-end nel match disputato contro il Real Saragozza. Una doppietta che ha marchiato a fuoco il suo nome nella storia del calcio spagnolo: è lui, infatti, il più giovane ragazzo capace di realizzare un doblete in un match ufficiale della Liga.

E se il presente ed il futuro prossimo sono legati a doppio filo con la sua attuale società, che l’ha recentemente blindato con un contratto in scadenza tra quasi cinque anni, va comunque detto che presto Malaga potrebbe essere solo un ricordo. Dopo la doppietta che l’ha reso famoso ed immortale, infatti, è subito piombato su di lui il Real Madrid, che pare sia intenzionato ad imbastire una trattativa ufficiale per assicurarsene i servigi.

Juanmi finirà presto alla corte di Mourinho, quindi?

Facile, anche se la Casa Blanca dovrà affrettarsi a chiudere la trattativa: il ragazzo pare abbia infatti attratto l’interesse anche di altre big europee, come il Barcellona. Che presto possa scatenarsi un’asta relativa al suo acquisto?

CARATTERISTICHE

Carattere da vendere, questo è indubbio. Perché se in mezz’ora realizzi due reti, pur contro una difesa allegrotta ma pur sempre di una squadra appartenente ad uno dei campionati più importanti d’Europa, significa che hai attributi in quantità spropositate rispetto ai tuoi coetanei, quando la tua carta d’identità indica che hai solo diciassette anni.

E col carattere, si sa, si può anche sopperire a certe mancanze o, comunque, rendere anche oltre le proprie possibilità. Chiedere a Gattuso per ulteriori delucidazioni in merito.

Juanmi comunque, intendiamoci, non ha solo una forza caratteriale fuori dal comune ma anche caratteristiche tecniche che lo rendono giocatore molto interessante. Del resto così non fosse non sarebbe da tempo nel giro delle nazionali giovanili, non avrebbe esordito così presto in prima squadra e non sarebbe seguito da Real e Barça su tutte.

A spiccare, nell’osservarlo in campo, è il suo fiuto. Intendiamoci, Inzaghi resta un mostro in questo senso ma anche Juanmi, a maggior ragione posta la giovanissima età, dimostra di sapersi muovere, di sentire il goal e, grazie a ciò, sapersi far trovare sempre al posto giusto nel momento giusto.

Del resto analizzando i suoi tre soli goal ufficiali tra i professionisti scopriamo come siano tutti accomunabili in questo senso.

Partiamo quindi da quello che lo ha reso il più giovane marcatore nella storia dei Boquerones: lancio in area per un compagno che dopo aver addomesticato con grande eleganza il pallone prova a bucare il portiere avversario, che riesce però a respingerlo. Dove? Proprio là dove sta giungendo, a rimorchio, Juanmi. Che, guarda caso, si trova al posto giusto nel momento giusto, e appoggia comodamente in rete il tap-in che iscrive il suo nome nel libro della storia della società che l’ha cresciuto.

Ma non solo. Anche nel guardare le due reti realizzate contro il Saragozza appare subito chiaro come questo ragazzo sia già molto smaliziato.

Per quanto concerne la prima rete il Malaga parte in contropiede sulla sinistra e lui segue l’azione da destra, andando quindi ad infilarsi in area alle spalle di tutti i difensori per poi appoggiare comodamente sul secondo palo di piatto una volta ricevuto il pallone, bucando il portiere.
Il secondo goal arriva invece grazie alla sua capacità di seguire l’azione e posizionarsi al meglio per poter rendere quanto più facile possibile l’appoggio al compagno: con Owusu-Abeyie che si invola in fascia e converge in area da destra, infatti, Juanmi temporeggia per capire la reazione del portiere e la disposizione della difesa, andando quindi a chiudere sul primo palo dove riceverà e girerà in porta il pallone del quattro a zero, firmando la sua storica doppietta.

Giocare con questa malizia a diciassette anni non è da tutti.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

In Spagna lo paragonano già a Raul, altro giocatore che si impose subito giovanissimo all’attenzione del grande pubblico, dimostrando fin da inizio carriera di avere una buona confidenza con il goal.

Questi paragoni, però, come sapete non mi piacciono molto. Juanmi è Juanmi, ed ha caratteristiche uniche.

Dire dove possa arrivare è ovviamente sempre difficile, ma se verrà lasciato libero di crescere al meglio e di sviluppare ulteriormente malizia e fiuto del goal ecco che potrà sicuramente diventare una piacevole certezza, e non più sorpresa, all’interno del mondo calcistico spagnolo.

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Nome: Stephan El Shaarawy
Data di nascita: 27 ottobre 1992
Luogo di nascita: Savona (Italia)
Nazionalità: italiana, egiziana
Altezza: 180 cm
Peso: 73 kg
Ruolo: trequartista
Club: Padova (prestito dal Genoa)
Scadenza contratto: 30 giugno 2013
Valutazione: 6.000.000 €

CARRIERA

Tra un mese e poco più compirà diciotto anni. Eppure ha già esordito in Serie A, è ed è stato punto fermo di alcune selezioni giovanili nazionali ed ha anche già firmato la sua prima rete nella Serie Cadetta.

Questo è Stephan El Shaarawy, figlio di madre italiana e padre egiziano che rappresenta uno degli esempi più puri di talento calcistico che sono cresciuti negli ultimi anni lungo lo stivale.

Ma partiamo dal principio: nato a Savona il 27 ottobre del 1992 Stephan entrò a far parte delle giovanili del Grifone prestissimo, ad undici anni di età. Qui bruciò tutte le tappe: cinque soli anni più tardi, infatti, arrivò già l’esordio assoluto in Serie A. Era il 21 dicembre 2008 quando pose il suo primo piede su di un campo in cui si stava disputando un match del nostro massimo campionato. Sette soli minuti di gioco, giusto il tempo di iniziare a saggiare un palcoscenico su cui tornerà presto da protagonista.

Quella stagione, quindi, si toglierà un’altra soddisfazione importante andando a vincere la Coppa Italia Primavera. Quella successiva, invece, arriverà l’imposizione in campionato, da trascinatore. Il tutto dopo aver già vinto qualche mese prima anche la Supercoppa italiana.

A livello Primavera, insomma, ha vinto tutto in Italia. Convincendo quindi anche i vari tecnici federali a farne un punto di forza delle nostre rappresentative giovanili, dall’under 16 all’under 18, passando da quell’under 17 con cui ha disputato nel corso dell’anno solare 2009 Europei e Mondiali di categoria.
E’ comunque facile prevedere che presto entrerà nel gruppo dell’under 21, magari già dal prossimo ciclo.

Dopo aver collezionato tre presenze in due anni in prima squadra e, soprattutto, aver raccolto i successi già citati con la maglia della Primavera il buon El Shaarawy ha deciso che per continuare il proprio processo di crescita avrebbe dovuto lasciare Genova: passare una o due stagioni ancora confinato nelle giovanili, infatti, sarebbe stato poco utile a chi sa già essere un fattore a quei livelli. Ed ecco, quindi, concretizzarsi il suo passaggio al Padova.

Idee ben chiare in testa, comunque, per il Faraone savonese che subito dopo la vittoria del Campionato Primavera così si espresse rispetto al suo futuro: “Tramite il mio procuratore so che sono soprattutto quattro le squadre interessate a me: Lecce, Siena, Novara e Cesena. Tutte destinazioni molto importanti ma, quel che conta, è che mi venga data la possibilità di giocare”. Alla fine a spuntarla è stata la quinta contendente, il Padova. E la scelta di Stephan di trasferirsi in Veneto snobbando piazze importanti come Lecce, Cesena (entrambe in Serie A) e Siena o con progetti solidi e vincenti come Novara ha pagato: El Shaarawy è diventato infatti subito una delle colonne Biancoscudate, andando giusto nel corso di quest’ultimo week-end a firmare la sua prima rete assoluta tra i professionisti, infilandosi nelle larghe maglie della difesa reggina per andare a trafiggere il malcapitato Puggioni.

Prestazione monstre quella del piccolo Faraone, che ora ha tutta Padova ai suoi piedi. “E’ stata una partita emozionante, correre sotto la curva mi è venuto spontaneo, e vedere che i tifosi mi hanno applaudito in quel modo è stato da brividi”, ha commentato Stephan al termine del match.
El Shaarawy che, secondo il suo attuale allenatore (Alessandro Calori, ndr) “Ha talento, ha fatto un’ottima partita, non può che essere elogiato”. Occhio, però, a non montarsi e montargli troppo la testa: “Non dobbiamo dimenticare che il ragazzo ha solo 17 anni e non va caricato di troppe responsabilità. So che a voi viene naturale esaltarlo per le sue doti e non posso chiedervi di fare altrimenti, però da parte mia cerco di tenerlo il più umile possibile perchè possa diventare davvero un campione”.

E se le parole di chi lo allena potrebbero apparire scontate è giusto riportare anche quelle del tecnico che ha visto la sua squadra rimanere annichilita davanti al Faraone savonese, Gianluca Atzori:  “L’avevo visto in qualche video e mi era piaciuto, ma dal vivo è ancora più impressionante, ha delle qualità davvero eccellenti”.
Evidentemente il talento c’è.

Padova sogna, Genova (almeno sulla sponda Rossoblù) si frega le mani. E pensare che un annetto e mezzo fa, qualche tempo dopo il suo esordio in Serie A, sembrava essere sul punto di lasciare l’Italia, ripercorrendo le orme che i vari Rossi, Lupoli, Dalla Bona, Macheda, Petrucci, Borini, Sala, ecc avevano tracciato prima di lui. Sul ragazzo, infatti, piombò il Real Madrid che, pare, offrì ben 6 milioni di euro, attuale base d’asta per intavolare un’eventuale trattativa per il suo acquisto, per assicurarsene i servigi.
Ben sapendo che di lì a qualche anno la sua valutazione sarebbe potuta crescere ancora e che per qualche stagione, comunque, Stephan sarebbe anche potuto tornare utile al Grifone.

Assalto respinto, quindi. Almeno sino ad oggi.

Perché dopo la gara di venerdì contro la Reggina il suo nome è tornato in auge e su di lui pare essere piombata l’Inter che proverà a fare forza sugli ottimi rapporti che intercorrono tra i patron delle due società, Moratti e Preziosi, per chiudere una trattativa che assicurerebbe ai Nerazzurri l’acquisizione di uno dei migliori giovani talenti del nostro paese.
Rispetto a questa trattativa, comunque, è intervenuto Roberto La Florio, procuratore del ragazzo, che ha subito provveduto a gettare acqua sul fuoco per evitare che queste voci potessero distrarre il suo assistito: “Premetto che le voci vanno e vengono, quando fai bene sei esaltato, ma poi ci metti poco a finire per terra. Il ragazzo deve rimanere con i piedi per terra, anche perchè sono solo chiacchiere, meglio pensare a fare bene con il Padova. Per lui è un anno impegnativo perchè deve andare a scuola e prendere la maturità, quindi sarà importante fare bene sia in campo che fuori”.

In attesa di sapere quale sarà il suo futuro, quindi, continueremo a seguirlo nel suo campionato di B, con la speranza che quella di venerdì sia una prestazione che il ragazzo potrà ripetere più e più volte.

CARATTERISTICHE

Ben fisicato, rapido, estroso, potente (in relazione all’età) e deciso. Ecco qual’è il mix vincente che la fusione dei geni italiani ed egiziani ha dato vita, plasmando il talento di Stephan El Shaarawy, tra i migliori prospetti sfornati dai nostri settori giovanili negli ultimi anni.

Trequartista, esterno, al limite seconda punta. E’ comunque prettamente offensiva l’attitudine di questo ragazzo, che dà il meglio di sè nella metacampo avversaria, palla al piede. Quando quindi può mettere in mostra la sua capacità di difesa del pallone, il suo dribbling secco ed efficace, la sua propensione alla rifinitura e le sue qualità realizzative.

Gradisce partire decentrato sul centro sinistra per poter quindi puntare la porta, accentrarsi e scaricare il suo destro micidiale. Destro con cui disegna spesso traiettorie imprendibili grazie tanto ad una grande precisione di calcio quanto ad un’ottima potenza. In questo senso si può ripensare alla rete realizzata nel corso della finale di Coppa Italia Primavera che disputò al termine della stagione 2008/2009 contro la Roma: dopo aver ricevuto palla sulla linea di metacampo l’accelerazione ed il filtrante in direzione di un compagno, incapace però di raggiungere il pallone. Respinta corta della difesa Giallorossa che facilita l’intervento di un altro giocatore del Grifone, subito capace di restituire palla allo stesso El Shaarawy. Controllo e tiro da fuori del talento italoegiziano, palla che si infila imparabile a fil di palo.

Non solo tiri da fuori e di potenza, però. Basta infatti ripensare proprio al suo primo goal ufficiale tra i professionisti, quello realizzato venerdì contro la Reggina, per rendersi conto di come questo ragazzo sappia anche essere freddo sottoporta, una volta venutosi a trovare a tu per tu col portiere: Vicente controlla sulla trequarti, attirando su di sè il centrale reggino che salendo crea un varco alle sue spalle in cui, lesto, s’infila di gran carriera proprio il fantasista scuola Genoa. Liberato in velocità, quindi, Stephan entrerà in area, bucando l’uscita di Puggioni con un piatto preciso.

Padova ai piedi del Piccolo Faraone, dicevamo. Perché oltre al goal appena raccontato per dire della freddezza del ragazzo El Shaarawy ha già dimostrato di saper essere letale anche in altre situazioni di gioco. Come in fase di rifinitura: sul 3 a 0 del suo Padova contro la Reggina, infatti, Stephan effettua un bel lancio morbido in area, bucando la difesa avversaria e pescando Succi, poi bravo a firmare da sè la rete del definitivo 4 a 0.

Ma non solo: nel corso di un match di Coppa Italia contro il Ravenna seppe propiziare con una sua azione tambureggiante il goal decisivo. Dopo aver ricevuto palla poco oltre il limite, infatti, il dribbling secco a saltare il diretto avversario, l’accelerazione per portarsi in area e, una volta chiuso da due uomini, il destro al fulmicotone su cui il portiere avversario non potè far altro che respingere il pallone sui piedi di Succi, ancora una volta lesto ad infilarlo poi in porta.

C’è bisogno di dire altro?

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Se a 18 anni sei in grado di decidere una partita in Serie B e dai l’impressione di poterlo fare e rifare mille altre volte non è per caso, quanto più perché hai un talento spropositato.

Una sola cosa sembra poter frenare questo ragazzo: l’incostanza di rendimento.

Una volta trovata quella, infatti, non potrà che arrivare il definitivo salto di qualità. Perché i mezzi li ha tutti ed il futuro è dalla sua. Nel vederlo giocare a certi livelli non ancora maggiorenne non si può che considerarlo un predestinato.

E, ripeto, a Genova si fregano le mani…

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Nome: Nicolao Manuel Dumitru Cardoso
Data di nascita: 12 ottobre 1991
Luogo di nascita: Nacka (Svezia)
Nazionalità: italiana, svedese, rumena
Altezza: 184 cm
Peso: 76 kg
Ruolo: attaccante
Club: Napoli
Scadenza contratto: 30 giugno 2013
Valutazione: 3.000.000 €

CARRIERA

Nato il 12 ottobre del 1991 in quel di Nacka, città svedese della provincia di Stoccolma, il giovane Nicolao Dumitru rappresenta un caso più unico che raro: è, infatti, un vero e proprio meltin’ pot di etnie vivente.

Nato in Svezia, dicevamo. Ma da padre rumeno e da madre afro-brasiliana. Non male davvero.
E non solo: all’età di sette anni si trasferì al seguito della famiglia in Toscana, dove crebbe. Sino a prendere il passaporto italiano. Italia che è un po’ la sua patria di adozione, potremmo dire. Anche se a sentirlo parlare si direbbe che qui c’è nato.

Dev’essere comunque legatissimo al nostro paese, Nicolao. Questo lo si capisce anche dalla scelta fatta rispetto alla nazionale: il ragazzo si è infatti vestito d’Azzurro, rappresentando anche l’Italia ai recenti Europei under 19. Certo, la scelta sarebbe ancora modificabile, non avendo esordito in prima squadra. Ma a vederlo, nonostante qualcuno potrebbe storcere il naso per il colore della pelle (come fatto con Balotelli, del resto), si capisce che la sua è stata una scelta di cuore, che difficilmente verrà messa in discussione in futuro (a tal proposito Nicolao ha rivelato di aver già rifiutato una chiamata dalla nazionale maggiore rumena).

Ma torniamo a noi: le cronache di questi giorni riportano del suo passaggio al Napoli. Prima, però, è bene dire dove Nicolao ha iniziato a respirare aria di grande calcio: Empoli.
Dopo aver tirato i primi calci ad un pallone in una squadretta di un quartiere di Stoccolma si trasferisce in Italia, entrando a far parte della “Massetana”, una scuola calcio della provincia di Grosseto. A dodici anni, poi, il ragazzo entra nel settore giovanile degli Azzurri. Col passare degli anni, quindi, la sua crescita di calciatore, sino a diventare quella che è stata forse la stella più luminosa della Primavera empolese che lo scorso anno arrivò ad un passo dalle vittorie in Campionato e nel Torneo di Viareggio.

Stella a livello giovanile, dicevamo. E quando qualcosa brilla attira sempre l’attenzione. Così il Napoli incarica uno dei propri osservatori, Mantovani, di andare a visionare le final eight del Campionato Primavera. Proprio lì lo stesso rimarrà abbagliato da Nicolao.
Conseguentemente alle sue relazioni ecco quindi che De Laurentiis decide di regalare, bruciando la concorrenza di Juventus, Inter e Fiorentina (ma si parla anche di interessamenti di Liverpool e Barcellona per lui), proprio lui ai tifosi napoletani in chiusura di mercato. Certo, non è un nome altisonante. Ma il futuro è dalla sua parte.

Un milione e mezzo per il prestito annuale è stata la cifra pagata per portarlo sotto il Vesuvio. Cifra che andrà raddoppiata qualora in quel di Napoli decidessero di riscattarlo a fine anno.
Cosa che, possiamo esserne quasi certi, avverrà. Perché Dumitru è ragazzo di talento e sicuramente ne stregherà molti anche in Campania…

CARATTERISTICHE

E’ piuttosto completo, Nicolao Dumitru.
Buon fisico, discreta potenza, grande atletismo. Ma anche classe, talento ed eleganza.

La maturazione ha portato con sè tanti frutti: crescendo, infatti, questo ragazzo ha sia scolpito il proprio fisico che affinato alcune caratteristiche che, infine, modificato il proprio modo di stare in campo. Perché se una volta era prettamente un’ala offensiva, cui piaceva partire largo per devastare le difese avversarie, oggi ha trasformato il proprio gioco: svaria lungo tutto il fronte d’attacco, sa giocare sia largo che, all’occorrenza, in posizione centrale e, ancora, in appoggio ad una prima punta.

Elemento importante per qualsiasi allenatore, insomma. Non è stato un caso, quindi, se mister Piscedda ha fatto grande affidamento su di lui, portandolo in Francia nella pur fallimentare spedizione Azzurra.

Esemplificativa delle grandi qualità e della duttilità di questo ragazzo è l’amichevole disputata dallo stesso lo scorso 11 agosto, quando ancora era a tutti gli effetti un componente della squadra empolese. Gli Azzurri di Toscana quel giorno scesero in campo contro la Sangiovannese per una delle ultime amichevoli in attesa dell’inizio del campionato. E proprio Nicolao fu il grande protagonista di quella serata, il mattatore del match.

Ma andiamo con ordine: al primo minuto di gioco la retroguardia della Sangiovannese si fa subito trovare impreparata e lui mostra di essere dotato anche di fiuto del goal e sagacia tattica: Nardini crossa da destra, Dumitru si infila sul secondo palo tra centrale e terzino ed appoggia comodamente in rete un pallone di piatto destro, suo piede preferito. Uno a zero.

Il bis lo concede al ventinovesimo della ripresa: un bocconcino prelibato per gli amanti del calcio d’autore. Saponara, altro talento interessante proveniente dalla Primavera empolese, lo lancia in area, lui s’infila con grande rapidità tra i due centrali avversari e batte Fantin con un pallonetto morbido che non lascia vie di scampo all’estremo difensore della Sangiovannese. Due a zero.

Tre minuti più tardi, poi, la ciliegina sulla torta che dimostra come il suo bagaglio tecnico sia completo ed oltre ad una buona capacità di andare a rete sia dotato anche di efficacia in fase di rifinitura: Cesaretti gli consegna palla sulla trequarti, lui la controlla con facilità aspettando il taglio dello stesso compagno di squadra che andrà quindi a servire con un filtrante in grado di spaccare a metà la retroguardia ospite. Tre a zero.

Serve aggiungere altro?

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Su di lui se ne stanno dicendo tante. Come al solito, infatti, i paragoni si sprecano.

Personalmente, però, trovo non sia utile il paragone sensazionalistico fatto tanto per, quanto più bisognerebbe andare a cercare quello che vada a spiegare, a grandi linee, le attitudini di un giocatore.

Ecco perché quando sento o leggo di un Dumitru accostato a Balotelli mi viene da pensare che il ruolo simile abbinato al colore della pelle abbiano fatto prendere un abbaglio a qualcuno. Personalmente, infatti, ritengo che i nostri due colored Azzurri non abbiano tantissimo in comune.
Già più azzeccato, pur se da prendere con le pinze (come tutti i paragoni di questo tipo), è invece l’accostamento che lo vuole simile ad Henry: perché anche lui, esattamente come l’ex Campione d’Europa e del Mondo transalpino, è un giocatore tanto elegante quanto completo, capace sia di risultare letale sotto porta quanto di rifinire le azioni a vantaggio dei propri compagni e di giocare sia centralmente che sull’esterno.

Al di là di questi paragoni, che risultano comunque piuttosto inutili all’atto pratico, c’è da dire che stiamo parlando di un ottimo giocatore dalle buone prospettive.

Che a livello giovanile sia già oggi uno dei migliori attaccanti d’Italia è scontato: così non fosse Piscedda non l’avrebbe certo chiamato con quella costanza nella sua under 19. La cosa è comunque sottolineata anche dal suo score: 25 goal tra i Giovanissimi, 21 negli Allievi, 8 nel corso della prima stagione in Primavera e 18 lo scorso anno. Notevole.

Definire dove un giocatore possa arrivare in carriera è sempre cosa fatta più per cartomanti che per amanti del genere. Inutile sbilanciarsi, quindi.

Di certo c’è che Nicolao potrebbe venire utile già da subito: all’occorrenza, infatti, potrebbe già tranquillamente essere schierato in prima squadra. Certo, vista la giovanissima età (parliamo pur sempre di un ragazzo maggiorenne da nemmeno un anno) non si può assolutamente dire si tratti di giocatore già maturo e che sia ancora parzialmente acerbo è fuori discussione. Nel contempo, però, credo abbia già buoni numeri sia a livello tecnico che fisico-atletico che, soprattutto, mentale per iniziare a saggiare i campi di A, dando anche il proprio contributo.

Chiaro, con gli acquisti di Lucarelli, Sosa e Cavani il Napoli si è sicuramente rinforzato là davanti e per lui lo spazio sarà risicato. Qualche presenza in prima squadra, comunque, sarebbe sicuramente bene iniziare a fargliela fare…

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Nome: Vincenzo Camilleri
Data di nascita: 6 marzo 1992
Luogo di nascita: Gela (Italia)
Nazionalità: italiana
Altezza: 191 cm
Peso: 77 kg
Ruolo: difensore centrale
Club: Juventus
Scadenza contratto: 30 giugno 2012
Valutazione: 100.000 €

CARRIERA

Nato il 6 marzo del 1992 in quel di Gela, comune siculo sito in provincia di Caltanissetta, Vincenzo Camilleri cresce nelle giovanili della Reggina, squadra che lo farà esordire il 19 dicembre del 2007 quando, ancora quindicenne, debutta tra i professionisti subentrando al primo minuto del secondo tempo ad Alvarez nel corso di un match di Coppa Italia perso dagli Amaranto contro l’Inter.

Proprio quel giorno Enzo comincia a far parlare di sè: con Novakovic a terra e la porta sguarnita, infatti, interverrà in tackle con tempismo e prontezza di riflessi, negando il momentaneo 3 a 0 alla punta avversaria e dimostrando di avere numeri che avrebbero sicuramente fatto parlare di lui.

Detto-fatto: due soli mesi più tardi, subito dopo il suo sedicesimo compleanno, il Chelsea lo avvicina e formula a lui ed alla sua famiglia un’offerta irrinunciabile che spinge il ragazzo a lasciare Reggio Calabria per trasferirsi in quel di Londra.
E proprio questa mossa fa scatenare l’inferno: Foti accusa i dirigenti londinesi di avergli scippato uno dei migliori prodotti del proprio settore giovanile e la famiglia del ragazzo di aver trattato senza ricevere il via libera dalla sua società. Il tutto, per altro, violando le regole: la trattativa, infatti, ebbe luogo quando il giocatore non aveva ancora compiuto sedici anni, contravvenendo ai regolamenti riguardanti i trasferimenti internazionali.

Secca e decisa fu quindi la risposta del Presidente reggino: “Il Chelsea ha saccheggiato il vivaio della Reggina, prelevando un 16enne senza rispettare le regole. Un altro talento del calcio italiano è stato sottratto. Ciò è avvenuto perché è stata avviata da una società, il Chelsea, una trattativa in epoca non consentita, in quanto il calciatore non aveva compiuto i sedici anni. La Reggina si rivolgerà alle autorità competenti per le azioni di denuncia e di risarcimento”.
Foti che decise quindi di denunciare i fatti accaduti pubblicamente, invitando il Presidente dell’Uefa Michel Platini, il Presidente della Federazione Abete, le Procure dell’Uefa, della Federazione e della Repubblica ad intervenire e chiedendo pubblicamente un risarcimento per lo scippo subito.

Non si fece comunque attendere nemmeno la risposta dei genitori del ragazzo, che smentirono gli attacchi subiti affermando che  “Il presidente ha incontrato gli inglesi, ma non gli bastavano i soldi offerti e ci ha messo una pressione insostenibile per il contratto. Nostro figlio non è una proprietà esclusiva di Foti“. Aggiungendo, poi, che Vincenzo non fosse “proprietà esclusiva (di Foti, ndr)” e che non ci fosse quindi “da lamentarne il furto”.

Riguardo al caso Camilleri volle quindi dire la sua anche Platini, che così si espresse all’epoca dei fatti: “Io sono contro chi va a comprare ragazzi minorenni, totalmente contrario. Dobbiamo andare davanti a tutti i politici per dire che i bambini vanno educati nei centri di formazione e non venduti al miglior offerente. Bisogna difendere i giovani talenti delle squadre. Poi serve che il primo contratto sia firmato nel club in cui un giocatore è cresciuto. Io sono partito per l’Italia quando avevo 27 anni, non ho lasciato il Nancy, che mi aveva cresciuto, a 14”.

La vicenda non si chiuse comunque con lo sbarco a Londra del ragazzo. Perché le parole di Foti lasciarono il segno e spinsero la Commissione Disciplinare Nazionale ad infliggergli due mesi di squalifica, escludendolo quindi tanto dalle competizioni giovanili giocate sul suolo italiano (cui non avrebbe comunque partecipato, essendo ormai a tutti gli effetti aggregato all’Academy Blues) quanto da ogni possibile convocazione da parte di una qualsivoglia rappresentativa Azzurra (all’epoca dei fatti Camilleri era punto fermo dell’under 16).

La vita ha però spesso risvolti inaspettati.
Così dopo tutto il can-can scatenatosi all’epoca del suo trasferimento Vincenzo si accorge, forse, di non aver fatto la scelta giusta per sè. E, colto da quella che in Brasile chiamerebbero saudade, decide di tornare in Italia dove a riaccoglierlo con sè vi è proprio la Reggina di Lillo Foti.
Appianati tutti i contrasti dell’epoca, quindi, Enzo torna ad essere a tutti gli effetti un giocatore Amaranto da gennaio 2009.

Quell’anno, poi, si riconferma anche a livello di nazionale: inserito da mister Salerno nella formazione under 17, infatti, il ragazzo gelese parteciperà tanto all’Europeo di categoria disputato in Germania (disputando da titolare le prime due partite per poi accomodarsi in panchina nel terzo turno e nel match di semifinale che sancì l’eliminazione degli Azzurrini) quanto al Mondiale seguente giocatosi in Nigeria (disputando da titolare, ancora una volta, i primi due match per poi finire col perdere il posto appannaggio di un compagno di squadra).

Rincociliatosi con il calcio italiano, insomma, Camilleri tornerà a far parlare di sè anche a livello professionistico: il 19 aprile del 2009 arriverà infatti il suo debutto in Serie A allorquando sostituirà Luca Vigiani nel corso di un match, poi vinto, contro l’Atalanta. Il 31 maggio successivo, poi, arriverà la sua prima presenza da titolare nel corso dell’1 a 1 casalingo contro il Siena.

Le strade di Vincenzo e della Reggina si sono però separate nuovamente. Anche se, stavolta, in maniera non burrascosa. Sul ragazzo, che in passato ha interessato da vicino anche Fiorentina ed Inter, sono infatti piombati Milan e Juventus, così come confermato dal suo procuratore, Patrick Bastianelli: “In questo momento c’è sia il Milan che la Juve, con i bianconeri in vantaggio sui rossoneri. Non resterà a Reggio per tutto l’anno”.
Dopo qualche giorno di trattative serrate, quindi, il Presidente Foti ha chiuso il trasferimento, in prestito con diritto di riscatto della metà, del ragazzo che è quindi a tutti gli effetti, e fino almeno al termine della prossima stagione, un giocatore Bianconero.

CARATTERISTICHE

Basta leggere l’età attuale, diciott’anni, e rapportarla alle sue caratteristiche fisiche per capire che parliamo di un ragazzo molto dotato sotto questo punto di vista. Superando già il metro e novanta, infatti, Camilleri risulta essere un centrale difensivo in grado di esprimersi al meglio in determinati contesti, ovverosia laddove è proprio il fisico a fare la differenza.
L’altezza importante, poi, l’aiuta non poco nel gioco aereo, fondamentale rispetto cui il ragazzo ha ben poco da imparare.

Marcatore centrale che predilige essere schierato in una linea di difesa a quattro sa giocare tanto a zona quanto a uomo e rispetto cui si sono già avvicendati gli interessamenti di squadre come Chelsea, Inter, Fiorentina, Milan e Juventus. Questo perché parliamo di un ragazzo le cui potenzialità sono di livello assoluto. Oltre ad un fisico da corazziere, infatti, Vincenzo è dotatissimo anche sotto altri punti di vista: buon atletismo, discreta tecnica, eleganza nei movimenti, tempismo negli interventi. Un po’ tutto quello che si chiede ad un difensore, insomma.

Con ciò va comunque ricordato che non è tutto oro ciò che luccica. Perché se è indubbio che il ragazzo abbia numeri interessanti e che lo stesso abbia tutte le carte in regola per assicurarsi un futuro ad alto livello va comunque anche sottolineato come non manchino in lui anche zone d’ombra e fondamentali su cui lavorare.
Posto che anche quei suoi stessi punti di forza restano comunque da affinare tramite il lavoro giornaliero ed una maturità ancora da perseguire va anche sottolineato come il limite più grande di Camilleri sembri essere la concentrazione.

Andiamo quindi a prendere un esempio pratico: torniamo alla fine di ottobre, più precisamente al giorno in cui i nostri ragazzi dell’under 17 si aggiudicarono, con una giornata d’anticipo, l’accesso agli ottavi del Mondiale nigeriano.
Quel giorno gli Azzurrini si scontravano contro la Corea del Sud trascinata dall’ottimo Lee Jong Ho e a fare da perno centrale della nostra difesa era proprio il difensore Amaranto. Camilleri che nella sola prima frazione di gioco mette in mostra tutto ciò che di buono e ciò che di cattivo fa parte del suo bagaglio: dapprima salva una rete già fatta a porta vuota, dimostrando di avere senso della posizione e ottimi riflessi, poi interviene malamente in area su di un pallone praticamente innocuo, andando a controllare lo stesso con un braccio e causando un calcio di rigore evitabilissimo. Denotando proprio quell’incapacità di restare concentrati sempre nell’arco dei novanta minuti che potrebbe portare a fare la differenza tra un giocatore mediocre ed un campione.

E Camilleri questo lo sa bene, perché proprio questi cali di tensione gli costarono il posto da titolare. L’errore grossolano appena descritto, infatti, arrivò a stretto giro di posta con un altro quasi più marchiano: nel corso dell’esordio iridato con l’Algeria Enzo lisciò clamorosamente un pallone sulla propria trequarti, dando la possibilità a Khelifi di presentarsi a tu per tu con Perin, bravo nell’occasione a chiudere lo specchio di porta al centravanti algerino.Queste due disattenzioni così importanti, e che tanto avrebbero potuto costare all’ottima under 17 targata Pasquale Salerno, portarono proprio il Tecnico Federale ad escludere il ragazzo dai successivi match con Camilleri che, quindi, dovette accontentarsi di guardare i compagni solo dalla panchina sino al termine del torneo.

Limiti come questo sono comunque perfettibili, perché quando si tratta di capacità di rimanere concentrati è implicito che si parli di una caratteristica che già fisiologicamente dovrebbe migliorare con l’andare del tempo e con la crescita e la maturazione di ogni giocatore.
Posta la sempre maggiore difficoltà nel trovare difensori di alto livello e le grandi doti che madre natura ha regalato a questo ragazzo, poi, potremmo dire che Vincenzo Camilleri ha quasi il dovere morale di non tradire le attese: in tanti credono in lui ed è indubbio che si tratti di un pezzo importante del patrimonio calcistico italiano. Ora non gli resta che ripagare le attese.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Se osservatori e dirigenti di squadre come Chelsea (che in Italia ultimamente ha pescato, con successo, anche i talenti dell’under 19 di Piscedda Sala e Borini), Fiorentina, Inter, Milan e Juventus gli hanno messo gli occhi addosso è perché i mezzi a sua disposizione sono notevoli, così come le prospettive.
Perché se a quindici anni ti puoi fregiare di aver esordito in Coppa Italia contro l’Inter salvando anche in tackle un goal praticamente già fatto e a diciassette arriva il tuo esordio dal primo minuto in Serie A non è un caso.

Detto ciò è comunque importante rendersi conto che non si deve caricare di troppa pressione questo ragazzo, che deve avere tempo e modo di crescere al meglio. A maggior ragione quando, a parere di chi scrive, la sua lacuna più grossa non è riscontrabile a livello tecnico o tattico quanto più di approccio psicologico al match.

A Torino, comunque, la società è serissima e l’attenzione riservata al settore giovanile resta tanta, come confermato dai buonissimi risultati fatti registrare a livello sportivo negli ultimi anni.

Se gli verrà dato il tempo di crescere senza fretta e se lui stesso saprà applicarsi ogni giorno con sempre più intensità, grinta e voglia, quindi, ciò che potrebbe uscirne sarà un prodotto di prima fascia.

Nonostante la ricerca di un quarto centrale per la prima squadra, quindi, ad Enzo farebbe forse meglio poter quantomeno fare la spola tra la formazione Primavera e la squadra di mister Delneri.
Il tutto, ovviamente, in attesa della definitiva consacrazione. Che speriamo possa arrivare a breve.

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Sembrerebbe essere ormai in dirittura d’arrivo la trattativa riguardante l’acquisto di Roque Santa Cruz, 29enne punta attualmente in forza al Manchester City che dovrebbe sbarcare nelle prossime ore a Roma, sponda Biancoceleste.
Andiamo quindi a conoscere meglio questo ragazzo.

Nome: Roque Luis Santa Cruz Cantero
Data di nascita: 16 agosto 1981
Luogo di nascita: Asunción
Nazionalità: paraguayana e spagnola
Altezza: 189 cm
Peso: 80 kg
Ruolo: punta
Club: Manchester City
Scadenza contratto: 30 agosto 2013
Valutazione: 7.000.000 €

CARRIERA

Nato e cresciuto nella capitale del suo paese, il Paraguay, Roque si forma come calciatore nel settore giovanile dell’Olimpia, dove giunge a soli sette anni, storica formazione della sua città.

Entra nel giro della prima squadra – dove esordirà a sedici anni – alla tenera età di quindici anni per poi iniziare a far parlare di sé di lì a qualche anno, quando si farà conoscere agli osservatori di tutto il mondo nel corso di un Mondiale under 20.

A diciotto anni, quindi, il trasferimento in Baviera: il Bayern Monaco punta infatti forte su questo roccioso centravanti sudamericano, ritenuto una delle possibili star del futuro. L’Olimpia, per quanto a malincuore, lascia partire questo ragazzo che nonostante la giovanissima età aveva già al suo attivo due titoli di miglior giocatore paraguaiano dell’anno.

La prima stagione in Germania non è esaltante, ma si chiude comunque bene: nonostante la concorrenza di attaccanti più quotati come Elber, Makaay e Pizarro, infatti, il nostro riesce a collezionare la bellezza di 32 presenze totali, tra campionato e coppa, mettendo però in mostra i suoi limiti sottoporta. Al termine del suo primo anno bavarese, infatti, la conta delle sue reti si fermerà a 7.

Le cose, sotto questo punto di vista, non cambieranno nemmeno negli anni a venire: mai, nei successivi sette anni in Germania, Roque riuscirà a chiudere la stagione in doppia cifra. Questo sia per il suo scarso feeling con il goal che per i tanti infortuni che ne hanno da sempre minato la carriera.

Nell’estate 2007, quindi, lascerà la Baviera per trasferirsi in Inghilterra, più precisamente ai Blackburn Rovers. E sarà proprio quella la stagione più fortunata della sua carriera: in 43 match tra Premier e coppe Roque riuscirà a realizzare ben 23 reti, mettendo a referto anche 8 assist. Un grandissimo exploit per lui, che però non riuscirà a ripetere oltre.
Già l’anno successivo, infatti, le partite saranno solo 27 ed i goal 6.

Nonostante questo la scorsa stagione è arrivata la chiamata del ricco Manchester City, disposto a spendere ben diciassette milioni e mezzo di sterline per assicurarsene le prestazioni.
Ancora una volta, però, il suo rendimento non sarà all’altezza, specialmente sotto porta: 4 reti in 22 match è un bottino realmente troppo esiguo per una punta.

Le cose, in questo senso, non sono mai per altro andate molto meglio nemmeno in nazionale: con 20 reti in 66 presenze non si può certo dire che Roque sia mai stato marcatore implacabile nemmeno una volta indossata la maglia dell’Albirroja.

Nonostante i suoi notevoli limiti sottoporta, comunque, sembra proprio che Lotito abbia scelto lui come ulteriore rinforzo per la sua Lazio. Dopo le voci che lo volevano nel mirino di Napoli, Liverpool, Borussia Dortmund ed Olympique Marsiglia, quindi, sembra che la punta di Asuncion finirà con l’accasarsi in quel di

Valutato 7 milioni di euro sul mercato internazionale pare che potrà trasferirsi a Roma per un totale di 6 milioni: 2 spendibili subito per il prestito, 4 da versare la prossima stagione per l’eventuale riscatto.

CARATTERISTICHE

Roque Santa Cruz avrebbe tantissime qualità per fare bene ed imporsi ai massimi livelli, così come ci si aspettava facesse ai tempi del suo sbarco in Europa. Dal gran fisico, con cui poter dare filo da torcere anche ai marcatori più robusti, ad una tecnica di base eccellente, abbinata ad un’eleganza che lo rende piacevole da rimirare in campo.

Il tutto è però vanificato da uno scarsissimo feeling con il goal. Come già detto, infatti, il ragazzo è riuscito ad andare in doppia cifra una sola volta da quando è sbarcato in Europa, due se si conta il suo primo anno da professionista giocato in quel di Asuncion (quando segnò 18 reti in 36 match, convincendo i dirigenti bavaresi a puntare dritti su di lui).

Nel complesso, quindi, Roque ha segnato solo 85 reti in 300 match, ovvero sia meno di un goal ogni tre partite. Il tutto a riconferma del suo non proprio esaltante feeling con il goal.

Eccellente nel gioco aereo tanto quanto nel difendere palla Santa Cruz sa fungere da vero e proprio centravanti boa: punto di riferimento prezioso per i propri compagni, infatti, dà alternative importanti al gioco del proprio club sapendo sia facilitare il gioco a palla lunga che fraseggiare nel breve all’occorrenza. Avendo capacità tecniche notevoli ed un altruismo spiccato, poi, può risultare anche prezioso in fase di assistenza, sia aprendo varchi in cui far infilare chi gli gira intorno sia tenendo palla per scaricarla al momento più opportuno.

Certo che però una prima punta con queste caratteristiche dovrebbe avere ben altro feeling con il goal e proprio questo, assieme ai tanti infortuni, ha impedito la definitiva esplosione del ragazzo, che ci si aspettava potesse diventare bomber di razza.

Nonostante non sia un cannoniere poi così affidabile, comunque, il suo ingaggio sarebbe tutt’altro che da condannare.
Posto che dopo la partenza di Cruz il reparto offensivo Biancoceleste può contare solo su Floccari, Rocchi e Zarate, infatti, aggiungere un quarto uomo alla rosa (che in questo momento è il partente Kozak) sarebbe già di per sè fondamentale. Farlo inserendo nel lotto un giocatore con le caratteristiche di Santa Cruz, a fronte di quelle proprie dei giocatori già in squadra, poi, significherebbe arricchire di opzioni offensive la squadra.

Perché un giocatore con il fisico come quello di Roque non è oggi, sempre partendo dal presupposto che l’acerbo Kozak andrà a fare esperienza altrove, a disposizione di mister Reja, che sarà quindi sicuramente il primo a gioire per l’arrivo del paraguayano. E poter contare su di un ragazzo del genere è molto importante: contro squadre molto chiuse, ad esempio, la rapidità di Zarate e Rocchi potrebbe trovarsi a sbattere ripetutamente contro il muro difensivo avversario. In una situazione del genere, quindi, avere un giocatore abile nel gioco aereo potrebbe rivelarsi preziosissimo: tra i colpi di testa diretti in porta, le spizzate atte a liberare qualche compagno o i palloni messi giù e giocati dal limite dell’area altrui ecco che il gioco della Lazio si potrebbe arricchire di alternative importanti.

Positivo, poi, anche il fatto che con le sue caratteristiche, e stante la sua versatilità, Roque potrebbe virtualmente giocare con uno qualsiasi dei suoi compagni di reparto. Sia che venisse affiancato a Floccari, sia che si dovesse trovare a giocare al fianco di Rocchi o Zarate, infatti, il puntero paraguayano non dovrebbe avere grossi problemi di adattabilità.

Davvero tante caratteristiche importanti. Dal fisico alla versatilità passando per gioco aereo e tecnica di base notevole. Se solo affinasse il proprio feeling con il goal…

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Come detto a livello tecnico vi è una solo controindicazione al suo ingaggio: non si acquisterebbe certo una prima punta capace di assicurare un bottino di goal importante, anzi.
Vi è poi una seconda controindicazione da non sottovalutare, ma in questo caso si tratta di controindicazione riguardante l’affidabilità fisica: in carriera questo ragazzo ha infatti avuto spesso problemi a livello di infortuni e non garantirebbe nulla sotto questo punto di vista.

Posto ciò, comunque, restano quasi solo lati positivi. Il più importante, ad avviso di chi scrive, riguarda proprio il fatto che l’ingaggio di Santa Cruz arricchirebbe di alternative il reparto offensivo Biancoceleste. E, altresì, si tratterebbe comunque di un giocatore abituato a giocare a certi livelli.

Probabilmente non farà sfracelli, ma se il fisico reggerà risulterà sicuramente utile a Reja ed alla Lazio tutta.

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