Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘UAE 2009’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Juan Sebastian Veron arriva a questa finale con un solo imperativo: vincere. Il tutto per provare a ripetere l’impresa compiuta 41 anni prima dal proprio padre, capace di portare l’Estudiantes sul tetto del mondo al termine della doppia finale dell’Intercontinentale disputata contro lo United (dopo l’1 a 0 dell’andata firmato Conigliaro fu proprio la rete di Juan Ramon Veron a risultare decisiva per la vittoria della coppa nell’1 a 1 dell’Old Trafford).

Messi si mostra pensieroso nel pre-partita. Che la caviglia malandata lo facesse preoccupare?

Estudiantes, però, che parte nettamente sfavorito, almeno per quanto dicono carta e pronostici, nei confronti di un Barcellona che si presenta come la squadra più forte del mondo guidata dal Pallone d’Oro in carica, Leo Messi.
Messi che, tra l’altro, si trova proprio nel corso della finale ad affrontare, per la prima volta nella sua carriera professionistica, un club argentino in una competizione ufficiale. E pur di farlo è disposto a stringere i denti per non sentire il dolore alla caviglia, destinato però a condizionare il suo rendimento in campo.

LA CRONACA
Ci si aspetterebbe grande spettacolo in campo nel corso dell’ultimo match del Mondiale per Club 2009 ma le due squadre deludono nettamente sotto questo punto di vista, in special modo nella prima frazione di gioco.

Il primo tempo, infatti, scorre senza grandissimi sussulti e giusto il vantaggio a sorpresa siglato da Boselli ad una decina di minuti dal termine del match mette un po’ di pepe ad un match quasi soporifero disputato sottotono da entrambe le squadre.

Eppure il tutto era iniziato bene: dopo tre soli minuti di gioco, infatti, Veron era riuscito a servire magistralmente Perez, bravo ad infilarsi nella retroguardia Blaugrana, partita con sufficienza esattamente come in semifinale, per venire però contrato dalla tempestiva uscita di Valdes.

Poco più tardi era stato invece Xavi, ben imbeccato da un ottimo assist di Ibrahimovic, a centrare palla cercando lo stesso svedese o l’arrembante Henry, senza però trovare nessuno dei due.

A quel punto, quindi, la partita inizia a languire sino alla mezz’ora quando è lo stesso Xavi a rendersi pericoloso: penetrato in area, infatti, prova a superare Albil che esce però scompostamente impattando – sembra – con il centrocampista spagnolo. Per l’arbitro, però, quell’intervento non è considerabile calcio di rigore.

Pochi minuti e Boselli porta quindi avanti i suoi: ben imbeccato da un cross dalla destra parte in leggero fuorigioco e sfugge ai suoi marcatori, andando a siglare di testa il vantaggio per i suoi.

Sabella cerca di guidare i suoi alla vittoria

A quel punto ci si attende una pronta reazione della squadra guidata da Guardiola, reazione che però non arriva almeno fino allo scadere.

Nella ripresa, infatti, scende in campo ben altro Barcellona: i Blaugrana prendono in pieno il dominio del campo, non lasciando praticamente più spazio per tutti i successivi quarantacinque minuti agli avversari. E riuscendo anche, in chiusura, a trovare il pareggio.

Ma andiamo con ordine: Ibrahimovic continua a dimostrare quanto non sia capace di influire sui match che contano e spreca un mucchio di opportunità.
Al quarantasettesimo si libera di Desabato ma calcia a lato. Al settantottesimo imbeccato da un cross di Alves mette a lato di testa. A tre dal termine non arriva su di un cross del neoentrato Jeffren.

Meglio fa invece Pedrito: al cinquantanovesimo buca un ottimo cross di Henry che sarebbe stato solo da spingere in rete ma otto minuti più tardi salta due avversari trovandosi a tu per tu con Albil, che chiude però in angolo il suo tiro. A due dal termine, infine, riceve una spizzata di testa di Pique e, lasciato colpevolmente libero dalla retroguardia dei Pincharratas buca Albil per il goal che vale il pareggio e che manda le squadre ai supplementari.

Extra-time che proseguono sulla stessa falsariga del secondo tempo: con una sola squadra in campo, il Barcellona.

Qui, infatti, i Blaugrana continuano il loro forcing, sospinti da un redivivo Messi e da un pimpantissimo Jeffren.

Dopo quattro minuti Messi batte una punizione dalla distanza col pallone che finendo sulla parte alta della rete dà l’impressione del goal. Subito dopo sfonda centralmente e perde palla, il rimpallo finisce però ad Alves che centra per Ibrahimovic, ancora una volta in ritardo all’appuntamento col pallone. Un altro minuto ed è ancora la Pulce a farsi vedere: palla dentro per Ibrahimovic che dopo averla portata fino al limite esterno dell’area la ridà a Messi che calcia però a lato.

Pedrito festeggia il goal del pareggio

Al novantottesimo, quindi, Jeffren subisce fallo a mezzo passo dall’area: Zlatan ci prova con una punizione di potenza, palla sulla barriera. Al centesimo minuto tondo è ancora l’ala ispano-venezuelana a rendersi pericolosa ma la sua fuga sulla destra termina in un cross allonato da Cellay. L’ultima occasione dei primi quindi minuti dell’extra-time la costruisce ancora Jeffren: palla dentro ad Ibra che invece di farla scorrere la stoppa per poi non coordinarsi al meglio entrato in area e calciare a lato.

Già al termine del primo tempo supplementare pareva chiaro come le forze iniziassero a venir meno anche tra i Blaugrana. E l’inizio del secondo tempo lo conferma.

A dieci dal termine, però, la doccia ghiacciata per gli argentini: Dani Alves crossa bene da destra, Messi si infila dietro a tutti e sbuca alle spalle di Cellay andando a tuffarsi come per prenderla di testa ma finendo con l’impattare il pallone di petto, mettendolo alle spalle di Albil e segnando il 2 a 1.

L’Estudiantes, però, nonostante il poco tempo a disposizione prevederebbe una veemente reazione di cuore non ha la forza per riversarsi nell’area avversaria e deve quindi inchinarsi alla squadra più forte del mondo nonostante al centosedicesimo minuto Boselli avrebbe sulla testa la palla del pari con Valdes che compie però un miracolo (vano, dato che il guardalinee aveva comunque sbandierato un fuorigioco inesistente) e a tempo scaduto una punizione calciata da Veron sarà spizzata a lato da Desabato.

Barcellona Campione del Mondo.

IL COMMENTO
Primo tempo piuttosto noioso, secondo tempo a senso unico, supplementari nel segno di Messi.

Così si può riassumere, in breve, la finale del Mondiale per Club 2009.

Il Barcellona ha giocato sicuramente meglio degli argentini: dopo un primo tempo guardingo in cui hanno trovato un po’ per caso la rete del vantaggio, infatti, Sabella ha arretrato notevolmente il baricentro della sua squadra, fino a farla sparire praticamente dal campo.

Messi festeggia il goal vittoria

E’ piuttosto incredibile, infatti, quanto successo: come potete rendervi conto nel leggere la cronaca la squadra di Sabella non ha più costruito nulla da dopo il goal che li aveva portati in vantaggio e nemmeno classe e carisma di Veron, che fallisce il grande obiettivo che si era prefessato, possono nulla.

Barcellona meritatamente Campione del Mondo. Meritatamente proprio per quanto appena detto. In realtà, comunque, da una squadra come quella guidata da Guardiola ci si aspetta molto di più: tante azioni costruite, sì, ma anche un possesso di palla che oltre a non essere fluido come al solito risulta anche ancor più sterile. E davanti ad una squadra remissiva come quella argentina si sarebbe dovuto fare davvero ben altra partita.

Certo, avere come centravanti un giocatore che, come Ibrahimovic, sparisce letteralmente negli scontri diretti che contano non aiuta.

MVP
Difficile definire un migliore in campo. Dovendolo fare, comunque, la mia preferenza va a Pedrito: molto mobile e ficcante nella ripresa è stato un fattore molto importante del match. Suo, per altro, il goal che manda ai supplementari le due squadre, risultando quindi a suo modo decisivo per le sorti di un match che fino a due minuti dalla fine sembrava ormai segnato.

IL TABELLINO
Estudiantes vs. Barcellona 1 – 2 (d.t.s.)
Marcatori: 37′ Boselli, 89′ Pedrito, 110′ Messi.
Estudiantes La Plata: Albil; Desabato, Cellay, Diaz, Rodriguez; Perez (79′ Nunez), Veron, Re (90’+1 Rojo), Brana, Benitez (76′ Sanchez); Boselli. A disposizione: Fernandez, Taborda, Alayes, Salgueiro, Carrusca, F. Fernandez, Gonzalez, Huerta. Allenatore: Alejandro Sabella.
Barcellona: Valdes; Alves, Pique, Puyol, Abidal; Busquets (79′ Tourè), Keita (45′ Pedrito), Xavi; Messi, Henry (83′ Jeffren), Ibrahimovic. A disposizione: Mino, Pinto, Marquez, Bojan, Milito, Maxwell, Jonathan, Chigrynskyi. Allenatore: Josep Guardiola.
Arbitro: Benito Archundia (Messico).
Ammoniti: 23′ Messi, 45’+2 Diaz, 58′ Rodriguez, 65′ Perez, 82′ Henry, 94′ Sanchez, 112′ Rojo, 118′ Valdes, 119′ Brana, 119′ Desabato.

I giocatori del Barça festeggiano la vittoria del Mondiale per Club

I PREMI
Pallone d’Oro: Lionel Messi (Barcellona)
Pallone d’Argento: Juan Sebastian Veron (Estudiantes la Plata)
Pallone di Bronzo: Xavier “Xavi” Hernandez Creus (Barcellona)
Scarpa d’Oro: Denilson Martins Nascimento (Pohan Steelers)

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Farias deve fare a meno di Hwa Yong, Jae Sung e Jae Won, tutti espulsi da Rosetti nella semifinale contro l’Estudiantes. Cruz ha invece a disposizione tutti i convocati e decide di affidarsi alla sua formazione tipo per guadagnarsi la medaglia di bronzo.

Un fan aspetta l'inizio della finalina tra Pohang ed Atlante

LA CRONACA
La prima metà del match scorre con un equilibrio sostanziale più o meno perfetto.

Dopo trenta soli secondi di gioco Bjung Yun è lanciato da Denilson verso la porta avversaria ma si trova chiuso dalla tempestiva uscita di Vilar. Sul ribaltamento di fronte i messicani si trovano a battere una punizione grazie alla quale liberano Marquez al limite dell’area piccola, con la punta che mette però a lato.

Al nono una punizione battuta da un coreano da metà campo mette in difficoltà Vilar, che è costretto ad alzare in corner. Poco più tardi ci prova invece Hyung Min dal limite, ma il solito Vilar è attento e para.
Sul ribaltamento di fronte, quindi, Bermudez fugge in contropiede trovandosi a tu per tu con Dong Jin, che prova a saltare in pallonetto con il portiere coreano bravo però a smanacciare in corner. Sugli sviluppi dello stesso Pereyra svetta colpendo però la traversa.

Al diciannovesimo Denilson decide quindi di partire in solitaria prendendo palla nella propria metà campo, saltando tre avversari ed andando a concludere dal limite dell’area, trovando però la pronta risposta del solito Vilar.

Una decina di minuti più tardi torna quindi a farsi vedere l’Atlante: Navarro scambia al limite con Marquez e, penetrato in area, calcia contro il portiere avversario, guadagnando un angolo. Sugli sviluppi dello stesso Dong Jin esce male sfiorando il pallone, Velasquez riceve quindi sul secondo palo mettendo però a lato a porta vuota.
Poco più tardi Pereyra colpisce quindi un altro legno: questa volta, però, è un palo.

Li ultimi dieci minuti saranno quindi tutti appannaggio dei coreani: prima Byung Jun svetta in area colpendo centrale, poi Denilson segna l’1 a 0 servito da un colpo di testa di Hyung Min susseguente ad un cross portato da Jung Kyum e deviato da un difensore messicano, poi Hyo Jin prova a chiudere la partita con una grande progressione sulla destra grazie alla quale semina due avversari per arrivare a centrare un pallone che è però messo in angolo dal ritorno di un difensore, bravo ad anticipare il solito Denilson.

I giocatori del Pohang Steelers festeggiano Denilson dopo la rete dell'1 a 0

La seconda metà di gioco risulta invece notevolmente più noiosa e scarna della prima. A salvarla un minimo solo il primo quarto d’ora giocato da un arrembante Atlante, poi il nulla o quasi.

L’inizio della ripresa è infatti choccante: dopo soli ventisette secondi Marquez, servito da un filtrante di Pereyra, buca Dong Jin con un bel diagonale che s’infila sul secondo palo.
Poco dopo il solito Pereyra libera di tacco Bermudez che fugge sulla destra ed arrivato in area scarica a Silva che calcia però contro ad un difensore guadagnando solo un angolo.
Qualche minuto ed è ancora Pereyra a rendersi protagonista con una punizione che sfiora il palo.

Da lì in poi, almeno fino agli ultimissimi minuti, una serie di minuti vissuti con le squadre che sembrano più trascinarsi stancamente per il calcio che combattere per la vittoria.
Fino alle porte del recupero, quindi, si vedranno solo tre conclusioni piuttosto velleitarie portate da Silva, uno scivolone di Bjung Jun che vanifica un’occasione potenzialmente buona e un Pereyra che dopo aver saltato Dong Jin s’allarga troppo e conclude poi non trovando lo specchio di porta.

A tempo ormai scaduto e con i rigori alle porte (il regolamento, infatti, vuole che si vada direttamente ai rigori senza giocare i tempi supplementari) la partita s’infiamma tutt’a un tratto. Prima il solito Pereyra colpisce, di testa sugli sviluppi di una punizione, il terzo legno della sua partita, poi Denilson riceve in area e salta un avversario calciando però contro a Vilar.

Ai rigori, quindi, è la maggior freddezza dei coreani ad avere la meglio nonostante Cruz avesse inserito appena prima della lotteria finale Solari e Peralta apposta per battere i rigori.

Sul dischetto si presenta per primo Solari che spiazza Dong Jin con un sinistro potente e preciso. E’ quindi la volta di Byung Jun, che fa altrettanto con Vilar.
Il secondo rigore lo va a battere Marquez, che calcia però male e si fa parare la conclusione dal portiere coreano. Tocca quindi al sempre ottimo Denilson portare in vantaggio i suoi spiazzando ancora una volta Vilar.
E’ quindi la volta di Peralta che, entrato apposta per battere il rigore, non tiene certo fede alla sua fama di rigorista, colpendo il palo. Hyung Min firma quindi il doppio vantaggio per gli asiatici spiazzando il portiere argentino.
Silva si presenta quindi sul dischetto conscio che un suo errore potrebbe chiudere i giochi ma, non senza fortuna, riesce a segnare nonostante Dong Jin arrivi a toccare la palla. Hee Chul, quindi, sente forse troppo la pressione – segnando il suo rigore avrebbe posto fine al match – e calcia a lato.
A quel punto Vilar, che aveva già ampiemente dimostrato di non trovarsi a proprio agio nel parare i rigori, mostra a tutti che dal dischetto è più implacabile che tra i pali, freddando il collega avversario. Hyung Il, votato a suo tempo come miglior giocatore dell’ultima Champions Asiatica, mette però in mostra tutto il suo sangue freddo andanto a bucare lo stesso Vilar con l’ultimo rigore della serie e regalando così una grande vittoria ai suoi: i Pohang Steelers si guadagnano quindi la medaglia di bronzo.

Navarro e Meung Chung lottano per il possesso del pallone

MVP
Il titolo di miglior giocatore del match mi sento di assegnarlo a Pereyra: il fantasista dell’Atlante, infatti, oltre ad offrire l’assist a Marquez per la rete del pareggio risulta essere in prima persona il giocatore più pericoloso della sua squadra come dimostrano anche i tre legni colpiti nel corso della partita.
Un grandissimo match per che ha affrontato questa finalina con una carica ed una grinta che non aveva messo in campo in precedenza.

IL TABELLINO
Pohang Steelers vs. Atlante 1 – 1 (5 – 4 d.c.r.)
Marcatori: 42′ Denilson, 45′ Marquez.
Pohang Steelers: Dong Jin; Hyo Jin, Taesu, Okayama, Hyung Il; Meung Chung (65′ Seul Ki), Chang Ho (60′ Chang Hyun), Hyung Kyum (54′ Hee Chul), Hyung Min; Byung Jul, Denilson. A disposizione: Hong Kyoo, Ji Dong, Jin Sung, Do, Dae Ho.
Atlante: Vilar; Velasquez, Arreola (45′ Silva), Negro, Chicharo; Chepe, Rojas, Bermudez, Navarro (90’+3 Solari), Pereyra (90’+3 Peralta); Marquez. A disposizione: Kampa, Munoz, Karevic, Castillo, Ovalle, Carillo, Garcia, Ruiz, Perez. Allenatore: Jose Cruz.
Arbitro: Matthew Breeze (Australia).
Ammoniti: 38′ Jung Kyum, 54′ Velasquez, 77′ Chang Hyun, 80′ Hee Chul, 84′ Denilson.

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Ibrahimovic non brilla come potrebbe contro l’Atlante

Il Barcellona si approccia alla semifinale contro l’Atlante senza la sua stella più luminosa, quel Leo Messi che solo pochi giorni prima si era portato a casa il Pallone d’Oro. Dal canto suo, invece, il prof Cruz conferma lo stesso undici che era stato capace, pur con qualche difficoltà iniziale, di sconfiggere 3 a 0 l’Auckland City ai quarti.

LA CRONACA
L’inizio è choccante: dopo quattro soli minuti di gioco, infatti, i Blaugrana mostrano tutta la sufficienza con cui hanno approciato la partita facendosi infilare da un lancio del portiere dalla propria trequarti con Rojas bravo a sfuggire agli inseguitori per portare in vantaggio i suoi.

Il Barcellona, però, non si scompone ed inizia piano piano a fare la sua partita fatta di possesso palla e fraseggi continui. Un solo minuto dopo la rete subita, quindi, Dani Alves crea un pericolo agli avversari mettendo dentro per Pedrito che però non arriva sul pallone. Subito dopo ci prova invece Busquets che va su di testa sugli sviluppi di un corner trovando però la risposta di Vilar.

All’undicesimo, però, il Barça potrebbe replicare l’errore compiuto poco prima: stavolta è Bermudez che s’infila bene in velocità ma entrato in area, sentendosi braccato, non se la sente di tirare, cercando un appoggio in mezzo. Appoggio che non è però fruttuoso, non venendo raccolto da nessun compagno.

Qualche minuto dopo Pedrito fugge a sinistra e mette dentro per Ibrahimovic che viene però anticipato all’ultimo dall’ottimo intervento di Velsquez. Ibra che poco più tardi si fa invece anticipare, su un cross portato da Alves questa volta, dall’uscita di Vilar.

Così al venticinquesimo è Iniesta a prendere l’iniziativa: forse stufo del tanto fumo prodotto dal gioco della sua squadra non ci pensa due volte quando dopo aver ricevuto al limite si gira rapidamente per scaricare un mancino tanto violento quanto leggermente impreciso, che può solo sfiorare l’incrocio.

Poco dopo la mezz’ora ci prova invece Ibrahimovic che non riuscendo a pungere su azione, sempre ben controllato dalla retroguardia messicana, ci prova con una punizione dai venticinque metri, con cui non riesce però a trovare la porta.

Il goal è comunque nell’aria ed arriva poco dopo: Xavi batte un angolo su cui Tourè svetta bene girando il pallone in mezzo all’area. Ci pensa quindi Busquets a deviarlo sotto misura siglando la rete del pareggio.

La prima frazione di gioco, quindi, si esaurisce quando Pedrito libera Dani Alves che però giunto a tu per tu con Valdes non riesce a bucare Vilar colpendo il pallone d’interno mettendolo però a lato del primo palo.

Il pallino del gioco è tutto nelle mani del Barcellona che risulta però, come spesso capita, più attento al fraseggio che alla finalizzazione.

A cambiare la cosa ci pensa Messi: la Pulce, infatti, entrato da appena un minuto taglia obliquamente la difesa messicana inserendosi in area e ricevendo palla da Ibrahimovic per saltare poi Vilar e depositare in rete il goal che vale il vantaggio.

Poco più tardi Rojas prova quindi a ripetere la prodezza d’inizio partita ma dopo aver superato Piquè calcia trovando l’opposizione di Puyol, che gli smorza il tiro.

Nei successivi dieci minuti, quindi, si vedrà solo il Barça: prima Xavi pennella un cross su punizione con cui trova Ibrahimovic sul secondo palo, la punta svedese prova quindi a fare ponte aereo mettendo palla in mezzo all’area piccola ma non trovando nessun compagno. Poi Iniesta porta palla a sinistra e dopo essere entrato in area libera Pedrito che chiude il match segnando il 3 a 1. Infine Ibrahimovic tenta un pallonetto piuttosto improbabile che esce malamente a lato.

Al settantaquattresimo, quindi, Marquez Lugo proverà a riaprire il match sfruttando un buco difensivo di Abidal ma non riuscendo a battere Valdes, bravo a disinnescare la sua conclusione.

Da lì in avanti, quindi, saranno solo i Blaugrana a farsi vedere, controllando il match per rendersi quindi pericolosi in più circonstanze con le fiammate di Bojan, Ibrahimovic, Pedrito e Messi.

IL COMMENTO
L’inizio del match ha lasciato senza dubbio la bocca aperta a molte persone: pensare che il Barça potesse finire sotto dopo quattro soli minuti sembrava più fantascienza che possibile discorso realistico.
Eppure la sufficienza della squadra, in particolar modo del reparto difensivo, ha fatto sì che fossero proprio i messicani a portarsi in vantaggio, illudendo i propri tifosi.

Perché, in realtà, l’Atlante non ha mai avuto vere possibilità di vincere il match: la superiorità Blaugrana è stata assolutamente imbarazzante e non fosse stato per quel primo svarione dovuto alla troppa tranquillità non ci sarebbe davvero molto da dire riguardo a questa partita.

Un dato, in particolar modo, fa riflettere: al ventiduesimo minuto del match, infatti, la regia internazionale ha fatto apparire il dato relativo al possesso palla, cosa che ha lasciato a bocca aperta. I Blaugrana, infatti, avevano in quel momento, e nonostante lo svantaggio, addirittura l’ottanta percento di possesso palla.
Un dato davvero incredibile, quasi inverosimile. Eppure è stato davvero così: la supremazia territoriale è stata veramente schiacciante e se solo fossero stati più cinici i giocatori del Barcellona avrebbero potuto compiere una vera e propria mattanza (sportiva).

Ibrahimovic non trova la via del goal nel suo esordio al Mondiale per Club

Il risultato della finale, insomma, sembrerebbe essere già scritto. Chissà che gli dei del pallone, però, non abbiano in serbo qualche sorpresa per sabato…

MVP
Direi che dopo una partita del genere non sia giusto dare il titolo ad un giocatore. Più giusto, infatti, è assegnarlo al gioco del Barcellona: manovra ariosa, fraseggi precisi ed interminabili, densità in ogni zona del campo, possesso di palla schiacciante, dimostrazione di come la miglior difesa possa davvero essere l’attacco.

IL TABELLINO
Atlante vs. Barcellona 1 – 3
Marcatori: 5′ Rojas, 35′ Busquets, 55′ Messi, 67′ Pedro.
Atlante: Vilar; Martinez, Gonzalez, Velasquez (63′ Pereyra), Arreola; Navarro, Solari (56′ Carevic), Guerrero, Bermudez, Rojas; Marquez. A disposizione: Ruiz, Perez, Peralta, Munoz, Castillo, Ovalle, Carrillo, Garcia, Ruiz, Silva. Allenatore: Jose Cruz.
Barcellona: Valdes; Alves, Marquez (54′ Pique), Puyol, Abidal; Xavi, Busquets, Tourè (53′ Messi); Pedrito, Iniesta (76′ Bojan); Ibrahimovic. A disposizione: Mino, Pinto, Jeffren, Henry, Keita, Milito, Maxwell, Jonathan, Chigrynskyi. Allenatore: Josep Guardiola.
Arbitro: Carlos Simon (Brasile).
Ammoniti: 8′ Solari, 40′ Guerrero, 61′ Velasquez, 65′ Ibrahimovic, 90’+2 Pique.

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Entrambi gli allenatori, Garzitto e Posa, modificano leggermente le proprie squadre rispetto alle partite precedenti e schierano le loro squadre in campo con la solita approssimazione tattica, soprattutto per quanto riguarda i giocatori africani, tanto generosi quanto poco propensi a tenere la posizione.

I giocatori dell'Auckland City festeggiano il goal partita

LA CRONACA
La prima metà del primo tempo è appannaggio degli africani, la seconda dei neozelandesi. Auckland City che però parte subito meglio: passano solo quarantacinque secondi, infatti, e Vicelich è dimenticato tutto solo nell’area del Mazembe e può andare a saltare sugli sviluppi di un corner battuto dalla destra, non trovando però lo specchio.

Da lì in poi, quindi, i neozelandesi si limiteranno lungamente a controllare lo sterile possesso di palla africano: il Mazembe, infatti, terrà quasi ininterrottamente il possesso di palla per più di venti minuti, creando però molto poco.

Al diciannovesimo il primo sussulto: Kabandu riceve largo a destra e dopo aver stoppato punta Hogg, gli prende un metro e calcia mollemente d’interno destro, trovando la pronta risposta di Gothard. Un paio di minuti più tardi Kasongo calcia bene dalla distanza, ma Campbell ci mette la testa e devia in angolo.

Al ventitreesimo, quindi, la partita cambia: Koprivcic, lanciato in contropiede, fugge nelle larghe maglie della difesa africana involandosi verso la porta. Kidiaba, quindi, esce dalla propria area per cercare di contrastarlo e si lancia in scivolata; la punta neozelandese, quindi, tenta di saltarlo ed il portiere africano tocca la palla nettamente con la mano. Arbitro ed assistente non hanno dubbi, il portiere va espulso.
Rimasti in 10, quindi, gli africani si vedono anche costretti a sostituire Mvete per fare posto a Bakula, il secondo portiere.

L’espulsione cambia gli equilibri della partita e l’ACFC prende campo. Pochi minuti dopo, quindi, Hogg fugge sulla sinistra e dopo essersi liberato di un avversario con un sontuoso tunnel non trova l’assist vincente.
Subito dopo, però, la difesa del Mazembe dimostra ancora una volta tutti i suoi limiti e lascia che Hayne fugga infilandosi tra le proprie maglie, stoppando al limite dell’area, superando Bakula e depositando l’1 a 0 in rete.

Gli africani però non ci stanno e tentano subito di trovare il pareggio: ripartiti da centrocampo, infatti, recapitano palla a capitan Mputu che entrato in area salta un avversario ma anziché provare a calciare direttamente verso Gothard centra un pallone che è allontanato dalla difesa.

La difesa degli africani continua comunque a mostrare i propri limiti: Hayne si lancia per l’ennesima volta in contropiede ed infila la retroguardia avversaria portandosi al limite per poi scaricare all’accorrente Coombes, il cui tiro è però rimpallato e poi messo in angolo.

E’ proprio sugli sviluppi di un angolo, qualche minuto più tardi, che Coombes può crossare per Campbell. La traiettoria del pallone, tutt’altro che irresistibile, finisce comunque per beffare un non certo irresistibile Bakula che buca l’uscita lasciando la propria porta sguarnita. Il centrale neozelandese, però, non ne approfitta, colpendo di testa e mandando il pallone a lato.

La ripresa comincia invece con gli africani molto arrembanti e decisi, nonostante l’inferiorità numerica, a trovare almeno il pareggio.

Così nei primi cinque minuti capitan Mputu si scatena: prima riceve dal limite e calcia di sinistro, non trovando però la porta. Poi, sempre dopo aver ricevuto al limite, libera l’accorrente Kabangu che sbaglia però una sorta di rigore in movimento. Infine si infila in area su di un lancio proveniente dalle retrovie ma dopo aver messo fuoritempo Gothard con un tocchetto al pallone non riesce a raggiungere lo stesso, lasciando che questo sfili sul fondo.

La gioia è però solo rimandata di dieci minuti, lasso di tempo nel quale le squadre si dividono le azioni interassanti: da una parte il solito Hayne si lancia in contropiede trovandosi a tu per tu con Bakula che è però bravo, stavolta, a non andare giù riuscendo quindi a parare la conclusione dell’ala neozelandese. Dall’altra arriva invece in area un cross calciato dalla trequarti su cui Ekanga è bravissimo a svettare in mezzo all’area non riuscendo però ad indirizzare il pallone stesso tra i pali della porta difesa da Gothard.

Di lì a pochi secondi, però, il Mazembe riesce a recuperare subito il pallone recapitandolo a Kasongo che ricevendo al limite dell’area decide di sparare un missile dritto per dritto che si va ad infilare all’incrocio dei pali.

Il ritrovato pareggio galvanizza quindi gli africani, decisissimi a puntare alla vittoria.

Al sessantaquattresimo, quindi, i giocatori del Mazembe portano un cross da destra sul quale Pritchett non riesce ad intervenire e che libera tutto solo Kasusula, il cui tiro è però messo in angolo da Gothard. Sul corner successivo, quindi, Mputu svetta dall’area piccola non trovando però i pali.

La gioia per Kasusula, comunque, è solo rimandata di tre minuti: Mputu, infatti, lo libera in area con uno splendido colpo di tacco e Gothard, questa volta, non può far nulla per arginare la sua conclusione. E’ il 2 a 1.

A quel punto arriva per la reazione dei campioni d’Oceania: passano cinque minuti ed un rimpallo tra Coombes ed un difensore africano fa finire la palla a pochi metri dalla porta, con Bakula che deve quindi uscire a valanga per anticipare Young. Il portiere congolese, però, non riesce a trattenere il pallone che finito tra i piedi del solito Hayne è depositato in rete dalla stessa ala neozelandese.

A poco meno di venti minuti dal termine, quindi, saltano tutti gli schemi ed i giocatori si affidano al cuore. E sembrerebbe che ad averne di più siano i giocatori africani, dapprima pericolosi con Kasongo che non trova la porta con una deviazione sottomisura, poi con Kaluyituka che dopo essersi liberato bene nel suo ingresso in area stringe troppo la conclusione, infine con lo stesso Kaluyituka che, liberato dal ponte di un compagno, si trova a tu per tu con Gothard che è però bravo a deviare in angolo.

Van Steeden esulta dopo aver realizzato il goal vittoria

La partita, quindi, sembra avviarsi verso la fine, con i rigori ormai prossimi. Per quanto gli africani non accettino il verdetto del campo, infatti, la porta sembra essere stata preda di un qualche sortilegio. Tre minuti oltre il novantesimo, quindi, la beffa finale per il Mazembe: la tanta pressione che portano in direzione della porta avversa li porta a scoprirsi così che a tempo ormai scaduto l’ACFC imbastisce una grande azione di contropiede che porta Van Steeden, entrato da poco, a colpire a rete, bucando Bakula e sancendo la vittoria ed il quinto posto a questo Mondiale per l’Auckland City.

MVP
Dovendone scegliere uno solo non posso che pescare il giocatore più determinante nelle sorti della squadra che è riuscita ad imporsi nel match: Jason Hayne.
L’ala neozelandese, già messasi in evidenza nelle due partite giocate al Mondiale per Club prima di oggi, è infatti riuscita a creare grossisimi grattacapi alla retroguardia avversaria.

Dotato di buona tecnica, soprattutto rispetto alla media di compagni ed avversari, e di un passo discreto Hayne è riuscito anche ad ergersi a goleador riuscendo a trovare in ben due occasioni la via della rete e risultando quindi assolutamente determinante ai fini della vittoria.

E’ comunque doverosa una citazione anche per Mputu, vero leader della squadra africana e, soprattutto, giocatore ben più dotato rispetto al resto della truppa di Garzitto.
Pensare ad un futuro europeo per lui è assolutamente legittimo.

TABELLINO
TP Mazembe vs. Auckland City 2 – 3
Marcatori: 29′ Hayne, 60′ Kasongo, 67′ Kasusula, 72′ Hayne, 90’+3 Van Steeden.
TP Mazembe: Kidiaba; Kasusula, Mabele, Mihayo, Milandu; Kabangu (74′ Kaluyituka), Bedi, Ekanga, Kasongo; Mvete (26′ Bakula), Mputu. A disposizione: Nkulukuta, Kanda, Ndonga, Ngoyi, Kayembe, Tshizeu, Lusadisu. Allenatore: Diego Garzitto.
Auckland City: Gothard; Hogg (75′ Van Steeden), Vicelich, Campbell, Williams; Lee, Pritchett, Hayne, Coombes; Dickinson (45′ Young), Koprivcic (45′ Morgan). A disposizione: Spoonley, Eaddy, Urlovic, Feneridis, Uhlmann, Nikolic. Allenatore: Paul Posa.
Arbitro: Benito Archundia (Messico).
Ammoniti: 10′ Koprivcic, 57′ Milandu.
Espulsi: 24′ Kidiaba.

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Per tentare l’assalto ad un’insperata finale Sergio Farias, coach dei Pohang Steelers, ripropone lo stesso undici che solo quattro giorni fa era riuscito ad imporsi per 2 a 1 sul TP Mazembe.
Dal canto suo, invece, Alejandro Sabella deve gioco forza rinunciare ad Angeleri (lungodegente) e Sosa (non è arrivato il transfer in tempo, salterà quindi il Mondiale) ma può fare affidamento su Juan Sebastian Veron, cui affida le chiavi dell’intera squadra.

I tifosi dell'Estudiantes festeggiano l'approdo in finale

LA CRONACA
Anche in questo match, esattamente come successo nei precedenti, il ritmo di gioco è tutt’altro che vertiginoso, così ne esce un primo tempo sicuramente non particolarmente emozionante.

Dopo due soli minuti di gioco Nunez, dopo aver sfondato a destra, crossa cercando Boselli, che è però anticipato da Hwa Yong in uscita. Poco dopo, quindi, il portiere coreano non sa ripetersi: un cross assolutamente innocuo effettuato da Rodriguez finirebbe dritto tra le sue braccia ma lui effettua un intervento eufemisticamente rivedibile e finisce per farsi sfuggire il pallone, che arriva a Boselli. La punta argentina, quindi, mette in mostra tutte le sue doti acrobatiche inventandosi una rovesciata per girare in rete il pallone, che termina però la sua corsa contro il palo. Le emozioni non sono comunque finite: sulla ribattuta del montante, infatti, arriva Benitez il cui tap-in a botta sicura termina però alto.
Una fiammata, questa, in un match tutt’altro che emozionante.

Al nono Veron, le cui geometrie non hanno perso lo smalto dei tempi migliori, verticalizza pescando in area Boselli, il cui tiro è però deviato in angolo da Hyung Il. Subito dopo, quindi, la punta argentina ci proverà ancora, questa volta dalla media distanza, non trovando però lo specchio della porta.

Poco dopo il quarto d’ora, quindi, si fanno vedere anche i Pohang, su una delle poche iniziative che sono stati in grado di costruire: Albil, portiere dell’Estudiantes, va in affanno su di un’uscita con la quale prova ad intercettare un corner, smanacciando malamente il pallone al centro dell’area. La palla, quindi, giunge a Byung Yun che ciabatta però il tiro, respinto dalla difesa, mangiandosi un’ottima occasione per portare i suoi in vantaggio.
Sul ribaltamento di fronte, quindi, Benitez crosserà in mezzo e sul pallone si avventerà Boselli, bravissimo a tagliare sul primo palo anticipando il proprio marcatore. Il suo colpo di testa, però, sarà assolutamente impreciso e terminerà a lato della porta difesa da Hwa Yong.

Da lì alla mezz’ora, quindi, le squadre abbasseranno ulteriormente i loro ritmi, non producendo azioni degne di note.

Perez e Meung Chung in un duello aereo

Al trentesimo minuto esatto, quindi, Rodriguez si inserirà dalle retrovie andando a calciare dal limite ma trovando la pronta risposta del portiere avversario, per cui non è un problema afferrare il tiro centrale scoccato dal terzino argentino.

Poco dopo tornano invece a farsi vedere i sudcoreani: Yung Kyum riceve poco oltre la metà campo e dopo essersi ben liberato di un avversario va a calciare dalla media distanza, trovando però la replica pronta di Albil.

Sul finale del primo tempo, poi, la partita si accenderà tutt’a un tratto per merito dell’Estudiantes: prima Perez calcerà a giro dal limite sfiorando l’incrocio, poi Boselli, imbeccato da una verticalizzazione del solito Veron, calcerà da fuori facendosi parare un tiro non certo irresistibile, infine lo stesso Boselli, due minuti dopo il quarantacinquesimo, segnerà l’1 a 0 andando a spizzare di testa una punizione battuta da Benitez dalla trequarti e mandando le due squadre al riposo.

Dopo quarantacinque minuti abbastanza noiosi, quindi, il goal del vantaggio.
Vantaggio che viene raddoppiato ad inizio ripresa: pochi minuti dopo essere tornati in campo, infatti, i giocatori dell’Estudiantes trovano la seconda rete. Una discesa sulla destra della coppia Rodriguez-Nunez porta Veron a poter mettere palla dentro mettendo in movimento Perez che, forse fallosamente, riesce ad anticipare Hwa Yong prolungando il pallone con un campanile. Il pallone, finito sul secondo palo, sarà quindi comodamente appoggiato in rete da Benitez, che questa volta non sbaglierà il tap-in da pochi metri.

Denilson, però, non ci sta. Così la punta brasiliana (che immaginiamo tutt’altro che contenta di farsi battere dagli acerrimi rivali argentini) dopo aver ricevuto in area stoppa e si inventa una rovesciata con la quale cerca di mettere in difficoltà Albil, che è però attento e para.

Passano giusto sessanta secondi dal sussulto orgoglioso della punta carioca e Rosetti chiude, formalmente, il match: Nunez, sempre molto frizzante e rapido in fascia, punta per l’ennesima volta Jae Won che, come già successo nel primo tempo, si sente bruciato sullo scatto e frappone il suo corpo tra l’ala argentina ed il pallone, facendo ancora una volta ostruzione. Proprio come successo nella prima frazione, quindi, Rosetti gli mostra un giallo, facendo quindi terminare lì il suo match e, era logico pensare, quello della sua squadra.

Rosetti espelle Jae Sung

Dopo dieci minuti passati a cercare di controllare le sterili avanzate altrui si fionda in contropiede: Hyo Jin viene quindi liberato sul lato destro dell’area, l’occasione sarebbe sicuramente interessante (essendoci anche in mezzo un accorrente Denilson) ma il terzino coreano spara una sorta di tiro-cross un po’ a casaccio che termina addirittura in rimessa laterale.

Ne passano quindi altri cinque e, incredibilmente, Denilson trova il goal su di un’azione confusa viziata, tra l’altro, da un fuorigioco non segnalato dal nostro Copelli e andando a segnare la terza rete personale in questo Torneo.
Non contenti di aver appena ritrovato il goal che riapre la partita, però, i coreani commettono una leggerezza incredibile: Jae Sung, infatti, va in pressing su Veron, rifilandogli un calcione con cui si merita, esattamente come il suo capitano in precedenza, il secondo cartellino giallo e lascia quindi i suoi compagni in nove uomini.

Ad un quarto d’ora dalla fine, poi, l’apoteosi: Nunez si infila nelle praterie coreane, Hwa Yong esce quindi per ancitiparlo ma arriva tardi, impattando con l’ala argentina. Rosetti decide per la stangata ed espelle il terzo coreano in questa partita. Con Denilson, quindi, che finisce con l’andare in porta al suo posto dato che Farias aveva già esaurito le sostituzioni.
Dopo sei minuti persi per trovare una maglia alla punta-portiere, quindi, la partita può finalmente ricominciare con Veron che calcia la punizione contro la barriera.

Rimasti in otto, quindi, i Pohang hanno ben poco da fare. A quattro dal termine rischiano anche di subire la terza rete con Rodriguez che dopo aver scambiato con Nunez si infila in area e calcia battendo Denilson ma trovando il secondo palo della giornata per la sua squadra.

Nel recupero, quindi, l’unica occasione degna di nota, in sei minuti giocati di melina dagli argentini, è un tiro di fuori senza troppe pretese scagliato da Nunez dalla media distanza che termina fuori dai pali.

IL COMMENTO
Si dice spesso che gli arbitri italiani siano i migliori al mondo, e forse è anche vero.
Di certo però oggi Rosetti, Airoldi e Copelli non hanno tenuto fede a questa cosa: sono loro, infatti, i principali protagonisti della prima semifinale del Mondiale per club. Da una parte perché convalidano due goal (il primo, quello che le statistiche assegnano a Benitez ma che sarebbe da attribuire a Boselli, partito, pare, in posizione di leggero fuorigioco oltre a quello segnato nella ripresa da Denilson) dall’altra, soprattutto, perché utilizzano un metro di valutazione eccessivamente duro che finisce con il falsare un pochino la partita.

Denilson veste la maglia di Hwa Yong e ne va a prendere il posto tra i pali dopo l'espulsione di quest'ultimo

Ben otto, infatti, sono i cartellini gialli sventolati ai danni dei giocatori coreani, ammonizioni che valgono tra l’altro due espulsioni. A questo, quindi, va sommata anche l’espulsione diretta per Hwa Yong, il portiere.
Un’ecatombe, insomma, che influenza tantissimo il risultato finale.

Certo, la vittoria è stata comunque meritata dai giocatori di Sabella, questo al di là di tutto.
Il secondo tempo, però, è stato obiettivamente poco guardabile e il nostro Rosetti, è inevitabile dirlo, non ha assolutamente arbitrato come ci si aspetterebbe da lui.

Riguardo alla partita, quindi, c’è poco altro da dire.

Gli argentini hanno la meglio su di un avversario notevolmente più debole che non riesce a mettere in campo quell’intesità necessaria a mandare in affanno giocatori tecnicamente meglio dotati.

Contro il Barcellona (che dovrebbe facilmente superare i messicani dell’Atlante domani pomeriggio) sarà però tutta un’altra storia.

MVP
Il premio non può che essere consegnato a Veron: il regista ex Inter, infatti, gioca una partita a ritmi piuttosto bassi ma di grande generosità e, soprattutto, mettendo in campo tutto il fosforo di cui è dotato.

E’ lui, infatti, a regalare palloni a destra e a manca con lanci e verticalizzazioni perfette, come pochi altri giocatori al mondo sono capaci di fare. E’ da lui, poi, che tutti i compagni di squadra sono soliti ripartire quando trovano troppo traffico e non riescono a sfondare le linee nemiche.

Grande classe ed intelligenza, insomma, per un giocatore che sabato prossimo proverà a riportare l’Estudiantes sul tetto del mondo, esattamente come 41 anni fa era stato in grado di fare suo padre prima di lui.

TABELLINO
Pohang Steelers vs. Estudiantes 1 – 2
Marcatori: 45’+2 Boselli, 53′ Benitez, 71′ Denilson
Pohang Steelers: Hwa Yong; Hyo Jin, Taesu (58′ Okayama), Jae Won, Jung Kyum; Jae Sung, Hyun Gil, Do (45′ Meung Chung), Hyung Min, Byung Jun (54′ Hee Chul); Denilson. A disposizione: Dae Ho, Dong Jin, Hong Kyoo, Gi Dong, Jin Sung, Seul Ki, Chang Go, Chang Hyun. Allenatore: Sergio Farias.
Estudiantes: Albil; Desabato, Diaz, Re, Rodriguez; Perez, Nunez, Brana, Veron, Benitez; Boselli. A disposizione: R. Fernandez, Taborda, Sanchez, Alayes, F. Fernandez, Gonzalez, Rojo, Huerta. Allenatore: Alejandro Sabella.
Arbitro: Roberto Rosetti (Italia).
Ammoniti: 5′ Taesu, 12′ Jae Won, 20′ Jae Sung, 22′ Veron, 45’+1 Jung Kyum, 56′ Jae Won, 72′ Jae Sung, 86′ Meung Chung, 90’+3 Hyun Gil.
Espulsi: 56′ Jae Won, 72′ Jae Sung, 77′ Hwa Yong.

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________
L’Auckland City arriva allo scontro con l’Atlante ancora una volta come sfavorito. Per tentare di ribaltare i pronostici come fatto contro l’Al-Ahli e qualificarsi alla semifinale contro il Barcellona Paul Posa si affida agli stessi 11 capaci di sconfiggere la squadra degli Emirati Arabi all’esordio. Dal canto suo, invece, Cruz cerca di sfruttare al massimo la densità di gioco a centrocampo, lasciando fondamentalmente il solo Marquez come punta.

Foto di rito dei giocatori dell'Atlante nel pre-partita: (back row) Rafael Marquez, Miguel Martinez, Federico Vilar, Santiago Solari, Luis Velasquez and Daniel Arreola. (front row) Christian Bermudez, Fernando Navarro,Jose Guerrero, Jose Gonzalez and Guillermo Rojas

LA CRONACA
Il match non è certo giocato su ritmi vertiginosi, anzi.
In particolar modo il primo tempo risulta quasi completamente privo di spunti degni di nota.

Ci voglio più di dieci minuti prima di vedere un’occasione degna di nota: un pallone allontanato oltre il limite dell’area giunge a Chicharo che calcia al volo coordinandosi bene ma mettendo la palla di poco oltre la traversa.

Verso la mezz’ora Rojas salta Coombes in fascia e rientra calciando di destro – lui che è mancino puro – e non riuscendo quindi a trovare la porta. Poco più tardi ci prova invece il coreano Lee con una conclusione velleitaria da più di 35 metri che non trova lo specchio della porta.

Poco dopo, quindi, il fattaccio: sugli sviluppi di un angolo la difesa neozelandese pasticcia un po’ con McGeorge che si trova poi un pallone da spazzare giusto al limite dell’area; il centrocampista della formazione neozelandese, però, liscia il pallone regalandolo ad Arreola che non ha quindi problemi a siglare l’1 a 0.

Nella ripresa i ritmi aumentano di qualcosina e la partita si fa un po’ più interessante.

In apertura un giocatore dell’Auckland ci prova da più di trenta metri con Vilar che è però bravo a distendersi e deviare il pallone.

Al cinquantacinquesimo Marquez calcia da fuori ed impegna Spoonley, che è però bravo a disinnescare la conclusione dell’avanti messicano in due tempi.

Poco dopo l’Auckland costruisce la sua miglior palla goal: Hayne salta un uomo sulla destra e mette in mezzo basso, Navarro buca il rinvio e la palla arriva quindi indisturbata a Dickinson che però, forse sorpreso da un pallone che non sperava più di ricevere, effettua uno stop un po’ macchinoso vedendosi quindi poi chiuso al momento del tiro. La palla, rimpallata al limite, giunge quindi a Lee, che ci prova di prima: Vilar si dimostra però ancora una volta affidabile e vola deviando in corner.

Vilar, portiere e capitano dell'Atlante

Otto minuti più tardi, quindi, il goal che chiude il match: Marquez pesca Bermudez al limite che raddoppia bucando l’uscita di Spoonley.

La reazione dei neozelandesi è però un fuoco di paglia: Coombes crossa basso ma Young non arriva sul pallone, con un difensore che spazza in angolo. Sugli sviluppi del corner è lo stesso Coombes a provarci da fuori, ma il suo tiro è deviato da un difensore.

Finisce qui, praticamente, la partita dei campioni d’Oceania.

Di lì in poi, infatti, solo Atlante.
Al settantacinquesimo Rojas crossa in mezzo, Uhlmann è tutto solo ed invece di stoppare e liberare con tranquillità la propria area prova un incredibile quanto insensato colpo di tacco, che puntualmente buca. La cosa libera quindi Marquez che però, a tu per tu con Spoonley calcia fuori.

Una decina di minuti dopo lo stesso Rojas calcia dalla trequarti, impensierendo il portiere avversario. Poco dopo è sempre lui a scendere sulla sinistra crossando in mezzo e trovando Silva che mette però fuori di testa.
Sugli sviluppi della ripartenza l’Atlante recupera subito il pallone che viene recapitato a Pereira il quale dopo essersi liberato di un avversario con un sombrero non batte Spoonley in uscita.

A tempo ormai scaduto, quindi, Silva triplica andando a concludere una gran bella azione corale, ampiamente favorita dall’atteggiamento ormai più che rassegnato degli avversari.

IL COMMENTO
I neozelandesi mettono in mostra tutta la loro pochezza tecnica, i messicani deludono. In più quest’ultimi mettono in evidenza un problema che sembra essere insito in un po’ tutti i club messicani (almeno in quelli che arrivano al Mondiale per Club): la scarsissima prolificità delle proprie punte.

Silva esulta dopo la rete del 3 a 0

Nonostante le tre reti realizzate, infatti, Marquez ha messo in mostra sì discrete capacità di manovra, ma nel contempo ha dimostrato di non essere in grado di pungere con pericolosità.

Contro il Barça, comunque, le cose dovranno cambiare: se la squadra di Cancun dovesse riproporre la stessa prestazione di oggi, infatti, troverebbe praticamente impossibile riuscire ad imporsi sui Blaugrana.

MVP
L’MVP del match è Rojas, ala/seconda punta che ha più volte creato numerosi grattacapi alla difesa neozelandese grazie alla sua mobilità, ad una buona tecnica ed a una discreta capacità di saltare l’uomo palla al piede, creando superiorità numerica.

TABELLINO
Auckland City vs. Atlante 0 – 3
Marcatori: 36′ Arreola, 69′ Bermudez, 91′ Silva.
Auckland City: Spoonley; Williams, Hogg, Vicelich, Uhlmann; Lee (78′ Nikolic), Coombes, Hayne, McGeorge; Koprivcic (66′ Young), Dickinson (88′ Urlovic). A disposizione: Eaddy, Gothard, Pritchett, Van Steeden, Morgan, Campbell, Feneridis, Jordan. Allenatore: Paul Posa.
Atlante: Vilar; Martinez, Gonzalez, Velasquez, Arreola; Navarro, Solari (74′ Silva), Guerrero, Bermudez, Rojas; Marquez (86′ Pereyra). A disposizione: G. Ruiz, Perez, Peralta, Munoz, Carevic, Castillo, Ovalle, Carrillo, Garcia, F. Ruiz. Allenatore: Jose Cruz.
Arbitro: Coffi Codjia (Benin).
Ammoniti: 10′ Marquez, 26′ Arreola, 43′ McGeorge.

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Il Mohammed Bin Zayed Stadium di Abu Dhabi ospita, dopo il match d’esordio tra Auckland City ed Al-Ahli, la sfida – valida per i quarti del Mondiale per Club – che vede i Campioni d’Africa del TP Mazembe opposti ai Campioni d’Asia dei Pohang Steelers.

Il Mondiale per Club è anche questo: i colori dei tifosi di ogni angolo del mondo

Le due squadre arrivano a questa partita con spiriti differenti: se da una parte Diego Garzitto, coach italofrancese dei congolesi, parla infatti di occasione da sfruttare al massimo per mettersi in mostra e di palcoscenico più unico che raro per i suoi dall’altra Sergio Farias parla invece, addirittura, delle possibilità che la sua squadra potrebbe avere in un futuro prossimo di imporsi in questa competizione.

Al di là di quanto detto nel pre partita, comunque, le due squadre scendono entrambe in campo per sopraffarre l’avversario, pur nella loro pochezza tecnico-tattica.

LA CRONACA
I coreani partono provando subito a fare male: dopo due soli minuti Denilson (solo omonimo dell’ex stella del Betis) filtra per Byung Jun, che viene però anticipato dall’uscita di Kidiaba.
Quest’azione è però un fuoco di paglia. Nei primi minuti, infatti, sono gli africani a fare meglio: al terzo Mputu fugge sulla destra e centra basso per Kaluyituka che però liscia il primo tiro per poi calciare contro un avversario; sul rimpallo arriva quindi Kabangu che calcia con tanta potenza e poca precisione, mettendo a lato.

Poco più tardi Kabangu sfonda a destra e crossa in mezzo trovando sul secondo palo un Ekanga che saltando più in alto di Jae Sung non riesce però a trovare lo specchio.
E’ quindi proprio Jae Sung a provarci: calcio di punizione dal limite, palla deviata prima dalla barriera e poi da capitan Mputu che mette in difficoltà Kidiaba che riesce comunque a salvarsi in qualche modo.

Il match scorre quindi senza particolari sussulti con le evidenti lacune tattiche e limiti tecnici degli africani e la scarsissima capacità di essere incisivi dei coreani.

Al 21′ arriva quindi la miglior occasione del primo tempo coreano: Ekanga fa fallo su Tae al limite, Bjung Jun calcia una punizione quasi perfetta che Kidiaba è però bravo a deviare in angolo con un volo perfetto.

Poco prima della mezz’ora, quindi, la rete del vantaggio congolese: Mputu riceve al limite e manovra cercando spazi che non trova. Dopo aver arretrato sino a prima della trequarti, quindi, appoggia indietro all’accorrente Bedi che dopo aver stoppato effettua un paio di passi prima di scaricare da più di 35 metri andando a bucare Hwa Yong, che nonostante si distenda riesce solo a sfiorare il pallone.

Bedi festeggia l'1 a 0

Qualche minuto più tardi, quindi, Denilson veste ancora i panni dell’assist-man e libera con un bel colpo di tacco Do, che è però anticipato da Kidiaba, sempre ottimo nelle uscite basse.

Al trentottesimo Jae Sung può sfruttare un errore degli africani andando a fuggire completamente solo ed arrivando al limite dell’area senza particolari pressioni: il suo tiro, però, è assolutamente floscio, facilmente parato da Kidiaba. Subito dopo Jae Sung ci prova quindi con un cross in mezzo con un compagno che colpisce verso la porta avversa trovando però la pronta respinta di Kidiaba, bravo poi a chiudere basso anche su Denilson.
Al quarantunesimo un altro errore grossolano dei congolesi, questa volta con Mihayo che sbaglia in fase d’impostazione, spiana la strada al solito Jae Sung che però, ancora una volta, non mette cattiveria nel colpire il pallone, che finisce mollemente tra le braccia del portiere.

Un paio di minuti dopo è Do, invece, ad avere una palla d’oro: pescato in area da un ottimo cross di Jung Kyum, però, colpisce malamente di testa mettendo a lato.

A tempo ormai scaduto torna a farsi vedere il Mazembe: Mputu riceve sulla trequarti e calcia cercando l’incrocio ma mettendo a lato di poco e chiudendo, di fatto, una prima frazione che vede sì in vantaggio i congolesi ma che è stata affrontata meglio dai coreani, più capaci di costruire qualcosa grazie ad una miglior disposizione in campo.

La ripresa è invece giocata su ritmi ancora più bassi della prima frazione.

A giocarla meglio, ancora una volta, gli asiatici che dopo quattro soli minuti si rendono pericolosi: sponda di testa di Do per Jae Sung che è però chiuso dall’uscita bassa del sempre ottimo Kidiaba.

Denilson festeggia l'1 a 1

Subito dopo arriva però il pareggio: Byung Jun riceve sul secondo palo e controcrossa beffando il portiere e pescando Denilson sul secondo palo. Per la punta brasiliana è quindi un gioco da ragazzi realizzare l’1 a 1.

Passano dieci minuti e il Mazembe avrebbe l’opportunità di tornare in vantaggio: Ekanga libera Kabango che infilatosi tra i due centrali avversari entra in area per poi calciare però a lato del palo di sinistra.

Poco più tardi altra grande occasione, questa volta per i coreani: Hyung Min libera con un bellissimo pallonetto a scavalcare tutta la difesa Jin Sung che si trova con spazio e tempo tali da poter piazzare il pallone o, ancor meglio, liberare un compagno al suo fianco. Jin Sung, però, non fa nulla di tutto questo, si fa ipnotizzare da Kidiaba che ne para la conclusione, in qualche modo.

Al settantasettesimo, quindi, il solito Denilson dimostra di essere l’unico giocatore con sangue freddo della sua squadra: imbeccato da un lancio da centrocampo, infatti, l’attaccante verdeoro scatta sul filo del fuorigioco e buca Kidiaba trovando il vantaggio.

Gli africani, però, non reagiscono con veemenza allo svantaggio, non riuscendo a costruire vere palle goal. Tanto che al novantaduesimo il solito Denilson avrebbe l’opportunità di chiudere il match ma questa volta non riuscirà a battere il portiere avversario in 1 contro 1.

Negli ultimi due minuti, quindi, l’assalto all’arma bianca: prima Bedi prova a bissare il golazo del primo tempo con un tiro da grande distanza, trovando però l’opposizione del portiere. Poi Mvete pesca con una bella sponda di testa Kasongo al limite dell’area piccola, con l’ala africana che si fa però anticipare in angolo da un avversario.

O’Leary, quindi, sancisce qui la fine del match. Pohang Steelers 2, TP Mazembe 1: coreani qualificati alla semifinale che giocheranno contro l’Estudiantes.

IL COMMENTO
Sono i campioni d’Asia, quindi, ad imporsi in un match privo di grandi contenuti tecnici ed abbastanza scevro anche per quanto riguarda l’impostazione tattica. Grandi limiti da entrambe le parti, infatti. In particolare tra le fila dei congolesi, che ribadiscono, se ancora ce ne fosse bisogno, che il calcio africano, almeno a livello di club, è ancora anni luce indietro e dovrà passare ancora moltissimo tempo prima che lo si possa considerare ad un livello almeno accettabile.

Fatte salve alcune grandi nazionali (composte in toto o quasi da giocatori che gioca da anni, quando non ci sono cresciuti, in Europa), infatti, il Continente Nero esprime davvero poco: atleticamente sono sì spesso dominanti, ma in tutte le altre componenti fondamentali hanno ancora tanti e tanti passi da fare.

I tifosi dei Pohang Steelers supportano i loro beniamini in campo

Se il Mazembe è quindi una squadra con grandissime lacune poco di meglio si può dire in relazione ai coreani. Sicuramente meglio messi in campo, infatti, i giocatori di Farias non hanno comunque dimostrato grandissime cose, faticando molto ad essere incisivi contro una difesa assolutamente disorganizzata (almeno rispetto agli standard cui siamo abituati in Europa).

Proprio in relazione a ciò, quindi, viene automatico pensare a come sia possibile che nel pre-partita proprio il tecnico brasiliano avesse detto che in futuro gli Steelers potranno arrivare al Mondiale per Club come seri concorrenti per la vittoria finale.

Sinceramente ci sembra fantascienza.

Come per il Mazembe, infatti, i passi che dovranno fare per arrivare ai nostri livelli sono davvero tanti e lunghi. Certo, in un futuro può essere che la distanza verrà colmata, ma è davvero un futuro lontano e difficilmente immaginabile oggi.

Farias, comunque, in Corea nutre un gran credito: è infatti l’allenatore straniero più vincente del paese e di lui si vocifera addirittura potrebbe subentrare all’attuale C.T. dei Guerrieri Taeguk.

MVP
L’MVP del match non può che essere coloui che l’ha deciso, il brasiliano Denilson Martins Nascimento.
Nato il 4 settembre del 1976 a Salvador di Bahia ebbe la sua prima esperienza ad un certo livello nel modesto Camacari squadra da cui venne prelevato nel 1996 dal Feyenoord, che lo portò in Europa. Dopo una sola stagione, quindi, il passaggio al PSG. Anche qui, però, restò un solo anno, giusto il tempo di fare le valigie e passare altri dodici mesi all’Uniao de Lamas. Nel 1999, quindi, il matrimonio con il continente asiatico: da lì in poi, infatti, giocherà solo in Asia (a parte una breve parentesi all’Atlas). Al-Shabab, Dubai Club, Al-Nasr, Daejeon Citizen e, dal 2008, Pohang Steelers, squadra con cui il matrimonio è più felice che mai: è lui, infatti, la star della squadra allenata dal connazionale Farias, squadra che ha guidato alla conquista di una FA Cup, una K-League ed un’AFC Champions League.

Citazione doverosa, però, anche per Kidiaba, portiere africano. E’ grazie ai suoi interventi e soprattutto alla sua tempestività ed incredibile efficacia nell’1 contro 1, infatti, che il Mazembe resta a galla per buona parte dell’incontro.

Kidiaba è stato senza dubbio il migliore in campo tra i giocatori del Mazembe

IL TABELLINO
TP Mazembe vs. Pohang Steelers 1 – 2
Marcatori: 28′ Bedi, 50′ e 78′ Denilson
TP Mazembe: Kidiaba; Nkulukuta, Mabele, Tshizeu, Mihayo; Kabangu, Bedi, Lusadisu (60′ Kasongo), Ekanga (83′ Kanda); Mputu, Kaluyiutuka (82′ Mvete). A disposizione: Bakula, Kasusula, Tshani, Ngoyi, Kayembe, Milandu. Allenatore: Diego Garzitto.
Pohang Steelers: Hwa Yong; Hyo Jin, Taesu, Jae Won, Jung Kyum; Jae Sung, Hyun Gil, Do (56′ Jin Sung), Hyung Min (80′ Seul Ki), Byung Jun (88′ Chang Ho); Denilson. A disposizione: Dae Ho, Dong Jin, Kyoo, Okayama, Gi Dong, Meung Chung, Hee Chul, Chang Hyun. Allenatore: Diego Farias.
Arbitro: Peter O’Leary (Nuova Zelanda)
Ammoniti: 45’+3 Mabele, 54′ Nkulukuta

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Hussain e Koprivcic duellano per raggiungere il pallone

Al-Ahli ed Auckland City scendono in campo al Mohammed Bin Zayed Stadium per aprire il Mondiale per Club 2009.
La squadra del paese ospitante scende in campo forte della presenza della propria stella, Hosny, ma senza le due stelline dell’under 20 dell’UAE, Khalil e Fawzi, entrambi infortunati. I neozelandesi, invece, presentano in campo capitan Vicelich, 150 presenze in Eredivisie nel corso della carriera e punto fermo degli All Whites.

LA CRONACA
Le due squadre dimostrano subito tutti i loro limiti.
Per noi, abituati a vedere in televisione calcio di ben altro livello, questo match risulta infatti mal digeribile. I ritmi sono compassati, non c’è una gran circolazione di palla né nell’una né nell’altra squadra (qualcosina si vede tra le fila dell’Al-Ahli, ma davvero pochino) ed il gioco si basa quindi esculsivamente o quasi su lanci quantomeno approssimativi.

Se i padroni di casa, come detto, provano a costruire qualcosina tramite la circolazione del pallone – con Hosny, Khamis ed Hassan a prendere le redine del gioco – i neozelandesi dimostrano di essere davvero poca roba. Tra essi l’unico a dimostrare qualcosina in più è Vicelich, che guida con sicurezza ed esperienza la difesa. In fase offensiva, invece, i giocatori dell’ACFC dimostrano limiti notevoli, affidandosi più ai nervi che ad un gioco strutturato.

Ne esce così un primo tempo davvero scevro di occasioni interessanti.

Il primo sussulto arriva dopo sei minuti, con Abas che calcia di collo dal limite colpendo però male il pallone e mettendolo alto sopra la traversa della porta difesa da Spoonley.

Bisogna quindi aspettare altri sei minuti per vedere qualcosa che possa creare un minimo di interesse: Bador atterra Williams a circa venticinque metri dalla propria porta, il coreano Lee si presenta quindi sul punto di battuta calciando però tristemente contro la barriera.

Al diciassettesimo la prima vera occasione del match: Hogg, terzino sinistro della formazione di Auckland, scende sulla sinistra e dopo essere entrato fortunosamente in area grazie ad un rimpallo non si fida del proprio destro e pur avendo la spazio per tirare decide di scaricare per Dickinson, che calcia però contro Yousif.

Meno di dieci minuti più tardi, quindi, l’Al-Ahli pareggia il conto delle occasioni: Hassan riceve e calcia da fuori, il pallone esce però a meno di un metro dal palo, con Spoonley che vola per provare a raggiungerlo.

Poco dopo Koprivcic porta palla e crossa in mezzo, un difensore allontana ed il pallone arriva ad Haynes che, dal limite, non trova la porta avversaria.

Dopo la mezz’ora ci provano invece prima Jabir, con una punizione dai trenta metri, e poi McGeorge, con un tiro dalla distanza, ma nessuno dei due riesce a trovare lo specchio, calciando quindi a lato.

In chiusura di tempo, quindi, un doppio sussulto: dapprima l’ACFC trova un insperato vantaggio con Dickinson che da due passi deposita in rete un cross basso di Haynes, poi, subito dopo, Barè riceve in area un lancio lungo e dopo aver ben protetto il pallone lo gira verso la porta, trovando però la corta respinta di Spoonley; sulla stessa arriva quindi Khamis che, a porta vuota, mette però incredibilmente alto.

Dickinson, l'autore della prima rete, disputa il pallone a Mohammed

Nel secondo tempo le cose non cambiano ed i ritmi restano eufemisticamente compassati.

Un paio di minuti dopo il fischio d’inizio Dickinson, autore del goal del vantaggio, si libera caparbiamente di Khamis e calcia dal limite, non trovando però specchio e doppietta.

Tre minuti dopo Spoonley si fa trovare ancora pronto, esattamente come fatto nelle poche occasioni in cui era stato chiamato in causa nel primo tempo, fermando Barè con un’ottima uscita bassa.

Al cinquantaquattresimo il coreano Lee si copre di ridicolo, potremmo dire. Dopo aver recuperato un pallone sulla linea mediana del campo, infatti, calcia verso la porta di Yousif mandando il pallone quasi più vicino alla bandierina dell’angolo che alla porta.

Qualche minuto più tardi Jabir crossa dalla trequarti per Barè che è però anticipato in angolo. Sugli sviluppi del corner Madanchi crossa sul secondo palo per Suroor, che si coordina però male mettendo palla ben a lato.
Sul ribaltamento di fronte, quindi, Hayne se ne va in velocità e crossa per Dickinson che non controlla benissimo ma riesce a liberarsi del diretto marcatore con un bel palleggio, per poi mettere però oltre la traversa.

Poco dopo Madanchi, subentrato nella ripresa, ci prova dalla distanza impegnando Spoonley, che si salva però in due tempi.

Al sessantaseiesimo, quindi, Coombes decide di chiudere il match e di spegnere le velleità di pareggio dei padroni di casa: dopo aver ricevuto palla sulla trequarti, infatti, calcia di sinistro bucando Yousif, che nulla può sulla conclusione del centrocampista neozelandese. E’ un goal questo che Coombes potrà sicuramente raccontare ai propri nipoti.

L'Auckland City festeggia il goal che chiude il match

Al settantesimo Khamis calcia dal limite, Bador devia di piatto ma non trova la porta difesa da Spoonley.
Poco più tardi lo stesso Khamis ha una palla buona ancora dal limite, ma calcia con un fiacchissimo interno senza senso, non trovando nemmeno la porta.

Al settantaseiesimo Hosny crossa per Barè che avrebbe sulla testa una palla d’oro, ma Uhlmann interviene all’ultimo anticipandolo e mettendo palla in angolo.

Cinque minuti dopo ci prova quindi Madanchi dalla lunghissima distanza: il tiro, teso e potente, probabilmente non si infilerebbe sotto la traversa ma che Spoonley non battezza fuori, decidendo quindi di deviare in angolo.

In chiusura Coombes buca un rinvio in area, regalando palla a Madanchi. L’iraniano, però, non riesce, ancora una volta, a trovare la porta.
E’ poi Jordan, entrato qualche minuto prima al posto di Koprivcic, a provarci: il tiro dal limite della punta sudafricana, però, è facilmente parato da Yousif che, fondalmentalmente, chiude la partita col suo intervento.

IL COMMENTO
L’Al-Ahli partiva leggermente favorito, ma i padroni di casa non si sono dimostrati all’altezza.
Partiti meglio degli avversari, infatti, non sono mai riusciti ad essere realmente incisivi contro una squadra semiprofessionistica che, abbastanza ordinata in fase di non possesso, ha avuto il merito di difendersi con capacità, senza mai farsi impensierire dalle manovre avverse.

Lo spettacolo in campo, comunque, è stato piuttosto desolante se lo rapportiamo a quanto si vede quando a giocare sono i migliori club del mondo. Ma del resto trattandosi di Auckland City ed Al-Ahli non ci si poteva aspettare molto di più.

Ottima vittoria, comunque, quella dei neozelandesi che pur non essendo capaci di costruire palle goal a ripetizione hanno dimostrato di avere la cinicità – e la fortuna – giusta per poter avere la meglio sugli avversari.

Pur senza fare nulla di trascendentale, infatti, gli uomini di Paul Posa si sono aggiudicati il match sfruttando al meglio le poche occasioni avute: prima con Dickinson, poi con Hayne.

I giocatori dell'Auckland City festeggiano la vittoria

In particolare in occasione del primo goal la retroguardia araba ha dimostrato tutti i propri limiti: innanzitutto Jabir, sempre preso d’infilata quando Hayne spingeva in velocità sulla sua fascia, è risultato assolutamente non all’altezza della situazione per quanto riguarda la fase difensiva. E per un terzino questo non è certo positivo.
Anche i centrali, comunque, hanno grosse colpe: lasciar scorrere così un pallone su cui si sarebbe dovuti intervenire con fermezza mettendolo quantomeno in angolo è da dilettanti, più che da Mondiale per Club.

Sulla seconda rete, invece, poco ci si poteva fare: Coombes riceve sulla trequarti e s’inventa un goal che non gli uscirebbe nemmeno se lo provasse altre dieci volte, probabilmente.
Certo, il neozelandese ha avuto spazio e tempo per controllare e calciare con relativa tranquillità, ma la traiettoria del pallone è stata poi quasi perfetta, andando a bucare uno Yousif che, fondamentalmente, non ha grossissime colpe su nessuno dei due goal (certo, fosse stato un fenomeno probabilmente avrebbe parato entrambi i palloni).

Avanza quindi ai quarti l’ACFC che dovrà ora vedersela (parliamo di sabato prossimo) contro i messicani dell’Atlante in un match che almeno sulla carta pare non aver storia.
Che questo Auckland smentisca ancora una volta i pronostici?

MVP
Difficile, in un match così povero di contenuti tecnici, eleggere un MVP.
Ho quindi deciso di assegnare il titolo a tre diversi giocatori, ovviamente tutti della squadra che esce vittoriosa dalla partita.
Gli MVP, quindi, sono Vicelich, Hayne e Dickinson.

Ivan Vicelich guida con esperienza squadra e difesa

Il primo si è confermato, almeno a questi livelli, giocatori d’assoluta affidabilità. Ha infatti guidato con sicurezza una linea difensiva che si è ben disimpegnata nel corso dei novanta minuti, compiendo anche interventi di rilievo con calma e sicurezza.
Il secondo è invece stato una vera spina nel fianco ed è stato il giocatore che più tra tutti ha creato grattacapi alla retroguardia avversaria. La sua velocità, come già detto in sede di commento, ha infatti messo più volte in imbarazzo Jabir e senza il suo apporto difficilmente i neozelandesi sarebbero potuti venire a capo della partita.
Il terzo, invece, dimostra di essere il giocatore più tecnico dei suoi, pur nella sua modestia. Inoltre il suo goal risulterà decisivo ai fini del match, prima che nel secondo tempo Coombes chiuda del tutto il match.

TABELLINO
Al-Ahli vs. Auckland City 0 – 2
Marcatori: 45′ Dickinson, 67′ Coombes
Al-Ahli: Yousif; Surour, Kalaed (84′ Ahmed), Bador, Jabir; Abas, Hosni, Khamis, Hassan (54′ Madanchi), Hussain (46′ Hussain); Barè. A disposizione: Yousuf, Alsuwadi, Qassim, Khaleifa, Abdulrahman. Allenatore: Mahdi Reda.
Auckland City: Spoonley; Williams, Hogg, Vicelich, Uhlmann (91′ Campbell); Lee, Coombes, Hayne (85′ Feneridis), McGeorge; Koprivcic (71′ Jordan), Dickinson. A disposizione: Eaddy, Gothard, Pritchett, Urlovic, Young, Van Steeden, Nikolic, Morgan. Allenatore: Paul Posa.
Arbitro: Carlos Simon (Brasile)
Ammoniti: 15′ Hussain, 33′ McGeorge, 45′ Coombes, 46′ Khamis.

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

UAE 2009

Comincerà alle 17 (ora italiana) di mercoledì prossimo l’edizione 2009 del Mondiale per Club che vedrà il via con il match tra l’Auckland City, squadra rappresentante il continente oceanico, e l’Al-Ahli, squadra padrone di casa qualificata di diritto alla competizione. 

La scorsa edizione, come qualcuno di voi ricorderà, venne vinta dal Manchester United capace di battere in finale l’LDU di Quito per 1 a 0 grazie ad una rete di Wayne Rooney. 

Quest’anno, invece, sarà il Barcellona di Pep Guardiola l’europea a giocarsi la possibilità di salire sul tetto del mondo: i Blaugrana, infatti, s’imposero nel corso dell’ultima finale di Champions proprio con i Campioni del Mondo uscenti, quel Manchester United che di lì a poche settimane avrebbe poi perso la propria stella più luminosa, Cristiano Ronaldo. 

Andiamo comunque a vedere continente per continente quali squadre parteciperanno a questa nuova edizione del Mondiale per Club e quando verranno giocate le partite. 

Il club qualificatosi in quanto padrone di casa (la competizione si svolgerà tra il 9 ed il 19 dicembre negli Emirati Arabi Uniti che presentano di diritto una propria rappresentante a questa competizione) è l’Al-Ahli, campione nazionale dell’ultima UAE Football League.
I Red Knights, questo il loro soprannome, sono uno dei club più titolati della propria nazione: dal 1973, anno in cui inizio la prima UAE Football League, ad oggi, infatti, l’Al-Ahli ha vinto il titolo in 5 occasioni, tante quante l’Al-Sharjah e meno solo di Al-Wasl (7) e dell’Al-Ain (9). 

Presieduta dallo sceicco Hamdan Bin Mohammed Al Maktoum ed allenata da Mahdi Ali la squadra di Dubai City non sembra comunque poter fare molta strada: anche qualora battesse i neozelandesi all’esordio, infatti, si troverebbe poi a dover affrontare i messicani dell’Atlante, scoglio che appare oggi come oggi non essere assolutamente alla portata del club arabo. 

Nessuno tra i giocatori in rosa, per altro, dirà molto al grande pubblico. 

La star della squadra è senza dubbio Hosny Abd Rabo, centrocampista egiziano arrivato all’Al-Ahli nel 2008 dall’Ismaily.
Nonostante la giovane età, venticinque anni compiuti da poco più di un mese, Hosny ha già una discreta esperienza internazionale e si candida di diritto a dover guidare la squadra, nonostante formalmente la leadership della squadra sia tra le mani del capitano, il difensore Mohammed Qassim (giocatore giunto all’Al-Ahli dall’Al-Ain nel 2001). 

Hosny Abd Rabo, stella dell'Al-Ahli

Hosny, infatti, è nato ad Ismailia e cresciuto calcisticamente nella squadra della sua città prima di tentare l’esperienza europea finendo a giocare per due stagioni a Strasburgo. Ma non solo: dal 2004, infatti, è nel giro della nazionale del suo paese, squadra con la quale ha già vinto l’undicesima edizione dei giochi pan-arabici e la Coppa d’Africa 2008 in Ghana.
In precedenza, tra l’altro, era già stato uno dei punti di forza delle rappresentative giovanili del suo paese con cui aveva vinto la Coppa d’Africa under 20 del 2003 in Burkina Faso per poi giungere all’ottavo posto al successivo Mondiale di categoria. 

Ma non solo: con l’Ismaily ha vinto un campionato egiziano raccogliendo anche due secondi posti. Secondo arrivò anche nella Coppa nazionale e nella Champions League africana del 2003.
In Arabia, invece, ha già vinto un campionato ed una supercoppa. 

A livello individuale ha già raccolto diversi riconoscimenti nonostante la giovane età: il sito ismailyonline scelse il suo goal realizzato l’1 settembre 2003 contro l’Al-Ahly come miglior goal della squadra nei suoi ottant’anni di storia. Segnò poi il 1500 goal della storia di quel club nella Premier League egiziana. Il canale Dream Channel lo elesse giocatore egiziano dell’anno nel 2006, mentre venne eletto miglior giocatore egiziano – ufficialmente – l’anno successivo. Per la stagione 2007/2008, invece, venne votato addirittura come miglior giocatore arabo. Un’altra serie di premi del genere gli vennero assegnati in quelle stagione, ma tra i premi più importanti spicca sicuramente il riconoscimento come miglior giocatore della Coppa d’Africa 2008, competizione che terminò come vicecapocannoniere (4 reti all’attivo, una meno di un certo Samuel Eto’o) ed al termine della quale venne, ovviamente, inserito nella top 11.
Il 9 giugno 2008, poi, si tolse anche la soddisfazione di vedere un articolo su di lui venire pubblicato sulla home page della FIFA. 

Insomma, la star sarà sicuramente lui… ma non è l’unico giocatore interessante del roster dell’Al-Ahli. Oltre a lui ed a capitan Qassim, infatti, gli occhi saranno puntati anche su Jader Volnei Spindler detto Barè, ventisettenne punta brasiliana con un passato in Guarani, Gremio e Botafogo nonché capocannoniere e miglior giocatore dell’edizione 2008 della Pan-Pacific Cup (ai tempi in cui giocava nei Gamba Osaka che portò con quattro suoi goal, dopo quello con cui aveva sconfitto i Galaxy all’esordio, a distruggere gli Houston Dynamo in finale per 6 a 1), oltre che sui giovanissimi Ahmad Khalil e Mohamed Fawzi

Ahmad Khalil, giovane virgulto del calcio degli Emirati

 Entrambi punti di forza dell’under 20 reduce dall’ultimo Mondiale di categoria sono due tra i giocatori più interessanti del panorama calcistico arabo. Il primo, soprattutto, ha qualità naturali davvero importanti, tanto da aver attirato su di sè le attenzioni del Portsmouth: i Pompy, infatti, accortisi di lui nel corso dell’ultimo torneo asiatico under 19 (dove si laureò capocannoniere venendo anche eletto come miglior giocatore della competizione) starebbero pensando di farlo sbarcare in Premier League. Il ragazzo, 19 anni il prossimo giugno, ha quindi una grande vetrina: dovrà mettere in mostra tutte le sue doti da goleador nel primo e abbordabile match contro l’Auckland City per poi provare ad impensierire la retroguardia messicana. Se saprà farlo chissà che già a gennaio qualche club del Vecchio Continente non decida davvero di puntare sulle sue qualità. 

Auckland City che dal canto suo, comunque, non vuole certo stendere un tappeto rosso alla squadra di casa.
I neozelandesi, infatti, arriveranno negli Emirati Arabi con tanta voglia di fare bene, nonostante il fatto che partano per essere un po’ la squadra materasso della competizione.
Poche, infatti, sembrano essere le loro chance di superare il primo turno. Nulle quelle di poter battere l’Atlante nell’eventuale quarto. 

Paul Posa, allenatore del club, cercherà comunque di studiare al meglio come affrontare il primo match per non arrivare impreparato all’occasione della vita: per club come quello del Kiwitea Street (lo stadio in cui l’Auckland City disputa i propri match casalinghi) poter avere una vetrina Mondiale, infatti, è un’occasione che verrebbe da dire poter essere più unica che rara. 

Verrebbe da dire, appunto. Ma nel farlo sbaglieremmo grossolanamente. Il club di Auckland, infatti, è già alla seconda partecipazione ad un Mondiale per club nonostante la giovanissima età: fondato nel 2004 ha vinto 4 campionati e 2 Champions Oceaniche in cinque sole stagioni disputate, finendo quindi già nel 2006 (proprio quando la rappresentante europea era il Barcellona) a giocarsi una chance Mondiale. 

Allora, però, non andò affatto bene: sconfitti 2 a 0 all’esordio contro l’Al-Ahly (la compagine egiziana, solo quasi omonima di quelli che saranno i loro avversari stavolta) vennero poi battuti 3 a 0 anche dai coreani del Jeonbuk Motors, terminando in ultima posizione quel Mondiale. 

Vedremo se stavolta il club presieduto da Ivan Vuksich riuscirà a migliorare il proprio precedente. 

Se i giocatori dell’Al-Ahli erano sconosciuti ai più, comunque, quelli dell’ACFC sono semi sconosciuti anche agli esperti.
Il giocatore più famoso, infatti, è Ivan Vicelich, 33enne difensore neozelandese nativo di Auckland con 150 presenze nell’Eredivisie (ha giocato in Roda ed RKC) all’attivo oltre che qualche presenza in diverse selezioni giovanili nazionali (under 17, 20 e 23) e ben 65 caps con gli All White, la nazionale maggiore del suo paese (squadra che ha tra l’altro contribuito a portare al prossimo Mondiale: nell’1 a 0 dei suoi dello scorso 14 novembre contro il Bahrain, infatti, c’era anche in lui in campo). 

Ivan Vicelich è il giocatore più rappresentativo dell'Auckland City

In 16 anni di carriera (iniziò nel 1993 nel Waitakere United, squadra che, guarda un po’ i casi della vita, ha disputato il Mondiale per club dell’anno scorso) ha comunque ottenuto diverse vittorie e molti riconoscimenti: nel 1994 vinse il premio come miglior giovane neozelandese mentre nel 2002 come miglior nazionale neozelandese. Sempre a livello individuale vinse anche due Jack Batty Memerorial Trophy (trofeo assegnato al miglior giocatore di ogni finale di Chatham Cup) e venne inserito nell’All Star Oceanica che sfidò i Galaxy nel 2008.
La sua bacheca è comunque molto ricca anche di trofei. Nella sua carriera, infatti, Vicelich ha vinto 1 Champions Oceanica (2009), 3 Campionati neozelandesi (1995 con il Waitakere, 1999 con il Central United e 2009 con l’Auckland City), 3 Chatham Cup (1994 con il Waitakere, 1997 e 1998 con il Central United) oltre a 3 Coppe delle Nazioni Oceaniche con la propria nazionale. 

Un palmares molto ricco, insomma, per quello che sarà il giocatore deputato a guidare l’ACFC al prossimo Mondiale per Club. 

Tutti gli altri giocatori, infatti, non hanno la sua caratura internazionale. 

Vale comunque la pena citare quelli da cui più si aspettano i tifosi neozelandesi: il portiere Spoonley (portiere dell’under 20 ai Mondiali del 2007 e dell’Olimpica a Pechino 2008), i difensori Ian Hogg (anch’egli al Mondiale under 20 del 2007 ed a Pechino 2008), James Pritchett (partecipò ai Mondiali under 17 del 1999 ed ha all’attivo 6 presenze in nazionale maggiore) e Greg Uhlmann (già due presenze all’attivo in un Mondiale per club, avendo partecipato ad entrambi i match disputati dall’ACFC nel 2006, vanta nel suo palmares una vittoria nella Division 1 svedese – la nostra Prima Divisione di Lega Pro – nell’unica esperienza all’estero della sua carriera, quella svolta nel 2002 con il Bodens BK), il centrocampista Lee Ki-Hyung (35enne coreano con 45 presenze all’attivo con la casacca della propria nazionale) e gli attaccanti Paul Urlovic (ha rappresentato la Nuova Zelanda con le maglie delle rappresentative under 17, 20 e 23 oltre che in ventisette occasioni con quella della nazionale maggiore, nel 1998 venne votato come miglior giovane neozelandese dell’anno) e Grant Young (sudafricano con un passato al Gent insignito per due volte – nel 2005 e nel 2006 – del premio di miglior giocatore del campionato neozelandese). 

Daniel Koprivcic esulta assieme ad alcuni suoi compagni dopo una rete

C’è poi una curiosità che vale la pena di raccontare riguardo all’Auckland City.
Gli neozelandesi, infatti, hanno tra le proprie fila un giocatore che si appresta a giocare il terzo Mondiale per Club consecutivo. Sembrerà una pazzia ma è proprio così.
Nativo di Osjek, Croazia, Daniel Koprivcic, che di professione fa l’amministratore (in Nuova Zelanda, infatti, pochi sono i giocatori che possono permettersi di vivere solo di quanto guadagnano giocando a calcio), giocò già nell’edizione del 2007 ed in quella del 2008 con addosso la maglia della sua ex squadra, quel Waitakere United che per due anni di fila si era trovato a rappresentare il continente oceanico nel corso della manifestazione. 

I vincitori del match d’esordio, quindi, giocheranno, come detto, contro i Campioni della CONCACAF Champions League del 2009, l’Atlante.
Ancora una volta, infatti, è stata una squadra messicana ad aggiudicarsi la massima competizione nordamericana per squadre di club. 

I Potros de Hierro (Puledri di Ferro) hanno infatti riportato a Cancun la Champions per la seconda volta nella loro storia.
Dopo aver terminato al secondo posto – in coabitazione con i costaricensi del Saprissa e dietro agli honduregni del Marathon – il loro girone sono approdati, grazie ad una miglior differenza reti, ai quarti di finale dove si sono liberati degli Houston Dynamo grazie al 3 a 0 dell’Olimpico Andres Quintana Roo, dopo che l’andata era terminata sull’1 a 1.
Da lì in poi, quindi, due scontri fratricidi per i campioni dell’Apertura 2007: prima la semifinale contro il Santos Laguna, (sconfitta esterna per 2 a 1, vittoria interna per 3 a 1), poi la doppia finale contro il Cruz Azul (altra curiosità sfiziosa: nei Puerto Rico Islanders, squadra battuta dal Cruz Azul in semifinale, gioca una vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Cristian Arrieta passato per il reality Campioni prima di arrivare in B nel Lecce per poi finire, appunto, in Porto Rico), domato grazie al 2 a 0 dell’andata, che permise loro di controllare il ritorno, chiuso sullo 0 a 0. 

L’Atlante, allenato da Jose Guadalupe “El Profe” Cruz, arriva quindi a questo Mondiale deciso a ben impressionare, cercando magari il colpo a sorpresa.
La strada, però, è assolutamente irta d’ostacoli.
Quello messicano è un calcio nel quale si stanno investendo parecchi fondi sia a livello di strutture giovanili che di importazione di qualche giocatore che possa elevare la qualità media del campionato dall’estero. Ed i risultati si stanno vedendo, basti andare a vedersi la continuità di rendimento della Tri ai Mondiali (quattro edizioni di fila usciti agli ottavi, nel 2006 solo un jolly pescato da Maxi Rodriguez salvò l’Argentina da una sconfitta meritata e condannò i messicani al ritorno a casa). 

Così anche i club, veri e propri dominatori nella zona CONCACAF (25 vittorie e 12 secondi posti nella massima rassegna continentale). 

Josè Guadalupe Cruz, il tecnico dell'Atlante

Ad essi, però, è ora richiesto di fare il salto di qualità anche a livello Mondiale. E questa del FIFA Club World Cup è senza dubbio la vetrina migliore. 

Proprio per questo, quindi, l’Atlante dovrà veder bene di battere agevolmente l’avversario che uscirà dal match tra Al-Ahli ed Auckland City per poi tentare l’impresa in semifinale contro il quotatissimo Barcellona. 

Che la farà El Profe a battere l’armata Blaugrana?
Difficile. 

Il tecnico di Acopeo, comunque, non si sente sconfitto in partenza e proverà a caricare i suoi (sempre ce ne sia bisogno, perché una vetrina del genere dovrebbe essere più che sufficiente ad adempiere a questo compito) a mille per trovare la vittoria. 

Cruz che può contare su alcuni elementi di valore ed esperienza: in porta si affiderà al capitano della squadra, l’argentino Federico Vilar, più di 260 match disputati con i Potros de Hierro.
Il centrocampo verterà invece sull’esperienza di un altro argentino, Gabriel Pereyra (tre campionati vinti col River Plate prima delle esperienze con Belgrano e Cruz Azul, squadra dalla quale è passato nel 2007 all’Atlante), oltre che sulla freschezza di un prodotto della cantera del club di Cancun, il piccolo (solo 163 centimetri d’altezza) Christian Bermudez.
L’attacco, infine, vivrà delle giocate di Rafael Marquez, chiamato solitamente Marquez Lugo per essere differenziato dall’omonimo difensore del Barcellona. 

Ci sono comunque altri due giocatori che è bene citare, se non altro essendo vecchie conoscenze del nostro calcio. Sempre parlando di punte, infatti, va notato come tra i convocati da Jose Cruz vi sia quell’Horacio Peralta che nel 2004 passò, senza lasciare tracce particolari, da Cagliari. Il 13 volte nazionale uruguagio, è un piccolo giramondo. Oltre al suo amato Uruguay (dove vinse un campionato nel 2002 col Nacional), infatti, ha giocato in molti altri paesi: Italia, appunto, ma anche Spagna (Albacete), Svizzera (Grassophers), Brasile (Flamengo), Portogallo (Academica de Coimbra), Argentina (Quilmes) e, ovviamente, Messico (Puebla prima, Atlante ora). 

L’altra vecchia conoscenza del calcio italiano è invece Santiago Solari, tre stagioni all’Inter. 

Una rosa quantomeno discreta, insomma, per una squadra che arriverà negli Emirati Arabi molto affamata.
Difficile, però, che Guardiola ed i suoi si facciano spaventare dai Puledri di Ferro. Sempre a patto che questi raggiungano la semifinale, tra l’altro. 

 L’altra metà del tabello, invece, vedrà sfidarsi ai quarti la vincente della Champions Africana e quella della Champions Asiatica. 

TP Mazembe

A rappresentare il Continente Nero, quindi, sarà il Tout Puissant Mazembe, società calcistica congolese presieduta da Moise Katumbi Chapwe che ha sede nella città di Lubumbashi, capitale della provincia sud orientale dell’Haut Katanga. 

Vincitrice di 10 titoli nazionali (solo l’AS Vita Club con 11 ed il DC Motema Pembe con 12 hanno fatto meglio dal 1958, anno dell’assegnazione del primo titolo, ad oggi), di 1 Coppa delle Coppe africana (nel 1980 il TP Mazembe ebbe la meglio in finale sugli ivoriani dell’Africa Sports National) e di 3 Champions africane (vinsero la terza e la quarta edizione, quando ancora si chiamavano TP Englebert, rispettivamente contro i ghanesi dell’Asante Kotoko ed i togolesi dell’Etoile Filante de Lomé prima di perdere le finali della quinta e della sesta edizione contro gli egiziani dell’Ismaily ed i ghanesi dell’Asante Kotoko battuti solo tre anni prima) risulta quindi essere una delle squadre più titolate dell’intera Repubblica Democratica del Congo. 

A questo Mondiale per Club arrivano quindi in virtù della Champions africana vinta quest’anno e di cui è giusto ripercorrere velocemente la strada percorsa.
Agilmente vittoriosi nel corso del primo turno contro gli angolani dell’Atletico Petroleos Luanda (5 a 1 il risultato aggregato) trovarono qualche difficoltà in più nel secondo turno dove si liberarono con non poca fatica dei marocchini dell’Ittihad Khemisset (battuti 1 a 0 nel doppio confronto). 

Qualificatisi alla fase a gironi pur con qualche patema, quindi, risultarono la migliore tra le otto squadre arrivate a quel punto. Con 4 vittorie e 2 sconfitte (rimediate in casa dell’Etoile Sportive du Sahel e dell’Heartland), infatti, vinsero il Gruppo B racimolando 12 punti, cosa che nessun’altra squadra, nemmeno nel Gruppo A, riuscì a fare. 

In semifinale, quindi, si liberarono dei sudanesi dell’Al-Hilal con una grande vittoria esterna (5 a 2 fu infatti il risultato dell’Al-Hilal Stadium di Omdurman) ed una brutta ma non letale sconfitta casalinga (allo Stade Municipal di Lubumbashi, infatti, gli ospiti si imposero per 2 a 0). 

In finale, infine, il destino riprose un doppio confronto con l’Heartland (nel girone le due squadre si erano spartite la posta con un doppio 2 a 0). Anche questa volta il risultato aggregato fu di 2 a 2, a fare la differenza fu quindi la rete segnata da Tresor Mputu al 23esimo della gara di andata del Dan Anyiam Stadium di Owerri, rete che consegnò quindi la vittoria del trofeo ai congolesi per la regola dei goal fuori casa. 

Tresor Mputu è una delle stelle del TP Mazembe

Tresor Mputu che è, tra l’altro, una delle star di questa squadra. Capitano della stessa, infatti, Mputu, nato a Kinshasa il 10 dicembre di quasi 24 anni fa, è uno dei giocatori più talentuosi a disposizione di coach Diego Garzitto.
Tresor Mputu Mabi, questo il nome completo, vinse nel 2007 la classifica di capocannoniere della Champions Asiatica segnando 9 reti in tre soli round disputati dalla sua squadra (turno preliminare contro i botswanesi del Police XI, i trentaduesimi contro i madagascaregni dell’AS ADEMA ed i sedicesimi contro i marocchini del FAR Rabat) mentre è stato eletto dalla BBC miglior giocatore africano del 2009.
Le sue buone prestazioni, tra l’altro, hanno attirato su di lui le attenzioni di Tottenham e Blackburn, squadre che sarebbero interessate ad acquistare un giocatore che in passato era stato seguito anche da Arsenal, Anderlecht, Olympiakos ed Hull City. 

Altro punto fisso del TP Mazembe è il portiere, Robert Kidiaba. Nel giro della nazionale maggiore dal 2002 prese parte alla Coppa d’Africa del 2004 svoltasi in Tunisia.
I perni della difesa saranno invece Miala Nkulukuta, jolly difensivo nel giro della nazionale congolese, e Tshani Mukinayi, 31enne anch’esso già nel giro della nazionale.
A centrocampo agiranno invece Patou Kabango Mulota, autore di una doppietta nel match d’andata contro l’Al-Hilal, ed il 22enne camerunense Narcisse Ekanga. Peserà comunque sicuramente l’assenza di Cédric Moubamba, 30enne mediano gabonese partito recentemente. 

In attacco, infine, oltre al già citato Mputu bisognerà tenere gli occhi puntati su Alain Dioko Kaluyituka, giocatore laureatosi capocannoniere proprio nel corso dell’ultima Champions africana (dove realizzò 8 goal, due più del suo capitano). 

Gli africani, quindi, si scontreranno contro i Pohang Steelers, campioni della Champions Asiatica.
AFC Champions League cui parteciparono come campioni della FA Cup coreana del 2008 e che vinsero dopo un lungo cammino. 

Inseriti nel Gruppo H assieme ai giapponesi del Kawasaki Frontale, ai cinesi del Tianjin Teda ed agli australiani del Central Coast Mariners i coreani racimolarono 12 punti in sei match (frutto di 3 vittorie e 3 pareggi) approdando così agevolmente ai sedicesimi di finale. Qui incontrarono gli australiani dei Newcastle Jets che batterono con un secco 6 a 0, qualificandosi quindi per i quarti di finale dove ad attenderli c’era una prova sicuramente più probante; sulla strada per la semifinale, infatti, si frapponeva loro quel Bunyodkor guidato da un ex Pallone d’Oro: Rivaldo. 

Nemmeno Rivaldo ha saputo frapporsi tra i Pohang Steelers e la loro vittoria in AFC Champions League

Dopo il 3 a 1 dell’andata, quindi, sembrava non esserci più speranza per la squadra di Kim Tae-Man, il proprietario del club. Con una grandissima prova di forza, però, gli Steelers riuscirono a ribaltare il risultato al ritorno portando la partita ai supplementari, dove riuscirono ad avere la meglio sugli avversari chiudendo il match sul 4 a 1. 

Più agevole, quindi, la semifinale. L’Umm-Salal, squadra del Qatar, risultò infatti poca roba e non fu un ostacolo reale per i coreani che si imposero 2 a 0 in casa per poi vincere 2 a 1 in trasferta. 

Ad attendere Sergio Farias – coach della squadra di Pohang – ed i suoi in finale, però, c’era un Al-Ittihad lanciatissimo: gli arabi, infatti, si erano sbarazzati del Nagoya Grampus in semifinale con un roboante 8 a 3 totale e si presentavano quindi alla finalissima del National Olympic Stadium di Tokyo come i grandi favoriti alla vittoria. Le reti di No Byung-Joon e Kim Hyung-Il, però, piegarono la resistenza araba. A nulla, quindi, servì il goal della bandiera realizzato da Noor: gli Steelers erano campioni continentali. 

Il tutto con il pesante contributo di Denilson Martins Nascimento, punta brasiliana capace di piazzarsi al terzo posto della classifica marcatori finale (a quota 7, dietro a Prince Tagoe e Leandro, rispettivamente arrivati a quota 8 e 10 goal) e, soprattutto, di contribuire in maniera molto pesante all’approdo in semifinale: due dei quattro goal necessari agli Steelers per avere la meglio del Bunyodkor, infatti, li realizzò proprio lui. Denilson che, tra l’altro, in passato passò anche da Feyenoord e PSG prima di darsi al calcio arabo. 

Denilson che dovrebbe essere supportato da No Byung-Jun, 30enne cresciuto nell’Hanyang University e con un passato in Austria (passò una stagione al Grazer AK) che può vantarsi di aver ricevuto il premio come MVP della finale dell’AFC Champions League. 

Il guardiano della porta sarà invece Stevica Ristic, 27enne nazionale macedone arrivato lo scorso anno in prestito dai Jeonbuk Hyundai Motors.
Alla sua protezione penseranno invece il capitano della squadra, Hwang Jae-Won (28enne con tre convocazioni in nazionale alle spalle e già inserito nel miglior undici stagionale della K-League 2007) e Kim Hyung-Il (25enne centrale che dal marzo scorso è entrato nel giro delle convocazioni in nazionale). 

In mediana, invece, agiranno il 37enne Kim Gi-Dong (anch’egli nei miglior undici stagionale della K-League 2007) e Choi Hyo-Jin (MVP della FA Cup del 2008). 

Chi tra queste due squadre passerà, quindi, dovrà vedersela con l’unica squadra a sembrare davvero in grado di poter impensierire il Barcellona: l’Estudiantes de La Plata

Estudiantes La Plata

Qualificatosi solo per il fatto d’essere la seconda squadra con la miglior media punti tra Apertura 2007 e 2008 e Clausura 2008 il club presieduto da Ruben Filipas ed allenato da Alejandro Sabella dovette iniziare la propria avventura in Libertadores fin dal primissimo turno qualificatorio, quello che vide gli argentini opposti ai peruviani dello Sporting Cristal.
Nonostante l’avversario fosse tutt’altro che irresistibile, però, Veron e compagni faticarono molto ad avere la meglio sulla squadra allenata da Juan Carlos Oblitas, che si piegò solo per via della regola dei goal realizzati fuori casa. Dopo la sconfitta per 2 a 1 in Perù, infatti, arrivò una provvidenziale vittoria per 1 a 0 all’Jorge Luis Hirschi Stadium. 

Qualificatisi alla fase a gironi, quindi, vennero inseriti nel Gruppo 5 con Cruzeiro, Deportivo Quito ed Universitario de Sucre. Ancora una volta, nonostante la non irresistibilità dei tifosi (solo i brasiliani erano, sulla carta, alla loro altezza) arrivarono con qualche fatica a centrare il passaggio del turno guadagnando 10 punti in 6 match (contro gli 8 gudagnati dagli ecuadoregni del Deportivo Quito). 

Dagli ottavi, però, Los Pincharratas (I Pugnalatori di Topi) cambiarono il passo: 3 a 0 totale al Libertad, 2 a 0 al Defensor Sporting ai quarti, 3 a 1 al Nacional in semifinale. 

La finale, quindi, li vedeva ancora una volta opposti a quel Cruzeiro capace di vincere il girone in cui entrambe le squadre erano state inserite in precedenza ma che nel doppio confronto giocato in precedenza aveva avuto la peggio nei confronti degli argentini: nel corso della fase a gironi, infatti, i ragazzi di Sabella avevano sconfitto 4 a 0 in casa il Cruzeiro, perdendo “solo” 3 a 0 in Brasile. Fosse stata quella la finale, quindi, sarebbero stati proprio loro a laurearsi campioni. 

Il tempo è però ciclico, dice qualcuno. Ed ecco, quindi, l’Estudiantes sfornare una vittoria nel doppio confronto con il Cruzeiro, guadagnandosi il quarto alloro continentale della propria storia. 

Pincharratas capaci di arrivare a quel traguardo soprattutto grazie agli otto goal messi a segno da Mauro Boselli, ex Boca e Malaga, capocannoniere del torneo. 

Il trascinatore, almeno carismatico, della squadra è però Juan Sebastian Veron, una vera istituzione del calcio platense. 

Molto i tifosi del Leon (Il Leone) si aspettano però anche dai difensori Leandro Desabato (entrato a fine settembre nel giro della nazionale di Maradona) e Cristian Cellay (150 presenze con la maglia dell’Huracan, dal 2008 a La Plata).
Con grande rammarico dovranno invece fare a meno di uno dei loro idoli, quel Marcos Angeleri che non potrà prendere parte alla competizione in quanto infortunato. 

A centrocampo, oltre al già citato Veron, ci sarà spazio per Rodrigo Brana, piccolo mediano con un’esperienza spagnola al Maiorca, e per Marcelo Carrusca, tre anni passati a fare panca al Galatasaray. 

Dovrebbero comunque essere loro a giocarsi la finalissima di sabato 19 contro – difficilmente potrà essere altrimenti – il Barcellona

Sui Blaugrana cosa c’è da dire? 

Nulla, sono tutti iper conosciuti loro, a differenza dei giocatori di Auckland City, Al-Ahli, TP Mazembe e Pohang Steelers. 

C’è il neo Pallone d’Oro Messi, ad esempio. Ci sono due tra i migliori centrocampisti dell’ultimo decennio come Xavi ed Iniesta. C’è una superstar come Ibrahimovic, che proprio con Messi ed Henry formerà un tridente devastante. Ci saranno poi anche i giovani Ruben Mino e Jonathan Dos Santos (fratello del più conosciuto Giovani). 

Insomma, una rosa di primissima qualità. 

Il Barcellona è infatti, a mio avviso, la squadra più forte del mondo. Vincere questa competizione, quindi, potremmo dire sarebbe semplicemente cosa dovuta. Non può essere altrimenti: sono loro i più forti al mondo, sono loro che dovranno diventare padroni del mondo. 

Messi è pronto a mettere ai suoi piedi il mondo

 Ecco, quindi, il calendario: 

Turno Preliminare
9/12 Auckland City – Al-Ahly (Mohammed Bin Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17) 

Quarti di Finale
11/12 TP Mazembe – Pohang Steelers (Mohammed Bin Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
12/12 Vinc. Preliminare – Atlante (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17) 

Semifinali
15/12 Vinc. primo Quarto – Estudiantes (Mohammed Bin Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
16/12 Vincitore secondo Quarto – Barcellona (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17) 

Finali
16/12 5-6 posto (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 14)
19/12 3-4 posto (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 14)
19/12 1-2 posto (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)

Read Full Post »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: