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- UAE 2009
Comincerà alle 17 (ora italiana) di mercoledì prossimo l’edizione 2009 del Mondiale per Club che vedrà il via con il match tra l’Auckland City, squadra rappresentante il continente oceanico, e l’Al-Ahli, squadra padrone di casa qualificata di diritto alla competizione.
La scorsa edizione, come qualcuno di voi ricorderà, venne vinta dal Manchester United capace di battere in finale l’LDU di Quito per 1 a 0 grazie ad una rete di Wayne Rooney.
Quest’anno, invece, sarà il Barcellona di Pep Guardiola l’europea a giocarsi la possibilità di salire sul tetto del mondo: i Blaugrana, infatti, s’imposero nel corso dell’ultima finale di Champions proprio con i Campioni del Mondo uscenti, quel Manchester United che di lì a poche settimane avrebbe poi perso la propria stella più luminosa, Cristiano Ronaldo.
Andiamo comunque a vedere continente per continente quali squadre parteciperanno a questa nuova edizione del Mondiale per Club e quando verranno giocate le partite.
Il club qualificatosi in quanto padrone di casa (la competizione si svolgerà tra il 9 ed il 19 dicembre negli Emirati Arabi Uniti che presentano di diritto una propria rappresentante a questa competizione) è l’Al-Ahli, campione nazionale dell’ultima UAE Football League.
I Red Knights, questo il loro soprannome, sono uno dei club più titolati della propria nazione: dal 1973, anno in cui inizio la prima UAE Football League, ad oggi, infatti, l’Al-Ahli ha vinto il titolo in 5 occasioni, tante quante l’Al-Sharjah e meno solo di Al-Wasl (7) e dell’Al-Ain (9).
Presieduta dallo sceicco Hamdan Bin Mohammed Al Maktoum ed allenata da Mahdi Ali la squadra di Dubai City non sembra comunque poter fare molta strada: anche qualora battesse i neozelandesi all’esordio, infatti, si troverebbe poi a dover affrontare i messicani dell’Atlante, scoglio che appare oggi come oggi non essere assolutamente alla portata del club arabo.
Nessuno tra i giocatori in rosa, per altro, dirà molto al grande pubblico.
La star della squadra è senza dubbio Hosny Abd Rabo, centrocampista egiziano arrivato all’Al-Ahli nel 2008 dall’Ismaily.
Nonostante la giovane età, venticinque anni compiuti da poco più di un mese, Hosny ha già una discreta esperienza internazionale e si candida di diritto a dover guidare la squadra, nonostante formalmente la leadership della squadra sia tra le mani del capitano, il difensore Mohammed Qassim (giocatore giunto all’Al-Ahli dall’Al-Ain nel 2001).

Hosny Abd Rabo, stella dell'Al-Ahli
Hosny, infatti, è nato ad Ismailia e cresciuto calcisticamente nella squadra della sua città prima di tentare l’esperienza europea finendo a giocare per due stagioni a Strasburgo. Ma non solo: dal 2004, infatti, è nel giro della nazionale del suo paese, squadra con la quale ha già vinto l’undicesima edizione dei giochi pan-arabici e la Coppa d’Africa 2008 in Ghana.
In precedenza, tra l’altro, era già stato uno dei punti di forza delle rappresentative giovanili del suo paese con cui aveva vinto la Coppa d’Africa under 20 del 2003 in Burkina Faso per poi giungere all’ottavo posto al successivo Mondiale di categoria.
Ma non solo: con l’Ismaily ha vinto un campionato egiziano raccogliendo anche due secondi posti. Secondo arrivò anche nella Coppa nazionale e nella Champions League africana del 2003.
In Arabia, invece, ha già vinto un campionato ed una supercoppa.
A livello individuale ha già raccolto diversi riconoscimenti nonostante la giovane età: il sito ismailyonline scelse il suo goal realizzato l’1 settembre 2003 contro l’Al-Ahly come miglior goal della squadra nei suoi ottant’anni di storia. Segnò poi il 1500 goal della storia di quel club nella Premier League egiziana. Il canale Dream Channel lo elesse giocatore egiziano dell’anno nel 2006, mentre venne eletto miglior giocatore egiziano – ufficialmente – l’anno successivo. Per la stagione 2007/2008, invece, venne votato addirittura come miglior giocatore arabo. Un’altra serie di premi del genere gli vennero assegnati in quelle stagione, ma tra i premi più importanti spicca sicuramente il riconoscimento come miglior giocatore della Coppa d’Africa 2008, competizione che terminò come vicecapocannoniere (4 reti all’attivo, una meno di un certo Samuel Eto’o) ed al termine della quale venne, ovviamente, inserito nella top 11.
Il 9 giugno 2008, poi, si tolse anche la soddisfazione di vedere un articolo su di lui venire pubblicato sulla home page della FIFA.
Insomma, la star sarà sicuramente lui… ma non è l’unico giocatore interessante del roster dell’Al-Ahli. Oltre a lui ed a capitan Qassim, infatti, gli occhi saranno puntati anche su Jader Volnei Spindler detto Barè, ventisettenne punta brasiliana con un passato in Guarani, Gremio e Botafogo nonché capocannoniere e miglior giocatore dell’edizione 2008 della Pan-Pacific Cup (ai tempi in cui giocava nei Gamba Osaka che portò con quattro suoi goal, dopo quello con cui aveva sconfitto i Galaxy all’esordio, a distruggere gli Houston Dynamo in finale per 6 a 1), oltre che sui giovanissimi Ahmad Khalil e Mohamed Fawzi.

Ahmad Khalil, giovane virgulto del calcio degli Emirati
Entrambi punti di forza dell’under 20 reduce dall’ultimo Mondiale di categoria sono due tra i giocatori più interessanti del panorama calcistico arabo. Il primo, soprattutto, ha qualità naturali davvero importanti, tanto da aver attirato su di sè le attenzioni del Portsmouth: i Pompy, infatti, accortisi di lui nel corso dell’ultimo torneo asiatico under 19 (dove si laureò capocannoniere venendo anche eletto come miglior giocatore della competizione) starebbero pensando di farlo sbarcare in Premier League. Il ragazzo, 19 anni il prossimo giugno, ha quindi una grande vetrina: dovrà mettere in mostra tutte le sue doti da goleador nel primo e abbordabile match contro l’Auckland City per poi provare ad impensierire la retroguardia messicana. Se saprà farlo chissà che già a gennaio qualche club del Vecchio Continente non decida davvero di puntare sulle sue qualità.
Auckland City che dal canto suo, comunque, non vuole certo stendere un tappeto rosso alla squadra di casa.
I neozelandesi, infatti, arriveranno negli Emirati Arabi con tanta voglia di fare bene, nonostante il fatto che partano per essere un po’ la squadra materasso della competizione.
Poche, infatti, sembrano essere le loro chance di superare il primo turno. Nulle quelle di poter battere l’Atlante nell’eventuale quarto.
Paul Posa, allenatore del club, cercherà comunque di studiare al meglio come affrontare il primo match per non arrivare impreparato all’occasione della vita: per club come quello del Kiwitea Street (lo stadio in cui l’Auckland City disputa i propri match casalinghi) poter avere una vetrina Mondiale, infatti, è un’occasione che verrebbe da dire poter essere più unica che rara.
Verrebbe da dire, appunto. Ma nel farlo sbaglieremmo grossolanamente. Il club di Auckland, infatti, è già alla seconda partecipazione ad un Mondiale per club nonostante la giovanissima età: fondato nel 2004 ha vinto 4 campionati e 2 Champions Oceaniche in cinque sole stagioni disputate, finendo quindi già nel 2006 (proprio quando la rappresentante europea era il Barcellona) a giocarsi una chance Mondiale.
Allora, però, non andò affatto bene: sconfitti 2 a 0 all’esordio contro l’Al-Ahly (la compagine egiziana, solo quasi omonima di quelli che saranno i loro avversari stavolta) vennero poi battuti 3 a 0 anche dai coreani del Jeonbuk Motors, terminando in ultima posizione quel Mondiale.
Vedremo se stavolta il club presieduto da Ivan Vuksich riuscirà a migliorare il proprio precedente.
Se i giocatori dell’Al-Ahli erano sconosciuti ai più, comunque, quelli dell’ACFC sono semi sconosciuti anche agli esperti.
Il giocatore più famoso, infatti, è Ivan Vicelich, 33enne difensore neozelandese nativo di Auckland con 150 presenze nell’Eredivisie (ha giocato in Roda ed RKC) all’attivo oltre che qualche presenza in diverse selezioni giovanili nazionali (under 17, 20 e 23) e ben 65 caps con gli All White, la nazionale maggiore del suo paese (squadra che ha tra l’altro contribuito a portare al prossimo Mondiale: nell’1 a 0 dei suoi dello scorso 14 novembre contro il Bahrain, infatti, c’era anche in lui in campo).

Ivan Vicelich è il giocatore più rappresentativo dell'Auckland City
In 16 anni di carriera (iniziò nel 1993 nel Waitakere United, squadra che, guarda un po’ i casi della vita, ha disputato il Mondiale per club dell’anno scorso) ha comunque ottenuto diverse vittorie e molti riconoscimenti: nel 1994 vinse il premio come miglior giovane neozelandese mentre nel 2002 come miglior nazionale neozelandese. Sempre a livello individuale vinse anche due Jack Batty Memerorial Trophy (trofeo assegnato al miglior giocatore di ogni finale di Chatham Cup) e venne inserito nell’All Star Oceanica che sfidò i Galaxy nel 2008.
La sua bacheca è comunque molto ricca anche di trofei. Nella sua carriera, infatti, Vicelich ha vinto 1 Champions Oceanica (2009), 3 Campionati neozelandesi (1995 con il Waitakere, 1999 con il Central United e 2009 con l’Auckland City), 3 Chatham Cup (1994 con il Waitakere, 1997 e 1998 con il Central United) oltre a 3 Coppe delle Nazioni Oceaniche con la propria nazionale.
Un palmares molto ricco, insomma, per quello che sarà il giocatore deputato a guidare l’ACFC al prossimo Mondiale per Club.
Tutti gli altri giocatori, infatti, non hanno la sua caratura internazionale.
Vale comunque la pena citare quelli da cui più si aspettano i tifosi neozelandesi: il portiere Spoonley (portiere dell’under 20 ai Mondiali del 2007 e dell’Olimpica a Pechino 2008), i difensori Ian Hogg (anch’egli al Mondiale under 20 del 2007 ed a Pechino 2008), James Pritchett (partecipò ai Mondiali under 17 del 1999 ed ha all’attivo 6 presenze in nazionale maggiore) e Greg Uhlmann (già due presenze all’attivo in un Mondiale per club, avendo partecipato ad entrambi i match disputati dall’ACFC nel 2006, vanta nel suo palmares una vittoria nella Division 1 svedese – la nostra Prima Divisione di Lega Pro – nell’unica esperienza all’estero della sua carriera, quella svolta nel 2002 con il Bodens BK), il centrocampista Lee Ki-Hyung (35enne coreano con 45 presenze all’attivo con la casacca della propria nazionale) e gli attaccanti Paul Urlovic (ha rappresentato la Nuova Zelanda con le maglie delle rappresentative under 17, 20 e 23 oltre che in ventisette occasioni con quella della nazionale maggiore, nel 1998 venne votato come miglior giovane neozelandese dell’anno) e Grant Young (sudafricano con un passato al Gent insignito per due volte – nel 2005 e nel 2006 – del premio di miglior giocatore del campionato neozelandese).

Daniel Koprivcic esulta assieme ad alcuni suoi compagni dopo una rete
C’è poi una curiosità che vale la pena di raccontare riguardo all’Auckland City.
Gli neozelandesi, infatti, hanno tra le proprie fila un giocatore che si appresta a giocare il terzo Mondiale per Club consecutivo. Sembrerà una pazzia ma è proprio così.
Nativo di Osjek, Croazia, Daniel Koprivcic, che di professione fa l’amministratore (in Nuova Zelanda, infatti, pochi sono i giocatori che possono permettersi di vivere solo di quanto guadagnano giocando a calcio), giocò già nell’edizione del 2007 ed in quella del 2008 con addosso la maglia della sua ex squadra, quel Waitakere United che per due anni di fila si era trovato a rappresentare il continente oceanico nel corso della manifestazione.
I vincitori del match d’esordio, quindi, giocheranno, come detto, contro i Campioni della CONCACAF Champions League del 2009, l’Atlante.
Ancora una volta, infatti, è stata una squadra messicana ad aggiudicarsi la massima competizione nordamericana per squadre di club.
I Potros de Hierro (Puledri di Ferro) hanno infatti riportato a Cancun la Champions per la seconda volta nella loro storia.
Dopo aver terminato al secondo posto – in coabitazione con i costaricensi del Saprissa e dietro agli honduregni del Marathon – il loro girone sono approdati, grazie ad una miglior differenza reti, ai quarti di finale dove si sono liberati degli Houston Dynamo grazie al 3 a 0 dell’Olimpico Andres Quintana Roo, dopo che l’andata era terminata sull’1 a 1.
Da lì in poi, quindi, due scontri fratricidi per i campioni dell’Apertura 2007: prima la semifinale contro il Santos Laguna, (sconfitta esterna per 2 a 1, vittoria interna per 3 a 1), poi la doppia finale contro il Cruz Azul (altra curiosità sfiziosa: nei Puerto Rico Islanders, squadra battuta dal Cruz Azul in semifinale, gioca una vecchia conoscenza del calcio italiano, quel Cristian Arrieta passato per il reality Campioni prima di arrivare in B nel Lecce per poi finire, appunto, in Porto Rico), domato grazie al 2 a 0 dell’andata, che permise loro di controllare il ritorno, chiuso sullo 0 a 0.
L’Atlante, allenato da Jose Guadalupe “El Profe” Cruz, arriva quindi a questo Mondiale deciso a ben impressionare, cercando magari il colpo a sorpresa.
La strada, però, è assolutamente irta d’ostacoli.
Quello messicano è un calcio nel quale si stanno investendo parecchi fondi sia a livello di strutture giovanili che di importazione di qualche giocatore che possa elevare la qualità media del campionato dall’estero. Ed i risultati si stanno vedendo, basti andare a vedersi la continuità di rendimento della Tri ai Mondiali (quattro edizioni di fila usciti agli ottavi, nel 2006 solo un jolly pescato da Maxi Rodriguez salvò l’Argentina da una sconfitta meritata e condannò i messicani al ritorno a casa).
Così anche i club, veri e propri dominatori nella zona CONCACAF (25 vittorie e 12 secondi posti nella massima rassegna continentale).

Josè Guadalupe Cruz, il tecnico dell'Atlante
Ad essi, però, è ora richiesto di fare il salto di qualità anche a livello Mondiale. E questa del FIFA Club World Cup è senza dubbio la vetrina migliore.
Proprio per questo, quindi, l’Atlante dovrà veder bene di battere agevolmente l’avversario che uscirà dal match tra Al-Ahli ed Auckland City per poi tentare l’impresa in semifinale contro il quotatissimo Barcellona.
Che la farà El Profe a battere l’armata Blaugrana?
Difficile.
Il tecnico di Acopeo, comunque, non si sente sconfitto in partenza e proverà a caricare i suoi (sempre ce ne sia bisogno, perché una vetrina del genere dovrebbe essere più che sufficiente ad adempiere a questo compito) a mille per trovare la vittoria.
Cruz che può contare su alcuni elementi di valore ed esperienza: in porta si affiderà al capitano della squadra, l’argentino Federico Vilar, più di 260 match disputati con i Potros de Hierro.
Il centrocampo verterà invece sull’esperienza di un altro argentino, Gabriel Pereyra (tre campionati vinti col River Plate prima delle esperienze con Belgrano e Cruz Azul, squadra dalla quale è passato nel 2007 all’Atlante), oltre che sulla freschezza di un prodotto della cantera del club di Cancun, il piccolo (solo 163 centimetri d’altezza) Christian Bermudez.
L’attacco, infine, vivrà delle giocate di Rafael Marquez, chiamato solitamente Marquez Lugo per essere differenziato dall’omonimo difensore del Barcellona.
Ci sono comunque altri due giocatori che è bene citare, se non altro essendo vecchie conoscenze del nostro calcio. Sempre parlando di punte, infatti, va notato come tra i convocati da Jose Cruz vi sia quell’Horacio Peralta che nel 2004 passò, senza lasciare tracce particolari, da Cagliari. Il 13 volte nazionale uruguagio, è un piccolo giramondo. Oltre al suo amato Uruguay (dove vinse un campionato nel 2002 col Nacional), infatti, ha giocato in molti altri paesi: Italia, appunto, ma anche Spagna (Albacete), Svizzera (Grassophers), Brasile (Flamengo), Portogallo (Academica de Coimbra), Argentina (Quilmes) e, ovviamente, Messico (Puebla prima, Atlante ora).
L’altra vecchia conoscenza del calcio italiano è invece Santiago Solari, tre stagioni all’Inter.
Una rosa quantomeno discreta, insomma, per una squadra che arriverà negli Emirati Arabi molto affamata.
Difficile, però, che Guardiola ed i suoi si facciano spaventare dai Puledri di Ferro. Sempre a patto che questi raggiungano la semifinale, tra l’altro.
L’altra metà del tabello, invece, vedrà sfidarsi ai quarti la vincente della Champions Africana e quella della Champions Asiatica.

TP Mazembe
A rappresentare il Continente Nero, quindi, sarà il Tout Puissant Mazembe, società calcistica congolese presieduta da Moise Katumbi Chapwe che ha sede nella città di Lubumbashi, capitale della provincia sud orientale dell’Haut Katanga.
Vincitrice di 10 titoli nazionali (solo l’AS Vita Club con 11 ed il DC Motema Pembe con 12 hanno fatto meglio dal 1958, anno dell’assegnazione del primo titolo, ad oggi), di 1 Coppa delle Coppe africana (nel 1980 il TP Mazembe ebbe la meglio in finale sugli ivoriani dell’Africa Sports National) e di 3 Champions africane (vinsero la terza e la quarta edizione, quando ancora si chiamavano TP Englebert, rispettivamente contro i ghanesi dell’Asante Kotoko ed i togolesi dell’Etoile Filante de Lomé prima di perdere le finali della quinta e della sesta edizione contro gli egiziani dell’Ismaily ed i ghanesi dell’Asante Kotoko battuti solo tre anni prima) risulta quindi essere una delle squadre più titolate dell’intera Repubblica Democratica del Congo.
A questo Mondiale per Club arrivano quindi in virtù della Champions africana vinta quest’anno e di cui è giusto ripercorrere velocemente la strada percorsa.
Agilmente vittoriosi nel corso del primo turno contro gli angolani dell’Atletico Petroleos Luanda (5 a 1 il risultato aggregato) trovarono qualche difficoltà in più nel secondo turno dove si liberarono con non poca fatica dei marocchini dell’Ittihad Khemisset (battuti 1 a 0 nel doppio confronto).
Qualificatisi alla fase a gironi pur con qualche patema, quindi, risultarono la migliore tra le otto squadre arrivate a quel punto. Con 4 vittorie e 2 sconfitte (rimediate in casa dell’Etoile Sportive du Sahel e dell’Heartland), infatti, vinsero il Gruppo B racimolando 12 punti, cosa che nessun’altra squadra, nemmeno nel Gruppo A, riuscì a fare.
In semifinale, quindi, si liberarono dei sudanesi dell’Al-Hilal con una grande vittoria esterna (5 a 2 fu infatti il risultato dell’Al-Hilal Stadium di Omdurman) ed una brutta ma non letale sconfitta casalinga (allo Stade Municipal di Lubumbashi, infatti, gli ospiti si imposero per 2 a 0).
In finale, infine, il destino riprose un doppio confronto con l’Heartland (nel girone le due squadre si erano spartite la posta con un doppio 2 a 0). Anche questa volta il risultato aggregato fu di 2 a 2, a fare la differenza fu quindi la rete segnata da Tresor Mputu al 23esimo della gara di andata del Dan Anyiam Stadium di Owerri, rete che consegnò quindi la vittoria del trofeo ai congolesi per la regola dei goal fuori casa.

Tresor Mputu è una delle stelle del TP Mazembe
Tresor Mputu che è, tra l’altro, una delle star di questa squadra. Capitano della stessa, infatti, Mputu, nato a Kinshasa il 10 dicembre di quasi 24 anni fa, è uno dei giocatori più talentuosi a disposizione di coach Diego Garzitto.
Tresor Mputu Mabi, questo il nome completo, vinse nel 2007 la classifica di capocannoniere della Champions Asiatica segnando 9 reti in tre soli round disputati dalla sua squadra (turno preliminare contro i botswanesi del Police XI, i trentaduesimi contro i madagascaregni dell’AS ADEMA ed i sedicesimi contro i marocchini del FAR Rabat) mentre è stato eletto dalla BBC miglior giocatore africano del 2009.
Le sue buone prestazioni, tra l’altro, hanno attirato su di lui le attenzioni di Tottenham e Blackburn, squadre che sarebbero interessate ad acquistare un giocatore che in passato era stato seguito anche da Arsenal, Anderlecht, Olympiakos ed Hull City.
Altro punto fisso del TP Mazembe è il portiere, Robert Kidiaba. Nel giro della nazionale maggiore dal 2002 prese parte alla Coppa d’Africa del 2004 svoltasi in Tunisia.
I perni della difesa saranno invece Miala Nkulukuta, jolly difensivo nel giro della nazionale congolese, e Tshani Mukinayi, 31enne anch’esso già nel giro della nazionale.
A centrocampo agiranno invece Patou Kabango Mulota, autore di una doppietta nel match d’andata contro l’Al-Hilal, ed il 22enne camerunense Narcisse Ekanga. Peserà comunque sicuramente l’assenza di Cédric Moubamba, 30enne mediano gabonese partito recentemente.
In attacco, infine, oltre al già citato Mputu bisognerà tenere gli occhi puntati su Alain Dioko Kaluyituka, giocatore laureatosi capocannoniere proprio nel corso dell’ultima Champions africana (dove realizzò 8 goal, due più del suo capitano).
Gli africani, quindi, si scontreranno contro i Pohang Steelers, campioni della Champions Asiatica.
AFC Champions League cui parteciparono come campioni della FA Cup coreana del 2008 e che vinsero dopo un lungo cammino.
Inseriti nel Gruppo H assieme ai giapponesi del Kawasaki Frontale, ai cinesi del Tianjin Teda ed agli australiani del Central Coast Mariners i coreani racimolarono 12 punti in sei match (frutto di 3 vittorie e 3 pareggi) approdando così agevolmente ai sedicesimi di finale. Qui incontrarono gli australiani dei Newcastle Jets che batterono con un secco 6 a 0, qualificandosi quindi per i quarti di finale dove ad attenderli c’era una prova sicuramente più probante; sulla strada per la semifinale, infatti, si frapponeva loro quel Bunyodkor guidato da un ex Pallone d’Oro: Rivaldo.

Nemmeno Rivaldo ha saputo frapporsi tra i Pohang Steelers e la loro vittoria in AFC Champions League
Dopo il 3 a 1 dell’andata, quindi, sembrava non esserci più speranza per la squadra di Kim Tae-Man, il proprietario del club. Con una grandissima prova di forza, però, gli Steelers riuscirono a ribaltare il risultato al ritorno portando la partita ai supplementari, dove riuscirono ad avere la meglio sugli avversari chiudendo il match sul 4 a 1.
Più agevole, quindi, la semifinale. L’Umm-Salal, squadra del Qatar, risultò infatti poca roba e non fu un ostacolo reale per i coreani che si imposero 2 a 0 in casa per poi vincere 2 a 1 in trasferta.
Ad attendere Sergio Farias – coach della squadra di Pohang – ed i suoi in finale, però, c’era un Al-Ittihad lanciatissimo: gli arabi, infatti, si erano sbarazzati del Nagoya Grampus in semifinale con un roboante 8 a 3 totale e si presentavano quindi alla finalissima del National Olympic Stadium di Tokyo come i grandi favoriti alla vittoria. Le reti di No Byung-Joon e Kim Hyung-Il, però, piegarono la resistenza araba. A nulla, quindi, servì il goal della bandiera realizzato da Noor: gli Steelers erano campioni continentali.
Il tutto con il pesante contributo di Denilson Martins Nascimento, punta brasiliana capace di piazzarsi al terzo posto della classifica marcatori finale (a quota 7, dietro a Prince Tagoe e Leandro, rispettivamente arrivati a quota 8 e 10 goal) e, soprattutto, di contribuire in maniera molto pesante all’approdo in semifinale: due dei quattro goal necessari agli Steelers per avere la meglio del Bunyodkor, infatti, li realizzò proprio lui. Denilson che, tra l’altro, in passato passò anche da Feyenoord e PSG prima di darsi al calcio arabo.
Denilson che dovrebbe essere supportato da No Byung-Jun, 30enne cresciuto nell’Hanyang University e con un passato in Austria (passò una stagione al Grazer AK) che può vantarsi di aver ricevuto il premio come MVP della finale dell’AFC Champions League.
Il guardiano della porta sarà invece Stevica Ristic, 27enne nazionale macedone arrivato lo scorso anno in prestito dai Jeonbuk Hyundai Motors.
Alla sua protezione penseranno invece il capitano della squadra, Hwang Jae-Won (28enne con tre convocazioni in nazionale alle spalle e già inserito nel miglior undici stagionale della K-League 2007) e Kim Hyung-Il (25enne centrale che dal marzo scorso è entrato nel giro delle convocazioni in nazionale).
In mediana, invece, agiranno il 37enne Kim Gi-Dong (anch’egli nei miglior undici stagionale della K-League 2007) e Choi Hyo-Jin (MVP della FA Cup del 2008).
Chi tra queste due squadre passerà, quindi, dovrà vedersela con l’unica squadra a sembrare davvero in grado di poter impensierire il Barcellona: l’Estudiantes de La Plata.

Estudiantes La Plata
Qualificatosi solo per il fatto d’essere la seconda squadra con la miglior media punti tra Apertura 2007 e 2008 e Clausura 2008 il club presieduto da Ruben Filipas ed allenato da Alejandro Sabella dovette iniziare la propria avventura in Libertadores fin dal primissimo turno qualificatorio, quello che vide gli argentini opposti ai peruviani dello Sporting Cristal.
Nonostante l’avversario fosse tutt’altro che irresistibile, però, Veron e compagni faticarono molto ad avere la meglio sulla squadra allenata da Juan Carlos Oblitas, che si piegò solo per via della regola dei goal realizzati fuori casa. Dopo la sconfitta per 2 a 1 in Perù, infatti, arrivò una provvidenziale vittoria per 1 a 0 all’Jorge Luis Hirschi Stadium.
Qualificatisi alla fase a gironi, quindi, vennero inseriti nel Gruppo 5 con Cruzeiro, Deportivo Quito ed Universitario de Sucre. Ancora una volta, nonostante la non irresistibilità dei tifosi (solo i brasiliani erano, sulla carta, alla loro altezza) arrivarono con qualche fatica a centrare il passaggio del turno guadagnando 10 punti in 6 match (contro gli 8 gudagnati dagli ecuadoregni del Deportivo Quito).
Dagli ottavi, però, Los Pincharratas (I Pugnalatori di Topi) cambiarono il passo: 3 a 0 totale al Libertad, 2 a 0 al Defensor Sporting ai quarti, 3 a 1 al Nacional in semifinale.
La finale, quindi, li vedeva ancora una volta opposti a quel Cruzeiro capace di vincere il girone in cui entrambe le squadre erano state inserite in precedenza ma che nel doppio confronto giocato in precedenza aveva avuto la peggio nei confronti degli argentini: nel corso della fase a gironi, infatti, i ragazzi di Sabella avevano sconfitto 4 a 0 in casa il Cruzeiro, perdendo “solo” 3 a 0 in Brasile. Fosse stata quella la finale, quindi, sarebbero stati proprio loro a laurearsi campioni.
Il tempo è però ciclico, dice qualcuno. Ed ecco, quindi, l’Estudiantes sfornare una vittoria nel doppio confronto con il Cruzeiro, guadagnandosi il quarto alloro continentale della propria storia.
Pincharratas capaci di arrivare a quel traguardo soprattutto grazie agli otto goal messi a segno da Mauro Boselli, ex Boca e Malaga, capocannoniere del torneo.
Il trascinatore, almeno carismatico, della squadra è però Juan Sebastian Veron, una vera istituzione del calcio platense.
Molto i tifosi del Leon (Il Leone) si aspettano però anche dai difensori Leandro Desabato (entrato a fine settembre nel giro della nazionale di Maradona) e Cristian Cellay (150 presenze con la maglia dell’Huracan, dal 2008 a La Plata).
Con grande rammarico dovranno invece fare a meno di uno dei loro idoli, quel Marcos Angeleri che non potrà prendere parte alla competizione in quanto infortunato.
A centrocampo, oltre al già citato Veron, ci sarà spazio per Rodrigo Brana, piccolo mediano con un’esperienza spagnola al Maiorca, e per Marcelo Carrusca, tre anni passati a fare panca al Galatasaray.
Dovrebbero comunque essere loro a giocarsi la finalissima di sabato 19 contro – difficilmente potrà essere altrimenti – il Barcellona.
Sui Blaugrana cosa c’è da dire?
Nulla, sono tutti iper conosciuti loro, a differenza dei giocatori di Auckland City, Al-Ahli, TP Mazembe e Pohang Steelers.
C’è il neo Pallone d’Oro Messi, ad esempio. Ci sono due tra i migliori centrocampisti dell’ultimo decennio come Xavi ed Iniesta. C’è una superstar come Ibrahimovic, che proprio con Messi ed Henry formerà un tridente devastante. Ci saranno poi anche i giovani Ruben Mino e Jonathan Dos Santos (fratello del più conosciuto Giovani).
Insomma, una rosa di primissima qualità.
Il Barcellona è infatti, a mio avviso, la squadra più forte del mondo. Vincere questa competizione, quindi, potremmo dire sarebbe semplicemente cosa dovuta. Non può essere altrimenti: sono loro i più forti al mondo, sono loro che dovranno diventare padroni del mondo.

Messi è pronto a mettere ai suoi piedi il mondo
Ecco, quindi, il calendario:
Turno Preliminare
9/12 Auckland City – Al-Ahly (Mohammed Bin Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
Quarti di Finale
11/12 TP Mazembe – Pohang Steelers (Mohammed Bin Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
12/12 Vinc. Preliminare – Atlante (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
Semifinali
15/12 Vinc. primo Quarto – Estudiantes (Mohammed Bin Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
16/12 Vincitore secondo Quarto – Barcellona (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
Finali
16/12 5-6 posto (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 14)
19/12 3-4 posto (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 14)
19/12 1-2 posto (Sheikh Zayed Stadium, Abu Dhabi, 17)
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