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Archive for the ‘Spagna’ Category

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Chi mi segue da un po’ (magari anche su Facebook Twitter, dove sono inevitabilmente molto più attivo che sul blog) è senza dubbio a conoscenza della mia sconfinata passione per il calcio giovanile. Che recentemente mi ha portato a guardare, ad esempio, un torneo internazionale di dodicenni. E che nel corso degli ultimi due anni mi ha invece fatto scrivere altrettanti libri sui giovani talenti disseminati in giro per il mondo (l’ultimo dei quali, “La carica dei 301″, è acquistabile al modico prezzo di soli 99 centesimi).

Proprio partendo dalla mia passione per il calcio giovanile, non potevo certo lasciar passare sotto traccia l’orientamento di mercato preso dal Real Madrid. Che in questi ultimi mesi, dopo aver preso l’ennesima stella – James Rodriguez – a suon di milioni, si è messo a porre un pochino di basi anche per il futuro.

Il tutto andando ad ingaggiare, in giro per il mondo, alcuni ragazzi di buon valore e potenzialità assolutamente interessanti che potrebbero tornare utili nei prossimi anni.Giovani Real

  • Martin Ødegaard
    Di lui ne ho – ovviamente – già parlato nel mio ultimo libro, “La carica dei 301″. Un classe 98 con qualità eccellenti ed un talento davvero notevole. Il problema, in casi del genere, è che un po’ la crescita fisicoatletica non va sempre come si spererebbe, un po’ le pressioni che avere tutti i riflettori addosso comportano possono finire col bruciare il ragazzo. Che, bene ricordarlo, ha da poco compiuto 16 anni.
    Talento e tecnica, comunque, restano indiscutibili.
  • Mink Peeters
    Altro classe 98, altro giocatore spiccatamente offensivo. In questo caso parliamo di un giocatore di scuola olandese (è passato sia dalle minors del PSV che dalle giovanili dell’Ajax, da cui il Real lo ha prelevato), tutto mancino, che predilige giocare sulla fascia per trovare più spazio per le sue incursioni palla al piede. Piuttosto innamorato della sfera, è comunque in possesso di una grande visione di gioco e di una certa facilità di assist. Ottimo in fase di rifinitura, può agire anche centralmente, come trequartista classico.
    Anche in questo caso, pur non essendo famoso come Ødegaard (anzi, in Italia credo che lo conosciamo davvero in pochi, posto che non ho mai sentito nessuno parlarne), talento e tecnica restano indiscutibili.
  • Lucas Silva
    Il mediano brasiliano è invece già più “stagionato”. Classe 93, tra meno di un mese compirà 22 anni. Ex Cruzeiro, ama giostrare davanti alla difesa ed è abbastanza utile in entrambe le fasi. Come tipologia di gioco mi ricorda un po’ Xabi Alonso, insomma: si spende per schermare la difesa, ma nel contempo ha anche una tecnica discreta abbinata ad una certa visione di gioco e capacità di far girare il pallone.
    Certo, devono cercare di non fargli fare la fine che ha fatto Casemiro…
  • Marco Asensio
    Una joya tra le più quotate, nel floridissimo panorama giovanile spagnolo. Classe 1996, parliamo di un centrocampista spiccatamente offensivo che può giocare sia da trequartista che da ala (prevalentemente a sinistra), abbinando tecnica e rapidità di gambe a grande inventiva.
  • Abner
    Altro protagonista de “La carica dei 301″, Abner – classe 96 – è un terzino sinistro brasiliano che in passato è stato molto vicino alla Roma. A dispetto dell’interesse dei Giallorossi la scorsa estate è sbarcato a Madrid, per giocare nel Castilla. Atleticamente dotatissimo, è un fluidificante che ama scorrazzare lungo la propria fascia di competenza e supportare molto la manovra offensiva, come da tradizione Verdeoro.
  • Augusto Batalla
    1996 che è anche l’anno di nascita di Augusto Batalla, portierino scuola River che secondo alcune fonti sarebbe stato già acquistato dalla Casa Blanca. Campione sudamericano under 17 due anni fa, oggi sta disputando il torneo continentale under 20. Reputato tra i migliori giovani estremi difensori del Sud America (e da qualcuno del mondo), deve cercare di non ripercorrere le orme di Albano Bizzarri, che nel 1999 sbarcò a Madrid accompagnato dalla promessa di diventarne leader indiscusso per fallire poi miseramente…

A questi giovani, secondo alcune voci di mercato, potrebbe poi unirsi l’ormai famosissimo Hachim Mastour, mediaticissimo talento scuola Reggiana da ormai due anni e mezzo in forza al Milan.

Insomma, il Real non pensa solo al presente ma prova anche a costruire il proprio futuro. C’è solo da capire se lo stiano facendo con senno o se, anche qui, si facciano prendere dalla solita voglia di fagocitare tutto il talento fagocitabile. Anche perché, parlando di giovani, ci vuole poco a bruciare un ragazzo di quest’età. E sarebbe proprio un peccato…

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Colmenar Viejo, Stadio Alberto Ruiz.

E’ qui, nella Comunità Autonoma di Madrid, che si è svolta la finale di quello che gli organizzatori hanno chiamato, forse un po’ presuntuosamente e pretenziosamente, Mondiale per Club under 17.

Ad affrontarsi, comunque, due delle migliori cantere spagnole: da una parte l’Atletico Madrid, dall’altra l’ormai leggendaria cantera blaugrana del Barcellona.

Ma bando alle ciance, veniamo subito alle formazioni.

Atletico che Armando de la Morena schiera con un 4-2-3-1 che vede Fran a difesa dei pali, Chele ad agire come terzino destro con Sergi sull’out opposto (e la memoria corre subito, guardando la maglia degli avversari, ad un altro laterale difensivo mancino… Sergi Barjuan…) e la coppia Alberto – Canete in mezzo.
Ad agire come mediani sono invece Juanjo e Borja, con Nacho trequartista centrale affiancato da Ivan sulla destra e Arona sulla mancina. Unica punta Carlos.

Classico 4-3-3, invece, per il Barcellona che schiera José in porta e una difesa composta, da destra a sinistra, da Godswill, Riera, Tarin, Xavier Quintillà.
Iu e Pau le mezz’ali, con Jordi centromediano. Maxi ed Ebwelle le ali offensive, Munir la prima punta, Xavi Garcia Pimienta l’allenatore.

Entrambe le squadre partono da subito a viso aperto. Qui non si fanno calcoli: c’è l’entusiasmo dei ragazzini coniugato a due scuole calcistiche che fanno capo al movimento spagnolo, ovvero possesso e fase offensiva.

La prima azione realmente degna di nota la costruiscono i Rojiblancos: Juanjo, numero 10 della squadra, parte centralmente palla al piede seminando terrore tra le fila Blaugrana e portando la sfera sino al limite dell’area, per il tocco filtrante in direzione di un Nacho che s’infila bene tra le maglie della difesa avversaria arrivando a calciare. A salvare la situazione ci pensa però capitan Riera, che stringe bene la diagonale difensiva deviando in spaccata la conclusione del trequartista madridista.

La rete che sblocca il risultato è però nell’aria e arriva proprio sugli sviluppi della rimessa laterale che segue l’azione appena raccontata.
Rimessa che Chele batte lunghissima in area, altezza primo palo, a mo’ di corner. A ricevere palla è un liberissimo Carlos, che sfruttando il buco di Tarin mette giù il pallone di petto per affrettare poi una conclusione sbilenca. La traiettoria di tiro è infatti chiusa troppo e sarebbe destinata forse addirittura alla rimessa laterale se solo Arona non sbucasse alle spalle di Godswill per depositare in rete l’1 a 0 comodo comodo.

Difesa Blaugrana che scricchiola a ripetizione e che è tenuta a galla solo da capitan Riera.
Due o tre minuti dopo il goal, infatti, l’Atletico scende sulla destra con Chele che si sovrappone a Ivan per poi centrare una bella palla in direzione di Carlos, anticipato dalla solita diagonale di Riera, cui tocca mettere pezze un po’ ovunque.

Al ventisettesimo ancora Rojiblancos avanti, con una grandissima azione targata Nacho-Carlos.
E’ il trequartista a portare palla ed avanzare, arrivando quasi al limite dell’area dopo un triangolo chiuso proprio con la sua punta. Che, restituitogli il pallone, si infilerà alle spalle dei difensori per ricevere il lob con cui Nacho lo metterà da solo a tu per tu col portiere.

Il tentativo di pallonetto del numero 9 madridista, però, non sarà minimamente all’altezza. Carlos, infatti, toccherà male il pallone, consegnandolo direttamente tra le braccia di José e chiudendo nel peggiore dei modi uno splendido scambio con Nacho.

La prima occasione costruita dal Barça arriva quindi solo alla mezz’ora, e solo grazie ad una punizione battuta nell’arco di pochi centesimi dalla sua assegnazione.
Quando l’arbitro fischia un presunto fallo di Canete ai danni di Munir, infatti, la punta Blaugrana ferma il pallone e lo lancia subito in direzione di Ebwelle, cogliendo assolutamente impreparati tutti i giocatori dell’atletico e permettendo al compagno camerunense di presentarsi a tu per tu con Fran. Quando, però, viene meno il sangue freddo. Così che il tiro si stampa giusto contro all’estremo difensore Rojiblancos.

Atletico che è comunque in pieno controllo del match, con Nacho che prova a dispensare assist.
Il trequarti madridista prova infatti a mandare in porta anche Ivan, chiudendo un triangolo di tacco, con l’ala Rojiblancos che però si trova costretto a calciare di sinistro, per un tiro molle con cui riesce comunque a guadagnare un calcio d’angolo.

La prima frazione si chiude quindi con un Atletico in completo controllo e dominio del match, ed un Barcellona che prova affannosamente a restare in partita.

Ripresa che si apre subito con un cambio. Armando de la Morena, infatti, decide di togliere uno dei più brillanti in campo, Nacho, per sostituirlo con Sainz.

La musica comunque non cambia. In apertura di ripresa è sempre l’Atletico a spingere con Arona che torna a farsi vedere dopo la realizzazione dell’1 a 0 saltando secco Godswill e mettendo in difficoltà anche Riera prima di servire Carlos, il cui tiro, un po’ problematico e non certo coordinatissimo, è parato da José.

Estremo difensore Blaugrana che mette però in mostra tutti i suoi limiti proprio il nuovo entrato Sainz calcia non irresistibilmente poco oltre la trequarti e lui, con tecnica molto più che rivedibile, si lascia scappare dalle mani un pallone praticamente già parato, con una papera che costa il 2 a 0 ai danni del Barça.

Barcellona che prova comunque a scuotersi subito, con Maxi che penetra bene in area per appoggiare poi al limite a Munir, il cui calcio è però leggermente impreciso e porta il pallone a spegnersi di poco oltre la traversa.

Con il Barça che prova a risvegliarsi de la Morena effettua un altro cambio, con Arona, autore dell’1 a 0, sostituito da Maya.

Il Barcellona è però finalmente entrato in partita e appena prima della metà del secondo tempo accorcia le distanze con Munir, che riceve in area un cross proveniente dalla sinistra incornandolo di testa per il 2 a 1.

Da lì in avanti, comunque, i giovani Blaugrana non riusciranno più a raddrizzare il match, consegnando all’Atletico Madrid quello che il commentatore della tv spagnola, un po’ pretestuosamente, definirà il titolo di “miglior cantera del mondo”.

Tornando all’aspetto tattico interessante il 4-2-3-1 madridista, con il trequartista centrale molto mobile e portato sia a duettare con la prima punta che a proiettarsi anche oltre ad essa, infilandosi alle spalle dei difensori.
Bene anche la fase offensiva della catena di destra, e nel complesso squadra molto ordinata e ben messa in campo.

Classico 4-3-3, invece, per i catalani, dove più che lacune strettamente tattiche si sono registrate approssimazioni tecniche un po’ preoccupanti, almeno se viste con gli occhi da tifoso.

Venendo ai singoli bene Alejandro Gómez Martín, detto Chele, terzino destro Rojiblancos. Buona propensione e propulsione offensiva, duetta con continuità con Ivan, ala destra con facilità di corsa disarmante e tanta voglia di pungere.

Bene anche Nacho, trequartista mobile capace di duettare nello stretto con tutti i suoi compagni.

Si vede solo a sprazzi, invece, Arona Sane, autore dell’un po’ fortunosa realizzazione che sblocca il match e di una prestazione altalenante.

Nel complesso, comunque, non si sono visti potenziali veri fenomeni, almeno non in questa partita. Per quanto tra l’Atletico di Madrid nessuno demeriti.

Piuttosto male, invece, un po’ tutti i giocatori del Barça.

Dove Alain Richard Ebwelle mette in mostra grandi doti di velocista e la capacità di essere ficcante, senza però riuscire a pungere davvero.

Interessante, comunque, l’ecletticità di Xavier Quintillà Guasch, di cui parlai già più di un anno fa.

Dopo averlo visto giocare tanto mediano quanto difensore centrale, infatti, mi è capitato di vederlo anche terzino sinistro. E con discreti risultati. Del resto il compito più complicato era il suo, alle prese con Chele e Ivan, e le cose non sono andate poi così male.

Il ragazzo, per altro, è un classe 96. Ovvero uno tra i più giovani in campo.

Bene, indubbiamente, anche il capitano della formazione, Roger Riera Canadell. Difensore centrale carismatico e sa già ben leggere i tempi delle azioni.
Penalizzato, ahilui, dal giocare stretto nella morsa di Godswill Elohor Ekpolo, terzino destro con pesanti lacune, e Rodrigo Tarin Higon, centrale che inanella una sbavatura dietro l’altra.

Piuttosto male anche i centrocampisti, in blocco, col reparto nevralgico del campo che soffre in continuazione lasciando il possesso della palla nelle mani dei madrileni, facendo così crollare come un castello di carte il “sistema Barça”.

Sempre interessante, comunque, vedere come si muovono le cantere spagnole. Peccato solo che il calcio giovanile, in Italia, non abbia lo stesso spazio.

Ma, del resto, sono i giovani stessi a non avere spazio in questo paese quanto nel mondo del nostro calcio.

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Nome: Mikel Zatón Escudero
Data di nascita: 15 aprile 1996
Luogo di nascita: Barakaldo (Spagna)
Nazionalità: spagnola e basca
Altezza: 174 centimetri
Peso: 65 chilogrammi
Ruolo: ala sinistra, attaccante
Club: Athletic Bilbao (Cadets)
Scadenza contratto: –
Valutazione: –

CARRIERA

Nascere a Barakaldo, città basca da quasi 100mila abitanti, significa avere un po’ la vita segnata.

No, nessuna storia triste tipo ragazzini che nascono nelle favela. Quanto più un legame a doppio filo con lo sport che spesso porta alla nascita di atleti di buon livello.

Due, in particolare, le discipline cui Barakaldo è legata: ciclismo e calcio.

Alle due ruote la città che diede i natali allo scrittore Juan Manuel de Prada ha regalato David López García, Héctor González, Isidro Nozal e Javier Otxoa.

Al calcio, invece, il terzino sinistro Asier Del Horno (ex Athletic, Chelsea e Valencia, oggi al Levante), il portiere Iñaki Lafuente e il centrocampista Javier González Gómez (ritiratisi lo scorso anno), l’attaccante Mikel Dañobeitia (attualmente in forza al Logroñés) e Josep Lluís Núñez, Presidente del Barcellona tra il 1978 ed il 2000.

Non solo: la città che ha dato i natali a Zatón è anche sede di una discreta squadretta di calcio, che attualmente milita in Tercera División (quarta serie spagnola): il Barakaldo Club de Fútbol, la squadra in cui il ragazzo ha iniziato a giocare e da cui è stato acquistato dall’Athletic.

Insomma, nascere a Barakaldo vuol dire nascere in una città di sportivi. E Mikel ha voluto continuare la tradizione.

Così oggi, a pochi giorni dal compimento del suo sedicesimo compleanno, Zatón  è al centro di una rovente battaglia di mercato.

Prodotto di uno dei settori giovanili più floridi dell’intera Spagna (basti pensare a Fernando Llorente o alla recente esplosione di Iker Muniain), l’Athletic Bilbao, Mikel Zatón Escudero è seguito da diversi club.

Liverpool su tutti, a quanto si vocifera in Inghilterra. Ma non solo: un vero e proprio “Clasico” di mercato lo vedrebbe al centro dei desideri di Real Madrid e Barcellona, che vorrebbero assicurarselo prima che il suo prezzo lieviti troppo.

Non deve stupire, comunque, che il ragazzino di Barakaldo sia già al centro di queste guerre di mercato. Né dovrà stupire l’eventualità che, alla fine, l’Athletic riesca a tenerlo in squadra, vista la particolare situazione che si vive nei Biancorossi di Bilbao.

Non deve stupire perché quest’anno, inserito nei Cadetti dell’Athletic, Zatón sta facendo davvero il diavolo a quattro.

Il ragazzo, numero 19 sulle spalle, ha infatti disputato 28 match nella Cadets Basque League, campionato che la sua rappresentativa ha provato a vincere quest’anno (a una giornata dal termine sono sei i punti di svantaggio sulla Real Sociedad), realizzando ben 25 reti.

Score notevole che ne fanno una delle giovani punte più interessanti dell’intero panorama calcistico spagnolo.

Zatón che partì subito forte alla prima di campionato, con una tripletta rifilata proprio ai “cugini” della Real Sociedad.

Da lì in poi buona continuità, per lui. Una rete all’Antiguoko e nessuna alla Real Union. Tripletta nel 19 a 0 allo Zaramaga e bocca asciutta contro il Santutxu. Goal all’Eibar, tripletta al Getxo, rete al Romo. Pausa contro il Barakaldo, club della sua città, prima di tornare al goal nel 4 a 0 casalingo con il Durango. Tre match a secco, poi di nuovo in rete nel 3 a 3 con l’Alaves. Altre tre partite senza goal prima della doppietta al Real Union e della tripletta allo Zaramaga. Piccola pausa con il Santutxu e goal all’Eibar e al Getxo. Poi altre due partite senza centrare il bersaglio grosso, prima di freddare il suo Barakaldo. Altra partita a secco ed ennesima tripletta, questa volta al Lengokoak. Bocca asciutta contro l’Ariznabarra e goal al Danok Bat. Niente reti con l’Alaves e… vedremo cosa combinerà nell’ultima di campionato, contro l’Indartsu.

Prestazioni notevoli che sono valsi all’Athletic il miglior attacco del campionato.

Insomma, uno score che ha ingolosito i palati di molti osservatori. Vedremo quindi la prossima estate se il ragazzo si farà convincere dalle proposte delle grandi di Spagna o che arrivano dall’estero… oppure se, alla fine, l’orgoglio basco prevarrà, ed il prossimo anno Zatón proverà a ripetersi nei Junior National.

CARATTERISTICHE

Mancino sì, ma con un destro più che accettabile.

Capace di svariare lungo tutto il fronte d’attacco, ama giocare in particolar modo al centro, dove può sfruttare la sua capacità di “sentire” la porta, che un po’ decentrato a sinistra.

La facilità di dribbling di cui è in possesso lo rendono attaccante temibile e temuto, anche se, nel complesso, a impressionare di più è proprio il feeling con la porta, con cui sembra vivere in simbiosi.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Presto per dire dove possa arrivare, vista la sua giovanissima età.

Di certo fossi in suo padre, o nel suo procuratore, gli intimerei di restare a Bilbao.

Inutile girarci intorno: posto che l’Athletic punta – ancora, per ora – solo su giocatori baschi o comunque fatti in casa le possibilità di arrivare ad esordire nella Liga sarebbero infinitamente maggiori lì che altrove.

E allora bene continuare il proprio percorso di crescita in un centro giovanile attento e soprattutto con la fiducia di tutto l’ambiente attorno a sé.

E chissà che un giorno non troppo lontano non lo vedremo duettare con Llorente e Muniain nell’attacco della prima squadra…

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Nome: Juan Miguel Jiménez López
Data di nascita: 20 maggio 1993
Luogo di nascita: Coin (Spagna)
Nazionalità: spagnola
Altezza: 169 cm
Peso: 63 kg
Ruolo: punta
Club: Malaga
Scadenza contratto: 30 giugno 2015
Valutazione: 10.000.000 € (clausola rescissoria)

CARRIERA

Nato il 20 maggio di diciassette anni fa a Coin, cittadina andalusa della provincia di Malaga, Juan Miguel Jiménez López, meglio conosciuto come Juanmi Jiménez, è una delle nuove stelle del calcio iberico.

Ma prima di arrivare al clou, ciò che gli ha permesso di lanciare il proprio nome su tutte le prime pagine dei giornali, ripercorriamo la sua pur brevissima carriera.

Cresciuto nelle giovanili del Malaga, club in cui milita tutt’ora, Juanmi ha da subito impressionato tanto i dirigenti andalusi quanto i tecnici federali, che lo hanno da tempo incluso nelle convocazioni delle rappresentative giovanili nazionali under 16 prima ed under 17 poi.

Il suo precocissimo talento gli ha quindi permesso di infrangere qualche record. Come quello relativamente al più giovane debuttante nella storia della sua società: debutto assoluto tra i pro che arrivò quando lui era solo sedicenne (era infatti il 13 gennaio 2010) in una partita di Copa del Rey disputata contro il Getafe dove, per altro, realizzò anche una rete, divenendo quindi il più giovane goleador nella storia della società.

Juanmi però non voleva lasciare un segno solo nella storia dei Boquerones, quanto più della Liga tutta.

Ed ecco spiegata la doppietta realizzata nel corso dello scorso week-end nel match disputato contro il Real Saragozza. Una doppietta che ha marchiato a fuoco il suo nome nella storia del calcio spagnolo: è lui, infatti, il più giovane ragazzo capace di realizzare un doblete in un match ufficiale della Liga.

E se il presente ed il futuro prossimo sono legati a doppio filo con la sua attuale società, che l’ha recentemente blindato con un contratto in scadenza tra quasi cinque anni, va comunque detto che presto Malaga potrebbe essere solo un ricordo. Dopo la doppietta che l’ha reso famoso ed immortale, infatti, è subito piombato su di lui il Real Madrid, che pare sia intenzionato ad imbastire una trattativa ufficiale per assicurarsene i servigi.

Juanmi finirà presto alla corte di Mourinho, quindi?

Facile, anche se la Casa Blanca dovrà affrettarsi a chiudere la trattativa: il ragazzo pare abbia infatti attratto l’interesse anche di altre big europee, come il Barcellona. Che presto possa scatenarsi un’asta relativa al suo acquisto?

CARATTERISTICHE

Carattere da vendere, questo è indubbio. Perché se in mezz’ora realizzi due reti, pur contro una difesa allegrotta ma pur sempre di una squadra appartenente ad uno dei campionati più importanti d’Europa, significa che hai attributi in quantità spropositate rispetto ai tuoi coetanei, quando la tua carta d’identità indica che hai solo diciassette anni.

E col carattere, si sa, si può anche sopperire a certe mancanze o, comunque, rendere anche oltre le proprie possibilità. Chiedere a Gattuso per ulteriori delucidazioni in merito.

Juanmi comunque, intendiamoci, non ha solo una forza caratteriale fuori dal comune ma anche caratteristiche tecniche che lo rendono giocatore molto interessante. Del resto così non fosse non sarebbe da tempo nel giro delle nazionali giovanili, non avrebbe esordito così presto in prima squadra e non sarebbe seguito da Real e Barça su tutte.

A spiccare, nell’osservarlo in campo, è il suo fiuto. Intendiamoci, Inzaghi resta un mostro in questo senso ma anche Juanmi, a maggior ragione posta la giovanissima età, dimostra di sapersi muovere, di sentire il goal e, grazie a ciò, sapersi far trovare sempre al posto giusto nel momento giusto.

Del resto analizzando i suoi tre soli goal ufficiali tra i professionisti scopriamo come siano tutti accomunabili in questo senso.

Partiamo quindi da quello che lo ha reso il più giovane marcatore nella storia dei Boquerones: lancio in area per un compagno che dopo aver addomesticato con grande eleganza il pallone prova a bucare il portiere avversario, che riesce però a respingerlo. Dove? Proprio là dove sta giungendo, a rimorchio, Juanmi. Che, guarda caso, si trova al posto giusto nel momento giusto, e appoggia comodamente in rete il tap-in che iscrive il suo nome nel libro della storia della società che l’ha cresciuto.

Ma non solo. Anche nel guardare le due reti realizzate contro il Saragozza appare subito chiaro come questo ragazzo sia già molto smaliziato.

Per quanto concerne la prima rete il Malaga parte in contropiede sulla sinistra e lui segue l’azione da destra, andando quindi ad infilarsi in area alle spalle di tutti i difensori per poi appoggiare comodamente sul secondo palo di piatto una volta ricevuto il pallone, bucando il portiere.
Il secondo goal arriva invece grazie alla sua capacità di seguire l’azione e posizionarsi al meglio per poter rendere quanto più facile possibile l’appoggio al compagno: con Owusu-Abeyie che si invola in fascia e converge in area da destra, infatti, Juanmi temporeggia per capire la reazione del portiere e la disposizione della difesa, andando quindi a chiudere sul primo palo dove riceverà e girerà in porta il pallone del quattro a zero, firmando la sua storica doppietta.

Giocare con questa malizia a diciassette anni non è da tutti.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

In Spagna lo paragonano già a Raul, altro giocatore che si impose subito giovanissimo all’attenzione del grande pubblico, dimostrando fin da inizio carriera di avere una buona confidenza con il goal.

Questi paragoni, però, come sapete non mi piacciono molto. Juanmi è Juanmi, ed ha caratteristiche uniche.

Dire dove possa arrivare è ovviamente sempre difficile, ma se verrà lasciato libero di crescere al meglio e di sviluppare ulteriormente malizia e fiuto del goal ecco che potrà sicuramente diventare una piacevole certezza, e non più sorpresa, all’interno del mondo calcistico spagnolo.

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Domenica 4 ottobre 2009, Estadio Nuevo José Zorrilla, Valladolid.
Corre il sessantatreesimo minuto di gioco quando Joaquin Caparros decide di rilevare Gaizka Toquero, uno dei centrocampisti della sua formazione, per gettare nella mischia il piccolo Iker Muniain, 17 anni ancora da compiere.

Iker Muniain, il record man basco (notasdefutbol.com)

Iker Muniain, il record man basco (notasdefutbol.com)

L’Atlethic, infatti, si è appena fatto rimontare il goal di vantaggio segnato al decimo minuto da Susaeta, ma un pareggio non basta al tecnico dei baschi.
Proprio per questo decide di fare ricorso alla rapidità del giovanissimo attaccante nato a Pamplona il 19 dicembre del 1992.

E la mossa paga.

Una decina di minuti dopo il suo ingresso in campo, in realtà, sono i padroni di casa a portarsi in vantaggio con Nivaldo. Al giovane pupillo della cantera basca, però, bastano due soli minuti di gioco a sistemare tutto: è il settantasettesimo minuto, infatti, quando il pallone, in seguito ad una sorta di mischia in area di rigore, giunge allo stesso Muniain, che non ci pensa due volte e lo spara alle spalle di Jacobo.

Ed è leggenda.

Grazie a questo goal, infatti, Iker diventa il più giovane marcatore dell’intera storia della Liga spagnola. Mai prima d’ora un giocatore più giovane di lui era riuscito a trovare la rete nella massima divisione iberica.

Ma non è questo l’unico record fatto registrare dal piccolo Bart Simpson (questo il soprannome affibiatogli dai compagni di squadra) basco.

Il 30 luglio scorso, infatti, subentrando al solito Toquero nel corso del 59esimo minuto del match qualificatorio all’attuale Europa League che i suoi stavano disputando contro gli svizzeri dello Young Boys, Iker divenne il più giovane giocatore ad aver mai indossato la maglia dell’Atlethic Bilbao: all’epoca, infatti, aveva solo 16 anni, 7 mesi ed 11 giorni. Un record, appunto.

Ma non solo.

Muniain è entrato nella storia del club basco anche per essere stato il più giovane marcatore di sempre: il tutto giusto una settimana dopo il record di cui sopra, proprio nella gara di ritorno disputatasi in terra elvetica. Goal a 16 anni, 7 mesi e 18 giorni: record.

Come se non bastasse, poi, il 30 agosto scorso è anche diventato il più giovane esordiente di sempre dell’Atlethic nella Liga.

Insomma… in poco più di due mesi è entrato prima nella storia del suo club, poi in quella del suo paese.

Ma da dove se ne esce questo crack, sconosciuto ai più sino ad un paio di mesi fa?

Dopo aver tirato i primi calci ad un pallone nell’Union Deportiva Cultural Chantrea, piccolo club di Pamplona attualmente impegnato in Tercera Division, passa, e siamo nel 2005, all’Atlethic Bilbao, vero e proprio club di riferimento per ogni basco che si rispetti.

Qui svolge rapidamente la trafila delle giovanili (Atlethic Infantil A il primo anno, Atlethic Cadete e Juvenil nelle stagioni successive, Bilbao Atlethic, la squadra B dell’Atlethic Bilbao, la scorsa stagione ed, infine, l’esordio di cui abbiamo appena parlato) sino ad esplodere in prima squadra.

E non è stata un’esplosione casuale: a dirla tutta, infatti, Caparros aveva messo gli occhi sul ragazzo già dal suo arrivo sulla panchina basca, nel 2007. All’epoca si era appena seduto sulla sua nuova panchina e tra le sue prime scelte ci fu quella di aggregare subito il ragazzo alla prima squadra nel corso della preparazione estiva. All’epoca Iker aveva solo 14 anni.

Joaquin, del resto, era subito rimasto impressionato dalle qualità del ragazzo: fisico minuto, baricentro basso, rapidità di movimento e di esecuzione, mobilità notevole, inventiva, fantasia, dribbling. Cose non da tutti.

Caratteristiche queste che, tra l’altro, hanno addirittura portato parte della stampa tedesca, chiamata ad esprimersi su di lui dopo l’incontro di Brema tra gli spagnoli ed il Werder, ad un paragone tanto importante quanto scomodo. Per descrivere le qualità e l’incisività del ragazzo, infatti, alcuni media tedeschi lo hanno paragonato a niente popò di meno che Lionel Messi, a sua volta erede designato di Diego Armando Maradona.

Paragone non da poco, ma che evidentemente non ha spaventato Iker che, per tutta risposta, ha poco dopo fatto in modo di diventare il più giovane marcatore della storia della Liga.

Non solo i media tedeschi ed il suo allenatore, Caparros, stimano il ragazzo e vedono in lui un gran potenziale, comunque.

In effetti, a dirla tutta, i giornali tedeschi non si sono inventati proprio nulla: il primo a proporre il paragone con Messi fu proprio quel Gaizka Toquero che oggi sembra la vittima sacrificale all’entrata in campo di Iker. Proprio lui, infatti, fu il primo ad effettuare questo paragone così impegnativo.

Ma non è il solo calciatore ascrivibile alla lista fan di Muniain: anche il capitano dell’Atlethic, Joseba Etxeberria, ha parlato in toni entusiastici del suo giovanissimo compagno.
Ad Etxeberria ha fatto subito eco Fernando Llorente, puntero della formazione basca, secondo il quale Iker è un giocatore molto spettacolare, oltre che un ragazzo simpatico anche al di fuori del campo (cosa che, a detta di Caparros, l’ha aiutato ad integrarsi subito al meglio nello spogliatoio della prima squadra).

Muniain che ha ricevuto anche i complimenti di Mauricio Pochettino, ex difensore di buona levatura attualmente tecnico dell’Espanyol: dopo la gara della prima giornata disputata proprio dalla sua squadra al San Mames l’ex PSG ha dichiarato che Muniain è quel tipo di giocatore capace di far cadere lo stadio ai suoi piedi, e che nonostante la tenerissima età dimostra già grande sicurezza e carattere.

Una messe di consensi, insomma, per un talento molto precoce che sembra ormai sul punto di sbocciare definitivamente.

Muniain, secondo a sinistra in basso, in un match giocato nellunder 17 spagnola (rfef.es)

Muniain, secondo a sinistra in basso, in un match giocato nell'under 17 spagnola (rfef.es)

Proprio in vista della sua consacrazione i dirigenti dell’Atlethic si stanno già cautelando. A giorni, infatti, ad Iker verrà fatto firmare il suo primo contratto da professionista con scadenza a giugno 2013 ed una clausola rescissoria (obbligatoria in Spagna) a crescere: dai 18 milioni, cifra che sarà fissata al momento della firma, ai 24 milioni che potrebbe raggiungere con l’andare delle stagioni a seconda delle partite giocate e dei goal segnati.

Una cifra fors’anche bassa per un ragazzo che se riuscirà a non bruciarsi è destinato a diventare una star assoluta.

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