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Posts Tagged ‘Italia’

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L’Italia si è inopinatamente suicidata contro la Svezia, come già aveva tentato di fare ai playoff contro la Slovacchia. Il tutto mostrando ancora una volta di essere una squadra buona tecnicamente ma totalmente fragile da un punto di vista psicologico. E soprattutto senza alcuna idea di gioco.

Così come spesso accade alle rappresentative italiane il pallone fatica a circolare. Ma soprattutto arrivato l’1 a 0 – e, soprattutto, la superiorità numerica – la squadra si ferma ed inizia a giochicchiare, pensando boriosamente di poter gestire una sola rete di vantaggio per un’ora di gioco.

Quando poi dopo il pareggio Sturaro – già di per sé tra i migliori in campo – si fa cacciare per un gesto di reazione sconsiderato la frittata è fatta ed il goal della sconfitta arriva puntuale come l’Orient Express.

Ecco, credo che nella nostra under – che pure avrebbe il potenziale anche per provare a vincerlo, l’Europeo – non si salvi nessuno. In primis un allenatore che non mi ha mai convinto.

Bardi 4

Portiere che come ho avuto modo di dire più volte non ritengo presentabile a questo livello. La gerarchia lo vuole ancora una volta titolare, quando sia Leali che soprattutto Sportiello gli sono superiori. E parlo dei soli convocati, perché a casa c’è gente come Perin – infortunato, ma non credo sarebbe stato portato – e Scuffet che gli è di molto superiore.
L’errore sul secondo goal è semplicemente imbarazzante. Con Ishak lanciato in traiettoria esterna l’ex portiere del Livorno avrebbe semplicemente dovuto controllarne l’incedere, portando fuori lo svedese e dando modo alla difesa di rientrare. Invece entra in maniera sconsiderata. Per di più fuori tempo. Da non ripresentare.

Zappacosta 4.5

Sembra non essere in condizione. Che fine ha fatto il terzino destro di gamba e fiato capace di arare la fascia destra in lungo ed in largo nel corso delle qualificazioni? Da lui ci si deve attendere molto di più. C’è da augurarsi sia stato solo un passaggio a vuoto…

Bianchetti 5

Nel primo tempo nettamente il migliore della difesa. Nella ripresa cala come tutta la squadra, ed è compartecipe in occasione del secondo goal. Tutta Italia – tranne il sottoscritto – lo vorrebbe in panchina al posto di Romagnoli (che invece avrei schierato terzino sinistro). Lui pensa bene di farlo rimpiangere.

Rugani 5.5

Un’indecisione che poteva costare cara nel primo tempo e poco altro. Nel complesso è uno dei meno negativi della squadra.

Sabelli 5

Generoso. Ma anche nel primo tempo, quello in cui l’Italia controlla bene gara e campo, sbaglia una serie infinita di passaggi. Giocare con un terzino a piede invertito è una cosa poco digeribile. Uno dei tanti perché che andrebbero chiesti al nostro tecnico.

Sturaro 3

Già prima dell’espulsione – le prove sono su Twitter – uno dei peggiori in campo. Palesemente fuori forma, imbolsito, appesantito. Non dà un minimo apporto di qualità, ma nemmeno – soprattutto – di quantità ad una squadra che con l’andare del tempo va in apnea anche per via delle sue mancanze.
Alla fine pensa pure bene di farsi espellere per un gesto di reazione che gli vale un doverosissimo cartellino rosso, spianando così la strada alla possibilità di ribaltare il risultato da parte degli svedesi.

Viviani 5

Cinque solo perché nel primo tempo è, con Berardi e Bianchetti, il migliore degli Azzurrini. Nella ripresa la sua prestazione si tramuta in un disastro totale, con passaggi – anche semplicissimi – sbagliati in serie. Partendo dal presupposto che credo sia indispensabile in questo centrocampo… se non riesce a fare nemmeno passaggi di due metri sicuramente meglio lasciarlo in panchina.

Baselli 5.5

Partiamo dal presupposto che a mio avviso non avrebbe nemmeno dovuto giocare, dato che gli avrei preferito Cataldi. Ecco, detto questo bisogna aggiungere che è forse il meno peggio dei tre di centrocampo, posto che è quello più dinamico e che fa pure non lontano dalla rete.
Comunque nulla per cui lo si possa salvare…

Berardi 5.5

Questo Europeo under 21 sulla carta potrebbe essere la competizione capace di lanciare Domenico Berardi nel grande calcio. Ma è probabile si trasformerà in una Caporetto.
Berardi parte bene. Là davanti è l’unico che mette un po’ di qualità alla manovra. Poi però si perde via anche lui, e nel complesso incide molto meno di quanto ci si aspetterebbe. Ancora non sembra maturo per il grande calcio, ma avrà un altro paio di cartucce per rifarsi.

Belotti 5.5

Attaccante di lotta e di governo, solita gran dose di sacrificio, l’accelerazione che vale il rigore del vantaggio e l’espulsione dell’altro vantaggio (quello numerico). Però è lasciato troppo solo là davanti. Non solo, lo scarso gioco della nostra nazionale per mezz’ora lo costringe a fare a sportellate con due pertiche di più di 190 centimetri sui palloni alti. Una follia cui nessuno chiedere conto al mister, come al solito protetto dai nostri organi di stampa.

Battocchio 4

Ancora non ho capito cosa ci faccia in under 21, sinceramente. E lo dico col massimo rispetto, però è un giocatore che credo non avrei nemmeno convocato, proprio.

  • Dal 61′ Verdi 5 -> Impiegato fuori ruolo, vero. Però incide poco più di niente, prendendo anche un paio di scelte sbagliate al di là del bene e del male. Va comunque detto che nell’inserire lui Di Biagio avrebbe potuto spostare Berardi seconda punta accanto a Belotti prima e Trotta poi, mettendo Verdi sulla trequarti…
  • Dal 68′ Cataldi 6 -> Ecco, l’unico minimamente salvabile. Un 6 di fiducia al possibile futuro capitano dell’under 21. Certo, sempre che – come in realtà è probabile accada – la nazionale maggiore non arrivi e se lo porti via prima del tempo!
  • Dal 78′ Trotta S.V. -> Entra e Sturaro si fa espellere. A quel punto la partita finisce, perché è palese che l’Italia sia in pappa e che arriverà a breve il goal della sconfitta. Certo non per demerito suo.

Di Biagio 3

Sicuramente il peggiore “in campo” assieme a Sturaro. Perché moltissime sue scelte sono discutibili e discusse da parecchio. E alla fine qualcuna di queste l’ha anche pagata cara, iniziando nel peggiore dei modi un Europeo che da magico potrebbe trasformarsi in un incubo.
L’Italia non è la più forte, sulla carta. Ma aveva il dovere morale di cercare di bissare la finale di due anni fa, per quanto il difficilissimo girone in cui è capitata rendeva le cose tutt’altro che facili.

Inutile dire che questa Svezia sia un avversario ostico. La realtà è che per la differenza di potenziale tra le due squadre e soprattutto per come si erano messe le cose gli Azzurrini avrebbero dovuto SPAZZARE via gli avversari. Invece l’allenatore, che già – bene ripeterlo – ha fatto scelte più che criticabili, non è stato capace di spronare i suoi a trovare subito il raddoppio che chiudesse il match. Ha lasciato giochicchiare i suoi, ed è stato – giustamente – punito.

Magari trarrà insegnamento da questa vittoria ed avrà una grande carriera. Ma la verità è che per noi, per questa Nazionale… rischia di essere già troppo tardi.


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Record storico.

Senza che nemmeno ce ne accorgessimo la pattuglia italiana che ha disputato – ed in parte continuerà a disputare – le coppe europee quest’anno ha segnato un’impresa non da poco.

Mai fino ad ora, infatti, il movimento italiano aveva sfondato il tetto dei 16 punti stagionali.

Il massimo si era registrato nel 2003, quando sulla spinta delle tre “strisciate”, tutte qualificatesi alle semifinali di Champions League, l’Italia aveva registrato 15.928 punti. Ovvero qualcosa meno dei 16.166 attuali.

Risultato che, come mostra la grafica, ci permette una volta di più di consolidare la nostra quarta posizione.

Ma è un altro il dato interessante che possiamo estrapolare da questa tabella, ovvero il fatto che con l’eliminazione dell’Everton l’Inghilterra resta senza rappresentanti nelle coppe, facendo così registrare un 13.571 che risulta essere il risultato peggiore fatto registrare dal 2004 in poi.

Inghilterra che è anche la nazione su cui, almeno virtualmente, l’Italia deve provare a fare la corsa per provare a recuperare il quarto posto in Champions League.

Nei prossimi due anni, infatti, perderà i 18.3 punti del 2011 ed i 15.2 dell’anno successivo. Emorragia di punti che sarà invece molto più limitata per noi. E se il risultato di questa stagione fosse l’inizio di un trend – ovvero se dimostrassimo di poter raccogliere più punti con continuità rispetto a loro – ecco che il sorpasso potrà consumarsi tra ventiquattro mesi.

Una prospettiva che ad ora ritengo solo virtualmente probabile, ma che è giusto considerare.

L’ultima questione che vorrei far notare a proposito della prima grafica è la situazione della Spagna, sempre più dominatrice.

Già oggi ha il miglior ranking stagionale. In più è anche la nazione che porta ai quarti il maggior numero di squadre. Davvero dominanti.

Ma cosa dice il ranking stagionale?

Semplice, che ad oggi siamo secondi. Una posizione che con i punti raccolti ieri in Europa League da Fiorentina, Torino e Napoli abbiamo ulteriormente consolidato, avvicinandoci ulteriormente alla Spagna (che però con ogni probabilità riuscirà ad allargare la forbice entro la fine della stagione).

La Germania ad ora è invece terza, con ancora Bayern e Wolfsburg in corsa. Ovvero due tra le favorite per vincere le rispettive competizioni.
A seconda di quello che sarà il rendimento di Juve, Napoli e Fiorentina da qui alla fine sapremo se il secondo posto stagionale sarà una realtà consolidata o se rimarrà solo un’illusione marzolina…

E a livello di club?

L’italiana migliore, grazie ai risultati delle ultime tre stagioni (quarti di CL, semifinale di EL, quarti di CL in divenire) è la Juventus, che grazie alla vittoria di mercoledì sul Borussia è salita al diciassettesimo posto.

Juventus che nei prossimi due anni perderà due stagioni negativissime a livello di ranking, e che quindi dando continuità alle sue prestazioni potrebbe scalare moltissime posizioni. Consolidando i risultati registrati nelle ultime tre stagioni e proiettandoli sul ranking odierno, infatti, potrebbe addirittura entrare tra le cinque migliori d’Europa, tra ventiquattro mesi.

Altra italiana che ragionevolmente crescerà sarà il Napoli, che oltre a poter incamerare ancora punti quest’anno a settembre perderà i 9 messi in cascina cinque stagioni or sono e con una buona cavalcata europea potrebbe crescere ulteriormente.

Preoccupano invece Inter e Milan. Che, oltretutto, l’anno prossimo è plasubile non giocheranno in Europa.

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Nel 1886 il famosissimo scrittore Robert Louis Balfour Stevenson scrisse un romanzo destinato a fare storia: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.

Nel libro si racconta la storia di un medico-scienziato che scopre una pozione capace di destrutturare l’unità dell’essere umano, conferendo esistenza propria e distinta alle inclinazioni nascoste ma presenti nell’animo.
Così facendo il dottore è vittima di una sorta di sdoppiamento della propria personalità. Che come conseguenza ha la creazione, fondamentalmente, di due vite separate.

Ecco, proprio questa storia mi ricorda in qualche modo ciò che sta vivendo sulla propria pelle il buon Marco Verratti. Non tanto perché anche lui vittima di uno sdoppiamento della personalità, ovviamente, quanto perché sta vivendo una sorta di “sdoppiamento della carriera”.

La cosa credo sia evidente a tutti: mentre da una parte il ragazzo è ormai saldamente al centro del progetto tecnico di uno dei primi otto club d’Europa, dall’altra la Nazionale continua – di fatto – a fare a meno di lui.

Ecco, al riguardo, un paio di numeri secchi per capire di cosa stiamo parlando.

Siamo all’evidente paradosso.

Nella gara disputata mercoledì contro il Chelsea Marco Verratti ha fatto ottima mostra di sé e delle sue capacità.

Nonostante l’ancor giovane età, infatti, non ha dimostrato alcun timore reverenziale né nei confronti dell’ambiente né tantomeno degli avversari, giocando con grande personalità un ottavo di finale di Champions League molto delicato.

Insomma, oltre ad avere un grandissimo talento tecnico – è indubbiamente uno dei giovani centrocampisti più dotati, da questo punto di vista – Marco Verratti dimostra già di poter avere un grandissimo impatto con situazioni complesse come quella vissuta appunto qualche giorno fa.

Eppure, appunto, in Nazionale continua ad essere un rincalzo.

E sì che ai Mondiali, per il poco che ha giocato, fu uno dei pochissimi a salvarsi. Ancora una volta grazie a quel mix di personalità e tecnica che gli sta permettendo d’imporsi a Parigi.

Cosa deve fare di più per poter riuscire a conquistarsi una sacrosanta maglia da titolare anche in Nazionale?

La questione diventa per altro grottesca analizzando la situazione degli Azzurri, che raramente nella loro storia hanno sofferto di una pochezza generalizzata così palese.

A centrocampo, poi, le alternative sembrano davvero poca roba: se escludiamo Marchisio, giocatore che assicura un certo rendimento in maniera abbastanza costante (ma che non è comunque un campione) resta l’ormai compassato Pirlo, il fantasma di De Rossi, l’impresentabile Montolivo, il generoso Parolo, il grintoso Poli… praticamente tutti giocatori che, ad oggi, non valgono Marco Verratti.

Insomma, il talentino pescarese dovrebbe essere la pietra miliare su cui costruire non dico la Nazionale, ma di certo il suo centrocampo. Ed invece, come potete vedere voi stessi seguendo le sorti degli Azzurri, è considerato un surplus.

Intendiamoci: Marco Verratti oggi non è etichettabile come campione, ma di certo è un progetto – avanzato – di grandissimo giocatore.
Ha comunque i suoi bei limiti (su tutti il tempo d’uscita, aspetto che sta comunque migliorando, ed un’eccessiva aggressività che lo porta a collezionare qualche cartellino di troppo), però resta il punto di riferimento del nostro centrocampo.

O almeno, dovrebbe esserlo sulla carta. Poi sia Prandelli che Conte, a mio avviso sbagliando, stanno scegliendo differentemente.

Un’ultima riflessione: chissà cosa succederebbe se a fine stagione Verratti dovesse vincere la Champions. Non credo accadrà eh, ma sarebbe l’apoteosi.
A quel punto con ogni probabilità il mister si sentirebbe in dovere di farlo giocare, ma sarebbe – non che ce ne sia bisogno – la plastificazione migliore della crisi del nostro calcio, che oltre a produrre meno talenti di un tempo riesce anche a svalutare quelli che ha in casa…

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La considerazione generale è presto fatta: l’Italia dà una parvenza di gioco migliore rispetto ad altre gare (Croazia, Malta, Azerbaigian) nonostante le seconde linee in campo. L’Ital-Conte ancora mi piace poco-niente, ma giustamente il C.T. predica calma e chiede tempo. Doveroso darglielo. Speriamo solo di essere ripagati positivamente.

A livello di gioco imbastiamo qualche azione degna di nota, ma dovrebbe essere più cattivi. Io non credo che le punte di oggi siano scarse, ma semplicemente che non abbiano dentro quella fame atavica che avevano i grandi bomber del passato recente (i Vieri e gli Inzaghi, per dirne due).
Dietro invece siamo stati un mezzo scempio, ma più per errori individuali che non per impostazione tattica. Abbiamo regalato almeno quattro comode palle-goal ai nostri avversari, tutte su cappelle madornali dei vari Sirigu, De Silvestri, Bonucci e Moretti. No, non si può.

Che gli “italiani all’estero” siano storicamente snobbati dalla Nazionale è un dato di fatto. Esempio lampante ne è Moretti: ignorato quando giocava la Champions stando in Spagna, titolare stasera che è ormai ad un passo dalla pensione.

Quando si parla del fatto che Buffon andrebbe mandato in pensione (come nei giorni scorsi, dopo l’errore-orrore con la Croazia) la maggior parte dei tifosi dice che la titolarità andrebbe consegnata a Sirigu.
Beh, io non sono d’accordo. Via Buffon? Ok. Si parta subito col dualismo Perin-Scuffet.

Per me sono loro i due portieri più talentuosi del dopo Buffon, anche più di Sirigu. E sì, chiamerei Scuffet in Nazionale anche se ad Udine – follemente – non gioca. Visto non più di tre giorni fa con l’under 19, altra partita da fenomeno.

Ci avevo ormai perso le speranze. Okaka a 16 anni era un mostro, con un atletismo che gli permetteva di dominare tra i pari età. Esordiente precoce nella Roma, poi vicecampione europeo con l’under 19. E poi tanto penare ed una carriera quasi bruciata.

Negli ultimi mesi si sta riprendendo, davvero contento di questo suo goal, pur deviato. Fenomeno temo non lo sarà mai, ma nella mediocrità che è il nostro attacco attuale per imporsi ci vuole poco, quindi andrà sicuramente tenuto d’occhio.

Vale un po’ quanto detto all’inizio. Dietro, a livello di singoli, siamo un mezzo scempio.

L’ultima under 21 ci diede Bianchetti, che fa panchina ad Empoli, e Caldirola, espatriato e quindi praticamente auto-esclusosi dalla Nazionale (in realtà gioca molto poco). Quest’ultimo temo possa aiutare poco, il primo in prospettiva sì ma deve crescere (e per farlo dovrebbe giocare).

L’attuale under oltre allo stesso Bianchetti porta in dote Romagnoli e Rugani, forse ad oggi i due prospetti difensivi migliori tra Azzurrini. Vanno aiutati a sbocciare.

Ci sarebbero poi pure Antei e Goldaniga. Ad oggi qualche chance relativa per il primo, diciamo pochine per il secondo.

Sulle fasce invece vedo bene Zappacosta, che per me ha un futuro in Nazionale quasi assicurato. Più freddino su Biraghi.

L’Albania veniva da qualche prestazione importante, per questo mi aspettavo di vederli fare meglio. Qualche individualità comunque interessante l’ha messa in mostra. Chissà se qualche osservatore italiano si muoverà in questo senso…

Nota a margine su Antonelli: qualità atletiche notevoli, tecnicamente è piuttosto limitato. Ed è un peccato. In Italia negli ultimi anni stentano a crescere giocatori completi, che possano quindi affermarsi a livello internazionale.

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La polemica è già scoppiata, e logicamente non poteva essere altrimenti.

Nell’elenco stilato da mister Conte in vista della gara contro la Croazia c’è infatti anche lui, quel Mario Balotelli che nell’arco di pochi mesi è passato dall’essere salvatore della Patria (goal contro l’Inghilterra) ad essere un reietto.

Beh, vorrei esprimere la mia opinione al riguardo. E farlo con la franchezza di sempre.

Partiamo quindi da un preambolo doveroso, forse inutile per chi mi conosce e segue anche su Facebook  e Twitter: io non amo Mario Balotelli.

Non lo amo perché fondamentalmente è un ragazzo maleducato (come dice il grande Cruyff sulla Gazzetta di oggi), borioso (“Solo Messi è meglio di me”), tatticamente limitatissimo e globalmente sopravvalutato. Del tutto incapace di ergersi a trascinatore, come invece dovrebbe.

Detto questo, logico che non mi sia strappato le vesti quando ho visto che Conte aveva deciso di non convocarlo per le prime uscite, puntando su altri interpreti.

In compenso, però, Mario Balotelli resta uno dei giocatori più talentuosi del nostro sempre più povero calcio. Un talento grezzo e globalmente immaturo, ma comunque uno dei pochi giocatori in grado di inventarti giocate capaci di spaccare le partite.

Posto tutto ciò era quindi logico che nonostante fosse stato accantonato per un po’, prima o poi Conte avrebbe dovuto chiamarlo e fare i conti con il suo genio – relativo – e le sue – tante – bizze.

In tutto ciò la situazione in cui si trova Conte – a nome di tutto il calcio italiano – verrebbe da dire sia quasi paradossale: da una parte il nostro movimento è sempre più povero di talento. Dall’altra il livellamento che ne consegue porta ad un’ancor più difficile scelta, nel momento in cui debbono essere redatte le liste di convocazione.

Questo perché?

Semplice. L’appiattimento in tema di talento finisce con l’allargare la base da cui pescare. Così se una volta certi giocatori non avrebbero avuto nessuna chance di essere chiamati in Nazionale, oggi ecco che possibilità ce n’è un po’ per tutti. Ed i nomi diventano tanti.

Senza nessuno che riesca a spiccare, infatti, è logico che rientrino in gioco molti giocatori. Tra questi anche lo stesso Mario Balotelli, che pure quest’anno più che mai non meriterebbe la convocazione.

Va detto, però, che proprio la mancanza di “top player” dovrebbe portare Conte a spingersi ancor più verso la meritocrazia. Perché ad un Baggio o ad un Totti fuori forma è difficile rinunciarci. Erano giocatori di classe assoluta, dei dominatori. Talenti capaci di spaccare i match, di decidere le partite in ogni momento. Il tutto, anche senza stati di forma lontanamente accettabili.

Tutto ciò però non vale per i giocatori a disposizione oggi. Così stona pensare che non venga data ancora una possibilità al duo blucerchiato Okaka-Gabbiadini, che tanto bene sta facendo in campionato.

Due giocatori che certo non hanno la statura per essere considerati convocabili di diritto, ma che nel contempo non cedono molto ad uno Zaza o ad un Balotelli, che pure hanno iniziato la stagione molto peggio di loro.

E allora?

E allora se nessuno dei giocatori a disposizione oggi è capace di ergersi sopra gli altri – e certo questo ruolo non può ricoprirlo Balotelli – che si parta tutti dallo stesso livello e che si combatta poi ad armi pari. La maglia Azzurra va sudata e conquistata. Due concetti che sono sempre sembrati estranei all’attaccante oggi al Liverpool.

Sulla convocazione di Balotelli, per altro, se ne è ovviamente dette tante. In primis il fatto che sarebbe lì solo perché sponsorizzato dalla Puma, azienda che produce materiale tecnico per la stessa Nazionale e che contribuisce sostanziosamente al pagamento degli emolumenti dovuti al tecnico di Lecce.

Beh, voci probabilmente infondate che però era logico sarebbero girate, alla su prima convocazione. Soprattutto se la stessa arriva in uno dei momenti peggiori della carriera dell’ex interista e milanista.

A questo punto, però, si può provare a dare una lettura anche opposta: e se dietro a questa convocazione ci fosse, paradossalmente, la volontà di “stroncare” da subito il rapporto con un giocatore ormai dai più ritenuto un peso piuttosto che un fattore aggiunto?

Se, insomma, Conte l’abbia chiamato proprio in un momento di così grossa difficoltà per lanciarlo titolare nella sfida più complessa del girone e, nel caso, avere la scusa per poterlo non convocare a lungo qualora lui dovesse fare male?

Certo, è solo un’ipotesi. Anche piuttosto campata per aria. Ma del resto se dobbiamo fare dietrologia è giusto farla in entrambi i sensi…

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Tra il 15 ed il 20 ottobre (quindi settimana scorsa) la nostra under 17 (quella formata da giocatori nati dopo il 1 gennio 1998) ha affrontato il primo turno di qualificazione all’Europeo di categoria.

Inserita nel Gruppo 3 disputatosi in Moldavia i nostri ragazzi hanno ottenuto due vittorie ed un pareggio, prendendosi la vetta della classifica e qualificandosi comodamente (lo erano già prima di giocare l’ultimo match) alla Fase Elite.

Quella dei ’98 è una classe molto interessante, come ebbi già modo di dire in passato. Vi ci sono nati ragazzi di grande talento e prospettive (alcuni dei quali sono stati raccontanti nel mio secondo libro, “La carica dei 301″, ebook che vi invito a comprare costando solo 99 centesimi) che hanno tutte le possibilità di andare a giocarsi anche, perché no, il titolo Europeo l’anno prossimo tra Sofia e dintorni.

Quanto visto in questa prima fase di qualificazione, però, non mi lascia per nulla tranquillo.

Ma iniziamo con un breve racconto di com’è andata.

L’esordio è stato morbido, un 3 a 0 facile (firmato da una doppietta di Cutrone e da una rete del classe 99 Scamacca) contro la squadra peggiore del raggruppamento, quell’Armenia che chiuderà questa prima fase a zero punti con ben 9 reti subite in 3 match.

La seconda partita ha presentato già qualche difficoltà in più. Contro i padroni di casa moldavi i nostri ragazzi hanno infatti disputato un primo tempo opaco, mettendo in mostra una circolazione di palla difficoltosa e perché no un pochino di affanno anche in fase di non possesso. Il rigore di Llamas a nove dal termine della prima frazione ha comunque portato avanti gli Azzurrini, che hanno messo al sicuro la vittoria nella ripresa grazie ad una doppietta del solito Cutrone.

Infine, il match con l’Islanda. Preso magari un po’ sottogamba in quanto già qualificati alla Fase Elite, ecco i nostri giochicchiare in controllo del match per subire però il goal del vantaggio islandese.
La reazione arriva nella ripresa, abbastanza veemente. I nostri mettono sotto gli avversari e trovano il pareggio con – guarda caso – Patrick Cutrone. Ma perché subire un goal prima di mettere in mostra la propria superiorità?

Un primo problema, quindi, è questo: l’approccio.

Ancora non si possono sapere quali saranno gli avversari che dovremo incontrare nel corso della Fase Elite, ma una cosa è chiara: solo la squadra migliore, quella capace di vincere il girone, passerà.
Ed a differenza di questo primo turno, come al solito piuttosto morbido, non ci saranno tutte queste avversarie abbordabili. Il livello si alzerà molto, e con esso dovrà alzarsi anche quello delle nostre prestazioni. O il risultato potrebbe essere la non qualificazione all’Europeo.

Un secondo problema è sicuramente di gioco: nonostante la discreta qualità dei nostri interpreti, infatti, l’Italia ha messo in mostra le sue classiche lacune nello sviluppo dell’azione.
Ci sono tanti modi di giocare a calcio dominando una partita. Negli ultimi anni quello che è andato più di moda è stato il famoso “tiki-taka” in salsa catalana, ma Bayern e Germania hanno dimostrato che si può dominare anche con un gioco più verticale. L’importante è giocare.

I nostri ragazzi, invece, hanno spesso faticato a manovrare, nonostante qualità tecniche superiori agli avversari. E qui escono i classici limiti del nostro calcio, sempre più bravo ad agire di rimessa che ad imporsi. Una strategia che se può funzionare contro squadre di alto lignaggio certo diventa deficitaria quando gli avversari sono inferiori al proprio livello.

Il terzo problema, poi, mi permetto di individuarlo nelle convocazioni.

Certo, qui uscirà la storia del “siamo tutti CT”, “tu non sei un allenatore”, ecc. Ma a che cosa servirebbe un blog se non ad esprimere opinioni?

E allora ecco il quesito che pongo: perché di questa squadra non hanno fatto parte tre degli elementi in assoluto più qualitativi della classe italiana 1998?

Sto parlando degli interisti Piscopo e Taufer e del milanista Mastour.

Sarebbe cambiato qualcosa con la loro presenza? Magari no, forse sì. Di certo soprattutto con avversari di livello così sensibilmente inferiore mettere ancora maggiore qualità in campo avrebbe potuto aiutare a vincere ancora più nettamente il girone.

E se su Mastour è evidente che debbano esserci problemi alla base (non gioca nemmeno nel suo club, né in prima squadra, né in Primavera, né con gli Allievi Nazionali) davvero stento a capire perché Piscopo e Taufer, che invece mi risulta siano tra i punti di forza degli A.N. dell’Inter, non siano stati convocati.

Logico, il C.T. è pagato per fare le sue scelte. Ma mettere in dubbio quelle che sembrano sbagliate penso sia altrettanto legittimo.

Quindi, che squadra avrei schierato in questo primo turno di qualificazione? E’ presto detto:

Ed ora?

Ora c’è da elevare il livello di gioco, possibilmente convocare gli esclusi di cui ho parlato e poi studiare la formazione di partita in partita, anche in base agli avversari che si affronteranno.

Di certo questo gruppo ha il potenziale per arrivare all’Europeo. E lì giocarsela.

Che dire? Speriamo bene.

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Lo spettacolo di cui abbiamo goduto venerdì sera nel match che ha visto gli Azzurri opposti al modestissimo Azerbaigian è stato ai limiti del raccapricciante (ne ho parlato su Twitter e su Facebook, più precisamente in questo post).

Cinque difensori schierati contro una squadra che ha rinunciato dal primo minuto ad attaccare. Col risultato che o hanno provato a riconvertirsi tatticamente, o si sono trovati a doversi marcare tra loro.

Per altro, ciliegina sulla torta, la Nazionale italiana è riuscita anche a prendere un goal, sommando gli errori di ben quattro giocatori diversi sino a compiere il patatrac finale (prima Bonucci che regala palla, poi Ranocchia che entra molle e perde il rimpallo dovendo concedere l’angolo; infine l’uscita sbagliata di Buffon ed il conseguente stop maldestro di Chiellini, con relativo autogoal).

Ci sono tre cose che stento a capire dell’approccio avuto a quel match.

  1. Perché schierare due terzini come fluidificanti per poi farli giocare spesso quasi in linea con le punte?
    Non sarebbe stato meglio, a quel punto, varare davvero una sorta di 3-3-4 (prendendo a modello quello del profeta Ezio Glerean, che ho spiegato approfonditamente in questo video) con esterni dalle doti spiccatamente offensive? Del resto Darmian e De Sciglio nascono terzini. E’ logico si trovino nella condizione degli adattati, a dover giocare costantemente così alti.
  2. Perché schierare ben tre difensori centrali a fronte, di fatto, di nessuna vera punta in campo per gli azeri?
    Per l’amor di Dio, sulla carta avevano un trequartista (fisso a uomo su Pirlo) ed un paio di punte, praticamente costantemente dietro la linea della palla. Così che Bonucci si trovava spesso a staccarsi centralmente, un po’ in stile Lucio, per gettarsi nella metà campo avversaria. Anche qui, non era forse meglio togliere un uomo alla difesa ed aggiungerlo più avanti?
  3. Il terzo punto è un semplice riflesso dei primi due: perché schierare solo due giocatori dalle doti spiccatamente offensive (le punte) contro una squadra modesta e riluttante al gioco offensivo come l’Azerbaigian?

Problemi di questo tipo sono evidentemente imputabili alla pervicace ossessione del calcio italiano rispetto al motto “Primo: non prenderle”. Che diventa quasi penosa, quando ci si trova a doversi confrontare con squadre dal così basso potenziale tecnico. Come si è dimostrato l’Azerbaigian e come si dimostrerà, per l’ennesima volta, la piccola Malta (al netto di Mifsud, giocatore di livello molto più alto rispetto ai propri compatrioti).

Qualcuno mi risponderà: “Il calcio italiano ha sempre vinto così, col Catenaccio: tre Mondiali, un’Olimpiade, un Europeo. Più tanti altri piazzamenti comunque importati e di prestigio”.

Vero, ma solo in parte. Ed anche la parte vera va comunque interpretata e riletta con gli occhi di un appassionato del 2014.
Ma andiamo con ordine.

In primo luogo non è vero che l’Italia ha sempre vinto col “Catenaccio”, come si dice.

Lo stesso venne proposto per la prima volta nell’ormai lontanissimo 1932 dall’austriaco Karl Rappan, all’epoca allenatore del Servette. Catenaccio che approdò nel calcio tra nazionali sei anni più tardi, quando il mister nativo di Vienna sedette sulla panca della Svizzera.
In Italia questo metodo approdò quindi solo all’inizio degli anni ’40, importato dall’allora coach della Triestina Mario Villini nel Campionato Alta Italia.

Nel frattempo la Nazionale aveva vinto metà di quanto è riuscita a vincere nel corso della sua storia: l’epopea Pozzo (che giocava con una sorta di 2-3-2-3) portò infatti due titoli Mondiali (’34 e ’38, proprio l’anno in cui Rappan propose il Catenaccio a livello Mondiale) inframezzati da uno Olimpico (1936).

In secondo luogo, il calcio cambia ed è in continua evoluzione. Giudicare tutto con gli occhi del passato ha poco senso.

Negli ultimi decenni infatti molte cose sono cambiate. C’è stata ad esempio l’era del tiki-taka, che ha segnato molto profondamente sia il calcio di club che quello internazionale.
Ma non solo.

C’è stato anche uno scadimento generale della qualità del nostro calcio. Così da super star come i pionieri Meazza e Piola si è arrivati al duo Immobile-Zaza. Con tutto il rispetto – ad oggi – inferiore anche ai vari Riva, Rossi, Baggio Vieri, Del Piero, Totti e compagnia cantante.

Da qui si evincono due cose: una, si può anche pensare di evolvere i propri fondamenti di gioco. Discostandosi così sia dal Catenaccio ad ogni costo, che però anche dal Sacchismo sfrenato, con il sistema sempre e comunque al di sopra di ogni invidualità.

L’altra, che se una volta giocare col freno a mano contro le piccole pagava comunque, perché avevi dei fenomeni capaci di risolverti le partite, oggi rischi di fare figuracce assolute (come contro Haiti) o comunque sfiorarle, affidandoti più alle situazioni di palla inattiva che ad altro.

Quindi, cosa vorrei vedere contro Malta?

Semplicemente, una squadra con più giocatori dalle doti spiccatamente offensive in campo. Una squadra che, un po’ come successo al Belgio contro Andorra, scenda in campo e prenda a pallate l’avversario dal primo all’ultimo minuto. Perché quando il divario tecnico è così ampio (la nostra qualità è scaduta, ma resta imparagonabile a cenerentole come Malta ed Azerbaigian) la partita la vinci anche se attacchi per novanta minuti, magari pur concedendo una ripartenza in più all’avversario.

Potrebbe bastare poco. Pensiamo alla semplice sostituzione dei terzini De Sciglio – Darmian con due giocatori spiccatamente offensivi come Candreva e Giovinco, schierati sì quasi in linea con le punte. Il 3-5-2 diventerebbe un 3-3-4 quasi effettivo, e pur senza seguire i principi di gioco di Glerean qualche grattacapo in più ai nostri avversari lo produrremmo sicuramente.

Questo pur salvaguardando i tre difensori dietro. Perché volendo si potrebbe calcare ancor più la mano, facendo uscire una roba del genere:

Ovvero una formazione che vedrebbe una sola sostituzione rispetto quella cui starebbe pensando Conte (Giovinco per uno dei centrali di difesa) ma che sarebbe molto più offensiva (volendo una sorta di 4-2-4, modulo un tempo prediletto dallo stesso C.T. leccese).
L’idea di gioco è questa: due terzini (con Florenzi adattato) molto offensivi, con licenza di salire moltissimo. Due soli centrali di difesa (personalmente schiererei Ogbonna al fianco di Bonucci, sono i due centrali tecnicamente più dotati). Il genietto Verratti a fare taglia e cuci a centrocampo, dove ci sarebbe la sostanza di Marchisio. E poi il duo Candreva-Giovinco a partire larghi ma con licenza di svariare (col primo che in caso di necessità potrebbe anche scalare mezz’ala a dare una mano al centrocampo) e la coppia prescelta in attacco a finalizzare (io, dato che Pellè dovrebbe essere certo del posto, leverei Immobile: Zaza fa molto meglio il lavoro di raccordo col centrocampo, scendendo bene tra le linee).

Contro una squadra che sicuramente penserà solo a difendere, come già fatto dall’Azerbaigian, non varrebbe la pena provare a spingere di più?

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Si sono giocate tra ieri ed oggi le gare di andata  del playoff di qualificazione al prossimo Campionato Europeo under 21.

Le quattordici squadre qualificate si sono quindi fronteggiate in questo primo match che porterà le nazionali migliori in Repubblica Ceca tra il 17 ed il 30 giugno dell’anno prossimo.

Iniziamo con la nostra Italia, impegnata a Zlaté Moravce contro i “cugini” dei padroni di casa, la Slovacchia.

Beh, la squadra di Di Biagio ha iniziato il match in maniera non esattamente decisa, lasciando sin troppo l’iniziativa ai padroni di casa, che comunque non hanno creato particolari grattacapi alla nostra retroguardia.

Italia schierata con l’ormai classico 4-2-3-1 col solito Bardi in porta, Zappacosta e Biraghi come terzini, Bianchetti ed il rientrante Rugani (aggregato alla Nazionale maggiore, ha lasciato il ritiro di Palermo a seguito dell’infortunio di Romagnoli) a completare il pacchetto difensivo. I due mediani sono stati invece Viviani e Baselli, con la tripla B sulla trequarti (Berardi-Bernardeschi-Battocchio) a supporto della quarta B, Belotti (curioso, otto titolari su undici hanno il cognome che inizia con questa lettera).

Con il passare dei minuti l’Italia ha quindi iniziato a mettere la testa fuori dal guscio, sbagliando però molto. In particolar modo Berardi e Belotti hanno sprecato almeno tre o quattro chance nitide per aprire e chiudere il match.

Il vantaggio è quindi arrivato sugli sviluppi di un corner, proprio grazie alla punta del Palermo. Una volta in vantaggio il match non è comunque cambiato: i nostri ragazzi l’hanno fatta da padrone, senza però riuscire a trovare il colpo del K.O.

Su uno dei tanti errori di Belotti, per me peggiore in campo nonostante il goal, è quindi partito il contropiede letale dei padroni di casa, capaci di trovare il pareggio con l’unico vero tiro in porta del match. Nell’occasione Zappacosta non difende benissimo su Zrelak, che controlla in maniera anche un po’ fortunosa e poi trafigge Bardi con un buon diagonale dal limite.

Al ritorno servirà una prova molto più pragmatica per strappare l’accesso alla fase finale, sempre ricordando che siamo i vicecampioni in carica dopo il discreto Europeo disputato dall’under di Mangia lo scorso anno.

Giovedì era invece stata la volta di Olanda – Portogallo, affrontatesi in quel di Alkmaar agli ordini del greco Tasos Sidiropoulos.

Una gara in cui gli ospiti si sono addirittura permessi di schierare un classe ’97, quel Ruben Neves che inserii nella Top XI dell’ultimo Europeo under 17 e che ho schedato anche nel mio ultimo libro, (“La carica dei 301″, vi invito a comprarlo, costa solo 1 euro!). Un giocatore quindi di ben cinque anni più piccolo rispetto ai più “vecchi” in campo (questo è infatti il biennio dei 92-93).

Olanda che nonostante i molti giocatori di valore in campo palesa una generazione non all’altezza degli ultimi trent’anni della propria storia. Così sebbene possa schierare giocatori come Rekik, l’ex interista Castaignos, Maher (schedato nel mio primo libro, “La carica dei 201″ ) e la coppia Willems-Aké (entrambi, anch’essi, presenti ne “La carica dei 301″) l’Olanda non entra mai davvero in partita, ed alla fine è battuta con un sonoro – e probabilmente risolutivo – 2 a 0 dai portoghesi.

Di Sergio Oliveira e Carlos Mané le reti che regalano questa importantissima vittoria esterna ai giovani lusitani.

Terza gara che sono riuscito a gustarmi è stata quindi Francia – Svezia, disputatasi a Le Mans agli ordini del danese Kenn Hansen.

Una gara con davvero poca storia, in cui la superiorità transalpina è emersa in ogni reparto ed in ogni aspetto di gioco.

Francesi in campo con il filippino Areola a difesa dei pali ed una difesa a quattro composta da Kurzawa, Umtiti, Laporta e Zouma (questi ultimi due presenti ne La carica dei 301, assieme ai compagni Martial e Coman).
A centrocampo ecco schierati invece Imbula e Kondogbia come diga in mediana, con Ntep e Sanson ad inventare e rifinire e Thauvin e Martial a provare a pungere.

Una gara come detto a senso quasi unico, in cui i padroni di casa si sono imposti grazie alle reti di Thauvin (rigore) e Kondogbia (testa sugli sviluppi di un corner).

Ed in cui hanno corso qualche pericolo solo per l’ottima prestazione mostrata dall’ex Manchester City Guidetti, che ha fatto il diavolo a quattro per provare a vestire i panni dell’Ibrahimovic dell’under 21, non riuscendo però nell’impresa di trascinare i propri compagni a risultato.

La vittoria più larga è quindi maturata in Ucraina – Germania, giocata a Cerkasy e diretta dal turco Halis Ozkahya.

Il vantaggio arriva già nel primo tempo, al 35esimo, ed è firmato da Philipp Hoffmann. All’intervallo Hrubesch inserisce dalla panca il talento del #carica301 Meyer e la Germania mette al sicuro il passaggio del turno, con le reti realizzate da Volland e dall’altro Hoffmann, Jonas.

Vince anche l’Inghilterra, impegnata al Molineaux Stadium di Wolverhampton contro la Croazia, gara diretta dallo spagnolo Javier Estrada.

Croati che in realtà passano in vantaggio dopo soli tredici minuti quando l’ex interista Livaja gela il pubblico di casa e regala una speranza agli ospiti.

Speranza messa però in ghiacciaia al 58esimo, quando Kane trovare il pareggio. A cinque dal termine, quindi, è un rigore di Berahino a fissare il punteggio sul 2 a 1 finale, che da un certo vantaggio ai giovani d’Albione in vista del ritorno di martedì.

Chiudono il lotto delle gare di playoff due 0 a 0.

Il primo è stato fatto registrare a Jagodina, dove Serbia e Spagna hanno impattato senza riuscire a violare le rispettive reti.

Iberici che schieravano una potenza di fuoco devastante, con Deulofeu, Isco, Muniain e Morata in campo contemporaneamente dal primo minuto, ma che nonostante questo non sono riusciti a bucare la resistenza della sempre arcigna Serbia, nazionale che almeno a livello giovanile è sempre un bruttissimo cliente da affrontare.

Il secondo è invece maturato all’Aalborg Stadion, dove si sono affrontate Danimarca ed Islanda.

Tutto rinviato a martedì, quindi.

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E’ presto per cantar vittoria. Ma ad oggi il trend di cui parlai al termine della scorsa stagione, quando scrissi questo pezzo per confutare i titoloni che parlavano di sorpasso portoghese, si sta confermando.

La tre giorni di Coppe Europee, infatti, ci lascia in dote ben 4 vittorie – tutte in Europa League -, un pareggio e una sconfitta. Un bottino migliore rispetto a quello dei lusitani, che ci contendono il quarto posto.

Settimana scorsa, come potete vedere dalla classifica qui sopra, il nostro vantaggio era di un solo decimo di punto. Un’inezia.

Del resto, come ho avuto modo di dire su Facebook e Twitter, la nostra performance stagionale ci vedeva al sesto posto generale, a parimerito con la Russia. Davanti al Portogallo, certo, ma proprio di quel poco che ci bastava per conservare la quarta posizione su base quinquennale.

Proprio questa tre giorni di Coppe, però, ci ha regalato le ottime vittorie di Inter, Torino, Fiorentina e Napoli, che pur con qualche chiaro-scuro sono riusciti a portare a casa tre punti importanti tanto per le loro classifiche quanto per il nostro ranking nazionale.

A questo si deve quindi aggiungere il pareggio strappato dalla Roma di Totti in quel di Manchester. Non, purtroppo, la sconfitta rimediata a Madrid dalla Juventus. Che, ovviamente, non porta beneficio al ranking.

Prestazioni, queste, che danno un buon input alla nostra situazione. Aiutandoci a consolidare, come potete vedere nella grafica che segue, il quarto posto.

Bando all’euforia, però.

La stagione è lunga, ed il buon inizio fatto registrare dalle nostre compagini non può e non deve ingannare. Il calcio italiano ha ancora tutti i problemi che lo hanno portato ad uscire dall’elite (quelle prime tre posizioni che garantiscono 7 squadre qualificate alle competizioni UEFA) europea e la strada per completare la risalita è ancora lunghissima.

Ad oggi, infatti, continua ad avere più senso guardarsi alle spalle, che non chi ci precede.

Perché se anche essere quarti o quinti non cambia nulla, a livello di qualificate, c’è in gioco il prestigio, sempre più ridotto, del nostro movimento calcistico. E posto che l’anno prossimo, con l’inizio della nuova stagione, il Portogallo perderà i 18 punti totalizzati quattro anni or sono, fondamentalmente c’è da tenere duro in questa stagione. Respingere l’attacco oggi vorrebbe dire consolidare il quarto posto. E, a quel punto, si potrebbe anche iniziare a pensare ad un piano di attacco al terzo.

Non solo. A partire dal prossimo anno, per quanto è un discorso che affronteremo meglio più avanti, il Portogallo si troverà un po’ nella nostra situazione attuale. A doversi guardare le spalle dal probabile attacco della Francia, più che a sperare nel sorpasso ai nostri danni.

Ma tornando a noi, perché parlavo di possibile euforia?

Non solo e non tanto per l’ulteriore distanziamento del Portogallo in classifica generale. Quanto perché, guardando il ranking relativo solo alla stagione in corso, al primo posto ci troviamo proprio… l’Italia!

La giornata di ieri, infatti, ha portato il nostro movimento a fare un gran balzo in avanti, portandoci quindi da quel sesto posto in coabitazione con la Russia di cui dicevo, su su fino al gradino più alto del podio, davanti alla Croazia (prima sino a ieri) ed alla Spagna.

Un grande risultato parziale che però non deve ingannare.

Giornate buone capitano a tutti (basti pensare alla Croazia, appunto), ma i problemi delle nostre compagini sono evidenti: la Juve non ha ancora trovato una dimensione europea, la Roma battaglia con fierezza ma il girone è complicatissimo, l’Inter non ha un gioco, il Torino fatica a segnare, il Napoli è completamente fuori forma e la Fiorentina è sempre tempestata dagli infortuni.

Insomma, non tutto è oro ciò che luccica. Ma per le prossime due settimane godiamoci il nostro primo posto nel ranking di questo inizio di stagione, sperando di poterlo confermare anche a fine stagione (sarà ben difficile): è dal 2003 che l’Italia non chiude una annata al primo posto del ranking stagionale.

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Quattro mesi e mezzo fa le principali testate sportive italiane (e non solo quelle) lanciarono la bomba scrivendo a profusione titoloni come “Ranking UEFA, il Portogallo ci sorpassa”.

Un’insistenza mistificatoria tale che mi costrinse a scrivere questo pezzo per fare chiarezza sulla situazione: il sorpasso si sarebbe consumato con l’inizio della nuova stagione, ma sarebbe stato solo virtuale. A fare fede sono infatti le classifiche di giugno.

Che, come riportavo nel pezzo in questione, vedevano l’Italia tranquilla al quarto posto, davanti ai lusitani (riposto l’immagine per vostra comodità).

Dovendo però scartare la stagione 2009/2010 (il ranking UEFA è su base quinquennale), quindi quella del Triplete interista, ci siamo trovati, come dicevo, sorpassati dal Portogallo all’inizio di questa annata. Tenendo infatti conto degli ultimi quattro campionati, ed in attesa che si consumi quello attuale, ecco il “tragico” sorpasso.

Che però non conta e non cambia nulla. Serve solo, appunto, a permettere di scrivere titoloni che accalappino l’attenzione della gente.

Proprio nel pezzo linkato qua sopra, spiegavo quindi come il trend degli ultimi anni fosse per altro a nostro favore. Dopo che la stagione 2010/2011 era stata infatti assolutamente appannaggio dei lusitani, capaci di darci “una bella paga”, le nostre portacolori avevano ridotto al minimo la distanza l’anno successivo e poi fatto ben meglio delle compagini portoghesi tra il 2012 ed il 2014.

Il che portava quindi ad una semplice conclusione: non solo non si poteva parlare di sorpasso “effettivo”, posto che la classifica di luglio/agosto non conta nulla. Ma, a meno di particolari miracoli lusitani o clamorosi tonfi italiani, quello stesso sorpasso era destinato a non consumarsi mai.

Detto-fatto, la prima – positiva, finalmente – giornata europea di questa nuova stagione riscrive subito la classifica parziale.

Così se a bocce ferme, come potete vedere nella grafica che segue, ci trovavamo a dover colmare un gap di circa 0,6 punti con il Portogallo, ecco che le vittorie di Juventus e Roma in Champions League e di Fiorentina, Napoli ed Inter (più il pareggio del Torino) in Europa League hanno cambiato subito le carte in tavola.

I risultati positivi delle nostre portacolori ci valgono infatti un bel 4,166 punti. Quelli più in chiaroscuro delle portoghesi (una vittoria, un pareggio ed una sconfitta in Champions più due sconfitte in Europa League e la tara del Nacional eliminato ai playoff e quindi impossibilitato a portare punti in questa stagione) hanno invece fruttato solo 3,250.

Tradotto (come potete vedere dalla grafica che segue, aggiornata): Italia ancora quarta a 55,676, Portogallo quinto con 55,549 punti.

Certo, uno scarto assolutamente minimo. Ma che non giustifica l’allarmismo e i toni urlati, ma da funerale, che si leggevano quasi cinque mesi fa, dopo l’eliminazione dall’Europa League della Juventus.

Intendiamoci bene, lo ripeto ancora: da qui a giugno potrà succedere di tutto. Quindi esattamente come non si poteva dire un mese fa che il Portogallo aveva sancito il sorpasso, non si può parlare oggi di attacco respinto.

Però sottolineare ancora una volta come si sia esagerato nel calcare la mano sul presunto sorpasso, appunto solo virtuale, di maggio… beh, quello permettetemelo!

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