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Archive for the ‘Confederations Cup’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Rischia di essere già finita l’avventura italiana a questa Confederations: la sconfitta, per quanto immeritata, con l’Egitto, infatti, porta gli Azzurri ad avere un piede fuori dalla competizione, soprattutto in relazione al fatto che l’ultima partita del girone verrà giocata contro il Brasile, non esattamente un avversario modesto.

E’ la rete di Homos, realizzata a cinque dal termine del primo tempo, a decidere il match, con El Hadary, portiere dei Faraoni, a blindare poi il risultato con diversi interventi decisivi, favoriti anche da un tantinello di imprecisione dei nostri attaccanti.

Italia che mantiene quindi la seconda posizione nel girone a quota 3 punti, agganciata ora proprio dall’Egitto.

Primo, e con un piede in semifinale, il Brasile: alla Seleçao basterà un misero pareggio contro di noi per ottenere il primo posto nel girone, il tutto grazie alla vittoria per 3 a 0 ottenuta contro gli Stati Uniti in una partita nella quale ha fatto bella mostra di sè Maicon, che è in “guerra” per la maglia da titolare sulla fascia destra, maglia che gli viene contesa da Dani Alves. Vedremo quindi, dopo questa grande prestazione, cosa deciderà Dunga per il decisivo match contro di noi.

Le reti di Melo, Robinho e dello stesso Maicon decidono un match senza storia, che vede i brasiliani imporsi piuttosto agevolmente.

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Brasile ed Italia, pur tra titubanze e difficoltà, mettono subito in chiaro che vogliono essere loro due le padrone del girone.

I Verdeoro, infatti, battono 4 a 3 i campioni d’Africa egiziani, imponendosi grazie al maggior tasso tecnico su di una squadra che dimostra comunque di essere messa in campo molto bene da mister Shehata, capace di guidare i Faraoni a vincere già due coppe d’Africa.

Nonostante i giocatori nordafricani siano tutto fuorché scarsi il dislivello tecnico resta comunque notevole e nemmeno la maggior fisicità ed il miglior atletismo dei giocatori egiziani riesce a colmare questo gap.

Le due difese, poi, offrono spettacoli pressoché indegni. In special modo quella guidata dai veterani Said e Gomaa, poi, dimostra di essere totalmente impreparata a respingere gli assalti portati da palla ferma, finendo in questo modo con l’autocondannarsi ad una sconfitta che, tutto sommato, risulta essere immeritata: il pareggio, infatti, sarebbe stato il risultato più giusto.

Dal canto suo la nazionale Azzurra, invece, fatica, e non poco, per 45 minuti: gli States sono messi meglio in campo e soffocano ogni vaga velleità di impostazione di manovra che possa venire ai nostri, tanto da impedirci di costruire azioni degne di tal nome.

In chiusura di primo tempo, poi, gli States passano clamorosamente in vantaggio: la pochezza della manovra americana è almeno pari a quella italiana, ma al 41′ Chiellini, troppo irruento, collide con Altidore, causando un calcio di rigore piuttosto netto. Dal dischetto si presenta Donovan, che spiazza facilmente Buffon.

Nel secondo tempo le cose cambiano, anche grazie all’entrata in campo di Giuseppe Rossi: l’italoamericano (guarda un po’ il destino…) è l’unico giocatore del nostro reparto offensivo davvero capace di cambiare la partita con una giocata. E subito lo dimostra, andando a segnare la rete del pareggio.

Saranno poi De Rossi con un diagonale dalla distanza e lo stesso Beppe Rossi a sigillare la vittoria azzurra, favorita dall’espulsione di Clark avvenuta al 33′, quando ancora le due squadre erano ferme sullo 0 a 0.

Un 3 a 1, quindi, che fa sembrare la nostra vittoria molto più netta di quanto in realtà non sia stata. La squadra sembra non girare in molte sue parti (dalla coppia difensiva che giostra centralmente ai nostri due centravanti, uno assolutamente impalpabile, l’altro capace di mangiarsi due occasioni in pochi minuti) e le possibilità di imporsi in questa competizioni sembrano essere assolutamente rosicate: la Spagna, infatti, è attualmente molto superiore alla nostra rappresentativa, sia a livello di talento dei singoli che di affiatamento del collettivo.

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