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Archive for the ‘Giappone 2008’ Category

Tutto come da pronostico. United sul tetto del mondo, dopo che su quello d’Europa.

Rooney, Ronaldo e Carrick, i tre protagonisti dellazione che ha portato al goal vittoria, festeggiano dopo che Rooney ha bucato Cevallos (fifa.com)

Rooney, Ronaldo e Carrick, i tre protagonisti dell'azione che ha portato al goal vittoria, festeggiano dopo che Rooney ha bucato Cevallos (fifa.com)

E’ un primo tempo a senso unico: solo Manchester.

I Red Devils in realtà pungono meno di quanto potrebbero, perdendosi un po’ in inutili sofismi esteti che ne limitano l’incisività. Ed infatti nonostante la netta superiorità mostrata in questi primi quarantacinque minuti il Manchester è ancora impantanato sullo 0 a 0, per quanto obiettivamente piuttosto impossibile possa sembrare che la squadra di Ferguson possa lasciarsi sfuggire la vittoria finale.

E sì che dopo tre soli minuti di gioco erano stati gli ecuadoriani ad avere una grandissima occasione: sugli sviluppi di una punizione battuta sulla trequarti sinistra della difesa del Manchester, infatti, Campos viene a trovarsi tutto solo (complice un black-out totale della difesa inglese) davanti a Van der Sar ma mette clamorosamente a lato, sprecando un’occasione incredibile che non si ripeterà poi più lungo tutto il corso del primo tempo.

Al 9′ è invece Rooney (in corsa per il titolo di capocannoniere della competizione) a farsi vedere, sparando una sassata dal limite che è però ben respinta coi pugni da Cevallos. Due minuti più tardi Cristiano Ronaldo mette in mostra la sua classe ed entra in area crossando poi basso: la difesa ecuadoriana libera in qualche modo, spazzando in rimessa laterale.

Al 19′ grande occasione per lo United: il solito Ronaldo giochicchia col pallone, decidendo poi di pennellarla per Tevez; il puntero argentino, nonostante la statura minuta, arriva sul pallone di testa, girandolo bene in avvitamento sul secondo palo. Cevallos è però molto reattivo e salva il risultato, distendendosi completamente e bloccando. Due minuti più tardi gli inglesi si rendono ancora pericolosissimi: Rooney scatta sul filo del fuorigioco, infilandosi tra gli immobili centrali dell’LDU e presentandosi tutto solo a tu per tu con Cevallos che però, in uscita, gli chiude lo specchio della porta; Wayne decide quindi di provare ad infilarlo con un pallonetto, che termina però alto sulla traversa.

Cevallos, tra i maggiori protagonisti della partita, chiude in uscita bassa su Tevez (fifa.com)

Cevallos, tra i maggiori protagonisti della partita, chiude in uscita bassa su Tevez (fifa.com)

Dieci minuti dopo, dopo che il Manchester si è perso nei suoi soliti preziosismi, è Carrick che decide di provarci, ma il suo tiro dal limite si spegne a lato.

Al 35′ Rooney e Tevez mostrano tutta la loro immensa classe e dopo aver dialogato ottimamente liberano al tiro Park, che calcia però sul primo tiro rendendo più semplice la deviazione in corner a Cevallos. Sugli sviluppi dell’angolo Andersson crossa sulla testa di Ferdinand, che mette però a lato.

Al 38′ è invece Manso a cercare la via della rete, ma dopo essersi incuneato bene tra i due centrali del Manchester ne subisce la pressione e finisce col perdere il pallone, vista la loro maggior prestanza fisica.

Due minuti più tardi Evra ruba palla e parte in velocità scaricando poi centralmente a Rooney che mette in movimento Tevez, il cui tiro è però bloccato dal solito Cevallos. Al 41′ Ronaldo sprinta sulla fascia opposta centrando poi basso per Rooney il cui tap-in è però parato in due tempi dal portiere ecuadoregno.

In scadenza altre due occasioni per i Red Devils: prima un lancio non stoppato da Rooney diventa assist involontario per Park che però, forse per la sorpresa di trovarsi lì il pallone, si coordina male e spedisce clamorosamente alto sulla traversa. Subito dopo Rooney cerca il secondo palo dal limite ma la palla non prende il giro giusto e si spegne a lato, chiudendo di fatto il primo tempo.

Primo tempo che, come detto, è assolutamente stato a senso unico. Sia la percentuale di possesso palla che il racconto appena fatto delle occasioni più importanti lo dimostrano.

Anderson, tra i migliori in campo questoggi (fifa.com)

Anderson, tra i migliori in campo quest'oggi (fifa.com)

Il secondo tempo sarà invece un po’ più equilibrato del primo soprattutto perché si apre con un’espulsione: al 49′, infatti, Vidic viene espulso per una gomitata rifilata a Bieler, così che il Manchester si trova a giocare praticamente tutta la seconda frazione con un uomo in meno.

Al 51′ poi Ronaldo dimostra ancora una volta di essere poco pratico vanificando una buona occasione per i suoi per il brutto vizio che attanaglia un po’ tutta la squadra, abituata a specchiarsi troppo. Quattro minuti più tardi Ronaldo decide allora di provare ad essere più completo, calciando dal limite: Cevallos però è ancora una volta bravo a farsi trovare pronto. Al 58′ il solito Ronaldo cerca la via della rete con una punizione battuta da una trentina di metri, ma colpisce il pallone molto male spedendolo quindi den lontano dalla porta difesa da Cevallos.

Due minuti più tardi Anderson lancia bene e pesca Rooney in area che spizza di testa, ma il portiere della Liga Deportiva Universitaria para ancora una volta. Al 62′ Park entra in area e finisce a terra sulla pressione di Araujo, ma Irmatov decide di lasciar proseguire il gioco.

Al 63′ Manso prova a dare la carica ai suoi calciando da fuori, ma Van der Sar vola e mette in angolo. Carica che pare arrivare: quattro minuti più tardi Bolanos beve Evans in velocità ma si allunga il pallone, favorendo l’uscita di Edwin.

Al 70′ ci prova invece Araujo da fuori, ma ancora una volta il portiere olandese si fa trovare pronto. Due minuti dopo Manso sfrutta un errore in fascia di impostazione del Manchester e punta la porta avversaria ma Anderson rinviene bene e lo blocca, forse fallosamente, al momento del tiro.

Rooney scocca il tiro che vale un titolo del Mondo (fifa.com)

Rooney scocca il tiro che vale un titolo del Mondo (fifa.com)

Al 73esimo, nel momento migliore dell’LDU, il Manchester colpisce, implacabile: Carrick pesca Ronaldo al limite dell’area, che scarica su Rooney; la punta inglese stavolta da il giro giusto al pallone e firma il suo terzo goal in questo torneo, diventandone così il capocannoniere.

Tre minuti più tardi ci prova allora Calderon che crossando in mezzo pesca bene Reasco: la posizione è favorevole ma il terzino destro non la stoppa e spreca l’occasione. All’83’ invece Bolanos lancia Bieler, che viene però anticipato in uscita bassa da Van der Sar.

All’89’ poi Manso si fa ancora vedere con un’ottima conclusione d’esterno che costringe il portiere olandese ad un volo impegnativo grazie al quale riesce, con la mano di richiamo, a rifugiarsi in angolo.

Sugli sviluppi dell’angolo stesso Ronaldo avrebbe la possibilità di chiudere definitivamente i giochi in contropiede, ma il suo controllo di coscia non è perfetto e finisce quindi con l’allungarsi troppo il pallone, favorendo l’uscita di Cevallos che spiazza.

Manchester che diventa quindi Campione del Mondo.

Rooney, MVP, festeggia il goal partita (fifa.com)

Rooney, MVP, festeggia il goal partita (fifa.com)

MVP della partita voto il giocatore che è stato anche quello decisivo, Rooney. Non solo per il goal: la punta inglese, impiegato prevalentemente largo a sinistra, si spende come al solito in un grandissimo lavoro: pressa, corre, si inserisce, conclude, rifinisce, taglia, cuce, ecc. Davvero un grandissimo giocatore. E davvero una grandissima partita, per lui.

Citazione doverosa anche per altri due giocatori: Anderson e Manso. Il primo ha solo 20 anni, ma sembra un veterano. Si spende in un grandissimo lavoro anche in fase di recupero palla, lì in mezzo al campo. Ma non solo: in fase di impostazione dimostra tutta la sua qualità. Manso è invece il migliore dell’LDU Quito, il giocatore capace di dare la sveglia ai suoi e di risultare il più pericoloso per la difesa inglese. Davvero un buon elemento.

Finisce quindi qui questo Mondiale, che ho cercato di raccontare nel modo più completo possibile, con tutti i limiti del caso. Spero di essere riusciuto nel mio intento.

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Yamazaki e Bando, grandi protagonisti oggi, festeggiano la rete che vale la vittoria (fifa.com)

Yamazaki e Bando, grandi protagonisti oggi, festeggiano la rete che vale la vittoria (fifa.com)

E’ quindi il Gamba Osaka a vincere la medaglia di bronzo aggiudicandosi la finalina di questo Mondiale per club, battendo un Pachuca assolutamente inconsistente nonostante il possesso palla a loro nettamente favorevole.

E’ un inizio di partita lentissimo, con le squadre che si studiano e sembrano entrambe molto remissive quando si tratta di costruire qualcosa.

Bisogna quindi aspettare nove minuti per vedere la prima azione interessante: è qui, infatti, che Correa, inserito al posto di un Marioni non risultato all’altezza nei primi due match di questo Mondiale, si fa trovare tutto solo davanti a Fujigawa, incartandosi, però. A questo punto quindi il retropassaggio in direzione di Gimenez, che prova un pallonetto di prima intenzione: il pallo sorpassa il portiere giapponese ma non trova la porta.

Un minuto più tardi Perez e Lopez chiudono fallosamente su Yamazaki proprio al limite dell’area; Endo va a battere la punizione che risulta però troppo centrale ed è facilmente bloccata da Calero. Al 14′ quindi Lucas apre bene d’esterno per Bando che viene però chiuso da Calero in uscita; il pallone, però, sfugge dalle braccia del portiere colombiano ed esce dall’area. Calero forse non se ne avvede e la blocca con una mano, venendo quindi ammonito e regalando una punizione al Gamba. Il calcio piazzato è calciato, stavolta, da capitan Yamaguchi, che prova il tiro dritto per dritto di pura potenza: barriera piena.

Al 16′ Alvarez sfrutta un erroraccio a centrocampo della difesa avversaria e parte in contropiede, venendo però chiuso da Yamaguchi appena dentro il limite dell’area. Tre minuti più tardi Cardenas libera con un delizioso tocco sotto di prima Gimenez che calcia però a lato.

Al 22′ Lucas arriva su di un pallone che viaggia lungo tutto il limite dell’area messicana e lo calcia verso la porta di Calero di punta, di prima intenzione; la palla sbatte però contro al rientrante Aguilar, che nell’occasione si fa anche male e viene portato fuori in barella. Il terzino messicano rientrerà comunque dopo pochi istanti. Al 27′ Yamazaki va via al suo diretto marcatore e si porta in area, dove però decide di appoggiare a Bando al centro dell’area invece di calciare verso la porta avversaria; il suo passaggio è comunque molle e la difesa Tuzos chiuderà senza problemi.

Yamazaki colpisce il pallone che si infilerà sul primo palo della porta difesa da Calero (fifa.com)

Yamazaki colpisce il pallone che si infilerà sul primo palo della porta difesa da Calero (fifa.com)

Un minuto più tardi i ruoli si invertono: Bando libera con un bel tocco sotto Yamazaki che calcia di mezzo collo verso la porta difesa da Calero, infilandolo sul primo palo.

Al 30′ Cardenas ci prova dal vertice esterno dell’area, ma senza trovare lo specchio.

Subito dopo Jaime Correa sbaglia un passaggio, favorendo la ripartenza di Lucas che pesca Bando con uno splendido esterno destro: la punta giapponese arriva di gran carriera sul pallone e calcia bene, ma Calero è questa volta bravo a respingere. Al 38′ Yasuda affonda e si beve in velocità Caballero, per poi crossare in mezzo dove però nessuno dei suoi compagni riesce ad arrivare sul pallone, così che la difesa messicana può liberare. Sul pallone arriva lo stesso Caballero, che prova a saltare Endo perdendo però il pallone; il fantasista giapponese pennella quindi un pallone sulla testa di Bando che riesce però solo a girarlo al centro, dove c’è Yamazaki: l’autore dell’1 a 0 di pochi minuti prima si libera bene al tiro, ma calcia malissimo.

Nonostante il vantaggio e nonostante il possesso del pallone sia nettamente in favore dei messicani (65% alla fine del primo tempo) sono sempre i giapponesi a costruire le azioni più pericolose. Al 42′ Perez buca un colpo di testa sulla propria trequarti, liberando Bando che viene quindi steso da Aguilar al limite. La punizione è calciata da Endo ma si spegne sulla barriera.

L’ultima azione rilevante della prima frazione di gioco è portata ancora dal Gamba Osaka: a tempo già scaduto il solito frizzante Bando se ne va sul filo del fuorigioco ma la conclusione è debole e diventa una facile preda per Calero.

La delusione dipinta sui volti dei giocatori del Pachuca al termine della prima frazione (fifa.com)

La delusione dipinta sui volti dei giocatori del Pachuca al termine della prima frazione (fifa.com)

Finisce quindi qui un primo tempo che ha due lati ben distinti della medaglia: da una parte il fatto che il pallone sia più o meno sempre tra i piedi dei giocatori messicani, dall’altra il fatto che le azioni interessanti sono comunque tutte di marca nipponica, con i giocatori del Gamba che non fanno puro e semplice contropiede ma che quando recuperano palla costruiscono vere e proprie azioni. La differenza sta tutta nel fatto che mentre i Tuzos giocano molto orizzoltamente e tengono tantissimo palla a metà campo i giapponesi verticalizzano in tre passaggi e sfruttando le debolezze della fase difensiva dei messicani (che oltre ad avere una difesa non certo perfetta non ha nemmeno una diga a centrocampo capace di proteggerla a dovere) riescono sempre a rendersi più pericolosi.

Il secondo tempo continua poi sulla stessa falsariga, con il possesso di palla a favore dei messicani che cresce di un ulteriore punto percentuale ma senza che in avanti riescano a creare veri pericoli agli avversari.

Al 50′ ci prova Nakazawa, ma il suo tiro non ha la giusta precisione. Stessa cosa dicasi per quello scoccato cinque minuti più tardi da Yamazaki.

Al 62′ è invece il nuovo entrato Montes a farsi vivo dalle parti di Fujigaya, ma il suo mancino non ha la giusta potenza. Un solo minuto più tardi ci prova allora Aguilar, liberato sulla fascia opposta; anche lui non è però capace di trovare la via della rete.

Al 64′ Nishino decide un cambio molto discutibile: esce Bando, il più mobile là davanti, ed entra Futagawa (che nel finale si farà anche espellere per una brutta entrata su di un avversario). Il Gamba comincerà quindi a perdere profondità di manovra. Subito dopo Calero mostra tutta la sua grinta intercettando un cross per poi rimettere subito palla a terra ed uscire dalla porta: il portiere colombiano arriverà sino oltre la propria metà campo, per poi lanciare lungo a Correa. La punta argentina, autore di una pessima partita nel complesso, è questa volta brava a difendere il pallone per andare poi a calciare verso la porta di Fujigawa. Sarà però bravo Nakazawa a chiudere il tiro, deviandolo.

Lucas, autore di una prova di grande sostanza, insegue Aguilar (fifa.com)

Lucas, autore di una prova di grande sostanza, insegue Aguilar (fifa.com)

Al 67′ Correa avrà poi un’altra possibilità di tirare, ma la sprecherà ancora malamente. Quattro minuti più tardi sarà invece Yamazaki, molto più solo dopo l’uscita di Bando, a presentarsi al tiro, ma la sua conclusione non sortirà alcun effetto.

Al 73′ poi sarà ancora il Gamba Osaka a provarci, ma i tiri di Lucas prima e di Kaji poi non avranno gran fortuna. Quello della punta brasiliana sarà infatti parato da Calero, quello del terzino nipponico finirà invece a lato.

Al 74′ Meza decide di provare ad essere più incisivo in attacco inserendo il 16enne Manon, che diventa quindi il giocatore più giovane ad aver giocato in una partita del Mondiale per Club nella pur breve storia di questa competizione. Il ragazzino messicano non riuscirà comunque a lasciare il segno sulla partita, forse anche per via della visibile emozione che era riscontrabile in lui.

Al 77′ Gimenez lascerà l’incombenza di battere una punizione a Torres, ma il centrale messicano non avrà più fortuna del proprio compagno.

A questo punto Nishino toglierà un’altra pedina molto importante del suo scacchiere: deciderà infatti di togliere ulteriore incisività al proprio reparto offensivo rimpiazzando Lucas con Takei. Due cambi in realtà piuttosto inspiegabili e che si sono dimostrati controproducenti per la squadra giapponese. Fortunatamente per il suo tecnico, comunque, i messicani non hanno trovato il pareggio e Nishino ha potuto salvare, se non altro, la faccia.

All’83 Gimenez calcerà una punizione interessante, ma il pallone si abbasserà un poco troppo tardi, finendo quindi sopra la traversa.

Un minuto più tardi Myojin avrà una super occasione per chiudere la partita: arriverà tutto solo e a porta vuota su di una sponda aerea di Yamaguchi, ma il suo colpo di testa non troverà, clamorosamente, lo specchio della porta.

Nemmeno oggi sono mancati contatti duri (fifa.com)

Nemmeno oggi sono mancati contatti duri (fifa.com)

Tra l’85’ e l’86’ ci proveranno ancora Montes e Gimenez, ma senza fortuna. In realtà ai messicani par mancare anche la giusta determinazione e risulteranno così ancora più sterili del solito. Senza contare che, come sempre, mancherà del tutto un riferimento offensivo. Né Marioni nei primi due match né Correa in questo (né tantomeno Cacho lo scorso anno) risulteranno adeguati al compito attribuitogli. Come se non bastasse, poi, oggi è mancato completamente anche Alvarez, MVP dell’ultimo incontro giocato dai messicani. Il fantasista argentino, forse anche perché impiegato molto più avanzato e quindi più fuori dal gioco rispetto al solito, sarà uno dei peggiori in campo e verrà sostituito da Montes ad inizio della ripresa.

All’88’ un’uscita pessima di Calero servirà a Yamaguchi la palla per chiudere la partita, ma ancora una volta i giapponesi non sfrutteranno la debolezza strutturale della difesa messicana e non ne approfitteranno. Il colpo di testa a porta vuota del capitano giapponese si infrangerà sul palo.

Nel finale poi avremo anche modo di divertirci vedendo Calero salire in occasione di un cross e di una punizione (quella guadagnata dai messicani nell’occasione in cui, come abbiamo già detto, verrà espulso Futagawa). In particolare in quest’ultima occasione Calero si renderà protagonista di una scena piuttosto comica quando rientrando verso la propria porta si troverà a cercare di rovesciare in avanti il pallone, per evitare che possa finire verso la propria area: il portiere colombiano mancherà in pieno la palla, schiantandosi poi a terra. Per sua fortuna la cosa non causerà comunque problemi e sul lancio lungo dei giapponesi ci sarà la chiusura di un suo difensore in fallo laterale.

Giapponesi che pur lasciando il pallone per la maggior parte del tempo ai giocatori messicani avranno sempre in mano la partita e saranno sempre loro a condurre le danze, costruendo le azioni più pericolose. Peccato per i cambi che hanno tolto incisività alla squadra, che ha comunque ampiamente meritato la vittoria.

Bando, MVP della partita, combatte con Rodriguez per il possesso di palla (fifa.com)

Bando, MVP della partita, combatte con Rodriguez per il possesso di palla (fifa.com)

MVP della partita voto Bando, nonostante abbia giocato solo un’ora. La punta giapponese si è infatti sempre fatta trovare pronta quando è stata chiamata in causa; molto mobile è stata una vera e propria spina nel fianco della difesa avversaria. Spuntava assolutamente da tutte le parti e sembrava incontrollabile. Inoltre ha anche sfornato il prezioso assist per il goal di Yamazaki, oltre a sfiorare poi a sua volta il goal quando è stato liberato in area da Lucas. Davvero ottima la sua prestazione, quanto, al contrario, assolutamente incomprensibile la sua sostituzione (così prematura, poi).

Citazione doverosa, però, anche per Luca e Yamazaki, gli altri componenti della linea offensiva giapponese: il brasiliano si è oggi speso tantissimo anche in fase di copertura, ed è davvero raro vedere una punta brasiliana fare un lavoro del genere. Yamazaki è stato, quasi al pari di Bando, molto mobile là davanti. Nonostante il goal (forse un po’ fortunoso, perché non sembrerebbe volesse colpire davvero così il pallone) è stato comunque più impreciso rispetto al compagno, cui va quindi la mia preferenza. Tra i Tuzo, invece, in evidenza il solito Gimenez, che ha provato ancora una volta a caricarsi sulle spalle i compagni, questa volta senza riuscire ad incidere come sa fare. Si conferma comunque giocatore molto interessante.

Finisce quindi qui l’esperienza a questo mondiale di Gamba e Pachuca, in attesa della finalissima che si giocherà tra mezz’ora.

I giapponesi sono partiti così così contro l’Adelaide United ma sono poi cresciuti. Luci e ombre nel 5 a 3 contro il Manchester e poi una grande prestazione oggi. Complimenti a loro. I messicani invece si portano dietro le stesse debolezze strutturali della scorsa stagione e ci si chiede quando Meza (per la parte tattica) e la dirigenza (per la parte di rafforzamento della rosa) decideranno di muoversi per sistemare il tutto.

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Cristiano Ronaldo, il giocatore più atteso del match

Cristiano Ronaldo, il giocatore più atteso del match

Sarà, come ampiamente previsto, lo United a scontrarsi con l’LDU per l’assegnazione del Mondiale per club. Gli inglesi si sono infatti liberati abbastanza agevolmente del Gamba Osaka, squadra nipponica vincitrice della Champions League asiatica la scorsa stagione.

Sono i giapponesi a partire bene, anche meglio degli inglesi. Al terzo minuto è subito Myojin a farsi vedere dalle parti di Van der Sar, che però para il suo tiro. Sul ribaltamento di fronte Tevez parte bene e cerca Giggs in area, che è però anticipato da Yamaguchi. L’arbitro aveva comunque fischiato un fuorigioco a Tevez. Un minuto più tardi è Yasuda a spingere, ma il suo tiro si spegne sul fondo.

Al 5′ Tevez è lanciato in profondità ma Fujigaya esce, anticipandolo. Subito dopo Ronaldo ha la possibilità di calciare dalla media distanza, ma è ancora il portiere giapponese a rendersi protagonista, bloccando a terra in tutto. Due minuti più tardi Yashimoto crossa in area un pallone su cui Yamazaki non riesce ad intervenire; il pallone giunge quindi a Lucas che calcia cercando, un po’ pretenziosamente, un goal alla Del Piero. Il pallone, però, finisce ben lontano dalla porta di Van der Sar.

All’11esimo Evra parte in percussione sulla fascia mancina e guadagna una punizione sulla trequarti, che Ronaldo calcia però male. Sul ribaltamento di fronte che ne consegue arriva la prima grande occasione della partita con Bando che però, tutto solo, spara contro al portiere olandese.

Al quarto d’ora Ronaldo si libera bene al tiro, ma il pallone esce di poco. Due minuti più tardi Anderson scarica palla in area a Tevez che difende il pallone spalle alla porta, senza accorgersi che il collassamento della difesa su di lui ha liberato due suoi compagni in mezzo all’area, che si trovano quindi completamente soli. L’argentino tiene quindi troppo palla, finendo col perderla.

Al 22′ Bando cerca Lucas in area, ma Ferdinand fa valere la possenza del suo fisico, liberando di testa.

Un minuto più tardi Cristiano Ronaldo accelera sulla sinistra, ma il suo cross basso in direzione di Giggs è intercettato da Nakazawa, che anticipa l’ala gallese. Al 25′ è l’altro portoghese dei Red Devils a farsi vedere, Nani: il suo tiro termina però ben lontano dalla porta giapponese.

Vidic esulta coi compagni dopo aver siglato l1 a 0 (fifa.com)

Vidic esulta coi compagni dopo aver siglato l'1 a 0 (fifa.com)

Al 27esimo minuto Ronaldo salta secco, con un cambio di direzione repentino di tacco, il giovane Yasuda e converge poi in area, calciando verso la porta protetta da Fujigaya. Sul pallone interviene però il capitano del Gamba, Yamaguchi, che lo smorza in angolo di petto. Sugli sviluppi dell’angolo Vidic fa valere i suoi centimetri svettando più in alto di tutti e siglando la rete dell’1 a 0.

Al 32′ ancora Ronaldo si fa vedere in fascia: spinge fin sul fondo per crossare poi un cioccolatino ad Anderson, che è stato completamente dimenticato dalla difesa nipponica e si trova tutto solo al limite dell’area piccola. Fujigaya, sempre insicuro sulle palle alte, decide, colpevolmente, di non uscire. Il centrocampista brasiliano, però, sbaglia il tempo del salto e liscia clamorosamente il pallone del 2 a 0 facile facile.

Al 39′ Lucas ci prova dalla distanza, ma il pallone termina alto. Al 42′ è allora Bando a farsi vedere, ma non giunge all’appuntamento col cross. Un minuto più tardi è ancora la punta giapponese a mettersi in mostra, questa volta calciando dal limite: palla alta.

Ronaldo stacca imperiosamente di testa e sigla il 2 a 0 (fifa.com)

Ronaldo stacca imperiosamente di testa e sigla il 2 a 0 (fifa.com)

Entrati nel recupero Nani si libera bene sulla sinistra ed appoggia centralmente a Cristiano Ronaldo, sempre pronto a svariare su tutto il fronte d’attacco; l’ala portoghese scarica in area a Tevez che dopo aver difeso palla spalle alla porta prova a calciare a rete, con palla che viene però deviata in angolo da un difensore. Sul cross proveniente dalla bandierina svetta Cristiano Ronaldo, dopo essersi liberato senza problemi di Myojin, e segna il 2 a 0.

Al termine del primo tempo non si può che dire una cosa sola: United giustamente in vantaggio. I giapponesi avevano iniziato bene, rendendosi subito pericolosi, ma a fare la partita è fondamentalmente il Manchester. Gamba che poi paga a caro prezzo la differenza fisica tra i proprio giocatori e gli avversari: entrambi i goal, infatti, arrivano di testa da palla inattiva, mettendo in mostra l’imbarazzante divario in tal senso tra le due squadre.

In apertura di ripresa è il buon Yasuda a portare un paio di palloni in area avversaria, ma in nessuno dei due casi gli avanti nipponici trasformano quei palloni in palle goal.

Al 48′ un incostante Nani entra in area ed offre palla a Ronaldo, che è però anticipato da Nakazawa. Un minuto più tardi un colpo di tacco di Carlitos Tevez libera Scholes in area, che viene però chiuso da una provvidenziale scivolata di Yamaguchi. Al 50′ Tevez scatta in profondità sulla verticalizzazione di Nani e deposita la palla in rete dopo essersi sbarazzato di Fujigaya. Il goal non è però valido dato che l’arbitro aveva in precedenza fischiato un presunto fuorigioco proprio alla punta argentina; fuorigioco che, rivedendo le immagini, lascia qualche dubbio: Tevez sembra infatti poter essere in linea con Kaji, terzino destro nipponico. Due minuti dopo è ancora Tevez a rendersi protagonista, chiudendo un triangolo a Neville che libera poi al tiro Scholes: il rosso centrocampista inglese calcia senza pensarci due volte, ma manda ampiamente a lato.

Al 55esimo minuto Endo libera al tiro Myojin, ma il pallone termina sul corpo di Vidic e viene poi liberato dalla difesa dei Red Devils.

Al 57′ il Manchester ripropone una delle sue armi preferite: la verticalizzazione per Tevez. Questa volta è Anderson a tagliare bene la difesa giapponese con un filtrante, ma stavolta Fujigawa esce bene e blocca a terra, anticipando la punta argentina.

Ryuji Bando, tra i migliori in campo

Ryuji Bando, tra i migliori in campo

Al 62′ seconda occasionissima per il Gamba Osaka: Endo batte una punizione dal limite che Van der Sar respinge. Sulla ribattuta arriva Bando, che dopo aver preso un metro a Neville scarica verso la porta di Van der Sar, che si tuffa ma è battuto; il pallone termina però di poco oltre la traversa.

Dopo dieci minuti assolutamente soporiferi la partita si infiamma, dando vita ad un finale spettacolare e ricchissimo di goal (ben 6). Inizia lo show Yamazaki, che sfrutta una disattenzione della difesa inglese (orfana di Vidic, sostituito da Evans… e la differenza si farà sentire!) e si fa trovare tutto solo al limite dell’area, battendo poi Van der Sar di piatto.

Giusto il tempo di guardare il replay della rete che porta i giapponesi ad accorciare le distanze e nel tornare alle immagini in diretta abbiamo giusto il tempo di vedere Rooney bucare Fujigaya, capitalizzando nel migliore dei modi un bel lancio di Fletcher.

Subito dopo il goal è ancora il Manchester a proporsi in attacco, con Fletcher che, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, calcia alle stelle.

Al 76′ altre grande opportunità per il Gamba: Endo spara dalla distanza, Van der Sar vola e respinge; sul pallone fa per arrivare Bando, ma Neville con un recupero tanto prodigioso quanto provvidenziale riesce, lanciandosi in scivolata, a toccare il pallone di suola, evitando un goal già praticamente fatto.

Un solo minuto più tardi, seguendo la classica regola goal sbagliato goal subito, Fletcher chiude definitivamente la partita inzuccando di testa un cross di Evra.

Al 79′ è ancora Rooney, su invito di Giggs, a timbrare il cartellino: 5 a 1.

All’82’ Bando, sempre molto mobile, crossa da sinistra; il pallone è intercettato col braccio da Neville e l’arbitro non ha dubbi: calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Endo, che firma il suo secondo goal personale nella competizione.

All’88’ Lucas si fa vedere in area, ma stacca fuoritempo ed il pallone termina a lato.

Futuro in Europa per Yasuda?

Futuro in Europa per Yasuda?

I giapponesi nonostante il pesante passivo insistono, ed un minuto dopo l’errore di Lucas si portano al tiro con Endo, la cui conclusione è però parata da Van der Sar. Subito dopo si ripone Yasuda al cross, che è però chiuso da Ferdinand in angolo.

Al 91′ Evans non tiene la posizione e lascia che si crei un buco nella difesa del Manchester: della situazione ne approfitta Hashimoto che fissa il punteggio sul definitivo 5 a 3.

La partita continua però a proporre giocate nonostante si sia ben oltre il novantesimo: al 92′ Nani entra in area dove scarica poi per Ronaldo, ma sulla conclusione dell fuoriclasse portoghese è bravo Fujigaya a rispondere. Subito prima che l’arbitro fischi, infine, è ancora a Ronaldo a provarci, calciando una punizione da 30 metri; il portiere giapponese, però, è attento anche questa volta, e para senza problemi.

E’ quindi un 5 a 3 roboante, quello di questa semifinale. Ben differente dal 2 a 0 con cui l’LDU si è imposta sul Pachuca. C’è da dire, però, che in questo caso gli ultimi due goal dei giapponesi sono arrivati a Manchester ormai già negli spogliatoi con la testa (e con Evans che non è mai nemmeno entrato in partita). E’ anche vero, comunque, che i giapponesi di buone occasioni se ne erano già create in precedenza, quando la partita era ancora aperta.

MVP del match direi che è Cristiano Ronaldo, se non altro perché ha dominato il primo tempo in lungo ed in largo. Svariava su tutto il fronte offensivo, cambi di passo, dribbling, cambi di direzione repentini, qualche buon tiro, l’angolo guadagnato dopo una grande azione personale e da cui è poi nato il primo goal, l’essere entrato nell’azione che ha fruttato l’angolo del secondo goal (realizzato tra l’altro da lui)… insomma, un grandissimo primo tempo, con cui ha voluto mettere il suo marchio sulla partita. Nel secondo tempo si è fatto vedere un po’ meno, ma tutto sommato la palma del migliore credo sia giusto darla a lui.

Cristiano Ronaldo, lMVP del match (fifa.com)

Cristiano Ronaldo, l'MVP del match (fifa.com)

Ronaldo che, comunque, vince di poco su Rooney, assolutamente decisivo con la sua doppietta e capace di entrare subito in partita segnando quel 3 a 1 un minuto dopo essere entrato ed in un momento della partita nel quale il Manchester rischiava di subire il colpo psicologico dovuto al goal che accorciava le distanze appena segnato dai giapponesi.

Tra le fila del Gamba, invece, in evidenza tre giocatori: i soliti Endo (MVP del quarto di finale) e Yasuda più l’ottimo Bando. Il primo è il giocatore con più classe della squadra, utilizzato a metà campo nel primo tempo per poi essere spostato più avanti. E’ davvero un bel giocatore, attorno cui gira tutta la squadra. Yasuda ha confermato le impressioni positive destate nel primo match: è un terzino bravo a spingere (oggi ha avuto meno spazio rispetto che contro l’Al Ahly ma si è comunque spinto al cross quando ha potuto) ed abbastanza preciso anche in chiusura: nessuno dei tre goal segnati su azione dal Manchester, infatti, è arrivato dalla sua parte. Personalmente credo che a breve potremo vederlo sbarcare in Europa, se saprà confermare le buone impressioni destate fin qui. Compirà 21 anni tra due giorni, quindi è un giocatore di prospettiva su cui potrebbe valer la pena investirci qualche soldino. Bando, infine, è un giocatore molto mobile, che è stato, per quanto ha potuto, la vera spina nel fianco della difesa inglese. Corre tanto, svaria su tutto il fronte d’attacco e si propone sempre. Aiuta anche i compagni in fase di non possesso… insomma, non è certo un campione, ma ci mette tanto impegno e tanta buona volontà. Bravo.

Domenica si giocheranno le ultime due partite: la finalina per il terzo posto e, poi, quella che vedrà assegnare il trofeo. Ovviamente il Manchester resta il super favorito della competizione, ma quel mezzo infortunio di Vidic (tolto per essere tenuto a riposo precauzionale) può preoccupare un pochino, anche perché Evans non è sembrato assolutamente all’altezza (e credo che se Vidic non dovesse farcela non sarà comunque lui ad essere proposto dall’inizio per sostituirlo).

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E’ l’Adelaide United, a sorpresa, a giudicarsi la finalina per il quinto posto contro gli egiziani dell’Al Ahly, che partivano coi favori del pronostico. Gli australiani riescono infatti a passare in vantaggio dopo pochi minuti e sono poi bravi a controllare il match sino al triplice fischio finale dell’arbitro. Dal canto loro i campioni d’Africa sembrano essersi smarriti, non occupano gli spazi come avevano dimostrato di saper fare contro il Pachuca ed anche in fase di costruzione risultano piuttosto sterili.

Cristiano calcia e trova la rete dell1 a 0 (fifa.com)

Cristiano calcia e trova la rete dell'1 a 0 (fifa.com)

Al secondo minuto di gioco l’Adelaide fa subito vedere di voler partire forte ed arriva alla conclusione con Alemao, il cui tiro è però parato senza problemi da Amir. Al 6′ l’Adelaide passa: Cristiano calcia un missile dalla trequarti e fredda Amir, che si distende ma non riesce ad arrivare sul pallone; è la prima rete della punta brasiliana in questa competizione, finalmente.

Al 9′ minuto l’Adelaide potrebbe trovare il raddoppio, ma sull’ottimo colpo di testa di Ognenovski Amir si distende alla grande e riesce a respingere il pallone col palmo della mano. Quattro minuti più tardi altra occasionissima di un’Adelaide padrone del campo: Diego punta l’area avversaria e libera Cristiano sul dischetto del rigore, ma questa volta la punta carioca non trova lo specchio della porta.

Dopo 20 minuti di totale inconsistenza comincia a svegliarsi l’Al Ahly, che capisce di dover iniziare a produrre un po’ di gioco se vuole portare a casa la partita. Hassan fugge quindi in fascia arrivando bene al cross, ma Ognenovski è bravo a chiudere in angolo; sugli sviluppi del corner il pallone balla per un po’ attorno all’area australiana, finché Corntwhaite non lo spazza.

Al 24′ Ashour verticalizza ma Galekovic anticipa Barakat in uscita bassa. Un minuto dopo Moawad se ne va sulla sinistra e crossa al centro dove è però pronto il neo entrato Salley – che ha sostituito l’infortunato Diego – a chiudere in angolo di testa anticipando Aboutarika. Al 26esimo l’Al Ahly ha la possibilità di ripartire in contropiede veloce ma la verticalizzazione effettuata sullo scatto di Flavio è chiusa dall’anticipo di Corntwhaite.

Al 28′ torna a farsi rivedere in avanti l’Adelaide, con Cristiano che si incunea bene in area per poi crossare basso, è però ancora una volta bravo Amir ad anticipare ogni eventuale arrivo dei giocatori australiani e ad impossessarsi del pallone. Un minuto più tardi il pallone, sparacchiato in avanti, termina contro la bandierina del corner restando in gioco e premiando lo scatto di Jamieson, che può così crossare di prima intenzione: purtroppo, però, il giovane talento australiano era stato l’unico dei suoi a crederci ed il suo cross va così a vuoto, senza compagni in area.

Al 32′ si fa finalmente vedere Aboutarika che con un bel colpo di tacco libera Barakat al limite, che viene però chiuso dalla difesa avversaria. Due minuti più tardi la difesa australiana pasticcia ed Hassan può calciare dal limite, ma stringe troppo e mette a lato. Al 37′ altro mezzo pasticcio della difesa: Flavio crossa cercando Aboutarika, che è però anticipato da Corntwhaite in scivolata; scivolata con la quale, in realtà, rischia l’autogoal… che sarebbe comunque stato annullato, perché Aboutarika si trovava in fuorigioco. Ma ancora una volta emergono i limiti – individuali e di reparto – della difesa australiana.

Al 40′ Sarkies in ripiegamento interviene bene nella propria area chiudendo in angolo. Un minuto più tardi Alemao prova una proiezione offensiva ma viene chiuso al limite da capitan Shadi.

Una foto che raffigura bene la differenza di stazza tra gli avanti africani ed i difensori australiani (fifa.com)

Una foto che raffigura bene la differenza di stazza tra gli avanti africani ed i difensori australiani (fifa.com)

Al 44′ Fathi crossa ma Corntwhaite fa valere i suoi centimetri (ben 197) ed anticipando Flavio di testa libera l’area di rigore. Il minuto successivo vede un frizzante Moawad liberarsi per l’ennesima volta in fascia per poi crossare, ma questa volta Galekovic (per l’occasione capitano vista l’assenza di Dodd) è bravo a liberare di pugno. In chiusura Aboutarika calcia una punizione interessante da circa 17 metri, ma il suo tiro si spegne sul fondo, alto sopra la traversa.

Aboutarika che termina qui (sostituito da Yasser)  la sua prestazione incolore e decisamente sottotono: votato come il giocatore più atteso del torneo (anche più di Cristiano Ronaldo) dai visitatori del sito della FIFA finisce col giocare solo il primo tempo della gara contro il Pachuca a buon livello. Oggi assolutamente impalpabile.

La ripresa di apre con Yasser che sfruttando un errore di posizionamento di Corntwhaite può partire verso l’area di rigore avversaria per liberare poi Flavio al limite; la punta angolana, però, calcia il pallone malamente, a metà tra un tiro ed un cross, facendo terminare la palla mestamente sul fondo.

Mullen dimostra subito di essere in grande difficoltà contro la velocità di Yasser, che col suo baricentro basso ha un’accelerazione notevolmente superiore a quella del terzino australiano. Vidmar decide quindi, dopo che Mullen aveva ricevuto anche un cartellino giallo, di sostituirlo con Marrone, terzino meno potente ma più agile e veloce.

Al 55′ il solito Moawad si libera in fascia e crossa, ma Ognenovski chiude in angolo. Due minuti più tardi Flavio calcia da fuori ma il pallone è deviato in angolo da un centrale. Sugli sviluppi del corner è ancora Moawad a crossare, con Galekovic che sbagliando il tempo dell’uscita serve a Hosni un pallone d’oro, che la punta egiziana deve solo colpire di testa per trasformarlo in pareggio; sul pallone arriva però l’arrembante Gomaa che anticipa anche il suo compagno di squadra, ma manda alto. Occasionissima sciupata stupidamente dagli africani.

Al 70′ Jamieson calcia una punizione dalla trequarti; sul pallone si avventano Ogenovski e Shadi, che entrano a contatto accendendo poi una piccola baruffa, subito sedata da compagni e arbitro. Tre minuti più tardi Fathi entra nell’area opposta e va a calciare ma c’è l’intervento in scivolata di Corntwhaite che lo blocca, facendogli male ad un piede. Il giocatore egiziano resterà a bordo campo per qualche minuto a farsi medicare, riuscirà poi comunque a riprendere il suo posto in campo (non poteva essere sostituito dato che Manuel Josè aveva già finito le sostituzioni).

Al 78′ Elagizy colpisce bene di testa, ma il pallone termina dritto tra le braccia di Galekovic. All’82’ Barakat parte dalla trequarti e senza trovare grande opposizione arriva sino al limite dell’area, per sparare poi un gran destro verso la porta avversaria; ancora una volta, però, è bravo Galekovic a chiudere, stavolta in angolo.

All’85’ Moawad mette l’ennesimo cross da sinistra, ma la difesa, imbattibile sulle palle alte, libera.

All’87’ Barakat ci riprova, ma la sua conclusione è rimpallata.

Negli ultimissimi minuti l’Al Ahly continua col suo sterile forcing, che non porta però a nulla. La partita termina quindi 1 a 0 per l’Adelaide United, che si classifica quinta in questo Mondiale per club.

Moawad, MVP del match, difende su Mullen (fifa.com)

Moawad, MVP del match, difende su Mullen (fifa.com)

MVP del match voto Moawad, nonostante gli egiziani abbiano perso. E’ stato infatti lui il giocatore più pimpante della partita, con i suoi continui affondi sulla fascia ed i suoi numerosi cross. Il problema vero è che in una partita come questa, quando si gioca con punte non particolarmente fisicate e contro a difensori di altezza eccezionale (197 Corntwhaite e 195 Ognenovski) bisognerebbe giocare in un altro modo, giocando palla a terra e provando a sfondare per vie centrali. Ma questa è una questione tattica di impostazione della partita, cosa che avrebbe quindi dovuto gestire meglio l’allenatore, Manuel Josè (che quindi, volendo, possiamo vedere come il peggiore “in campo”… assieme ad Aboutarika, il giocatore deputato a risolvere la partita ma che non ha invece inciso minimamente).

Citazioni doverose, comunque, anche per Cristiano, che ha relizzato il goal partita (molto bello, per altro) e Jamieson, che chiude qui il suo ottimo mondiale. Ora aspettiamo di vederlo tornare in Europa, questa volta in qualche “prima” squadra, dopo l’esperienza nel Bolton squadra riserve.

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E’ la Liga Deportiva Universitaria di Quito, società fondata il 12 gennaio 1930 da un gruppo di studenti e di professori dell’Universidad Central del Ecuador, ad aggiudicarsi per prima l’accesso alla finale del Mondiale per club. Gli ecuadoregni sono infatti stati capaci di imporsi, pur subendo per lunghi tratti della partita il gioco dei loro avversari, sul Pachuca, condannando così i los Tuzos ad una nuova uscita prematura da questa competizione.

Bieler infila Calero per l1 a 0 (fifa.com)

Bieler infila Calero per l'1 a 0 (fifa.com)

Ma vediamo nel dettaglio come si è sviluppata la partita: dopo 3 minuti di gioco Bolanos si fa vedere a sinistra: arriva al limite dell’area avversaria per provare poi un lob tanto morbido quanto velleitario che termina alto sulla traversa della porta difesa da Calero. Passa un solo minuto e l’LDU passa: Manso verticalizza per Bieler, ma la punta argentina è anticipata da Manzur in scivolata; il pallone allontanato dal difensore paraguayano rimpalla però contro le gambe di Lopez e termina a Bieler, che infila Calero in uscita. Dopo quattro soli minuti uno svarione difensivo punisce subito i messicani, portando in vantaggio la squadra di Quito.

Il Pachuca non si limita comunque a subire la manovra avversaria, sono invece proprio i messicani ad imporre il loro gioco: al 6′ Cardenas va via bene a Reasco sulla sinistra e crossa morbido, ma Calle è bravo a chiudere per liberare poi l’area. Quattro minuti più tardi è Cardenas ad essere lanciato in area, ma la difesa ecuadoregna chiude bene ancora una volta, questa volta grazie a Campos che intercetta di testa per poi spazzare lontano. Al 12′ minuto Alvarez viene liberato sulla sinistra da Cardenas e crossa basso: il pallone schizza in area piccola e si crea un po’ di parapiglia tra gli avanti messicani ed i difensori dell’LDU; alla fine è Cevallos a risolvere la situazione, bloccando il pallone. Al 18′ altra situazione confusionaria in area ecuadoregna con Manzur che spizza di testa un pallone sparato in area da calcio d’angolo, mettendo fuori causa Cevallos; è però un difensore dell’LDU ad arrivare sul pallone, per poi chiudere nuovamente in angolo.

Il secondo angolo consecutivo è però battuto male e genera un contropiede per gli ecuadoriani con Bieler che lancia in profondità Manso, il quale si porta in area per offrire poi palla a Bolanos che è però anticipato in scivolata dal solito Manzur, che facendogli carambolare la palla contro riesce anche a guadagnare una rimessa dal fondo, ponendo una pezza importante all’ennesimo cattivo posizionamento della sua difesa. Un paio di minuti più tardi sono ancora Bolanos e Manso a rendersi protagonisti: questa volta è il centrocampista ecuadoregno a lanciare in profondità il compagno, che è però anticipato da Calero in uscita bassa.

Bolanos batte la punizione del 2 a 0 (fifa.com)

Bolanos batte la punizione del 2 a 0 (fifa.com)

Al 22′ Araujo calcia dalla media distanza, ma non colpisce il pallone in maniera pulita facendolo così terminare a lato senza che questo metta in apprensione la difesa avversaria. Due minuti più tardi Manso riceve palla al limite dell’area e prova un cucchiaio che liberi in area Bieler; il pallone, però, sbatte contro il braccio di Manzur, che si trovava a non più di due metri da Manso. Undiano non ha comunque dubbi e fischia, tra le tante proteste messicane, un calcio di punizione, ammonendo Manzur. Il calcio piazzato è battuto magistralmente da Bolanos, con pallone che passa sopra la traversa e si infila alle spalle di Calero, che si distende senza però riuscire ad arrivare sul pallone. E’ il goal del 2 a 0.

Alla mezz’ora Gimenez guadagna, con un’azione insistita in solitaria,  una punizione da posizione interessante; il cross che ne scaturisce è però preda del solito Cevallos, che dimostra grande sicurezza nelle uscite facendo suo il pallone anche in questo caso. Due minuti più tardi Alvarez è pescato in area e si coordina benissimo sparando un gran tiro di collo pieno verso la porta avversaria, ma Cevallos si fa trovare ancora una volta pronto, respingendo coi pugni.

Un solo minuto più tardi Gimenez si incunea in area e spara un tiro molto potente che Cevallos in tuffo riesce solo a respingere; il più lesto ad arrivare sulla ribattuta è Cardenas, che fa per colpire di testa a colpo sicuro ma viene spinto dal dietro da un accorrente Campos, mettendo quindi palla a lato. Il rigore sarebbe netto e sacrosanto, Undiano decide però di assegnare incredibilmente solo una rimessa dal fondo.

Al 35′ Marioni riceve in area, dove cerca poi di chiudere il triangolo con un frizzante Alvarez, provando a restituirgliela di tacco; il pallone è però rimpallato da un difensore avversario e gli torna tra i piedi. Bruno decide così di calciare di prima intenzione, incrociando sul secondo palo; stringe però troppo la traiettoria del tiro, mettendo a lato.

Al 39′ Calle ci prova senza troppe pretese da 40 metri, mettendo comunque in apprensione Calero che non fidandosi del pallone bagnato decide di alzarlo sulla traversa, regalando un angolo all’LDU; sugli sviluppi del corner Urrutia è pescato bene in area da un cross corto, ma il capitano della Liga Deportiva Universitaria è in fuorigioco e viene quindi subito bloccato da uno degli assistenti di linea.

Manso non riesce a calciare di prima e spreca una ghiotta opportunità (fifa.com)

Manso non riesce a calciare di prima e spreca una ghiotta opportunità (fifa.com)

Un minuto più tardi l’ultima azione interessante della prima frazione: Reasco fugge in fascia destra e pesca Manso in area di rigore; il fantasista argentino non riesce però a calciare di prima intenzione, finendo poi per sprecare malamente un pallone interessante.

Al termine del primo tempo, quindi, l’LDU si trova in vantaggio di due goal, ma sono i messicani a fare la partita (come dimostra anche il 65% di possesso palla). Tuzos che giocano sicuramente meglio dei propri avversari ma che vengono costantemente puniti dalle loro epiche imprecisioni in fase difensiva, oltre che, in questo caso, da un arbitraggio ampiamente criticabile. Proprio rientrando negli spogliatoi Undiano ammonisce Calero, capitano dei messicani, reo di aver protestato troppo animatamente riguardo alla concessione della punizione del 2 a 0. Punizione che, come detto, non sarebbe dovuta essere assegnata, al contrario del rigore a favore del Pachuca per l’intervento di Campos su Cardenas. Insomma, bravi gli ecuadoregni a sfruttare al meglio le ripartenze, ma gli errori arbitrali hanno contato sicuramente molto.

 Il secondo tempo si apre col solito Alvarez che ci prova da una trentina di metri, mettendo però a lato. Al 47′ è poi Gimenez a farsi vedere: il fantasista argentino si libera al cross, ma Cevallos, ancora una volta, si dimostra sicuro nelle uscite.

Al 50′ minuto un bruttissimo fallo di Urrutia su Gimenez scatena una mini rissa con tanto di spintoni ammessi, che viene però subito sedata senza che l’arbitro estragga altri cartellini oltre al giallo che infligge al capitano dell’LDU per il brutto fallo appena compiuto.

Al 53′ il solito Bolanos, tra i più positivi della sua squadra, viene lanciato in profondità, ma Calero esce con tranquillità, anticipandolo di piede e facendo ripartire i suoi.

Tre minuti più tardi Torres è bravo a liberarsi al limite dell’area, ma il playmaker messicano stringe poi troppo la sua diagonale ed il pallone si spegne a lato.

Al 60′ Reasco si inserisce bene dalle retrovie, trovando la difesa dei Tuzos scoperta; il fluidificante ecuadoregno controlla però male, dando modo ai difensori di riposizionarsi e riuscendo quindi a trasformare un’azione che sarebbe potuta essere potenzialmente molto pericolosa in un’azione dalla quale riesce a guadagnare solo un angolo. Sul ribaltamento di fronte Montes arriva a calciare bene, di collo, dai 25 metri, ma il suo pallone, scagliato con forza, finisce di poco alto sopra la traversa.

Al 62′ Bolanos si invola a sinistra, entrando in area; potrebbe calciare verso la porta difesa da Calero, ma preferisce appoggiare ad un arrembante Bieler, che viene però anticipato da Lopez in scivolata, con l’azione che termina così in un nulla di fatto. Poco dopo Urrutia prova una conclusione velleitaria da metà campo, con il pallone che si spegne a lato.

E stata una partita maschia, in cui non sono mancati contrasti duri (fifa.com)

E' stata una partita maschia, in cui non sono mancati contrasti duri (fifa.com)

Al 69′ minuto Gimenez arriva al limite dell’area avversaria di gran carriera e calcia di collo pieno un pallone che stava andandogli incontro, mettendo però palla fuori. Quattro minuti più tardi è quindi Montes abile a liberare Marioni in area, con la punta argentina che calcia però contro un avversario; dopo un po’ di batti e ribatti il pallone termina nuovamente all’ex Tenerife che ci prova nuovamente, spedendo, questa volta, a lato.

Al 76′ Gimenez riceve palla sul vertice destro dell’area avversaria e cerca un goal alla Del Piero: il pallone prende il giro giusto ma non si abbassa a sufficienza, terminando quindi oltre la traversa di Cevallos. Sei minuti più tardi ci prova Lopez di testa sugli sviluppi di un angolo, ma anche il difensore messicano non a più fortuna, e la palla si spegne a lato.

All’86’ è Alvarez ad incunearsi in area, ma Campos lo chiude in angolo in scivolata. L’entrata del difensore ecuadoregno, in realtà, poteva forse essere passibile di rigore, ma anche i giocatori messicani non si perdono in proteste, per poter riprendere il gioco il prima possibile. Un minuto più tardi è ancora Alvarez ad essere chiamato in causa: il fantasista argentino riesce a tenere in campo un pallone che sembrava destinato a terminare sul fondo, ma non trova nessun compagno pronto ad arrivare sul suo cross che termina così tra le braccia di Cevallos.

All’89’ la Liga potrebbe rendere ancora più pesante il passivo: Larrea, appena entrato, fugge in contropiede sulla fascia, centrando poi un pallone basso per Navia, entrato da una decina di minuti, che si trova quindi tutto solo al limite; la punta cilena, però, ha troppa fretta di concludere e, anche per via del terreno scivoloso, calcia male mettendo a lato.

Al 92′ l’ultima situazione rilevante del match: Marioni è lanciato in area ma Campos ha ben altro passo rispetto alla compassata punta argentina, che viene quindi bevuta senza problemi dal difensore ecuadoregno, abile poi ad uscire palla al piede dalla propria area di rigore, in tutta tranquillità.

Al termine della partita i dati parleranno piuttosto chiaramente: 67% di possesso palla in favore dei messicani, capaci anche di produrre più occasioni in cui sono arrivati a calciare in porta, ossia 15 contro le 9 degli avversari. Ecuadoregni che, però, sono risultati più ficcanti nella parte fondamentale di questo gioco: la realizzazione.

Eliminati, quindi, i messicani, che dovranno vedersela ora contro la perdente di Gamba Osaka vs. Manchester United in quella che sarà la sfida per il terzo posto. Un Pachuca che può comunque recriminare per alcune scelte discutibili dell’arbitro, ma un Pachuca che deve anche pensare alle propri mancanze: la difesa continua a dimostrarsi troppo imprecisa in alcune situazioni di gioco, l’attacco continua a latitare; nemmeno Marioni, dopo Cacho l’anno scorso, ha infatti dimostrato di poter competere ad alti livelli. Una squadra che vuole quindi imporsi a livello mondiale non può non colmare queste gravi lacune.

Damian Alvarez, MVP del match (fifa.com)

Damian Alvarez, MVP del match (fifa.com)

MVP della partita voto, stavolta, Damian Alvarez; Il 29enne fantasista argentino nativo di Moron esordì come professionista dieci anni fa nel River Plate, squadra in cui rimase sino al 2001 giocando più di 40 partite in campionato. Ad inizio millennio, quindi, il trasferimento in Italia, alla Reggina, dove non ebbe però un’esperienza fortunata che decide quindi di tornare ai Millionarios già nel gennaio successivo. Due anni più tardi l’approdo in Messico, al Morelia; nei Monarcas giocherà più di 100 partite, per poi essere acquistato, nel 2006, dal suo attuale club. Oggi è stato sicuramente uno dei migliori in campo, così come lo era già stato nel quarto di finale contro gli africani. E’ un giocatore molto mobile e brillante, cui servirebbe però un altro tipo di riferimento in avanti. Marioni, come detto, è stato sinora troppo inconsistente per risultare un giocatore affidabile con cui poter dialogare.

Citazioni doverose, però, anche per Gimenez (MVP della partita contro l’Al Ahly) e Manso. Il primo è un po’ un allenatore in campo: sostiene i compagni e li sprona quando sembrano essere in difficoltà, inoltre è anche il giocatore che continua a crederci fino in fondo. Manso è invece il giocatore che più ha impressionato, forse assieme a Bolanos, tra le fila ecuadoregne: un trequartista capace di andare ad occupare anche il vertice alto della squadra quando questa parte in verticale, giocatore di buona tecnica e grande tenacia, cui abbina anche discrete doti di fondo.

Domani sarà quindi la volta di Gamba e Manchester, per vedere chi si giocherà il trofeo contro l’LDU. Anche se, in verità, ben pochi sembrano essere i dubbi al riguardo.

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Le squadre entrano in campo (fifa.com)
Le squadre entrano in campo (fifa.com)

Sarà il Gamba Osaka ad affrontare il Manchester United nella seconda delle due semifinali di questo mondiale per club. I nipponici sono riusciti ad imporsi sull’Adelaide United per 1 a 0 grazie alla rete di Endo, miglior giocatore in campo. La vittoria, meritata, è comunque arrivata con meno facilità di quanto non si preventivasse alla vigilia, per i giapponesi.

Il primo quarto d’ora del primo tempo è quasi esclusivamente di marca australiana.

Al 3′ minuto è Cristiano a provarci dal limite, ma il suo tiro impatta contro la gamba di capitan Yamaguchi, uno dei due centrali del Gamba Osaka, e finisce con l’essere respinto, non creando pericoli a Fujigaya, che resta quindi inoperoso.

Al 7′ minuto la situazione si ripete, ma ribaltata: è infatti Myojin a calciare verso la porta di Galekovic, ma anche qui il pallone viene respinto dalla gamba di un difensore; Corntwhaite, in questo caso.

Al 10′ è il solito Jamieson, MVP del match contro il Waitakere, a proporsi in fascia, crossando un pallone molto invitante sul quale, però, non riescono ad arrivare né Cristiano né Dodd.

Dodd arriva al tiro dopo una bella azione in contropiede (fifa.com)

Dodd arriva al tiro dopo una bella azione in contropiede (fifa.com)

Tre minuti più tardi Yasuda, inesauribile stantuffo di fascia, salta con facilità Mullen, appoggiando poi in area dove Lucas viene però bloccato da Corntwhaite; sul ribaltamento di fronte Dodd parte da centrocampo prendendo il tempo ad un difensore ed involandosi verso la porta avversaria. I due centrali si muovono male nell’occasione e lasciano che il capitano australiano arrivi sino al limite della loro area; una volta qui Dodd prova a calciare rasoterra sul secondo palo, ma la palla si spegne a lato.

E’ comunque un’Adelaide che, fino a qui, tiene il pallino del gioco nelle proprie mani.

Dopo il primo quarto d’ora, però, le cose iniziano a cambiare ed i giapponesi cominciano a produrre gioco, schiacciando gli avversari nella propria metà campo.

Al 16′ minuto il solito Yasuda si propone bene in fascia, crossando basso; il pallone è però intercettato e spazzato da Ognenovski. Nell’azione successiva è ancora Yasuda, vera spina nel fianco della difesa australiana, a farsi vedere, saltando bene Mullen, ma il suo cross basso è messo in angolo da Corntwhaite. E’ Endo che va a battere il corner, spedendo una palla pericoloso in area che danza ad un metro dalla porta prima che qualcuno riesca ad allontanarla; fuori area è posizionato Sasaki che calcia verso la porta, ma il suo tiro è respinto. In questa occasione, tra l’altro, il giapponese si infortuna e viene sostituito da Bando.

Al ventesimo Ognenovski si fa ammonire stupidamente: Lucas riceve palla sulla trequarti spalle alla porta. La punta brasiliana non può fare molto, ma Ognenovski pensa bene di intervenire in scivolata dal dietro, atterrandolo. Un intervento davvero stupido quanto inutile. La punizione è battuta da Endo, il giocatore con più classe in campo quest’oggi, ma il suo tiro-cross termina direttamente tra le braccia di Galekovic.

Due minuti più tardi Bando si muove bene e giunto al limite dell’area fa per incunearcisi; Mullen, però, si frappone tra lui ed il pallone, riuscendo, grazie alla sua massa notevolmente superiore a quella della punta nipponica, a fermarlo.

Il momento in cui Endo calcia per il goal partita (fifa.com)

Il momento in cui Endo calcia per il goal partita (fifa.com)

Ma questo è il preludio al goal: al 23′ il Gamba Osaka imbastisce una bella azione portando un pallone alto al limite dell’area che Bando, sempre molto mobile e propositivo, riesce a spizzare di testa in mezzo all’area; i centrali dell’Adelaide nell’occasione si muovono malissimo lasciando un vero e proprio cratere a centro area. In questo buco è bravo ad infilarcisi Endo che, partito da sinistra, taglia al centro ed arriva per primo sul pallone, infilando Galekovic senza troppi problemi.

L’Adelaide subisce il colpo e tre minuti dopo è ancora il Gamba a farsi vedere: Kaji sale a destra e crossa, ma Corntwhaite riesce ad arrivare per primo sul pallone, prolungandolo per farlo finire in fallo laterale e mettendo così fuori causa gli avanti nipponici. Subito dopo Lucas ubriaca con una serie di doppi passi il suo diretto marcatore, appoggiando poi la palla ad Endo, che calcia dal limite mandando però a lato.

Al 31′ si rivede in avanti l’Adelaide con capitan Dodd che mette un pallone in mezzo sul secondo palo, dove ci sono Cristiano e Cassio; i due brasiliani, però, non sono lesti ad approfittare di quell’imbeccata e si lasciano anticipare da Kaji.

Due minuti più tardi una scena da oratorio: Ognenovic calcia un pallone in avanti a casaccio, in una zona in cui non ci sono suoi compagni. Sulla palla esce il portiere giapponese, che però vede avvicinarsi alla stessa il suo capitano e pensa quindi che sarà lui a prenderla. All’ultimo momento, però, Yamaguchi si abbassa e lascia passare il pallone, che per poco non scavalca anche Fujigawa… il portiere, comunque, riesce, anche se con un po’ di fatica e di sorpresa, a fare suo il pallone.

Al 38′ Lucas viene lanciato in verticale: i difensori sono ancora una volta disposti male, così che lui può partire palla al piede puntando la porta. Arrivato al limite dell’area salta Mullen, entrandovici, ma scivola… prova quindi a calciare da terra, ma il tiro è molle e viene quindi facilmente parato da Galekovic. Occasionissima per chiudere la partita sprecata malamente.

Partita in cui non sono stati risparmiati scontri duri... (fifa.com)

Goal sbagliato goal subito, recita una massima del calcio; massima che per poco non viene applicata anche in questo caso: il solito Jamieson, ottima prestazione anche quest’oggi, si propone a sinistra e crossa bene… sul pallone arriva Dodd, che stacca e colpisce di testa, superando Fujigawa. Il pallone, però, si stampa sulla traversa. Cristiano staziona in zona, ma manca il tap-in, così che Yamaguchi può rifugiarsi in angolo.

Sul finire di tempo è il Gamba ad avere un’ultima opportunità, ma sul cross di Kaji Bando e Lucas non si capiscono, finendo per ostacolarsi e favorendo quindi la parata di Galekovic.

E’ quindi un Gamba che sta vincendo meritatamente, per la qualità del gioco espresso. Andando bene a vedere, però, le due squadre hanno avuto lo stesso numero di grandi occasioni da goal: due per parte. A fare la differenza è stata quindi un po’ la fortuna (come in occasione della traversa di Dodd), un po’ la cattiva organizzazione difensiva (degli australiani sul goal) ed un po’ il superiore tasso tecnico superiore del Gamba Osaka.

Nella ripresa è l’Adelaide che parte forte e cerca di portare un po’ di apprensione alla difesa giapponese: al 49′ Mullen si libera al cross, ma calcia troppo lungo rendendo imprendibile il suo pallone. Un minuto più tardi ci prova Jamieson, ma Barbiero manca l’appuntamento con il cross.

Al 52′ minuto Bando calcia dalla trequarti, ma spedisce il pallone alle stelle. Così un minuto dopo è Lucas a provarci, ma è anche lui impreciso e spedisce a lato. Al 55′ Endo salta un uomo al limite incuneandosi in area, ma questa volta Corntwhaite non si fa trovare fuori posizione ed interviene bene, chiudendo il fantasista nipponico. Cinque minuti più tardi Kaji lancia un pallone in area ma Galekovic esce bene.

Al 68′ torna a farsi rivedere la squadra australiana che con Cassio cerca il pareggio su punizione; il tiro dell’ala carioca è però sballato e termina a lato. Due minuti più tardi il solito Jamieson porta un cross dalla destra che Yasuda è però bravo a mettere in angolo.

Sugli sviluppi dell’angolo il Gamba parte in contropiede con Futagawa che dopo una bella sgroppata libera al tiro Bando, ma il pallone scagliato dalla punta giapponese è deviato in angolo. Al 74′ minuto Lucas sfrutta un errore in fase di impostazione di Corntwhaite e punta la porta avversaria ma spedendo il suo tiro contro Galekovic. Due minuti più tardi Futagawa entra bene in area ed appoggia all’accorrente Endo che, trovandosi la palla un po’ troppo sotto, calcia di prima intenzione con la mezzapunta; il pallone passa tra le gambe di Corntwhaite ma termina a lato.

...come questo (fifa.com)

...come questo (fifa.com)

Al 78′ è ancora Jamieson a crossare, ma nessuno dei suoi riesce a giungere sul pallone e ad impensierire Fujigawa. Il giovane tornante ex Bolton è ancora una volta il migliore dei suoi e porta un numero impressionante di palloni nell’area avversaria. Purtroppo, però, i suoi compagni si dimostrano sempre non all’altezza della situazione, così che Jamieson si trova un po’ a predicare nel vuoto.

Al 79′ minuto Futagawa, molto pimpante in questo secondo tempo, si libera bene al tiro cercando poi di piazzare la palla sul secondo palo. La potenza del suo calcio, però, è poca, così che Galekovic arriva sul pallone senza problemi, riuscendo a bloccarlo. Quattro minuti più tardi proprio Futagawa, come Sasaki nel primo tempo, si farà poi male calciando e verrà sostituito da Takei.

All’84’ Jamieson verticalizza bene per Diego che si fa però anticipare da Yamaguchi.

All’85’ Lucas prova il tiro dalla media distanza ma Galekovic si distende e respinge; dopo un attimo di parapiglia all’esterno dell’area è Yasuda ad impossessarsi del pallone, penetrando da sinistra ed appoggiando a Lucas. Il tiro della punta carioca è però scoccato male e l’azione termina con un nulla di fatto.

A questo punto l’Adelaide United, disperata, si riversa nella metà campo nipponica per cercare il goal del pareggio. Il loro arrembaggio finale non li porterà al goal, anche se ci andranno molto vicini: all’86’ Reid spedisce un pallone in area cercando Corntwaithe, che viene però anticipato; sulla respinta della difesa giapponese arriva di gran carriera Malik che, colpendo male, spedisce alto.

Ma è nel recupero che avvengono le due occasioni clamorose del finale: al 92′ Younis, appena entrato, lascia sfilare un buon pallone che calcia poi di collo pieno dalla media distanza; il portiere si lancia ma non può nulla, per sua fortuna, però, la palla esce a lato di un soffio. A 30 secondi dal termine, infine, è capitan Dodd ad avere sulla testa la palla del pareggio, ma la sua incornata termina, ancora una volta, di poco a lato.

Sono quindi i giapponesi a poter esultare al triplice fischio finale.

Endo, MVP della partita, salta Barbiero

Endo, MVP della partita, salta Barbiero (fifa.com)

Giapponesi che trascinati dal loro giocatore di maggior classe, Endo, approdano quindi in semifinale. E proprio Endo è il mio MVP della partita: è lui il catalizzatore dei palloni nella metà campo avversaria, è lui a saper gestire palla con molta oculatezza ed è sempre lui a sapersi rendere pericoloso inserendosi dal dietro. In questa partita, poi, risulta anche determinante perché segna, come abbiamo visto, il goal partita.

Non posso non citare, però, altri due giocatori che si sono ben comportati: Scott Jamieson e Michihiro Yasuda. Del primo, MVP della partita tra Adelaide e Witakere, parlammo già a suo tempo. Il secondo è invece il terzino sinistro del Gamba Osaka, 20enne (in realtà compirà 21 anni a breve, il 20 dicembre) di Kobe. Il giocatore ha partecipato al mondiale under 20 dello scorso anno, svoltosi in Canada, ed alle Olimpiadi dell’estate scorsa. E’ un giocatore instancabile che sa sovrapporsi molto bene sulla fascia e che si propone con continuità per portare palloni in area dalla fascia di sua competenza. Anche in difesa, almeno quest’oggi, ha dimostrato di sapersi ben comportare, risultando piuttosto puntuale nelle sue chiusure.

Ora due giorni di pausa, poi tra mercoledì e giovedì verranno giocate le due semifinali. Domenica, infine, la finalissima, che deciderà quale sarà la squadra a laurearsi Campionessa del Mondo per Club.

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Partita maschia in cui non sono mancati gli interventi duri

Partita maschia in cui non sono mancati gli interventi duri

Saranno los Tuzos ad affrontare la Liga Deportiva Universitaria Quito in una delle due semifinale di questo FIFA World Cup Club 2008. I messicani sono infatti riusciti ad imporsi, pur con molte più difficoltà del previsto, sugli egiziani dell’Al Ahly, la squadra più titolata dell’intero continente africano. 4 a 2 il risultato finale, maturato però in maniera piuttosto rocambolesca, con la squadra allenata da Manuel Josè de Jesus che era riuscita a chiudere il primo tempo addirittura sul 2 a 0. Nel secondo tempo, poi, la rinascita messicana ed infine, nell’extratime, la definitiva imposizione della squadra di Meza sui Diavoli Rossi.

Ma andiamo con ordine: ad inizio partita le squadre si studiano, per capire i rispettivi approcci alla partita. Passano così quasi 5 minuti di gioco prima che arrivi la prima conclusione a rete: a portarla è Bruno Marioni, centravanti giramondo (ha giocato in Argentina, Portogallo, Spagna e Messico) passato quest’anno dall’Atlas al Pachuca, ma la palla è deviata in rimessa laterale da un difensore africano. Al 9′ arriva il primo cross messicano: è di Pinto, che dalla sinistra dell’area cerca di pescare Marioni in area, ma il pallone è troppo lungo ed il centravanti argentino non può arrivarci.

Si può notare comunque subito come i valori tecnici di questa partita siano notevolmente superiori a quelli della prima partita della competizione; lampante risulta anche essere la miglior preparazione tattica delle due squadre, rispetto ad Adelaide United e, soprattutto, Waitakere.

Tre minuti più tardi sono gli egiziani ad affacciarsi in area di rigore avversaria, con Barakat che viene lanciato in verticale verso la porta di Calero, che deve quindi uscire anticipando di pugno il centrocampista avversario.

Meza ritenta lassalto al mondiale per club

Meza ritenta l'assalto al mondiale per club

Al quarto d’ora succede una cosa in sè di poco conto, ma molto significativa per capire qual’è l’atteggiamento tattico impostato da Enrique Meza: Flavio viene lanciato verso l’area avversaria, ma è fermato immediatamente da un fischio dell’arbitro; la punta angolana si trova infatti in fuorigioco? Dove? Solo un paio di metri oltre la linea della metà campo. La difesa messicana tende a stare altissima.

Sull’azione successiva sono ancora i Tuzos a farsi vivi dalle parti del portiere avversario: Gimenez calcia da una trentina di metri, ma Amir è bravo a deviare in angolo; sulla successiva battuta del corner saprà poi uscire bene per anticipare tutto e fare suo il pallone. Al 18′ Aguilar cerca ancora Marioni con un cross, stavolta da destra; ancora una volta, però, la punta argentina non arriva sul pallone. Cinque minuti più tardi arriva la prima vera occasione della partita: Alvarez libera con un filtrante in area proprio Marioni, ma la punta ex Tenerife calcia centralmente ed in maniera piuttosto debole, così che per il portiere egiziano la parata non risulta particolarmente ostica.

Sul ribaltamento di fronte è Aboutarika a rendersi pericoloso, ma la stella della formazione egiziana viene chiusa dal ritorno di un difensore proprio nel momento in cui scocca il tiro.

L’Al Ahly subisce piuttosto passivamente lo sterile possesso palla del Pachuca, cercando di portare più uomini possibili dietro la linea della palla in fase di non possesso per poi ripartire in contropiede sfruttando la velocità di Aboutarika, Flavio e Barakat. Dal canto suo il Pachuca dimostra un netto dominio territoriale e gestisce bene la palla soprattutto grazie al fosforo di Jaime Correa; a differenza della partita dello scorso anno contro l’Etoile du Sahel, però, los Tuzos si trova di fronte un avversario molto ben messo in campo, che intasa tutti gli spazi andando a sporcare tutte le linee di passaggio. I messicani, così, pur tenendo molto palla faticano a costruire vere palle goal, anche per via della scarsa vena della loro unica vera punta, Marioni, che un po’ come l’anno scorso successe a Cacho non riesce mai a farsi trovare pronto sotto porta.

I giocatori egiziani festeggiano l1 a 0

I giocatori egiziani festeggiano l'1 a 0

Così arriva il clamoroso (e forse anche immeritato, per quanto visto sino a quel momento) vantaggio egiziano: è il 27′ quando la difesa messicana, alta come sempre, pasticcia su di un pallone che staziona sulla metà campo, liberando Aboutarika in fascia; il talento egiziano parte rapidissimo ed una volta giunto al limite dell’area messicana centra un pallone basso, cercando Flavio, che intanto aveva seguito l’azione portandosi al centro dell’area di rigore. Sul pallone interviene però Pinto che, un po’ alla disperata, cerca di intercettare il passaggio per evitare che possa raggiungere la punta angolana; l’intervento del difensore messicano è però impreciso e scoordinato, non riuscendo a fare altro che deviare malamente il pallone. Palla che, sporcata, si infila alle spalle di un incolpevole Calero, che si era già lanciato per anticipare lui Flavio, finendo quindi con l’essere spiazzato dalla deviazione di Pinto.

Nei 10 minuti successivi il Pachuca dimostra di aver subito il colpo a livello psicologico e finisce col portare avanti un possesso palla ancor più infruttuoso di quello tenuto fino a quel momento. Al 37′, poi, è Correa che decide di lasciare la cabina di regia per tentare fortuna in attacco, ma dopo aver scambiato al limite dell’area con un compagno di squadra viene chiuso da capitan Shadi, che appoggia di testa al proprio portiere.

Due minuti più tardi è ancora l’Al Ahly a farsi rivedere, sempre in contropiede. Deve intervenire ancora una volta Calero in uscita per rimediare alle imprecisioni dei suoi difensori, che come detto spesso, giocando così alti, vengono infilati in velocità dagli avanti avversari.

I giocatori dellAl Ahly esultano dopo la rete di Flavio

I giocatori dell'Al Ahly esultano dopo la rete di Flavio

In chiusura doppia occasione per gli egiziani. Al 44′ arriva la rete del 2 a 0: a firmarla è Flavio, che conclude in scioltezza una bella azione orchestrata da Aboutarika e Barakat; un solo minuto più tardi è Ahmed Hassan che cerca di mettere Flavio nella condizione di colpire a rete, ma il suo cross è un filo troppo lungo e la punta angolana non ci può arrivare.

Si chiude quindi qui il primo tempo, con un risultato che pochi si sarebbero aspettati: 2 a 0 per gli egiziani. Pochi, sì; tra questi pochi vi è sicuramente Manuel Josè, l’allenatore portoghese dei Diavoli Rossi. Prima di sbarcare in Giappone, infatti, rilasciò dichiarazioni importanti, affermando che la sua squadra sarebbe arrivata in finale e che una volta giuntaci avrebbe poi fatto di tutto per vincere la partita.

Il secondo tempo si apre esattamente come si era chiuso il primo: dopo un minuto di gioco è infatti ancora l’Al Ahly ad attaccare, con Barakat che segna un goal regolarissimo, annullato però dall’arbitro. Questo episodio conterà tantissimo sull’andamento della partita, perché se fosse stato convalidato avrebbe probabilmente chiuso la partita.

Il capitano del Pachuca ci crede

Il capitano del Pachuca ci crede

E invece è proprio qui che il Pachuca si risveglia. Dopo i due sonori schiaffoni del primo tempo, ed il terzo evitato solo grazie ad una svista della terna, los Tuzos rialzano la testa accorciando immediatamente le distanze: è il 47′, infatti, quando il neo entrato Montes segna la rete dell’1 a 2, direttamente da calcio di punizione. Un calcio piazzato che, in realtà, voleva probabilmente essere un cross, ma su cui nessuno, né messicano né egiziano, riesce ad intervenire. Amir è forse tradito da questa cosa, e si lancia troppo tardi. Il Pachuca torna a crederci.

Da qui in avanti esisterà praticamente una sola squadra in campo: gli egiziani cominceranno a disunirsi, non riuscendo più ad occupare gli spazi come nel primo tempo e dando quindi molte più possibilità di creare occasioni importanti ai messicani; non riusciranno nemmeno più a partire con i loro ficcanti contropiedi come nel primo tempo, risultando quindi praticamente assenti dalla partita.

Al 55′ Gimenez, dotato di un ottimo tiro, ci prova ancora da fuori, ma il suo tiro termina a lato (per quanto non di molto). Poi in 3 minuti Marioni si trova due palloni importanti tra i piedi, ma prima controlla male facendosi chiudere in angolo da Sayed, poi s’incarta poco oltre il limite dell’area piccola facendosi chiudere da Gomaa e sprecando un’occasionissima incredibile, una delle più limpide della partita. Ma non è stata proprio la sua partita. Al 63′ quindi la palla balla per un po’ in area dell’Al Ahly, con la difesa che alla fine riesce a rifugiarsi in angolo.

Gimenez segna la rete del 2 a 2

Gimenez segna la rete del 2 a 2

Al 71′ Gimenez punta l’area di rigore e viene abbattuto al limite da Shadi. Mentre è il giocatore argentino stesso che posiziona la palla proprio al limite della mezzaluna dell’area di rigore Amir, il portiere della squadra allenata da Manuel Josè, posiziona la barriera: anche dalla TV è però chiaro come quella barriera sia posizionata assolutamente in maniera pessima, così come pessimo è poi il piazzamento del portiere stesso. Gimenez, giocatore ormai esperto, non si fa quindi scappare l’opportunità e sigla la rete del tanto sospirato pareggio.

Al 77′ è poi Rojas a creare un po’ di scompiglio: parte in fascia destra saltando bene l’angolano Gilberto, per poi effettuare un cross teso che è però deviato fuori area dalla difesa egiziana: sul rimpallo arriva di gran carriera Montes, che calcia bene ma anche il suo tiro è deviato.

Quattro minuti più tardi torna, quasi quaranta minuti dopo la loro ultima azione importante, a farsi vivo l’Al Ahly: Aboutarika punta l’area di rigore, ma viene steso proprio al limite da un difensore messicano. Il fantasista egiziano reclama un’ammonizione per il suo avversario, ma l’arbitro non è del suo avviso ed ammonisce lui per simulazione. Così come in occasione del goal annullato anche qui la svista dell’arbitro è abbastanza clamorosa.

All’85 Amir si riscatta almeno parzialmente, con una bella uscita alta ad anticipare un accorrente Alvarez, che tentava di arrivare sul cross effettuato da destra da Lopez. Due minuti più tardi è Rojas a crossare: sul pallone interviene capitan Shadi, che però controlla male di petto offrendo a Marioni la possibilità di chiudere la partita: la punta argentina però, ancora una volta, si fa trovare impreparata, colpendo malissimo e sprecando una ghiotta occasione. Pochi secondi dopo è ancora Gimenez a provarci, sempre dalla distanza, ma il suo pallone termina alto sopra la traversa.

All’88’ il Pachuca va vicino al goal: ancora una volta è Gimenez a mettere in difficoltà il portiere, calciando bene dalla media; Marioni è il più lesto ad arrivare sulla respinta affannosa di Amir, per ribadire verso la sua porta. La punta argentina coglie un palo, sprecando ancora una volta un’ottima opportunità. Bruno era comunque in fuorigioco, per sua fortuna.

Nel recupero il Pachuca non accenna a diminuire il suo forcing e si fa vedere il nuovo entrato Cardenas che prima si incunea in area venendo chiuso da Shadi, poi colpisce di testa a due passi dalla porta, mandando clamorosamente a lato il pallone che avrebbe potuto significare vittoria e passaggio del turno.

Sulla rimessa dal fondo di Amir si chiudono i 90 minuti regolamentari: il Pachuca ha tenuto il pallino del gioco per tutta la partita, risultando però totalmente inefficace negli ultimi 20 metri nonché fragile rispetto ai rapidi contropiedi degli africani nel primo tempo; molto meglio nella ripresa, dove grazie anche al netto calo dei Diavoli Rossi i messicani sono riusciti a fare molto meglio.

I supplementari si aprono con Cardenas che dopo essersi mangiato in chiusura di secondo tempo il goal della vittoria cerca di rimediare calciando dalla media distanza, ma il suo tiro non prende il giro giusto e finisce un paio di metri al lato del palo. Al 95′ è ancora Gimenez a provarci, calciando una punizione da una trentina di metri; il suo tiro è però involontariamente stoppato dal compagno Aguilar, che nel tentativo di spizzare il pallone verso la porta di Amir finisce per sortire l’effetto opposto.

Alvarez esulta usando la bandierina come una chitarra dopo il goal del 3 a 2

Alvarez esulta usando la bandierina come una chitarra dopo il goal del 3 a 2

Due minuti più tardi los Tuzos trovano il tanto agognato vantaggio: Alvarez vince un rimpallo con Shadi al limite dell’area ed il pallone finisce in area dove Aguilar tenta di stopparla di petto; subito dopo il suo tocco, però, l’esterno messicano termina a terra. Prima ancora che l’arbitro possa anche solo pensare di fischiare il rigore arriva di gran carriera lo stesso Alvarez, che infila Amir.

Al 102′ minuto è ancora Marioni che ci prova, ma il suo tiro è, ancora una volta, molle. Al 105′ Seddik crossa, ma Calero esce anticipando Flavio. L’uscita non è certo pulitissima, ma risulta comunque efficace: il capitano del Pachuca riesce in fatti a smancciare, evitando l’intervento dell’avanti angolano.

Il secondo tempo supplementare è una sorta di farsa: sono ormai diversi minuti (praticamente dall’inizio del secondo tempo) che gli egiziani sembrano non averne più e si nota nettamente come il Pachuca sia nettamente più in palla dei propri avversari.

Al 108′ è il solito Aboutarika, l’unico a crederci ancora, a lanciare Flavio; la punta dei Diavoli Rossi viene però anticipata da Calero che esce tempestivamente intervenendo di piede. Un minuto più tardi arriva invece la quarta rete messicana: Marioni azzecca il primo pallone della sua partita, con un appoggio comodo a Gimenez, che entra in area da sinistra e spara un mancino incrociato sul secondo palo, sul quale Amir non può arrivare. E’ la rete che chiude definitivamente i giochi.

Al 116′ in realtà è ancora Aboutarika a provarci, ma il suo tiro, deviato da Manzur, si spegne sul fondo.

Dopo il triplice fischio finale dell’arbitro sono quindi i tifosi messicani ad esultare. Enrique Meza, dopo essere stato eliminato dall’Etoile du Sahel lo scorso anno, può quindi tirare un bel sospiro di sollievo.

Bella partita, soprattutto nel primo tempo, quando è stata aperta e combattuta. Dal 46′ (praticamente dopo l’annullamento del goal a Barakat) in poi, invece, è stata una partita totalmente a senso unico, con una sola squadra in campo.

Gimenez, MVP della partita, festeggia il quarto goal

Gimenez, MVP della partita, festeggia il quarto goal

MVP sicuramente Christian Gimenez: il giocatore cresciuto nel Boca Juniors è infatti una spina nel fianco costante per la difesa egiziana e metterà spesso in apprensione Amir con i suoi tiri dalla distanza. Segnerà poi anche una doppietta, come abbiamo visto, risultando determinante per la vittoria dei suoi.

Menzione d’onore, però, per Aboutrika. Sino a che i suoi sono rimasti mentalmente e fisicamente in partita, infatti, lui ha fatto il bello e il cattivo tempo, risultando quasi inarrestabile quando partiva palla al piede. Buona tecnica e ottima velocità, trovo strano non abbia mai tentato l’avventura europea. A 30 anni potrebbe decidere di fare il grande salto.

 

Domani, alle 11.30 italiane, ci sarà invece l’esordio nella competizione da parte dei giapponesi del Gamba Osaka, che se la vedranno contro l’Adelaide United in una sorta di riedizione della finale di AFC Champions League. Dopo aver scoperto chi affronterà l’LDU Quito nella prima delle due semifinali sapremo quindi quale sarà l’avversario del Manchester United del neo Pallone d’Oro Cristiano Ronaldo.

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Unimmagine della cerimonia dapertura

Un'immagine della cerimonia d'apertura

E’ finalmente iniziato quello che, formalmente, è il massimo torneo per club del mondo: il FIFA World Cup Club. E’ iniziato stamane alle 11.45 italiane, con gli australiani dell’Adelaide United ed i neozelandesi del Waitakere United a contendersi la vittoria in questo turno preliminare, vittoria che concede il passaggio del turno e quindi il diritto a giocarsi la possibilità di approdare in semifinale contro il Manchester United.

Adelaide United che giunge a questa partita da netta favorita ed anche le parole del suo tecnico, Tony Vidmar, lasciano ad intendere che in Australia ci si aspetta una partita piuttosto semplice e che quindi il passaggio del turno sia dato per scontato. Perché non vi suona nuovo il nome di Vidmar? Semplice: il 38enne nativo proprio di Adelaide ha un trascorso da calciatore di buon livello, con ben 76 caps in nazionale, con cui ha giocato le Confederations Cup del 2001 e del 2005 e lo spareggio contro l’Uruguay che valse ai canguri l’approdo al mondiale 2006; Tony non potè però partecipare alla Coppa del Mondo perché il 9 maggio del 2006 decise di ritirarsi dal calcio internazionale visti alcuni problemi cardiaci che erano sopraggiunti. Ma Vidmar è conosciuto anche dagli appassionati perché ha giocato per ben 11 anni in squadre di club europee: NAC Breda, Glasgow Rangers (con cui ha collezionato più di 100 presenze solo in campionato), Middlesbrough e Cardiff City.

E’ un Vidmar che, però, sottovaluta un po’ i suoi avversari: rispetto all’edizione 2007, infatti, il Waitakere appare molto cresciuto sul piano tattico e riesce a tenere molto meglio il campo. E’ così che nasce, un po’ contro tutti i pronostici, una partita più aperta del previsto, con l’Adelaide che dovrà faticare molto più del previsto per riuscire ad ottenere il passaggio del turno.

Gli australiani schierano Galekovic in porta con Corntwhaite, Costanzo e Mullen in difesa; a centrocampo il regista è Sarkies, mentre sulle fasce operano Jamieson e Reid. Le due mezz’ali sono Barbiero e Spagnuolo (entrambi, come Costanzo, di chiare origini italiane) con capitan Dodd uomo un po’ ovunque; in attacco il solo Cristiano.

I neozelandesi dal canto loro rispondono con Gillespie in porta protetto da un trio difensivo composto da Perry, Butler e capitan Emblen; il centrocampo è invece composto da Sykes, Bale, Rowley, Pearce e Seaman, con Krishna in supporto all’unica vera punta Koprivcic.

Chris Milicich, coach del Waitakere United

Chris Milicich, coach del Waitakere United

Il primo tempo è praticamente un’esclusiva aussie, con Jamieson che subito al primo minuto improvvisa un tiro da fuori, che si spegne però alto. E’ comunque questo un segnale di come andrà la partita: i neozelandesi, infatti, dimostrano quanto siano remissivi e preferiscano costruire barricate, soprattutto centralmente, per evitare di cominciare ad imbarcare acqua da subito come contro il Sepahan lo scorso anno, quando presero due goal nei primi quattro minuti. Così facendo, però, rinunciano a giocare; Milicich, infatti, oltre a schierare una sola punta ed impostare un gioco molto attendista, con tutti gli 11 giocatori che tendono sempre a stare dietro la linea della palla. Come se non bastasse pur di arroccarsi in difesa il tecnico neozelandese decide di lasciare in panca il giocatore più tecnico della sua squadra, il nuovo arrivato Pimenta.

Al 2′ minuto Barbiero prova una percussione centrale ma la difesa maori rincula, chiudendolo al limite dell’area; potrebbero forse esserci gli estremi per un calcio piazzato, ma l’arbitro algerino Benouza non è di questo avviso e lascia giocare. Sugli sviluppi dell’azione Krishna, 21enne figiano, perde palla a centrocampo e per recuperarla abbatte l’avversario, venendo subito ammonito.

Al 7′ arrivano le prime sbavature difensive del Waitakere: Jamieson è lesto a liberarsi in fascia e crossa bene al centro, dove la difesa sbanda e riesce a salvarsi solo dopo una serie di batti e ribatti; al limite dell’area è però piazzato capitan Dodd, che riceve e calcia potente, con palla che finisce alta sulla traversa. Ciò che risulta subito evidente oltre alla crescita tattica dei maori è che non vi è stata parimenti una crescita tecnica: i neozelandesi, infatti, non riescono a fare più di tre passaggi consecutivi, non riuscendo mai a portare palla oltre la trequarti avversaria.

Jason Spagnuolo, 24enne centrocampista australiano di chiare origini italiane

Jason Spagnuolo, 24enne centrocampista australiano di chiare origini italiane

All’11’ l’Adelaide imbastisce una bella azione veloce con due triangolazioni che liberano al tiro Spagnuolo, Gillespie è però bravo a distendersi e bloccare.

Dopo un quarto d’ora dall’inizio della partita si fa finalmente vedere il Waitakere, che riesce a crossare un pallone in area; la difesa aussie, però, libera senza particolari affanni con Costanzo.

Due minuti più tardi Barbiero è fermato fallosamente da Seaman e Sarkies ha l’opportunità di calciare a rete dal limite, ma il suo calcio piazzato è centrale e risulta quindi una facile preda per il portiere avversario. Al 19′ è ancora Jamieson a creare: il 20enne cursore mancino batte un calcio d’angolo corto, facendosi restituire palla da Reid per poi andare a calciare potentemente dal limite esterno dell’area; ancora una volta, però, Gillespie si fa trovare pronto riuscendosi a rifugiare nuovamente in angolo.

Al 25′ torna a farsi vedere il Waitakere con Krishna che parte dalla sua metà campo, venendo steso poco oltre la metà campo, ottenendo il massimo: nessuno dei suoi compagni, infatti, si era proposto e al figiano non restava che puntare la porta. Impresa praticamente impossibile, con tutta la difesa australiana schierata. Sugli sviluppi di questa punizione i maori riescono a portare un altro cross in area, ma Koprivcic non arriva sul pallone e l’occasione sfuma.

Un minuto più tardi si fa finalmente vedere Cristiano, che mette però alto di testa.

Subito dopo è ancora il Waitakere ad affacciarsi nell’area avversaria, sempre con un pallone sparato un po’ a casaccio verso la porta difesa da Galekovic; questa volta è Butler a colpire di testa, facendo un ponte su cui arriva capitan Emblen, che riesce a calciare al volo: il pallone è però rimpallato dalla difesa aussie, così che anche questa azione neozelandese si risolve con un nulla di fatto.

Come detto è un Waitakere troppo remissivo, che affida solo a sporadici cross da calcio piazzato le sue azioni offensive. Realmente troppo poco per pensare di poter vincere una partita contro un avversario che per quanto modesto è comunque di caratura superiore.

Paul Seaman festeggia il suo goal

Paul Seaman festeggia il suo goal

E’ però proprio dagli sviluppi di un calcio piazzato sparacchiato in area che arriva la rete del clamoroso vantaggio neozelandese: Galekovic esce male su di un pallone che sarebbe dovuto esser fatto suo senza problemi; come se non bastasse subisce anche la carica di Seaman, lasciando cadere il pallone a terra. Benouza dovrebbe fischiare un fallo a favore dell’Adelaide United, ma incrediblmente decidere di lasciar proseguire l’azione, cosìcché Seaman, 20enne gallese cresciuto nel Cardiff City, si trova la palla tra i piedi e deve solo appoggiarla in rete.

Gli australiani ovviamente non ci stanno e decidono di aumentare ulteriormente il proprio forcing: al 37′ è il capitano, Dodd, ad incunearsi bene in area, ma Perry con un ottimo senso dell’anticipo lo chiude in fallo laterale; sugli sviluppi dello stesso gli aussie guadagnano un calcio d’angolo che risulterà fondamentale: il corner, battuto magistralmente da Jamieson, pesca Mullen tutto solo sul secondo palo e per la torre australiana è un gioco da ragazzi colpire in maniera anche piuttosto potente incrociando sul primo. Gillespie si distende ancora, ma questa volta non può nulla: è il pareggio immediato.

Un solo minuto dopo è ancora Dodd a proporsi in area avversaria, ma senza arrivare all’appuntamento col pallone.

Al 43′ Galekovic subisce un’altra carica, che Benouza continua non fischiare, ed Emblen sfiora il goal del 2 a 1 di testa.

In chiusura Barbiero entra in area palla al piede ma è ancora l’ottimo Perry a chiuderlo con un’entrata piuttosto decisa.

Daniel Mullen festeggia coi suoi compagni il goal del pareggio

Daniel Mullen festeggia coi suoi compagni il goal del pareggio

E’ un primo tempo che quindi si chiude in parità, ma con una differenza sostanziale nel gioco espresso dalle due squadre: la squadra di semiprofessionisti neozelandesi, infatti, è riuscita sì a tenere testa agli australiani, ma è indubbio che sul piano del gioco non ci sia confronto.

Il secondo tempo è un pochino più aperto, anche se si mantiene la superiorità dell’Adelaide United che, esattamente come nella prima frazione, crea subito scompiglio nell’area avversaria, non riuscendo però a calciare verso la porta di Gillespie.

Al 48′ è il solito Krishna a provare l’azione solitaria, ma qualcuno dovrebbe insegnargli a calciare. Il 21enne figiano non sarebbe proprio da buttare, ma bisognerebbe spiegargli che il calcio è uno sport di squadra e che non può pensare di fare sempre tutto il campo palla al piede, senza passarla mai. Senza contare, poi, che ha una tecnica di tiro davvero improponibile, roba da terza categoria. Ci mette comunque tanta buona volontà, così che un minuto dopo s’incunea in area lanciato da un compagno ma Galekovic, sempre titubante sulle uscite, esce basso e lo anticipa.

Al 50′ minuto Cristiano segna, ma a gioco già ampiamente fermo. Non si può quindi parlare di goal annullato. Tre minuti più tardi Spagnuolo, Barbiero e Cristiano imbastiscono una bella azione, con palla che dopo un rimpallo fortunoso giunge a Reid; il tiro dell’esterno australiano è potente ma Gillespie dimostra di essere ancora molto reattivo tra i pali, deviando in angolo.

Il Waitakere torna quindi a farsi pericoloso, ma sempre buttando palla alta in area: al 53′ è il gigante Corntwhaite (1 metro e 97 cm) a chiudere prima in rimessa laterale di testa, poi mettendo in angolo di stinco un cross basso di Pearce. Pearce che si rende pericoloso 4 minuti più tardi, con Jamieson, uomo ovunque, che però lo anticipa benissimo in scivolata, chiudendo in corner.

Al 59′ Sarkies ha un’altra opportunità dal limite, ma il suo calcio piazzato finisce alto sulla traversa della porta difesa da Gillespie. Quattro minuti più tardi il brasiliano Alemao, subentrato al 57 a Jason Spagnuolo, crossa un pallone molto invitante in mezzo all’area di rigore: il pallone dopo una serie di rimpalli giunge a Barbiero che calcia bene, ma il cui tiro viene deviato in angolo da Perry.

Allan Pearce, eroe della finale dellOFC Champions League, si dispera dopo unoccasione mancata

Allan Pearce, eroe della finale dell'OFC Champions League, si dispera dopo un'occasione mancata

Al 65′ minuto Corntwhaite sbuccia di testa in area avversaria, ma riesce comunque a guadagnare il quindicesimo angolo della partita in favore dell’Adelaide United; sugli sviluppi di questo corner gli aussie guadagneranno poi il sedicesimo angolo, con il Waitakere fermo ancora ad un solo corner.

Al 67′ Galekovic mostra ancora i suoi ampi limiti in uscita, riuscendo comunque a smanacciare un cross da sinistra.

Al 70′ un bel velo di Bale libera Pearce al tiro al limite dell’area: l’occasione sarebbe molto ghiotta, ma una frazione di secondo prima che il numero 10 neozelandese impatti il pallone arriva la tempestiva chiusura del solito Jamieson.

Al 75′ è ancora una volta l’autore del pareggio, Mullen, a provarci di testa, sempre da angolo. Questa volta stacca sul primo palo incrociando sul secondo, mettendo però palla a lato. Subito dopo Milicich decide di giocarsi il tutto per tutto, facendo entrare il talentuoso Pimenta al posto di Allan Pearce. Al 77′ Barbiero ruba un buon pallone nel cerchio di centrocampo a Bale, scattando verso l’area avversaria; il centrocampista neozelandese per recuperare all’errore commesso lo affosa dal dietro sulla trequarti, venendo ammonito. A termini di regolamento vista l’entrata fatta in questo modo da dietro il giocatore maori sarebbe anche potuto essere espulso.

All’80’ minuto Jamieson, instancabile su quella fascia, centra ottimamente un pallone su cui né Cristiano né Alemao arrivano; quest’ultimo, soprattutto, si sarebbe trovato al limite dell’area piccola a tu per tu con Gillespie se fosse riuscito ad agganciare, visto il ritardo con cui Perry stava tornando a chiudere.

Capitan Dodd, autore del goal partita

Capitan Dodd, autore del goal partita

Tre minuti più tardi il goal partita: Reid batte una punizione sulla trequarti destra, mettendo in area un pallone su cui capitan Dodd, completamente perso dalla difesa del Waitakere, arriva senza patemi, spizzandolo sul secondo palo; questa volta Gillespie non può nulla e la palla si insacca per il 2 a 1 dell’Adelaide United.

All’87’ Pimenta parte in slalom e viene messo a terra da Jamieson (chi se non lui!?) un passo fuori area, dopo aver saltato tre avversari. Ancora una volta Benouza compie una scelta discutibile, decidendo di lasciar correre.

Due minuti più tardi un ectoplasmatico Cristiano torna a farsi vivo dalle parti di Gillespie, che è bravo a mettere in angolo un tiro mancino della punta brasiliana.

A tempo ampiamente scaduto Krishna calcia un cross basso e teso in mezzo all’area su cui Vincent (subentrato a Kopricevic al 67′) non arriva, venendo anticipato in angolo da Corntwhaite.

Si chiude quindi qui una partita che visto l’Adelaide faticare più del previsto: se sul piano del gioco non c’è stata molta partita, con i neozelandesi che si facevano vedere solo con qualche sporadica nonché inutile azione solitaria del giovane Krishna e con qualche palla sparacchiata in area, sul piano della concretizzazione gli aussie hanno sofferto molto più del previsto: dei 19 tiri scoccati verso la porta avversaria solo 8 sono finiti nello specchio. C’è comunque sicuramente da fare i complimenti al portiere maori, Gillespie, autore di un’ottima partita. Sicuramente è stato il migliore dei suoi.

I numeri sono comunque chiari: ben 19 corner battuti dagli australiani, solo 3 dai neozelandesi. Non meno significativo il dato del possesso palla: 65% in favore dell’Adelaide United, 35% in favore del Waitakere.

Scott Jamieson, MVP di giornata

MVP della partita, a mio avviso, non può che essere Scott Jamieson: il 20enne cursore mancino australiano ha giocato una partita di quantità e qualità, risultando utilissimo tanto in fase offensiva quanto in chiusura, riuscendo a mettere un paio di pezze determinanti. Il giocatore, nonostante la giovanissima età, ha un passato in Europa; ha infatti giocato 3 anni nelle giovanili del Bolton, squadra di Premier League inglese, esordendo anche nell’estate 2007 in prima squadra, in un’amichevole persa dai suoi contro l’Hibernian. Il giocatore, nazionale under 20 del suo paese, è comunque molto interessante, e non mi stupirei affatto se in futuro tornasse a giocare nel Vecchio Continente.

Insomma, è sicuramente passata la squadra più forte e meritevole. Non senza apprensioni, però… come dimostravano anche le posizioni assunte da Vidmar nella parte centrale della partita, almeno sino al goal della vittoria.

Per il Waitakere United comunque la soddisfazione di aver dato filo da torcere ad una squadra che gli era sicuramente superiore; hanno sfiorato i supplementari, cosa probabilmente impensabile alla vigilia. Tanto di cappello.

 

Sabato mattina sarà quindi la volta di Al Ahly vs. Pachuca, uno scontro che avrà sicuramente molto più da dire, tra due squadre che tecnicamente sono già di buon livello.

 

N.B.

Vale lo stesso discorso fatto nell’ultimo post sulla Champions: per vedere i goal di questa partita cliccate sui link nascosti sotto i nomi dei loro autori.

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Comincia domattina (alle 11.45 ora italiana) il Mondiale per Club 2008.

La scorsa edizione, lo ricorderete sicuramente tutti, venne vinta dal Milan, che s’impose 4 a 2 sul Boca Juniors in finale dopo aver eliminato l’Urawa Red Diamonds (squadra giapponese) nel turno precedente.

il Milan ha appena vinto il suo primo Mondiale per club

Maldini solleva al cielo il trofeo: il Milan ha appena vinto il suo primo Mondiale per club

La scorsa fu un’edizione in cui il Milan fece paradossalmente quasi più fatica contro un avversario mediocre come l’Urawa piuttosto che con una squadra plurititolata come il Boca; gli xeneizes, infatti, arrivarono alla competizione senza il loro giocatore di punta, nonché faro, Juan Roman Riquelme. L’assenza del trequartista della Seleccion fu pesantissima per il Boca, che dopo essersi liberato per 1 a 0 dell’Etoile du Sahel (squadra tunisina) arrivarono alla finale smarriti e non entrarono mai davvero in partita.

Con la sparizione della Coppa Intercontinentale e la creazione di questo torneo gli appassionati hanno la possibilità di gustarsi un po’ del calcio mondiale, vedendo squadre e giocatori che ben lontani sono dai nostri standard.

Lo scorso anno fu il caso del Waitakere, squadra neozelandese che venne eliminata nella gara d’esordio dagli iraniani del Sepahan con un 3 a 1 che sarebbe potuto essere molto più pesante se la squadra asiatica avesse attaccato con più insistenza lungo tutto il corso della partita. Nella squadra oceanica giocava anche Danny Hay, difensore con un passato inglese nel Leeds e nel Walsall. Anche lui, però, fece un po’ la figura dell’amatore, soprattutto ad inizio partita quando i suoi erano completamente rintronati e venivano presi a pallonate dagli iraniani. Discreta impressione (sempre tenendo conto del fatto che stiamo parlando di una squadra neozelandese) fece la coppia d’attacco del Waitakere, formata da due giocatori delle Isole Salomone (compagni di reparto anche in nazionale, quindi): sto parlando di Commins Menapi e Benjamin Totori. I due, infatti, giocarono discretamente, anche se misero in mostra i loro ampi limiti tecnici. Di certo non consiglierei ad una squadra della nostra massima serie di investirci… ma il bello di questa competizione è anche il folklore delle prime partite!

Capitan Hay esulta dopo il goal della bandiera contro il Sepahan

I giocatore del Waitakere esultano dopo il goal della bandiera di Bazeley contro il Sepahan

Come se non bastasse, comunque, il Waitakere ci riproverà quest’anno: i neozelandesi hanno infatti vinto nuovamente l’OFC Champions League, stavolta battendo nella doppia finale (perdendo 3 a 1 l’andata ad Honiara e sbancando 5 a 0 il ritorno in casa grazie ad una doppietta di Allan Pearce ed ai goal di Totori, Emblen e Butler) il Kossa FC, squadra delle Isole Salomone. Vedremo quindi se nel corso di questi 12 mesi i neozelandesi saranno cresciuti. La guida tecnica è sempre la stessa, quella cioè di Chris Milicich. Ciò che mi sentii di dire dopo aver visto la loro partita allo scorso mondiale per club fu che avrebbero avuto bisogno di cambiarla, andandosi a prendere un tecnico europeo con un minimo di esperienza, perché a livello tattico sembravano davvero venire dritti dritti da una partita tra scapoli ed ammogliati.

Neozelandesi che esordiranno proprio domani, nel turno preliminare, prima gara della competizione, contro l’Adelaide United, squadra australiana finalista della Champions League asiatica, dove persero 3 a 0 contro il Gamba Osaka. Il meccanismo è un po’ complicato: l’Australia non fa più parte della Federazione Oceanica ma di quella Asiatica, così le sue squadre di club non giocano l’OFC Champions League ma la Champions asiatica; il regolamento della manifestazione prevede che al Mondiale si qualifichi, in caso di vittoria dell’AFC Champions League da parte di una squadra giapponese, la finalista della AFC Champions League stessa. In questo caso, come detto, il Gamba Osaka, squadra giapponese, ha vinto la Champions League, così l’Adelaide United avrà comunque l’opportunità di giocare questo mondiale. Antenna permettendo (i diritti per la trasmissione in Italia sono stati acquistati in esclusiva da Mediaset Premium, il cui segnale è ogni tanto disturbato ed alle volte mi tocca perdermi alcune partite…) guarderò senz’altro il match, per poi riportarvi il più dettagliatamente possibile l’andamento dello stesso.

Miguel Calero, portiere del Pachuca. Un suo grossolano errore portò alleliminazione prematura del Pachuca alla scorsa edizione del Mondiale per Club

Miguel Calero, portiere del Pachuca. Un suo grossolano errore portò all'eliminazione prematura del Pachuca alla scorsa edizione del Mondiale per Club

Sabato mattina alla 5.45 sarà poi la volta di Al Ahly contro Pachuca. Così come il Waitakere anche i messicani tornano dopo un anno a questa competizione. Dodici mesi fa, infatti, il Pachuca arrivò al Mondiale grazie alla vittoria in CONCACAF Champions Cup contro i connazionali del Chivas Guadalajara (vittoria che arrivò solo ai rigori, dopo un doppio confronto serratissimo); l’esperienza della squadra allenata da Enrique Meza fu però infausta, terminando dopo i primi 90 minuti. I tunisini dell’Etoile du Sahel, infatti, dopo aver condotto una partita a fare barricate davanti alla propria porta riuscirono a trovare una rete fortunosa, complice un erroraccio di Calero, sul finale di partita, riuscendo quindi a passare il turno.

Questa volta il Pachuca giunge al Mondiale grazie alla vittoria della CONCACAF Champions Cup contro il Deportivo Saprissa. C’è da scommettere, però, che non vorranno bissare la pessima esperienza dello scorso anno, quando, trascinati da un grande Damian Alvarez, soffrirono soprattutto la mancanza di una prima punta di peso (Cacho non si dimostrò all’altezza della situazione, almeno non in quell’occasione) e vennero incredibilmente ed immeritatamente eliminati al primo turno.

L’Al Ahly, dal canto suo, giunge a questa manifestazione dopo essersi imposto in finale di CAF Champions League contro i camerunensi del Cotonsport Garoua, vincendo l’andata in casa per 2 a 0 permettendosi poi di impattare 2 a 2 il ritorno. Egiziani che sono il club africano più titolato di sempre, con un palmares di tutto rispetto: 32 titoli nazionali, 35 coppe d’Egitto, 3 Supercoppe d’Egitto, 7 coppe di Hussein, 6 CAF Champions League, 4 Coppa delle Coppe africana e 3 Supercoppa africana. Difficile pensare, per la società del Cairo, di arricchire ulteriormente questo palmares vincendo il Mondiale; di certo, però, andranno in Giappone decisi a vender cara la pelle!  

Yasuhito Endō, 73 presenze in nazionale, è uno dei giocatori più rappresentativi della squadra di Osaka

Yasuhito Endō, 73 presenze in nazionale, è uno dei giocatori più rappresentativi della squadra di Osaka

Il Gamba Osaka, invece, se la vedrà domenica mattina alle 11.30 contro la vincente del turno preliminare. La squadra giapponese viene da una recente serie di successi piuttosto importanti, che l’hanno portata in auge. Sono infatti risultati i vincitori del campionato giapponese, della Coppa Yamazaki Nabisco (Coppa della J. League) e della Supercoppa Xerox (Supercoppa giapponese) 2007 nonché, come detto, dell’AFC Champions League, oltre che della prima edizione della Pan-Pacific Cup (dove in finale hanno schiantato 6 a 1 gli statunitensi del Houston Dynamo). Nella loro storia, inoltre, hanno vinto una Coppa dell’Imperatore nel 1990 (quando ancora non esisteva la J. League e la squadra si chiamava Matsushita) ed una J League nel 2005.

Personalmente, però, quando li ho visti giocare proprio contro l’Adelaide United in finale di Champions non mi hanno destato una grandissima impressione. Una squadra non si può certo giudicare da una partita, ma se dovessi esprimermi direi che questo Gamba mi è sembrato inferiore all’Urawa dello scorso anno.

Mercoledì prossimo (11.30) entrerà invece in scena l’LDU Quito, squadra che si è qualificata grazie alla vittoria in Libertadores ai rigori, nel doppio combattutissimo scontro con i brasiliani della Fluminense (mattatore di quella doppia finale fu Thiago Neves, capace di segnare 4 reti in due partite, per poi però sbagliare uno dei rigori della serie finale).

La squadra della capitale ecuadoriana ha un palmares piuttosto scarno, soprattutto se confrontato con le grandi del sudamerica; ha però il merito di averci creduto sino in fondo, riuscendo quindi, come abbiamo detto, a vincere la sua prima Libertadores strappando, di conseguenza, un biglietto per il Giappone.

Nell’immaginario collettivo la squadra favorita di questa competizione è, per ovvi motivi, quella europea. Sempre nell’immaginario collettivo risiede la convinzione che le squadre asiatiche, africane, nord americane ed oceaniche non hanno alcuna chance di vittoria, e che quindi l’unico ostacolo tra le compagini europee e la vittoria finale possa essere solo una squadra sudamericana. Quest’anno, in realtà, non so cosa potrà fare l’LDU, squadra dai modesti valori tecnici.

Infine giovedì 18 sarà la volta del Manchester United, vincitore il 21 maggio scorso dell’UEFA Champions League. Tutti ricorderete sicuramente come andò in quella finale tutta inglese che vide fronteggiarsi la squadra di Ferguson con il Chelsea; il goal del neo pallone d’oro Cristiano Ronaldo ad aprire la partita, quello di Lampard a riportare il risultato in equilibrio. Ai rigori, poi, dopo gli errori di Ronaldo e Terry (con il capitano che scivolò finendo col

Dopo lIntercontinentale del 1999 Ferguson vuole il Mondiale per Club

Dopo l'Intercontinentale del 1999 Ferguson vuole il Mondiale per Club

sedere a terra, sbagliando un rigore che se segnato avrebbe consegnato il titolo alla squadra londinese) arrivò quello decisivo di Anelka, che chiuse i giochi. 

Ferguson, privo degli infortunati Brown ed Hargreaves, ha deciso di portare in Giappone i seguenti giocatori: Van Der Sar, Neville, Evra, Ferdinand, Cristiano Ronaldo, Anderson, Berbatov, Rooney, Giggs, Foster, Park, Vidic, Carrick, Nani, Scholes, Welbeck, Rafael, O’Shea, Evans, Fletcher, Gibson, Kuszczak, Tevez.

Tra poco più di 9 ore, quindi, la competizione avrà inizio.

Domenica 21, poi, sapremo chi sarà il nuovo CAMPIONE MONDIALE per CLUB.

 

Ecco il calendario:

Turno Preliminare
11/12 Adelaide United – Waitakere United (Tokyo, 11.45)

Quarti di Finale
13/12 Al Ahly – Pachuca (Tokyo, 5.45)
14/12 Vinc.preliminare – Gamba Osaka (Toyota, 11.30)

Semifinali
17/12 Vinc. primo quarto – LDU QUito (11.30)
18/12 Vinc. secondo quarto – Manchester United (Yokohama, 11.30)

Finali
18/12 5-6 posto (Yokohama, 8.30)
21/12 3-4 posto (Yokohama, 8.30)
21/12 1-2 posto (Yokohama, 11.30)

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