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Archive for the ‘Brasile 2014’ Category

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Finito il Mondiale, è tempo di bilanci.

E come spesso mi piace fare, vi propongo la mia Top XI del torneo appena concluso, ovviamente da confrontare con la vostra qualora ne abbiate voglia…

Manuel Neuer – Germania

In quello che è stato ribattezzato il “Mondiale dei portieri” l’estremo difensore del Bayern Monaco ha dimostrato ancora una volta di essere il miglior interprete del ruolo che il mondo del calcio offra oggi. Sicuro tra i pali, riflessi felini, praticamente mai una sbavatura. Non solo. Con reattività e grande sagacia nel leggere in anticipo il gioco si è dimostrato anche un vero e proprio libero aggiunto, dominando l’area di rigore nel suo complesso e spingendosi spesso anche fuori di essa – soprattutto contro l’Algeria, una partita che a mio avviso la Germania non avrebbe vinto con un qualsiasi altro estremo difensore in porta – per andare ad anticipare gli avversari lanciati in profondità.

Philipp Lahm – Germania

Uno dei giocatori più universalmente sottovalutati ch’io ricordi. Non essendo vistoso come i terzini brasiliani dei tempi d’oro non ha mai goduto di campagna mediatiche particolari né del favore del pubblico, che in lui probabilmente vede semplicemente un giocatore ordinato. In realtà Lahm è, a mio avviso, uno dei migliori terzini degli ultimi vent’anni di calcio. Forse non del tutto paragonabile al gotha del ruolo, ma sicuramente solo di pochissimo sotto. Ottima tecnica, lettura delle situazioni, capacità di contrasto, piede raffinato, capacità di adattarsi anche in mezzo al campo. Davvero un giocatore completissimo.

Gary Medel – Cile

Il pitbull è uscito – immeritatamente – già agli ottavi di finale ma mi ha lasciato una grandissima impressione. Schierato centrale di una difesa a tre – dell’approccio tattico cileno ne ho parlato diffusamente in questo video, che vi invito a guardare – pur essendo in realtà un mediano abituato a giocare davanti alla linea stessa dei difensori, Medel ha giocato su livelli stratosferici. Garra, spirito indomito, tackle decisi, impostazione, marcatura asfissiante, gestione del reparto. Davvero un Mondiale che per quanto finito prematuramente il giocatore del Cardiff ha saputo disputare su livelli altissimi.

Ron Vlaar – Olanda

Forse non sono l’unico a pensarlo, ma credo davvero che la qualità media dei centrali difensivi sia scesa drasticamente rispetto ad una decade – e più – fa. Tra tutta questa pochezza c’è qualche giocatore che, sulla carta, si eleva rispetto agli altri. Hummels, Kompany, Thiago Silva. Tutti autori di buone cose. Forse un po’ a sorpresa, però, ha fatto meglio di tutti loro Ron Vlaar, ex stella nascente del calcio olandese che dopo qualche anno in cui forse non aveva rispettato in pieno le attese è giunta a questo Mondiale matura al punto giusto e capace di reggere in piedi un reparto in cui ha giostrato al fianco di un assolutamente impresentabile (ma è giovane, può crescere) Martins Indi e di un altalenante (ma sicuramente già più pronto) De Vrij. Mondiale giocato molto bene anche da lui, insomma. Resterà una sola macchia: quel rigore sbagliato in semifinale contro l’Argentina.

Daley Blind – Olanda

Capace di giocare tanto terzino quanto in mediana (che, alla bisogna, anche come centrale difensivo), Daley Blind è il jolly olandese che è servito a Van Gaal – tra gli altri – per poter mutare spesso forma alla propria squadra sia nel corso del Mondiale che all’interno di una stessa partita. Giocatore ormai solidissimo, non capisco cosa aspetti una squadra di alto lignaggio ad andare dall’Ajax con un bel pacchetto di milioni ed acquistarsi questo giovane difensore, sicuramente tra i più interessanti del Mondiale.

Javier Mascherano – Argentina

Chi mi conosce sa che lo amo da sempre. Perché amo i giocatori come lui. Ovvero quei mediani capaci di sradicare un numero infinito di palloni dai piedi degli avversari. Giocatori di carattere, mai domi. Gladiatori dei tempi moderni. Ecco, proprio di questa stirpe reale Mascherano è uno degli ultimi – e più illustri – discendenti. Capace di giocare un Mondiale su livelli altissimi, è stato forse la vera carta in più dell’Argentina di Sabella. Che ha si proceduto sino alla finale grazie ai colpi dei suoi fuoriclasse (Messi su tutti, nonostante abbia giocato nel complesso molto al di sotto delle sue possibilità), ma che senza quel cuore pulsante in mezzo al campo si sarebbe con ogni probabilità sgretolata molto prima.

Bastian Schweinsteiger – Germania

E pensare che ha pure rischiato di essere poco più che uno spettatore non pagante di questo Mondiale. Eppure ancora una volta – più che mai ieri sera, quando è stato forse il migliore in campo o giù di lì – ha dimostrato che a centrocampo, oggi, ha pochi pari al mondo. Centrocampista completo, capace di disimpegnarsi ottimamente in entrambe le fasi di gioco, è stato uno dei cardini della Germania capace di laurearsi quattro volte campione del mondo. Un successo che lui più di molti altri ha meritato anche per quanto dato nel corso della carriera a questa maglia. Un apporto che va ben al di là delle ultime sette partite…

Arjen Robben – Olanda

Quando molti dicevano che era un sopravvalutato, io lo difendevo a spada tratta. E sono realmente dispiaciutissimo non sia arrivato quell’alloro Mondiale che, tutto sommato, non avrebbe certo demeritato. Robben è comunque il segno di una ritrovata continuità olandese. Che dopo la super-squadra di Cruyff e quella – Campione d’Europa – dei tre tulipani rossoneri ha saputo ritrovarsi proprio grazie a lui (e pochissimi altri), centrando un secondo e un terzo posto Mondiale in fila. Una scuola, quella olandese, che produce talento a getto continuo. Strepitosa, per altro, la sua partita contro la Costa Rica. Davvero da lacrime. Da solo, però, non poteva pretendere di vincere un Mondiale.

Toni Kroos – Germania

Ormai una realtà consolidata nel panorama calcistico mondiale. Nonostante la giovane età dimostra carattere e continuità di rendimento. Al netto dei goal in semifinale, “regalati” dal Brasile, disputa un Mondiale di altissimo livello, in cui si dimostra il vero cuore pulsante del gioco tedesco. E’ lui infatti il fulcro del centrocampo teutonico ed è da lui che passano la maggior parte dei palloni. Piedino fine, tempo e visione di gioco.

James Rodriguez – Colombia

Per molti una rivelazione assoluta, per me una semplice conferma. Due anni fa dissi che il Belgio e la Colombia erano squadre da tenere d’occhio. Poi il Belgio esplose agli occhi dell’opinione pubblica già prima del mondiale, diventando squadra hipster, la Colombia si è invece imposta proprio in Brasile, confermando le mie impressioni. E quando dissi che i colombiani erano squadra in crescita e da tenere d’occhio lo feci proprio in relazione a lui, giocatore di grandissima classe, come forse non ne erano mai nati prima a quelle latitudini (quantomeno, non così completi e capaci di incidere). Mondiale straordinario, peccato solo che un po’ tutta la squadra abbia ceduto ai quarti di fronte al Brasile. Avevano sicuramente il potenziale per accedere alla semifinale.

Thomas Muller – Germania

Quando sente aria di Mondiale evidentemente entra in trance agonistica. Uno dei protagonisti principali di questa vittoria, anche se nelle ultime due partite ha giocato un po’ sotto alle attese, forse. Resta comunque uno dei giocatori più completi che il panorama calcistico offra oggi. Forse solo un po’ troppo sgraziato per essere considerato uno dei migliori al mondo in assoluto. Resta comunque ad oggi l’unico che può realisticamente insidiare il nuovo record di segnature fatto registrare da Klose (anche se pure James…).

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Qualche giorno fa un follower su Twitterblog mi ha chiesto quale fosse la squadra che mi aveva colpito di più tra quelle partecipanti ai Mondiali in corso di svolgimento in Brasile.

La risposta era per me scontata: il Cile di Sampaoli, che tanto in difficoltà ha messo il Brasile padrone di casa.

Evoluzione de La Roja che fu del maestro Bielsa, il Cile attuale ha mostrato una applicazione ed una capacità di adeguamento a varie situazioni davvero di altissimo livello tanto che, a mio avviso, avrebbe meritato il passaggio del turno contro i Verdeoro.

Questi i punti focali di quanto mostrato dalla nazionale andina:

  • Pressing alto

  • Attacchi verticali
  • Ritmo molto elevato
  • Attaccanti che non danno punti di riferimento
  • Vidal poteva essere falso nueve
  • Medel perno della difesa a tre
  • Esterni a tutto campo, da terzini ad ali
  • Con Australia 4-4-2 a diamante, spazio per i cross dalle fasce, goal così
  • Secondo tempo Australia 4-3-3 per contenere le fasce e sovrapposizioni terzini
  • Con Spagna vinti tutti i duelli personali
  • Stile di gioco rugbystico con movimento della palla in orizzontale per trovare varchi
  • Con Brasile tante palle lunghe. Duello Silva-Neymar soprattutto nel primo tempo
  • Con Pinilla per Vidal Cile si spacca e lascia gioco a Brasile

Una squadra, quella cilena, che ha messo in mostra un calcio interessantissimo. Linea di difesa con tre giocatori di bassa statura, ma tutti molto combattivi, esterni a tutto campo, interni indomabili, Vidal che potenzialmente poteva essere l’uomo in più (peccato per la sua condizione, certo non ottimale) ed attaccanti larghi ma capaci di tagli repentini a bucare la difesa.

Davvero una squadra piacevolissima da vedere. Che consiglio ad ogni buon mister di studiare. Nel calcio globalizzato di oggi le innovazioni e gli spunti positivi possono venire da qualsiasi parte del mondo. E’ ormai finita l’epoca d’oro in cui erano gli altri a dover guardare in casa nostra…

 

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Due Mondiali, due enormi fallimenti. Inframezzati da un buon Europeo, forse più episodico che meritato.

La realtà è che il Mondiale brasiliano ci ha consegnato un ritratto della realtà che molti ancora non vogliono guardare: la crisi del nostro calcio non riguarda solo l’economia dei nostri club, ma il movimento nel suo complesso.

I talenti migliori, se togliamo i reduci del Mondiale del 2006 (che comunque non ci saranno tra quattro anni – escluso forse De Rossi – quando potremo fare affidamento solo sulle nuove leve), giocano altrove: Colombia, Cile e Belgio, ad esempio. Esempi di paesi in cui si è riusciti, per fortuna o per bravura, a costruire programmi di formazione all’altezza, evidentemente.

Non solo. A livello atletico sia i nostri club che la nostra Nazionale dimostra di non riuscire a tenere certi ritmi, ormai indispensabili nel calcio d’oggi.

E tanto, tanto altro ancora.

In questa sorta di video-editoriale ho provato ad analizzare alcuni aspetti del nostro calcio da revisionare per ripartire. Perché il calcio italiano è storicamente elite del calcio mondiale. E non può permettersi di scadere come sta facendo.

Questi i punti toccati nel discorso. Sarebbe bello che tra i vertici del calcio italiano si aprisse una discussione SERIA riguardo i nostri fallimenti e si provasse DAVVERO a cambiare rotta.

  • Vertici Federali.
  • Classe dirigente.
  • Giornalisti.
  • Calo drastico qualità dei giocatori.
  • Pochi giovani all’altezza.
  • Errori personali di Prandelli.
  • Mancanze dei singoli.
  • Futuro: dal mister ai giovani d’Italia.

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In attesa di vedere, a partire dalle 18 di oggi, come si chiuderà la fase a gironi del Mondiale, andiamo a fare un recap di quanto successo nel secondo turno e quindi di come le 32 squadre al via approcceranno l’ultima giornata…

Nel Gruppo A il Messico ha confermato le ottime cose mostrate all’esordio contro il Camerun ed è riuscito a stoppare i padroni di casa brasiliani sullo 0 a 0, disputando una grande partita.
Nell’altro match del girone la Croazia, grazie anche al rientro di bomber Mandzukic (autore di una doppietta), ha sotterrato gli africani, giunti in Brasile senza un perché.

Interessantissima quindi l’ultima giornata, che oltre ad un – sulla carta – più che scontato Camerun vs Brasile propone anche lo scontro all’ultimo sangue tra messicani e croati. Due i risultati a disposizione per la Tri, che in virtù dei quattro punti conquistati nei primi due match può accontentarsi di un pareggio. Che sarà però tutt’altro che scontato: i Vatreni sono un’ottima squadra, sicuramente pronta a vendere cara la pelle.

Nel Gruppo B si è assistito all’inopinato collasso spagnolo, con i Campioni del Mondo in carica eliminati anzitempo dalla competizione, così come l’Australia.

La giornata di oggi sarà quindi interessante solo in virtù dello scontro che opporrà olandesi e cileni, entrambi alla ricerca del primo posto finale. Un pareggio gioverebbe agli Oranje.

Nel Gruppo C si è invece assistito alla conferma dell’ottima nazionale colombiana, giunta in Brasile per stupire nonostante l’assenza di Falcao, ed alla rinnovata delusione giapponese, incapace di andare oltre lo 0 a 0 con la Grecia.

Vista la classifica, quindi, gli uomini di Zaccheroni dovranno tentare il tutto per tutto nel match contro i colombiani, con gli ivoriani che invece, dal canto loro, proveranno ad abbattere le resistenze greche per assicurarsi il passaggio al prossimo turno.

Il Gruppo D ha purtroppo visto una sconfitta inaspettata, ma forse nemmeno troppo. Sotto il sole di Recife gli Azzurri hanno infatti ceduto il passo al Costa Rica, autore di una prova ordinata e bravo soprattutto a sfruttare i – troppi – errori italiani. Dall’altra parte una doppietta del redivivo Suarez ha domato gli inglesi, già eliminati.

A questo punto, con i centramericani matematicamente agli ottavi, una sola gara desterà l’interesse del pubblico, nel corso dell’ultima giornata: quella tra la Celeste e gli Azzurri, che si contenderanno il passaggio del turno.
Sulla carta qualche chance in più per i nostri ragazzi, cui basterebbe il pareggio per strappare il pass. Regna però il pessimismo, dovuto al fatto che la condizione manca e gli errori individuali hanno condizionato parecchio il nostro cammino. Con una vittoria su Costa Rica ora saremmo già matematicamente qualificati agli scontri ad eliminazione diretta.

Il Gruppo E ha visto la conferma di un’ottima Francia, capace di schiantare 5 a 2 la Svizzera e, di fatto, mettere un piede e mezzo agli ottavi. Difficile, infatti, che la nazionale ecuadoregna, impostasi a sua volta 2 a 1 su Honduras, possa rallentare i Galletti.

Così, se tutto andrà come previsto, a passare il turno dovrebbero essere le due europee. A meno che gli elvetici non si suicidino contro Honduras, ovviamente.

Nel Gruppo F altra prova commovente dell’Iran, che però, grazie ad una magia finale di Messi, non raccoglie nemmeno un misero punticino contro Golia (Argentina).
Nell’altro match del girone si assiste quindi al tracollo bosniaco, che dopo la sconfitta iniziale con la Seleccion perde anche contro la Nigeria e torna a casa anzitempo.

A questo punto c’è da sperare che l’Argentina faccia il suo dovere contro gli africani e che gli iraniani battano la Bosnia. Una qualificazione per loro sarebbe un risultato tanto inaspettato quanto meritato.

Il Gruppo G ha visto un doppio 2 a 2. Da una parte i tedeschi non hanno confermato l’ottima prestazione dell’esordio, venendo fermati da un buonissimo Ghana. Dall’altra lo stesso è successo agli americani, fermati sul 2 a 2 dal Portogallo.

A questo punto un biscotto tra Stati Uniti e Germania regalerebbe il passaggio del turno ad entrambe. Ma attenzione agli scenari che potrebbero crearsi qualora fosse una delle due a vincere. Sulla carta è ancora tutto aperto.

Nel Gruppo H, infine, messe di goal tra Corea ed Algeria: un 2 a 4 che significa mezza eliminazione per gli asiatici e secondo posto per gli algerini, sconfitti immeritatamente all’esordio.
Fa ancora una volta male, invece, la Russia, malgestita – a mio avviso – da un Fabio Capello irriconoscibile. Diversi gli errori nella gestione del gruppo e del match da parte del tecnico italiano, chiamato ora alla vittoria contro gli africani per passare il turno. Qualificazioni quindi ampiamente alla portata.

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La vittoria con l’Inghilterra aveva ingannato qualcuno. L’Italia torna sulla terra contro Costa Rica. Anzi, sotto terra. Un goal di Bryan Ruiz condanna infatti gli Azzurri ad una sconfitta inusitata.

Troppo differente la condizione atletica delle due squadre, così i centramericani hanno buon gioco, sfruttano gli errori della nostra nazionale e fanno bottino pieno, qualificandosi con un turno d’anticipo agli ottavi di finale.

Nel video verranno analizzati tatticamente i due errori principali, nonché decisivi, del match: quello compiuto da Balotelli in uno vs uno con Navas, e poi quello che ha portato al goal partita degli avversari.

Ora sarà interessante capire se e cosa cambierà Prandelli in vista del match contro l’Uruguay, che gli Azzurri non possono permettersi di perdere.

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Stasera alle 18 ora italiana la nazionale Azzurra scenderà in campo all’Arena Pernambuco di Recife e, agli ordini del signor Osses, sfiderà la Costa Rica per ottenere il primo posto in solitaria del girone.

Una partita già cruciale per ottenere il passaggio del turno: con i tre punti della vittoria sugli inglesi in cascina fare bottino pieno anche stasera vorrebbe dire, di fatto, staccare o quasi il pass per gli ottavi.

Il 3 a 1 inflitto dai Ticos alla Celeste (che a sua volta ha battuto ieri l’Inghilterra) deve però far riflettere: nel calcio moderno non c’è più quasi nessun avversario (quantomeno tra quelli che riescono a qualificarsi al Mondiale) che debba essere snobbato. Perché ok che sulla carta il potenziale italiano è sicuramente superiore a quello costaricano, ma non tutte le ciambelle vengono sempre col buco.

Ma che tipo di partita sarà quella che verrà giocata a Recife? Cosa ci si deve aspettare, tatticamente, dalle due squadre in campo? Quali potrebbero essere le chiavi di lettura del match?

Per – provare, almeno – a rispondere a tutti questi interrogativi ho creato un video – caricato sul mio nuovo canale Youtube, cui vi invito ad iscrivervi – in cui provo a formulare una sorta di preview tattica dell’incontro.

Altre ne seguiranno, ovviamente.

Spero l’idea vi piaccia. A questo punto, ci vediamo – anche – sul Tubo!

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Ieri si è consumata la rovinosa eliminazione della nazionale spagnola, Campionessa del Mondo in carica, dai Mondiali brasiliani.

Ancora una volta, quindi, non solo i precedenti campioni non sono riusciti a confermarsi, ma hanno anzi rimediato una figura barbina.

Nulla di strano o di nuovo, insomma.

Del resto nel corso della storia solo due nazionali sono riuscite nell’impresa: l’Italia di Pozzo, capace di vincere in serie le rassegne iridate del 1934 e del 1938, ed il Brasile di Pelè, vittorioso sia nel 1958 che nel 1962.

E poi?

E poi per lo più figure barbine, almeno in tempi recenti.

A cominciare proprio dal naufragio spagnolo ai Mondiali in corso, con una squadra la cui dorsale storica è ormai per lo più sul finire di carriera, ed un Del Bosque che non ha avuto il coraggio di rinnovare la rosa, tagliando nomi eccellenti che però poco avevano da dare, almeno in quanto ad intesità, a questa squadra.

Un discorso simile vale anche per il Mondiale del 2010, quando i campioni in carica eravamo noi: ultimo posto in un girone più che morbido, frutto dei due pareggi iniziali con Paraguay e Nuova Zelanda e del collasso finale rimediato contro la Slovacchia.

Le cose andarono meglio, ma comunque sotto alle aspettative, al Brasile quattro anni prima, in Germania. Girone dominato grazie alle vittorie su Croazia, Australia e Giappone, secco 3 a 0 al Ghana agli ottavi e poi la sconfitta rimediata ai quarti ad opera della Francia, griffata da un goal di Titì Henry.
Non arrivare alle semifinali, per una squadra come il Brasile (più che mai se campionessa in carica) è considerabile un fallimento.

Altra eliminazione pesante si era compiuta nel 2002, quando a presentarsi col titolo di campione del mondo (e d’Europa) fu la Francia. Inserita in un gruppo certo non proibitivo, la nazionale transalpina partì venendo sconfitta 1 a 0 dal Senegal, pareggiò 0 a 0 con l’Uruguay e cedette 2 a 0 al cospetto della Danimarca all’ora dell’ultimo match del girone, tornando quindi a casa con le pive nel sacco (ed un bottino di reti segnate che recitava ZERO, nonostante in rosa ci fossero attaccanti come Cissè, Wiltord, Henry, Trezeguet e Dugarry).

Per ritrovare una nazionale capace di fare davvero bene presentandosi ai nastri di partenza da campione in carica dobbiamo quindi risalire addirittura a Francia 98, quando il Brasile seppe arrivare sino in finale per cedere solamente sotto i colpi dei padroni di casa (e di uno Zidane straordinario).
Ma quello era il Brasile di un campione eccezionale come Ronaldo (presente al trionfo di quattro anni prima pur senza giocare, ed a quello di quattro anni dopo quando invece si laureò capocannoniere) e tanti altri giocatori eccellenti.

Poi?

Nel 1994 la Germania vinse il proprio girone – piuttosto comodo, posto che oltre alla Spagna vennero sorteggiati con Corea del Sud e Bolivia -, battè di misura il Belgio agli ottavi e cedette al cospetto della Bulgaria di Stoichkov ai quarti, venendo eliminata anzitempo dalla competizione.

Bene invece l’Argentina nel 1990. In Italia Maradona e i suoi seppero infatti arrivare sino in finale, venendo battuti solo da un calcio di rigore del terzino Andreas Brehme.

Nell’86 Italia fuori agli ottavi (eliminata dalla Francia di Platini, poi terza), nell’82 Argentina – di Maradona – fuori nella seconda fase a gruppi (per mano dell’Italia, che in quel turno fece fuori anche il Brasile di Zico e Socrates), così come la Germania Ovest del 78 (che finì dietro ad Olanda ed Italia). Il Brasile del 74 seppe invece arrivare quantomeno in semifinale, terminando poi quel Mondiale al quarto posto, mentre nell’edizione precedente gli inglesi vennero fermati ai quarti dai tedeschi. Nel 66, ancora, il Brasile di Pelè e Garrincha si fermò addirittura al primo turno, battendo 2 a 0 la Bulgaria all’esordio per poi cedere sotto i colpi dell’Ungheria di Bene e del Portogallo di Eusebio.

Insomma, quello del Campione in carica ad un Mondiale è un ruolo davvero scomodo, che solo raramente riesce ad essere interpretato con efficacia da chi si trova a recitarlo.

I motivi possono essere molteplici: appagamento, imbolsimento, fine di un ciclo… o anche incapacità di aprirne uno nuovo, troppa pressione, ricambi non all’altezza.

Sia come sia, non c’è da stupirsi se la Spagna abbia fallito a questo Mondiale. La storia racconta che sarebbe stato più strano il contrario…

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Incredibile ma vero, la Spagna dopo due sole partite è già fuori dal Mondiale.

Ebbene sì. La super nazionale capace di vincere consecutivamente due Europei, inframezzati da un Mondiale, ha ceduto il passo, di schianto, al cospetto di avversari di buon livello, ma sicuramente non eccezionali.

Partiamo dal principio: io non avrei MAI immaginato che le cose sarebbero potute andare così. Ok che il tempo passa, ma trovo fosse inimmaginabile che una squadra così talentuosa potesse collassare di punto in bianco.

E attenzione, non mi sono fatto fuorviare, in questo, dall’ottima stagione delle spagnole. Semmai ho pensato che la lotta così serrata nella Liga e l’ottima Champions delle due squadre della capitale avrebbe potuto minare, nell’atletismo, molti giocatori. Ma mai mi sarei aspettato di trovare una squadra così scarica, sotto ogni punto di vista, in Brasile.

Però tutti i cicli sono destinati a finire, e quello spagnolo l’ha fatto nel modo peggiore.

Andiamo a prendere la formazione titolare di quattro anni fa, quella che l’11 luglio del 2010 portò il paese per la prima volta nella storia sul tetto del mondo. Nel farlo noteremo subito come moltissimi di quei giocatori in campo all’ora erano presenti anche stasera al Maracana: Casillas, Ramos, Busquets, Alonso, Iniesta, Pedro… oltre a questi Torres, che entrò dalla panchina, più Fabregas, Xavi, Villa e Piquè, panchinati invece quest’oggi.

Questo ci dice quindi subito una cosa: il ricambio generazionale è stato minimo. E se alcuni di questi giocatori sono a tutt’oggi considerabili nel pieno della carriera, altri – come Xavi o Casillas – hanno invece dato già da qualche tempo evidente dimostrazione di non essere più i Campioni che furono.

Insomma, Casillas un po’ appassito (forse anche dalle tante panchine delle ultime stagioni), Puyol in pensione, Xavi ormai ex calciatore, Iniesta compassato, Villa ai margini della squadra… la dorsale che tanta fortuna ha portato alla Spagna (ed allargando il discorso, con la sola sostituzione di Valdes con Casillas, al Barcellona guardiolano dei miracoli) sta ormai entrando nel libro dei ricordi e la squadra ha risentito oltre modo della cosa.

In questo forse ha contato proprio lo stress derivato da una stagione che per i più è stata logorante, tra una Liga decisa solo all’ultima giornata ed una Champions che, appunto, ha portato ben due spagnole in finale.

Immagino però che ora in Spagna si apriranno i processi, ed il primo a salire sul banco degli imputati non potrà che essere il C.T., Del Bosque. Capace sì di sfruttare l’onda lunga dei successi barcelonisti per mettere in cascina Mondiale ed Europeo in rapida successione, ma anche incapace di cogliere i segnali di fine di un’epoca, non rinnovando una nazionale che avrebbe avuto bisogno di freschezza per reggere una ennesima prova così logorante, soprattutto da un punto di vista mentale.

Mai, nella storia recente, una squadra campione in carica si era presentata con così tanti reduci dall’edizione precedente ad un Mondiale, e questa scelta non ha – evidentemente – pagato.

Del Bosque che è il primo imputato per un motivo semplice: se nessuno di noi, da fuori, poteva immaginare un crack così fragoroso dell’equipazo spagnolo, lui, da dentro, non può non essersi accorto di nulla.

E a seguire, su quel banco, ci finiranno un po’ tutti.

Casillas, autore di due prestazioni mostruosamente brutte. Uno dei migliori portieri dell’ultima decade, senza ombra di dubbio. Troppo arrugginito per poter continuare ad essere arma in più, si è addirittura rivelata una trappola per i suoi.

Piquè, che senza la transizione negativa implicita nel cosiddetto “tiki-taka” si è dimostrato quello che io, prendendomi anche diversi insulti, ho sempre pensato fosse: un difensore normale, tecnicamente dotato oltre la media e forte di un buon fisico. Ma pur sempre un giocatore normalissimo.

Ramos, autore di una stagione strepitosa e probabilmente arrivato scarico a livello mentale a questo pur importantissimo appuntamento (dopo aver vinto già tutto in Nazionale, però, probabilmente sentiva più il “dovere” di vincere la Decima, che non di rivincere il Mondiale… ma sono meccanismi inconsci in cui è difficile entrare).

E via con Xavi, come detto ormai solo un ex giocatore (ben si capisce, ora, perché nel suo futuro prossimo c’è il Qatar), Iniesta – da cui ci si aspetta sempre un guizzo che negli ultimi mesi invece sembra non voler arrivare più – e Pedro (altro orfano del tiki-taka), Silva (uno dei migliori dei suoi) e Diego Costa (subissato giustamente di fischi dai suoi connazionali brasiliani, dopo il “grande tradimento”).

Su quel banco ci finiranno tutti ed è da quel banco che la Spagna dovrà trovare la forza di aprire un nuovo ciclo, inserendo quelle forze fresche che già ci sono all’interno del movimento iberico, ed aspettavano solo il momento giusto per emergere.

Del resto non dimentichiamolo: solo un anno fa la nazionale under 21 spagnola demoliva i parietà italiani nella finale dell’Europeo di categoria, mettendo in mostra un gran gioco e diversi talenti importanti.

Tra questi possiamo citare i due principali, ovvero sia Isco e Thiago Alcantara, già pronti a raccogliere in qualche modo l’eredità del duo Xavi-Iniesta.

Ma non solo questi due potenziali fenomeni. A livello giovanile la Spagna ha messo in mostra tanta qualità, con ragazzi di talento come De Gea, Montoya, Carvajal, Moreno, Illarramendi, Muniain, Morata, Jesè e molti altri. Davvero una nidiata, e parliamo solo di quelli che si sono già affacciati concretamente al mondo del professionismo, molto promettente, che potrebbe non far rimpiangere del tutto i fenomeni andati (o in declino).

Certo, ogni ricambio generazionale può comportare dei problemi. E proprio in questo dovrà essere brava, la Spagna: effettuare questo ricambio senza costernare i vecchi, comunque sempre autori di epiche battaglie e grandi trionfi, né bruciare i giovani, che devono avere il tempo anche di sbagliare, nel caso.

Venendo alla partita di stasera, solo un paio di considerazioni vorrei portare alla vostra attenzione, a margine del fatto che la squadra ha dimostrato ancora una volta di essere assolutamente scarica sia da un punto di vista mentale che fisico.

In primo luogo, il dato relativo ai passaggi. Giusti solo nell’83% dei casi. Un dato se vogliamo non bassissimo, ma che stride rispetto al passato. Pensate ad esempio al dato MEDIO (quindi sviluppato su più partite) avuto due anni fa, nell’Europeo che gli spagnoli vinsero contro di noi in finale: in quel caso le Furie Rosse ottennero un 88% di passaggi giusti.
Insomma, un calo atletico e mentale che si è riflesso anche in campo, in uno dei fondamentali che ha caratterizzato di più questa squadra nel suo ciclo d’oro.

Poi, un altro dato a mio avviso molto – forse ancor più – significativo. Nonostante i molti buoni colpitori di testa (da Diego Costa a Sergio Ramos, passando per Martinez e Busquets) gli iberici non sono riusciti a dominare nel gioco aereo contro LA PIU’ BASSA tra le formazioni presenti in Brasile.
Così se il Cile aveva mostrato contro l’Australia come proprio questo fosse il suo punto debole, vincendo solo il 27% dei contrasti aerei, Del Bosque ed i suoi non ne hanno saputo approfittare, non sfruttando la – bassa – statura dei difensori cileni, con la Roja che è riuscita a vincere ben il 42% di questa fattispecie di contrasti.

Insomma, non solo le emozioni ma anche i numeri parlano di fallimento.

Un fallimento che i più maligni già attribuiscono, com’era scontato, alla fine di un’altra era, quella di Eufemiano Fuentes, almeno teoricamente interdetto dalla possibilità di esercitare per quattro anni.

Beh, io non so e non posso sapere – esattamente come “loro” – quanto potesse esserci di vero dietro alle accuse di doping mosse da più parti contro l’intero movimento sportivo spagnolo, con nazionale calcistica ed ancor più Barcellona in particolare. Di certo però so che al di là di questi due “attori” (che comunque fino a solo un paio di stagioni fa – ovvero PRIMA del fisiologico “appassimento” della propria dorsale – dominavano il mondo e l’Europa) il mondo sportivo – ed in particolare calcistico – spagnolo continua ad ottenere grandi risultati. Prova ne è appunto il fatto che entrambi i trofei europei sono volati in Spagna, capace per altro di qualificare tre squadre su quattro in finale.

Insomma… un collasso di queste proporzioni, davvero, era inimmaginabile. Ma nulla è perduto.

Credo che di fronte ad una fine così dolorosa di una generazione che ha segnato – se non rivoluzionato – il calcio mondiale, non si possa che deputare un minuto di raccoglimento in silenzio, e poi un applauso. L’onore delle armi è dovuto, a campioni di questo calibro. A prescindere dalla simpatia o antipatia che nei loro confronti si può provare.

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Si è chiuso ieri, con il pareggio tra Russia e Corea del Sud, il primo turno di Brasile 2014.

Un turno che mi sono potuto godere quasi in toto, con maratone televisive notevoli condite da tanta, tanta passione.

Tracciamo quindi un primo bilancio delle cose.

Nel Gruppo A il Brasile è partito bene, pur con qualche stento di troppo, nel match inaugurale contro la Croazia, passata in vantaggio grazie ad una sfortunata deviazione di Marcelo nella propria porta. Due volte Neymar ed un Oscar in grande spolvero hanno quindi ristabilito le distanze. Vittoria che però non mi ha illuso: troppo affidata ai solisti la (non) manovra brasiliana per convincere davvero. E così – facciamo già un passo oltre – ecco il pareggio di ieri sera (con il match che ha aperto il secondo turno) contro il Messico.

Che, da parte sua, mi ha invece molto ben impressionato contro il Camerun. Una vittoria risicata (firmata da Peralta), marchiata però da due errori arbitrali notevoli, che hanno tolto una meritatissima doppietta a Giovani Dos Santos. Tri molto solida difensivamente (grazie ad un 5-3-2 in cui hanno spiccato, anche contro i Verdeoro, le qualità del trio centrale Maza – Marquez – Moreno) e capace di sviluppare una manovra avvolgente di notevole fattura, con l’accoppiata Layun-Guardado sugli scudi, oltre ad un ottimo Herrera.

Brutte indicazioni sono invece giunte dal Camerun, squadra non ricchissima di talento e soprattutto troppo sfilacciata e spaccata all’interno dello spogliatoio.
I Leoni Indomabili si sono preoccupati più del proprio premio-Mondiale che non di presentarsi con una Squadra di livello a questo appuntamento, e hanno pagato un conto molto salato. Per la gara di oggi, per altro, pare perdano Eto’o. Ufficialmente per infortunio. In realtà, squadra allo sbando più totale…

Infine, la Croazia. Che ha sicuramente patito l’assenza per squalifica di bomber Mandzukic, oltre ad un Kovacic praticamente mai in partita. Per il match contro gli africani coach Kovac dovrebbe sostituirlo, per provare a dare più equilibrio in mezzo al campo. Se Pletikosa giocherà su livelli più accettabili di quelli lasciati intravvedere contro il Brasile Le Fiamme dovrebbero spuntare tre punti importanti in ottica passaggio del turno, per poi giocarsi tutto nello scontro diretto di lunedì all’Arena Pernambuco.

Nel Gruppo B è arrivata una delle sorprese più inaspettata di questo primo turno: dopo 44 minuti giocati su livelli quantomeno discreti, e con i tre punti in saccoccia, la Spagna è ceduta di schianto e si è fatta arare dall’Olanda.
I Campioni del Mondo in carica hanno infatti palesato una condizione fisica scadente in molti dei giocatori scelti da Del Bosque. Ed il conto da pagare è stato molto salato.
Spagnoli che già stasera avranno una partita da dentro e fuori: con gli Oranje quasi sicuri vincitori dello scontro con gli australiani, una sconfitta con il Cile significherebbe eliminazione.

Olanda che intanto, dal canto suo, ha giocato una seconda frazione esaltante, con ben quattro reti (dopo la prima di Van Persie, arrivata in chiusura di tempo) a mascherare le indecisioni palesate nella prima frazione. Quando una difesa schierata inusualmente a cinque ha dimostrato tutti i limiti dati dalla non abitudine al modulo (oltre che da un De Vrij spesso insufficiente).

Olandesi che adesso si aspettano di avere vita facile contro l’Australia, squadra di poco talento che ha preso tre pere dal Cile, mettendo in mostra pochino. Aussie aggrappati ancora una volta al grande Tim Cahill, autore di una prestazione maiuscola ed in grado, come sempre, di fare male sui colpi di testa, la sua specialità. Bene anche l’esterno Leckie, maratoneta mai domo in fascia destra. E poi? E poi il rischio di chiudere con zero punti un girone comunque proibitivo…

Infine, il Cile. Che ha palesato tutti i propri già ben noti limiti sulle palle aeree (di cui avevo parlato già prima dell’inizio del Mondiale sulla mia pagina Facebook). Un Cile che in fase di possesso ha dimostrato di saper mettere alle corde i propri – comunque morbidi – avversari, con trame fitte e verticalizzazioni mozzafiato (effettuate spesso da quel genio discontinuo che è Valdivia). Ora bisognerà capire se La Roja saprà resistere ai crash test cui verranno sottoposti da Spagna (oggi) ed Olanda (lunedì).

Il Gruppo C non sono riuscito a seguirlo con attenzione, purtroppo.
Ho comunque cercato di rimediare poi.

Convinto da sempre che sarebbe potuto essere uno dei gruppi più equilibrati tra tutti, con tre squadre a giocarsela quasi alla pari e l’outsider Grecia comunque in grado di compiere qualche scherzetto, devo segnalare l’ottima, comunque preventivabile, partenza della Colombia, una delle nazionali di “seconda fascia” che meglio potrebbe fare in questo Mondiale. 3 a 0 secco ai greci, e via verso il match con la Costa d’Avorio di domani, che vale già il primo posto ed un piede negli ottavi.

Gli ivoriani, del resto, si sono riusciti ad imporre sul Giappone, ora chiamato a sconfiggere la Grecia per rimanere in corsa. Gruppo da seguire.

Il Gruppo D ci riguarda invece da vicino.
Anche qui, non sono riuscito a seguirlo con attenzione.

Ho comunque visto la buona vittoria degli Azzurri contro la nazionale dei Tre Leoni. Una vittoria buona tanto per la classifica quanto per il morale, che spero cementi il gruppo e gli dia più convinzione nei propri mezzi. La realtà dei fatti è che l’Italia non partono coi pronostici a favore. Ma con un po’ di fortuna e soprattutto con una maggior compattezza difensiva (cosa in cui storicamente siamo sempre stati tra i migliori al mondo, ma che in questo momento un po’ ci manca) potremmo arrivare comodamente sino ai quarti, e da lì giocarci tutto. Anche il bersaglio grosso.
Benissimo la catena di destra Darmian-Candreva, che però sembra possa “saltare” contro il Costa Rica (dovrebbe essere schierato Abate, con il terzino del Torino sull’out opposto), mentre molto male Paletta, arrivato in Brasile con uno stato di forma scadente ben palesato anche contro l’Inghilterra.

Che, dal canto suo, dimostra tutti i suoi limiti. Che partono dal manico. Anche qui, nulla di nuovo sotto il sole. E’ un concetto che ho detto e ridetto nelle ultime settimane: l’Inghilterra è una squadra di buon talento, che sulla carta vale sicuramente i quarti di finale. E’ però allenata da un allenatore che personalmente ritengo non essere all’altezza della situazione. In Italia ci si lamenta molto di Prandelli, che però ad ora ha ottenuto ottimi risultati (secondo posto europeo e terzo in Confederations). Beh, si guardi in Inghilterra e si rifletta un po’.

L’altro match, quello che ha visto il Costa Rica opporsi all’Uruguay, non ho potuto vederlo. Ma sono rimasto molto colpito, come credo tutti, dal risultato finale.
In realtà che i Ticos fossero meglio di quanto i giornali ci avevano raccontato lo sapevo già. Qualche punto di forza lo hanno, oltre ad una gran “fame”. Però addirittura un 3 a 1 contro la Celeste non me lo sarei mai aspettato…

A questo punto vedremo se si confermeranno contro di noi. Sperando, ovviamente, non ce la facciano!

Partita invece potenzialmente da dentro-fuori quella tra gli uruguagi e gli inglesi. Dopo le sconfitte del primo turno, entrambe devono vincere per rimanere in corsa. E magari chissà, grazie all’aiuto di Italia o Costa Rica, portarsi al secondo posto in coabitazione con una di queste due…

Altra partita che non ho potuto seguire è quella che ha aperto il Gruppo E tra Svizzera ed Ecuador.
Mi aspettavo comunque qualcosa di meglio dagli elvetici. Non per togliere nulla al Tricolor, che sapevo avesse qualche chance di passaggio del turno, ma ved(ev)o gli elvetici come una delle possibili sorprese di questa edizione Mondiale. Talento, gioventù, sfrontatezza, amalgama: tutte doti grazie alle quali si può provare a fare strada.

Nessuna sorpresa, invece, nell’altro match del girone, quello che ha visto la Francia imporsi facilmente su Honduras. Bleus che ora dovranno provare ad imporsi nello scontro al vertice contro i cugini svizzeri per prendersi la testa del girone in solitaria. E, di fatto, mettere un piede e mezzo agli ottavi.

Pochi affanni, nel Gruppo F, per l’Argentina, abile a liberarsi 2 a 1 della Bosnia. Seleccion avanti dopo tre minuti grazie ad un autogoal di Kolasinac e capace di raddoppiare nella ripresa con Messi, nell’unico vero spunto della Pulga. Sudamericani che comunque non convincono: non una grande solidità dietro, dove si sono schierati a cinque (anche loro come l’Olanda, in barba a chi dice che questo tipo di difesa la usiamo solo in Italia), nessuna trama di rilievo davanti, dove ci si affida più che altro ai singoli. Sulla carta devastanti, certo. Ma aiutarli con un gioco degno di questo nome non sarebbe male…

Bosnia che dal canto suo ha comunque dimostrato di avere le carte in regola per puntare al passaggio del turno. Molto, se non tutto, dipenderà dalla gara con la Nigeria, che ha impressionato sì, ma negativamente, nel match con l’Iran.

Team Melli che dal canto suo ha messo in mostra due-tre individualità discrete più una buona sapienza tattica. Ed in questo si è messa bene in mostra l’arguzia tattica del Prof. Queiroz.

Altra sorpresa quantomeno discreta arriva dal Gruppo G, dove la Germania si è liberata del Portogallo. Vittoria prevedibile, di per sé. Non nella misura, però. Un 4 a 0 segnato dalla tripletta di Muller (8 goal in 7 match Mondiali, per lui) e dalla rete di Hummels, ad abbattere un Portogallo che ora avrà già l’ultima chiamata per gli ottavi contro gli States.

Tedeschi che sono stati il team in grado di impressionarmi di più, per solidità e gioco. Ma vanno rivisti in una situazione più probante. Del resto la storia dice che spesso partono bene, quasi sempre arrivano fino alle fasi clou, ma altrettanto sovente vedono mancare la zampata vincente (e, nonostante questo, hanno comunque tre Mondiali in cascina!).

Partita invece in assoluto da dimenticare per i lusitani. Cristiano Ronaldo in debito d’ossigeno, Pepe espulso e dunque squalificato, Coentrao infortunato (e si parla di Mondiale finito per lui, quand’anche la Selecção das Quinas dovesse arrivare in fondo).
Non è ancora nulla perduto, però la sensazione è che la solidità statunitense e la vivacità ghanese non regaleranno un passaggio del turno comodo ai portoghesi, che rischiano una prematura eliminazione.

USA che dal canto loro hanno raccolto subito i frutti della responsabilizzazione di Dempsey e che nonostante l’infortunio occorso ad Altidore (da verificare i tempi di recupero) si sono ben imposti sul Brasile d’Africa grazie a compattezza ed organizzazione di gioco.

Ghana a cui servirà ora probabilmente un mezzo miracolo per passare. Ma dietro la Germania è ancora davvero tutto aperto…

Infine il Gruppo H, le cui due partite si sono giocate ieri sera.

Nella prima il Belgio ha superato, a fatica, l’Algeria. Diavoli Rossi che hanno visto in campo un pessimo Lukaku ma, soprattutto, non sono riusciti a sviluppare il gioco che ci si aspetterebbe da una squadra dotata di così tanto talento. Manovra compassata e zero idee, alla fine a decidere il match è stata una capocciata di Fellaini (chissà, magari gli varrà il ritorno alla titolarità) ed una zampata di Mertens.

Occhio comunque a non dare per spacciate le Volpi del Deserto. Squadra certo non funambolica, che si basa più che altro sul contenimento, i nord africani potrebbero comunque giocare qualche tiro mancino a russi e sud coreani. Anche se, francamente, non credo abbiano grosse chance di passaggio del turno.

Bruttina, infine, la partita che ha visto fronteggiarsi Russia e Corea del Sud.

I primi hanno dimostrato carattere prossimo allo zero e rischiato di perdere per via di una brutta papera di Akinfeev. I secondi hanno invece palesato organizzazione e buon ritmo, come sempre. Doti importanti che non hanno però saputo sfruttare fino in fondo.

Nel prossimo turno le due europee si affronteranno in un match molto delicato, con i belgi a caccia dei tre punti utili a qualificarsi agli ottavi. Interessante vedere anche come i coreani affronteranno l’Algeria.

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Sì è giocata nella serata-nottata di ieri la seconda giornata di Brasile 2014, ed è già arrivato il primo risultato clamoroso: l’Olanda ha distrutto la Spagna per 5 a 1 in una gara ai limiti dell’assurdo.

A partire meglio sono infatti stati i Campioni del Mondo in carica, che per 44 minuti hanno messo in discreta difficoltà il fortino difensivo olandese, schierato per l’occasione a cinque uomini (credo una sorta di bestemmia nella patria del 4-3-3).

Poi il gran bel goal di Van Persie ha tagliato le gambe agli spagnoli. Che nella ripresa, in palese debito d’ossigeno, si sono sgretolati fragorosamente.

Cosa dire di questo match? Il potenziale offensivo olandese era ben noto. A me personalmente hanno colpito di più le difese, assolutamente non all’altezza del compito.

Da una parte dei tre centrali si è salvato solo l’esperto Vlaar, con Martins Indi che ha provato ad aggrapparcisi e De Vrij, al netto del goal di testa, assolutamente insufficiente e reo di aver aperto molti buchi. Dall’altra Piquè e Ramos hanno palesato tutti i loro limiti, solitamente celati da stati di forma sempre ottimali. E la Spagna ha ceduto, come un castello di carte.

Difese che mi sembrano comunque un bug per diverse squadre, come il Cile. Ok il potenziale notevole in fase offensiva, con un gioco piacevole fatto di possesso verticale, ma dietro si balla notevolmente. Nell’uno contro uno i rossi hanno fatto molta fatica, con Mena che è stato letteralmente stuprato da Leckie sull’out di sinistra. Nel gioco aereo sono stati dominati da Cahill, che nonostante l’età ha dimostrato che certe cose non si disimparano, ed ha fatto ammattire i due centrali.

A questo punto, visto anche il suo scarso stato di forma, forse Sampaoli potrebbe pensare ad arretrare in difesa il buon Vidal, che potrebbe forse dare una mano al reparto che rappresenta il vero punto debole di questa nazionale.

Mi ha invece stupito il Messico, che non pensavo potesse sviluppare un possesso di palla così interessante. Attenzione però, il Camerun visto ieri è davvero poca cosa: squadra non all’altezza del passato da un punto di vista tecnico e che, soprattutto, risente molto della spaccatura interna allo spogliatoio. Le gare con Brasile e Croazia definiranno se i messicani potranno essere una delle sorprese di questa edizione.

Nel complesso, quindi, si può dire che la Croazia non avrà comunque vita facilissima a passare il turno, con i centramericani che forti anche di una buona organizzazione difensiva (a 5 anche loro) venderanno cara la pelle.

Nel gruppo B diventerà invece interessantissimo vede come si potranno sviluppare le cose. Io eviterei di suonare le campane a morto per la Spagna, che però ieri è sembrata a terra da un punto di vista fisico. Con l’Olanda che dovrebbe battere l’Australia, Cile – Spagna diventa decisiva per il passaggio del turno.

Consiglio a Sampaoli: abbandona la spregiudicatezza di ieri, almeno nel primo tempo. Lascia correre gli spagnoli e cerca di fiaccarli in ogni modo possibile. Poi, nella ripresa, alza il ritmo. Se lo stato di forma fosse ancora quello di ieri, potremmo avere la prima, clamorosa, eliminazione…

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