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Archive for the ‘Sud America’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Dopo l’excursus sul torneo di Arona torniamo al calcio dei grandi volando in Argentina assieme agli amici di Aguante Futbol, per ricapitolare un po’ l’andamento dell’ultimo campionato e non solo.

Racing. A 13 anni dall’Apertura 2001 è arrivata la vittoria nel torneo di Transicion del 2014. Il tutto a due sole lunghezze dal River. Che campionato è stato?

Giulio: combattuto, con quattro squadre a giocarsi il titolo fino a poche giornate dalla fine. Il Racing è stato bravo a riprendersi da un inizio complicato e a crederci fino in fondo, e cioè fino allo scontro diretto col River. La squadra di Gallardo era nettamente la migliore, ma ha perso i punti decisivi per la Copa e soprattutto per il Superclasico, mentre mi ha un po’ deluso il Lanus, che pensavo avrebbe avuto meno distacco.

Gianni: un campionato un po’ anomalo, perché il River fin dall’inizio ha imposto un ritmo tremendo, dando l’impressione di poter dominare dall’inizio alla fine. Tuttavia la rosa corta e il doppio (triplo, se consideriamo il percorso significativo anche in Copa Argentina) impegno hanno pesato non poco sul finale di stagione della Banda. Il Racing è stato molto più lesto delle altre inseguitrici, meritando di vincere il Torneo di Transicion grazie ad una striscia di successi sorprendente.

Quali i giocatori si sono messi più in mostra? Quali i giovani?

Giulio: nel Racing di sicuro Bou, autentico trascinatore coi suoi gol, e Ricardo Gaston Diaz che sulla fascia ha dato equilibrio e assist. Nel River su tutti Pisculichi, architetto della fase offensiva. Nel Lanus Romero, punta davvero completa che ha messo a segno 11 gol. Oltre a loro menzione d’affetto per Lucas Pratto, che voleva chiudere da capocannoniere e ci è riuscito. Come giovani è emerso Kranevitter, valore aggiunto finchè ha giocato, e personalmente dico Boye, che ha un insieme di caratteristiche che apprezzo.

Gianni: Bou non può non essere considerato la grande sorpresa del semestre, soprattutto pensando al suo passato con la maglia del River Plate. Arrivato nella prima squadra dei Millonarios come uno dei talenti più cristallini delle giovanili, soffrì moltissimo l’adattamento al calcio dei grandi, pagando anche le enormi difficoltà che la squadra viveva in quel periodo. Tuttavia, l’unico nome che mi sento di fare è quello di Matias Kranevitter: da mesi si attendeva la sua esplosione ed eccola arrivata. È stato il dominatore del centrocampo del River, confermando per l’ennesima volta una straordinaria conoscenza del gioco. Peccato soltanto per il lungo infortunio nel momento più importante della stagione.

Capitolo Libertadores: a cinque anni dalla vittoria dell’Estudiantes e dopo quattro vittorie consecutive in salsa Verdeoro un’Argentina è riuscita a tornare sul podio: il San Lorenzo di Papa Francesco, poi giunto ottavo in campionato. Quale futuro per il Ciclon?

Giulio: per la vittoria del San Lorenzo si sono evidentemente allineati i pianeti, ed era un evento atteso da chiunque a Boedo. Il futuro immediato è il Mondiale, in cui tutti i tifosi sperano tantissimo, a cui di fatto è stato sacrificato questo semestre. La squadra per il futuro è buona, magari non da primissime posizioni, con esperienza e qualità, anche se bisogna sempre aspettare il mercato.

Gianni: concordo con Giulio, c’è una base buona, ma non eccellente. Con il Mondiale per Club si chiude un ciclo storico e la dirigenza del Ciclon dovrà fare un buon lavoro per ripartire nel migliore dei modi.

La Copa Sudamericana è stata invece vinta dal River. Aggiungendoci il secondo posto dell’Argentina ai Mondiali, un anno d’oro per il calcio argentino…

Giulio: verissimo, e in un periodo in cui sembrava tutto nero. A livello locale trovo ci sia stata una certa evoluzione tattica che ha certamente aiutato i successi nelle due coppe, oltre a importanti ritorni di giocatori di esperienza.

Gianni: un anno sorprendente, considerata la crisi del futbol albicelesta, inevitabilmente legata al momento non proprio idilliaco del Paese. Come dice Giulio, c’è stata un’evoluzione tattica piuttosto evidente, dovuta anche al ricambio generazionale su molte panchine dei principali club. Un dato interessante, a tal proposito, può essere l’età dei DT delle prime 10 in classifica: ben 7 hanno meno di 43 anni.

Torniamo proprio ai Mondiali: quale bilancio si può trarre dall’esperienza brasiliana? Quali le prospettive oggi?

Giulio: la Nazionale vive di una generazione d’oro in attacco, che però fatica a trovare una reale amalgama. Del resto giocare con Messi non è affatto facile, chiedere a Barcellona per informazioni. L’Argentina di sicuro punterà alla Copa America di quest’anno, ma a breve deve cominciare un ricambio generazionale soprattutto tra porta e difesa. Talenti ce ne sono, ma vanno testati e fatti crescere.

Gianni: nonostante la sconfitta in finale, il bilancio è positivo, soprattutto considerando le brutte figure al Mondiale 2010 e alla Copa America casalinga. Tuttavia, come dice Giulio, è giunto il momento di dare un taglio con il passato e aprire le porte della Seleccion a nomi nuovi, soprattutto nei reparti in cui la nazionale albiceleste non ha a disposizione molti fenomeni. Personalmente credo anche che Martino debba iniziare a mettere da parte la tradizione di convocare in nazionale, come contorno alle stelle “europee” i propri fedelissimi allenati nelle squadre di club, come accaduto in modo fin troppo plateale durante la gestione Sabella.

A gennaio, sempre in tema di Nazionale, si disputerà il Sudamericano sub 20. Un torneo che manca dal 2003. Sarà la volta buona?

Gianni: risposta difficilissima, perché tutte le volte la Seleccion si presenta con un potenziale immenso che, puntualmente, si rivela essere un triste mix di talenti che fanno a gara per risolvere la partita da soli, complici dei DT piuttosto inadeguati. Però, scorrendo la lista dei preconvocati, è impossibile negare che l’Argentina parta come una delle favorite: Tripichio, Astina, Ferreyra, Leszczuk, Matias Sanchez, le stelline del River Mammana, Simeone, Martinez e Driussi. I nomi ci sono, vediamo se Humbertito Grondona riuscirà a fare ciò che non gli è mai riuscito. La profondità della rosa è sorprendente: la difesa è solida, il centrocampo quadrato e davanti l’unico problema è il sovraffollamento. Quasi dimenticavo, tra i preconvocati c’è anche un certo Angel Correa.

Giulio: come ha detto benissimo Gianni, talento ne hanno da vendere, ma è successo in tante altre edizioni passate. Bisogna vedere se riusciranno ad essere squadra una volta tanto.

La Sampdoria ha già ufficializzato l’arrivo di Joaquin Correa dall’Estudiantes. Che ne dite?

Giulio: Correa, che è Joaquin e non Angel, ha talento e fisico, che è un fattore importante per attraversare l’oceano. Come caratteristiche lo vedo adatto al 4-3-3, ma per interpretare il ruolo come chiede Mihajlovic servirà applicazione e pazienza. Si muove poco senza palla e tende un po’ troppo ad aspettare l’uno contro uno. Se saprà completarsi la Samp si troverà una bella plusvalenza in mano.

Gianni: francamente non ho seguito moltissimo l’Estudiantes. In Argentina è considerato un grande talento, ma ha abbastanza faticato ad esprimersi in una squadra comunque non eccelsa.

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Il nostro giro del mondo continua per sbarcare, con un po’ di colpevole ritardo, in Uruguay. Dove qualche giorno fa il Nacional ha vinto il Torneo Apertura della Primera Division locale.

Per parlarne, ovviamente, mi sono affidato ad Andrea Bracco, grande esperto di calcio sudamericano ed in particolare uruguagio.

13 vittorie, 1 sconfitta. Ruolino spaventoso per il Nacional in questo Torneo di Apertura.

Hai detto bene, ruolino incredibile. D’altronde in questo particolare semestre il Nacional si è dimostrato una vera e propria potenza rispetto alla concorrenza, soprattutto a livello tecnico, con una rosa completa in ogni reparto ed in grado di mettere tutti sotto. Nota di merito al tecnico Gutierrez ed all’intramontabile Alvaro Recoba, uomini giusti al posto giusto.

Solo – rispettivamente – settimo e dodicesimo Montevideo Wanderers e Danubio, vincitori di Apertura e Clausura dello scorso anno. Quali le motivazioni di questa regressione (che diventa tracollo nel caso dei campioni in carica)?

Spiegazione molto semplice. In Uruguay è molto facile “azzeccare” un semestre, nel senso che magari una società come quelle da te citate – che fanno la spola sistematica tra primi posti e coda della classifica – sul mercato preleva un paio di giocatori a parametro zero che rendono, magari affiancandoli ad ottimi giovani del vivaio. Il problema è che, una volta emersi, vengono subito portati via da club più importanti. Che possono essere Nacional o Penarol, ma anche squadre cilene piuttosto che colombiane, che li inseriscono poi in un contesto calcistico superiore. Gli Wanderers poi, in estate, hanno perso uno come Blanco, punta capace di segnare da ogni posizione…

Da un punto di vista dei singoli, chi sono stati i giocatori più impattanti del torneo?

Menzione d’onore per il capocannoniere Ivan Alonso, 15 reti totali, punta esperta che al Nacional ha contribuito in maniera sostanziosa alla cavalcata trionfale. Buono il semestre del portiere 43enne (!!!) Contreras, numero uno del Racing secondo in classifica. Nel Tanque Sisley si è messo in mostra il centrale argentino Santiago Fogst, prossimo al passaggio al Penarol, mentre nel Defensor – oltre al portiere Campana, nuovo nome per la nazionale di Tabarez – ha fatto faville Georgian De Arrascaeta, centrocampista impattante e totale, dal prossimo futuro europeo.

Venendo ai giovani, quali i più interessanti messisi in mostra nel corso di questa Apertura?

Oltre al già citato De Arrascaeta, a mio parere il miglior giocatore del 2014 in Uruguay, del Defensor va citato anche Santiago Arias, eclettico centrale che agisce spesso da terzino destro. Nel Nacional Gutierrez ha dosato alcuni prodotti del vivaio come il laterale destro Aja e le punte Barcia e Mascia (occhio a questo ragazzo), mentre la risposta del Penarol si è tradotta nell’ottimo “volante” Nandéz. Completano il mio elenco il difensore centrale Santiago Carrera (Sud America), la punta Jaime Baéz (Juventud), il centrocampista Leandro Sosa (Atenas), Fabricio Formiliano e Gaston Faber (Rispettivamente centrale e regista del Danubio) e Francis D’Albenas, attaccante in forza al Rampla Juniors.

Capitolo nazionali: quali le prospettive dell’under 20 che a gennaio disputerà la propria rassegna continentale di categoria?

L’under 20 è nel complesso una buona squadra, ma guardando i nomi coinvolti in vista della prossima rassegna sudamericana credo che si sia fatto un passo indietro. Sia chiaro, il livello rimane medio alto e bisognerà capire se i giocatori più forti che salgono dalla Sub 17 sapranno dare le risposte giuste. I migliori? Un nome su tutti: Hebér Ratti, mediano del River Plate Montevideo.

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Partiamo dal principio: com’è strutturata la massima serie del calcio boliviano?

La struttura – come in molte altre nazioni sudamericane – varia spesso, ma ora è stabile da qualche tempo: annata 2013/2014 divisa in due campionati, Apertura (che si è appena conclusa) e Clausura. L’Apertura si gioca nel secondo semestre, il Clausura nel primo del successivo: entrambi vedono 12 squadre al via, e un vincitore al termine delle 22 partite di andata e ritorno (molto semplicemente, senza playoff o calcoli strani o classifiche sommate). La classifica sommata tra Apertura e Clausura serve per decidere le due squadre che scendono a giocare nel campionato Nacional B, l’ultima direttamente e la penultima dopo uno spareggio con la seconda della B.

L’Apertura 2013 è stata vinta dallo Strongest, unico club a reggere un minimo il passo del Bolivar, in quanto a titoli nazionali. Vittoria meritata?

Diciamo di sì, soprattutto perché non ha mai mollato. Sono due tra i club più titolati in assoluto nel paese, e si sono divisi tutti i titoli negli ultimi 3-4 anni. Il Bolìvar aveva vinto il Clausura 2013 e sembrava favoritissimo, ed è stato primo in classifica quasi tutto il semestre. Una alla volta tutte le rivali si sono staccate, tranne The Strongest che è rimasta a 90 minuti dalla fine a 1 solo punto. Nell’ultima giornata è successo di tutto, con il Nacional Potosì che ha battuto il Bolìvar conquistando per la prima volta la qualificazione alle competizioni internazionali (farà la Sudamericana nel 2014) e The Strongest che davanti al suo pubblico ha festeggiato battendo 3 a 0 il Real di Potosì! Doveva essere una delle due a vincere, sono state le più solide e avrebbe meritato chiunque avesse avuto la meglio! Al 90′ sono seguite polemiche e confusione, con alcuni tifosi del Bolìvar che volevano protestare perché secondo loro gli avversarsi avevano schierato contemporaneamente 5 extracomunitari (il massimo consentito è 4), poi sono arrivate le accuse che sempre il Bolìvar avesse cercato di comprare la gara… Confusione tanta, ma il verdetto è definitivo: The Strongest campione all’ultimo respiro.

Chi sono stati i migliori giocatori dell’ultimo campionato?

Sarà banale dirlo, ma i nomi sono sempre gli stessi: Carlos Saucedo del San José è uno dei più grandi goleador del paese da anni ormai, e ha chiuso al primo posto della classifica marcatori anche questa volta (tra l’altro in coabitazione con il compagno di squadra José Gomes, attaccante brasiliano che invece non era mai stato così prolifico). E’ un classe ’79, ormai nella fase calante della carriera (quasi tutta passata in patria) ma è ancora il più temibile. In Bolivia si sente a casa anche l’uruguagio William Ferreira del Bolìvar, sempre tra i maggiori marcatori del torneo, mentre della squadra campione in carica direi che il giocatore simbolo è stato il gruppo, ma nomi da sottolineare potrebbero essere quello di Pablo Escobar, che ha chiuso con 13 reti il semestre ed è il più prolifico attaccante della squadra degli ultimi anni.

A gennaio inizierà il Clausura 2014. Difficile dire come potranno andare le cose, dato che le rose non sono ancora definite. Ma se guardassi dentro la sfera di cristallo, questa cosa pensi ti mostrerebbe?

I verdetti – specie in Bolivia – sono spesso disattesi, ma le squadre che si giocheranno il titolo saranno sempre loro, The Strongest e Bolìvar. Nelle ultime settimane le rivali più arcigne sono state il San José e il Wilstermann, che vedo però ancora un gradino più indietro.

Il calcio boliviano non è mai stato di livello eccelso. A che punto è il movimento in questo momento? Cresce o decresce?

Devo dire che non prevedo grandi miglioramenti nel prossimo futuro: le squadre in patria si danno battaglia, ma a livello continentale sono sempre molto indietro (non per niente anche le più forti sono già soddisfatte se nelle coppe superano i gironi e arrivano agli ottavi…). Anche la nazionale, nonostante qualche soddisfazione presa qua e là, è sempre il fanalino di coda del Sudamerica…

Chi sono i migliori talenti boliviani che a tutt’oggi giocano in patria? Qualcuno di questi potrebbe fare bene anche in Europa?

Come detto, i migliori giocatori dell’ultimo campionato sono più o meno tutti delle conferme, in particolare Ferreira e Saucedo, giocatori che da anni in patria fanno la differenza. Ma nessuno di loro penso potrebbe farla fuori dai confini nazionali, il calcio boliviano è un po’ indietro e potrebbero essere utili magari a qualche medio team di Paraguay o Cile o Perù, ma a quel punto meglio lottare per il vertice a casa loro…Romel Quinonez

Se dovessi fare tre nomi di giocatori under 23 di passaporto boliviano che pensi potranno essere in futuro i fari della nazionale, chi citeresti?

Tra i giovani citerei sicuramente Diego Bejarano, classe 1991, in forza a The Strongest (quest’anno è stato disponibile meno dello scorso, ma è un sicuro talento), autore del primo gol nella sfida decisiva dell’ultima giornata e già nel giro della nazionale. Giocatore interessante è anche Rodrigo Ramallo, 12 gol questo semestre con il Wilstermann dopo una carriera nelle giovanili di The Strongest. Classe 1990 (ma è di ottobre) garantisce gol e qualità ed è anche lui tra i nuovi nomi della nazionale boliviana. E infine il portiere del Bolìvar, il classe 1992 Romel Quinonez, il meno battuto dell’intero campionato.

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Atletico Nacional campione di Colombia.

Questo il responso dell’ultimo Finalización, che ha visto i Verdolagas imporsi in una terra in cui il movimento calcistico ha visto un miglioramento costante negli ultimi anni (tanto che la nazionale colombiana è accreditata come una delle possibili outsider del prossimo Mondiale).Atletico Nacional

Continuando il giro che ci sta portando a sondare un po’ lo stato di cose dei vari campionati sudamericani (ma prossimamente spero di poter sondare anche qualche altro continente), quindi, eccoci proprio nella terra che fu di Valderrama ed Higuita, con questa chiacchierata fatta con Andrea Leoni, redattore di Calciosudamericano e grande esperto di quelle particolari latitudini.

Iniziamo col parlare di regole: com’è organizzato il campionato colombiano?

Come ogni torneo sudamericano che si rispetti anche la formula della Primera A colombiana è piuttosto complicata. Nell’arco di ogni anno solare vengono attribuiti due trofei distinti, quello di Apertura e quello di Finalización, senza alcuna finalissima di fine anno come accadeva in passato. Il torneo di Apertura comincia tra Gennaio e Febbraio e si conclude tra Giugno e Luglio, mentre quello di Finalización parte tra Luglio e Agosto e si chiude a Dicembre. La stagione calcistica colombiana è lunghissima, infatti basti dire che l’Atletico Nacional, campione 2013 di Apertura e Finalización ha dovuto disputare nell’anno solare la bellezza di 52 partite solo di campionato al quale si devono aggiungere le 18 gare disputate nella trionfale cavalcata della Copa Postobon, il trofeo nazionale colombiano, per un totale pazzesco di 70 partite per la conquista del triplete di titoli per i verdolagas. Ogni torneo si compone di una prima fase, definita todos contra todos, un classico girone all’italiana dove le diciotto squadre del massimo campionato si affrontano in 18 giornate, con la ripetizione delle gare del nono turno, caratterizzato dai svariati clásicos regionali. Al termine delle diciotto giornate le prime otto classificate accedono alla seconda fase, quella dei quadrangolari di semifinale, ai quali le prime due classificate al termine della prima fase accedono in qualità di teste di serie dei due raggruppamenti da quattro, mentre le altre sei vengono coinvolte in un sorteggio. Al termine dei quadrangolari, da giocarsi in sei gare tra andata e ritorno, le prime due classificate si sfidano nella Finale, anch’essa al meglio delle due partite. Per quanto riguarda la zona salvezza, come avviene ovunque in Sudamerica si considera la tabla de promedio, o tabla de descenso, dove i punti raccolti negli ultimi sei tornei vengono divisi per il numero delle partite disputate. La formazione che al termine di ogni Finalización si trova all’ultimo posto retrocede direttamente in Primera B, mentre la penultima si ritrova a disputare lo spareggio con il vicecampione della Primera B. Per quanto riguarda la qualificazione ai tornei continentali la Colombia manda tre formazioni in Copa Libertadores, due direttamente alla fase a gironi e una ai preliminari: le vincitrici dei due tornei, o in caso di medesimo vincitore le due finaliste o la formazione meglio classificata nella tabla de reclasificación, che riassume l’andamento di tutto l’anno solare. Per la Copa Sudamericana invece la Colombia presenta quattro squadre: la vincitrice della Coppa nazionale e della Superliga (La Supercoppa), e la seconda e terza classifica nella tabla de reclasificación.Jefferson Duque e Stefan Medina

L’Atletico Nacional ha vinto entrambi i titoli assegnati nel corso di quest’anno. Merito o fortuna?

L’Atletico Nacional è emerso in questo 2013 come autentico dominatore del panorama calcistico colombiano, e non è una sorpresa. Negli anni passati vi sono stati diversi vincitori; da quando seguo la Liga Postobon ho visto il Santa Fe dominare in modo assoluto l’Apertura 2012 e letteralmente cedere di schianto nel semestre successivo che vide il trionfo dei Millonarios, che si imposero in finale sull’Independiente Medellìn. Nel semestre successivo però, l’Apertura 2013, entrambe le formazioni condussero una campagna non all’altezza delle aspettative. Ciò che contraddistingue l’Atletico Nacional dal momento in cui Juan Carlos Osorio ha preso in mano le redini della squadra, cioè dal termine dell’Apertura 2012 è il gioco pragmatico, la concentrazione sulla difesa, e soprattutto la continuità. Il rendimento dei verdolagas è andato in costante crescendo, dal trionfo nella Copa Postobon del 2012 e nella prima edizione della Superliga sempre nel 2012, fino alla dodicesima e tredicesima estrella, al bis in Copa Postobon e allo sfortuna quarto di finale di Sudamericana contro il San Paolo. Acquisti intelligenti come l’esperto Juan Pablo Angel, un vero giramondo del calcio colombiano, e scommesse come Jefferson Duque, arrivato dal Rionegro, formazione del torneo cadetto, hanno permesso alla formazione di Osorio di sopperire a partenze eccellenti come quella di Macnelly Torres, pedina importante della nazionale di Pekerman e partito alla volta dell’Arabia Saudita. Giovani veterani come Stefan Medina, che a ventun anni è pilastro insostituibile della difesa e che è già entrato nel giro della nazionale, e Cristian Bonilla, eletto miglior portiere del Torneo di Tolone per le selezioni nazionali under 20, rappresentano il futuro di questa squadra, che ancora una volta partirà davanti a tutti ai nastri di partenza del Torneo di Apertura 2014.

Millionarios 14, Atletico Nacional e America de Cali 13. Il prossimo anno potrebbe esserci un nuovo primatista a livello di numero di campionati vinti in Colombia. Impossibile fare valutazioni oggettive oggi, ma se dovessi azzardare una previsione…

Con il sipario che cala sul Finalización del 2013 cominciano le manovre di mercato in vista del prossimo torneo di Apertura. A partire dalla fine di Gennaio si vedranno parecchie facce nuove in giro per la Colombia. Ad esempio il Santa Fe, ha già messo a segno otto nuovi colpi di mercato, tra cui Robinson Zapata, l’esperto portiere ex estremo difensore dei Millonarios. Gli albirojos, che hanno ceduto Gerardo Bedoya, l’uomo da 43 espulsioni in carriera, punteranno ancora sulla classe cristallina di Omar Perez, l’esperto trequartista argentino naturalizzato colombiano. Probabilmente la formazione attrezzata maggiormente a combattere lo strapotere dei verdolagas sono i Millonarios di Bogotà, con il loro connubio di giocatori di grande esperienza e giovani interessanti. Il Deportivo Cali, vicecampione dell’ultimo torneo è formazione da tenere sempre in attenta considerazione se non altro perchè non bisogna mai sottovalutare le formazioni allenate da Leonel Alvarez, monumento del calcio colombiano e attualmente uno tra i migliori tecnici in circolazione. Ad ogni modo, il mio pronostico è che la fase todos contra todos verrà presumibilmente dominata ancora una volta dall’Atletico Nacional, e i verdolagas rimangono in ogni caso favoriti per la vittoria finale; ma i quadrangolari degli ultimi anni ci hanno insegnato che a volte dominare la prima fase non porta alla conquista dei trofei, e il caso del Deportes Tolima nell’Apertura 2012 che dopo una prima fase travolgente si sciolse nel momento clou del semestre, ne è un esempio perfetto.Dayro Moreno

Capocannonieri sono stati, a parimerito, Dayro Moreno e Luis Carlos Junior, con 16 realizzazioni. Che tipo di giocatori sono?

Era da un po’ di tempo che un attaccante non chiudeva un torneo con così tanti gol, ma Dayro Moreno dei Millonarios e Luis Carlos Ruiz dell’Atletico Junior hanno dimostrato di essere due veri delanteros di razza. Sono due attaccanti abbastanza diversi, Ruiz è decisamente più alto, mentre Moreno è più brevilineo, ma entrambi sono fisicamente ben piazzati, bravi ad attaccare la profondità e a difendere il pallone. L’abilità nell’uso di entrambi i piedi e l’abilità nel gioco aereo li rendono due attaccanti completi, due punte moderne. Luis Carlos Ruiz ha iniziato come centrocampista esterno per ritrovarsi, una volta partiti giocatori come Dayro Moreno (che prima di vestire la maglia albiazul dei Millonarios ha vestito quella dei tiburones di Barranquilla) o Teofilo Gutierrez, a ricoprire il ruolo di principale terminale offensivo, un percorso comune a molti calciatori dei nostri tempi. A livello realizzativo Dayro Moreno non era mai stato tanto prolifico quanto in questi ultimi mesi, a dimostrazione che questo ragazzo classe 1985 è entrato nel pieno della maturazione psicofisica. A Moreno piace molto svariare per il fronte d’attacco e tornare a metacampo alla ricerca di palloni giocabili, mentre Ruiz gioca più a contatto con la linea difensiva avversaria, da vero numero 9. Per il momento nessuno dei due è tra i giocatori più accreditati a partire per la spedizione mondiale in Brasile, nonostante che Dayro Moreno abbia accumulato tre gettoni di presenza durante le eliminatorie.

Chi sono stati, più in generale, i migliori giocatori messisi meglio in mostra in questo campionato?

Oltre ai due giocatori di cui abbiamo parlato poc’anzi mi sentirei di aggiungere Stefan Medina e Oscar Murillo, perni insostituibili della miglior difesa del torneo, quella dell’Atletico Nacional, e Daniel Bocanegra, esterno destro di centrocampo, che nonostante il passato in maglia roja dell’Independiente in un solo semestre ha conquistato i cuori dell’hinchada verdolaga. Carlos Lizarazo, giovane numero 10 del Deportivo Cali, e trascinatore degli azucareros fino alla sfortunata finale del torneo di Finalización. Menzione speciale per Faryd Mondragon, che a 42 anni e dopo una carriera da autentico giramondo, difende i pali rimanendo ancora su ottimi livelli, e per Cristian Palomeque, giovane punta di diamante della piccola formazione dell’Alianza Petrolera, che ha appena disputato il suo secondo torneo nella massima serie.Cristian Palomeque

Vista la mia particolare passione per il mondo giovanile non posso non chiederti: quali i migliori giovani che attualmente giocano in Colombia? E tra i giovani colombiani già espatriati chi è bene tener d’occhio?

La Colombia continua ad essere un’ottima fucina di talenti per il calcio internazionale. La selezione Sub-20 si è imposta nel torneo sudamericano di categoria, facendo lo sgarbo di vincere in casa dell’Argentina. Tra gli elementi più interessanti c’è sicuramente Cristian Bonilla, portiere dell’Atletico Nacional di cui abbiamo già parlato, il centrale di difesa Jherson Vergara Amu, da noi conosciuto come l’ultimo oggetto misterioso approdato a Milanello, ma che prima di perdersi nelle tribune del nostro campionato, aveva mostrato grandissime potenzialità fisiche e tecniche, e Harrison Mojica, che a vent’anni è titolare fisso nel Deportivo Cali di Leonel Alvarez. Tra i giocatori che giocano all’estero c’è il possente attaccante Jhon Cordoba, che dopo aver fatto molto bene in patria, sembrava essersi un po’ perso in Messico con la maglia del Jaguares del Chiapas, ma che è riuscito lo stesso a sbarcare in Europa, a Barcellona, sponda Espanyol. Brayan Perea, lo scorso anno punta titolare del Deportivo Cali è recentemente approdato alla Lazio, dove ha mostrato buone cose, anche se pare ancora un po’ acerbo per il calcio di oltreoceano. Chiudo con quello che a mio parere sarà uno dei più grandi rimpianti del calcio italiano degli ultimi anni, Juan Fernando Quintero, l’ex Pescara che le nostre grandi si sono lasciate colpevolmente scappare, e che considerato il trend degli ultimi anni, fra qualche stagione lascerà la carissima bottega del Porto solamente per una cifra astronomica. Questo ragazzo classe 1993, nominato miglior giocatore dell’ultimo Sudamericano Sub-20 ha anche ricevuto l’investitura di Deco, che ha ricordato che un giocatore del suo talento necessita tempo per adattarsi alle nuove situazioni e consiglia a staff e dirigenti della squadra portoghese di attendere con pazienza.

Infine, buttiamoci sul Mondiale. Quello colombiano è un movimento in espansione che molti accreditano come possibile outsider in Brasile. Tu come vedi i Cafeteros al prossimo Mondiale?Colombia

La Colombia raramente aveva ricevuto tanta attenzione mediatica, specialmente qui in Europa. L’agevole cavalcata del girone di qualificazione e la presenza di stelle del calibro di Falcao, Muriel, James Rodriguez e Jackson Martinez hanno permesso alla selezione cafetera di aggiudicarsi il posto da testa di serie del torneo, e lo scomodo ruolo di potenziale mina vagante della rassegna iridata, insieme al Belgio di Eden Hazard. Secondo me la nazionale di Pekerman ha tutte le carte in regola per fare bene, e un eventuale mancato passaggio del girone sarebbe da classificare come un clamoroso fallimento. Dal centrocampo in su la nazionale colombiana gioca praticamente alla pari con le grandi del calcio mondiale; Falcao è forse tra i primi tre numeri 9 in circolazione in questo momento e Cuadrado con ogni probabilità alla fine del torneo varrà quanto un Dalì. D’altra parte, se Ospina pare una certezza tra i pali, la difesa non è esattamente all’altezza degli altri due reparti, Luis Perea e Mario Yepes non stanno certo ringiovanendo, e Cristian Zapata, messo alla prova del grande club, ha evidenziato pesanti lacune a livello di concentrazione ma anche a livello tecnico, e lo stesso discorso vale per Pablo Armero, che sta attraversando un periodo molto difficile con la maglia del Napoli. Il possibile accoppiamento agli ottavi con una tra Italia, Uruguay e Inghilterra complica un po’ le cose, ma l’obiettivo dei quarti di finale rimane alla portata della squadra di Pekerman.

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Non ho mai nascosto di reputare Andrea Bracco, redattore di Calcio Sudamericano e autore del blog Pallonate, uno dei più interessanti esperti di calcio internazionale che la nostra blogosfera offre.

E’ quindi ancora una volta un piacere ospitarlo sul mio blog. Parlando, questa volta, di Uruguay. Danubio Campione

Con un campionato appena finito che ha visto laurearsi campione il Danubio ed una prospettiva internazionale che vedrà la Celeste, tra qualche mese, contendersi con Inghilterra, Costa Rica e soprattutto – per chi scrive, almeno – Italia un posto agli ottavi di finale del prossimo Mondiale.

Domanda di rito: com’è organizzato il campionato di calcio uruguaiano?

Il campionato uruguagio, come la maggior parte dei campionati sudamericani (eccetto il Brasileirão), si divide in due semestri: l’Apertura ed il Clausura, che seguono l’andamento stagionale europeo. Quello che si è appena concluso infatti è l’Apertura 2013, mentre a maggio – con il termine del Clausura – avremo i verdetti stagionali definitivi.

Veniamo all’Apertura appena conclusasi. Ha vinto il Danubio, per la quarta volta nella propria storia. Vittoria meritata?

Più che meritata, direi sorprendente. La Franja Negra non era considerata come possibile vincitrice nemmeno dalle testate vicine alla società, che anzi da qualche stagione puntano il dito contro l’attuale proprietà rea – secondo loro – di non puntare più sui giovani del vivaio come una volta. Ovviamente la compagine allenata da Léo Ramos ha smentito tutti, allestendo una rosa stuzzicante e prelevando a mani basse dalla Reserva (un sorta di squadra Primavera).

In Uruguay ci sono due squadre storicamente dominatrici: Penarol e Nacional, giunte rispettivamente ottavo e terza. Qual è il loro stato di salute?

Le due super potenze hanno deluso, per diversi motivi. Partirei dal Nacional, beffato al fotofinish proprio dal Danubio. Il Bolso (a proposito, è notizia di queste ore l’allontanamento del tecnico Rodolfo Arruabarrena) era partito per ammazzare il campionato dopo aver allestito una rosa importante, ed invece – oltre ad essere rimasto con un pugno di mosche in mano – ha anche perso il Superclasico contro i rivali di sempre. Di contro, il Peñarol ha nel derby vinto l’unico acuto del semestre, perché per il resto l’Aurinegro – dopo l’addio di Jorge Da Silva – è diventato un cantiere aperto in perenne ricostruzione.Jorge da Silva

Venendo ai singoli, la classifica marcatori vede tre giocatori appaiati al primo posto: Hector Acuna, Ivan Alonso, Sergio Blanco. Che giocatori sono?

Tre vecchi volponi dell’area di rigore, nonché discreti giramondo. Ivan Alonso vanta una lunga militanza in Spagna dove ha giocato per Alaves, Murcia ed Espanyol, prima di passare ai messicani del Toluca per poi tornare nel club che lo ha lanciato da giovane, mentre Sergio Blanco ha segnato (parecchio) in Messico e tentato un’avventura poco fortunata in Argentina, al Patronato. Per finire, Hector “El Mago” Acuña, famoso per gol impossibili ed errori colossali, in perfetto stile sudamericano. Anche per lui, come per gli altri, diverse esperienze all’estero, tra cui una in Honduras.

Tutti e tre hanno ampiamente superato i 30 anni. Come valuti questo fatto?

E’ molto semplice. In Uruguay, ma tendenzialmente in tutto il Sudamerica, i giocatori non di primissima fascia tendono a giocare l’ultima parte di carriera a casa loro per divertirsi e sfruttare i ritmi più blandi. Come ha fatto anche Walter Pandiani, messo sotto contratto dal piccolo Miramar Misiones dell’amico Gonzalo de los Santos, a patto che assieme a lui venisse tesserato anche il figlio maggiore.

Chi sono stati i giocatori migliori di questa Apertura?

Mi preme segnalare il reparto offensivo del Danubio, imperniato sul bomber Liber Quinoñes (che ha salutato tutti dopo il titolo conquistato: andrà in Messico, al Veracruz) assistito da due giocatori da tenere d’occhio. Il primo è Jonathan Alvez, seconda punta esplosiva prelevata dal Torque, squadra con la quale ha fallito la promozione in Primera lo scorso anno. Poi c’è Camilo Mayada, centrocampista offensivo nato mezz’ala che oggi è nel pieno della sua maturità calcistica. Il trio di capocannonieri è poi una menzione d’obbligo, mentre in porta ha fatto grandi cose Martin Campaña, estremo difensore del Defensor Sporting. Ultimo nome, quello di Hernan Novick, eletto miglior giocatore del campionato dalla federazione. Gioca nel Fenix, ma per gennaio è già stato bloccato dal Peñarol.Hernan Novick

Venendo ai giovani, c’è qualche under 20 da tenere d’occhio (e perché no, da inserire in una eventuale nuova “Carica dei 201”)?

Il blocco della Sub-17 merita attenzione estrema. Fabrizio Buschiazzo (Defensor Sporting) è un leader difensivo importante, e nelle movenze mi ricorda molto il primo Diego Lugano. Poi ci sono due mediani con i fiocchi: il primo è Franco Pizzichillo, sempre del Defensor (una garanzia in fatto di giovani talenti), il secondo è Gaston Faber, metronomo del Danubio. Avanzando, impossibile non menzionare Kevin Mendéz, già opzionato dal Barcellona e che – di conseguenza – non ha bisogno di presentazioni, mentre per l’attacco nomino Franco Acosta, centravanti in prestito al Fenix, che gli ha permesso di esordire tra i professionisti.

Il Mondiale è sempre più vicino. La Celeste è stata inserita nello stesso girone dell’Italia, con Inghilterra e Costa Rica. Dove pensi possa arrivare la nazionale uruguaiana? A un nuovo “Maracanazo”?

Il “Maracanazo”, in Uruguay, è sacro, e probabilmente nella storia non ce ne sarà mai un altro. La Celeste è ad un bivio importante, davanti al quale Tabarez dovrà essere bravo nell’imboccare la strada giusta. Rispetto a quattro anni fa, l’intelaiatura di questo Uruguay è molto simile, ma il tempo passa ed il Maestro non ha saputo inserire quei tre-quattro elementi per svecchiare la rosa. Ovviamente ci sono giocatori importanti, capaci di spostare gli equilibri, ma credo (anzi temo, data la mia passione per questa nazionale) che Brasile 2014 rappresenterà il viatico tra il “vecchio” Uruguay e quello che verrà. Una sorta di passaggio di consegne a colui che sarà il nuovo ct. La Celeste arriverà verosimilmente seconda, ed eliminerà l’Inghilterra: questo è quello che credo. O forse, che spero.

Suarez o Cavani?

Per il mio modo di vedere il calcio scelgo Suarez, però se mi date Cavani non mi offendo di certo. Scherzi a parte, sono due fenomeni totali che insieme – se supportati adeguatamente – hanno la capacità di fare male a chiunque. Prendendo spunto da questa domanda, colgo io l’assist per farne una a tutti: come fa l’Uruguay, paese che ad oggi conta circa 3.250.000 abitanti, ad essere storicamente una delle nazionali ai vertici del calcio mondiale, senza poter vantare un campionato di livello eccelso, e a lanciare fenomeni del genere? Non sarà che sanno lavorare bene?Suarez e Cavani

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Si è concluso con un’ultima giornata mozzafiato l’ultima giornata del Torneo Inicial della Primera Division argentina.
Ad imporsi il San Lorenzo, squadra del cuore di Papa Francesco. Che mettendo in mostra cuore ed individualità è riuscito ad avere la meglio su Lanus, Velez Newell’s.

Per raccontare un po’ come sono andate le cose ho deciso di fare una chiacchierata con due dei massimi esperti di calcio argentino che la nostra blogosfera esprime: Giulio Di Cienzo e Gianni Bertoldi di Aguante Futbol.

Come un po’ tutti i tornei sudamericani anche il campionato argentino ha uno svolgimento piuttosto difforme rispetto a ciò cui siamo abituati in Italia, ma più generalmente in Europa. Iniziamo quindi ad affrontare questo aspetto: come si svolge il campionato?

G.D.C: La formula base è quella su due semestri che incoronano un campione a testa. Campionati brevi in cui sostanzialmente può succedere di tutto, basta imbroccare una serie positiva o negativa. In più in Argentina sono maestri a inventarsi cose a caso e complicare cose semplici attraverso l’inutile. Ad esempio dallo scorso anno vige una superfinal tra i vincitori dei “due” campionati che vale un titolo a parte. Oppure il sistema del promedio che determina le retrocessioni o le mille idee di riformare la formula di cui vi può parlare meglio Gianni.

G.B.: Recentemente hanno iniziato a circolare diverse indiscrezioni sulle riforme previste nei prossimi anni. Pare infatti che, dopo il Mondiale, si voglia passare a un torneo unico di venti squadre con andata e ritorno, abolendo Inicial e Final. Un po’ mi dispiacerebbe, perché la formula dei due tornei brevi (una volta noti come Apertura e Clausura) è il principale segreto dell’imprevedibilità del calcio argentino: un campionato in stile “europeo” ridurrebbe al minimo le possibilità di vedere uno spareggio a tre squadre come quello del 2008 o una doppia sfida al cardiopalma come in questo Inicial. Un’altra idea nella testa di Grondona è di portare la massima serie albiceleste a 30 o 32 squadre nel 2015/2016, dividendo i club in due gruppi e facendo avanzare i migliori in un “gruppo finale”. Spero che questa resti soltanto un’idea nella mente di Don Julio e che non trovi un’applicazione concreta, perché non vedo come possa contribuire ad alzare il livello tecnico di un campionato sempre più povero di qualità.

Venendo a oggi, il San Lorenzo è in festa. L’ultima giornata è stata da cardiopalma. Raccontateci un po’ com’è andata.

Abbiamo giusto scritto un articolo. E’ stato un campionato molto combattuto, che ha visto le squadre di vertice giocare al “ciapa no”, come si direbbe a Milano. La Copa Sudamericana ha certamente influito.

G.B.: L’ultima giornata è stata il degno finale di un torneo incerto fino all’ultimo. Al momento del tiro a botta sicura di Allione ho pensato che, ancora una volta, gli straordinari tifosi del San Lorenzo avrebbero dovuto sopportare un’altra grande delusione, invece Torrico ha sfoderato un riflesso incredibile, ammutolendo il Fortin di Liniers. Purtroppo l’unico neo di questo Inicial è stata l’assenza del pubblico “visitante”, con i settori ospiti chiusi a causa dei numerosi problemi legati alla violenza. Un Superclasico al Monumental senza tifosi del Boca o la partita tra Velez e San Lorenzo senza la Gloriosa Butteler a festeggiare il titolo non sono stati una bella pubblicità per il calcio argentino.

Ciclon campione. Vittoria meritata?

G.D.C: Non era tra le favorite al titolo, semmai a un piazzamento alto. Merita la vittoria per il suo pubblico e per il grande lavoro del suo allenatore Pizzi. In un anno ha saputo plasmare una squadra molto tecnica e giovane, cosa non facile in Argentina per pressioni di tifo e risultati (il promedio è uno spettro pesante), chiedere al Racing per informazioni.

G.B.: Sono d’accordo con Giulio. Se vinci superando Velez, Newell’s e Lanus, le tre migliori squadre argentine degli ultimi anni per continuità e gioco espresso, significa che hai svolto un grandissimo lavoro.

Veniamo alle due classiche “grandi” del calcio argentino (almeno per chi lo guarda da questa parte dell’oceano): come valutate l’Inicial giocato dal Boca e soprattutto da un River capace di rimediare solo 21 punti in 19 match?

G.D.C: Il Boca ha disputato un grande torneo, soprattutto se si considera come è andato lo scorso semestre con la squadra penultima. Bianchi ha saputo attingere alla sua immensa esperienza, ma temo stia sparando le ultime cartucce e con lui il totem della squadra Riquelme. Non bellissimo che la spina dorsale del Lanus campione di Copa Sudamericana e secondo in campionato siano ex Boca epurati dal Virrey. Punteranno su dei rinforzi dal mercato e in futuro su Schelotto allenatore. Il River ha fatto più o meno il percorso opposto, sbagliando probabilmente a smontare il reparto offensivo sul mercato. Non hanno più trovato gioco e riferimenti, passando da essere una squadra iperoffensiva a una iperdifensiva. Si sono visti almeno tanti giovani, ma chiedete tutto a Gianni che segue DAVVERO il River.Riquelme e Bianchi

G.B.: Sul Boca ha detto tutto Giulio. Per quanto riguarda il River, sorprende l’involuzione rispetto alla squadra vista nello scorso Final. Il mercato, che sulla carta sembrava ottimo, ha invece evidenziato le lacune della squadra, soprattutto per quanto riguarda l’attacco: dati alla mano il peggiore di sempre nella storia della Banda. Fabbro non si è mai espresso sui livelli visti in Paraguay e Teo Gutierrez ha faticato a interpretare il ruolo di attaccante “tuttofare”. A completare il quadro ci hanno pensato la scarsa vena realizzativa del trequartista Lanzini e l’inevitabile inesperienza delle giovani punte lanciate da Ramon Diaz (Andrada, Simeone, Driussi). L’asse di sinistra Rojas-Vangioni è sembrata più inceppata che mai e il dualismo Ledesma-Ponzio in mezzo al campo non ha di certo favorito la ricerca dell’equilibrio necessario. Insomma, per i Millonarios è stato un semestre da dimenticare e il Final 2014 dovrà essere affrontato con ben altro spirito: ci sarà un nuovo presidente, D’Onofrio, dal quale dipenderà la conferma di Ramon Diaz, ma il materiale su cui lavorare, indipendentemente dal mercato, è buono, soprattutto tra i più giovani, come Balanta, Kranevitter, Driussi, Mammana e Kaprof.

Parlando di singoli, non c’è stato un vero dominatore a livello realizzativo. Che fine hanno fatto i grandi bomber argentini? Il migliore, Cesar Pereyra del Belgrano, ne ha realizzati “solo” dieci. Che tipo di giocatore è?

G.D.C: Innanzitutto diciamo che in un semestre è difficile vedere grandi exploit come numero di gol segnati, 10 diciamo che è un numero normale. I due bomber principali degli ultimi anni se ne sono andati, Scocco in Brasile e Facundo Ferreyra allo Shakhtar. A parte loro si è ben confermato Gigliotti nel passaggio al Boca e l’eterno Santiago Silva è rinato al Lanus. Sono un po’mancati i giovani che si attendevano, come Vietto e magari Rescaldani, o i grandi di ritorno tipo Zarate o Trezeguet (autori di 5 gol a testa). Il Picante Pereyra è una punta molto mobile che ha nel movimento senza palla la sua forza principale. Chi segue il River lo conosce bene, quindi cedo la parola a Gianni.

G.B.: Pereyra è stato uno degli eroi della promozione del Belgrano ai danni del River Plate di JJ Lopez. Il soprannome (“Picante”) dice molto sul suo modo di stare in campo e di muoversi sul terreno di gioco: mobile, scattante, imprevedibile. Per quanto riguarda i numeri 9 del campionato è doveroso ricordare anche Martin Cauteruccio del San Lorenzo. L’attaccante uruguaiano ex-Quilmes ha iniziato la sua avventura al Ciclon con la media di 1 gol ogni 90 minuti, ma purtroppo dopo 6 giornate ha subito un grave infortunio ai legamenti: un vero peccato. In generale l’Argentina negli ultimi anni non ha messo in mostra grandi prospetti di centravanti, eccezion fatta per il Chucky Ferreyra. Uno dei più noti, Funes Mori, non sta facendo male nel Benfica B, ma è sempre accompagnato dalle sue solite lacune. Anch’io mi aspettavo l’esplosione definitiva di Luciano Vietto, che ha invece pagato il pessimo semestre dell’Academia.Facundo Ferreira

Sempre a livello di singoli, chi sono stati i migliori del campionato? Quali giovani si sono messi in mostra?

G.D.C: Impossibile non citare Ignacio Piatti, vecchia conoscenza del Lecce e assoluta sorpresa del San Lorenzo. Agendo sostanzialmente da falso nueve è stata l’arma in più di Pizzi, con anche 8 gol segnati. Sempre tra gli esperti Maxi Rodriguez è stato ancora l’anima del NOB. Ribadisco il grande impatto di Gigliotti col Boca, non scontato visto le esperienze di altri attaccanti. Come giovani di sicuro Correa che ha giocato e segnato, ma la squadra da tenere d’occhio è il Lanus. Marchesin, Ayala, Melano e Benitez sono tutti ottimi profili, allenati da un tecnico competente e molto europeo come mentalità. Peccato per il fallimento del Racing e dei suoi talenti.

G.B.: Concordo con Giulio su tutti i nomi, in particolare per quanto riguarda Maxi Rodriguez: la Fiera ha giocato un altro torneo ad altissimi livelli, raccogliendo anche la pesante eredità di Scocco. Credo invece meriti una menzione Marcelo Barovero, il portiere del River. Nell’insufficiente semestre della Banda l’ex-Velez ha confermato di essere probabilmente il migliore del campionato tra i pali e meriterebbe senz’altro una chiamata da parte di Sabella. Peccato che il DT della Seleccion abbia già fatto sapere di non voler mettere in discussione i suoi tre portieri di fiducia. Tra i giovani, oltre a quelli già nominati, aggiungo Romero e Allione del Velez e Kranevitter del River Plate. Il mediano dei Millonarios ha saputo guadagnarsi una maglia da titolare nonostante la concorrenza di Ledesma e Ponzio, dimostrando di avere personalità, intelligenza e piedi per guidare il centrocampo della Banda.

Nel mio primo libro, La carica dei 201, ho inserito diversi under20 argentini. Tra questi Angel Correa, gioiellino proprio del San Lorenzo. Dove pensate potrà arrivare?

G.D.C: Il ragazzo cresimato da Bergoglio ha un luminoso futuro davanti. E’ ancora abbastanza innamorato della palla e ci tiene a far vedere quanto è bravo, ma parliamo di un classe 95 già in grado di fare la differenza ad alti livelli in Argentina. Per il salto in Europa conterà come sempre lo sviluppo fisico, ma diamogli ancora un annetto di tempo.

G.B.: C’è poco da aggiungere: è un talento puro che può fare molta strada. Deve ovviamente crescere nella continuità, nella concretezza e nella lettura delle diverse situazioni di gioco, ma il potenziale c’è ed è notevole. Chi lo acquista dovrà però avere la pazienza di farlo crescere e adattare a un calcio completamente diverso da quello sudamericano, senza mettergli fretta ed eccessive pressioni, come succede nella maggior parte dei casi.Angel Correa

Venendo all’Italia, c’è un giovane argentino, anch’esso inserito nella Carica, che ha avuto un ottimo impatto col nostro campionato: Iturbe. La sua dimensione è da trascinatore in una squadra provinciale o potrà crescere al punto da affermarsi anche in una “grande”?

G.D.C: La Pulguita ha veramente tanto talento, ed è un bene per tutti che possa esprimerlo in Italia. Il Verona è un ottimo ambiente sia per la pressione che per il gioco, sarà una stagione molto importante per lui. Se assorbirà bene il lavoro tattico e nel tempo migliorerà nel gioco collettivo potrà permettersi ogni squadra, oggi tende ancora ad essere individualista.

G.B.: Avendolo seguito in quasi ogni partita ai tempi del River tendo a vederne più i difetti che i pregi, ma devo ammettere che in questo inizio di campionato mi ha sorpreso. Come dice Giulio, la crescita nel gioco collettivo sarà fondamentale per un suo eventuale approdo in una “grande”; nel frattempo sembra abbia già intrapreso la strada giusta per quanto riguarda la concretezza.

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E’ terminato ieri il Brasileirao, massimo campionato brasiliano.Brasileirao

Proprio di Brasileirao ho voluto parlare con Stefano Silvestri, grande esperto di calcio brasiliano (e, ahilui, tifoso del Fluminense) nonché redattore di Calcio Sudamericano.

Così dopo il viaggio alla scoperta del calcio ecuadoriano ecco una nuova intervista per approfondire meglio un campionato sud americano…

Partiamo dal fondo della classifica: vincere un campionato e retrocedere la stagione successiva. Sembra incredibile ma è capitato al Fluminense…

Il crollo del Flu affonda le radici nella gestione scellerata dell’intera stagione. La palla di neve ha iniziato a rotolare poco dopo l’eliminazione dalla Libertadores, quando le cessioni di Thiago Neves e Wellington Nem non sono state surrogate da rimpiazzi all’altezza. Gli infortuni continui hanno fatto il resto: devastanti quelli di Carlinhos e soprattutto di Fred, 3 gol dopo i 20 dello scorso anno, fuori da inizio settembre. Anche in questo caso l’errore è stato quello di non intervenire sul mercato, affidandosi al contrario a sostituti mediocri e a giovani dalle spalle comprensibilmente fragili.

Tra le retrocesse figura anche un’altra grande storica del calcio brasiliano: il Vasco da Gama. Com’è possibile che due squadre così gloriose (capaci di vincere 8 titoli in due) smarriscano la strada sino a retrocedere a braccetto?

In Brasile il rischio è superiore rispetto ai campionati europei, visto che i ruoli non sono così standardizzati: le grandi tradizionali sono ben 12, resiste una classe media sempre vivace, la competitività e l’equilibrio sono economicamente maggiori. Per cui, può capitare che un club glorioso subisca l’onta della retrocessione: negli ultimi anni era già accaduto al Palmeiras, al Corinthians, al Botafogo, all’Atlético Mineiro, allo stesso Vasco. Quest’ultimo ha da tempo una situazione debitoria pesantissima, e a differenza dei concittadini manca di un patrocinatore forte alle spalle. Un peccato che a risentirne sia l’immagine di Roberto Dinamite, storico idolo del club da giocatore ma presidente contestatissimo dalla tifoseria.Vasco da Gama

Veniamo invece alle zone alte della classifica: ad imporsi è stato il Cruzeiro, esattamente a 10 anni dall’ultimo successo. Vittoria meritata per la Raposa?

Vittoria meritatissima. A impressionare è stata soprattutto la capacità di mantenere alta la concentrazione per tutto l’arco del campionato, se si eccettuano le ultime giornate a titolo già in tasca. E poi ha colpito l’equilibrio di una squadra che ha prodotto il miglior attacco e la terza difesa meno battuta del campionato. Ha pagato la scelta della dirigenza di rivoluzionare la rosa dopo due stagioni negative, un po’ come la Fiorentina in Italia. Tra la ventina di volti nuovi portati a Belo Horizonte a gennaio, oltre a Dedé spicca Everton Ribeiro, 24enne trequartista mancino autore di 7 reti e 11 assist e non a caso eletto craque do Brasileirão dalla CBF.

Gremio, Atletico Paranaense e Botafogo completano invece la rosa di squadre che piazzandosi nei primi quattro posti parteciperanno alla prossima Libertadores. A questa rosa di club vanno aggiunti l’Atletico Mineiro (campione in carica) ed il Flamengo (che si è imposto nella Copa do Brasil). Quali di queste squadre hanno chance di imporsi a livello continentale?

Per prima cosa, bene precisare che la partecipazione del Botafogo non è certa: se la Ponte Preta nella notte tra mercoledì e giovedì trionferà in Sudamericana prenderà il suo posto. Per il resto, tutto dipenderà come sempre da come i club agiranno nel mercato di gennaio, sia in entrata che in uscita: al momento le due di Belo Horizonte hanno le rose migliori, mentre quella del Flamengo dovrà essere irrobustita con 3 o 4 elementi di peso per sperare di fare strada.

Stupisce infine vedere la miglior difesa del campionato, il Corinthians (22 goal al passivo) essere relegata al decimo posto, a fronte di un attacco assolutamente asfittico (27 goal fatti, seconda peggior performance del campionato). Come ti spieghi queste prestazioni alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde?Bruno Rangel

In Brasile scherzano facendo notare che Bruno Rangel, capocannoniere della B con 31 reti, ha segnato da solo più dell’intero Corinthians… La solidità difensiva del Timão (sugli scudi l’ex Valenciennes Gil) non è una novità: nel 2012 ha permesso ai paulisti di trionfare in Sudamerica e poi in Giappone. A mancare quest’anno è stata semmai la fluidità di gioco, messa a dura prova dalla cessione di un incursore formidabile come Paulinho e dalle difficoltà di Emerson e Romarinho. Il flop di Pato, autore di errori in quantità industriale sotto porta, ha fatto il resto. E l’infortunio di Guerrero, out da ottobre, ha definitivamente spento la luce in attacco.

Venendo ai singoli, il miglior marcatore del campionato è stato Ederson del Furacão. Che futuro vedi per lui?

Ederson è un attaccante leggero, rapido, di movimento ma al contempo letale in area di rigore: 21 reti non si segnano per caso. Si è saputo adattare in fretta a una realtà per lui nuova, quella della Serie A, finalmente trovata a 24 anni dopo vari prestiti. Assieme al compagno d’attacco Marcelo, al laterale Léo e al centrale Manoel sarà il pezzo pregiato dell’Atlético già a gennaio, anche se non credo che il club se ne priverà prima della Libertadores. Il suo futuro è in Europa, meta che del resto lui stesso ha ammesso di sognare.

Quali altri giocatori hanno avuto un rendimento particolarmente alto, nell’arco del campionato?

Come detto il migliore di tutti è stato Everton Ribeiro, stella del Cruzeiro campione. Nella Raposa segnalo gli altri due trequartisti del 4-2-3-1: l’ala Willian, ex Metalist, e il tecnico e potente Ricardo Goulart. E poi il portiere Fábio, il più continuo assieme a Jéfferson del Botafogo. Il Galo invece è stato spinto da Diego Tardelli e dalla freschezza del mancino Fernandinho, esterno rapidissimo arrivato per sostituire Bernard. Nel Flamengo il centravanti Hernane si è issato a sorpresa sul gradino più alto dei bomber stagionali, con 35 reti totali tra i vari tornei. Infine, è impossibile non parlare di Walter del Goiás: il fisico non è da calciatore, ma la qualità è indubbia e sotto porta, come dimostrano le 13 reti segnate, è spietato.Walter

Ho da poco pubblicato il mio primo libro, La carica dei 201, tutto dedicato all’universo calcistico giovanile. Chi sono, per te, i migliori under20 del paese?

Io ho un debole per Otavinho, classe ’95, rapidissimo esterno d’attacco dell’Internacional che aveva già esordito in A la scorsa stagione, a 17 anni. Ha trovato il primo gol da professionista a giugno, in casa del Cruzeiro, in una partita in cui ha fatto impazzire la difesa dei futuri campioni. Dória del Botafogo è abbastanza conosciuto, così come Adryan del Flamengo. Per concludere, l’eredità di Neymar è stata raccolta da un manipolo di ragazzini che, in fondo, gli assomigliano come movenze: Neilton, Gabriel Barbosa (Gabigol, ma a lui il nomignolo non piace) e Victor Andrade. Tutti sotto i 20 anni, tutti ancora acerbi e utilizzati col contagocce.

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Giusto ieri il Club Sport Emelec di Guayaquil ha vinto per l’undicesima volta nella propria storia la Primera Categoria Serie A, il massimo campionato di calcio dell’Ecuador. Avvicinandosi così al Club Deportivo El Nacional e al Barcelona Sporting Club, rispettivamente a 13 e 14 imposizioni.Tifosi Emelec

Per esplorare un po’ il mondo calcistico ecuadoregno e per farci raccontare della cavalcata del Bombillo verso un titolo che mancava da ben undici anni ho interpellato l’amico Marco Maioli, redattore di Calcio Sudamericano e massimo esperto italiano di calcio ecuadoriano.

Ne è uscita una chiacchierata molto interessante che vi consiglio di leggere, se volete saperne di più su un calcio così lontano dai nostri lidi e dalle nostre più assidue frequentazioni…

Marco, iniziamo dai presupposti: le leghe al di là dell’Oceano Atlantico hanno più o meno tutte formati un po’ inusuali per noi europei. Introducici quindi nel mondo della Primera Categoria Serie A ecuadoriana: com’è organizzata?

Alla Serie A ecuadoriana partecipano dodici squadre. La stagione calcistica, a differenza anche di diversi campionati sudamericani, segue l’anno solare: si comincia a giocare verso la fine di gennaio e si finisce ai primi di dicembre. Il formato attuale prevede che tutte le squadre si affrontino due volte nella Primera Etapa e altre due nella Segunda Etapa, per un totale di 44 turni: le prime classificate nei due tornei, oltre a qualificarsi alla fase a gironi della Copa Libertadores e alla Copa Sudamericana, si sfidano in una finale di andata e ritorno che assegna il titolo. Se una stessa squadra riesce ad aggiudicarsi entrambi i tornei, invece, si laurea automaticamente campione. Per decidere retrocessioni e qualificazioni alle varie coppe si fa riferimento alla Tabla Acumulada, che tiene conto di tutta la stagione: le ultime due retrocedono in Serie B, la terza classificata va al preliminare di Libertadores, quarta e quinta in Copa Sudamericana.

L’edizione 2013 è stata vinta dall’Emelec, capace di totalizzare ben 85 punti tra la Primera e la Segunda Etapa. Una bella rivincita per il Bombillo, che aveva terminato gli ultimi tre campionati al secondo posto. Vittoria meritata?Enner Valencia

Una vittoria assolutamente meritata, nel segno dell’equilibrio e della stabilità. Dopo il terzo anno di fila al secondo posto, per di più con la beffa di vedere i rivali cittadini vincere il campionato, l’Emelec è riuscito a non stravolgere la rosa e ha dominato praticamente per l’intero 2013. Una squadra costruita a partire da una difesa solidissima, guidata dall’argentino Cristian Nasuti e capace di incassare soltanto 29 gol nelle 43 partite disputate finora, ma che si è fatta rispettare anche in fase offensiva, pure in assenza di grandi solisti: basti pensare che il capocannoniere della squadra, De Jesùs, ha fatto soltanto 11 gol e si è trasferito in Messico sei mesi fa. Da sottolineare, poi, come tra coloro che hanno contribuito di più in termini di gol e assist spicchino ben quattro prodotti del settore giovanile electrico, due dei quali, Fernando Gaibor ed Enner Valencia, hanno vestito in questi mesi, per la prima volta, la maglia della nazionale. L’arrivo di Stracqualursi a gennaio è stata soltanto la ciliegina sulla torta.

Per quello che riguarda le altre compagini in gara cosa puoi dirci?

Il 2013 è stato un anno terribile per tradizionali potenze del calcio ecuadoriano, tutte alle prese con lo stesso problema: i debiti. Secondo alcune stime, le società di Serie A sono indebitate per un totale di oltre 33 milioni di dollari. Normale, quindi, che in questi mesi si sia visto di tutto: il pignoramento di alcuni locali dello stadio Monumental di Guayaquil, la mancanza di somme anche minime per effettuare una risonanza magnetica (Barcelona) o per tagliare l’erba del centro d’allenamento (Deportivo Quito), i mesi di stipendi non pagati. Inevitabili le ripercussioni sul piano tecnico, quando i giocatori devono scioperare per reclamare il pagamento degli arretrati: è il caso del Deportivo Quito, che aveva cominciato bene, regalando vittorie e spettacolo, ma è stato sopraffatto dai problemi economici. Deludenti il Barcelona, che non ha saputo rimpiazzare adeguatamente giocatori come Damián Díaz e Narciso Mina, protagonisti della splendida campagna del 2012, e la LDU Quito, che ha provato a ricominciare, dopo l’esaurimento di un ciclo glorioso, ma ha sbagliato buona parte degli acquisti, ritrovandosi con un attacco a dir poco abulico. Non stupisce, quindi, che le uniche squadre in regola con i conti abbiano conquistato i primi due piazzamenti: da sottolineare l’esempio dell’Independiente, società che fino al 2007 viveva nell’oscurità della terza serie e che in quattro stagioni di Serie A è arrivata ai vertici puntando tutto sul settore giovanile, come dimostrano le ripetute vittorie nei campionati di categoria e i tanti giocatori presenti nelle nazionali Under 17 e Under 20. Proprio con i nerazzurri di Sangolquí si è messo in mostra il classe ’94 Junior Sornoza, numero 10 tascabile, rivelazione del campionato con i 20 gol che ne fanno il miglior marcatore tra gli ecuadoriani.Junior Sornoza

La classifica dei cannoniere vede ai primi tre posti tre calciatori argentini. Come valuti la cosa? E cosa ci dici di Federico Laurito, giunto seconda a quota 25? L’ex Udinese ha trovato la sua dimensione?

L’Ecuador è, da sempre, terra di conquista per allenatori e calciatori argentini. Nulla di strano, quindi, nel vedere in vetta alla classifica cannonieri Federico Nieto, passato inosservato dalle parti di Verona nel 2007 e letale a queste latitudini come non è mai stato da nessun’altra parte. Laurito, secondo davanti al connazionale Andrés Ríos, aveva già dimostrato di saper segnare da queste parti con la maglia del Deportivo Cuenca, ma con l’Universidad Católica si è superato, aiutato dall’atteggiamento sempre molto offensivo della squadra: la prossima stagione, quando presumibilmente giocherà per qualche grande club ecuadoriano, sarà decisiva per capire dove può arrivare.

Qual è lo stato di salute del calcio ecuadoriano, sia per quanto riguarda il campionato che la nazionale? Cosa ti aspetti dall’avventura che la Tri affronterà in Brasile?

Il campionato, visti i problemi economici di cui si è detto, non vive un gran momento e nell’immediato le cose potrebbero non migliorare: la LDU Quito ha già annunciato di voler ridurre della metà le spese e probabilmente altri dovranno fare lo stesso. Decisamente più in salute la nazionale: il terzo mondiale conquistato in un decennio non è un caso, ma il risultato di una crescita di tutto il movimento calcistico, che ha portato i giocatori ecuadoriani a fare esperienza in campionati importanti. Nell’ultimo anno l’Ecuador ha vinto in casa del Portogallo di Cristiano Ronaldo e ha dimostrato di poter mettere in difficoltà una squadra come l’Argentina; Rueda ha qualche questione da risolvere, a partire da chi affiancare a Caicedo in attacco dopo la prematura scomparsa del Chucho Benítez, ma la squadra ha una sua identità tattica ben definita e i giocatori di qualità non mancano, sopratutto da centrocampo in su. In Brasile molto dipenderà dal sorteggio dei gironi, ma non penso che la Tri possa accontentarsi di partecipare: un obiettivo ragionevole sarebbe bissare il risultato del 2006 e arrivare fino agli ottavi di finale.

Prima di salutarti, non posso non chiederti di rivolgere un pensiero a Iván Kaviedes…Ivan Kaviedes

Jaime Iván è un personaggio che divide e fa parlare di sé. Recentemente non ha escluso un suo ritorno al calcio giocato: l’unica cosa che lo motiva, sostiene, è il pensiero di giocare un altro mondiale, quindi la vedo difficile (se non impossibile). Amato per i suoi gol o deriso per gli eccessi fuori dal campo, Kaviedes è un personaggio con cui bisogna fare i conti: la sua rete del 2001 all’Uruguay, decisiva per la qualificazione della nazionale al primo mondiale della sua storia, è scolpita nella memoria collettiva degli ecuadoriani, e a quindici anni di distanza nessuno ha eguagliato i suoi 43 gol nella Serie A 1998 o i cinque milioni di dollari spesi per lui dal Perugia di Gaucci, tuttora il record per un giocatore del campionato ecuadoriano. E poi faceva dei gol bellissimi, che forse è la cosa che conta.

Grazie mille per la disponibilità, Marco. Uno splendido dipinto di un universo calcistico tanto poco conosciuto, in Italia. E chissà che un giorno non sbarchi un nuovo Kaviedes nel Belpaese, a colmare un pochino la distanza che ci separa dall’Ecuador…

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CRONACA

Al secondo minuto di gioco percussione di Suarez in area che crea subito scompiglio, con Villar che chiude comunque in calcio d’angolo.
Sugli sviluppi del corner l’Uruguay sfiora la rete con Lugano. Il solito Villar, però, si salva in qualche modo, con un doppio salvataggio sulla linea a chiudere un’azione molto confusa. Azione in cui ci starebbe anche un calcio di rigore per la Celeste, per un tocco di mano di Ortigoza.

Paraguay da subito alle corde. Chiuso tutto nella propria trequarti penserà praticamente solo a non subire, andando a tamponare ogni buco per evitare che gli avanti uruguagi ci si infilano.
La pressione costante dell’Uruguay, dopo i primissimi minuti di scompiglio, non sembra però riuscire a scalfire la Linea Maginot costruita di fronte all’area dal Tata Martino.

Il tutto fino al dodicesimo quando Suarez porta in vantaggio la squadra di Tabarez: ricevuta palla in area stopperà di destro per calciare sul secondo palo col sinistro. La possibile deviazione di Veron, comunque, non sembra essere decisiva. Villar è freddato, l’Uruguay in vantaggio.

Paraguay che prova a reagire. Pochi minuti dopo il vantaggio uruguagio Valdez s’infila alle spalle di Maxi Pereira e colpisce la palla, lanciatagli dalla trequarti, in spaccata, mettendo però la sfera a lato.
Uruguay che pare nervosissimo e infila una serie di fallacci. Atteggiamento difficilmente capibile da parte della Celeste, che dopo aver sbloccato la partita avrebbe dovuto giocare molto più rilassata.

Al trentaduesimo Forlan lanciato alle spalle della difesa paraguayana va a trovarsi a tu per tu con Villar ma pressato dal ritorno di un avversario sparerà contro al neo acquisto dell’Estudiantes.
Poco più tardi Suarez punta Veron saltandolo con un tunnel per poi vedere respingere la propria conclusione da un sempre attento Villar.

Il portiere paraguayano si ripete anche al trentasettesimo quando Forlan riceve in area e sbuccia una girata che, se effettuata meglio, sarebbe potuta risultare imparabile.

Forlan che però al quarantaduesimo si sblocca: palla persa nella propria trequarti, Arevalo arriva pochi metri dall’area e gira a Forlan che, tutto solo, buca Villar con un bel diagonale potente.

A tempo praticamente scaduto Alvaro Pereira scodella in area per Suarez che gira di testa sul secondo palo, senza riuscire però a centrare lo specchio della porta, chiudendo così un primo tempo a senso unico.

In apertura di ripresa il Paraguay prova a combinare qualcosina di più, ma sempre senza riuscire a pungere con grande efficacia. Il tutto fino al nono quando Ortigoza pesca Valdez che calcia al volo esaltando i riflessi di Muslera, fenomenale nel deviare la palla sulla traversa, salvando il risultato.
La partita prosegue su ritmi piuttosto lenti, con l’Albirroja decisa a far circolare la palla senza lasciarla un attimo agli avversari.

Il tutto senza però riuscire ad essere particolarmente pericolosa. Fino al diciassettesimo, quando un’imbucata sulla destra porta ad un cross in mezzo su cui si fionda Piris che colpisce il pallone di tacco, senza però sorprendere Muslera.
Al venticinquesimo Estigarribia finisce giù in area, spinto da Coates. Il rigore pare possa starci, ma l’arbitro la pensa diversamente. E, in un certo qual modo, pareggia così il rigore non assegnato alla Celeste nel primo tempo.

La partita procede quindi su binari ben definiti, giusto fino al termine. Quando Forlan decide di firmare la propria doppietta personale, chiudendo in bellezza una finale vinta meritatissimamente dall’Uruguay.

COMMENTO

Uruguay quindici volte Campione del Sud America.

Suona incredibile, ma è così.

Nessuno come la Celeste. In tutto il continente.

Uruguay che, infatti, stacca l’Argentina (ferma a quattordici) e si porta a quasi il doppio rispetto al Brasile (fermo a quota otto).

Il tutto davvero meritatamente.

E così dopo il quarto posto Mondiale raggiunto in Sudafrica la Celeste si conferma come la massima forza del Sud America.

Suona davvero strano per chi come me è nato negli anni ottanta, quindi ben lontano dalle vittorie Mondiali di questo piccolo paese, eppure è davvero così. Nel corso degli ultimi dodici mesi nessuno ha saputo fare come loro.

Venendo alla partita…

Primo tempo senza storia alcuna.
Uruguay che prende a pallonate gli avversari, che pensano solo a difendersi. Senza riuscirci nemmeno molto bene, dato che la prima frazione si chiude con Suarez e compagni sopra di due reti.

Nella ripresa l’Albirroja prova a combinare qualcosa. Ma, a parte una traversa colpita da Haedo Valdez, senza grande fortuna.

Uruguay Campione.

Meritatamente.

MVP

Luis Suarez è un giocatore straordinario.

Personalmente lo conobbi quando ancora giocava nel Groningen e da subito mi pareva avere qualcosa in più, tanto che avrei voluto che qualcuna delle nostre compagini lo portasse in Italia.

La cosa, com’è noto, purtroppo non successe. Ed è un vero peccato. Perché Suarez oggi è l’eroe di una nazionale che entrerà nella storia, nonché il miglior giocatore di questa Copa America…

TABELLINO

Uruguay vs. Paraguay 3 – 0
Marcatori: 12′ Suarez, 42′, 89′ Forlan.
URUGUAY (4-4-2) Muslera; M.Pereira, Coates, Lugano, M.Cáceres (89′ Godín); González, Arévalo Ríos, D.Pérez (70′ Egurén), A.Pereira (63′ Cavani); Suárez, Forlán. CT: Tabárez
PARAGUAY (4-4-2) Villar; Piris, Verón, Da Silva, Marecos; Vera (65′ H.Pérez), V. Cáceres (65′ Estigarribia), Riveros, Ortigoza; Zeballos (77′ Barrios), Valdez. CT: Martino
Arbitro
: Fagundes (Brasile)
Ammoniti
: D.Pérez, M.Pereira, M.Cáceres, Coates (U), V. Cáceres, Vera (P)

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CRONACA

Due minuti e arriva la prima conclusione a rete. A portarla è Alexis Sanchez, che gira di testa una punizione-cross dalla destra senza però riuscire ad impensierire il portiere venezuelano.
Altri tre minuti ed è ancora Sanchez a pizzicare di testa, questa volta su cross dalla sinistra portato da Vidal. Ancora una volta, però, Vega è attento e para.

Al decimo è invece Arango a farsi vivo dalle parti dell’area del Cile. Il suo sinistro da fuori si spegne però sul fondo.
Da lì in poi le due squadre si fronteggeranno con il Cile che avrà leggermente il predominio territoriale, ma senza comunque strafare. E i minuti passeranno senza particolari emozioni…

Il tutto fino al trentacinquesimo quando Arango scodellerà in area una punizione-cross dalla destra con Vizcarrondo, di cui avevo già parlato bene dopo la gara contro la Seleçao, che svetta sul primo palo portando in vantaggio la Vinotinto.

Prima frazione di gioco che si chiude con il Cile in avanti: Contreras colpisce di testa, Vega risponde, attento come sempre.

La ripresa si apre invece con una punizione pericolosa di Arango, che però calcia, pur non di molto, a lato.
Al nono il Cile si sveglia: Suazo prima crossa in mezzo dove arriva un colpo di testa salvato sulla linea da Cichero, poi calcia di potenza, trovando la traversa.

Due minuti più tardi splendido spunto di Sanchez che si beve Vizcarrondo per poi entrare in area e farsi chiudere da un avversario. Nell’occasione la stella nascente del calcio cileno cercherà il contatto, finendo a terra. Ma senza riuscire ad ingannare l’arbitro, che non gli concederà il rigore.
Al tredicesimo sarà invece Valdivia dal limite, su appoggio di Suazo, a colpire la seconda traversa di questo inizio di secondo tempo Rojo.

Al ventiduesimo Valdivia scodella un cross su punizione in mezzo all’area dove Medel stacca benissimo – lasciato completamente solissimo in mezzo all’area – colpendo però il pallone troppo centrale, fallendo una sorta di rigore areo.
Poco più tardi è invece Sanchez a provarci: serpentina orizzontale rapida al limite e calcio di destro ad impensierire Vega.

La rete è comunque nell’aria ed arriva al venticinquesimo quando Humbero Chupete Suazo interrompe il proprio digiuno in nazionale girando in rete un pallone centrato dalla destra che però prima di infrangere lo specchio di porta venezuelano sbatterà, guarda caso, contro la traversa, per la terza volta dall’inizio della ripresa.
Al trentunesimo bel cross di Sanchez con Paredes che calcia una bella volee di sinistro, mettendo la palla di poco a lato.

Cinque minuti più tardi si consuma il dramma. Arango calcia una punizione dal centrodestra battendo un tiro-cross che attraversa tutta l’area senza deviazioni e mette in crisi Bravo, che non riesce a trattenere. Sulla ribattuta è quindi lestissimo Cichero, che si avventa sul pallone per un tap-in che riporta incredibilmente in vantaggio la Vinotinto.

Come non bastasse due minuti più tardi Medel colpisce la palla con la mano, guadagnandosi il secondo giallo e venendo espulso. Lasciando il Cile in inferiorità numerica oltre che di risultato.
Cile che però non si arrende e che a sei dal termine si riporta vicino al goal con Vidal: conclusione di Suazo respinta da Vega, Vidal arriva sul pallone e calcia di potenza trovando però il salvataggio sulla linea di Cichero.

Come non bastasse ci si metterà pure l’illuminazione, che calerà giusto a cinque dal termine portando l’arbitro a sospendere momentaneamente il match.

Alla ripresa del gioco Vidal sarà liberato in area sul filo del fuorigioco, con l’arbitro che fischierà un fuorigioco che sembra non esserci. Per la cronaca l’azione si va a concludere con un assist del jolly del Leverkusen per un compagno che appoggerà facilmente in porta.
In chiusura Rondon sarà servito nello spazio ed entrerà in area bene, facendosi però recuperare all’ultimo, giusto prima di tirare.

E giusto al termine del recupero Rincon verrà espulso per un fallo tutto sommato non così tremendo su Valdivia.

COMMENTO

Copa America incredibile come non mai.

Su quattro quarti di finale venegono eliminate le quattro favorite. Argentina – padrona di casa, per altro -, Colombia, Brasile e Cile a casa.

Uruguay (ora netta favorita per la vittoria finale… cosa questa che può essere un anatema, in una situazione del genere), Perù, Paraguay e Venezuela in semifinale.

Incredibile.

Venendo al match in questione il Venezuela scrive la storia. Mai prima di oggi, infatti, la Vinotinto era riuscita a raggiungere una semifinale di Copa America.

A meritare nell’arco dei novanta minuti sarebbe comunque il Cile. La Roja, infatti, gioca indubbiamente meglio degli avversari, in particolar modo un secondo tempo in cui colpisce tre traverse e mette più volte a ferro e fuoco la retroguardia avversaria. Basti anche pensare a quella situazione in cui Vidal calcia a botta sicura e Cichero, autore del goal che vale la vittoria, salva sulla linea, a Vega battuto.

La netta superiorità tecnica del Cile, però, non si concretizza nel risultato. Valdivia, Jimenez, Sanchez e tutti i piedi buoni della Roja mettono non poco in difficoltà Vizcarrondo e compagnia, che però riescono a reggere.

A fare la differenza, alla fine, è in particolar modo la prestanza fisica della Vinotinto.

Perché il Venezuela vince 2 a 1, segnando entrambe le reti sugli sviluppi di un calcio piazzato.

E proprio qui emerge da una parte la pressapochezza di una difesa che in situazione di palla attiva sa invece difendersi assolutamente più che degnamente. Dall’altra l’inferiorità fisica di una squadra che non è certo composta da marcantoni.

Giusto tre o quattro giocatori su tutta la rosa raggiungono il metro e ottanta. Nessuno di questi, secondo i dati ufficiali, supera il metro e ottantacinque.

Certo, non si può ridurre tutto a questo… ma nel contempo, alla lunga, si può dire che questo possa essere un handicap pesante per una squadra che a livello tecnico può dire la sua su qualsiasi palcoscenico.

MVP

L’ingresso di Jorge Valdivia contribuisce a cambiare il match.

Il Mago ha tecnica sopraffina e sa estrarre dal cilindro giocate decisive. Purtroppo per i cileni, però, anche lui vede le sue speranze di goal infrangersi contro la traversa.

Dalla parte opposta, invece, risulta essere decisivo l’apporto di Gabriel Cichero: il centrale dei Newell’s Old Boys, infatti, realizza la rete che vale lo storico passaggio del turno, riuscendo nel contempo a salvare il risultato nella propria area quando, come detto, salverà sulla linea un goal praticamente già fatto.

TABELLINO

Cile vs. Venezuela 1 – 2
Marcatori: 35′ Vizcarrondo, 70′ Suazo, 81′ Cichero
CILE (3-4-1-2): Bravo; Contreras, Ponce, Jara (15′ st Paredes); Isla, Medel, Carmona (45′ st Valdivia), Vidal; Jimenez (38′ st Mu¤oz); Sanchez, Suazo. All.: Borghi
VENEZUELA (4-4-2): Vega; Rosales, Perozo, Vizcarrondo, Cichero; Rincon, Lucena, Gonzalez (44′ st Moreno), Arango; Maldonado (18′ Seijas), Fedor (14′ st Rondon). All.: Farias
Arbitro: Vera (Ecuador)
Ammoniti: Isla, Gonzalez, Medel, Contreras, Vidal tutti per gioco scorretto. Espulsi: Medel per somma di ammonizioni, Rincon per gioco scorretto. Recupero: 1′ e 4′

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