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Posts Tagged ‘Portogallo’

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Quattro mesi e mezzo fa le principali testate sportive italiane (e non solo quelle) lanciarono la bomba scrivendo a profusione titoloni come “Ranking UEFA, il Portogallo ci sorpassa”.

Un’insistenza mistificatoria tale che mi costrinse a scrivere questo pezzo per fare chiarezza sulla situazione: il sorpasso si sarebbe consumato con l’inizio della nuova stagione, ma sarebbe stato solo virtuale. A fare fede sono infatti le classifiche di giugno.

Che, come riportavo nel pezzo in questione, vedevano l’Italia tranquilla al quarto posto, davanti ai lusitani (riposto l’immagine per vostra comodità).

Dovendo però scartare la stagione 2009/2010 (il ranking UEFA è su base quinquennale), quindi quella del Triplete interista, ci siamo trovati, come dicevo, sorpassati dal Portogallo all’inizio di questa annata. Tenendo infatti conto degli ultimi quattro campionati, ed in attesa che si consumi quello attuale, ecco il “tragico” sorpasso.

Che però non conta e non cambia nulla. Serve solo, appunto, a permettere di scrivere titoloni che accalappino l’attenzione della gente.

Proprio nel pezzo linkato qua sopra, spiegavo quindi come il trend degli ultimi anni fosse per altro a nostro favore. Dopo che la stagione 2010/2011 era stata infatti assolutamente appannaggio dei lusitani, capaci di darci “una bella paga”, le nostre portacolori avevano ridotto al minimo la distanza l’anno successivo e poi fatto ben meglio delle compagini portoghesi tra il 2012 ed il 2014.

Il che portava quindi ad una semplice conclusione: non solo non si poteva parlare di sorpasso “effettivo”, posto che la classifica di luglio/agosto non conta nulla. Ma, a meno di particolari miracoli lusitani o clamorosi tonfi italiani, quello stesso sorpasso era destinato a non consumarsi mai.

Detto-fatto, la prima – positiva, finalmente – giornata europea di questa nuova stagione riscrive subito la classifica parziale.

Così se a bocce ferme, come potete vedere nella grafica che segue, ci trovavamo a dover colmare un gap di circa 0,6 punti con il Portogallo, ecco che le vittorie di Juventus e Roma in Champions League e di Fiorentina, Napoli ed Inter (più il pareggio del Torino) in Europa League hanno cambiato subito le carte in tavola.

I risultati positivi delle nostre portacolori ci valgono infatti un bel 4,166 punti. Quelli più in chiaroscuro delle portoghesi (una vittoria, un pareggio ed una sconfitta in Champions più due sconfitte in Europa League e la tara del Nacional eliminato ai playoff e quindi impossibilitato a portare punti in questa stagione) hanno invece fruttato solo 3,250.

Tradotto (come potete vedere dalla grafica che segue, aggiornata): Italia ancora quarta a 55,676, Portogallo quinto con 55,549 punti.

Certo, uno scarto assolutamente minimo. Ma che non giustifica l’allarmismo e i toni urlati, ma da funerale, che si leggevano quasi cinque mesi fa, dopo l’eliminazione dall’Europa League della Juventus.

Intendiamoci bene, lo ripeto ancora: da qui a giugno potrà succedere di tutto. Quindi esattamente come non si poteva dire un mese fa che il Portogallo aveva sancito il sorpasso, non si può parlare oggi di attacco respinto.

Però sottolineare ancora una volta come si sia esagerato nel calcare la mano sul presunto sorpasso, appunto solo virtuale, di maggio… beh, quello permettetemelo!

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Continua il nostro viaggio attorno al mondo. Perché se da una parte è ormai iniziato – col 3 a 1 del Brasile sulla Croazia – il Mondiale, dall’altra ci sono un sacco di stagioni giunte ormai al termine. Quindi, molti bilanci da tracciare.

In questo pezzo andremo quindi, con l’aiuto di Alessio Dell’Anna di TuttoCalcioEstero, ad analizzare quella che è stata la stagione portoghese, tanto per quanto concerne il campionato che per quello che riguarda l’Europa ed il Mondo…

Dopo tre anni di dominio del Porto, è tornato a vincere il Benfica. Che però stavolta sembra poter dare continuità alle proprie vittorie (è dalla prima metà degli anni ottanta che non riesce a vincere per due anni di seguito). No?

Direi di sì. Il Benfica negli ultimi anni ha costruito un modello virtuoso basato sulla crescita, simile a quello dell’Udinese, per fare un esempio nostrano, ma dalle ambizioni molto più grandi. Scopre talenti e li rivende, ma riesce a rimanere competitivo sia in Portogallo (dove quest’anno ha trionfato), che in Europa. Oltretutto può contare su un allenatore che non solo ha dato un gioco alla squadra veloce e moderno, ma è anche un leader e un grande motivatore. Se non snaturerà l’essenza del suo progetto (che per un club come il Benfica deve necessariamente rimanere orientato a vincere), la possibilità di aprire un ciclo in Portogallo è assolutamente a portata di mano.

Benfica che è anche riuscito ad arrivare in finale di Europa League. Prossimo passo essere una contender per la Champions?

Difficile, ma tutto è possibile, Atletico Madrid e Borussia Dortmund negli ultimi anni ce lo hanno dimostrato. Tuttavia, anche se in ambito europeo il Benfica ha fatto grandi progressi – e due finali in due anni ne sono la dimostrazione – il gap con le “big” d’Europa è forse ancora un po’ troppo grande. Oltretutto c’è questa “maledizione” che proprio non ne vuole sapere.

Strano ma vero, il Porto non è arrivato nemmeno secondo. Cosa non ha funzionato?

In campionato sicuramente c’è stato un po’ di appagamento, al quale si è aggiunto poi un crollo fisico nella seconda parte, quando è subentrata l’Europa League. Oltre a questo l’esonero dell’allenatore nella parte più delicata della stagione, a marzo, non è stata forse una scelta molto azzeccata.

Seconda piazza appannaggio dello Sporting. Che pare quindi essersi ritrovato…

Forse è un po’ presto per dirlo, ma sicuramente lo Sporting è sulla strada giusta per tornare grande. Molto dipenderà dalla campagna acquisti estiva e dal lavoro che farà il nuovo allenatore, dopo il passaggio un po’ a sorpresa di Jardim al Monaco. E’ un momento delicato, che, considerando anche il ritorno in Champions, dovrà essere gestito con molta attenzione da parte di tutti quanti.

Parlando di singoli, stagione molto prolifica per l’alter ego di Falcao in nazionale, Jackson Martinez. Per il quale l’anno scorso il Porto voleva 40 milioni. Partirà quest’estate?

E’ probabile. Il Valencia ha un nuovo proprietario che sta facendo parecchia spesa in Portogallo, e per Martinez sembra aver sorpassato la concorrenza della Roma. Bisognerà vedere se le due società riusciranno a venirsi incontro, cosa non facile dato il prezzo del cartellino, ma credo che alla fine la volontà del giocatore di partire verso un campionato di maggiore attrattiva come la Liga farà la differenza.

Sempre parlando di singoli, chi sono stati, in generale, i migliori della stagione?

Oltre al già citato Martinez impossibile non scegliere qualcuno del Benfica, anche se la forza delle “Aguias” sta soprattutto nel collettivo. Trovo che la stagione di Luisão sia stata praticamente perfetta, anche nella sfortunata finale di Torino. Poi mi ha impressionato molto il ritorno di Quaresma al Porto, costellato da gol e prestazioni maiuscole che forse in pochi si sarebbero aspettati.

Venendo ai giovani, chi dovremmo tenere d’occhio?

Fredy Montero pareva dovesse essere la rivelazione della stagione, è partito segnando un numero impressionante di gol, ma poi purtroppo si è spento, perdendo anche la maglia da titolare e la convocazione in Brasile. Dovessi sceglierne uno direi sicuramente William Carvalho, classe 92’ sempre dello Sporting, mediano potente, versatile, e dotato di una tecnica invidiabile: pare giocare con un’esperienza da trentacinquenne, ma di anni ne ha solo ventidue. Non mi sorprenderei se già quest’estate volasse verso una squadra importante, dopotutto Ronaldo l’ha già “endorsato” (chiedo scusa per il termine) al Real Madrid. Poi c’è Markovic, del Benfica, che è un talento assoluto, e ha solo 20 anni, ma lui già lo conosciamo.

Il Mondiale è alle porte: dove può arrivare la Nazionale lusitana?

Domanda molto difficile, dal momento che il Portogallo si presenta a questi mondiali con tante incognite. Ronaldo, in un girone già ostico, rischia di saltare il primo match, Nani e Coentrão quest’anno non hanno giocato neanche la metà delle partite, ed Helder Postiga, attaccante di riferimento, è stato scaricato dal Valencia alla Lazio dopo una stagione incolore condizionata da problemi fisici. Se però la squadra di Paulo Bento avrà un po’ di fortuna, cosa che al Portogallo è spesso mancata, e riuscirà a catalizzare al meglio le sue tante risorse, la possibilità di arrivare almeno fra le prime quattro non è poi così lontana.

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L’epoca d’oro per la Repubblica Ceca è ormai finita, ma si sapeva.

Lontani i tempi in cui Nedved e i suoi “fratellini” trascinarono per due volte la propria nazionale tra le quattro migliori del continente.

Nonostante questo la nazionale oggi allenata da Bilek passa, un po’ a sorpresa, il girone per poi uscire, comunque a testa alta, contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo.

Che ora può essere la chiave di volta di quest’Europeo.

Perché se la Germania è stata fino ad ora uno schiacciasassi e la Spagna resta la Spagna i lusitani possono schierare quello che se non è il giocatore migliore al mondo lo è, e per distacco, d’Europa.

Ronaldo che non ha iniziato benissimo il suo Europeo ma che è cresciuto di condizione e anche oggi ha deciso la partita da par suo.

Due pali nel primo tempo, tanto per gradire, rete nella ripresa, quando Moutinho affonda in fascia manco fosse ala di riconosciuta esperienza e crossa sul secondo palo, dove Gebre Selassie (terzino comunque dall’atletismo e dalla spinta interessante) si addormenta lasciando a Ronaldo la possibilità di tagliare e insaccare di testa.

Vittoria comunque meritatissima per i ragazzi di Bento. Vittoria che sarebbe potuta essere molto più ampia se solo la sfortuna e un Cech ad alto livello non si fossero opposti.

Molto indicativi i dati statistici di questo match, che vedono il Portogallo scoccare nel complesso ben 20 conclusioni, contro le sole 2 dei ceki.

Per non parlare del possesso palla, nettamente a favore dei lusitani (62%), del numero di corner (11 a 6) e delle percentuali di passaggio (83% per i portoghesi, 68% per gli avversari).

Insomma, una partita senza storia che ha visto la squadra migliore avanzare in semifinale.

Penultimo atto del Campionato Europeo che la nazionale che fu di Eusebio raggiunge per la quarta volta nella propria storia, dopo le esperienze del 1984, del 2000 e del 2004.

Ora, quindi, Ronaldo e compagni dovranno pensare a questa nuova sfida. E in attesa di sapere chi dovranno affrontare di certo tutti, in Portogallo, staranno già iniziando a sperare nella prima vittoria di un torneo da parte della propria rappresentativa nazionale (che fino ad oggi ha raccolto solo un bronzo mondiale ed un argento europeo, oltre ad una medaglia “di legno” alle Olimpiadi di Atlanta).

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Due domande e una certezza.
Questo quanto mi lascia Danimarca – Portogallo, partita in cui i lusitani partono bene e trovano il doppio vantaggio salvo poi farsi rimontare da una doppietta del redivivo Bendtner. Giusto prima che Varela firmi il 3 a 2 definitivo.

Partiamo dalla certezza, quindi: la Danimarca, grandissimo cuore dopo la già incredibile vittoria all’esordio con gli Oranje, non merita la sconfitta.

Purtroppo, però, paga sicuramente, da una parte, un tasso tecnico indubbiamente più basso, che pur non sempre si palesa in campo, e dall’altro una solidità difensiva tutta da costruire.

Tra le fila dei danesi, comunque, mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa in più da parte del gioiellino Eriksen, che radiomercato dà già intorno ai 20 milioni di valutazione ma che oggi, pur non demeritando affatto, non dà sfoggio delle sue capacità pallonare.

Bene, invece, Bendtner.
Passato da young star, pupillo di Wenger, sembrava destinato a ripercorrere le orme lasciate nel mondo del grande calcio da suoi illustri connazionali come i fratelli Laudrup e Peter Schmeichel.

Il passare del tempo, però, ha palesato tutti i suoi limiti, dimostrando ancora una volta di come a 17/18 anni puoi finire col fare la differenza tra i tuoi coetanei anche solo per una maturazione fisica anticipata rispetto alla media. Differenza che logicamente si cancella poi col passaggio tra i grandi, dove se non dimostri di avere davvero qualcosa in più finisci con lo sfumare tra il gruppone di calciatori solo dignitosi.

Oggi, però, Bendtner rispolvera i vestiti da stella e firma una doppietta importante che, per un attimo, porta i tifosi danesi a riassaporare sensazioni sopite ormai vent’anni fa, quando la Danske Dynamite salì inaspettatamente sul tetto d’Europa.

Le due domande, invece, riguardano la nazionale portoghese. Una, in particolare, più specificatamente il suo capitano.

– Che fine hanno fatto i leggendari palleggiatori lusitani?

Da che mondo è mondo, almeno fin da quando, piccolissimo, iniziai a seguire il calcio io è sempre stato così.

Il maggior problema che veniva imputato a questa nazionale era quello di non avere la giusta bocca da fuoco davanti (o di averla capace di segnare solo nelle qualificazioni alle piccole squadre, come Pauleta). Perché non era certo la creativa di un centrocampo capace di lunghi possessi palla e di invenzioni abbacinanti a mancare.

In questo senso basti citare due campioni dei nostri tempi, Rui Costa e Figo, per esplicitare meglio il tutto: al Portogallo non sono mai mancati palleggio, possesso e creatività.

Eppure oggi i lusitani, da questo punto di vista, faticano. Tanto che a fine primo tempo il dato sul possesso palla e quasi choccante, con il 63% in favore dei danesi, solo parzialmente rimediato nella ripresa (quando si passa ad un 59-41).

– Che fine ha fatto Cristiano Ronaldo?

No, ovviamente non è sparito nel vero senso della parola.

Però quello in campo oggi sembrava quasi più il cugino brocco.

Per l’amor del cielo, sembrava. Perché poi quando le cose girano sa tirare fuori colpi di grandissima classe, come il tocco d’esterno a mettere in movimento Postiga giusto un attimo prima della sua sostituzione.

Nel complesso, però, sbaglia tanto il fenomeno portoghese, capitano della Selecção das Quinas. Tra cui anche un tiro piuttosto facile in situazione di uno contro uno con il portiere avversario, quando non riesce nemmeno ad inquadrare la porta.

Cristiano Ronaldo che ora, a partita finita, dovrebbe andare a ringraziare Varela: senza il suo goal la pessima prestazione e gli errori del capitano avrebbero infatti probabilmente segnato pesantemente l’eliminazione del Portogallo da questo Campionato Europeo.

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La Bosnia gioca in casa, ma è il Portogallo a fare la partita.

E così Dzeko, il giocatore più atteso del match assieme a Cristiano Ronaldo, si trova a gironzolare senza meta dalle parti della difesa lusitana, senza però ricevere palloni giocabili.

Dall’altra parte, invece, Portogallo che prende in mano il pallino del gioco pur senza strafare. Mostrando però, di contro, l’assenza – ormai atavica – di una punta “di peso” là davanti.

Postiga ci mette infatti ben diciannove minuti a farsi anche solo vedere. E la cosa capita quando Moutinho gli appoggia una palla di testa che va solo spinta in rete.
Peccato che lui la pensa diversamente e la calcia alle stelle.

Postiga che subito dopo ne combina anche una peggiore: Nani sfonda sulla destra e crossa sul secondo palo verso l’accorrente Moutinho, che potrebbe calciare al volo fronte alla porta.
Postiga, però, vuole dimostrare di poter essere l’uomo-goal che serve a questo Portogallo ed anticipa il compagno con un’improbabile rovesciata. Palla sbucciata e levata dal piede del centrocampista del Porto, occasione sprecata malamente.

O, ancora, al cinquantottesimo Moutinho mette palla in mezzo su punizione, panico, sfera che ballonzola in area e viene calciata di forza da Postiga, da non una decina di metri dalla linea di porta. Fuori, ovviamente.

Non è quindi un caso se poco dopo l’ora di gioco Helder lascia il posto ad Hugo Almeida.

Abbastanza particolare, insomma, trovarsi in una situazione in cui una squadra – la Bosnia – ha un giocatore di livello internazionale che non riesce però a mettere in condizione di giocare. Ed in cui l’altra formazione ha invece proprio nella prima punta la propria mancanza principale.

Chissà cosa sarebbe il Portogallo con Dzeko prima punta, assistito da Nani e Ronaldo…

Portogallo che, comunque, non è solo tanto palleggio e basta.

I lusitani mettono infatti in campo una grandissima aggressività, con cui riescono a mettere in grossa difficoltà ogni singola ripartenza avversaria.

A centrocampo, infatti, i portoghesi tendono a creare una grandissima densità con cui cercano di non far respirare i portatori di palla bosniaci.

Ecco spiegata la solitudine del malcapitato Dzeko: impossibilità spiccata di portare una ripartenza, l’unica punta si trova estraniata dal gioco potendoci fare ben poco.

A dominare il match è comunque l’atletismo di Pepe, che si sdoppia diventando a suo modo devastante.

Da una parte, infatti, annulla Dzeko – le poche volte che può toccare la palla – e chiunque transiti dalle sue parti, le poche volte che la Bosnia riesce a superare la metà campo.

Dall’altra si stacca spesso, in fase di non possesso, dalla linea difensiva, per allinearsi a Veloso e creare quella densità a centrocampo che, come detto, è fondamentale per dominare il match.

Pepe che proprio al di sopra della linea di centrocampo fa le cose migliori, anticipando diverse volte gli avversari per annullare sul nascere le loro ripartenze e andando a dare ulteriore nerbo al reparto nevralgico del campo.

Pepe che comunque non è l’unico a mettersi in mostra.

Bene anche Cristiano Ronaldo, che pur senza incidere come saprebbe mette in difficoltà la retroguardia avversaria ogni qualvolta tocca la palla.

Non male anche il genoano Veloso, presenza importante in mediana che stasera mi ricorda un po’ il miglior Palombo a livello di sapienza tattica: non si vede tantissimo ma si muove bene, sempre a dovere.

Tra i protagonisti del match c’è comunque anche quel campo che tante polemiche aveva creato nei giorni precedenti alla partita.
Fa abbastanza specie, in questo senso, vedere Ronaldo che entra in area da sinistra lanciato da uno splendido tacco di Nani e che calcia di sinistro per cercare il primo palo, non inquadrando però minimamente la porta. Con un bel pezzo di zolla che si solleva e vola via, a sottolineare che, tutto sommato, probabilmente la Federazione portoghese non mentiva quando diceva che il campo era in pessime condizioni…

Le polemiche arbitrali, anche se in realtà solo supposte dato che in campo nessuno dice nulla, possono invece scaturire dal presunto tocco di mano di Coentrao che, ad un quarto d’ora dalla fine, buca l’anticipo su Ibisevic sfiorando però la sfera, pare, con la mano.

Lo 0 a 0 finale può quindi un po’ trarre in inganno.

Il match che viene disputato da una Bosnia abbottonatissima ed un Portogallo che cerca il massimo risultato col minimo sforzo è comunque tutt’altro che disprezzabile. E anzi, si fa guardare piuttosto bene, con diverse situazioni interessanti da notare.

Bosniaci che continuano quindi a mantenere una minima speranza di passare il turno. Ma se i lusitani non si suicideranno in casa saranno sicuramente loro a staccare il biglietto per Polonia e Ucraina.

Una cosa in questo senso va comunque detta: non è certo un caso se i bosniaci si fanno più pericolosi con l’ingresso di Ibisevic, che va ad affiancare Dzeko.

Giocando in casa avrebbero dovuto partire direttamente così e giocarsela. 0 a 0 in casa significa, sulla carta, poter anche pareggiare con goal al ritorno. Ma andare in Portogallo e non farsi schiacciare sarà veramente dura…

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Estadio Algarve di Faro, ore 21: Mateu Lahoz dà il fischio d’inizio del match amichevole che si disputa tra il Portogallo padrone di casa ed il modesto Lussemburgo, vittima sacrificale di una partita dall’esito scontato.

E le cose vanno come tutti se le aspettavano.

Dopo venticinque minuti di gioco Postiga sblocca il risultato, con Cristiano Ronaldo che ad un paio di minuti dall’intervallo raddoppia.

In apertura di ripresa Coentrao di testa chiude quindi un match virtualmente mai in discussione.

Ma è al cinquantanovesimo che si consuma il clou: lancio lungo a mettere in movimento Silvestre Varela che svetta di testa ed appoggia ad Hugo Almeida. Che estra una magia dal cilindro.

Stop di petto, calcio volante prima che la palla tocchi terra e traiettoria pressoché perfetta ad infilare Jonathan Joubert sul secondo palo.

Prodezza balistica notevole, che vi propongo oggi perché certi gesti rendono il calcio quello che è: lo sport più bello del mondo!

Per la cronaca Almeida firmerà la propria doppietta personale  al settantaduesimo, chiudendo il match sul 5 a 0 finale.

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Di situazioni simpatiche ne succedono un po’ tutti i giorni nello sconfinato mondo del calcio, purtroppo non si ha sempre la possibilità ed il tempo di riportarle e commentarle.

Oggi, però, non posso proprio fare a meno di segnalarvi quanto accaduto al trentaseiesimo minuti dell’amichevole disputata giusto ieri sera tra Portogallo e Spagna (finita, per la cronaca, quattro a zero in favore dei lusitani con reti di Martins, Postiga, Almeida ed autogoal di Ramos) quando il solito straripante Cristiano Ronaldo si porta in area di rigore e dopo essersi liberato con uno dei suoi classici giochetti del diretto marcatore, finito a terra in una scivolata molto approssimativa fatta nel vano tentativo di strappargli il pallone, fa partire un pallonetto a scavalcare Casillas con l’esterno del piede toccando il pallone come solo un fuoriclasse come lui sa fare.

La traiettoria che il suo destro disegna, infatti, è praticamente perfetta: tocco morbido che fredda Casillas, scavalcandolo, per correre leggero verso il fondo della rete spagnola.

Proprio nel varcare la linea di porta, però, il pallone sarà colpito dalla testa di Nani, che proverà a rubare al proprio capitano un goal già fatto. Cosa questa di per sè già esecrabile, dal mio punto di vista.

Ma non è finita: nel momento in cui Ronaldo toccherà il pallone per far partire il pallonetto, infatti, Nani si troverà in posizione di fuorigioco. Andando a colpire la palla prima che questa varchi la linea, quindi, finirà con il realizzare una rete irregolare, vanificando tutto lo splendido lavoro del fenomeno attualmente in forza al Real Madrid.

Che non la prende benissimo, come potete vedere dalle immagini…

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GRUPPO A

Austria

Portieri
Philip Petermann Austria Vienna
Christian Petrovcic GAK
Difensori
Emir Dilaver Austria Vienna
Mahmud Imamoglu First Vienna FC 1894
Lukas Rath Mattersburg
Micheal Shimpelsberger Twente
Gernot Trauner LASK
Centrocampisti
David Alaba Bayern Monaco
Robert Gucher Frosinone
Raphael Holzauser Stoccarda
Tobias Kainz Heerenveen
Christian Klem Sturm Graz
Cristhoph Knasmuller Bayern Monaco
Marco Meilinger Salisburgo
Georg Teigl Salisburgo
Attaccanti
Marco Djuricin Herta Berlino
Andreas Tiffner Austria Vienna
Andreas Weimann Aston Villa
Allenatore: Andreas Heraf

 Inghilterra

Portieri
Lee Nicholls Wigan
Declan Rudd Norwich
Difensori
Nathaniel Clyne Crystal Palace
Joshua Thompson Celtic
Jason Lowe Blackburn
Thomas Cruise Arsenal
Matthew Briggs Fulham
Nathan Baker Aston Villa
Stephen Caulker Tottenham
Reece Brown Manchester United
Centrocampisti
John Bostock Tottenham
Dean Parrett Tottenham
Matthew James Manchester United
Jacob Mellis Chelsea
Matthew Phillips Wycombe
Attaccanti
Nathan Delfouneso Aston Villa
Ryan Donaldson Newcastle United
Frank Nouble West Ham
Allenatore: Noel Blake

Francia

Portieri
Abdoulaye Diallo Rennes
Marc Vidal Tolosa
Difensori
Sebastien Faure Lione
Johan Martial Bastia
Thimothee Kolodziecziak Lione
Gaetan Bussman Metz
Chris Mavinga Liverpool
Lioc Nego Nantes
Centrocampisti
Gueida Fofana Le Havre
Francio Coquelin Lorient
Clement Grenier Lione
Enzo Reale Lione
Attaccanti
Yanis Tafer Lione
Antoine Griezmann Real Sociedad
Gilles Sunu Arsenal
Cedric Bakambu Sochaux
Gael Kakuta Chelsea
Alexandre Lacazette Lione
Allenatore: Francis Smerecki

Olanda

Portieri
Jeroen Zoet PSV
Steffen Bakker Groningen
Difensori
Erik Schouten AZ
Bruno Martins Indi Feyenoord
Imad Najah PSV
Tim Eekman Excelsior
Ricardo van Rhijn Ajax
Centrocampisti
Jordy Clasie Excelsior
Rodney Sneijder Ajax
Ricky Van Haaren Feyenoord
Steven Berghuis Twente
Leandro Bacuna Groningen
Davy Propper Vitesse
Attaccanti
Lorenzo Ebicilio Ajax
Florian Jozefzoon Ajax
Rajiv van la Parra Caen
Jerson Cabral Feyenoord
Luc Castaignos Feyenoord
Allenatore: Wim van Zwam

GRUPPO B

Croazia

Portieri
Matej Delac Inter Zapresic
Dominik Picak Lokomotiv Zagabria
Difensori
Dario Rugasevic Cibalia Vinkovci
Sime Vrsaljko Dinamo Zagabria
Tomislav Glumak Zadar
Renato Kelic Slovan Liberec
Matej Jonjic Hajduk Spalato
Centrocampisti
Franko Andrijasevic Hajduk Spalato
Filip Ozobic Spartak Mosca
Roberto Puncec Varteks
Arijan Ademi Dinamo Zagabria
Mario Ticinovic Hajduk Spalato
Zvonko Pamic Rijeka
Attaccanti
Anton Maglica Osijek
Andrej Kramaric Dinamo Zagabria
Ante Vukusic Hajduk Spalato
Marko Bicvic Basilea
Frano Mlinar Dinamo Zagabria
Allenatore: Ivica Grnja

Italia

Portieri
Simone Colombi Pergocrema
Mattia Perin Genoa
Difensori
Andrea Adamo Palermo
Michelangelo Albertazzi Milan
Riccardo Brosco Triestina
Luca Caldirola Vitesse
Alessandro Crescenzi Grosseto
Alessandro Malomo Roma
Centrocampisti
Andrea Bertolacci Lecce
Marco D’Alessandro Bari
Cristian Galano Bari
Jacopo Sala Chelsea
Roberto Soriano Empoli
Max Taddei Gubbio
Luca Tremolada Inter
Attaccanti
Fabio Borini Chelsea
Mattia Destro Inter
Nicolao Dumitru Empoli
Allenatore: Massimo Piscedda

Spagna

Portieri
Aitor Fernandez Athletic Bilbao
Alex Barcellona
Difensori
Jorge Pulido Atletico Madrid
Martin Barcellona
Carles Planas Barcellona
Marc Barcellona
Hugo Mallo Celta
Ramiro Sindaco Real Saragozza
Centrocampisti
Keko Atletico Madrid
Koke Atletico Madrid
Romeu Barcellona
Thiago Alcantara Barcellona
Ezequiel Calvente Betis
Sergio Canales Real Madrid
Attaccanti
Ruben Rochina Barcellona
Daniel Pacheco Liverpool
Iker Muniain Atlethic Bilbao
Rodrigo Moreno Real Madrid
Allenatore: Luis Milla

Portogallo

Portieri
Claudio Ramos Vitoria
Tiago Maia Porto
Difensori
Anibal Capela Braga
Cedric Sporting
Joao Amorim Vitoria
Mario Rui Benfica
Nuno Reis Sporting
Roderick Benfica
Centrocampisti
Danilo Pereira Benfica
Sana Benfica
Agostino Ca Sporting
Ruben Pinto Benfica
Sergio Oliveira Porto
Attaccanti
Alex Porto
Balde Sporting
Ever Brandao Benfica
Nelson Oliveira Rio Ave
Salvador Agra Varzim
Allenatore: Ilidio Valle

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