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Archive for the ‘Argentina 2011’ Category

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CRONACA

Al secondo minuto di gioco percussione di Suarez in area che crea subito scompiglio, con Villar che chiude comunque in calcio d’angolo.
Sugli sviluppi del corner l’Uruguay sfiora la rete con Lugano. Il solito Villar, però, si salva in qualche modo, con un doppio salvataggio sulla linea a chiudere un’azione molto confusa. Azione in cui ci starebbe anche un calcio di rigore per la Celeste, per un tocco di mano di Ortigoza.

Paraguay da subito alle corde. Chiuso tutto nella propria trequarti penserà praticamente solo a non subire, andando a tamponare ogni buco per evitare che gli avanti uruguagi ci si infilano.
La pressione costante dell’Uruguay, dopo i primissimi minuti di scompiglio, non sembra però riuscire a scalfire la Linea Maginot costruita di fronte all’area dal Tata Martino.

Il tutto fino al dodicesimo quando Suarez porta in vantaggio la squadra di Tabarez: ricevuta palla in area stopperà di destro per calciare sul secondo palo col sinistro. La possibile deviazione di Veron, comunque, non sembra essere decisiva. Villar è freddato, l’Uruguay in vantaggio.

Paraguay che prova a reagire. Pochi minuti dopo il vantaggio uruguagio Valdez s’infila alle spalle di Maxi Pereira e colpisce la palla, lanciatagli dalla trequarti, in spaccata, mettendo però la sfera a lato.
Uruguay che pare nervosissimo e infila una serie di fallacci. Atteggiamento difficilmente capibile da parte della Celeste, che dopo aver sbloccato la partita avrebbe dovuto giocare molto più rilassata.

Al trentaduesimo Forlan lanciato alle spalle della difesa paraguayana va a trovarsi a tu per tu con Villar ma pressato dal ritorno di un avversario sparerà contro al neo acquisto dell’Estudiantes.
Poco più tardi Suarez punta Veron saltandolo con un tunnel per poi vedere respingere la propria conclusione da un sempre attento Villar.

Il portiere paraguayano si ripete anche al trentasettesimo quando Forlan riceve in area e sbuccia una girata che, se effettuata meglio, sarebbe potuta risultare imparabile.

Forlan che però al quarantaduesimo si sblocca: palla persa nella propria trequarti, Arevalo arriva pochi metri dall’area e gira a Forlan che, tutto solo, buca Villar con un bel diagonale potente.

A tempo praticamente scaduto Alvaro Pereira scodella in area per Suarez che gira di testa sul secondo palo, senza riuscire però a centrare lo specchio della porta, chiudendo così un primo tempo a senso unico.

In apertura di ripresa il Paraguay prova a combinare qualcosina di più, ma sempre senza riuscire a pungere con grande efficacia. Il tutto fino al nono quando Ortigoza pesca Valdez che calcia al volo esaltando i riflessi di Muslera, fenomenale nel deviare la palla sulla traversa, salvando il risultato.
La partita prosegue su ritmi piuttosto lenti, con l’Albirroja decisa a far circolare la palla senza lasciarla un attimo agli avversari.

Il tutto senza però riuscire ad essere particolarmente pericolosa. Fino al diciassettesimo, quando un’imbucata sulla destra porta ad un cross in mezzo su cui si fionda Piris che colpisce il pallone di tacco, senza però sorprendere Muslera.
Al venticinquesimo Estigarribia finisce giù in area, spinto da Coates. Il rigore pare possa starci, ma l’arbitro la pensa diversamente. E, in un certo qual modo, pareggia così il rigore non assegnato alla Celeste nel primo tempo.

La partita procede quindi su binari ben definiti, giusto fino al termine. Quando Forlan decide di firmare la propria doppietta personale, chiudendo in bellezza una finale vinta meritatissimamente dall’Uruguay.

COMMENTO

Uruguay quindici volte Campione del Sud America.

Suona incredibile, ma è così.

Nessuno come la Celeste. In tutto il continente.

Uruguay che, infatti, stacca l’Argentina (ferma a quattordici) e si porta a quasi il doppio rispetto al Brasile (fermo a quota otto).

Il tutto davvero meritatamente.

E così dopo il quarto posto Mondiale raggiunto in Sudafrica la Celeste si conferma come la massima forza del Sud America.

Suona davvero strano per chi come me è nato negli anni ottanta, quindi ben lontano dalle vittorie Mondiali di questo piccolo paese, eppure è davvero così. Nel corso degli ultimi dodici mesi nessuno ha saputo fare come loro.

Venendo alla partita…

Primo tempo senza storia alcuna.
Uruguay che prende a pallonate gli avversari, che pensano solo a difendersi. Senza riuscirci nemmeno molto bene, dato che la prima frazione si chiude con Suarez e compagni sopra di due reti.

Nella ripresa l’Albirroja prova a combinare qualcosa. Ma, a parte una traversa colpita da Haedo Valdez, senza grande fortuna.

Uruguay Campione.

Meritatamente.

MVP

Luis Suarez è un giocatore straordinario.

Personalmente lo conobbi quando ancora giocava nel Groningen e da subito mi pareva avere qualcosa in più, tanto che avrei voluto che qualcuna delle nostre compagini lo portasse in Italia.

La cosa, com’è noto, purtroppo non successe. Ed è un vero peccato. Perché Suarez oggi è l’eroe di una nazionale che entrerà nella storia, nonché il miglior giocatore di questa Copa America…

TABELLINO

Uruguay vs. Paraguay 3 – 0
Marcatori: 12′ Suarez, 42′, 89′ Forlan.
URUGUAY (4-4-2) Muslera; M.Pereira, Coates, Lugano, M.Cáceres (89′ Godín); González, Arévalo Ríos, D.Pérez (70′ Egurén), A.Pereira (63′ Cavani); Suárez, Forlán. CT: Tabárez
PARAGUAY (4-4-2) Villar; Piris, Verón, Da Silva, Marecos; Vera (65′ H.Pérez), V. Cáceres (65′ Estigarribia), Riveros, Ortigoza; Zeballos (77′ Barrios), Valdez. CT: Martino
Arbitro
: Fagundes (Brasile)
Ammoniti
: D.Pérez, M.Pereira, M.Cáceres, Coates (U), V. Cáceres, Vera (P)

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CRONACA

Due minuti e arriva la prima conclusione a rete. A portarla è Alexis Sanchez, che gira di testa una punizione-cross dalla destra senza però riuscire ad impensierire il portiere venezuelano.
Altri tre minuti ed è ancora Sanchez a pizzicare di testa, questa volta su cross dalla sinistra portato da Vidal. Ancora una volta, però, Vega è attento e para.

Al decimo è invece Arango a farsi vivo dalle parti dell’area del Cile. Il suo sinistro da fuori si spegne però sul fondo.
Da lì in poi le due squadre si fronteggeranno con il Cile che avrà leggermente il predominio territoriale, ma senza comunque strafare. E i minuti passeranno senza particolari emozioni…

Il tutto fino al trentacinquesimo quando Arango scodellerà in area una punizione-cross dalla destra con Vizcarrondo, di cui avevo già parlato bene dopo la gara contro la Seleçao, che svetta sul primo palo portando in vantaggio la Vinotinto.

Prima frazione di gioco che si chiude con il Cile in avanti: Contreras colpisce di testa, Vega risponde, attento come sempre.

La ripresa si apre invece con una punizione pericolosa di Arango, che però calcia, pur non di molto, a lato.
Al nono il Cile si sveglia: Suazo prima crossa in mezzo dove arriva un colpo di testa salvato sulla linea da Cichero, poi calcia di potenza, trovando la traversa.

Due minuti più tardi splendido spunto di Sanchez che si beve Vizcarrondo per poi entrare in area e farsi chiudere da un avversario. Nell’occasione la stella nascente del calcio cileno cercherà il contatto, finendo a terra. Ma senza riuscire ad ingannare l’arbitro, che non gli concederà il rigore.
Al tredicesimo sarà invece Valdivia dal limite, su appoggio di Suazo, a colpire la seconda traversa di questo inizio di secondo tempo Rojo.

Al ventiduesimo Valdivia scodella un cross su punizione in mezzo all’area dove Medel stacca benissimo – lasciato completamente solissimo in mezzo all’area – colpendo però il pallone troppo centrale, fallendo una sorta di rigore areo.
Poco più tardi è invece Sanchez a provarci: serpentina orizzontale rapida al limite e calcio di destro ad impensierire Vega.

La rete è comunque nell’aria ed arriva al venticinquesimo quando Humbero Chupete Suazo interrompe il proprio digiuno in nazionale girando in rete un pallone centrato dalla destra che però prima di infrangere lo specchio di porta venezuelano sbatterà, guarda caso, contro la traversa, per la terza volta dall’inizio della ripresa.
Al trentunesimo bel cross di Sanchez con Paredes che calcia una bella volee di sinistro, mettendo la palla di poco a lato.

Cinque minuti più tardi si consuma il dramma. Arango calcia una punizione dal centrodestra battendo un tiro-cross che attraversa tutta l’area senza deviazioni e mette in crisi Bravo, che non riesce a trattenere. Sulla ribattuta è quindi lestissimo Cichero, che si avventa sul pallone per un tap-in che riporta incredibilmente in vantaggio la Vinotinto.

Come non bastasse due minuti più tardi Medel colpisce la palla con la mano, guadagnandosi il secondo giallo e venendo espulso. Lasciando il Cile in inferiorità numerica oltre che di risultato.
Cile che però non si arrende e che a sei dal termine si riporta vicino al goal con Vidal: conclusione di Suazo respinta da Vega, Vidal arriva sul pallone e calcia di potenza trovando però il salvataggio sulla linea di Cichero.

Come non bastasse ci si metterà pure l’illuminazione, che calerà giusto a cinque dal termine portando l’arbitro a sospendere momentaneamente il match.

Alla ripresa del gioco Vidal sarà liberato in area sul filo del fuorigioco, con l’arbitro che fischierà un fuorigioco che sembra non esserci. Per la cronaca l’azione si va a concludere con un assist del jolly del Leverkusen per un compagno che appoggerà facilmente in porta.
In chiusura Rondon sarà servito nello spazio ed entrerà in area bene, facendosi però recuperare all’ultimo, giusto prima di tirare.

E giusto al termine del recupero Rincon verrà espulso per un fallo tutto sommato non così tremendo su Valdivia.

COMMENTO

Copa America incredibile come non mai.

Su quattro quarti di finale venegono eliminate le quattro favorite. Argentina – padrona di casa, per altro -, Colombia, Brasile e Cile a casa.

Uruguay (ora netta favorita per la vittoria finale… cosa questa che può essere un anatema, in una situazione del genere), Perù, Paraguay e Venezuela in semifinale.

Incredibile.

Venendo al match in questione il Venezuela scrive la storia. Mai prima di oggi, infatti, la Vinotinto era riuscita a raggiungere una semifinale di Copa America.

A meritare nell’arco dei novanta minuti sarebbe comunque il Cile. La Roja, infatti, gioca indubbiamente meglio degli avversari, in particolar modo un secondo tempo in cui colpisce tre traverse e mette più volte a ferro e fuoco la retroguardia avversaria. Basti anche pensare a quella situazione in cui Vidal calcia a botta sicura e Cichero, autore del goal che vale la vittoria, salva sulla linea, a Vega battuto.

La netta superiorità tecnica del Cile, però, non si concretizza nel risultato. Valdivia, Jimenez, Sanchez e tutti i piedi buoni della Roja mettono non poco in difficoltà Vizcarrondo e compagnia, che però riescono a reggere.

A fare la differenza, alla fine, è in particolar modo la prestanza fisica della Vinotinto.

Perché il Venezuela vince 2 a 1, segnando entrambe le reti sugli sviluppi di un calcio piazzato.

E proprio qui emerge da una parte la pressapochezza di una difesa che in situazione di palla attiva sa invece difendersi assolutamente più che degnamente. Dall’altra l’inferiorità fisica di una squadra che non è certo composta da marcantoni.

Giusto tre o quattro giocatori su tutta la rosa raggiungono il metro e ottanta. Nessuno di questi, secondo i dati ufficiali, supera il metro e ottantacinque.

Certo, non si può ridurre tutto a questo… ma nel contempo, alla lunga, si può dire che questo possa essere un handicap pesante per una squadra che a livello tecnico può dire la sua su qualsiasi palcoscenico.

MVP

L’ingresso di Jorge Valdivia contribuisce a cambiare il match.

Il Mago ha tecnica sopraffina e sa estrarre dal cilindro giocate decisive. Purtroppo per i cileni, però, anche lui vede le sue speranze di goal infrangersi contro la traversa.

Dalla parte opposta, invece, risulta essere decisivo l’apporto di Gabriel Cichero: il centrale dei Newell’s Old Boys, infatti, realizza la rete che vale lo storico passaggio del turno, riuscendo nel contempo a salvare il risultato nella propria area quando, come detto, salverà sulla linea un goal praticamente già fatto.

TABELLINO

Cile vs. Venezuela 1 – 2
Marcatori: 35′ Vizcarrondo, 70′ Suazo, 81′ Cichero
CILE (3-4-1-2): Bravo; Contreras, Ponce, Jara (15′ st Paredes); Isla, Medel, Carmona (45′ st Valdivia), Vidal; Jimenez (38′ st Mu¤oz); Sanchez, Suazo. All.: Borghi
VENEZUELA (4-4-2): Vega; Rosales, Perozo, Vizcarrondo, Cichero; Rincon, Lucena, Gonzalez (44′ st Moreno), Arango; Maldonado (18′ Seijas), Fedor (14′ st Rondon). All.: Farias
Arbitro: Vera (Ecuador)
Ammoniti: Isla, Gonzalez, Medel, Contreras, Vidal tutti per gioco scorretto. Espulsi: Medel per somma di ammonizioni, Rincon per gioco scorretto. Recupero: 1′ e 4′

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CRONACA

Partita combattuta da subito.
La prima conclusione in porta arriva dopo quattro minuti di gioco quando Ramires strappa un pallone ad un avversario per calciare da fuori, senza però inquadrare lo specchio di porta. Buona, comunque, l’iniziativa del centrocampista Blues.

Tre minuti più tardi Pato viene lanciato in area e prova a mettere palla bassa in mezzo. La sfera è però deviata da un avversario e finisce giusto al limite dell’area dove arriva di gran carriera Neymar che si coordina discretamente ma, esattamente come Ramires poco prima, non riesce a trovare lo specchio.
La partita da lì in poi vivrà di tanta lotta ma poche occasioni. Le due squadre si fronteggeranno con buona lena, ma senza riuscire a mettere in difficoltà i rispettivi reparti difensivi.

Al ventisettesimo però grande palla goal per il Brasile: Ganso serve bene Robinho al limite che temporeggia aspettando l’inserimento di Neymar la cui conclusione a botta sicura farà però terminare il pallone sul fondo.
Cinque minuti più tardi bel cross su punizione di André Santos che scodella in mezzo un pallone su cui piomba Lucio, che devia il pallone al volo sparandolo però contro a Justo Villar.

Al quarantesimo André Santos sbaglia tutto: lanciato in area si porterà al limite laterale dell’area piccola per poi scaricare un sinistro a casaccio alto sopra la traversa. Quando, però, c’era Pato tutto solo in mezzo. Sarebbe stato l’1 a 0 facile.

In apertura di ripresa il Brasile parte ancora più forte rispetto alla prima frazione.
Dopo pochissimi minuti buona doppia occasione per i Verdeoro con Alcaraz che chiuderà la conclusioni di Neymar e Maicon salvando la propria porta.

Brasile però che palesa grandissimi limiti lì davanti. Questo nonostante vanti talenti purissimi come Pato, Neymar e Ganso, oltre al sempre prezioso Robinho.
Ed è proprio il fantasista milanista che si rende protagonista, al sessantacinquesimo, di un’iniziativa interessante, piombando su di un pallone praticamente perso da Maicon per scaricare un destro però impreciso.

Due minuti più tardi Brasile vicino al goal: Ganso riceve una respinta corta al limite dell’area e scarica un bel sinistro a fil di palo, trovando però la pronta risposta di Justo Villar, bravo a distendersi alla sua sinistra per levare il pallone dalla porta.
E’ poi Pato ad avere una grandissima occasione: infilatosi in area si troverà a tu per tu con il portiere paraguaiano, e gli calcerà addosso. Il pallone però gli rimbalzerà sul corpo e andrà davanti a lui, così che riuscirà a colpire il pallone di testa. Senza però centrare la porta.

Brasile che continuerà a premere e si porterà vicino alla rete a meno di dieci minuti dal termine quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo arriverà un’incornata sul secondo palo. A Justo Villar battuto, però, ci sarà l’intervento di testa di un difensore sulla linea, a salvare il risultato.

Brasile che non riuscirà comunque a bucare la resistenza dell’Albirroja, trascinando il match fino ai supplementari.

Nei supplementari saranno poi espulsi, causa rissa, Lucas Leiva ed Alcaraz. Sarà comunque il Brasile a provarci di più, con il Paraguay che costruirà una buona azione: Estigarribia penetra a sinistra, crossa in mezzo e Valdez calcia al volo, senza però inquadrare lo specchio.

La partita si trascina così sino ai rigori. Dove sarà il Paraguay a spuntarla:

 

Elano: alto
  Barreto: a lato
  Thiago Silva: parato
  Estigarribia: goal
  André Santos: alto
  Riveros: goal
  Fred: a lato

COMMENTO

Quando l’incredibile diventa realtà.

Partiamo comunque da un presupposto: sarebbe il Brasile a meritare il passaggio del turno, di per sè.

E’ altresì vero, però, che quando sei nettamente superiore ai tuoi avversari non puoi attaccare senza la capacità di concretizzare le tue manovre.

Che poi il Paraguay, a dire il vero, si salva più che altro grazie ad un catenaccio piuttosto robusto e, soprattutto, ad episodi favorevoli, oltre che alla giornata di grazia di Justo Villar.

Detto ciò, comunque, l’incredibile si consuma ai rigori.

Vero è che quel campo è apparso realmente assolutamente indegno. Altrettanto vero è, però, che non si può nemmeno sbagliare quattro rigori su quattro. Soprattutto se i tuoi avversari, che calciano dalla stessa posizione, ne realizzano due su tre.

In questo caso ha avuto ragione Caressa, a conti fatti: il Brasile non avrebbe segnato nemmeno se avesse giocato fino a domani.

Incredibile, comunque, che le due favoritissime, le super-potenze del continente, non arrivino nemmeno tra le prime quattro. Né l’una, né l’altra.

MVP

Justo Villar dirige alla grande la propria difesa e chiude la saracinesca, permettendo ai suoi, non senza fortuna in effetti, di portarsi a casa un’importantissima vittoria ai rigori che catapulta l’Albirroja in semifinale.

TABELLINO

Brasile vs. Paraguay 0 – 0 (0 – 2 d.c.r.)
BRASILE (4-2-3-1) Julio Cesar; Maicon, Lucio, Thiago Silva, André Santos; Lucas Leiva, Ramires; Robinho, Ganso (100′ Lucas), Neymar (80′ Fred); Pato (111′ Elano). Ct: Menezes
PARAGUAY (4-4-2) Villar; Verón, Alcaraz, Da Silva, Torres (71′ Marecos); Vera (63′ Barreto), Cáceres, Riveros, Estigarribia; Valdez, Barrios (83′ Pérez). Ct: Martino
Arbitro: Pezzotta (Argentina)
Ammoniti: Santos, Maicon (B), Vera, Barreto, Marecos, Estigarribia (P)
Espulsi: 103′ Lucas Leiva (B) e Alcaraz (P)

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 CRONACA

La prima conclusione a rete arriva dopo soli ottantadue secondi: Robinho riceve e manovra al limite per scaricare poi un destro che è però ben controllato da Vega, bravo a bloccare il pallone.
Dopo centotrentatrè secondi dall’inizio del match è invece Pato a rendersi pericoloso. Il suo taglio alle spalle dell’avversario è interessante, ma la sua posizione, nel momento in cui Neymar fa partire l’assist, irregolare.

Brasile che continua ad attaccare. Grande velocità, palla a terra e continuo tentativo di creare densità di gioco nei pressi del pallone. Bravi comunque, di contro, anche i venezuelani: attenti, caparbi e generosissimi, con un pressing alto ad infastidire gli avversari anche ben oltre la metà campo.
Verdeoro che dopo un primo quarto d’ora a spron battuto, in cui però non riesce a piegare la resistenza della Vinotinto, sembrano rallentare un po’ il ritmo, cercando di temporeggiare per trovare il varco migliore.

Al ventisettesimo occasionissima per i brasiliani: Dani Alves serve Pato in area con la punta milanista che scarica un violentissimo destro sulla traversa della porta difesa da un Vega fulminato dalla conclusione dell’avversario.
Al trentunesimo splendida apertura di Ramires che serve un Pato sempre perfetto nell’effettuare anche gli stop più complicati. Una volta messo giù il pallone il Papero calcia ad incrociare, trovando però la risposta in due tempi dell’estremo difensore venezuelano.

Poco oltre la mezz’ora intervento fondamentale di Oswaldo Vizcarrondo: il difensore del Deportivo Anzoátegui interviene infatti in scivolata su di un tiro di Robinho che dopo aver superato Vega stava per terminare la sua corsa in rete. Un po’ fuori tempo, il centrale venezuelano abbasserà la spalla stoppando così il pallone, impedendo il goal senza nel contempo effettuare un fallo di mano che sembrava quasi poter essere scontato viste le modalità di intervento…

Brasile che inizia la ripresa a scartamento ridotto.
A dispetto del primo tempo là davanti i Verdeoro faticano a dare incisività e soprattutto continuità alla propria azione. Ed il cronometro scorre.

Al venticinquesimo Arango, “El Huracan del Caribe”, lancia Cichero con un bel colpo di tacco. L’ex Lecce si spinge quindi in profondità centrando un pallone per Miku, che è però prontamente chiuso da un difensore avversario.
Venezuela che un paio di minuti più tardi parte bene in contropiede arrivando a liberare Arango al tiro, con il centrocampista del Borussia Monchengladbach che conclude però malissimo a lato.

In chiusura ci prova Andrè Santos, ma il diagonale mancino del terzino sinistro brasiliano si spegne a lato.

COMMENTO

Il Brasile parte forte e si spegne alla distanza.
Il Venezuela è generosissimo e resiste fino alla fine.

Ecco come si può riassumere in due righe una partita dal primo tempo piuttosto vivo e dalla ripresa assolutamente noiosa.

La prima frazione vede un Brasile che si diverte: gran circolazione di palla finalizzata a mandare in porta un Pato piuttosto in forma, vera e propria spina nel fianco di una difesa venezuelana nel complesso comunque molto attenta.

Nella ripresa, invece, i Verdeoro abbassano il baricentro, rallentano i ritmi e contribuiscono a rendere piuttosto noiosa una partita che perde appeal minuto dopo minuto.

Particolarmente deludente, tra le fila brasiliane, è quel Ganso che era in realtà tra i giocatori più attesi.
Nulla di che nemmeno Neymar, che dopo un primo tempo da giocoliere in cui fa intravvedere buona parte del suo potenziale va un po’ spegnendosi, assieme a tutta la sua squadra.

Bene Pato, come detto, e Ramires, utilissimo nel dare equilibrio a tutta la squadra.
Niente male, nel complesso, anche Dani Alves, che spinge molto e certo non fa rimpiangere Maicon.

Nella Vinotinto, invece, grande prestazione di Vizcarrondo, che è già un idolo: capigliatura che spicca, fisicità importante e grezzità d’altri tempi.
Certo non un centrale da Pallone d’Oro, ma comunque un buon difensore capace di tenere in piedi una retroguardia capace di resistere al quadrilatero delle meraviglie Robinho-Ganso-Neymar-Pato.

TABELLINO

Brasile vs. Venezuela 0 – 0
Marcatori:
Brasile (4-2-3-1): Julio Cesar; Dani Alves; Thiago Silva, Lucio, Santos; Ramires (32′ st Elano), Leiva; Robinho (20′ st Fred), Ganso, Neymar; Pato (31′ st Lucas). All. Menezes
Venezuela (4-4-2): Hernandez; Rosales, Peroso, Vizcarrondo, Cichero; Gonzalez (41′ st Di Giorgi), Rincon, Lucena, Arango; Rondon, Miku (34′ st Maldonado). All. Farias
Ammoniti: Thiago Silva, Rondon, Gonzalez.

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A seguito dei gravi danni causati dal recente tsunami il Giappone di Zaccheroni ha ufficializzato la propria rinuncia alla Coppa America per nazioni che si terrà in Argentina dall’1 al 24 luglio prossimo.

Il Presidente della Federazione giapponese, Junji Ogura, è partito ieri con destinazione Sud America, dove visiterà Argentina e Paraguay, proprio per ufficializzare la decisione covata ormai da tempo.
Calcio giapponese che comunque non si fermerà il prossimo luglio e che, anzi, sfrutterà proprio quei giorni per recuperare le gare di campionato perse in seguito alla tragedia naturale che ha colpito il paese.

Queste, al riguardo, le parole pronunciate da Ogura: “Spiegherò a dirigenti ed organizzatori che la situazione nel nostro paese non ci permette di partecipare. I club ci hanno chiesto di giocare le partite di J-League in quel periodo e abbiamo accettato. Useremo il mese di luglio per recuperare le partite del nostro campionato, e credo la nostra posizione sarà compresa”.

Quale prospettiva, ora, per la massima rassegna continentale sudamericana?

Partiamo da un assunto: dopo l’edizione del 1991 organizzata in Cile (cui parteciparono solo squadre affiliate alla CONMEBOL) la Confederazione sudamericana rivoluzionò la competizione portando a dodici il numero di squadre che si sarebbero giocate la vittoria finale. Per fare ciò si decise di invitare due nazionali affiliate alla Federazione centro-nord americana, che in quell’occasione furono Messico e Stati Uniti.

Così facendo si passò da una formula con due gironi da cinque squadre ad una che prevedeva tre gironi da quattro squadre con il passaggio ai quarti delle prime due classificate più le due migliori terze.

Nel 1999, poi, si decidette di aprire l’invito anche oltre il continente nord americano, con il Giappone che prese quindi parte a quell’edizione (terminando per altro ultimo nel Girone A, venendo sconfitto da Perù e Paraguay e riuscendo solo a pareggiare con la Bolivia poi eliminata come peggior terza).

In tutto ciò una riflessione sorge spontanea: perché tutto ciò?
Ha davvero senso che ad una competizione continentale per nazioni possano partecipare anche nazionali provenienti da altri continenti?

A mio avviso assolutamente no.

E se ancora ancora potrebbe passare l’idea che vuole due squadre nord americane invitate ecco che il tutto perde assolutamente di senso quando le squadre invitate arrivano da altri angoli del mondo.

Proprio in tal senso mi fa quindi un po’ rabbrividire apprendere di come il Presidente della Federazione calcistica argentina Grondona abbia avanzato la proposta di invitare i Campioni d’Europa e del Mondo in carica. Dopo l’ufficializzazione della rinuncia nipponica, infatti, sarebbe partita una telefonata da Buenos Aires in direzione di Madrid grazie alla quale lo stesso Julio Grondona avrebbe contattato il collega Angel Maria Villar (Presidente della Federazione iberica) proprio per proporgli di partecipare alla competizione.

E qui si creerebbe un po’ un paradosso. Perché se è vero che la presenza di una nazionale forte e blasonata come quella spagnola aumenterebbe notevolmente l’hype mediatico ed il tasso tecnico della competizione è altrettanto vero che la possibilità di vedere, per la prima volta nella storia, una nazionale non sudamericana vincere una Coppa America sarebbe altissima.
E. nel caso, anche una vera e propria assurdità.

Sicuramente più sensato, stante così la formula della Coppa (che comunque rivedrei, ripeto), sarebbe invitare un’altra squadra affiliata alla CONCACAF.
I problemi qui sorgono dal fatto che le squadre centro-nord americane (Messico – che sarà presente in Argentina – compreso, quindi) disputeranno proprio nel corso del mese precedente la Gold Cup, ovvero sia la loro massima rassegna continentale per nazioni. Facile quindi prevedere, come già successo in passato, che le squadre nord americane presenti in Argentina finirebbero col presentarsi con formazioni di seconda fascia, impoverendo ulteriormente il tasso tecnico globale della competizione.

Insomma, situazione se vogliamo piuttosto intricata.

Personalmente, ribadisco, credo che le vie dovrebbero essere solo due: o si fa disputare la competizione esclusivamente a squadre sud americane o si decide di fondere Coppa America e Gold Cup creando così un torneo continentale che designi veramente quello che è il campione dell’intero continente americano (soluzione, quest’ultima, che ritengo però praticamente impossibile da percorrere, dato che le due confederazioni difficilmente rinuncerebbero mai alla propria manifestazione).

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