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Archive for settembre 2011

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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CRONACA

Due soli minuti di gioco e la Roma arriva subito a calciare in porta: Josè Angel, servito da Pjanic, si accentra mettendosi la palla sul destro e calcia, senza però trovare lo specchio di porta.
Roma volenterosa che al sesto si fa vedere con Osvaldo. Il tiro-cross dell’attaccante italoargentino termina però sopra la traversa della porta difesa da Mirante.

All’undicesimo si fanno finalmente vedere i padroni di casa: Giovinco pennella in mezzo un cross che è impattato dalla fronte di Lucarelli, che cerca l’incrocio ma mette la sfera di poco alta sulla traversa.
Parma che pareggia il conto delle occasioni interessanti cinque minuti più tardi quando Galloppa effettua uno splendido tocco sotto a mettere in movimento Giovinco, il cui tiro al volo non centra però la porta.

Ritmi comunque non altissimi e partita che scorre senza eccessivi sussulti. Al ventottesimo bella iniziativa di Giovinco che dopo aver ricevuto palla al limite si libera del diretto marcatore con una bella finta per poi cercare il secondo palo, trovando però la pronta risposta di Lobont.
Sul fronte opposto è invece Pjanic a provarci da fuori, senza però riuscire ad inquadrare lo specchio di porta.

A sei dal termine occasionissima per la Roma: Totti calcia dalla distanza e mette in difficoltà Mirante, che non riesce a trattenere. Sulla ribatutta corta piomba Osvaldo per il tap-in, ma anche l’italoargentino finisce col calciare contro il portiere scuola Juventus.

In apertura di ripresa la Roma passa. E’ Osvaldo a portare in vantaggio i giallorossi, con uno stacco di testa perentorio in area avversaria.

Sessantesimo: azione manovrata della Roma che recapita palla ad Osvaldo al limite. Dribbling sul diretto marcatore e tiro ad incrociare sul secondo palo. Di poco a lato.
Dieci minuti più tardi è Lobont a creare qualche apprensione ai Giallorossi: Jadid calcia molto centralmente dal limite. Il portiere romeno non trattiene, dovendo poi rincorrere il pallone per evitare sia ribattuta in rete da Crespo.

Un solo minuto e Biabiany si mangia un’occasione colossale: dopo aver letteralmente bruciato Heinze sullo scatto entra in area. Dove anziché servire Giovinco – solissimo – sul secondo palo cerca la conclusione personale, calciando una puntina che non trova lo specchio.
Partita che s’infiamma tutt’a un tratto, per quanto sia solo un fuoco di paglia. Un altro paio di minuti ed è Totti a portarsi vicino alla rete. Il bel diagonale da fuori del capitano romanista non inquadra però la porta, con Mirante che si distende quindi inutilmente alla propria destra.

Nei minuti di recupero il Parma proverà un forcing infruttuoso, dovendosi quindi piegare agli avversari.

COMMENTO

Non è una brutta Roma quella che scende in campo stasera al Tardini.

Perché la squadra di Luis Enrique lascia intravvedere sprazzi di gioco. Per quanto i meccanismi sono ancora molto poco oliati.

Di certo va detta con chiarezza una cosa: è giusto dare tempo al tecnico asturiano.

Perché il progetto tattico dell’ex allenatore del Barcellona B è molto ambizioso ed ancor più complicato da compiere. A maggior ragione quando non tutti gli acquisti sembrano essere realmente funzionali al progetto stesso.

In più, e questo è un merito non da poco, Luis Enrique credo possa avere meno remore a far giocare un giovane rispetto a tanti altri tecnici, in particolar modo italiani.

Riprova ne è il fatto che Borini – giocatore che a me piace, ma che certo non è un Fenomeno – sembra godere di stima e considerazione. Quando, altrove, probabilmente non troverebbe mai il campo.

Insomma… bisogna avere un po’ di fiducia ed aspettare questa Roma. Che per diventare una grande squadra dovrà fare ancora davvero tantissima strada. Ma insomma…

Dal canto suo invece il Parma mi delude ancora una volta.

E’ la seconda partita che vedo dei parmensi quest’anno e debbo dire che non mi impressionano per nulla.

Anzi, se lo fanno lo fanno in negativo.

Vedremo dove potranno arrivare.

Una cosa è certa. In questo momento i parmensi sono in zona retrocessione. E certo non per caso.

MVP

Daniele De Rossi disputa una partita di tutto rispetto.
Nelle ultime due stagioni in particolare sembrava aver accusato un po’ una flessione nel rendimento, ma questa sera è un po’ l’uomo ovunque del centrocampo giallorosso.

TABELLINO

Parma vs. Roma 0 – 1
Marcatori: 50′ Osvaldo.

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Catania

Andujar: 5
Poco impegnato, regala il pareggio alla Juventus. L’acqua che rende viscidi campo e palla non l’aiuta, ma su quel tiro di Krasic doveva fare meglio.

Alvarez: 6
Gioca solo mezz’ora e lo fa senza sbavature.
(Dal 29′ Marchese: 5,5
Completa l’opera iniziata dal compagno. Almeno fino all’ingresso di Pepe, che lo mette un po’ in affanno.)

Bellusci: 6,5
Gioca una buona partita brillando della luce che riflette stando vicino a Spolli. E’ comunque spesso troppo irruento. Deve crescere.

Spolli: 7
Migliore in campo. Una vera colonna in fase difensiva. Cancella Matri, si sbatte e lotta su ogni pallone, mettendo in mostra una forza ed una condizione davvero notevoli.

Capuano: 5
Bene nel primo tempo, quando ha solo il fantasma di Krasic da controllare. Poi nella ripresa il serbo lo salta ogni volta che lo punta. E lui, come se non bastasse, regala pure a Vidal un assist per un rigore in movimento che il cileno fallisce clamorosamente.

Delvecchio: 6,5
Se Pirlo non illumina come in altre occasioni è anche merito suo.

Almiron: 6
Giochicchia senza strafare. Se voleva farsi rimpiangere dai tifosi bianconeri immagino non ci sia riuscito.
(Dal 67′ Ledesma: 6
Non si vede tantissimo ma fa il suo.)

Lodi: 6
Talento discreto ma incisività da rivedere. Quantomeno su calcio piazzato dovrebbe rendersi più pericoloso.

Gomez: 7
Un bel furetto quando parte palla al piede. Mette in grave difficoltà Grosso, in special modo.

Catellani: 6,5
Molto in forma, disputa un primo tempo da sette. Nella ripresa cala un po’. Alla fine non ce la fa proprio più.

Bergessio: 6,5
Segna un ottimo goal di rapina.
(Dal 78′ Suazo: s.v.)

Juventus

Buffon: 6,5
Subisce un goal su cui può poco per colpa di una difesa ballerina, poi tira sempre giù la clair con puntualità.

Lichtsteiner: 6
Tanta grinta e tanta corsa.

Barzagli: 5,5
La colpa del goal catanese è anche sua. Oggi meno sicuro che in altre occasioni. Certo che giocare di fianco a questo Chiellini non è facile.

Chiellini: 4
Si fa anticipare alla grande sul suo palo da Bergessio, quando avrebbe semplicemente potuto accorciare un attimo e spazzare il pallone in tribuna, piuttosto. A fine match regala pure a Suazo la palla del possibile 2 a 1, che solo un grande Buffon riesce ad evitare.
Tanti errori e sbavature per un difensore che si è involuto tantissimo negli ultimi tre anni.

Grosso: 4,5
Buco o bella statuina. A seconda della prospettiva da cui lo si guarda. La Juve da quella parte ha davvero un grosso problema… Ziegler non piaceva a Conte, ma forse ora qualche chance l’avrebbe avuta comunque.

Marchisio: 6
Gioca sotto ai suoi standard ma si sbatte comunque tanto, in entrambe le fasi.
(Dall’81’ Quagliarella: s.v.)

Vidal: 5,5
Generoso ma arruffone. Da rivedere.

Pirlo: 5
E’ stato il migliore in campo per tre partite di fila. Oggi tira un po’ il fiato.

Elia: 5,5
Probabilmente tra i migliori del pessimo primo tempo juventino. Ma non può fare un’azione in quarantacinque minuti.
Se non altro, comunque, prova a dare una mano dietro.
(Dal 45′ Pepe: 6,5
Dà tutto in tempo e dimostra una grande condizione. In questo momento, forse, meriterebbe di partire titolare.)

Krasic: 7-
Primo tempo pessimo, ripresa alla grandissima. In cui risulta essere il migliore in campo.
Certo, non può pensare di giocare un tempo solo. Però va premiato, perché oltre a essere il migliore in campo segna pure il goal del pareggio.

Matri: 5
Lasciato troppo solo, non combina nulla.
(Dal 72′ Del Piero: 5,5
Prova a farsi vedere un pochino più del compagno rilevato, ma combina comunque poco.)

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CRONACA

Il match inizia su buoni ritmi con le due squadre che dimostrano da subito di non volersi risparmiare.
Ne esce però una partita piuttosto combattuta su ogni pallone, ma povera di occasioni.

La prima occasione degna di nota arriva quindi solo dopo bene venti minuti di gioco quando Bergessio riceve da Catellani e cerca il tiro a girare da fuori, mettendo però palla a lato.
L’appuntamento col goal è comunque rimandato solo di un minuto: Gomez scende sulla destra e approfitta dello spazio lasciatogli da Grosso per centrare un pallone basso sul primo palo con Bergessio che s’infila anticipando Chiellini e mettendo la zampata dell’1 a 0.

Juve che prova subito a reagire: Marchisio riceve palla e scarica da più di venti metri di distanza, trovando però la pronta risposta di Andujar.
Catania che torna a farsi vedere con Lodi, la cui punizione è però disinnescata da Buffon.

La Juventus vorrebbe ricucire lo strappo creato dal goal di Bergessio, ma è troppo arruffona.
Al trentottesimo finalmente un’azione discreta con Vidal che dà dentro a Matri, anticipato però con la punta del piede dall’ottimo intervento di Spolli.

L’inizio di ripresa è scoppiettante: al quarantanovesimo Krasic, complice una papera di Andujar che si fa beffare da palla e terreno viscidi, trova il pareggio da fuori.
Un minuto più tardi Bergessio s’infila alle spalle di tutti sugli sviluppi di un calcio piazzato per fallire clamorosamente un’occasione facile sotto misura.

Al cinquantatreesimo è invece Vidal a provarci. Il destro ad incrociare dal limite del centrocampista cileno sfila però alla destra di Andujar, spegnendosi sul fondo.
Juve che sembra crescere alla distanza. Tre minuti più tardi Krasic mette in mezzo un pallone che balla un po’ in area per essere poi calciato verso la porta da Marchisio, che trova però la respinta della difesa di casa.

Al sessantaduesimo Marchisio s’infila verso la porta del Catania e dopo aver scambiato bene con Matri calcia alto.
Sul ribaltamento di fronte è invece il Catania a farsi pericoloso, con Buffon che chiude però lo specchio di porta.

Sessantottesimo: Krasic parte in contropiede dalla sua trequarti e vola sulla destra seminando il panico tra le fila catanesi. Arrivato al limite, però, preferirà calciare malamente di sinistro anziché servire l’accorrente Pepe, che avrebbe potuto concludere meglio. Vanificando una bella ripartenza.
Un minuto più tardi grande azione a sinistro dello stesso Pepe che pennella un gran cross in mezzo su cui il primo a piombare è però Capuano, che ha poi fortuna nel rimpallo. Colpita la palla di testa, infatti, la stessa finirà per carambolare contro Matri per scorrere poi sul fondo.

Altri quattro minuti e Ledesma arriverà a calciare centralmente dal limite, non riuscendo però a piazzare il pallone all’angolino.
A dieci dal termine altra bella galoppata di Krasic che salta due avversari e mette in mezzo un pallone che Del Piero impatta però male con la testa, mettendo a lato.

Cinque più tardi Chiellini perde una palla clamorosa nella propria area con Suazo che ci si avventa subito ma viene chiuso bene dall’immediata uscita di Buffon.
All’ottantottesimo giusto Pepe scende a sinistra e mette in mezzo un pallone che Capuano respinge cortissimo. Sulla sfera ci si avventa Vidal e calcia alle stelle una sorta di rigore in movimento, mangiandosi una clamorosa occasione per portare la sua squadra in vantaggio.

Nel primo dei minuti di recupero Gomez vola in contropiede a sinistra per poi portarsi in area saltando Lichtsteiner e concludendo di destro, non trovando però lo specchio di porta.

COMMENTO

E’ una partita sotto un certo punto di vista gradevole quella che va in scena a Catania. Dove le due squadre giocano su ritmi abbastanza elevati, almeno in rapporto a ciò che siamo abituati a vedere in Serie A.

Ritmi elevati ma spettacolo non proprio esaltante. Del resto la forte pioggia che cade ai piedi dell’Etna non aiuta certo le due squadre a dare il meglio da un punto di vista tecnico.

Il pareggio che ne esce è comunque tutto sommato il risultato più giusto. Perché nel primo tempo è il Catania a fare meglio, nella ripresa la Juve. Che forse ai punti potrebbe spuntarla, ma proprio di poco.

Ed è una Juve che, quindi, cresce ancora una volta nella ripresa.

Tanti comunque i problemi evidenziati dalla squadra di Antonio Conte, che dovrà correre al più presto ai ripari.

Innanzitutto la difesa: Chiellini è solo il lontano parente del centrale che apprezzammo tre stagioni fa. Grosso troppo statico per essere vero. Così, ovviamente, si balla là dietro.

A centrocampo poi oggi le cose non girano. Pirlo non è particolarmente ispirato e la squadra ne risente molto. Vidal piuttosto arruffone e sciupone, deve alzare di molto il proprio rendimento.

In avanti, infine, Matri è lasciato troppo solo. In particolar modo in un primo tempo in cui né Elia (deludente il suo esordio, ma va aspettato) e Krasic praticamente non scendono nemmeno in campo.

Le indicazioni migliori in generale arrivano quindi dal Catania, che dimostra potenzialità discrete per lottare e infastidire ogni avversario.

MVP

E proprio del Catania sono i due man of the match.

Spolli e Gomez giocano infatti un match ad altissima intensità, dando veramente tutto e dimostrandosi clienti scomodi per una Juve che dopo l’esordio di Parma non è ancora riuscita ad ingranare.

TABELLINO

Catania vs. Juventus 1 – 1
Marcatori: 21′ Bergessio, 49′ Krasic.

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Napoli

De Sanctis: 7
Insuperabile.
Maiuscolo sul colpo di testa di Natali.

Campagnaro: 6,5
Nessuna sbavatura di livello, gioca una buona partita.

Cannavaro: 6
Guida discretamente un pacchetto arretrato che non soffre tantissimo, se non sulle sfuriate di Cerci.

Fideleff: 6
Buona partita, dimostra potenzialità interessanti. Solo un paio di mezzi black-out, da tenere d’occhio per il futuro.
(Dal 54′ Aronica: 6
Fa il suo compitino facendosi vedere un paio di volte davanti. Se avesse un piede solo discreto…)

Zuniga: 7
Migliore dei suoi per distacco, disputa una partita di grande livello da vero e proprio trenino su quella fascia.

Inler: 6
Forse un minimo più in affanno fisico del solito, fa comunque la sua partita ordinata.

Gargano: 6,5
Motorino instancabile di centrocampo, sopperisce alla vena non proprio positivissima del compagno di reparto.

Dossena: 5
Soffre tantissimo Cerci.
Ma è più che capibile.
(Dal 67′ Pandev: 5,5
Non convince. Nemmeno oggi.)

Hamsik: 5,5
Serata di scarsa vena. Ma capita anche ai migliori.

Lavezzi: 6+
Quando ha palla lui si sussulta sempre, sulla poltrona. Non è però in forma smagliante, e si vede.

Cavani: 7-
Al sette pieno manca solo il goal. Per il resto gioca praticamente in ogni singola zolla del campo. Monumentale.

Fiorentina

Boruc: 6
Subisce pochi tiri nello specchio. Perché anche quando il Napoli accelera non trova lo specchio con continuità.

Cassani: 6
Qualche spunto interessante, ma dovrebbe sfruttare di più la buona vena di Cerci.

Gamberini: 5,5
Soffre Cavani.

Natali: 6,5
Sicuramente meglio del compagno di reparto. Ma che paura su quel colpo di tacco che si trasforma in assist per l’avversario!
Certo meriterebbe il goal quando va su di testa nell’area di casa. Se solo non ci fosse stato De Sanctis…

Pasqual: 5
Soffre parecchio Zuniga ed a tratti anche Lavezzi. Come se non bastasse rischia fortemente pure un rigore. Insomma, serata da dimenticare.

Behrami: 6
Da diga davanti alla difesa funziona a sprazzi. Sicuramente da rivedere.

Munari: 6
Fa il suo match. Corre tanto e cerca di dare una mano in entrambe le fasi di gioco.
(Dal 78′ Kharja: s.v.)

Montolivo: 5,5
Forse non ha più stimoli. Di sicuro in nazionale, nelle ultime partite, si è visto un altro Riccardo Montolivo.
(Dall’85’ Lazzari: s.v.)

Cerci: 7
Quando parte in velocità palla al piede è praticamente inarrestabile. Chiedere a Dossena ulteriori info.
Se continuasse così sarebbe giusto aprirgli le porte della Nazionale…

Vargas: 5
E’ tra i giocatori più importanti di questa Fiorentina ma oggi manca all’appello. Fa il suo in fase di non possesso, certo, ma serve il suo apporto anche davanti.
(Dal 68′ Romulo: 5,5
Un po’ troppo irruento a tratti, dà comunque idea di essere molto generoso. Corre tanto, alle volte un po’ a vuoto. Da rivedere.)

Jovetic: 6
Alcuni colpi di classe assoluta ma come detto in sede di commento da prima punta atipica è un po’ più fuori dal gioco di quanto non lo sarebbe giocando venti metri più indietro.

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CRONACA

La prima azione degna di nota arriva dopo sei minuti di gioco quando Zuniga salta bene a centrocampo un avversario e dà modo al Napoli di distendersi con il pallone che finisce per essere dato dentro in direzione di Cavani, che però non lo intercetta.
Altri sei minuti e Lavezzi crea il panico nell’area viola incuneandosi bene in area, con la difesa ospite che riesce però in qualche modo a salvarsi.

Dieci minuti più tardi bell’azione del tandem Cerci-Cassani che sfruttano un buco di Fideleff per portarsi in area. Il cross dell’ex terzino palermitano è però liberato dalla difesa napoletana.
Cerci che si accende e al ventiquattresimo vola sulla destra, bruciando Dossena. Il suo cross è però ancora una volta preda della difesa avversaria.

Alla mezz’ora Hamsik riceve al limite e dà dentro a Cavani, che è però anticipato da Natali. L’intervento del centrale viola lascia in realtà molto a desiderare ed è una sbucciata che per poco non causa un autogoal.
Sul ribaltamento di fronte Cerci dimostra ancora una volta tutta la sua esplosività saltando tre uomini in velocità per portarsi in area dalla destra, centrando un pallone che risulta però corto da Jovetic. Il montenegrino lotta comunque come un leone e costringe Fideleff ad un rinvio corto su cui piomba Montolivo, il cui destro è comunque respinto da De Sanctis.

Al trentottesimo Cerci libera Cassani con un bel colpo di tacco, mandando fuori giri Dossena, con il terzino destro azzurro che cede a Jovetic per buttarsi dentro sul passaggio di ritorno. Fideleff è però molto attento e chiude, impedendo all’ex Palermo di raggiungere il pallone.
Due minuti ed è il Napoli a portarsi vicino al goal, con Cavani che taglia in area per calciare in diagonale sul secondo palo, senza però trovare lo specchio.

Partita che si accende negli ultimi dieci minuti del primo tempo: al quarantaduesimo Natali riceve palla in area da calcio da fermo e svetta sopra a tutti, girando in porta un pallone che sembra destinato alla rete ma che viene respinto dal riflesso miracoloso di De Sanctis, che poi chiude anche sulla ribattuta di Cerci.
Un minuto più tardi è invece Vargas da fuori a ricevere una respinta corta calciando potente in direzione della porta avversaria, senza però trovare lo specchio.

In apertura di ripresa Cerci sfonda e serve Munari che crossa bene in mezzo, dove Jovetic è però anticipato da Campagnaro al momento di incornare.
Sul fronte opposto è invece Lavezzi a scendere centralmente mettendo in affanno la difesa avversaria. Il tiro del Pocho è però rimpallato e finisce sul fondo. Ultimo tocco suo, rimessa per il portiere.

La Fiorentina sfiora la rete con Montolivo quando, al cinquantanovesimo, Jovetic effettua un assist al buio per il centrocampista azzurro che calcia bene, riuscendo però solo a sfiorare il palo alla sinistra di De Sanctis.
Napoli che comunque non rinuncia a giocare. Un minuto dopo l’occasione di Montolivo è Inler a calciare da fuori. Tiro non irresistibile ma rimbalzo beffardo che mette in difficoltà Boruc, bravo comunque a salvarsi in angolo.

Un altro minuto e il Napoli richiede a gran voce un rigore che non viene assegnato: Zuniga fugge a destra e crossa bene, Pasqual chiude con un braccio. Occasione dubbia. Il tocco è netto. La dinamica della corsa porta comunque Pasqual ad avere il braccio in quella situazione. I dubbi restano.
Napoli che prende fiducia e dopo nemmeno sessanta secondi libera Aronica al tiro. Il difensore cresciuto nella Juventus dimostra comunque di non essere un goleador e spara alto.

La partita si infiamma con il Napoli che cresce, sospinto dal caldissimo pubblico del San Paolo. Così al sessantacinquesimo Zuniga scende a destra e mette in mezzo un pallone basso in direzione di Cavani, che è però chiuso giusto nel momento in cui va ad impattare col pallone.
Fiorentina che ci mette del suo, nel subire. Così al sessantasettesimo un pallone piuttosto innocuo messo dentro da calcio piazzato viene trasformato da Natali, che prova a liberare l’area con un colpo di tacco molto approssimativo, in un assist per l’accorrente Aronica, che però non riesce, per la seconda volta nel giro di cinque minuti.

Al settantunesimo Zuniga scende a destra e salta alla grande Behrami con uno splendido numero di tacco, per poi mettere in mezzo un pallone d’esterno destro che è però allontanato da un giocatore viola che rientrava giusto in quel momento.
Nell’ultimo quarto d’ora tira un po’ i remi in barca anche il Napoli, ed il match scorre senza ulteriori grandi sussulti.

COMMENTO

E’ una Fiorentina staticissima quella che scende in campo stasera al San Paolo di Napoli.
Sprovvista di una prima punta di ruolo, la squadra allenata da Sinisa Mihajlovic parte molle e un po’ svogliata.

Alla lunga però cresce, anche spronata dalle frustate di un Cerci capace di accelerazioni devastanti. Così che ne esce un match discreto.

Il tutto almeno sino all’ora di gioco, quando i Viola sembrano accusare un po’ la stanchezza e il Napoli sale in cattedra mettendo in campo un quarto d’ora di intensità assoluta con cui fanno vacillare la resistenza avversaria, senza però riuscire ad avere la meglio.

Fiorentina senza punta di ruolo, dicevo. Perché il tecnico Viola decide, anche intelligentemente, di non sostituire Gilardino con Santiago Silva, bensì di schierare un centrocampo folto con Munari-Montolivo-Behrami a creare densità in mezzo al campo e la coppia Vargas-Cerci ad agire sull’esterno, in appoggio all’unica punta (atipica) Jovetic.

Una soluzione molto interessante che potrebbe essere riproposta ancora, almeno contro squadre di alto retaggio.

Del resto tenere in panca uno tra Cerci (in forma strepitosa), Vargas e lo stesso fantasista montenegrino sarebbe – oggi – un sacrilegio. Nel contempo però quando in situazioni come quella di stasera hai bisogno di occupare bene il campo ecco che una trequarti a tre giocatori potrebbe diventare eccessiva.

Detto-fatto: niente punte di ruolo e via con quei tre. Con un’unica piccola pecca: in quella posizione Jovetic tocca meno palloni di quelli che toccherebbe giocando quindici-venti metri indietro. E questo è sicuramente un peccato.

Napoli che invece gioca a fasi alterne e nel complesso meriterebbe forse qualcosina di più, anche se nel complesso il pareggio ci sta assolutamente.

Male, rispetto a come siamo abituati a vederlo, Hamsik, che non ho visto particolarmente brillante o coinvolto nel gioco della sua squadra.

MVP

Benissimo, invece, Zuniga, migliore in campo assieme a Cerci. Sono loro due, che giocano uno all’opposto dell’altro, i giocatori a costruire di più, rendendosi pericolosi con le loro sgroppate sull’out destro dei due fronti offensivi.

Menzione d’onore, poi, per Cavani, che riesce di tanto in tanto a rendersi pericoloso là davanti nonostante compia un lavoro monumentale in fase di non possesso.

TABELLINO

Napoli vs. Fiorentina 0 – 0
Marcatori:
Napoli (3-4-2-1): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Fideleff (9′ st Aronica); Zuniga, Inler, Gargano, Dossena (27′ st Pandev); Hamsik, Lavezzi (37′ st Santana); Cavani. A disp.: Rosati, Fernandez, Chavez, Mascara. All.: Mazzarri
Fiorentina (4-3-3): Boruc; Cassani, Gamberini, Natali, Pasqual; Munari (34′ st Kharja), Behrami, Montolivo (41′ st Lazzari); Cerci, Jovetic, Vargas (23′ st Romulo). A disp.: Neto, De Silvestri, Nastasic, Silva. All.: Mihajlovic
Arbitro: Valeri
Ammoniti:
Inler, Hamsik (N); Vargas, Behrami, Montolivo (F)

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CRONACA

L’Inter sembra iniziare subito con un piglio discreto, quasi che un minimo di scossa dal cambiamento di guida tecnica sia arrivata.
All’ottavo gli ospiti si portano subito vicini al goal quando, sugli sviluppi di un calcio piazzato, Samuel riceve palla al limite dell’area piccola ma calcia contro Gillet, mangiandosi un goal piuttosto elementare.

Due minuti più tardi è però la squadra di casa ad avere un’occasione clamorosa quando Di Vaio è lanciato alle spalle della difesa nerazzurra e dopo essere penetrato in area prova a piazzare la palla sotto il secondo incrocio, mettendo però palla a lato.
E’ poi Forlan a cercare la via della rete. Il destro del capitano della nazionale uruguaiana si stampa però contro il palo.

Al sedicesimo è invece Coutinho a provarci dal limite. Ma il sinistro del giovane talento brasiliano non trova lo specchio di porta e sfiora il palo alla sinistra del portiere belga ex Bari.
Alla mezz’ora Antonsson macchinoso si fa rubare palla facendosi anticipare da Pazzini, che poi si farà però chiudere la conclusione in angolo da Gillet. Il tutto comunque a gioco fermo: secondo l’arbitro infatti Pazzini ruberà palla fallosamente al difensore svedese.

Cinque minuti più tardi Konè batterà una punizione da posizione defilatissima. Sul tiro del centrocampista greco ex Brescia la barriera si aprirà ed il pallone s’infilerà sul secondo palo, con Julio Cesar bravo a chiudere lo specchio e parare, anche se con qualche piccolo affanno.
Al trentanovesimo gli ospiti passano: Pazzini riceve palla da Cambiasso e calcia da fuori, bucando uno Gillet che riesce solo a sfiorare con la punta delle dita.

Quattro soli minuti dall’inizio della ripresa e l’Inter va vicinissima al 2 a 0: Pazzini sfonda sulla destra e centra un pallone che Cambiasso gira verso la porta superando Gillet con un bel pallonetto morbido, ma venendo fermato dal legno superiore.
Partita che nella ripresa scende di tono e livello. Così per creare qualcosa il Bologna si affida ad un calcio piazzato: è il sessantacinquesimo quando Ramirez calcia a giro da più di venti metri, trovando lo splendido volo plastico di Julio Cesar.

Sugli sviluppi del calcio d’angolo che ne segue Samuel affossa Portanova in area e l’arbitro non ha dubbi: rigore. Sul dischetto si presenta quindi Diamanti che trova l’angolo giusto, bucando Julio Cesar.

A dieci dal termine il secondo rigore di giornata: Cambiasso dà dentro un pallone che Pazzini fa scorrere per Milito, steso da Morleo. Espulsione e massima punizione. Sul dischetto si presenta lo stesso Principe che buca Agliardi, subentrato una decina di minuti prima all’infortunato Gillet.

Come se non bastasse a quattro dalla fine Lucio s’infila sul primo palo sugli sviluppi di una punizione trovando la rete del definitivo 3 a 1.

COMMENTO

E’ un’altra Inter quella che si presenta in campo a Bologna.
E’ un’Inter ben diversa rispetto a quella vista sino a martedì sotto la guida di mister Gasperini.

La guida Ranieri funziona?
No.
E’ assolutamente troppo presto per dirlo.

La verità è diversa. Scegliete voi, le possibilità più probabili sono due.

Da una parte che la botta psicologica del cambio di allenatore – sempre invocata in questi casi – abbia fatto effetto, spronando i giocatori a dare qualcosa più delle prime uscite stagionali.

Dall’altra, un po’ come fatto con Benitez l’anno scorso, la squadra non gradiva Gasperini. Vuoi per la difesa a tre vuoi perché mal si adattava alle caretteristiche della rosa, i giocatori potrebbero aver fatto “cartello” per spingere l’ex allenatore del Genoa lontano dalla panchina interista.

Certo è che questa squadra corre – pur sempre rispetto alla media delle squadre italiane, quindi meno delle compagini tedesche o inglesi – più di come ci aveva abituato e ci mette una grinta diversa.

Vedremo poi nelle prossime uscite su che squadra vorrà puntare Ranieri.

Là davanti sembra che il tandem prescelto possa essere Forlan-Pazzini, che è effettivamente – almeno a mio parere – sulla carta la coppia migliore a sua disposizione.

E proprio il Pazzo oggi mette a segno una rete importante che sicuramente, dentro di sè, avrà dedicato al suo ex mister.
Che a lui preferiva un Milito un po’ bollito (e non sarà certo il goal di stasera a farmi cambiare idea). Panchinando una prima punta sicuramente non fenomenale ma certo oggi più brillante e funzionale di un Milito solo lontano parente di quello che due stagioni fa incantò il mondo.

Il Bologna da parte sua invece, e ancora una volta, mi lascia un po’ l’amaro in bocca.

Contro la Juve vivacchiò trovando l’1 a 1 un po’ fortunosamente sugli sviluppi di un calcio piazzato, per poi essere letteralmente schiacciata nell’ultima mezz’ora (pur riuscendo a reggere fino in fondo).

Stasera sconfitta che non ci sarebbe stata fino al rigore di Milito, ma che nel complesso è sicuramente meritata per la squadra di mister Bisoli.

Che ora non può nascondersi: il campionato è solo all’inizio e certo sarebbe prematuro chiederne la testa, ma il suo Bologna qualche problema ce l’ha.

Perché questa squadra non gioca certo bene e, soprattutto, non segna. Non riuscendo minimamente a sfruttare l’eccellente – almeno per il rango del club – potenziale offensivo a disposizione.

Perché sulla carta i felsinei partono per fare un campionato da metà classifica, con una salvezza da guadagnarsi comodamente per poi eventualmente provare l’assalto – difficile – alle zone alte.

E con giocatori come Konè, Diamanti, Ramirez, Acquafresca e Di Vaio a disposizione non potrebbe che essere altrimenti.

Un potenziale offensivo importante appunto, che però non trova sfogo.

Ed in questo se qualche responsabilità diretta possono averla i giocatori stessi certo non può nemmeno essere esente da colpe il mister. Che dovrà provare a migliorare di molto questo aspetto della sua squadra.

MVP

 Un goal importante, con cui sblocca il match, ed una bella giocata sull’azione che porta al rigore di Milito. Dove Pazzini effettua una bel velo. Forse non cercatissimo, ma sicuramente molto funzionale.

Il Pazzo c’è e si vede. Come detto in fase di commento non siamo davanti al nuovo Van Basten o al nuovo Eusebio, ma ad una punta più che discreta sì. Speriamo – anche in ottica nazionale ed Europeo 2012 – che Ranieri continui a dargli spazio con continuità.

Menzione d’onore per Forlan, che dimostra di essere un giocatore di grande caratura. Da tenere d’occhio, perché posizionato in una zona di campo a lui più congeniale potrà sicuramente far bene anche in Italia.

Da sottolineare – in negativo – è invece la prestazione di Antonsson. Sempre impacciato, pesante, poco lucido e molto approssimativo, il centrale ex Copenhaghen non è stato minimamente all’altezza, vera palla al piede della sua squadra stasera.

TABELLINO

Bologna vs. Inter 1 – 3
Marcatori: 39′ Pazzini, 66′ (rig.) Diamanti, 81′ Milito, 86′ Lucio.
BOLOGNA: Gillet (Agliardi); Casarini, Antonsson, Portanova, Morleo; Mudingayi, Perez, Kone; Diamanti, Ramirez (Krhin); Di Vaio (Acquafresca). A disposizione: Loria, Vitale, Pulzetti, Paponi. All.: Bisoli
INTER: Julio Cesar; Nagatomo, Lucio, Samuel, Chivu; Cambiasso, Obi (Muntari), Zanetti; Coutinho (Jonathan); Forlan (Milito), Pazzini. A disposizione: Castellazzi, Castaignos, Alvarez, Zarate. All. Ranieri
ARBITRO: Tagliavento
AMMONITI: Coutinho, Perez, Krhin
ESPULSO: Morleo

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CRONACA

Nemmeno un minuto e la Juventus, spinta da uno stadio quasi colmo in ogni ordine di posto, arriva subito al tiro. Del Piero, però, non riesce ad inquadrare la porta.
Al settimo azione sull’asse Pirlo-Del Piero-Vucinic con il montenegrino che spara da fuori, trovando però la pronta risposta di Gillet.

Al decimo si fanno vedere gli ospiti: Morleo mette in mezzo un pallone che è deviato malamente da Chiellini. Il tocco di coscia del centrale Azzurro si trasforma in assist per Konè che colpisce al volo, trovando però la mano di Buffon a negargli la via della rete.
Quattro minuti più tardi break centrale di Diamanti che salta un paio d’avversari prima di portarsi al tiro da fuori, con Buffon che controlla tranquillamente il pallone spegnersi sul fondo.

Juve che non riesce a bucare la resistenza felsinea, ospiti che di contro provano a colpire in contropiede. Come al ventitreesimo quando un buco di Barzagli oltre la metà campo spiana la strada a Konè, che arrivato fuori area non vorrà puntare Chiellini e deciderà di sparare da lì un tiro assolutamente non all’altezza.
Nonostante manchino le idee, arrivano i goal. Al ventinovesimo, infatti, Pirlo batte velocemente una punizione servendo Vucinic che, lasciato completamente solo da un Bologna per nulla attento, segna facilmente la rete dell’1 a 0.

Quattro minuti più tardi Krasic scende centralmente palla al piede per servire Del Piero che calcia a giro sul secondo palo senza però trovare il goal.
Il vantaggio scioglie un po’ la Juventus che inizia a fare meglio. Al trentasettesimo Pepe scende a sinistra e trova Krasic al limite dell’area. Il mancino dell’ala serba è però respinto da un attentissimo Gillet.

In chiusura di primo tempo Mudingayi cerca il goal da fuori, ma non impensierisce eccessivamente Gigi Buffon.
In apertura di ripresa la Juve si porta vicina al raddoppio: Pirlo lancia benissimo Krasic alle spalle della difesa, stop perfetto dell’ala serba che calcia poi secondo palo, spizzandolo.

Sul ribaltamento di fronte De Ceglie si addormenta nello stoppare un pallone in area e Casarini gli porta via palla, trovando però un immenso Buffon a sbattergli la porta in faccia.
Sugli sviluppi dell’angolo, però, il Bologna trova il pareggio: Portanova svetta ben sopra a Chiellini e schiaccia il pallone là dove Gigi non può nulla. 1 a 1.

Al quattordicesimo è ancora Casarini a provarci, questa volta da fuori. Il suo mancino è però troppo centrale per poter impensierire Buffon.
Tre minuti e Pirlo calcia alla grande un pallone consegnatogli da Matri, trovando però la pronta risposta di Gillet.

Sugli sviluppi dell’angolo che ne segue Giaccherini crossa dentro per Chiellini che si tuffa ed incorna, trovando però la sventurata – nonché involontaria – deviazione di Matri, che salva il Bologna.
Juve comunque in controllo del match nonostante l’inferiorità numerica. E al ventesimo un po’ di parapiglia in area porta Barzagli a girare verso la porta, trovando però la fortunosa risposta di Mudingayi.

Tre minuti e lo stesso Barzagli svetta sul secondo palo per incornare, trovando però l’ennesima buona risposta del portiere belga.
A cinque dal termine, dopo un forcing continuo della formazione di casa, è Di Vaio a provarci, ma il suo diagonale da fuori non trova lo specchio di porta.

In chiusura Matri riceve in area e dopo aver stoppato – forse di mano – il pallone lo gira di sinistro, non trovando però la porta.

COMMENTO

Quell’errore di De Ceglie è realmente pesantissimo.
Purtroppo il terzino sinistro bianconero non è nuovo a leggerezze del genere. Ed è un vero peccato, perché nella pochezza che c’è nel ruolo – in Italia ma non solo – uno coi suoi mezzi atletici potrebbe, limitando queste sbavature, fare degnissima figura su ogni campo.

Juventus a due facce, comunque. Perché fino al goal di Portanova i Bianconeri giocano a scartamento ridotto, meritando nel complesso il vantaggio ma senza strafare.

Il goal del pareggio però risveglia gli animi sopiti dei giocatori di casa, che iniziano così a caricare.

Guidati per mano da un superbo Andrea Pirlo, quindi, gli juventini inizieranno a caricare, non trovando però la via del goal.

L’uomo in meno, certo, pesa.

In questo senso permettetemi una fugace – ed inusuale – parentesi arbitrale: perché il signor Gava oggi arbitra piuttosto male – intendiamoci, il fallo che vale l’espulsione di Vucinic era da giallo tutta la vita -, sia in un senso che nell’altro.

Sembra davvero piuttosto confuso. Brutta, brutta prestazione per lui.

Venendo ai singoli invece posto che l’MVP non può che essere Pirlo mi permetto però tre honorable mention.

Da parte juventina non si può non citare Barzagli, giocatore giunto un po’ in sordina a Torino che ha scucito il posto da titolare ad un deludentissimo Bonucci (che a questo punto farebbe bene a cercarsi un’altra sistemazione, onde provare a salvarsi la carriera) per mettersi a guidare alla grande la difesa.
Sempre preciso e ben posizionato, nulla può rispetto al fatto che De Ceglie si addormenta nell’occasione che frutta al Bologna il calcio d’angolo da cui arriverà la rete del pareggio.

Da parte bolognese, invece, cito Gillet e Mudingayi.
Due giocatori che, debbo dire, mi sono sempre piaciuti e che sono due delle colonne di questa squadra.
Il portiere belga alza le barricate davanti alla propria porta (cosa che ci ha abituato a fare spesso, in carriera), il mediano suo connazionale è praticamente ovunque, al solito. Non due fenomeni, ma due degnissimi giocatori che meritano appieno una lunga permanenza in Serie A.

MVP

Lo so, sono ripetitivo. Ma Andrea Pirlo è in forma strepitosa. E’ lui, specialmente dopo il goal del pareggio, a prendere per mano la squadra e guidarla nel forcing dell’ultima mezz’ora.

Disegna calcio l’ex Campione del Mondo. Che in una squadra di altra fattura probabilmente, giocando una volta a settimana, riuscirebbe a vincere questo campionato da solo.

Era da prima di Calciopoli che a Torino non arrivava un Campione di questa fattura…

TABELLINO

Juventus vs. Bologna 1 – 1
Marcatori: 29′ Vucinic, 52′ Portanova.

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CRONACA

Nemmeno un minuto e l’Inter rischia subito: la difesa cincischia troppo con la palla, il Novara pressa alto e la recupera con Meggiorini che sotto porta calcia in pieno sulla faccia di Julio Cesar, che alza la palla sopra la traversa con non poca fortuna.
Al terzo è ancora il Novara a portarsi vicino al goal con un angolo beffardo che per poco non infila Julio Cesar.

L’Inter si fa vedere al tredicesimo quando Forlan, Sneijder e Milito dialogono sino a portare al tiro da fuori proprio la punta uruguagia, che non inquadra però la porta.
Novara che è comunque ancora in partita e si fa vedere un solo minuto più tardi quando Rigoni pennella in area dove Meggiorini si coordina bene per colpire in acrobazia, mandando però la sfera di poco a lato.

Un altro minuto e l’Inter rischia ancora. A liberare l’area ci pensa quindi il portiere, che effettuerà un’uscita kamikaze anticipando Mazzarani con un’entrata ai limiti del regolamento.
E’ comunque una partita che si gioca sui classici ritmi all’italiana, senza emozioni a ripetizione. Al ventinovesimo tiro da fuori di Radovanovic, che non impensierisce Julio Cesar.

Al trentacinquesimo una leggerezza di Ranocchia permette a Porcari di servire Meggiorini. L’assist è però mal calibrato, e l’ex punta bolognese non riesce a raggiungere il pallone.
Poco più tardi Sneijder calcia dalla distanza, Paci devia, Ujkani si distende e blocca.

Subito dopo il trequartista olandese prova a pescare Castaignos alle spalle della difesa, ma la palla è irraggiungibile.
Al trentottesimo, quindi, il Novara passa: Mazzarani è seguito sulla sinistra e, sfruttando l’assenza di un Lucio fuori posizione, entra in area dove serve l’accorrente Meggiorini che s’infila tra due avversari per calciare con potenza, trovando l’1 a 0 che fa esplodere il Piola.

Passato in vantaggio il Novara traghetterà il match senza problemi sino a fine primo tempo.
Ad inizio ripresa Gasperini cambia: fuori Forlan e Castaignos e dentro Pazzini ed Obi, con il modulo che si tramuta in un 3-4-1-2.

Al settimo Cambiasso imbuca il pallone per Milito, che è però alle spalle dell’ultimo difensore ed è giustamente fermato per posizione di fuorigioco.
Inter che continua comunque a ballare in difesa. Così Mazzarani riesce ad infilarsi ed involarsi verso l’area avversaria per presentarsi a tu per tu con Julio Cesar, che lo incanta facendo sì che il giovane trequartista piemontese gli calci il pallone addosso.

Al dodicesimo Gemiti mette in mezzo bene dalla sinistra cercando Meggiorini, che è però anticipato dal buon intervento di testa di Ranocchia, bravo a togliere le castagne dal fuoco alla sua squadra.
Novara padrone del campo che meno di un minuto più tardi ci prova da fuori con Porcari, con Chivu che si immola alzando la palla sopra la traversa.

Al ventiseiesimo torna finalmente a farsi vedere l’Inter con Pazzini che riceve in area e calcia, senza però trovare lo specchio di porta.
Nemmeno un minuto e torna su il Novara: Jeda libera Giorgi con un bel colpo di tacco per andare al tiro, con Julio Cesar bravo a deviare in angolo. In tutto questo Rigoni, solo sul secondo palo, resta completamente ignorato.

Inter che prova comunque a dare timidi segni di risveglio: al trentunesimo Pazzini riceve ancora una volta in area, ma chiude troppo la conclusione, mettendo palla a lato.
Al quarantesimo piove sul bagnato: Ranocchia arranca per via di una caviglia ballerina e non riesce a tenere Morimoto, che gli va via. Così, non potendolo fermare in altro modo, il difensore interista entra in contatto con la punta nipponica che finisce a terra. Rigore ed espulsione. Sul dischetto si presenta Rigoni che spiazza Julio Cesar.

L’Inter comunque non ci sta e ad un minuto dal termine riesce a trovare il goal con cui provare a riaprire il match.

A ri-chiuderlo, però, ci pensa ancora Rigoni: è il novantunesimo quando Julio Cesar ribatte corto un pallone su cui piomba il nuovo Del Piero, che firma la sua personale doppietta.

COMMENTO

L’Inter è ormai totalmente allo sbando.

Gasperini ha le ore contate. Le cose non funzionano, è palese. Che sia questa o la prossima, non può davvero continuare ancora per molto a stare su quella panchina.

Certo che, comunque, i giocatori ci mettono del loro. Perché la difesa è sempre e comunque disordinatissima, e la colpa non può essere esclusivamente dell’allenatore posto che parliamo di Lucio, Ranocchia e Chivu.

In linea di massima, comunque, difficile salvare qualcuno in maglia Nerazzurra.

Giusto Ranocchia prima dell’espulsione e Sneijder. Per il resto pochissimo di interessante.

Gli attaccanti non pungono minimamente. Ne sono scesi in campo ben cinque, che insieme non riescono a farne uno capace di concludere qualcosa.

A centrocampo, poi, le cose non girano. Manca assolutamente brillantezza fisica e ci sono pochissime idee. E quelle poche sono persino molto confuse.

Ora come ora l’universo Inter è completamente nel panico. Un cambio allenatore potrebbe giovare anche da questo punto di vista, per provare a dare la scossa ad un ambiente che ne ha reale bisogno.

Intanto domani Juve e Napoli (due tra le squadre che contenderanno un posto Champions all’Inter) potrebbero andare a +8 sulla squadra che ad ora è ancora allenata da Gasperini.

Dopo tre sole giornate giocate vorrebbe dire forse poco, dato che il campionato è ancora lunghissimo. Nel contempo, però, avere già 8 punti di distacco sarebbe qualcosa di molto significativo. Anche perché quest’anno, è bene ricordarlo, i posti in Champions saranno solo tre.

Che dire di questo Novara?

Squadra che corre nella media delle compagini italiane e che, proprio come da tradizione italica, tiene bene il campo a livello tattico.

Un 4-3-2-1, quello di Tesser, funzionale quest’oggi, anche grazie alla buona vena di alcuni interpreti (come Meggiorini, Morimoto, Mazzarani e Rigoni, per citarne alcuni).

Il campionato sarà ancora molto lungo anche per loro, ma di certo i benefici di una vittoria ottenuta così contro l’Inter potrebbero farsi sentire a lungo…

MVP

Rigoni in gioventù era quotatissimo. Poi tantissimi problemi fisici ne hanno rovinato lo sviluppo.

Del Piero non lo sarebbe mai diventato credo, ma che bella soddisfazione che si è preso stasera questo ragazzo!

TABELLINO

Novara vs. Inter 3 – 1
Marcatori: 38′ Meggiorini, 86′, 91′ Rigoni, 89′ Cambiasso.
Novara (4-3-1-2): Ujkani; Dellafiore, Lisuzzo, Paci, Gemiti; Porcari, Radovanovic (19′ st Marianini), Rigoni; Mazzarani (23′ st Jeda); Morimoto, Meggiorini (17′ st Giorgi). A disp.: Fontana, Ludi, Morganella, Granoche. All.: Tesser
Inter (3-4-3): Julio Cesar; Lucio, Ranocchia, Chivu; Zanetti, Cambiasso, Sneijder (22′ st Zarate), Nagatomo; Forlan (1′ st Pazzini), Milito, Castaignos (1′ st Obi). A disp.: Castellazzi, Samuel, Jonathan, Coutinho. All.: Gasperini
Arbitro: Bergonzi
Ammoniti: Chivu, Pazzini, Obi, Lucio (I), Dellafiore (N)
Espulso: Al 40′ st  Ranocchia

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CRONACA

Il match inizia subito su buoni ritmi, con le due squadre che dimostrano subito discreta dinamicità.
Entrambi i team, comunque, dimostrano di essere ben messi in campo e sono quindi difficilmente penetrabili. Così le occasioni stentano ad arrivare.

La prima occasione degna di nota arriva quindi solo al diciottesimo quando Pirlo riceve una respinta corta al limite dell’area, fa fuori due avversari con una finta ma viene chiuso da Vitiello proprio al momento del tiro. L’arbitro però non si avvede dell’ultimo tocco del difensore senese e non assegna l’angolo.
Cinque minuti e proprio sugli sviluppi di un corner Pepe mette dentro una palla che Chiellini prova a rovesciare in porta, non trovando però lo specchio.

Alla mezz’ora si fa invece vedere il Siena che con Mannini prova a sorprendere Buffon, senza però trovare la via della rete.
Pochi minuti più tardi un errore di Barzagli consente a Calaiò d’involarsi verso la porta difesa da Buffon con il centrale ex Campione del Mondo che però recupererà la punta senese chiudendola con una scivolata praticamente perfetta.

Squadre bloccate, difese che hanno la meglio. E così il primo tempo si spegne senza sussulti.

In apertura di ripresa, comunque, la Juve passa: Vucinic è servito in area, salta un uomo, attrae a sè il portiere e serve palla a Matri, che ha vita facile a trovare la rete del vantaggio.
Il goal non cambia comunque il canovaccio di una partita molto chiusa. Il Siena sa infatti di essere molto inferiore agli avversari ed evita di sbilanciarsi più di troppo, sperando forse di trovare un goal “casuale” con cui riequilibrare il risultato. La Juve, dal canto suo, continua a sbattere sul muro costruito dal sempre attentissimo Sannino.

E il goal casuale per poco non arriva al ventiquattresimo quando sugli sviluppi di una punizione battuta sull’out sinistro Calaiò colpisce a botta sicura, centrando però la traversa. Tutto inutile comunque, dato che l’arbitro aveva firmato il gioco proprio sul tocco della punta senese per un presunto fuorigioco.
Alla mezz’ora una palla crossata in mezzo all’area crea scompiglio nell’area dei padroni di casa, senza però che né Matri né Vidal riescano a compiere la deviazione decisiva.

Cinque minuti più tardi Vidal è servito in area da Del Piero ma calcia malamente, spedendo palla alle stelle.
Partita che si chiuderà quindi senza ulteriori sussulti.

COMMENTO

Tutto secondo copione.

Esattamente come da me preventivato la Juve fatica moltissimo contro il Siena.

Chi pensava che questa squadra potesse fare di un sol boccone una squadra come il Siena, dopo aver distrutto il Parma, è subito stato smentito.

Perché chi pensava ciò probabilmente non conosce Sannino. Che io, da buon varesino, conosco invece piuttosto bene.

E così la squadra di Conte si trova a sbattere contro la grandissima organizzazione dei padroni di casa, realmente messi benissimo in campo.

Il Siena riesce a giocare su buoni ritmi (specialmente in rapporto a ciò che siamo abituati a vedere in Serie A) senza concedere nulla alla squadra avversaria.

Ecco quindi che Matri e Vucinic risultano essere tra i peggiori in campo. Del resto la difesa senese concede pochissimo ed il centrocampo va a soffocare le fonti di gioco.

Così oltre a essere ben marcati da Terzi e Rossettini si trovano anche scarsamente serviti.

Certo, al di là di tutti questi complimenti al Siena va mossa anche qualche critica. Perché davanti sono assolutamente troppo rinunciatari. E ok che giocare con Calaiò e Gonzalez significa non avere esattamente due fenomeni di punta, ma è altrettanto vero che il Siena sembra non provare nemmeno a voler fare male alla squadra avversaria.

Un pareggio, forse, sarebbe stato accolto come una vittoria. Ma quando giochi contro a ragazzi come Vucinic, che possono cambiare un match anche con una sola giocata, ecco che la situazione si può complicare da un momento all’altro.

Nota a margine: quando giocava ancora in Serie C2 dissi che Grossi aveva i numeri per poter arrivare ad assaggiare la Serie A.
Sono realmente contento di averlo visto esordire quest’oggi.

MVP

Nel primo tempo è l’unico a fare gioco e creare qualcosa. Nella ripresa guida bene il centrocampo, da Campione qual è.

Il vero top player dell’ultimo mercato juventino è lui: Andrea Pirlo.

TABELLINO

Siena vs. Juventus 0 – 1
Marcatori: 54′ Matri.

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Una tre giorni di fuoco ha infiammato Cadice sul finire di giugno.

E’ stata la città andalusa, infatti, ad ospitare il diciottesimo Torneo Nacional Alevín de Fútbol 7.
Torneo di calcio a 7, appunto, cui hanno partecipato le cantere dei migliori club di Spagna, Real e Barça in testa.

Sempre incuriosito dal calcio giovanile (anche quando si tratta di giovanissimi come questi) mi sono quindi dato da fare per reperire in rete alcuni match da potermi gustare nei momenti di tranquillità.

Dopo averne visti dodici (di tredici squadre diverse, quindi praticamente i tre quarti di quelle impegnate in questo torneo) posso tirare un po’ le somme.

Sia in quanto a risultati, con l’Espanyol capace d’imporsi in finale – ma solo ai rigori – contro il Maiorca, sia in quanto a singoli.
Perché sebbene si tratti di ragazzi che sono poco più che bambini è anche vero che qualcosa si inizia già ad intravvedere, dei calciatori che saranno.

E allora iniziamo proprio da qui, dai ragazzini che mi hanno più impressionato.

Ruolo per ruolo, una rassegna dei migliori di questo Torneo Nacional Alevín de Fútbol 7.

PORTIERI

Xabier Bezunartea Oroz (Osasuna)
Se giudicare un giocatore di movimento di soli dodici anni è difficile ancor di più lo è provare a fare altrettanto con un portiere.
Perché, si sa, gli estremi difensori raggiungono il meglio in età piuttosto avanzata, spesso intorno ai trent’anni. E a parte fenomeni più unici che rari (come il nostro Buffon) difficilmente in età giovanissima – e parlo di diciott’anni – mettono già in mostra qualità da super interpreti del ruolo.
Xabi, comunque, dimostra buona sicurezza e una certa completezza. Certo, è ancora prestissimo poter giudicare i fondamentali di un ragazzino così giovane, ma la reattività dimostrata tra i pali (una sua super parata ha permesso ai suoi di impattare 0 a 0 un match dominato dal Real) e la temerarietà (unita comunque ad una buona efficacia) dimostrata in uscita lo rendono buon interprete del ruolo.
La base su cui lavorare c’è. Ora serve tanta applicazione da parte sua ed un buon maestro che sia capace di farne un portiere a tutti gli effetti.

Javier Torre Ateca (Racing Santander)
A metà giugno partecipò, con la sua squadra, al torneo Virgen del Camino, vincendo la medaglia d’argento dopo la sconfitta con il Villareal in finale.
Torneo in cui, nonostante le quattro reti subite in finale, il buon Javi venne eletto miglior portiere della competizione.
Sempre attento, Javi pare aver già acquisito dei buoni fondamentali, per quanto, come detto, è difficilissimo giudicare un portiere così giovane in relazione al suo potenziale.
Significativa, comunque, la paratona fatta su Iván dello Sporting Gijon quando giusto alla fine del primo tempo si trova a tu per tu con il forte cursore rojiblanco ed ha il sangue fretto di uscire restando in pieni fino all’ultimo così da essere in grado di respingere la conclusione dell’avversario.

Elias Ramirez García (Maiorca)
Buoni mezzi fisici, grande reattività, attenzione, ottima spinta sulle gambe e una grande capacità di leggere le situazioni, in particolar modo su calcio di rigore (tre parate dal dischetto tra semi e finale).
In finale verrà panchinato nel primo tempo. Sceso in campo nella ripresa dimostrerà ancora tutti i suoi ottimi mezzi con due paratone che terranno la sua squadra in carreggiata sino ai rigori.

Adrián López Garrote (Espanyol)
Il miglior portiere del torneo assieme ad Elias.
Mette in mostra quel talento che è difficile da scorgere in portieri così giovani.
Diverse grandi parate (come quella su Alemu in finale, dove va a chiudere la porta in faccia al colored maiorchino che ormai già pregustava il goal vittoria) con cui ha trascinato – o aiutato a trascinare – la sua squadra alla vittoria del torneo.

DIFENSORI

Adrián de la Fuente Barquilla (Real Madrid)
Fisico imponente (per l’età, s’intende), grande capacità di contrasto, senso della posizione spiccato, buona efficacia in marcatura e negli anticipi, tiro discreto dalla media distanza.
E’ un centrale di difesa piuttosto completo, Adri, che pecca solo un po’ in fase d’impostazione. Nei match dei Blancos che ho potuto seguire, infatti, ha dimostrato una certa approssimazione quando si è trovato a dover dare il la all’azione.
Il tempo per crescere, comunque, l’ha tutto. Basta solo una buona dose di impegno e qualche maestro che sappia instradarlo bene.
Certo, però, che il gap fisico che ha ora nei confronti dei suoi coetanei non durerà per sempre. E quando sotto questo punto di vista le differenze si appiattiranno dovrà dimostrare di esser diventato davvero un Giocatore con la G maiuscola.

Papa Diunkov (Maiorca)
Il colored della difesa maiorchina è probabilmente il giocatore fisicamente più dotato dell’intero torneo.
Un vero e proprio gigante d’ebano che mette in campo tutto il suo atletismo per dominare la propria area.
Le sue qualità fisico-atletiche, per altro, gli permettono anche di spingersi in penetrazioni centrali (alla Lucio, per fare un parallelo con un giocatore conosciuto ai più) pericolose ed efficaci. Trattandosi di calcio a sette, del resto, una volta che si riesce a superare la metà campo palla al piede non ci si mette poi molto ad arrivare in zona tiro.
Papa è comunque un diamente grezzissimo, su cui ci sarà da lavorare tantissimo. Per tirarne fuori un giocatore anche solo di buon livello, infatti, bisognerà renderlo qualcosa più di un carrarmato inarrestabile tra i pari età.
Perché siamo sempre lì: finché si è ragazzini e si ha la fortuna di essere maturati a livello fisico prima degli altri si riesce anche a dominare. Quando poi le differenze si riducono notevolmente, però, ecco che serve dell’altro.
E allora i tecnici delle Baleari dovranno concentrarsi molto sulla crescita di questo ragazzo. Perché se è vero che con una struttura del genere è avvantaggiato rispetto a tanti altri suoi coetanei è altrettanto vero che ha una tecnica (tanto nel controllo palla quanto nello smistamento della stessa) perlomeno rivedibile.
Inoltre dovrà crescere anche da un punto di vista mentale. Perché con un fisico di quel genere la cattiveria di andare su ogni pallone (e parlo di pallone, quindi anche di palla vagante) dev’essere ben altra. Ogni distrazione la si paga cara.

Iván Elena Hervas (Sporting Gijon)
Anche qui siamo di fronte ad un giocatore dalla struttura fisica importante, per quanto inferiore a Papa e Adri.
In questo caso, però, si tratta di un giocatore che agisce sull’esterno, non di un centrale.
Terzino sinistro piuttosto attento in fase di chiusura, sfrutta la propria fisicità per vincere gli scontri uno contro uno con gli avversari ed il suo atletismo per spingersi in avanti provando a creare occasioni da goal.

Jordi Mboula Queralt (Barcellona)
Sul sito del Barça è riportato come punta in forza, nel corso dell’ultima stagione, alla formazione degli Alevin B.
In questo torneo, però, si è trovato a fare il terzino destro con licenza di offendere.
E l’ha fatto molto bene.
A spiccare è sicuramente la rapidità, che indubbiamente lo aiuta ad essere cliente complicato per ogni avversario sia nella propria metà campo in fase di non possesso che nella metà campo avversaria palla al piede.
Perché Jordi dimostra buona attenzione in fase difensiva e soprattutto una disinvoltura nello spingere sulla fascia già molto spiccata ed indubbiamente interessante.
Non appena può, infatti, si proietta sulla destra cercando il dribbling e l’affondo per scombinare la difesa avversaria, spesso anche con buoni risultati.
Da capire quale possa essere la miglior posizione in campo per lui quando si troverà a giocare a 11. Di certo l’out destro è il suo habitat naturale.
Registrarlo come attaccante ha senso perché proprio vista la sua capacità di saltare l’uomo e giocare in rapidità potrebbe essere un’ala destra interessante da inserire nel leggendario 4-3-3 che domina da anni l’universo Barça.
Da verificare, invece, il suo adattamento al ruolo di terzino destro in un campo a 11.

Federico Ondo Obama Ondo (Atletico Madrid)
Vengono dalla Guinea Equatoriale e stanno già facendo parlare molto tutta la Spagna calcistica.
La famiglia Obama sta infatti già facendo sognare i tifosi Colchoneros, che vedono in lui e suo fratello Salomon due grandi promesse.
Federico che cominciò punta, esattamente come suo fratello, per poi arretrare il suo raggio d’azione. In questo torneo agisce infatti da terzino destro dimostrando discrete capacità in fase di non possesso e mettendo in mostra, soprattutto, ottime capacità in fase di possesso.
Veloce, bravo nel dribbling, ficcante: domina la sua fascia grazie ad un atletismo nettamente superiore agli avversari e ad una tecnica già piuttosto sviluppata.

Joel Ruiz Rodriguez (Espanyol)
Gioca nella seconda squadra di Barcellona. Che però a questo livello sembra essere la prima.
Terzino sinistro di buon passo e tecnica, ha un dribbling importante e una capacità di spinta notevole.
Splendida, in questo senso, la sua azione personale in occasione del raddoppio sull’Atletico Madrid in semifinale quando parte palla al piede dalla sua metà campo per seminare un avversario, saltare Federico Obama sul fondo e appoggiare in mezzo a Fode per un goal comodo comodo.

CENTROCAMPISTI

Francisco Javier Moreno Arjona (Real Madrid)
Il nome farà accapponare la pelle ai tanti tifosi milanisti. Perché questo ragazzino che ha portato la maglia Merengue numero 6 è conosciuto come Javi Moreno… un nome che non porta esattamente bene e che sicuramente non scatena graditi ricordi ai supporter Rossoneri.
Va però detto che in questo caso siamo di fronte ad un talento che sembra essere di ben altra pasta rispetto alla punta che s’impose nell’Alaves per poi bucare così nettamente in Italia.
Perché il piccolo Javi Moreno ha mezza Spagna che gli fa la corte, e non certo per caso.
Il suo cartellino, infatti, è di proprietà dell’U.D. Roteña, non del Real.
Eletto nella top 11 del torneo mondiale disputato recentemente a Barcellona (e dove ha giocato con la maglia del Betis), Javi Moreno sta già facendo parlare molto di sè.
Del resto la qualità non gli manca affatto: centrocampista centrale che a soli 12 anni sa giocare con una sagacia tattica notevole, ha spirito di sacrificio e due buoni piedi.
Nel torneo visto da me ha dimostrato poi di saper curare con estrema efficacia entrambe le fasi di gioco, andando a tamponare alla bisogna quanto rendendosi pericoloso in avanti non appena ne aveva l’occasione.
Nel match contro l’Osasuna (terminato 0 a 0), ad esempio, è stato il più pericoloso dei suoi ed ha sfiorato il goal in un paio d’occasioni. Contro il Deportivo è penetrato in area dalla sinistra per poi fare secco un avversario e vedere il suo tiro respinto solo dal portiere.

Ramon Rodriguez Jimenez “Monchu” (Maiorca)
Centromediano metodista vecchio stampo, il capitano della selezione maiorchina agisce davanti alla propria difesa cercando di dare ordine al gioco della propria squadra.
Senza strafare, Ramon detta i tempi con buona capacità.
Fisico non certo roccioso, dimostra una maturità tattica che non dovrebbe appartenere ad un dodicenne.

Oriol Busquets Mas (Barcellona)
Il cognome potrebbe ingannare, facendo pensare che si tratti del fratellino di Sergio Busquets.
In realtà è il fratello di Pol Busquets, portiere della Juvenil B Blaugrana. Di Sergio potrebbe forse esserne il cugino, ma non ho trovato conferme in rete.
Di certo delle caratteristiche in comune con il centrocampista titolare della prima squadra le ha.
La buona struttura fisica, innanzitutto. E la posizione in campo, anche.
Perché Oriol è proprio un centrocampista difensivo che ama distruggere il gioco avversario. Come tutti i componenti della Masia, però, non è nemmeno scarsissimo coi piedi, e così non disdegna nemmeno disimpegnarsi anche in fase di costruzione.
Ad aiutarlo in tutto ciò, come detto, la struttura fisica importante. Che lo aiuta a rendersi pericoloso anche sugli sviluppi dei calci piazzati. Come in chiusura di primo tempo contro il Siviglia, quando sblocca il risultato con una bella incornata da corner.
Cosa da non sottovalutare, poi, è un ragazzino già dotato anche di buon carisma. Non un caso, quindi, se era proprio lui il capitano della squadra catalana.
Ha solo dodici anni, ma di certo un potenziale interessante da sviluppare nel corso dei prossimi anni. E chissà che tra un decennio non ci sia un altro Busquets a giostrare nel centrocampo Blaugrana!

Yassine Ezzaouia (Villareal)
Di origini marocchine, cresciuto nell’Escuela de Futbol de Torre Pacheco, è oggi capitano degli Alevin classe ’99 del Sottomarino Giallo.
Centrocampista centrale piuttosto elegante è dotato di una struttura fisica importante.
Capace di disimpegnarsi anche in attacco, Yassine è sì giocatore di buona tecnica ma anche abbastanza sufficiente, a tratti, nel fare le cose.
Resta comunque il faro della squadra dei giovani della Comunità Valenzana.

Pol Lozano Vizuete (Espanyol)
Capitano del suo team, Pol dimostra grande maturità tecnico-tattica e mentale.
Detta i tempi e fa girare la squadra, cercando sempre di giocare a testa alta.
Ha solo dodici anni ma sembra già un giocatore quasi formato sotto certi aspetti.
Vero perno centrale di una squadra che esprime davvero un buon calcio, fatto di tanto possesso e un giro palla pressoché continuo.

ATTACCANTI

Paulino Miguélez Fernández (Racing Santander)
Non gioca in una squadra particolarmente prolifica, ma nonostante questo questo è riuscito a firmare una doppietta all’Athletic Bilbao.
E al già citato torneo Virgen del Camino realizzò anche un goal in semifinale che El Diario Montanes definisce “espetacular”.
Giocatore interessante, questo Paulino: fisicamente non paga un granché contro – quasi – nessun avversario, tecnicamente mette in mostra un bel controllo di palla unito ad un tocco morbido ed a una buona facilità di dribbling.
In più non sembra affetto da quell’egoismo pernicioso di cui sono affette quasi tutte le punte del mondo ed avendo in dote anche una buona visione di gioco ecco che può fungere da centravanti di manovra apertissimo al dialogo coi compagni.
Altra caratteristica importante è la generosità con cui si spende nel pressare lungo tutto il fronte offensivo la difesa avversaria.
Materiale su cui lavorare bene c’è di certo e sono convinto che il primo a saperlo sia José Iván Anero Terradillos, allenatore dell’Alevín A dei Biancoverdi di Santander.
Curiosità: il giocatore cui si ispira è Fernando Torres. Il suo giocatore preferito della prima squadra del Racing, invece, l’infinito Pedro Munitis.

Álex Collado Gutiérrez (Barcellona)
Sul sito del Barça è registrato come centrocampista degli Alevin A, ma disputa questo torneo da punta atipica.
Perché Alex in effetti non è certo una prima punta con tutti i crismi quanto più una sorta di fantasista molto abile tecnicamente (sopraffino in questo senso, tra i migliori del torneo), capace nel dribbling e dalla visione di gioco importante.
Difetta di senso del goal, e la cosa, per chi viene schierato punta, non è certo il massimo. E’ altresì vero che però il gioco del Barça, già fin da questa età, è molto arioso e permette di avere molteplici soluzioni offensive. Così anziché risultare un peso con la sua scarsa confidenza con il goal è uno dei valori aggiunti dei Blaugrana grazie alla capacità di costruire gioco e dialogare coi compagni.
In certe movenze, per altro, ricorda vagamente un certo Leo Messi.

Brahim Abdelkader Díaz (Malaga)
La joya della cantera malaguense è già considerato un crack.
Tanto che si dice che la nuova società abbia subito pensato bene di blindarlo per evitare che venga sciacallato da qualche altra squadra.
Come il Barcellona, dato sulle su tracce era dato già da prima di questo torneo.
L’ho visto troppo poco per poter dire che il già discreto hype mediatico cresciuto attorno a questo ragazzino sia giustificato. Anche perché nelle partite in cui l’ho visto non ha incantato.
Certo si tratta di un dodicenne molto tecnico e capace di giocare sia davanti che in fase di rifinitura (dove oggi, probabilmente, dà il meglio di sè).
Elegante nel controllo di palla, buon tocco, Brahim – che immagino proprio abbia origini nordafricane, visto il nome – in Spagna è già una piccola star.

Salomón Asumu Obama Ondo (Atletico Madrid)
Che famiglia!
Anche Salomon, esattamente come Federico, ha solo undici anni, ma già grandissime qualità.
Il gemello del terzino destro Colchoneros è punta tra le più temibili che girano in Spagna a livello giovanile.
E’ ancora molto piccolo, ma ha già sviluppato un grande feeling col goal. Non per nulla è lui il capocannoniere di questo torneo, esattamente come lo fu dei tornei MIC (Mediterranean International Cup) disputati negli ultimi due anni o del trofeo internazionale Futbol In 2010.
Velocità notevolissima, forza fisica nel reggere i contrasti, fiuto del goal, buon dribbling e facilità di calcio.
E’ una vera forza della natura questa perla d’ebano.
Salomon che ha una storia particolare alle spalle: va infatti sottolineato come prima di sbarcare all’Atletico, dove è arrivato nel 2008 dal Juventud Móstoles, disputò alcuni tornei con le formazioni giovanili del Real. Dove, però, venne scartato.
Errore che nella Casa Blanca staranno già rimpiangendo…
Salomon che, comunque, alle volte si piace un po’ troppo. E dopo che hai saltato tre uomini, forse, sarebbe ora di concretizzare no…?

Fode Diakhaby Guerrero (Espanyol)
I ragazzi di colore mediamente maturano prima, fisicamente.
Fode è l’eccezione che conferma la regola: classe ’99, è molto più piccolo dei fratelli Obama (che pure hanno un anno meno di lui).
La forza di questo giocatore è infatti la tecnica, la capacità di non dare punti di riferimento alla difesa avversaria e di aiutare la manovra della squadra.
E se non bastasse Fode dimostra anche un buon feeling con il goal.
Oltre ad aver ben impressionato in questo torneo, infatti, fu anche uno dei protagonisti del Torneo Arousa, vinto dall’Inter proprio contro l’Espanyol in una finale in cui Fode realizzò una rete.

Detto di chi sono stati i giocatori più interessanti messisi in mostra in questo torneo d’inizio estate vinto dal buon Espanyol, ecco la formazione ideale del torneo:

TOP VII

Elias

Jordi   Papa   Federico

Fran   Oriol

Salomon

Due giocatori dell’Atletico Madrid (favorito alla vigilia), del Barcellona e del Maiorca, più uno del Real Madrid.
Nessuno dell’Espanyol vincitore. Che ha sì messo in mostra tre individualità di spicco, ma che ha vinto più che altro grazie ad un gioco di squadra molto curato.

Espanyol che vince quindi il suo secondo torneo Nacional Alevin e raggiunge il Real Madrid in quanto a numero di titoli.
Ancora ben lontano, invece, il Barcellona, capace di vincerne ben sei nel corso della propria storia (tra cui gli ultimi tre consecutivi prima di questo… e allora chissà nei prossimi anni quale altro fenomeno stile Messi, Iniesta o Xavi sforneranno i Blaugrana…).

Nota a margine, di colore.
A vegliare dalla panca i giovani calciatori dell’Osasuna c’era anche una statuetta di San Firmino, patrono di Navarra nato nel terzo secolo proprio in quel di Pamplona.

Una devozione, quella per San Firmino, che evidentemente non si sta perdendo nemmeno con le nuove generazioni…

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