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Archive for giugno 2010

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Ad una ventina di giorni dall’inizio dell’Europeo under 19 francese che vedrà coinvolta anche la nazionale Azzurra guidata da Massimo Piscedda facciamo un fast forward veloce e andiamo a parlare di come andrà a comporsi il prossimo Mondiale under 20, rassegna iridata giovanile cui i nostri ragazzi potrebbero qualificarsi proprio grazie alle si spera buone prestazioni che profonderanno in Francia.

Partiamo quindi dall’inizio: il paese che ospiterà la competizione, come si può leggere anche nel titolo di questo articolo, è la Colombia. Dopo dieci anni dall’ultima volta (Argentina 2001), insomma, il Mondiale giovanile per eccellenza, quello che lancia i giovani nel mondo del professionismo a pieno titolo, torna in Sud America. Battuta, quindi, la concorrenza del Venezuela, l’altro paese che aveva presentato una candidatura per ospirate questa manifestazione.

In quanto paese ospitante la Colombia avrà ovviamente il posto garantito e ad oggi risulta essere l’unica qualificata a questa rassegna, in attesa che si giochino i vari campionati giovanili continentali.

Le date di inizio e fine del Mondiale non si sanno ancora, mentre si conoscono già gli stadi destinati ad ospitare i vari match: il Centenario di Armenia, il Metropolitano Roberto Melendez di Barranquilla, l’El Campin di Bogotà, il Pascal Guerrero di Cali, il Palogrande di Manizales, l’Atanasio Girardot di Medellin, il Deportivo Cali di Palmira e l’Hernan Ramirez Villegas di Pereira.

Ma quante e quali squadre andranno a completare, unendosi alla Colombia, il lotto delle qualificate? Andiamo a vederlo nello specifico, analizzando il sistema di qualificazione ad un Mondiale under 20.

Ogni confederazione ha un numero prestabilito di slot: l’UEFA ha sei posti assicurati, AFC, CAF, CONMEBOL e CONCACAF quattro ognuno ed OFC uno. Il tutto per un totale di ventitre posti cui va aggiunto, appunto, il paese ospitante.
Ma ogni confederazione, poi, come gestisce le cose?

L’UEFA, massimo organismo del calcio europeo, mette in palio i sei posti disponibili nel corso dell’Europeo under 19 precedente al Mondiale stesso. Quindi se per provare a vincere la rassegna continentale ogni squadra deve puntare ad uno dei primi due posti del proprio girone (posto che sono presenti due gironi da quattro squadre ciascuno) ecco come per centrare la qualificazione Mondiale basti arrivare anche al terzo posto. In quel modo, infatti, la propria avventura europea terminerebbe lì, ma continuerebbe poi, trasformandosi in Mondiale, l’anno seguente.

I nostri ragazzi, insomma, devono riuscire a fare meglio di una tra Spagna, Portogallo e Croazia, le altre tre squadre inserite nel Gruppo 2, per poter staccare un biglietto per la Colombia. Là dove sarebbe bellissimo arrivare.
A completare il lotto delle squadre che lotteranno per un posto al sole colombiano saranno quindi la Francia padrona di casa, l’Olanda, l’Austria e l’Inghilterra.

L’OFC, confederazione calcistica dell’Oceania, ha invece la possibilità di mettere in palio un solo posto, come detto. Questo, quindi, viene riservato al vincitore assoluto del Campionato OFC under 20 che si disputerà, in questo caso, il prossimo ottobre in Nuova Zelanda. Già scelti gli stadi che ospiteranno la competizione: si tratta del Trusts Stadium di Henderson, Waitakere (stadio che già ospitò l’edizione 2007 dell’OFC under 20), del North Harbour Stadium di Albany, North Store e del Kiwitea Street di Auckland.

Oltre ai padroni di casa i team qualificatisi e che saranno quindi presenti ed attivi il prossimo autunno sono Fiji, Vanuatu, Samoa, Nuova Caledonia, Tahiti, Isole Salomone e Papua Nuova Guinea.
Detta così sembra insomma che non ci possa essere storia, e che i neozelandesi, che ancora attendono di conoscere quali saranno le squadre che costituiranno con loro il Gruppo A, siano destinati a stravincere la competizione. E probabilmente sarà anche così, in effetti. Ma mai dire mai: due anni fa battendo Fiji e Nuova Zelanda e pareggiando con la Nuova Caledonia fu infatti Tahiti a laurearsi campione continentale under 20 per la prima volta nel corso della propria storia, con gli All Whites che terminarono il girone unico anche alle spalle della Nuova Caledonia. Nell’edizione precedente a quella, anch’essa ospitata dalla Nuova Zelanda, fu invece proprio la Nuova Zelanda a vincere, anche se non grazie ad un percorso netto: in quel caso gli All Whites pareggiarono infatti l’esordio contro le Isole Salomone, chiudendo quindi a 16 punti il maxi girone da sette squadre che assegnava il titolo.

Nell’edizione precedente, poi, i neozelandesi fecero una figuraccia assoluta: mentre nel Gruppo A l’Australia, all’epoca ancora affiliata alla Confederazione Oceanica, faceva incetta di goal ad ogni partita (40 in tre match, di cui 12 alla Nuova Caledonia, 19 a Tonga e 9 a Vanuatu) nel Gruppo B la Nuova Zelanda venne battuta sia dalle Isole Fiji (1 a 0 firmato da Muduliar) che dalle Isole Salomone (2 a 1 firmato da Totori e Bebu), rendendo quindi inutile il 7 a 0 rifilato a Samoa. Quell’anno, quindi, chiusero la loro esperienza senza riuscire nemmeno a centrare la semifinale, quando era addirittura la finalissima l’obiettivo minimo.
Niente finale, per altro, nemmeno due anni prima: nel 2003, infatti, con l’Australia che chiuse al primo posto il Gruppo A la Nuova Zelanda terminò in seconda posizione il Gruppo B, dietro alle Isole Fiji che erano state capaci di infliggere l’unica sconfitta di quell’edizione agli All Whites vincendo 1 a 0 il proprio match grazie ad una rete realizzata da Lorima Dau.

Lorima Dau

La vittoria neozelandese, insomma, è tutt’altro che scontata, anche se il fattore campo peserà sicuramente tantissimo. Chissà che, però, alla fine non troveremo le Fiji o, magari, ancora una volta Tahiti al prossimo Mondiale di categoria.

La CONCACAF, confederazione centro-nord americana, porterà invece quattro squadre al prossimo Mondiale under 20, squadre che verranno designate dal prossimo torneo continentale di categoria che si giocherà il prossimo anno in un luogo ancora non precisato.

CONCACAF che ha deciso di espandere a 12 il numero di partecipanti a questa manifestazione (in precedenza erano solo otto le squadre qualificate) affiancando quindi alle tre nordamericane (Canada, Stati Uniti e Messico), qualificate automaticamente, quattro nazionali centramericane e cinque caraibiche.

Le quattro squadre che meglio faranno al Campionato CONCACAF under 20, quindi, staccheranno un biglietto per la Colombia. E’ presto per dirlo, ma è indubbio che quanto meno States e Messico saranno due tra queste quattro.

Allo stesso modo anche l’AFC, confederazione calcistica asiatica, avrà a disposizione quattro posti da distribuire tra le sedici nazionali qualificatesi al campionato under 19 asiatico che verrà disputato tra il tre ed il diciassette ottobre prossimo in Cina.

In questo caso la composizione dei quattro gironi è già conosciuta, dato che il sorteggio venne compiuto il nove maggio scorso in quel di Zibo.
Il Gruppo A sarà composto dai padroni di casa cinesi oltre che da Thailandia, Siria ed Arabia Saudita, il Gruppo B vedrà invece scontrarsi Uzbekistan, Iraq, Bahrain e Corea del Nord, il Gruppo C Emirati Arabi Uniti, Vietnam, Giordania e Giappone mentre il Gruppo D, sulla carta quello più competitivo, sarà terreno di caccia per Corea del Sud, Australia, Yemen ed Iran.

Le due squadre meglio piazzatesi nei rispettivi gironi, quindi, accederanno alla fase finale dove verranno accoppiate per formare i quattro quarti che saranno disputati l’11 ottobre tra Zibo e Linzi.
Chi saprà avere la meglio in questo turno guadagnerà sì l’accesso alle semifinali, preservando quindi l’opportunità di imporsi al termine del campionato continentale, ma anche, e soprattutto, riceverà in omaggio un pass per il Mondiale colombiano.

Ahmad Khalil

Ad imporsi nel corso dell’ultima edizione, quella disputata due anni fa in Arabia Saudita, furono gli Emirati Arabi Uniti trascinati da un Ahmad Khalil che nonostante i suoi diciassette anni realizzò quattro reti, diventando capocannoniere del torneo al pari del giapponese Nagai.
La nazionale degli Emirati compì infatti un percorso netto strepitoso: dopo le vittorie con Iraq (2 a 1), Corea del Sud (2 a 1) e Siria (2 a 0) il facile approdo ai quarti dove venne incontrato lo scoglio più ostico, l’Arabia padrona di casa. La rete realizzata al sessantaquattresimo da Awana, però, permise all’UAE di continuare la propria corsa che prese slancio il turno successivo dove venne incontrata l’Australia (battuta 3 a 0) e si concluse il 14 novembre al Prince Mohamed bin Fahd Stadium davanti a 5500 persone quando una doppietta di Khalil piegò la resistenza uzbeka, capace di tornare sull’1 a 1 dopo un’ora di gioco grazie ad una rete siglata da Turaev.

I quattro posti appannaggio dell’AFC, confederazione calcistica africana, verranno invece assegnati al termine del prossimo torneo continentale under 20 che dovrebbe essere disputato il prossimo gennaio.

Le qualificazioni a questo torneo non sono ancora terminate: dopo il turno preliminare, giocato tra il 16, 17 e 18 aprile ed il 30 maggio ed 1 e 2 giugno scorso, dovrà infatti essere giocato tra fine luglio ed inizio agosto il primo turno di qualificazione.
Turno preliminare che ha visto alcuni risultati notevoli: la Repubblica Centrafricana, ad esempio, ha avuto la meglio grazie ad un 7 a 1 totale, contro la Repubblica Democratica del Congo. 7 a 2, invece, il risultato totale con cui il Lesotho s’impose sul Mozambico così come 7, ma a 4, sono state le reti segnate dal Ciad con il Burundi.

In questo primo turno entrano quindi in campo anche le big africane: il Camerun sarà abbinato proprio alla Repubblica Centrafricana, la Nigeria sfiderà la Guinea, l’Egitto l’Uganda, il Sudafrica incontrerà il Lesotho, la Costa d’Avorio la Tanzania, mentre i campioni in carica ghanesi se la vedranno con la Namibia. Il match più interessante tra tutti, però, sarà giocato tra Marocco e Senegal, due squadre che vennero entrambe fermate al primo turno di qualificazione due anni fa (rispettivamente da Benin e Nigeria) ma che restano comunque nazionali di tutto rispetto.

Ransford Osei

Una volta completato il primo turno, quindi, le squadre vincitrici si affronteranno in un ulteriore turno di qualificazione, che dovrebbe essere disputato indicativamente tra settembre ed ottobre, per poi, il prossimo gennaio, raggiungere la Libia in casa propria e dare vita al diciassettesimo campionato africano under 20 della storia.

L’ultimo in ordine di tempo, come detto, venne vinto dal Ghana: tra il 18 gennaio ed il 1° febbraio 2008 ad imporsi in Ruanda furono proprio le Black Stars trascinate da un Ransford Osei assolutamente incontenibile.
L’attuale punta del Maccabi Haifa, che ha passato l’ultima stagione in prestito al Twente, fu infatti capace di segnare ben 7 reti, portando di forza i suoi alla vittoria.

Dopo l’1 a 1 dell’esordio contro il Camerun, passato in vantaggio dopo un solo minuto grazie alla rete della punta del Basilea Zoua e raggiunto al trentasettesimo da una rete di Ayew, arrivarono i 2 a 0 su Mali e Ruanda, che permisero ai terribili ragazzi ghanesi di chiudere al primo posto il proprio girone, venendo quindi accoppiati al Sud Africa in semifinale. Dopo il 4 a 3 di Kigali, dove andò a segno anche il neo milanista Adiyah, ecco arrivare il 2 a 0 finale raccolto contro, ancora una volta, il Camerun e deciso da una doppietta del solito Osei.

Ghana under 20 versione 2009 che ha dimostrato di essere una squadra incredibile: dopo la vittoria nel proprio continente, infatti, arrivò anche quella Mondiale qualche mese più tardi. E proprio qui si mise in mostra Adiyah: con Osei fermo a “sole” quattro reti, infatti, il recente acquisto Rossonero mise a referto ben otto goal, vincendo anche il premio come MVP del torneo oltre a quello di capocannoniere.

Non solo: nemmeno dodici mesi più tardi ben cinque giocatori presenti a quel campionato africano under 20 fanno ora parte della rosa ghanese che tanto bene sta facendo al Mondiale “dei grandi”. Davvero notevole.

Quattro posti, infine, a disposizione anche della CONMEBOL, confederazione calcistica sudamericana. Questi saranno messi in palio tra il gennaio ed il febbraio prossimo in Perù, dove si giocherà il Sudamericano under 20.

La formula sarà la solita: due gironi da cinque squadre ciascuno da cui usciranno le tre migliori che andranno quindi a formare un ulteriore girone finale, questa volta da sei squadre.
La squadra capace di imporsi qui sarà quella che succederà al Brasile campione in carica. Secondo, terzo e quarto classificato staccheranno invece gli altri tre pass per la Colombia.

I ragazzi brasiliani festeggiano la vittoria al termine del Sudamericano under 20 del 2009

Qualora fossero proprio i Cafeteros a terminare in uno dei primi quattro posti, ovviamente, sarebbe la quinta squadra qualificata a guadagnare il diritto a disputare i prossimi Mondiali di categoria.

A partire dall’Europeo under 19, insomma, inizieranno sì le lotte alla conquista dei titoli continentali, ma anche quelle relative alla qualificazione al prossimo Mondiale giovanile.
E proprio in merito a ciò spero di aver fatto un po’ più di chiarezza rispetto a come quei posti verranno assegnati.

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Dopo aver vinto il Gruppo 5 della Fase Elite di qualificazione all’Europeo under 19 gli Azzurrini guidati in panchina da mister Massimo Piscedda si sono qualificati alla fase finale.

Giusto ieri, quindi, sono arrivate le convocazioni: i ragazzi scelti dal nostro tecnico federale si raduneranno il prossimo 8 luglio alla Borghesiana. Dopo una settimana intensa scandita da due allenamenti al giorno il tecnico sarà chiamato ad escludere due dei venti preconvocati; una volta effettuata questa scelta il gruppo partirà quindi per la Francia il giorno 16 luglio.
Una volta là, quindi, i nostri saranno impegnati il 18 allo Stade Michel Farré di Mondeville per l’esordio con il Portogallo, il 21 sempre in quel di Mondeville per il match contro la Croazia e chiuderanno poi il loro girone il 24 allo Stade du Hazé di Flers contro la Spagna.

Qualora chiudessero in una delle prime due posizioni, quindi, i nostri ragazzi si qualificherebbero per le semifinali da cui potrebbero poi staccare il biglietto per la finalissima, che si terrà il prossimo 30 luglio.

A sette anni dall’ultimo Europeo under 19 vinto, quindi, Borini e compagni sono chiamati a bissare quel risultato. La strada è tutta in salita vista la qualità delle altre squadre, ma centrare il bersaglio grosso è assolutamente possibile.

Andiamo quindi a vedere chi sono i giocatori prescelti da Piscedda che, in vero, ha confermato quasi in toto le convocazioni effettuate in vista della Fase Elite.

Uno degli esclusi potrebbe essere scelto nella rosa dei portieri: tra i tre preconvocati, infatti, è molto probabile che uno di questi rimanga a casa.
I favoriti a partire per la Francia sono quindi il designato titolare della squadra, Simone Colombi, e il portiere dell’under 17 che bene fece solo un anno fa ad Europei e Mondiali di categoria: Mattia Perin.

Il primo viene da una discreta stagione passata in prestito in Lega Pro, al Pergocrema. Portiere di grandi prospettive sembra appunto essere deputato a difendere la porta di questa nazionale, in attesa, chissà, di vestire anche le maglie di under 21 e, un giorno, della nazionale maggiore.
Il secondo è invece in assoluto uno dei prospetti più interessanti del nostro calcio: ha solo diciotto anni ma sembra già un veterano e dopo aver incantato il mondo nel Mondiale under 17 disputato lo scorso autunno in Nigeria è stato uno dei grandi protagonisti, quest’anno, della cavalcata dei Grifoncini, recentemente laureatisi Campioni d’Italia Primavera.

L’escluso potrebbe quindi essere l’empolese Paride Addario, estremo difensore che vi presentai un paio di mesi fa e che è stato assoluto protagonista della spendida stagione della squadra toscana, arrivata in finale sia del Viareggio che del Campionato Primavera.
Ultimo arrivato nel gruppo potrebbe essere lui, insomma, a non partire per la Francia. Certo resterebbe comunque la soddisfazione di essere stato finalmente preso in considerazione. E chissà che non possa quindi tornare buono per le eventuali avventure delle under 20 e 21.

Paride Addario, qui in primo piano, entra da questo momento a far parte della nostra under 19

Sono invece sette i difensori inseriti nella lista stilata da mister Piscedda, esattamente gli stessi sette che erano stati preconvocati anche in vista della partenza per la Russia, dove giocammo la nostra Fase Elite.
Confermatissimo quindi il blocco romano: tre tra i ragazzi prescelti sono infatti cresciuti nelle giovanili Giallorosse. Tra questi uno solo ha disputato l’ultima stagione nella Capitale, aggregato alla squadra Primavera: Alessandro Malomo. Per Riccardo Brosco ed Alessandro Crescenzi, invece, l’ultima stagione ha segnato il proprio esordio tra i professionisti, rispettivamente a Trieste e Grosseto.
Da Roma partirà anche l’unico laziale del lotto: Marco Davide Faraoni, stellina della Primavera laziale, che in realtà pare essere destinato a lasciare proprio quest’estate. Per lui si ventila infatti l’ipotesi Inter.

Da Milano partiranno invece un interista ed un milanista: dalla sponda Nerazzurra del naviglio sarà l’ex capitano della nostra under 18 a rinfoltire i ranghi di questa squadra, Luca Caldirola. Da quella Rossonera uscirà invece Michelangelo Albertazzi, protagonista della buona stagione della Primavera di Stroppa, chiusa col trionfo nella Coppa Italia di categoria.
Chiude quindi il parco difensore un altro giocatore presente in quella finale: Andrea Adamo, unico palermitano del lotto.

Anche il centrocampo potrà contare su di un mini blocco romano: fanno infatti parte delle preconvocazioni stilate da mister Piscedda sia Marco D’Alessandro, stellina romanista che ha trascorso l’ultima stagione in quel di Grosseto, che Andrea Bertolacci, prestato un anno fa al Lecce, squadra in cui potrebbe rimanere almeno per un altro anno ancora.
Da Genova, sponda Doriana, partirà invece Roberto Soriano, che dopo essere rientrato in Italia dalla Germania (giocava nelle giovanili del Bayern Monaco) è già entrato anche nel giro dell’under 21 di Pierluigi Casiraghi. Soriano che dovrebbe far coppia là in mezzo col Viola Max Taddei, la cui ultima stagione è stata trascorsa in prestito al Gubbio.
Interessanti, sugli esterni, il barese Galano e l’interista Tremolada, che dovrebbero però fare da backup oltre al succitato D’Alessandro anche Jacopo Sala, che dovrà quindi rientrare da Londra (gioca nel Chelsea) per effettuare il ritiro della Borghesiana.

Rientrerà da Londra anche il presunto capitano di questa squadra, Fabio Borini: per la punta in forza ai Blues di Carletto Ancelotti, anch’esso già nel giro dell’under 21, si profila quindi un ruolo centrale nella spedizione Azzurra in Francia.
Borini che dovrebbe essere affiancato dal vero bomber di questa squadra, Mattia Destro: la punta interista, capocannoniere dell’ultimo Campionato Primavera, viene da ben otto reti segnate nei 408 minuti disputati nel corso delle qualificazioni a questo Europeo. Un bottino realmente invidiabile, che ne fa una macchina da goal senza eguali in Europa, a questo livello.

Chiude il lotto quel Nicolao Dumitru che è stato, al pari del già citato Addario, grande protagonista della splendida stagione empolese.

Massimo Piscedda, C.T. dell'attuale under 19

Sono cambiate solo relativamente le cose, quindi, rispetto allo scorso novembre, quando iniziò l’avventura di questa squadra. Rispetto alla prima convocazione di mister Piscedda, infatti, non troviamo più in squadra il napoletano Sepe, il doriano Greco, il parmense Vecchi, l’ascolano Ilari, il bresciano Paghera ed il milanista Zigoni. Di contro, però, sono entrati a pieno titolo nel giro Perin ed Addario, Faraoni e Malomo, Soriano e Sala e, per quanto riguarda l’attacco, Dumitru.

Questa squadra, comunque, partirà per la Francia con grandi prospettive. Speriamo solo le mantengano: per provare a far dimenticare anche solo in minima parte la pessima prestazione Azzurra in Sudafrica, infatti, è necessario che questi ragazzi compiano l’impresa.

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Il calciomercato ha già riservato i primi botti di mercato. Accanto alle trattative più strombazzate, però, ve ne sono anche molte altre che potremmo definire di contorno, che non vanno però snobbate. Acquistare un giovane destinato a dare un surplus in prima squadra o cederne un altro per fargli acquisire esperienza altrove è infatti una componente sempre più importante di un mercato in cui i soldi cominciano a scarseggiare e la rincorsa al giovane di valore potrebbe risultare con l’essere una necessità diffusa. Ecco di seguito, quindi, qualche voce in tal senso.

I giovani Grifoni festeggiano la vittoria nella Supercoppa Italiana

Marotta e Paratici pare vogliano portare Marco Costantino, lo scorso anno aggregato alla Primavera della Samp, dove era giunto in prestito dalla Spal, a Torino, dove raccoglierà l’eredità di Pinsoglio, che dovrebbe partire in prestito. Juve che sta per ingaggiare anche i senesi Giannetti e Spinazzola; il percorso inverso potrebbe invece essere compiuto da Ciro Immobile. Un altro primavera Bianconero, Luca Marrone, vicino al trasferimento in Toscana: per lui si profila infatti un prestito al Livorno. Centrocampo della Primavera che potrebbe perdere anche Manuel Giandonato, che pare essere stato richiesto dal Lecce. Per colmare la partenza dell’ultimo capocannoniere del Viareggio potrebbe arrivare, oltre al già citato Giannetti, anche Simone Zaza, il cui cartellino è attualmente di proprietà dell’Atalanta. Bianconeri che, infine, potrebbe acquistare anche Filip Djuricic dall’Heerenveen.

Il Cagliari invece avrebbe chiuso l’acquisto di Bruno Martignoni, terzino destro svizzero Campione del Mondo under 17 lo scorso anno e che è oggi in forza al Locarno, mentre il Padova ha chiuso l’acquisto a titolo temporaneo di un altro protagonista di quel Mondiale, l’italoegiziano Stephan El Shaarawy, proveniente dal Genoa.

Il Milan ha acquisito la seconda metà di Giacomo Beretta, anch’egli inserito nella formazione Azzurra guidata da Salerno ai Mondiali under 17 nigeriani, dall’Albinoleffe, diventando quindi proprietario della totalità dello stesso. Potrebbe lasciare il Rossonero, ma solo in prestito, anche Gianmarco Zigoni, richiesto da molte società di B, primo fra tutti il Novara. Andrea Schenetti è invece vicino alla Lucchese mentre Michelangelo Albertazzi potrebbe tornare a Bologna. Sul piede di partenza troviamo anche Alfredo Donnarumma, vicinissimo al Varese. In entrata i Rossoneri potrebbero infine salutare l’arrivo di Lorenzo Tassi, quindicenne bresciano che Corioni ha già paragonato niente popò di meno che a Roberto Baggio.

In partenza da Milano, ma in questo caso dalla sponda Nerazzurra del Naviglio, anche Vid Belec, ex titolare della porta della Primavera interista che sarebbe vicino al prestito al Crotone. Inter che starebbe anche facendo partire, sempre a titolo temporaneo, anche Marco Fossati ed Alen Stevanovic, in direzione Bologna, e Giulio Donati, vicino al Lecce, mentre resteranno all’Inter Enrico Alfonso, Michele Rigione e Matteo Solini, le cui compartecipazioni con il Chievo Verona sono state rinnovate per un altro anno.
A compiere il percorso inverso rispetto ai due centrocampisti che finiranno in Emilia, intanto, sarà Luca Paramatti, figlio di Michele, difensore di cui si dice un gran bene. Bologna che oltre a Fossati e Stevanovic vorrebbe acquisire anche, ma questa volta dal Milan, Oduamadi e Strasser.

Partenze in vista anche da Firenze dove potrebbero lasciare Seculin, seguito dal Viareggio, ed Aya, passato alla Reggiana. Da Napoli potrebbe invece partire Umberto Varriale, vicino al Cosenza mentre da Palermo starebbe per partire Marco Giovio, vicinissimo al Grosseto. Dalla fortissima Primavera empolese sarebbe invece sul piede di partenza Saponara, destinato al Ravenna. Da Empoli potrebbe partire anche Francesco Rossi, su cui si starebbe muovendo il Newcastle. Società inglese che vorrebbe acquistare anche Raffaele Maiorano dal Torino. Il Parma invece, intanto, riscatta Covic dal Proleter FK.

Mister Pergolizzi dovrà fare a meno del suo capitano, partito in direzione Grosseto

Non solo grandi nomi, giocatori da già pronti e quant’altro, insomma. Come potete vedere in parallelo ad un calciomercato fatto per rinforzare le prime squadre della nostra Serie A, infatti, ne esiste uno, molto meno fragoroso, che coinvolge i campioni del domani.

EDIT: aggiunta dell’ultim’ora. Ufficiale il passaggio di Luca Caldirola in prestito per un anno al Vitesse.

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Alexis Sanchez

Cile e Svizzera si giocano il primo posto del proprio girone in un match che si presenta come i più interessanti di questa prima fase tra due squadre con potenzialità da outsider che possa fare più strada rispetto a quanto previsto…

CRONACA
La prima conclusione del match è di una conoscenza del nostro calcio, Alexis Sanchez: El Niño Maravilla riceve infatti al limite e, un po’ egoisticamente, scarica un mancino verso la porta difesa da Benaglio, senza però trovarla. Il pallone va infatti a spegnersi sul fondo, alto sopra la traversa.
Benaglio che deve però farsi trovare pronto ed esaltarsi poco più tardi: al decimo minuto i giocatori cileni provano infatti un tiro al bersaglio con Vidal prima e Carmona poi che scaricano il proprio potente destro in direzione dello specchio di porta, trovando però in entrambi i casi la risposta dell’estremo difensore elvetico.

E’ quindi un Cile molto volenteroso che prova ad impostare l’azione senza timore. Ponendo il fatto che nell’ultima partita ci sarà la Spagna, infatti, La Roja deve provare ad incamerare altri tre punti subito, per poi giocarsi il tutto per tutto nel corso del match finale con le Furie Rosse. Dal canto suo la Svizzera dopo l’ottima vittoria dell’esordio proprio ai danni degli iberici sembra invece un po’ intimorita e rinunciataria. Certo è che con la prospettiva di avere lo scontro più facile, sulla carta, nel corso dell’ultima giornata gli elvetici sono probabilmente scesi in campo col freno a mano tirato: un pareggio oggi ed i tre punti contro Honduras darebbero infatti un biglietto per gli ottavi alla nazionale rossocrociata.

Al ventisettesimo il primo vero pericolo per i cileni viene portato… da loro stessi. Infatti è un alleggerimento di Isla, che passa un pallone troppo corto al proprio portiere, a mettere in movimento Nkufo, anticipato però per poco dall’uscita di Bravo.

Alla mezz’ora il fattaccio: Behrami ha palla sulla fascia e viene contrastato da due avversari. Del primo se ne libera appoggiandogli una mano sulla faccia, del secondo con una sorta di gomitata. Il guardalinee richiama quindi l’attenzione dell’arbitro e chiede l’espulsione del laterale in forza agli Hammers, cui viene puntualmente mostrato il cartellino rosso. Svizzera costretta quindi a giocare in dieci per tutto il corso dell’ora successiva e per Behrami anche un record poco lusinghiero: mai prima d’ora, infatti, un giocatore svizzero era stato espulso nel corso di un match Mondiale.

Cile che prova quindi subito a far male: su di una punizione battuta dalla trequarti sinistra da Mati Fernandez Ponce e Jara si ostacolano in area, con la palla che termina quindi mestamente sul fondo.
Al quarantesimo è invece Sanchez a provarci: Beausejour se ne va sulla sinistra e centra un pallone che El Niño Maravilla va a stoppare di petto magistralmente per poi scaricare un tiro centrale, parato senza grandi problemi da Benaglio.

Valdivia si dispera sul goal annullato a Sanchez

Ad inizio ripresa il Cile passerebbe, ma sul tiro di Sanchez, deviato involontariamente da Grichting alle spalle del proprio portiere, ci sarà un suo compagno di squadra in fuorigioco attivo. Gol quindi giustamente annullato dalla terna.
E’ ancora una volta il Niño Maravilla a farsi pericoloso, questa volta al cinquantacinquesimo: andato in pressione su Grichting porterà infatti via palla al centrale elvetico per involarsi poi in area e presentarsi a tu per tu con Benaglio che sarà però bravo ad ipnotizzarlo, chiudendolo in qualche modo ed evitando un goal che sembrava già fatto.

La partita scorre quindi sui binari che era logico aspettarsi, specialmente dopo l’espulsione di Behrami. Da una parte il Cile prova infatti a muovere il pallone alla ricerca di un pertugio buono in cui infilarsi per andare a trovare la rete del vantaggio, la Svizzera, forte di una difesa molto solida, attende invece l’avversario nella propria trequarti campo, intasando tutti gli spazi per evitare di lasciare spazio utile ai cileni cercando quindi di recuperare palla per effettuare sparute, quanto inefficaci, ripartenze veloci.

Al settantacinquesimo il Cile passa: Paredes fugge sul filo del fuorigioco e si porta in area, superando l’uscita di Benaglio allargandosi però troppo per poter calciare. Dopo essersi fermato sul filo della rimessa dal fondo, quindi, il cross sul secondo palo, dove Mark Gonzalez la colpirà di testa in maniera sporca, rendendo vano il tentativo di salvataggio del laziale Lichtsteiner.

Con la Svizzera in avanti alla ricerca di un importantissimo pareggio, quindi, si moltiplicano gli spazi per la nazionale cilena. A sei dalla fine, quindi, Paredes viene liberato appena dentro al limite dell’area, tutto solo davanti a Benaglio. Il suo mancino di prima intenzione si alzerà però sopra la traversa, graziando la nazionale elvetica.
Un paio di minuti più tardi ecco ancora La Roja portarsi in avanti con Valdivia a filtrare sulla destra per Sanchez la cui palla centrata finisce sul vertice opposto dell’area dove viene calciata di prima intenzione da Gonzalez, che calcerà però mollemente tra le braccia di Benaglio.

All’ottantottesimo l’ennesimo contropiede cileno concluso da un mancino di Paredes, ancora una volta incapace di trovare lo specchio di porta.
Un minuto più tardi l’occasionissima elvetica: Ziegler centra un pallone basso che Bunjaku prolunga di tacco per Derdiyok, il cui rigore in movimento si spegne però a lato del palo alla destra di Bravo.

COMMENTO
Non basta ritoccare il record di imbattibilità che venne fatto segnare da Walter Zenga nel 1990. La Svizzera, infatti, pochi minuti dopo essere andata a migliorare proprio quel record viene bucata dagli avanti cileni, cedendo il passo e trovandosi ora in una situazione molto delicata. Con La Roja a quota sei punti e la Spagna che con ogni probabilità salirà a tre stasera, infatti, una vittoria con Honduras potrebbe anche paradossalmente non bastare se poi i cileni dovessero farsi sconfiggere dalla Furia Roja nell’ultimo match del girone.

Mark Gonzalez celebra la rete dell'1 a 0

Ciò che si sta andando a delineare, insomma, è la possibilità che tre squadre chiudano a sei punti, dovendo quindi basare tutto sulla classifica avulsa. E per una squadra capace di compiere l’impresa di battere la squadra Campione d’Europa nonché prima delle favorite all’esordio sarebbe sicuramente un peccato doversi giocare tutto sulla differenza reti.

Aspettiamo quindi qualche giorno, poi tutto sarà più chiaro.

In tutto questo, però, la Spagna deve ovviamente vincere stasera. E per quanto sembri cosa scontata Italia – Nuova Zelanda insegna che non si deve dare nulla per scontato…

MVP
Pur non risultando decisivo rispetto allo sviluppo del match il migliore in campo è stato oggi quell’Alexis Sanchez che venne soprannominato Niño Maravilla non per caso.
La giovane ala friulana sta quindi mantentenendo le attese dei suoi compatrioti: veloce, ficcante, a tratti inarrestabile, con una sola pecca ancora da limare, la freddezza sotto porta. Fosse stato freddo oggi, infatti, avrebbe realizzato almeno un paio di reti.

Peccato, ma il futuro è tutto suo. Deve solo crescere al meglio e pensare a lavorare.

TABELLINO
Cile vs. Svizzera 1 – 0
Marcatori: 75′ Gonzalez
Cile: Bravo; Isla, Medel, Ponce, Vidal (45′ Gonzalez); Carmona, Jara, Fernandez (65′ Paredes); Sanchez, Beausejour, H.Suazo (45′ Valdivia). A disp.: Pinto, Marin, Contreras, Millar, Fuentes, Tello, Fierro, Estrada, Orellana. All.: Bielsa
Svizzera: Benaglio; Lichtsteiner, Von Bergen, Grichting, Ziegler; Behrami, Inler, Huggel, Fernandes; Frei (34′ Barnetta), Nkufo (68′ Derdiyok). A disp.: Wolfli, Leoni, Magnin, Eggimann, Barnetta, Padalino, Schwegler, Shaqiri, Yakin, Bunjaku. All.: Hitzfeld
Arbitro: Khalil Al-Ghamdi (Arabia Saudita)
Ammoniti: Suazo (C), Nkufo (S), Carmona (C), Ponce (C), Barnetta (S), Fernandez (C), Inler (S) Medel (C), Valdivia (C)
Espulsi: 31′ Behrami (S)

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I pareggi con Paraguay e Nuova Zelanda non hanno compromesso del tutto le possibilità di qualificazione agli ottavi di finale. Qualora gli Azzurri battessero la Slovacchia nell’ultimo impegno del loro girone, infatti, accederebbero automaticamente al prossimo turno. Per capire se in prima o seconda posizione, poi, bisognerà aspettare il termine del match tra paraguaiani e neozelandesi. Questo, comunque, ha ormai un senso relativo a fronte della possibilità di non accedere nemmeno alla fase finale del Mondiale.
Per qualificarsi agli ottavi, comunque, agli Azzurri potrebbe bastare anche un pareggio, qualora, nel contempo, la Nuova Zelanda perda o pareggi con un punteggio inferiore al nostro.
Se, infine, entrambe le partite dovessero concludersi con lo stesso punteggio si ricorrerà alla… monetina!

Per tastare l’umore del pubblico italiano, forse sfiduciato dopo le due prove opache sin qui disputate, propongo quindi un sondaggio: ce la farà o no, la nostra nazionale, a qualificarsi alla fase ad eliminazione diretta di questo Mondiale in cui tutte le grandi d’Europa stanno stentando molto più del previsto?

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Dopo il 2 a 0 del Paraguay sulla Slovacchi l’Italia ha una sola missione: vincere largamente contro la modesta Nuova Zelanda.

CRONACA
Sette minuti e l’Italia è subito sotto: punizione dalla trequarti sinistra gettata in area dove Cannavaro buca l’intervento facilitando l’intervento di Smeltz, che da un passo bucherà Marchetti.

Un minuto più tardi sarà l’Italia, direttamente su calcio di punizione, a mettere pressione agli avversari, con Paston che spazzerà l’area liberando di pugno.

E’ comunque un’Italia senza idee, molto statica. Il tutto si traduce nel nulla quasi assoluto.

Gli Azzurri riescono infatti a farsi vedere solo sugli sviluppi di calci piazzati. Come al quarto d’ora quando un controllo imperfetto di Cannavaro agevola Chiellini che dal limite sinistro dell’area piccola calcia però malissimo, spedendo la palla addirittura in fallo laterale. Purtroppo in quest’occasione il centrale juventino si trova il pallone troppo sotto, calciandolo malissimo.
Al ventunesimo ci prova quindi Zambrotta da fuori: il mezzocollo destro del terzino Campione del Mondo si spegne però a filo dell’incrocio alla destra di Paston.

Al ventiquattresimo Montolivo crossa sul secondo palo alla ricerca di Iaquinta, che è però anticipato dall’uscita alta dell’estremo difensore neozelandese.
Due minuti e lo stesso Montolivo prova la conclusione personale: il bel destro dalla trequarti del centrocampista Viola si schianta però sul palo, graziando un immobile Paston.

Il goal è comunque nell’aria ed arriva poco prima della mezz’ora quando De Rossi finisce giù in area strattonato da Smith, che viene ammonito. Rigore, con Iaquinta che si presenta sul punto di battuta e spiazza il portiere.

L’Italia dopo il pareggio continua quindi nel suo possesso di palla sterile. Atleticamente, infatti, i nostri ragazzi risultano essere tutt’altro che brillante, senza lo spunto per riuscire a saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. Anche la circolazione di palla sembra essere più difficoltosa rispetto al primo match.

Al quarantacinquesimo Zambrotta lancia la palla in area direttamente da rimessa laterale causando un po’ di scompiglio in area con Pepe che appoggia poi al limite a De Rossi la cui conclusione è però respinta da Paston per essere poi liberata in angolo da un difensore, sancendo la fine del primo tempo.

La ripresa inizia subito con due novità: Camoranesi e Di Natale subentrano infatti agli spenti Pepe e Gilardino.

L’Italia inizia subito in attacco: Montolivo scavalca la difesa con un tocco sotto prelibato e morbidissimo liberando Di Natale che calcerà di prima intenzione da posizione defilata, trovando l’opposizione dei pugni di Paston.

La volontà sembra esserci, a latitare continuano ad essere idee e fantasia.

Al sessantaduesimo corre un brivido lungo la schiena degli Azzurri: Cannavaro mette fuori di testa e Vicelich calcia di prima intenzione, facendo sfilare la palla sul fondo non lontanissima dal palo alla destra della porta difesa da Marchetti.
Tre minuti e si fa vedere l’Italia: Di Natale crossa da sinistra, Chiellini la spizza ma il pallone viene deviato in angolo, con il corner che però, ancora una volta, si risolve in nulla.

Gli italiani faticano a creare per mancanza di idee, ma non solo: i neozelandesi si chiudono infatti con praticamente tutti gli effettivi dietro la linea del pallone e con molti di essi nella propria area di rigore.

A provare a dare la scossa è Montolivo che dopo aver preso palo nella prima frazione di gioco ci riprova sparando da fuori trovando però la pronta risposta di Paston, che si distenderà sulla destra e respingerà il pallone a mano aperta.
Al settantaduesimo Iaquinta parte in contropiede centrando poi per Pazzini che appoggerà subito a Montolivo, anticipato da un avversario.

Sei minuti più tardi Camoranesi inventerà un gran pallonetto dal limite liberando Iaquinta che tentennerà però troppo, facendosi chiudere da Smith. Sugli sviluppi di un angolo successivo la palla ballerà in area venendo controllata proprio da Camoranesi, il cui tirò sfilerà però sul fondo. Un battito di ciglia e Di Natale taglierà da sinistra controllando il pallone e calciando di destro, sempre con la palla che sfiorerà il palo.

All’ottantaduesimo Wood sfiorerà il goal: dopo aver ricevuto palla al limite farà secco Cannavaro incrociando di sinistro sul secondo palo, con la palla che si spegnerà di poco sul fondo.

All’ottantesimo Camoranesi perde prima palla per poi strapparla ad un avversario e calciare dritto per dritto dalla trequarti, chiamando alla risposta in tuffo Paston, sempre efficace.
Al novantesimo Zambrotta vola in fascia e viene lanciato da De Rossi, una volta entrato in area salta quindi un uomo e calcia di sinistro, trovando però la respinta di Nelsen, a fare scudo alla sua porta con il corpo e sancendo la fine della partita.

COMMENTO
Difficile commentare una partita in cui la nazionale Campione del Mondo non riesce ad avere la meglio su la Nuova Zelanda.
Perché se si trattasse di rugby sarebbe anche capibile, ma parlando di calcio non è accettabile una cosa del genere.

Si ripete quindi quanto accaduto all’esordio: l’Italia prende goal al primo, e unico, tiro nello specchio. E questo diventa pesantissimo quando poi in fase di costruzione risulti così asfittico. Perché se non sai costruire palle da goal e regali un goal ad ogni partita vincere si fa dura, anche contro la pseudo squadra materasso del tuo girone.

E relativamente cambiano anche le sostituzioni: Di Natale e Camoranesi fanno si meglio di Pepe e Gilardino, ma non è ancora abbastanza.

Certo è, anche lì, che partire con una formazione molto più che opinabile è penalizzante: Marchisio non è né un trequartista né un esterno sinistro di centrocampo, Gilardino è un ectoplasma assoluto. Partire in questo modo vuole anche un po’ dire tirarsi la zappa sui piedi, forse.

Le possibilità di passare, battendo la Slovacchia, sono ancora lì intatte. Questa squadra però, per quanto fatto vedere sino ad oggi, non meriterebbe proprio gli ottavi di finale. C’è quindi da augurarsi che si diano una bella svegliata, dopo questa figuraccia.

E parlare di sfortuna dopo una gara così… non è proprio cosa.
Così come questo passo falso dovrebbe far riflettere. Mai dare per scontato nulla, nemmeno il passaggio del turno in un gruppo sicuramente alla nostra portata, ma che va comunque meritato sul campo.

MVP
Nella pochezza di una partita del genere trovare il migliore in campo è, ancora una volta, dura.

Decido quindi, questa volta, di premiare Gianluca Zambrotta: il terzino milanista, reduce da una stagione passata molto più in panchina che in campo, dimostra di non avere più la brillantezza atletica di un tempo ma di essere ancora comunque il miglior terzino d’Italia.
Partita molto volonterosa, la sua.

Honorable mention anche per il buon Montolivo che dopo una carriera passata a tradire le attese sta dimostrando di essere maturato parecchio in Viola. Peccato, parlando della sua prestazione, che quella conclusione da fuori si sia stampata sul palo: per quanto di buono fatto vedere nelle prime due partite avrebbe sicuramente meritato di metterla dentro.

TABELLINO
Italia vs. Nuova Zelanda
Marcatori: 7′ Smeltz, 29′ Iaquinta
ITALIA: Marchetti; Zambrotta, Cannavaro, Chiellini, Criscito; Pepe (dal 46′ Camoranesi), De Rossi, Montolivo, Marchisio (dal 61′ Pazzini); Iaquinta, Gilaridno (dal 46′ Di Natale). C.T.: M. Lippi
NUOVA ZELANDA: Paston; Reid, Nelsen, Smith; Bertos, Vicelich (dall’81’ Christie), Elliott, Lochhead; Fallon (dal 63′ Wood), Killen (dal 93′ Barron), Smeltz. C.T.: R. Herbert
MARCATORI: Smeltz (NZ) al 7′; Iaquinta (ITA) al 29′.
ARBITRO: Carlos BATRES (GUA)
AMMONITI: Fallon (NZ) al 14′, Smith (NZ) al 28′ e Nelsen (NZ) all’87’.

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Non basta la rete di Eto'o a portare alla vittoria un Camerun deludentissimo

Camerun e Danimarca si giocano tutto: chi preverrà?

CRONACA
Il Camerun parte subito forte, ma i danesi non restano a guardare.
Prima gli africani ci provano con Assou-Ekotto ed Eto’o da fuori, poi i danesi rispondono con la pericolosa conclusione di Rommedahl. Il tutto nell’arco di sei minuti. Ritmi indubbiamente più alti della media dei match di questo Mondiale.

Al nono partecipa al tiro al bersaglio anche Geremi, direttamente su punizione. Il suo tiro è però facile preda di Sorensen.
Portiere danese che verrà bucato subito dopo: Poulsen effettuerà un passaggio sbagliatissimo per un compagno, agevolando l’intervento di Webò che dopo aver recuperato palla l’appoggerà ad Eto’o, freddissimo nel siglare la rete dell’1 a 0.

Un paio di minuti ed Emana sfiorerà il pareggio: i danesi non riusciranno infatti a pulire l’area spazzando lontano un pallone che terminerà quindi sui piedi del giocatore del Betis che lascerà partire un destro insidiosissimo che andrà però a spegnersi giusto a fil di palo.
Al sedicesimo torneranno invece a farsi vedere i danesi: azione costruita, ben manovrata, con Rommedahl che dopo aver ricevuto palla sulla destra l’appoggerrà al limite per il suo alter ego transitante sulla fascia opposta, Gronkjaer. Lo stesso, quindi, calcerà di piatto di prima intenzione, cercando il colpo da biliardo che piazzasse il pallone a fil di palo, trovando però la deviazione di un difensore a mettere il pallone sul fondo.

La partita si mantiene comunque su buoni ritmi, con i camerunensi più propositivi ed una Danimarca che non si limita comunque solo a guardare. Il tutto per uno spettacolo gradevole da seguire.

Poco prima della mezz’ora Emana ci riprova terminando una discesa centrale con un tiro sol suo piede debole, che non troverà però la porta. Allo stesso modo, sul fronte opposto, Jacobsen effettuerà un tiro piuttosto velleitario al di fuori del vertice destro dell’area avversaria, spedendo la palla sulle tribune.
Il goal è comunque nell’aria ed arriva poco più tardi: Kjaer effettuerà un lancio di una cinquantina di metri scarsa a lanciare Rommedahl che dopo essersi infilato alle spalle di Assou-Ekotto si porterà in area effettuando un cross basso e teso su cui bucherà l’uscita Hamidou col pallone che verrà però intercettato dalla scivolata di Bendtner, che siglerà il pareggio.

La partita si infiamma dopo il quarantesimo: dapprima Song sbaglierà un disimpegno sulla propria trequarti lanciando il contropiede danese con Rommedahl che dopo essere entrato in area farà secco un avversario per poi appoggiare il pallone a Tomasson il cui tiro, a portiere già battuto, sarà stoppato proprio dal rientrante Song, bravo a rimediare al proprio errore.
Sul ribaltamento di fronte sarà invece il Camerun a sfruttare una leggerezza danese con Eto’o che sarà quindi liberato al limite dell’area. Questa volta, però, la stella Nerazzurra coglierà il palo di sinistro. Un altro paio di minuti scarsi e sarà Emana a portarsi in area pericolosamente, trovando però la respinta di Sorensen sulla propria conclusione.

La ripresa inizia subito con un Camerun all’arrembaggio: Enoh va infatti a colpire di testa sugli sviluppi di un angolo chiamando alla risposta Sorensen, decisivo nell’alzare la palla sopra la traversa. Poco più tardi M’Bia scende a destra e centra un pallone che termina, un po’ rocambolescamente, sui piedi di Assou-Ekotto sul vertice opposto dell’area con il terzino Spurs che non riesce però a colpire la palla verso la rete avversaria.
Al cinquantasettesimo Eto’o riceve tra le linee e fa filtrare per Webo, la cui conclusione sarà però sballatissima e terminerà alle stelle.

La rete è nell’aria e tutti ci si aspetta che a segnarla sia il Camerun. Proprio gli africani ci vanno vicini al sessantesimo quando Assou-Ekotto scende sulla sinistra cedendo palla in mezzo all’area a Webo la cui giravolta su sè stesso si conclude però con un tiro senza nerbo, facilmente parato da Sorensen. Danimarca che parte quindi con un ribaltamento veloce sul fronte opposto con Rommedahl lanciato nello spazio che convergerà da destra e dopo aver fatto secco un mollissimo Makoun calcerà in diagonale di sinistro, bucando l’estremo difensore avversario per il 2 a 1.

Il Camerun non ci sta e poco più tardi arriva vicino al pareggio: percussione di Eto’o che appoggia quindi in mezzo all’area dove arriverà Makoun che proverà a riscattarsi, calciando però alto di mezzo collo destro la palla del possibile due a due.
Eto’o che si vestirà da assistman anche al sessantottesimo quando difenderà un pallone al limite dell’area per offrirlo poi ad Emana, che non troverà lo specchio di porta.

Al settantesimo, quindi, Tomasson potrebbe chiudere il match. La conclusione dell’ex punta Rossonera sarà però magistralmente respinta da Hamidou che si distenderà sulla sua sinistra per disinnescare la conclusione del capitano danese.
Il Camerun non è comunque morto: al settantasettesimo Emana si infila in area palla al piede calciando con violenza, trovando però la pronta respinta di un sempre attento Sorensen. Due minuti più tardi ci prova invece Idrissou di testa sugli sviluppi di un angolo, con la palla che si perde però sopra la traversa.

Torna quindi a farsi vedere la Danimarca: Bendtner da dentro a Tomasson che non ha però la forza di puntare la porta e si ferma, restituendo palla a Bendtner il cui tiro è però centrale e viene parato centralmente da Hamidou. Sul fronte opposto il Camerun ribalte velocemente e ad immolarsi, pur involontariamente, è Poulsen che va quindi a farsi perdonare l’errore del primo tempo: cadendo a terra dopo un contrasto con un avversario, infatti, il mediano juventino verrà colpito in faccia dalla conclusione di Aboubakar, deviando la palla in corner.

COMMENTO

Rommedahl, MVP del match

Il Camerun parte bene, ma va poi pian piano spegnendosi, tenendosi solo in vita grazie a a qualche fiammata estemporanea.

Per carità, non meriterebbero la sconfitta Eto’o e compagni. Ma così va il calcio e quando si è molli o disattenti dietro e non si riesce ad essere cinici davanti ecco che si può facilmente essere puniti anche al di là dei propri meriti.

Doveva essere il Mondiale delle africane, dicevano. Beh, per il momento non pare proprio esserlo.

MVP
Per la seconda volta consecutiva il giocatore più positivo della Danimarca è quel Dennis Rommedahl che si merita quindi la palma di man of the match. Decisivo, infatti, il suo goal, costruito con bravura e sapiente freddezza da quest’ala ficcantissima che pur non avendo i numeri di colleghi più famosi dimostra di saper essere una vera e propria spina nel fianco un po’ per tutti.

TABELLINO
Camerun vs. Danimarca
Marcatori: 10′ Eto’o, 33′ Bendtner, 61′ Rommedahl

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Il Ghana prova a raddoppiare, andando in solitaria in testa alla classifica.

La formazione australiana si appresta a disputare il suo secondo match mondiale

CRONACA
L’Australia sembra subito molto più brillante dell’esordio. Dopo dieci minuti, quindi, i Socceroos passano: Bresciano batte una punizione non irresistibile che Kingson non riesce però a trattenere facilitando il tap-in di Holman, che vale l’1 a 0.
Per l’ennesima volta in questo Mondiale, quindi, è una papera di un portiere a spianare la strada alla segnatura di una rete.

Il Ghana comunque non ci sta e comincia a provare a macinare più gioco degli avversari. Il tutto porta ad un’azione in cui arriverebbe il goal, se solo Kewell non fermasse il pallone sulla linea con un braccio. Rosetti non ha dubbi: rigore ed espulsione. Sul dischetto si presenta quindi Gyan che spiazza il malcapitato Schwarzer per la rete del pareggio.

Rimasti con l’uomo in meno, quindi, gli Aussie si fanno più attendisti, andando a chiudersi con più efficacia nella propria metacampo, abbandonando un po’ buona parte dei propri propositi bellicosi.
Il Ghana, dal canto suo, continua nel proprio certosino lavoro di creazione di qualche spazio. Senza strafare, ma facendo girare il pallone in attesa di un altro varco o di un errore portato dalla retroguardia avversaria.

Al quarantesimo, intanto, anche i ghanesi rischiano di rimanere in dieci: Addy fa un fallaccio a centrocampo arrivando da dietro in ritardo ad intervenire direttamente sulla caviglia di un avversario. Il nostro Rosetti, però, lo grazia, estraendo solo un cartellino giallo.

In chiusura di tempo Boateng ruba un pallone a centrocampo per lanciarsi poi in contropiede e dopo essersi creato lo spazio per il tiro sparerà un diagonale su cui interverrà però Schwarzer, a deviare il pallone in angolo con la sua manona.

In apertura di ripresa è il solito Gyan a rendersi pericoloso, andando a concludere da fuori. Anche in questo caso il pallone si dimostra difficile da trattenere, con Schwarzer che lo para ma non riesce a bloccarlo costringendo un proprio compagno a liberare poi l’area spazzandolo.
E’ comunque un Ghana che galvanizzato dalla superiorità numerica tenta molte più combinazioni e conclusioni rispetto agli avversari, pur sempre senza molta fortuna.

Annan ferma Valeri con una scivolata

Al sessantacinquesimo torna però a farsi vedere l’Australia: Scott Chipperfield, appena entrato, riceve un cross da destra e va a svettare colpendo la palla con forza ma senza grande precisione, sfiorando solo il goal.
Sul fronte opposto il solito Gyan entra in area da destra centrando un cross basso sul secondo palo per Asamoah, che si lancerà in scivolata non trovando però l’impatto col pallone.

L’occasione migliore l’avranno comunque gli Aussie: Kennedy, subentrato poco prima all’autore dell’1 a 0 Holman, sarà liberato in area da un filtrante di un compagno ma fallirà il 2 a 1 calciando contro a Kingson, intervenutogli addosso in uscita bassa.

COMMENTO
Sono sempre stato molto scettico rispetto alle critiche fatte nei confronti di un pallone. Perché puntualmente, specialmente in coincidenza con l’inizio di manifestazioni come Europei e Mondiali, ecco sentir partire le solite tiritere: il pallone vola, rende difficili le parate, è inadeguato, ecc.

Allo stesso modo, anche quest’anno, si era ripetuto lo stesso teatrino: da una parte le sporadiche parole di giocatori sponsorizzati Adidas, che ovviamente andavano a difendere l’operato dell’Adidas Innovation Team, dall’altra tutti gli altri, cui questo pallone proprio non andava giù.

Ancora una volta scettico al riguardo ho aspettato l’inizio del Mondiale per capire quanto potesse esserci di vero da parte di tutti questi criticoni. Ed in effetti lo Jabulani qualche problema pare darlo: forse troppo leggero, chissà, il pallone creato appositamente per Sudafrica 2010 sta mettendo in grandissima difficoltà un po’ tutti.
Moltissimi sono infatti i tiri, specialmente da calcio piazzato, che non vedono proprio lo specchio della porta. Ancor di più, soprattutto, le papere dei portieri. Intendiamoci, che possano capitare infortuni come quello capitato in questo match a Kingson è assolutamente legittimo. Lo stesso portiere del Wigan, per altro, non è assolutamente un estremo difensore di assoluta affidabilità, a parer mio.

Holman e Addy lottano per il possesso del pallone

In Sudafrica, però, gli errori cominciano davvero a farsi troppi e troppo evidenti per lasciar pensare che possa essere solo un caso. E se nei casi di Green e Chiahoui è vero che il problema principale sia come gli stessi portieri si apprestino alla parata in altri, come quello che ha coinvolto il capitano ghanese, il pallone sembra invece avere la sua parte di responsabilità.
In effetti il modo di rimbalzare di questo pallone, che dicono essere più leggero della norma, pare davvero essere diverso: lo stesso sembra infatti quasi schizzare a contatto col terreno, disegnando traiettorie difficilmente immaginabili perché inusitate rispetto alla norma.

Certo, pensare che un pallone stia così pesantemente condizionando un Mondiale…

Sarebbe interessante, da questo punto di vista, sentire le dichiarazioni di questi portieri che commettono errori così marchiani. E, dall’altra parte, anche di chi il pallone l’ha inventato.

Il Ghana intanto continua a marciare verso gli ottavi sospinto dai falli di mano altrui. Anche oggi, infatti, a fare la differenza è stato proprio un tocco di mano, questa volta operato da Kewell.
Ghana che comunque, anche grazie alla superiorità numerica, meriterebbe qualcosa più degli avversari. Alla fine, però, l’Australia dimostra ben altra solidità rispetto all’esordio disastroso con la Germania, e riesce a portarsi a casa un tutto sommato buon pareggio.

MVP
Gyan è affamatissimo e lo dimostra: le due reti segnate su rigori non sono abbastanza, per lui, che lotta su ogni pallone provando, forse anche troppo, a concludere a rete.

Buona prestazione dell’ex Udinese, comunque, che avrebbe indubbiamente meritato più di quanto raccolto.

Coach Verbeek prova a scuotere i suoi

TABELLINO
Ghana vs. Australia 1 – 1
Marcatori: 11′ Holman, 25′ Gyan

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La deludente Olanda dell’esordio scende in campo per giocarsi il primo posto contro il Giappone.

Arjen Robben, ancora panchinato a causa di alcuni problemi fisici

CRONACA
L’Olanda pare da subito un poco più brillante del suo primo match Mondiale.
A tentare di portare in vantaggio gli Oranje ci pensa quindi Kuyt che va a rovesciare sugli sviluppi di un cross scoccato da capitan Van Bronckhorst trovando però la respinta della testa di Tanaka.
Sul fronte opposto è quindi Nagatomo a concludere da fuori, senza però trovare lo specchio di porta.

La brillantezza apparente dell’Olanda cozza con quella che è la realtà: così come all’esordio, infatti, la nazionale di Van Marwijk fatica a costruire gioco e si lascia ingabbiare dalla retroguardia giapponese con i ragazzi provenienti dal Sol Levante che, di contro, si limitano a chiudere gli spazi, senza particolari velleità offensive. Ne esce quindi una partita scevra di emozioni ed occasioni da goal, dove è la noia a farla da padrone.

A provare a scuotere il match ci pensa Honda che dopo la rete contro il Camerun ci riprova di testa, poco dopo la mezz’ora, anche contro il Giappone. Non trovando però la porta. Poco più tardi la situazione da calcio piazzato si ripropone, questa volta con Tanaka che prova a bucare Stekelenburg sempre però senza centrare lo specchio.
Il Giappone ci prova con continuità nell’ultimo quarto d’ora: al trentasettesimo è quindi Matsui che dopo aver ricevuto al limite da Endo stoppa e si coordina per girare il pallone verso la porta avversaria, trovando però la pronta risposta dell’estremo difensore Oranje.

L’Olanda scende in campo nel secondo tempo più convinta, almeno in apparenza. Nel giro di un paio di minuti, quindi, Van Persie effettua due conclusioni: dapprima di testa, trovando la pronta risposta di Kawashima, poi al volo su lancio di Van Bommel, mettendo palla a lato.
Il goal è nell’aria e arriva al cinquantratreesimo minuto: Tanaka allontana malamente un cross facendo terminare palla sui piedi di Van Persie che, in qualche modo, libera il trequartista Nerazzurro al limite dell’area. Sneijder non ci pensa quindi su due volte e spara un tiro su cui Kawashima interviene malamente, non riuscendo a respingere il pallone con forza tanto da farselo terminare nella propria rete.

Sneijder esulta dopo la rete che vale il match

Il Giappone però non ci sta e ci prova subito: Okubo riceve palla al limite e ci prova subito, spedendo però la palla alta sulla traversa. Al settantesimo invece Komano se ne va sulla destra centrando un pallone basso sul secondo palo per l’accorrente Honda, anticipato però all’ultimo dalla scivolata di Van der Wiel.

La partita continua comunque nel suo trascinarsi stancamente sino al suo termine sancendo quindi la vittoria di un’Olanda che guadagna altri tre punti con il minimo sforzo.
Giusto sul finire, in realtà, Okazaki proverà a siglare il pareggio, spedendo però alto un bel diagonale arrivato dopo una sponda di Tanaka.

COMMENTO
Vincere senza convincere, farcela senza meritarlo, guadagnare tre punti facendo meno del minimo indispensabile. Questo, fondamentalmente, è quanto si evince nel guardare le partite di un’Olanda sin qui deludentissima.
Arrivata in Sudafrica forte di un attacco composto da giocatori di assoluto valore gli Oranje hanno forse patito più del dovuto l’infortunio di Robben. Al di là di questo, comunque, non si può nemmeno pensare che l’assenza di un solo giocatore, per quanto dalle qualità straordinarie come quelle in dote all’ala bavarese, possa viziare così tanto il gioco di una squadra che dalla cintola in su è composta da giocatori così tecnicamente sopraffini.

Perché che gli Oranje potessero avere problemi in fase difensiva era qualcosa che veniva messo in preventivo da tutti. Ma che potessero fare così fatica a costruire gioco e trovare la via della rete no, questo non era stato previsto da nessuno.

Eppure la squadra guidata da Bert van Marwijk delude davvero tantissimo. Nonostante il gioco asfittico, però, riesce comunque a portarsi a casa sei punti in due match. Che dire, beati loro.

MVP
Un suo tiro da fuori decide il match, pur con la complicità netta del portiere avversario. E forse pure di un pallone sempre più al centro di forti critiche.
Pur deludendo rispetto a quanto ci si attendeva da lui, comunque, non può che essere proprio Wesley Sneijder, decisivo come non mai, il man of the match di oggi.

TABELLINO
Olanda vs. Giappone
Marcatori: 53′ Sneijder

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Defoe subentra ad Heskey a venti minuti dal termine

L’Inghilterra scende in campo per riscattare il pareggio dell’esordio ed agganciare la Slovenia al primo posto del proprio girone.

CRONACA
Gli inglesi partono subito meglio degli avversari: Gerrard e compagni provano infatti a mettere sotto Le Volpi del Deserto senza però riuscire a trovare la conclusione con continuità non riuscendo quindi a creare vere e proprie occasioni da goal. Il tutto anche a causa del poco movimento fatto in fase offensiva: le opzioni per il portatore di palla risultano sempre infatti ridotte all’osso.

La prima conclusione arriva quindi al dodicesimo minuto quando Barry batte un angolo da destra spedendo la palla sul vertice opposto dell’area piccola dove viene colpita con violenza dalla testa di Heskey, terminando però a lato.

Dopo il quarto d’ora inizia quindi ad uscire l’Algeria che pur senza strafare inizia a macinare un po’ di gioco, andando ad impostare un gioco fatto di scambi brevi che possano portare la squadra in una zona utile a concludere a rete.

Alla mezz’ora Gerrard scende quindi centralmente andando a concludere d’interno destro per cercare la rete, trovando però la pronta parata del portiere algerino, che blocca il pallone giuntogli centrale, tra le braccia.
Due minuti più tardi Lennon crossa da destra con un difensore algerino che prova ad allontanare di testa recapitando però il pallone tra i piedi di Lampard che, tutto solo al centro dell’area, dopo aver stoppato affretterà la conclusione mancina, trovando però la risposta in due tempi di M’Bohli.

Al trentacinquesimo Ziani si fa vedere pericolosamente: presa palla largo a sinistra rientrerà sul destro per scaricare poi un tiro che terminerà però sul fondo.
Sul fronte opposto è invece Barry a provarci: dopo aver ricevuto palla da Lennon l’ex capitano Villans si libererà al tiro, ma il suo mancino risulterà centrale e sarà quindi preda dell’estremo difensore avversario.

Al quarantatreesimo notando le difficoltà di costruzione della manovra oltre la trequarti Rooney proverà la conclusione dalla distanza, trovando però ancora una volta la pronta risposta di un M’Bohli non certo sopraffino tecnicamente ma sempre molto attento.

In apertura di ripresa una leggerezza algerina spiana la strada a Gerrard che subentrato in area dal centrodestra non calcerà, provando ad appoggiare centralmente in direzione di Lampard ma sbagliando la misura del passaggio, guadagnando solo un calcio d’angolo da cui non sortirà nulla.
Qualche minuto più tardi ci proverà invece capitan Yahia su punizione, non impensierendo però James, preferito oggi a Green da coach Capello.

Lampard e Rooney, emblemi di un'Inghilterra che stenta

Al sessantaduesimo Lennon, che sarà sostituito subito dopo da Wright-Phillips, pennellerà un cross in mezzo per Rooney, anticipato però in angolo da Halliche.
Poco più tardi, sul fronte opposto, Terry effettuerà un disimpegno errato mettendo in movimento Matmour, con James che uscirà quindi dalla propria area per porre una pezza anticipando la punta algerina che si stava avventando pericolosamente sul pallone.

Al settantesimo Gerrard dà dentro di prima ad Heskey che prova a metterla in mezzo bassa trovando però la deviazione in scivolata di Halliche che alzerà la palla sopra la traversa. Sugli sviluppi del corner seguente Gerrard andrà a svettare girando il pallone di testa verso la porta avversaria, trovando però la pronta risposta del sempre attento M’Bohli.

A tempo ormai scaduto Lampard scende centralmente e viene fermato da Bougherra al limite dell’area; la palla termina quindi a Defoe che la calcerà con forza ma senza molta precisione, spedendola quindi alta sopra la traversa.
L’Algeria compie una mezza impresa: ferma l’Inghilterra sullo 0 a 0.

COMMENTO
Brutta partita quella che sancisce il secondo pareggio consecutivo per la nazionale allenata da Fabio Capello.

Le due squadre non riescono infatti ad essere praticamente mai realmente pericolose, tanto che si può dire come veri e propri sussulti non ci siano stati lungo il corso di tutto il match.

Deludentissima quindi a questo riguardo la nazionale inglese: mentre gli algerini partivano nettamente sfavoriti e comunque si può dire abbiano disputato una partita quantomeno decente gli inglesi giocano assolutamente al di sotto dei propri standard e delle proprie possibilità.
Manovra abulica, attacco inesistente. Rooney assolutamente fuori forma, Heskey totalmente inadeguato, Lampard evanescente. I problemi sono tanti, insomma.

Ora per passare gli inglesi dovranno assolutamente battere la Slovenia: facendolo potrebbero addirittura chiudere al primo posto il proprio girone.
Qualificazione da giocarsi sul filo di lana, insomma, per una delle nazionali più accreditate del Mondiale e che si credeva potesse vincere a mani basse il proprio raggruppamento.

MVP
Difficile dire chi sia stato il migliore in assoluto di questa partita. Dovendo scegliere, comunque, vado con Hassan Yebda: nato ventisei anni fa a Saint-Maurice, comune nell’area suburbana sud-est di Parigi, crebbe calcisticamente in una delle scuole migliori di Francia, quella di Auxerre.

Hassan Yebda, faro del centrocampo algerino

Dopo una metà stagione passata in prestito al Laval arriverà il passaggio al Le Mans, dove resterà un solo anno. Nel 2008, infatti, sarà acquistato dal Benfica, squadra che ne detiene a tutt’oggi il cartellino. Nel corso dell’ultima stagione ha comunque giocato in prestito al Portsmouth, squadra con cui ha conquistato la finale di FA Cup. In precedenza aveva vinto un campionato portoghese ed un Mondiale under 17 nel 2001 quando militava tra le fila delle nazionali giovanili francesi (attraversate dall’under 16 all’under 19 per un totale di 56 match conditi da 3 reti).

Faro del gioco algerino, colonna del centrocampo, Yebda disputa una gara di alto livello, facendosi valere in entrambi le fasi di gioco.

TABELLINO
Inghilterra vs. Algeria 0 – 0
INGHILTERRA: James; Johnson, Carragher, Terry, Ashley Cole; Lennon (17 Wright-Phillips), Gerrard, Lampard, Barry (83′ Crouch); Heskey (72′ Defoe), Rooney.
ALGERIA: Mbouli; Bougherra, Halliche, Yahia, Belhadj, Matmour, Yebda (89′ Mesbah), Lacen, Ziani (81′ Guedioura), Boudebouz (72′ Abdoun), Kadir.
ARBITRO: Irmatov (Uzbekistan)
AMMONITI: Carragher (I), Lacen (A)

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