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Archive for the ‘2010/2011’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Partita probabilmente non memorabile ma comunque giocata su ritmi discreti quella tra Barcellona e Manchester United, con i primi capaci di imporsi nel tempio del calcio inglese.
Come da copione.

Barcellona

Valdes: 6,5
Sarebbe un 6, ma mezzo punto in più se lo merita per la sicurezza con cui gestisce il pallone coi piedi, retaggio degli insegnamenti dell’ormai leggendaria cantera blaugrana.
Sul goal di Rooney non può nulla.

Dani Alves: 6
Primo tempo non brillante, cresce alla distanza.
Nella ripresa si mangia però un goal a tu per tu con Van der Sar.
Lo si è visto meglio in altre occasioni, ma comunque non demerita.
(Dall’88’ Puyol: s.v.)

Mascherano: 6,5
Soffre un po’ Rooney, almeno nel primo tempo. Il suo grande senso della posizione, figlio di un’intelligenza tattica superiore, compensano comunque la mancanza di esperienza che ha rispetto ad un ruolo per lui tutto sommato nuovo.
Ad inizio partita rischia di spianare la strada a Rooney, ma viene salvato dalla pronta uscita di Valdes.

Piquè: 7,5
Elegante come al solito, guida bene il reparto arretrato spagnolo. Ormai è una solida realtà (per quanto, dal mio punto di visto, se parliamo di marcatura pura ci sono diversi difensori a lui superiori, al mondo).

Abidal: 6,5
Merita almeno mezzo punto in più per la storia che ha alle spalle. E perché dopo quello che ha passato ritrovarsi dopo così poco tempo in campo dall’inizio in una finale di Champions è qualcosa di positivamente assurdo.

Busquets: 6
Non gioca una brutta partita, ma la sua uscita fuori tempo su Rooney spiana alla punta britannica la via del goal del pareggio che gela per qualche minuto il sangue nelle vene a lui ed ai suoi.

Xavi: 8
Se gira lui il gioco è fatto. E stasera sembrava essere particolarmente ispirato.
Non sbaglia quasi nulla, anche se le sue conclusioni a reti sono quantomeno rivedibili.
Ottima partita del metronomo catalano, che sforna un assist da vedere e rivedere all’infinito per il primo goal di Pedro.

Iniesta: 7
Non la sua miglior partita.
Perché se lo fosse stata il suo Barça probabilmente avrebbe vinto con ancora più goal di scarto.
Non la sua miglior partita, ma tanta roba comunque.

Pedro: 7
In finale timbra – quasi – sempre il cartellino.
La sua qualità non è certo all’altezza della media della squadra, ma è palese come sia inserito nel contesto perfetto per esaltarne le qualità: allenatore che crede in lui, tattica ricamatagli addosso, giocatori come Xavi, Iniesta e Messi a mandarlo a rete.
(Dal 90′ Afellay: s.v.)

Messi: 8
Non c’è molto da dire per lui.
Solo Xavi potrebbe impedirgli di arrivare all’ennesimo Pallone d’Oro. Che però probabilmente ha già in bacheca.

Villa: 7
Non fa sfracelli come potrebbe. Ma il terzo goal è da incorniciare.
Per chi ha giocato a FIFA11: sembra o no il tiro piazzato che si può fare nel videogame?
(Dall’84’ Keita: s.v.)

Manchester United

Van der Sar: 5,5
Un peccato davvero. Perché a parte la triste parentesi juventina questo spilungone olandese si è sempre dimostrato tra i migliori interpreti del ruolo della sua era. Chiudere con una sconfitta come questa, e con un errore in occasione del secondo goal, è davvero un peccato.

Fabio: 5,5
Si vede molto, troppo poco.
(Dal 68′ Nani: 5,5
Inserito per dare la scossa alla squadra, fallisce in pieno.)

Ferdinand: 6
Non sembra più essere il Rio dei tempi belli. Ma prova comunque a salvare la baracca come può.

Vidic: 7
Il migliore dei suoi laddietro. L’unico a dare nerbo al reparto arretrato, che nonostante la sua bella prestazione affonda sotto i colpi degli avversari.

Evra: 5
Dalla sua parte il Barcellona sembra riuscire a sfondare più volte. Come in occasione della prima rete, quando Pedrito s’infila per bucare senza possibilità di replica il malcapitato Edwin.

Valencia: 4
Non combina nulla. Se non una serie di falli non cattivissimi, ma davvero esagerata.
L’arbitro con lui è fin troppo buono, aspettando sino all’ultimo prima di ammonirlo.

Carrick: 5,5
Giochicchia come può, senza riuscire ad accendere la luce. Del resto quando devi provare a dettare i tempi e ti trovi a giocare contro ad una squadra da 70% di possesso palla le cose diventano più che ardue.
(Dal 76′ Scholes: s.v.)

Giggs: 6
Si salva, nel complesso. Ma non può nulla nemmeno lui, pur dall’alto della sua grandezza.

Park: 6,5
E’ l’unico a correre sempre e comunque. Purtroppo non può bastare quello.

Rooney: 6,5
Fa il suo. Al solito. Prova ad aiutare dietro, finalizza davanti. Ma non può fare i miracoli nemmeno lui.

Hernandez: 5
Parte discretamente. Ma alla lunga si spegne. Per arrivare a sprarire praticamente del tutto.

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CRONACA

Il Real parte discretamente: la squadra di Mourinho, a quanto pare restato in albergo in quanto squalificato, mette subito in campo più verve. Gli ospiti devono infatti recuperare il 2 a 0 dell’andata, e cercano di aggredire proprio per indirizzare da subito il match.
La prima accelerazione degna di nota arriva però dopo soli tredici minuti, ed a portarla è, guarda un po’, Messi. Ricevuta palla poco oltre la metàcampo il fenomeno argentino si berrà facilmente un avversario per poi partire in velocità puntando Carvalho, che lo stenderà subito. Ammonizione sacrosanta.

Dopo i primissimi minuti in cui il Real sembrava voler aggredire, comunque, è il Barça a prendere in mano, al solito, il pallino del gioco, addormentandolo a proprio piacimento.
La prima occasione interessante – anzi, la prima conclusione a rete – arriva al ventiduesimo ed a portarla è Busquets, che svetta in area sugli sviluppi di un corner senza però riuscire a bucare Casillas.

Intorno alla mezz’ora Carvalho rischia molto con un intervento da dietro su Messi. L’arbitro sceglie comunque la linea morbida e non estrae il secondo giallo, forse anche memore delle polemiche del Clasico di andata.
Subito dopo lo stesso Messi prova a risolvere ogni discorso accentrandosi da destra per liberare poi un mancino a girare che Casillas riesce però a bloccare in tuffo.

Al trentatreesimo altra perla della Pulce: Dani Alves crossa da destra pescando proprio Messi al limite. Stop e dribbling secco su Xabi Alonso, penetrazione in area e tiro ad incrociare… fuori di poco.
Un minuto ed il Real sbanda ancora: questa volta è Villa, ovviamente imbeccato dal solito Messi, a rendersi pericoloso, ma la sua conclusione è respinta da un sempre attento Casillas, che poi non ha difficoltà a bloccare il pallone dopo il tap-in aereo di Messi.

La partita si infiamma: cinquanta secondi più tardi è Pedro a provarci, ma il suo destro non trova lo specchio di porta.
Al trentaseiesimo è ancora Casillas a rendersi protagonista. Questa volta la conclusione di Messi, portata da zona centrale, è più potente del solito, nonché ben angolata. Il portierone spagnolo, però, dimostra di essere uno dei migliori portieri al mondo distendendosi alla sua sinistra per respingere il pallone a mano aperta.

Bellissima, due minuti più tardi, la verticalizzazione di Mascherano per Dani Alves, che buca sulla fascia destra per poi centrare un cross sul secondo palo che è però chiuso in angolo da Carvalho.
In chiusura di tempo il Barcellona crea due buone occasioni, ma in entrambi i casi l’arbitro ferma tutto per fuorigioco (prima di Pedro, poi di Villa).

Frazione, questa, che si chiude con un ennesimo fallo di Carvalho su Messi. In questo caso, lo si può dire con una certa sicurezza, l’arbitro avrebbe estratto il giallo qualora il centrale portoghese non fosse già stato ammonito. Onde evitare il rosso, però, eccolo decidere di soprassedere…

La ripresa si apre con una rete del Real. Realizzata, però, a gioco già fermo.
Higuain ci riprova allora al cinquantatreesimo poco oltre il limite, trovando però la deviazione di un avversario a chiudere la sua conclusione in angolo.

E’ però il Barcellona, come da copione, a colpire. Iniesta fa filtrare un pallone in direzione di Pedro che controlla e calcia rapidamente, bucando Casillas per il goal che chiude definitivamente un discorso qualificazione comunque mai troppo in discussione.

Il Real però continua a crederci. Anzi, forse inizia a crederci. Chiuso il discorso qualificazione, infatti, la palla diventa più leggera e le Merengue trovano il pareggio: Di Maria entra in area e stampa un missile sul palo. Il pallone gli torna tra i piedi, lui lo gira centralmente in direzione di Marcelo che prende in controtempo Valdes, bucandolo con un siluro.

Dopo il goal del Barça, comunque, la partita perde un po’ di interesse. Da quel momento in poi, infatti, il Barcellona si limita a giochicchiare ed il Real ad attaccare poco e, soprattutto, in maniera piuttosto confusa.
Al settantacinquesimo brutto fallo di Marcelo che arriva nettamente in ritardo sul pallone, finendo per stendere Messi. L’arbitro questa volta sembra non avere molti dubbi nell’estrarre un cartellino giallo che però, visto il metro arbitrale usato in questo match, probabilmente non avrebbe estratto se il terzino sinistro brasiliano fosse già stato ammonito in precedenza.

L’ultimo quarto d’ora scorre senza grandissimi sussulti… ed è finale per il Barcellona!

COMMENTO

8 a 2. Che no, non è il risultato finale, ma il numero di giocatori cresciuti nel vivaio dalle due squadre.
Perché poi la differenza possono farla anche queste cose. A maggior ragione quando si parla di Barcellona.

Ne ho parlato tanto, del loro vivaio. Vi ho presentato, ad esempio, la Juvenil B ed il Cadete B. Parlandovi di come vengono cresciuti i campioni del domani.
E questo può finire col fare la differenza proprio perché poi un po’ tutti questi giocatori sono nati dalla stessa scuola, hanno imparato da sempre a giocare lo stesso calcio e soprattutto finiscono col fare gruppo molto più facilmente proprio perché facenti parte di una stessa “famiglia”.

L’esatto contrario del Real. Dove è l’euro a comandare, perché la raccolta di figurine è più accattivante di crescersi un ragazzino in casa.

E quella che si sta consumando in questi anni sembra proprio una sorta di vittoria di una filosofia sull’altra. E per come ragiono, l’ammetto, non posso che esserne contento. Il tutto sperando che qualcuno in Italia prenda esempio dal Barcellona e provi a ripercorrerne le gesta.

Sul match in sè c’è poi poco da dire. Il Real non ci crede mai davvero ed il Barça controlla, dando per altro spettacolo per una mezz’oretta del primo tempo.

Prestazione non certo sopra le righe per la squadra di Guardiola, che preferisce non strafare. Ora un solo gradino e la squadra più forte del mondo potrà tornare a riappropriarsi del tetto d’Europa.

Sir Alex Ferguson permettendo, ovviamente.

MVP

Non è che ci sia un vero e proprio migliore in campo, in una partita come questa. Messi, comunque, dimostra ancora una volta di poter fare ciò che vuole ad ogni accelerazione. Chiedere a Carvalho per ulteriori informazioni, posto che il centrale portoghese meriterebbe il rosso già prima della fine del primo tempo.

TABELLINO

Barcellona vs. Real Madrid 1 – 1
Marcatori: 54′ Pedro, 64′ Marcelo.

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Stasera verrà giocata l’andata della semifinale di Champions più attesa dell’anno (e forse non solo).
A scontrarsi saranno infatti le due squadre più forti e titolate di Spagna (e d’Europa, nonché del mondo), simbolo di due fazioni differenti, oltre che i due giocatori più forti del globo e due dei migliori tecnici attualmente in circolazione.

La sfida, insomma, sarà carichissima di significati e un po’ ovunque l’attesa cresce in maniera smisurata.

Facciamo quindi il classico giochino della contrapposizione ruolo per ruolo, per vedere sulla carta chi sembrerebbe essere più forte. Il tutto partendo, ovviamente, dagli assenti illustri.

In questo senso è il Barcellona a lamentare le carenze principali. Sopra a tutti, infatti, svetta l’assenza di Iniesta, attesissimo protagonista di un match che non potrà però giocare. Oltre al fenomeno spagnolo non saranno disponibili nemmeno i tre terzini sinistri a disposizione di Guardiola (Abidal, Adriano e Maxwell) oltre a Bojan.
Mourinho lamenta invece l’indisponibilità di Gago e Khedira in mediana, oltre che l’assenza – dovuta a squalifica – di Carvalho.

Detto degli assenti caliamoci appieno nel gioco e diamo via al confronto.

Casillas vs. Valdes

Qui non si inizia nemmeno a discutere. Le gerarchie presenti in nazionale non sono certo frutto del caso e credo che pure il più sfegatato tra i tifosi Blaugrana riconoscerebbe la superiorità dell’estremo difensore madridista.

Arbeloa vs. Dani Alves

Se non c’è confrontro tra Iker e Victor possiamo dire lo stesso anche relativamente ai due terzini destri. Dani Alves, del resto, è in assoluto uno dei migliori interpreti al mondo nel ruolo mentre Arbeloa non è niente più che un onesto mestierante del pallone.

Sergio Ramos vs. Mascherano

In questo caso debbo dire che ho un pochino tentennato, finendo col preferire Sergio Ramos giusto per la maggior abitudine che ha nel giocare nel reparto arretrato. Mascherano, del resto, è un mediano fatto e finito, spostato sulla linea di difesa solo per ovviare ai problemi di formazione di Guardiola. Però va altresì detto che in quanto a capacità di contrasto il secondo non ha assolutamente nulla da invidiare al primo, anzi. Se poi ci mettiamo il fatto che personalmente Ramos come centrale non mi ha assolutamente mai convinto ecco che lo spagnolo batte l’argentino di una sola incollatura.

Albiol vs. Piquè

Anche qui, come per i due portieri, possiamo rifarci alle gerarchie definite in sede di nazionale. Piquè, del resto, è attualmente il miglior centrale spagnolo in circolazione.

Marcelo vs. Puyol

Esattamente come per il duello Ramos-Mascherano anche in questo caso la scelta è stata difficilotta. Perché Marcelo pare essere cresciuto tanto ultimamente e pur non valendo ancora uno scarpino di ciò che fu Roberto Carlos (cui fu prontamente paragonato dai media quando sbarcò a Madrid) è comunque terzino da tenere d’occhio. Puyol, di contro, non è più sicuramente il miglior Puyol. Però ha grinta e carattere da vendere ed in una battaglia come quella che si scatenerà al Bernabeu potrà ancora sicuramente recitare il ruolo di leader.

Pepe vs. Busquets

Personalmente non sbavo dietro a Busquets, che ritengo essere mediano dalle capacità tecniche solo discrete capace però, in virtù di ottime capacità tattiche, di elevare di molto il proprio rendimento anche sfruttando la presenza di due mostri come Xavi ed Iniesta al proprio fianco. Di contro, però, Pepe non è nemmeno un mediano, bensì un centrale adattato. Certo, vista la sua ottima capacità di contrasto il brasiliano naturalizzato portoghese potrà sicuramente risultare molto utile (sempre che non perda la testa facendosi espellere per qualche gesto violento, come di tanto in tanto gli è capitato in passato), ma secondo l’ottica con cui si stila questo confronto non può che essere Busquets a spuntarla.

Lassana Diarra vs. Keita

A centrocampo, quindi, la squadra di casa la spunta solo grazie a Lassana Diarra, che personalmente trovo oggi superiore a Keita. Fosse stato della partita Iniesta, però, le cose sarebbero state ben diverse ed il dominio Blaugrana avrebbe quasi avuto un che di spaventoso.

Xabi Alonso vs. Xavi

Anche in questo caso le gerarchie nazionali si fanno sentire. Xavi del resto è un Fenomeno assoluto del ruolo. Xabi, invece, solo un ottimo regista.

Di Maria vs. Messi

Non iniziamo nemmeno a discutere.

Ozil vs. Pedro

Il talentino tedesco ha sicuramente un bagaglio tecnico di molto superiore a quello del buon Pedro. Che, un po’ come per Busquets, probabilmente risente notevolmente dell’influsso benefico dei vari Xavi, Iniesta e Messi.

Ronaldo vs. Villa

Non iniziamo nemmeno a discutere. (cit.)

Alla fine, quindi, è il Barcellona a spuntarla, anche se sul filo di lana.

E, volendo, la differenza che possiamo riscontrare in campo viene assolutamente azzerata dalle panchine laddove quella del Real, che può vantare tra gli altri i vari Kakà, Higuain, Benzema ed Adebayor, è notevolmente superiore a quella del Barça.

A decidere il match, comunque, sarà sicuramente l’atteggiamento delle due contendenti. Perché il Barça più che sulla carta è superiore ad ogni altro avversario sul campo, laddove è in grado di esprimere un gioco unico.
Mourinho, però, ha già dimostrato tanto l’anno scorso con l’Inter quanto quest’anno nel ritorno di campionato e nella finale di Coppa del Re di essere in grado di limitare bene il Barcellona di Guardiola.

Lo scontro, quindi, si gioca tutto qui. Se il fortino di Mou reggerà il Barça avrà seri problemi in ottica passaggio del turno. In caso contrario, invece, si potrebbe arrivare al tracollo Blancos, con i tifosi Blaugrana che, sotto sotto, già sognano un’altra manita.

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CRONACA

Partita iniziata subito su buoni ritmi, con continui ribaltamenti di fronti. Fin dalla prima azione appare palese come la squadra di casa, forte dell’1 a 0 dell’andata, sia più sgombra mentalmente e riesca a far girare palla con più tranquillità rispetto agli avversari, che comunque non si tireranno indietro.
Bella, al nono, l’azione imbastita da Park che dopo aver sfondato sulla destra penetrerà in area di rigore cercando di servire centralmente un compagno con un bel colpo di tacco che prenderà però in controtempo sia Hernandez che Nani, con Rooney invece attardato ed impossibilitato a raggiungere la sfera.

Sul fronte opposto sarà Torres a mettersi in mostra, ma il suo colpo di testa saltando da fermo non sarà sufficientemente preciso.
Nemmeno un minuto ed Hernandez si berrà Alex per seminare poi Cole riuscendo a centrare un pallone che sarà però chiuso in angolo dalla difesa Blues.

Al quattordicesimo buona occasione per Anelka che riceverà palla al limite su scarico di Torres calciando d’esterno destro senza riuscire ad infrangere lo specchio di porta.
Un minuto e Rooney scaricherà un gran destro dalla trequarti, trovando però la pronta risposta di Petr Cech.

Partita che s’infiamma: il Chelsea costruisce subito una buona occasione sul centro sinistra con Malouda che scenderà palla al piede per liberare Lampard al tiro dal limite ma l’interno destro del centrocampista inglese non sarà sufficientemente angolato e verrà bloccato da un sempre vigile Van der Sar.
Il match sembra però non volersi sbloccare: le due squadre si confrontano a viso aperto ma senza riuscire a bucare le rispettive difese e la qualificazione resta in bilico.

Dopo i primi minuti giocati a cuor leggero i Red Devils tirano un po’ i remi in barca, come timorosi di fronte alla spavalderia avversaria.
Al ventiseiesimo, però, è lo United a trovare il vantaggio, che viene – purtroppo per loro – subito annullato dalla terna: Rooney crossa da destra ed il Chicharito Hernandez incorna in tuffo. Il guardalinee di destra alza però subito la bandierina ed in effetti nel rivedere il replay al rallenty si può notare una posizione di fuorigioco millimetri della punta messicana.

Alla mezz’ora Van der Sar veste i panni del libero uscendo dalla propria area per poi effettuare una scivolata pulitissima con cui riesce a portare via palla ad Anelka, che superato lui si sarebbe trovato tutto solo d’innanzi alla porta sguarnita.
Quest’occasione pericolosa darà un po’ la sveglia allo United, che a quel punto inizierà un forcing che si protrarrà, pur piuttosto sterilmente, per diversi minuti.

A due dal termine, però, lo United passerà: Rooney aprirà il gioco su Giggs che dopo aver scambiato con O’Shea entrerà in area di rigore convergendo dalla fascia destra per centrare un pallone sul secondo palo dove il solito Chicharito Hernandez si farà trovare ancora una volta puntuale, in questo caso pure in posizione regolare. E’ l’1 a 0 che chiude la prima frazione di gioco.

La ripresa si apre con un Chelsea forte di Drogba al posto di un ectoplasmatico Torres. Blues subito in avanti con Lampard che ci prova da fuori, senza però inquadrare lo specchio di porta.
Al cinquantaduesimo è invece Malouda a raccogliere una respinta corta, ma nemmeno il suo bel destro al volo trova la porta.

Chelsea convintissimo con Drogba che effettua il primo squillo dopo dieci minuti dal suo ingresso quando si libererà del diretto marcatore per scoccare un sinistro dalla distanza che si spegnerà però sul fondo.
United che prova a tornare a farsi vedere con il solito Rooney, che dopo un gran controllo prova uno spunto da fermo con cui non riesce però a superare il diretto avversario, che lo ferma fallosamente. Sul punto di battuta della punizione si presenta Nani il cui cross in mezzo per Vidic è liberato dall’intervento aereo di un difensore Blues.

Al sessantasettesimo Drogba spunta bene sulla destra bruciando Evra per poi crossare sul secondo palo, troppo lungo per tutti. Bravo comunque nell’occasione Malouda a costruingere un avversario a liberare in corner. Sul tiro dalla bandierina ci prova Alex di testa, senza però inquadrare lo specchio di porta.
E’ comunque sempre lo United a rendersi pericoloso: Nani riceve sul vertice sinistro dell’area e si libera al tiro, chiuso però bene in angolo dal tuffo di Cech.

Un’occasione ancora migliore la squadra di casa la costruisce però al settantesimo quando Rooney vola sulla destra per crossare un cioccolatino che Giggs schiaccia sul secondo palo, senza però riuscire a bucare Cech.
Nemmeno il tempo di riprendersi dallo choc e Ramires interverrà rovinosamente da dietro su Nani, guadagnandosi il secondo giallo del suo match e, di conseguenza, il suo prematuro ritorno negli spogliatoi.

Drogba comunque non ci sta e dopo aver ricevuto palla in area da Drogba si gira bene liberandosi del diretto marcatore senza però riuscire a bucare Van der Sar col suo sinistro a giro.
Ed è proprio il puntero ivoriano che a tredici dal termine riapre la partita: scattato sul filo del fuorigioco riceve alle spalle dei difensori avversari per controllare splendidamente di tacco andando poi a bucare l’estremo difensore avversario con un bel diagonale, il tutto prima che arrivi l’intervento in chiusura di Vidic.

Lo United è però una squadra che vuole fortemente il passaggio del turno ed un minuto più tardi riapre la partita: Giggs riceve al limite dell’area e scarica su Park che ha tutto lo spazio di stoppare ed incrociare sul secondo palo anticipando la scivolata di Ivanovic, ponendo quindi di fatto la fine sulla questione relativa al passaggio del turno.

Gli ultimi dieci minuti del match saranno quindi controllati senza affanno dallo United che forte della superiorità numerica e di una qualificazione praticamente in cassaforte riuscirà a distendersi prendendo il sopravvento sugli avversari.

COMMENTO

Per la sesta volta nella storia Londra ospiterà una finale della massima competizione continentale per club e per la sesta volta nella storia – a meno di improbabilissime rimonte di un Tottenham che si troverebbe comunque poi a dover superare anche l’ostacolo Barça – il tutto accadrà senza squadre della città qualificate all’ultimo atto.

Basta dare un rapido sguardo all’albo d’oro della competizione, infatti, per rendersi conto della cosa.
Nel 1963 furono Milan e Benfica a contendersi la coppa, con i Rossoneri capaci di imporsi per 2 a 1. Cinque anni più tardi fu invece lo United a superare i lusitani, questa volta con un perentorio 4 a 1 arrivato però solo dopo i tempi supplementari. Nel 1971 fu quindi la volta del 2 a 0 dell’Ajax sul Panathinaikos mentre sette anni più tardi fu ancora un’inglese – il Liverpool – ad imporsi grazie all’1 a 0 sui belgi del Bruges. Nell’ultima edizione prima di questa, disputata nel 1992, fu invece il Barcellona ad imporsi, allorquando riuscì a battere la Sampdoria per 1 a 0 dopo i tempi supplementari.

Quest’anno è ancora prematuro dire chi si disputerà l’atto finale di questa splendida competizione, anche se dopo la vittoria di stasera bisogna dire che lo United sembra avere davvero la strada spianata verso Wembley.

Vittoria meritata quella dei Red Devils che s’impongono al cospetto di un avversario senza dubbio ostico ma che non riesce ad avere la meglio sulla squadra allenata da quel volpone di Sir Alex Ferguson, indubbiamente tra i migliori allenatori della storia del calcio.

Scartabellando i più di mille articoli di questo blog se ne può trovare uno che parla proprio dei suoi errori in sede di mercato. Detto ciò, però, va altresì detto che i suoi meriti – sia in quella sede che, soprattutto, in quanto allenatore – superano nettamente i demeriti.

Ferguson è infatti un vero e proprio Fenomeno capace ancora una volta di costruire una squadra capacissima di poter tornare ancora una volta a recitare un ruolo da protagonista in Inghilterra come in Europa.

Ferguson che, ahimè, vince alla grande il duello con il nostro Ancelotti.

In realtà potremmo ridurre il tutto ad una sola scelta, che ha però pesato tantissimo sull’esito del match: l’ex allenatore del Milan decide infatti di tenere in panchina Drogba per scelta tecnica per fare spazio là davanti ad Anelka e, soprattutto, ad un ectoplasmatico Torres che, manco a farlo apposta, sarà il peggiore dei suoi nel corso dei primi quarantacinque minuti.
Non a caso, poi, nell’intervallo arriverà la sostituzione proprio tra il Nino e l’attaccante ivoriano che, ed anche qui non è un caso, riaprirà le chances di qualificazione Blues con un gran bel goal.

Niente Wembley per il Chelsea, quindi.
Mi piacerebbe proprio sapere cosa stia passando nella testa di Abrahmovic in questo momento…

MVP

Questa sera mi tocca dividere il premio in due: metà la consegno a Rooney, vero e proprio uomo ovunque, l’altra metà a Giggs, che con due giocate risolve il match.

Campioni con la C maiuscola, questi due.

TABELLINO

Manchester United vs. Chelsea 2 – 1
Marcatori: 43′ Hernandez, 77′ Drogba, 78′ Park.

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CRONACA

Ventisette secondi e l’Inter passa: Cambiasso lancia Milito che è anticipato dall’uscita di Neur, abile ad anticiparlo di testa. La palla, però, raggiunge Stankovic, che calcia praticamente dalla linea di metà campo di prima intenzione. Trovando subito la rete.

Schalke che comunque sembra non farsi scoraggiare troppo dall’immediato vantaggio nerazzurro: al quarto, infatti, Uchida pesca Raul sul primo palo, con l’ex capitano del Real che si tuffa bene di testa mettendo però palla a lato.
Inter che torna a farsi vedere all’ottavo quando Milito scende bene in area liberandosi di un avversario con una bella doppia finta per poi centrare un pallone che Sneijder non riesce però a schiacciare con efficacia.

Sei minuti più tardi bell’iniziativa di Zanetti sulla sinistra che al suo ingresso in area subisce però il ritorno di Uchida, col terzino destro nipponico lesto a mettere la palla sul fondo.
Sul fronte opposto si fa invece vedere Jurado, la cui conclusione termina però a lato.

La rete del pareggio è comunque nell’aria ed arriva al diciassettesimo quando, sugli sviluppi di un corner, Matip è lesto a insaccare un batti e ribatti in area susseguente alla bell’incornata del greco Papadopoulos.

Un paio di minuti dopo la rete del pareggio Stankovic pesca in area Milito che subisce però il ritorno di Uchida, abile a disturbarlo sul più bello.
Inter che al ventunesimo troverebbe la rete del secondo vantaggio, ma sul cross di Maicon Eto’o, lesto poi a bucare Neuer, è effettivamente oltre l’ultimo difensore, in posizione di fuorigioco.

Non ci sarebbe offside, invece, al ventitreesimo, quando Milito è lanciato con lestezza ed efficacia da un compagno per scattare giusto sul filo del fuorigioco. La terna arbitrale, però, interviene subito, invalidando l’azione del Principe.
Partita che gira su buoni ritmi, ma con poche idee e piuttosto confuse. In particolar modo a deludermi sono le difese, non propriamente registrate a dovere.

Al trentatreesimo, quindi, Milito torna al goal in Champions: Cambiasso riceve in area da Sneijder ed effettua una torre per il Principe, bravo a dare la zampata sotto porta bucando Neuer per la seconda volta nel corso del match.

Cinque minuti più tardi Sneijder prova a triplicare direttamente su punizione, ma trova la pronta ripresa di un Neuer un po’ appannato.

Al quarantesimo, però, lo Schalke 04 trova il nuovo pareggio: Edu sfrutta la palese fragilità della retroguardia Nerazzurra per presentarsi a tu per tu con Julio Cesar, che riesce a battere dopo una sua iniziale respinta.

Negli ultimi cinque minuti la partita scorrerà quindi senza ulteriori sussulti, con le due squadre che andranno al riposo sul risultato di 2 a 2.

In apertura di ripresa subito occasionissima per Milito che lanciato da Sneijder s’infila tra Matip e Sarpei calciando però a lato una volta entrato in area: errore pesantuccio, quello della punta argentina.
Un minuto e solo un miracolo di Neuer, fino a quel momento un po’ in ombra, sventa la terza rete interista, con Eto’o che si libera benissimo in area in mezzo a due uomini senza però riuscire a bucare il portierone tedesco.

Inter che meriterebbe la terza rete, che arriva invece sulla sponda tedesca: Raul è imbeccato centralmente alle spalle dei difensori e tenuto in gioco da Zanetti controllerà il pallone per bucare poi Julio Cesar.

Inter che affonda del tutto al cinquantasettesimo quando Jurado s’infila nelle larghe maglie nerazzurre per centrare poi un pallone basso che Ranocchia spedisce alle spalle del proprio portiere.

Inter che prova a reagire e si propone subito in avanti con Eto’o che calcia decentrato sul centro sinistra non trovando però né la porta né un’eventuale deviazione vincente di Milito sul secondo palo.
All’ora di gioco, però, Chivu guadagna il secondo giallo della sua partita, guadagnando anzitempo gli spogliatoi con Cordoba che rileva Kharja, a sua volta subentrato a Stankovic a partita in corso.

Come se non bastasse una manciata di minuti e lo Schalke si rende ancora pericoloso: sulla botta da fuori di Jurado, però, è il palo alla destra di Julio Cesar a graziare i nerazzurri.
Inter a quel punto che proverà a cercare la terza rete, ma senza grande lucidità.

Nerazzurri alle corde che prendono anche la quinta rete: dapprima Farfan si presenta a tu per tu con Julio Cesar calciandogli la palla contro per poi provare un tap-in che viene deviato sul palo da Ranocchia. Sugli sviluppi dell’azione Edu riceve al limite spalle alla porta e si gira con grandissima rapidità in un fazzoletto di terreno, per trafiggere per la quinta volta il portiere brasiliano.

Sul finire del match l’Inter prova a recuperare un minimo il risultato con un colpo di testa di Cordoba sugli sviluppi di una punizione. Nulla da fare, però, per il centrale colombiano.

COMMENTO

Si potrebbe dire che il calcio italiano va sempre più giù… non fosse che resto convinto che il principale colpevole di questa pesantissima sconfitta (che è un tracollo, direi) sia l’allenatore. Che, guarda caso, è brasiliano.

Ciò che penso di Leo (che in parte ho già spiegato in un pezzo che si sarebbe dovuto pubblicare oggi su Pianeta Sport, ma che probabilmente arriverà domani a questo punto) lo dirò comunque più avanti, perché si merita un pezzo a sè stante.

Cosa dire del match in sè e per sè, invece?
Beh, che l’Inter si prende un’imbarcata colossale.

E da raccontare a parole non è nemmeno poi così facile. Bisogna vedere per credere.

Quando si ha una fase difensiva come quella dell’Inter, comunque, come avevo detto si possono prendere almeno due o tre goal da tutte le squadre di buon livello. E la prestazione di oggi ne è la riprova.

A penalizzare l’Inter, comunque, è sicuramente anche una situazione fisico-atletica certo non ottimale. Il tutto a fronte di uno Schalke che pur non avendo una fase difensiva di buon livello può opporre al centrocampo nerazzurro un reparto fatto da giocatori come Matip e Papadopoulos: giovani e, soprattutto, freschi, scattanti, atleticamente pimpanti.

A margine, due note.

Da una parte Ranocchia, che per imporsi nel ruolo (ed il calcio ha grande bisogno di ciò) ha bisogno di giocare in una squadra che abbia una struttura tattica di livello, una fase difensiva robusta. In cui, insomma, non si trovi sotto praticamente ad ogni azione. Perché in contesti del genere anche i fenomeni vanno in affanno e pure gli ottimi difensori (stile Chiellini negli ultimi due anni) rischiano di perdersi.

Dall’altra Neuer: dal mio punto di vista ha davvero tutto per imporsi come miglior estremo difensore al mondo. Dopo un primo tempo piuttosto sottotono ecco aprire la ripresa con un miracolo che solo portieri con la sua classe e la sua reattività possono effettuare. Poi resta poco impegnato…
Mantenga la testa sulla spalle e, se possibile, prema per trasferirsi in una big europea. A quel punto il gioco potrebbe davvero essere fatto.

MVP

Non c’è, a mio avviso, un vero e proprio MVP. Diversi giocatori nello Schalke giocano piuttosto bene ma nel complesso è l’Inter ad affondare, aiutando di molto la storica impresa dello Schalke.

TABELLINO

Inter vs. Schalke 04 2 – 5
Marcatori: 1′ Stankovic, 17′ Papadopoulos, 33′ Milito, 40′, 75′ Edu, 53′ Raul, 57′ (og.) Ranocchia
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar; Maicon, Ranocchia, Chivu, J.Zanetti; Cambiasso, T.Motta (31′ st Nagatomo), Stankovic (24′ Kharja; 18′ st Cordoba); Sneijder; Eto’o, Milito. A disp.: Castellazzi, Materazzi, Mariga, Pandev. All.: Leonardo.
Schalke 04 (4-4-2): Neuer; Uchida, Howedes, Matip, Sarpei; Farfan, Papadopoulos, Jurado (38′ st Draxler), Baumjohann (31′ st Schmitz); Raul (43′ st Karimi), Edu. A disp.: Schober, Escudero, Plestan, Hao. All.: Rangnick.
Arbitro: Mullarkey (Inghilterra)
Ammoniti: Stankovic (I), Farfan (S), Sarpei (S), Papadopoulos (S), Raul (S)
Espulso: 17′ st Chivu (I) per doppia ammonizione

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E’ stato presentato ad inizio mese da Adidas e UEFA – oltre che dai rappresentanti dei tre club londinesi ancora in corsa per la finale, Arsenal, Chelsea e Tottenham – ”Finale London”, il pallone ufficiale della prossima finale della UEFA Champions League, che si terrà a Wembley il prossimo 28 maggio.

Finale London, che segue il Finale Madrid di cui vi parlai lo scorso anno, diventa così l’undicesimo ideato da Adidas e dedicato alla massima competizione continentale europea.

Il design della sfera è stato studiato per ricordare la croce di San Giorgio, vessillo originariamente utilizzato dalla Repubblica di Genova prima e dai Crociati poi e che venne in seguito adottato proprio dall’Inghilterra, la cui capitale farà da sede alla finale.

Match che si disputerà quindi nel leggendario stadio di Wembley, che ospiterà l’ultimo atto della competizione per la sesta volta nella propria storia, record assoluto.
Al riguardo si è così espresso Giorgio Marchetti, direttore delle competizioni UEFA: “Ci aspettiamo una grande serata di calcio con 90.000 spettatori e due grandi squadre europee. Lo starball è un’icona della Champions League e utilizzarlo è un grande privilegio”.

Marchetti che riguardo al Finale London ha poi aggiungo: “Ogni anno abbiamo un nuovo pallone, e la stessa cosa accade per ogni finale; è importante sottolineare l’unicità di ogni finale mettendo insieme gli elementi della Champions League e quelli della città in cui si gioca”.

Pallone ideato sfruttando la stessa tecnologia del precedente, ovvero sia con l’inserimento di pannelli a stella.

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CRONACA

E’ il Bayern che sembra partire meglio, ma al quarto l’Inter passa: alla prima azione offensiva, difatti, Pandev effettua un filtrante rasente il suolo con cui serve Eto’o che dopo aver tagliato alle spalle di Breno fredda Kraft per l’1 a 0.
(Nell’occasione dubbia la posizione del camerunense, che poteva essere forse in fuorigioco millimetrico.)

Al settimo ci prova Ribery da fuori, con il pallone che si schianta però contro Lucio.
Due minuti e Gomez si porta in area servito dallo stesso francese ma viene fermato proprio al momento del tiro dalla provvidenziale scivolata di Ranocchia che nell’occasione si fa però male al ginocchio sinistro, venendo costretto ad abbandonare il campo per qualche minuto.

Ritmi comunque certo non forsennati, spettacolo non ai massimi livelli e match che stenta a decollare.
E’ il ventesimo quando – al termine di un’azione insistita – Eto’o può centrare dalla destra, trovando però un difensore bravo a ripiegare anticipando Sneijder in corner.

Un minuto ed arriva il patatrac: Robben prende palla sulla destra e brucia tre uomini, portandosi la sfera sul sinistro per calciare a giro. Qui Julio Cesar sbaglierà quindi completamente, tentando la presa ma facendosi sfuggire il pallone. Sulla respinta piomberà quindi Mario Gomez, che batterà lo stesso estremo difensore brasiliano con un pallonetto, su cui non riuscirà ad intervenire nemmeno Maicon.

Eto’o che prova comunque a reagire subito: una manciata di minuti e la star africana entra in area da sinistra seminando il panico nella retroguardia tedesca per poi cercare in mezzo Pandev, che viene però anticipato da un avversario.
Sul ribaltamento di fronte ci prova quindi ancora Robben, che effettua però un tiro molle facilmente parato dall’estremo difensore nerazzurro.
Al ventiseiesimo bravo invece Mario Gomez che si libera di Lucio con un bel dribbling per scaricare poi un destro potente, ancora ben respinto da Julio Cesar.

Il goal è comunque nell’aria ed al trentunesimo il Bayern raddoppia: Robben parte da sinistra e cerca il passaggio per Gomez che viene però anticipato da Thiago Motta. Il tocco del mediano italobrasiliano mette quindi in movimento Muller che può infilarsi alle spalle dei difensori nerazzurri per freddare facilmente Julio Cesar.

Al trentacinquesimo splendida azione in velocità dei bavaresi con Ribery che riceve sulla trequarti, fa secco Ranocchia e si presenta a tu per tu col portiere, che è però bravo a deviargli la conclusione in uscita, salvando la propria porta.
Bellissimo, quattro minuti più tardi, il passaggio di Sneijder in direzione di Stankovic, che non trova però il pallone lasciando sfumare un’azione una potenzialmente ottima azione.

Sul ribaltamento di fronte il Bayern si trova però ancora una volta vicinissimo al terzo goal: Gomez è pescato sulla linea di fondo e calciando di prima intenzione per poco non trova la porta. Il pallone balla quindi ad un passo dalla linea con Muller che riuscirà a raggiungere nello stesso momento di Ranocchia. Ne uscirà quindi un rimpallo che farà terminare la sfera sul palo, graziando i nerazzurri.
Al quarantunesimo sarà quindi Sneijder a provarci, direttamente su punizione. La traiettoria impressa al pallone dal trequartista Oranje risulterà però un tantino troppo alta: nulla da fare.

Nel recupero della prima frazione l’Inter rischierà poi ancora su di un’azione di Ribery, con Lucio che dopo avergli rubato il pallone cincischierà troppo finendo col farselo soffiare e mettendo a repentaglio la propria porta.

Il secondo tempo si apre con Coutinho che dopo cinque minuti di gioco rileva Stankovic, per un’Inter che prova a dare ancora più corpo al proprio attacco.
Inter che prova quindi a tenere palla più di quanto fatto nei primi quarantacinque minuti, stentando comunque a costruire azioni che possano davvero impensierire la retroguardia bavarese.
Ripresa in cui le emozioni stentano quindi a farsi vive ancor più che nel primo tempo. Inter che fa un possesso palla sterile e poco convinto, Bayern che si limita più che altro a giocare di rimessa senza comunque riuscire a pungere a dovere.

Al sessantatreesimo arriva però la seconda fiammata nerazzurra: Coutinho trova Eto’o sul vertice destro dell’area bavarese con la punta camerunense che dopo aver controllato scarica su Sneijder, il cui destro chirurgico inciderà lo specchio della porta tedesco per il 2 a 2.

Pochi minuti e l’Inter quasi non triplica: mischia al limite dell’area piccola, difesa bavarese che riesce a liberare prima che succeda l’irreparabile.
Al sessantasettesimo splendido lancio di Sneijder che libera Pandev al limite: l’attaccante macedone mette giù di petto, si gira bene nonostante il pressing di un avversario ma calcia però sopra la traversa, sprecando un’ottima occasione per firmare quello che sarebbe potuto anche essere il goal qualificazione.

Sneijder al settantatreesimo è liberato bene da Cambiasso, ma questa volta non trova il diagonale giusto per firmare la sua doppietta personale.
L’olandese ci riprova quindi all’ottantesimo, ma la sua conclusione s’infrange contro il fondoschiena di Pandev, che ribatte un pallone che sarebbe potuto essere realmente molto pericoloso per Kraft.

A due dalla fine, l’incredibile: Eto’o riceve in area, lotta per il possesso, si libera e serve all’accorrente Pandev che s’infila sulla destra alle spalle di tutti per piazzarla sul secondo palo, dove Kraft non può arrivare. 3 a 2.

L’assalto finale bavarese si risolve nel nulla: l’Inter si chiude finalmente bene e porta a casa un’insperata vittoria e, soprattutto, un passaggio del turno che a fine primo tempo sembrava assolutamente impossibile da centrare.

COMMENTO

Partita strana, ai limiti dell’incridibile.

Il perché è presto detto: il Bayern, scherzi a parte, meriterebbe di chiudere il primo tempo con due se non tre goal di vantaggio. Un po’ di sfortuna e molta imprecisione lasciano però che la prima frazione di gioco si chiuda solo sul 2 a 1.

E i tanti errori commessi dalla squadra di Van Gaal alla fine si faranno sentire.
Così come si farà sentire l’atteggiamento della squadra, che nel secondo tempo andrà via via a mutare sino a diventare piuttosto remissivo: con l’uscita di Robben, poi, il Bayern deciderà praticamente di non attaccare più, lasciando all’Inter il compito di dover fare la partita e limitandosi, eventualmente, a giocare in contropiede.

Quest’atteggiamento risulta però essere controproducente: perché al termine di una partita certo poi non così meritata l’Inter troverà, a due dal termine, il goal vittoria – e qualificazione – con Pandev, che pur essendo uno dei peggiori tra i suoi risulterà essere assolutamente determinante (goal e assist per lui).

Dire chi meritasse è in realtà difficile. Perché come detto nel primo tempo il Bayern schianterà gli avversari, ma segnerà comunque solo grazie a due rimpalli, potremmo dire. Sprecando nel contempo diverse ghiottissime occasioni.
Nella ripresa finirà invece col dare troppo spazio ad un’Inter che, di contro, si dimostrerà molto più cinica.
E insomma, quando si sbaglia troppo non si può nemmeno recriminare, poi.

Inter che compie comunque un mezzo miracolo, in special modo in relazione a come è andata la partita, e che sarà quindi ai quarti di Champions.

MVP

Eto’o è sempre stata una delle mie punte preferite. E quando l’Inter cedette Ibra per prendere lui (più lauto conguaglio) confortai diversi amici interisti che non vedevano di buon occhio quest’affare.
Amici che oggi si saranno già tutti ricreduti da tempo.

Sinceramente oggi non ci sono aggettivi per lui. Diciamo che con un “determinante” posso chiudere ogni discorso.

TABELLINO

Bayern Monaco vs. Inter 2 – 3
Marcatori: 4′ Eto’o, 21′ Gomez, 31′ Muller, 63′ Sneijder, 88′ Pandev
Bayern Monaco: Kraft; Lahm, Van Buyten (70′ Badstuber), Breno (90′ Kroos), Pranjic; Schweinsteiger, Luis Gustavo, Robben (67′ Altintop), Muller, Ribery; Gomez.
Inter: Julio Cesar; Maicon, Lucio, Ranocchia, Chivu (87′ Nagatomo); Cambiasso, Thiago Motta, Pandev (90′ Kharja), Stankovic (51′ Coutinho), Sneijder; Eto’o.
Arbitro: Proenca.
Ammoniti: Luis Gustavo, Breno, Lucio, Kharja, Thiago Motta

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Dopo le pagelle dell’andata, e detto di quanto accaduto in questo ritorno, vediamo le pagelle del match odierno.

Tottenham

Gomes: 7
Ripete la bella prestazione dell’andata. Un po’ come fosse un toro, quando vede rossonero va su di giri.

Corluka: 6
Svolge discretamente il compitino difensivo, contribuendo alla solidità della retroguardia Spurs, ma davanti non si propone praticamente mai.

Dawson: 7
Roccia a Milano, roccia a Londra. Ibrahimovic è dominato. Sempre molto attento su ogni palla.

Gallas: 6,5
Buona partita per l’ex capitano Gunners, che salva anche un goal sulla linea.

Assou Ekotto: 6
Ciò che vale per Corluka vale pure per lui.

Lennon: 6,5
E’ il più costante dei suoi dalla cintola in su.

Modric: 6
Non sembra ancora essere al top della forma.

Sandro: 7
Grandissima quantità in mezzo al campo, contribuisce notevolmente all’operazione qualificazione aiutando Gomes e la difesa a mantenere la rete inviolata.

Pienaar: 5,5
Abate lo argina bene e lui, che già non è un’ira di Dio, ha giusto un paio di spunti interessanti.
(Dal 71′ Jenas: 5,5
Maluccio nonostante giochi solamente venti minuti.)

Van der Vaart: 6
Nel primo tempo ci prova, sembrando piuttosto tonico e vivace. Ma si trova un po’ a predicare nel deserto. Verso la fine della prima frazione e nei minuti giocati nella seconda, però, sparisce.
(Dal 66′ Bale: 6
Non impressiona, ma la sua sola presenza sembra creare qualche timore in più alla retroguardia rossonera.)

Crouch: 4
Combina poco, risultando stranamente impreciso nel gioco aereo, e commette un fallo dietro l’altro.
(Dall’83’ Pavlyuchenko: s.v.)

Milan

Abbiati: s.v.
Il Tottenham calcia una sola volta nello specchio. Praticamente tra le sue braccia.

Abate: 6,5
Molto più sicuro che in passato in fase difensiva, deve mantenersi su questi livelli per poi crescere anche offensivamente. Un altro giocatore rispetto allo scorso anno, comunque.

Nesta: 6
Non è in perfette condizioni ma fa il suo senza grandi sbavature.

Thiago Silva: 7
Annulla Crouch, che finisce col perdersi in un fallo dietro l’altro.

Jankulovski: 6
Subisce abbastanza il duello con Lennon, ma tutto sommato si salva.
(Dal 70′ Antonini: 6
Gioca venti minuti, si limita al compitino. Eseguito comunque con precisione.)

Flamini: 6
Viene molto beccato dal pubblico, ma non sembra risentirne. Dà nerbo al centrocampo rossonero.
(Dall’87’ Strasser: s.v.)

Seedorf: 7,5
Come detto è lui il migliore in campo. Schierato centromediano metodista l’ex Ajax, Inter e Real aiuta tantissimo la difesa dando anche, per quanto può, qualità al gioco della sua squadra. Davvero in palla, giocasse sempre così sarebbe assolutamente insostituibile.

Boateng: 6,5
Si spende giocando a tutto campo con grandissima generosità, sino all’uscire ad un quarto d’ora dal termine stremato e claudicante.
(Dal 76′ Merkel: s.v.)

Pato: 6,5
E’ il più ispirato delle punte rossonere. Gli manca solo il goal. Peccato davvero.

Robinho: 5,5
Si spende bene, muovendosi tanto e facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto. Prima, però, cicca l’assist di Pato. Nel finale, infine, trova la manona di Gomes ad opporsi, per quanto il suo tiro non fosse comunque all’altezza della situazione.

Ibrahimovic: 4,5
Delude. Come al solito, quando si tratta di Champions.

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CRONACA

Un minuto e Pienaar taglia da sinistra bruciando Abate e servendo Van der Vaart, la cui conclusione dal limite si spegne però alla sinistra del palo curato da Abbiati.
Un altro minuto e sul fronte opposto Ibrahimovic s’infila tra le maglie della difesa avversaria su lancio di Seedorf ma dopo l’ottimo stop subisce il ritorno di Dawson, che gli tocca il pallone spedendolo in angolo.

Ritmi subito frenetici: Lennon scende sulla destra, Crouch effettua una sponda aerea ma Abbiati, uscendo bene, stoppa la conclusione di Van der Vaart proprio nel momento in cui la stessa viene scoccata.
Primi cinque minuti giocati a spron battuto, quindi, con il Tottenham comunque da subito superiore dal punto di vista atletico (ma del resto è ormai consono vedere un’italiana subire sotto questo punto di vista, quando gioca in Europa).

Milan che si accorge subito dei propri problemi in questo senso, decidendo di provare a tenere quanto più possibile il possesso del pallone per imprimere alla gara il proprio ritmo. Riuscendoci. La frenesia va quindi scemando nei minuti successivi.
Al quarto d’ora bel destro violento di Ibrahimovic, che calcia con forza una punizione battuta sull’out sinistro del proprio fronte offensivo. Bravo però Gomes, nella circostanza, a deviare in angolo la traiettoria.

Tre minuti e torna a farsi vedere la squadra di casa: Pienaar crossa sul secondo palo pescando Crouch, che incorna di testa (scontrandosi anche con Thiago Silva nell’occasione) senza però riuscire a girare il pallone nello specchio di porta.
Bella, al ventesimo la conclusione al volo di Van der Vaart, arrivata su respinta corta di Sandro Nesta. L’ex Campione del Mondo 2006, però, sarà altrettanto bravo rimediando al primo errore, lanciandosi in tackle sui piedi dell’avversario deviando il pallone a lato.

Tre minuti e Robinho può sfruttare il varco lasciato sulla sinistra da Assou Ekotto lanciandosi nello spazio per centrare un pallone basso su cui si avventerà, al limite dell’area, Pato. La conclusione di prima intenzione dell’ex stella dell’Internacional di Porto Alegre si infrangerà però contro ad un difensore.
Al venticinquesimo occasionissima Rossonera: una grande progressione di Pato porta il Papero sull’out sinistro dell’area, dove riesce a saltare facilmente Gomes per poi servire a Robinho un’occasione d’oro. L’ex Real spreca però tutto, calciando contro ad un difensore con il pallone che s’impennerà venendo comunque calciato lontano da Gallas, che lo salverà sulla linea.

Bella, alla mezz’ora, la punizione battuta da Van der Vaart: il pallone supera la barriera scendendo subito dopo, ma non abbastanza. La sfera finisce infatti con lo spegnersi sul fondo.
Il Milan ribatte comunque subito: Robinho serve Ibrahimovic al limite che dopo aver controllato il pallone lo serve filtrante a Pato, il cui mancino ad incrociare è però respinto dal sempre attento Gomes.

Van der Vaart piuttosto attivo: al trentaseiesimo l’ex stella dei Lanceri di Amsterdam si propone ancora in fase offensiva, calciando da poco oltre il limite. Sempre attento Abbiati, comunque, che blocca il pallone senza grandi patemi.
La prima frazione si chiude quindi col velleitario tiro da fuori di Assou Ekotto, che non trova lo specchio della porta.

La ripresa si apre col Tottenham subito pericolosissimo: Sandro strappa un pallone nella sua metà campo avanzando poi palla al piede per qualche metro sino a servire Lennon, che tirerà fuori dal cilindro un cross al bacio per Crouch, tutto solo sul secondo palo, che non sarà però assolutamente all’altezza e finirà col mettere il pallone a lato, sprecando un’occasione d’oro.
Sul ribaltamento di fronte bello il filtrante di Robinho per un Flamini, il cui cross sarà però respinto dal corpo di un avversario.

Al cinquantaduesimo Pato scende sulla destra accentrandosi per calciare di sinistro, trovando però, ancora una volta, la respinta di un giocatore del Tottenham. Sulla sfera piomba quindi Flamini, il cui diagonale immediato si spegne però a lato.
Sul ribaltamento di fronte altra occasione interessante per il Tottenham, con Crouch che effettua una sponda aerea per l’accorrente Pienaar che viene però disturbato – forse anticipato – da Nesta, che guadagnerà una rimessa dal fondo mettendo fuori giri l’ala sinistra sudafricana.

All’ora di gioco Robinho appoggerà al limite una bella palla per Boateng, il cui tiro di prima intenzione sarà – ancora una volta – deviato da un avversario, finendo ad Ibrahimovic. Che, però, si troverà in netta posizione di fuorigioco.
Cinque minuti e arriva un’occasionissima per il Milan: Thiago Silva serve sulla destra Abate che mette in movimento Robinho, il cui doppio tentativo è però ben sventato da Gomes, ancora in serata di grazia dopo la buona prestazione dell’andata.

Al settantasettesimo Merkel, appena subentrato ad un Boateng ormai distrutto, verticalizza per Robinho il cui appoggio all’indietro per Pato permette al compagno di calciare con potenza dal limite, con la palla che andrà però a spegnersi sul fondo.
La stanchezza è comunque chiaramente visibile in un po’ tutti gli effettivi in campo, da una parte quanto dall’altra. E lo spettacolo, ovviamente, ne risente.

Al novantunesimo grande azione del Milan con Seedorf che si beve Jenas a centrocampo dando il la ad un’occasione che vede Robinho scambiare bene con Ibrahimovic al limite trovando però la manona di Gomes ad alzare in angolo la sua conclusione.
Tutto inutile, però. Ed è il Tottenham ad accedere ai quarti di finale.

COMMENTO

Niente da fare.
Ed è un vero peccato.

Perché nell’arco dei centottanta minuti, ed in particolar modo nei primi quarantacinque minuti di oggi, il Milan, complessivamente, meriterebbe qualcosa in più del Tottenham. Che però passa grazie a quel passaggio errato di Ibrahimovic e, soprattutto, a quella ripartenza fulminante di Lennon, che consegnò a Crouch la palla della vittoria in quel di San Siro.

Milan a casa, quindi.
Ed è un peccato vero perché quando vedi una squadra esprimersi sui livelli dei Rossoneri di stasera ti auguri sempre che sia quella a passare il turno. A maggior ragione, mi scuserete la vena di nazionalismo, quando si tratta di una squadra che fa da portacolori del tuo paese.

Il primo tempo del Milan è qualcosa di davvero piacevole per gli occhi.
Dopo cinque minuti di fuoco, con il Tottenham parso subito arrembare alla ricerca del goal della tranquillità, sono infatti i ragazzi di Allegri a prendere saldamente in mano la partita: pallino del gioco a proprio favore e ritmo impresso a proprio piacimento, con i londinesi che non riescono a fare molto altro che non sia difendersi (piuttosto bene, c’è da dirlo).

Nella ripresa, complice la stanchezza, i padroni di casa combineranno qualcosina di più, anche se sarà sempre e comunque il Milan a fare la partita.

Peccato solo che, ancora una volta, nel commentare la prestazione di Ibrahimovic ci si possa limitare ad un laconico “non pervenuto”. Con il miglior Ibra in campo (e magari anche gli indisponibili vari, primi fra tutti Pirlo ed Ambrosini) il match sarebbe terminato indiscutibilmente in maniera molto diversa.

Un plauso, infine, a Seedorf: giocatore spesso criticatissimo dai tifosi rossoneri ma oggi realmente una colonna di questa squadra. Schierato centromediano metodista da Allegri l’ex nazionale Orange disputerà una partita ad altissimo livello, strameritandosi, a parer mio, il titolo di MVP dell’incontro.

TABELLINO

Tottenham vs. Milan 0 – 0
Marcatori: –
Tottenham (4-4-1-1): Gomes; Corluka, Gallas, Dawson, Assou-Ekotto; Lennon, Sandro, Modric, Pienaar (26′ st Jenas); Van der Vaart (22′ st Bale); Crouch (38′ st Pavlyuchenko). A disposizione: Cudicini, Hutton, Defoe, King. All.: Redknapp.
Milan (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Nesta, Thiago Silva, Jankulovski (25′ st Antonini); Flamini (42′ st Strasser), Seedorf, Boateng (31′ st Merkel); Robinho; Pato, Ibrahimovic. A disposizione: Amelia, Oddo, Papastathopoulos, Yepes. All.: Allegri.

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Detto del match, ecco le pagelle di Milan-Tottenham.

Milan

Abbiati: 7
Gioca solo poco più di un quarto d’ora, in cui si guadagna però la palma di migliore dei suoi. Poi si fa male ed è costretto ad uscire. Peccato.
(Dal 18′ Amelia: 6
Non può nulla sul goal. Non è impegnatissimo, per il resto.)

Abate: 6
Parte piuttosto male ma esce alla distanza. Prestazione pienamente sufficiente per lui, che non subisce un granché dietro e riparte con efficacia in qualche occasione.

Nesta: 6
Guida bene il proprio pacchetto difensivo, può davvero poco sul goal.

Yepes: 6,5
Sarebbe un sette pieno non si facesse saltare da Lennon in occasione del goal. Intendiamoci, però: il centrale colombiano, sempre piuttosto corretto, ha provato a fermare l’avversario con mezzi leciti, venendo però saltato nettamente a mo’ di Holly Hutton. Certo, col senno del poi avrebbe potuto provare a tranciare le gambe dell’avversario, guadagnando anzitempo gli spogliatoi. A quel punto, però, non so se il suo voto sarebbe stato maggiore.
Occasione del goal a parte è comunque eccellente la prestazione dell’ex clivense, vera e propria roccia difensiva (annulla in più occasioni il pennellone Crouch nel gioco aereo) e giocatore più pericoloso dei suoi sul fronte offensivo.

Antonini: 5
Subisce quasi costantemente Lennon, combina pochino davanti.

Gattuso: 4
La prestazione in sè, soprattutto nel primo tempo, sarebbe da sei pieno. Però perde la testa, tanto che meriterebbe di lasciare anzitempo il campo. Dopo il triplice fischio, poi, fa partire un parapiglia indegno. Perdere non è mai piacevole, perdere in questo modo diventa ancora più brutto.

Thiago Silva: 5,5
Fuori posizione, e si vede. Ci prova, ma è palese come si trovi poco a suo agio davanti alla difesa. Se le mezz’ali sono Gattuso e Flamini, poi, ecco che la frittata di centrocampo è fatta e servita.

Flamini: 4
Interviene a piedi uniti su Corluka, costretto ad uscire in stampelle dallo stadio. Meriterebbe il rosso diretto. Attimo di follia davvero deprecabile, il suo.

Seedorf: 5
E’ il peggiore dei suoi nel primo tempo. Doverosa la sua sostituzione a fine primo tempo.
(Dal 45′ Pato: 5
Non si rende mai pericoloso.)

Robinho: 6,5
E’, assieme a Yepes, il migliore tra i suoi. L’unico ad accendere la luce e dannarsi l’anima per provare a combinare qualcosa là davanti.

Ibrahimovic: 5
Ora ci sarà sicuramente chi parlerà del “solito Ibra di coppa”. La realtà dei fatti, però, è che se lui fa pochino certo non è nemmeno aiutato da una squadra che ha notevolissime difficoltà nel creare gioco.

Tottenham

Gomes: 7
Compie due miracoli su Yepes. Che a conti fatti decidono il match quanto il contropiede di Lennon ed il goal di Crouch.

Corluka: 6,5
Chiude ogni varco dietro e prova qualche sporadica sortita offensiva di tanto in tanto. Un vero peccato che debba terminare anzitempo il suo match per un intervento assolutamente censurabile portato da Flamini.
(Dal 59′ Woodgate: 6
Esegue a dovere il compitino nell’ultima, decisiva mezz’ora.)

Gallas: 6,5
La difesa non soffre molto, lui controlla bene lo scorrere del match.

Dawson: 6,5
Inizia male, facendo tre o quattro falli in una manciata di minuti, poi si riprende bene. Sarebbe potuto essere lui l’anello debole di questa squadra, oggi.

Assou Ekotto: 6,5
Fa bene entrambe le fasi di gioco, in particolare quella offensiva.

Lennon: 7,5
Devastante quando ti punta in velocità. Per maggiori info chiedere ad Antonini e al malcapitato Yepes.

Wilson Palacios: 6,5
Tantissima quantità, dà quel quid in più di agonismo al centrocampo Spurs.

Sandro: 6,5
Si vede poco, ma fa tanto lavoro sporco molto utile.

Pieenar: 5,5
Piuttosto in ombra, è il peggiore dei suoi.
(Dal 77′ Kranjcar: s.v.)

Van der Vaart: 6,5
Gestisce bene la palla, pur senza strafare. Giocatore dalla tecnica deliziosa.
(Dal 63′ Modric: 6
Fa il compitino, ma rientrando da un’operazione all’appendice non gli si potrebbe chiedere molto di più. Eppure lui qualcosa di più la da: recupera la palla che consegna poi a Lennon per il contropiede che vale la vittoria.)

Crouch: 6,5
Dà vita a dei bei confronti con i difensori rossoneri, in special modo Yepes. Firma poi il facile goal della vittoria.

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