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Archive for the ‘Sudafrica 2010’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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A qualche giorno dal lancio del sondaggio è arrivato il momento di andare a vedere come è stata da voi composta la Top XI del Mondiale africano da poco conclusosi con la vittoria spagnola.

Iniziamo subito, quindi.

PORTIERE

Iker Casillas

Iker Casillas – Il portierone spagnolo si guadagna il posto da titolare stracciando nettamente ogni concorrente: il suo 67,1% è infatti di cinquanta punti percentuali superiore al 17,1% di Stekelenburg, classificatosi in seconda posizione. Terzo, con un discreto 13,4% si piazza invece Manuel Neuer mentre a chiudere la classifica è Fernando Muslera, fermatosi al 2,4% dei consensi.

DIFENSORI

Sergio Ramos – Terzino destro titolare, e non poteva essere altrimenti, è quel Sergio Ramos che è risultato essere uno dei punti di forza della Spagna Campione del Mondo. Il fluidificante madrileno raccoglie quindi il 39,5% delle preferenze, staccando di dieci punti il tedesco Lahm. Solo il 18,5% va invece appannaggio di Maicon, indiscutibilmente il miglior interprete al mondo del ruolo: il terzino interista paga infatti il brutto Mondiale giocato dal suo Brasile e deve cedere il passo ai due ragazzi succitati. Raccoglie un decimo dei consensi anche Van der Wiel, tra i giovani interpreti del ruolo più interessanti al mondo, mentre si ferma all’1,2% l’uruguaiano Maxi Pereira.

Giovanni van Bronchkorst – L’unico interprete non spagnolo della linea difensiva di questa Top XI è il terzino sinistro titolare nonché capitano dell’Olanda. Il mancino in forza al Feyenoord raccoglie infatti una percentuale vicina a quella raggiunta da Ramos – 38,3% per lui – e si laurea, virtualmente, miglior interprete del ruolo dell’ultimo Mondiale. Piuttosto staccati Salcido e Fucile, che si giocano la seconda piazza con, rispettivamente, il 19,8 e il 18,5 percento dei consensi. Chiudono quindi la classifica Jerome Boateng con il 13,6 e Joan Capdevila con il 9,9 percento.

Carles Puyol – Il miglior centrale difensivo del Mondiale non poteva che essere lui. E’ proprio il centrale del Barça, che subito dopo il termine del Mondiale ha annunciato il suo ritiro dalla nazionale, ad aver raccolto il maggior numero di consensi, raggiungendo un ottimo 36%.

Gerard Piquè – A completare il reparto è il compagno di club e nazionale di Puyol, Piquè. Vittoria sul filo di lana, per lui, che raccoglie solo l’1% di voti in più rispetto al brasiliano Juan, che ha convinto molti tifosi nonostante il brutto Mondiale disputato dalla sua nazionale. Risultati relativamente buoni anche per Lugano (12%) e Friedrich (11%), mentre raccolgono solo le briciole Lucio, Mathijsen, Heitinga e Mensah, tutti fermatisi al 2% dei consensi.

CENTROCAMPISTI

Bastian Schweinsteiger

Bastian Schweinsteiger – Avendo giocato un Mondiale da assoluto protagonista, direi quasi dominatore del centrocampo l’interno più votato non poteva che essere Schweini, giocatore su cui bisognerebbe puntare ad occhi chiusi visto il mix di talento, esperienza ed età interessante. Il suo 46,6%, insomma, è davvero notevole ma non stupisce particolarmente.

Xavi – 42,1%, invece, per il centrocampista delle Furie Rosse, tra i tanti spagnoli inseriti in questa Top XI. Si devono quindi accontentare di poco-nulla gli altri: Xabi si ferma al 3,8, Van Bommel al 2,3, Khedira ed Arevalo all’1,5, De Jong, Mascherano e Perez allo 0,8.

TREQUARTISTI

Thomas Muller – Miglior giovane e Scarpa d’Oro del torneo. Poteva non essere lui il miglior trequartista destro del Mondiale? Certo, forse in pochi si aspettavano potesse chiudere col 70,4% dei consensi, bruciando letteralmente un Robben fermo al 25,9%. Eppure… Fa ancora più specie, poi, vedere il miglior giocatore del mondo, Leo Messi, raccogliere solo il 2,5% dei voti. A chiudere la classifica, quindi, l’1,2% di Elano.

Wesley Sneijder – Pochi dubbi anche per l’assegnazione del titolo di trequartista centrale: questi non poteva che essere Sneijder. Il suo 59% stacca di venti punti Ozil. Fermo ad un misero 2%, quindi, K.P. Boateng mentre resta al palo Kakà.

Andres Iniesta – Il giocatore a dominare la sua categoria più di tutti gli altri, però, è colui il quale, con un suo goal, ha deciso la finale. Iniesta, infatti, vola addirittura al 78,8%, annullando la concorrenza. Podolski resta infatti al 12,5, Kuyt e Robinho al 3,8 e Ayew all’1,3%.

PUNTA

Diego Forlan – Anche qui non potevano esserci molti dubbi. Soprattutto alla luce del fatto che Villa, trascinatore della Spagna sino ai quarti, si inceppò sul più bello. Forlan, quindi, ne ha approfittato per vincere il premio di Pallone d’Oro del Torneo, raccogliendo poi il 59% delle preferenze nel corso di questo sondaggio con lo spagnolo fermo al 38%. Non va oltre il 3%, invece, Miro Klose che comunque fa meglio dei vari Suarez, Gyan, Honda, Fabiano, Higuain e Vittek, tutti rimasti a bocca completamente asciutta.

Diego Forlan

ALLENATORE

Joachim Löw & Óscar Washington Tabárez Silva – Niente allenatore unico in capo a questa Top XI, quanto più una diarchia composta dagli allenatori di Germania ed Uruguay. Sono stati loro, con il 33,3%, i migliori allenatori del Mondiale secondo i lettori di Sciabolata Morbida. Staccato di una decina scarsa di punti, invece, il tecnico Campione del Mondo, Del Bosque, mentre fermo al 9% l’olandese Van Marwijk. Nessuna preferenza, infine, per Martino e Rajevac, che comunque si erano ben comportati costruendo in maniera intelligente Paraguay e Ghana.

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Iniesta, decisivo nella finalissima Mondiale

Il Mondiale 2010 è ormai finito da un paio di giorni e tutti sicuramente saprete com’è andata ed avrete visto la Spagna spuntarla in finale contro l’Olanda grazie ad una rete di Andres Iniesta.

Rispetto all’ultima competizione iridata tv, radio, giornali, siti, blog e quant’altro hanno detto davvero di tutto, analizzato e sviscerato ogni aspetto tecnico e tattico della competizione. Ora, quindi, andiamo a dare un po’ di numeri…

Innanzitutto le partite giocate: 64, dall’esordio tra Sudafrica e Messico alla finalissima tra le Furie Rosse e gli Oranje. 145 sono invece stati i goal realizzati, con una media di 2,27 realizzazioni per match (media rimasta più o meno allo stesso livello di quattro anni fa, quando si attestò sui 2,3 goal a partita). 7 è stato invece il maggior numero di reti realizzati in un match e di goal realizzati da una sola squadra nel corso di novanta minuti: il pensiero, ovviamente, corre subito al roboante 7 a 0 del Portogallo sulla modestissima Corea del Nord.

3178856 è stata la presenza di pubblico totale, per una media di poco inferiore alle 50mila unità a partita (49670 a partita, per la precisione). Per quanto riguarda le squadre presenti parliamo di, ovviamente, 32 nazioni rappresentate. In principio erano in 204 a cercare un posto al sole.

Quattro, per 5 goal a testa, i capocannonieri di questa edizione: da Thomas Muller, Scarpa d’Oro e miglior giovane della competizione, a Diego Forlan, Pallone d’Oro della competizione, passando per David Villa, Scarpa d’Argento e Pallone di Bronzo, ed arrivando a Wesley Sneijder, Scarpa di Bronzo e Pallone d’Argento. Tre, invece, i giocatori arrivati a quota 4 goal (Klose, fermatosi ad un solo goal dal record di segnature totali ai Mondiali, Higuain e Vittek), quattro quelli arrivati a quota 3 segnature (Luis Fabiano, Suarez, Gyan e Donovan), quattordici quelli che hanno terminato il loro Mondiale a quota 2 e ben settantadue quelli capaci di segnare 1 rete.
Due, invece, i giocatori autori di una autorete: Park Chu-Young e Daniel Agger.

Parliamo di soldi, ora: 420 milioni di dollari è stato il fondo messo a disposizione dalla FIFA da suddividere in premi per le varie squadre.
40 di questi sono stati quindi consegnati alla squadra di casa, mentre 1 è stato ripartito ad ogni nazione per sostenere i costi di preparazione. Una volta al Mondiale, quindi, la Fifa ha stanziato 8 milioni di dollari come premio alle squadre che non passarono il primo turno, 9 a quelle uscite agli ottavi, 14 a quelle uscite ai quarti. La quarta classificata, invece, ne ha portati a casa 18, la terza 20, la seconda 24 e la prima 30.

Il numero totale di cartellini gialli estratti è stato di 260, con una media partita di 4.07. 17 sono stati invece i cartellini rossi, 0.26 per match. Il cartellino giallo più rapido è stato estratto ai danni di Humberto Suazo, precisamente dopo 1 minuto e 20 secondi del match disputato contro la Svizzera mentre quello più rapido mostrato ad un subentrante lo guadagnò Abdelkader Ghezzal, ammonito dopo 1 solo minuto. Il giallo mostrato più tardi nel corso di una partita se lo aggiudicò Hassan Yebda, ammonito al 95′ di Algeria-Slovenia. I due gialli mostrati più rapidamente ad uno stesso giocatori se lo guadagnò Kakà, due volte ammonito nel corso di 3 minuti contro la Costa d’Avorio.

Kewell si è guadagnato l'espulsione più rapida del Mondiale

Parlando di espulsioni quella più rapida se la guadagnò Kewell, espulso dopo 24 minuti dall’inizio di Australia-Ghana, quella più rapida per un subentrante Ghezzal, espulso a 15 minuti dal suo ingresso in campo. L’espulsione più tardiva in assoluto se l’è ovviamente presa Suarez contro il Ghana, esattamente a 121 minuti dall’inizio del match, mentre quella arrivata più in là considerando solo i tempi regolamentari venne comminata ad Antar Yahia, esattamente a 93 minuti dal calcio d’inizio.

La squadra con più cartellini gialli è l’Olanda, 25, mentre il match con più cartellini mostrati la finalissima, con 14 gialli ed 1 rosso. Per quello che riguarda gli arbitri, invece, quello ad aver arbitrato più partite è stato l’uzbeko Ravshan Irmatov, con 5 direzioni, mentre quello ad aver mostrato più gialli è Howard Webb, 31.

Girando in rete, poi, ho trovato alcune statistiche sul sito TheBestEleven che vale la pena citare.

Sette sono stati i giocatori ad aver effettuato più di dieci tiri nello specchio: David Villa con 17, Asamoah Gyan, Diego Forlan, Lionel Messi e Luis Suarez con 15, Wesley Sneijder e Gonzalo Higuain con 11.
In media, quindi, tra i giocatori con più di duecentocinquanta minuti all’attivo Messi ha calciato nello specchio ogni 30 minuti, Higuain ogni 31, Birsa ogni 32,63, Gyan ogni 33,40, Suarez ogni 36,86, Villa ogni 37,35, Mphela ogni 38,57, Ronaldo ogni 40, Forlan ogni 43,60, Klose ogni 44,63 e Lampard e Tae-Se ogni 45 minuti.

Dieci, invece, i giocatori ad aver fatto più di venti tiri totali: Gyan con 33, Villa e Forlan con 32, Messi 30, Sneijder 27, Suarez 25, Podolski e Ronaldo 21, Park e Dempsey 20.

Cinque quelli con almeno il 25% di percentuale nel rapporto tra tiri totali e reti realizzati (prendendo in considerazione solo i giocatori con almeno dieci tiri all’attivo): Muller al 38%, Vittek al 36%, Klose al 33%, Higuain e Luis Fabiano al 27%.

Per quanto riguarda il colpire pali o traverse, poi, il primatista è Gyan, con 3 legni all’attivo, seguito da Mphela, Messi e Ronaldo a quota 2.

Parlando di marcatori e dei rispettivi campionati di appartenenza scopriamo come sia stata la Liga a dare più goal a questo Mondiale, ben 29. Al secondo posto la Bundesliga con 21, al terzo la Premier con 19. Solo quarta la nostra Serie A, fermatasi a quota 16. Poca roba, poi, per il resto: l’Eredivisie si è fermata a 9, la Ligue 1 a 7, il campionato turco a 6, quello messicano a 5, portoghese e giapponese a 4, russo e statunitense a 3, greco e brasiliano a 2, argentino, australiano, cileno, danese, equadoregno e slovacco ad 1.

Veniamo, infine, a velocità e distanze, anche se queste statistiche si riferiscono a prima della finalissima.

E' stato Vela il giocatore con lo scatto più lento del Mondiale

Il giocatore con la minor velocità massima nel corso dei novanta minuti di gioco è stato Carlos Vela, spintosi a non più di 19,36 km/h mentre quello con la punta massima è stato un altro messicano, Javier Hernandez, arrivato a toccare i 32,15 in Messico vs. Uruguay. Anche se, in relazione a quest’ultimo dato, sarebbe interessante sapere la velocità toccata da Robben in finale quando recuperò una manciata di metri a Puyol per poi piazzarglisi davanti dimostrando una rapidità pazzesca.

Il giocatore capace di coprire la maggior distanza in novanta minuti è stato invece Sebastien Squillaci con 9,80 km, mentre se parliamo di match quello con più chilometri corsi è stato Usa vs. Ghana, arrivato a quota 288,55.
Quello con meno spazio coperto, per finire, è stato Grecia vs. Nigeria, con solo 182,59 km percorsi.

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Tra poche ore sapremo chi succederà all’Italia nel palmares dei Campionati Mondiali di calcio. Chi, tra Olanda e Spagna, riporterà per la prima volta in patria un alloro iridato. Sapremo quindi quale sarà la prima nazionale europea capace di imporsi al di fuori del Vecchio Continente.

Sono passati ormai quattro anni dalla magica nottata di Berlino che laureò l'Italia Campionessa del Mondo per la quarta volta nella propria storia

Per ammazzare il tempo che ci separa dall’inizio del match, quindi, facciamo il classico giochino con cui confrontiamo le due squadre ruolo per ruolo, per definire quale, sulla carta, dovrebbe essere superiore.

Casillas vs. Stekeleburg

Stekelenburg avrebbe potuto consacrarsi a questo Mondiale, dato che i mezzi per fare bene non gli mancano. Casillas, invece, è da anni uno dei migliori portieri al Mondo. Intendiamoci, nessuno dei due ha giocato ai livelli del Buffon versione 2006, ma nel contempo nessuno dei due ha giocato malaccio. Anche se il portiere Orange ha un po’ sprecato tutte le buone prestazioni di inizio Mondiale con la serataccia della semifinale, dove ha per altro regalato una rete a Diego Forlan.
Dare un giudizio sul Mondiale giocato dai due portieri, comunque, è complicato. Lo Jabulani pare infatti aver inciso molto sulle prestazioni di un po’ tutti gli estremi difensori.
In linea di massima, quindi, il prescelto è Casillas, portiere di più sicuro affidamento rispetto al collega olandese.

Sergio Ramos vs. Van der Wiel

Il terzino destro olandese, dato vicinissimo al Bayern Monaco vicecampione d’Europa, è uno dei prospetti europei – e forse mondiali – più interessanti del ruolo ma non ha ancora raggiunto la maturità dell’esterno difensivo spagnolo che quando riesce a non cadere vittima delle sue amnesie risulta essere giocatore davvero difficilmente superabile. Vera e propria forza della natura, infatti, Ramos sa essere molto più efficace in fase difensiva rispetto al collega Orange, cui non concede nulla nemmeno nel fondamentale migliore del terzino in forza all’Ajax: la propulsione offensiva. Terzino completo, Sergio è oggi una spanna superiore a Gregory, ragazzo che comunque col tempo potrebbe sicuramente raggiungere vette importanti: le potenzialità sono notevoli.

Puyol vs. Heitinga

Il capitano Blaugrana ha pochi eguali al mondo e tra questi, di certo, non vi è il modesto centrale olandese attualmente in forza all’Everton. Trascinatore vero Carles Puyol ha portato la Spagna in finale grazie ad una sua rete contro la Germania: gladiatore.

Puyol è il vero leader, trascinatore e gladiatore della nazionale spagnola

Piquè vs. Mathijsen

Non sono, personalmente, un grandissimo estimatore del centrale di scuola Barça, per il semplice motivo che pur riconoscendogli una grandissima maestria nel controllare il pallone ed impostare l’azione trovo che un difensore come lui dovrebbe essere notevolmente più efficace in marcatura mentre in questo aspetto del gioco il ragazzo dovrebbe crescere parecchio. Nonostante questo, comunque, il suo overall trovo sia già superiore a quello di Joris. Non per nulla il punto debole di quest’Olanda parrebbe essere proprio la difesa.

Capdevila vs. Van Bronckhorst

Il punto debole della difesa iberica potrebbe essere proprio la fascia mancina dove Capdevila non assicura prestazione da fuoriclasse, pur potendo garantire un certo equilirio tattico favorito dalla sua grande esperienza. Di contro, invece, è proprio Giovanni Van Bronckhorst il difensore più abile e capace tra gli Orange e sarà proprio lui a dover guidare la sua retroguardia. Terzino di qualità il capitano olandese ha incantato tutti con il suo goal all’Uruguay, indubbiamente uno dei più belli dell’attuale rassegna iridata.

Busquets vs. De Jong

Il giovane canterano Blaugrana cresce di partita in partita e pur non essendosi ancora attestato nell’elite dei fuoriclasse risulta già comunque un giocatore solido su cui poter puntare. Il mediano olandese, invece, è da sempre stato poco sponsorizzato, ma è uno dei giocatori più affidabili d’Europa, nel ruolo. Ad oggi, dovessi scegliere, punterei ancora su De Jong. Nel futuro prossimo chissà, le gerarchie potrebbero essere presto riscritte.

Xabi Alonso vs. Van Bommel

Non fosse per la sinistra tendenza a commettere falli cattivi in determinate situazioni di gioco Van Bommel sarebbe un giocatore degnissimo: fa infatti bene entrambe le fasi di gioco e non disdegna nemmeno la conclusione a rete. Certo, non è un regista raffinato come il basco, ma potrebbe comunque farsi valere. Stante così le cose, comunque, la mia scelta ricade su Xabi Alonso, giocatore che se portato a Torino un paio d’anni fa resto convinto avrebbe potuto far fare un salto di qualità notevole al gioco di una squadra che ha invece finito con l’involversi fortemente.

Xabi Alonso è uno dei migliori registi al mondo

Pedro vs. Robben

Qui non c’è proprio gara. E’ probabilmente il confronto vinto più nettamente da uno dei due contendenti. Intendimoci, Pedrito non è affatto un brutto giocatore, e l’ha dimostrato inanellando ottime prestazioni in quel di Barcellona. Robben, però, è attualmente l’ala più devastante al mondo ed il dubbio al riguardo non si pone nemmeno.

Xavi vs. Sneijder

Pur non giocando esattamente nello stesso ruolo sono i due giocatori che più si somiglieranno come approccio al match, probabilmente. E tra i due un anno fa si sarebbe scelto Xavi ad occhi chiusi, oggi, per lo strepitoso periodo di forma che sta attraversando, non si può che andare sul trequartista scuola Ajax. Come overall, probabilmente, lo spagnolo resta ancora di qualcosa superiore. Ma in questo momento, davvero, non si può non premiare il trascinatore di un’Olanda che potrebbe riscrivere la propria storia calcistica compiendo un’impresa che nemmeno la covata guidata da Cruijff riuscì a compiere.

Iniesta vs. Kuyt

Se Iniesta è tra i candidati al Pallone d’Oro del Mondiale un motivo dovrà pur esserci. Gli elogi per questo giocatore si sono davvero sprecati nel corso degli ultimi anni, quindi mi limiterò solo a dire che ha pochi eguali al mondo. Kuyt da parte sua resta comunque un buon giocatore, tanto movimento e un’instancabilità rara che ne fanno un’arma tattica di rara efficacia. Il paragone, però, non si può porre nemmeno. Iniesta tutta la vita.

Villa vs. Van Persie

Avrei scelto Villa comunque, credo, ma il Mondiale disputato dai due ragazzi mi ha tolto ogni dubbio: da una parte un Villa trascinatore capace di realizzare ben cinque reti prima della finale, dall’altra un Van Persie deludentissimo, che oltre ad avere problemi di feeling col goal non dà nemmeno il meglio di sè in fase di costruzione o rifinitura della manovra, risultando piuttosto abulico.

Villa è stato il trascinatore spagnolo in questo Mondiale

Sette a quattro per la Spagna, insomma. Ma immagino non ci fossero dubbi: la nazionale iberica è difatti, sulla carta, ben superiore a quella olandese. Il gruppo creato da Van Marwijk, però, ricorda, per compattezza, quello creato da Lippi quattro anni or sono. Ed allora come oggi tra le fila Orange, per altro, vi erano alcuni campioni a far fare il salto di qualità alla squadra. Certo, all’epoca il numero dei campioni era probabilmente maggiore e, soprattutto, gli stessi erano distribuiti in tutti i reparti della squadra. Oggi, nell’Olanda, le cose sono invece diverse. Solo un paio di campioni veri, entrambi posti sulla trequarti e con caratteristiche prettamente offensive.

Questo, però, non significa molto. Anche perché per quanto banale la palla è rotonda e mai come in una finale Mondiale il risultato è incerto. Per informazioni chiedere al Brasile targato 1950, e relativo Maracanaço.

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Paolo Rossi, Diego Armando Maradona, Salvatore Schillaci, Romario, Ronaldo, Oliver Kahn, Zinedine Zidane.

No, non sono nomi messi a caso. Sono i nomi di quei giocatori che dal 1982 ad oggi hanno, di volta in volta, vinto il premio di miglior giocatore di una competizione mondiale.

Chi succederà, quindi, a Zinedine Zidane?

Dieci sono i giocatori in nomination che fanno parte della lista dei candidati a vincere il premio come MVP di Sudafrica 2010.
Tra questi vi sono ben tre spagnoli, due olandesi, due tedeschi, un argentino, un uruguaiano ed un ghanese.

Le tre Furie Rosse in questione sono il bomber ed attuale capocannoniere del Mondiale David Villa ed i centrocampisti, fulcri del gioco spagnolo, Xavi ed Iniesta. I due olandesi sono invece, com’è facilmente intuibile, le due superstars dell’attacco Orange, Arjen Robben e Wesley Sneijder mentre i due tedeschi sono Bastian Schweinsteiger e Mesut Ozil. L’unico rappresentante della Seleccion è Lionel Messi, quello della Celeste è Diego Forlan e quello delle Black Stars è Gyan Asamoah.

Per assicurarsi il riconoscimento non è certo necessario riportare la vittoria Mondiale. Nei sette precedenti, infatti, solo in tre occasioni il vincitore del Pallone d’Oro Mondiale apparteneva alla squadra che si era aggiudicata la vittoria finale. Più precisamente questo avvenne nell’82, quando Paolo Rossi fu tra i trascinatori dell’Italia Campione del Mondo in Spagna, nell’86, con Maradona devastante capace di caricarsi la sua Argentina sulle spalle, e nel 1994, quando il Brasile di Romario s’impose in finale contro gli Azzurri ai rigori.

Romario, Pallone d'Oro del Mondiale USA 94

Per il resto, infatti, non furono dei Campioni del Mondo a spuntarla: nel 1990 Totò Schillaci fu la grande rivelazione del Mondiale italiano, ma non andò oltre il terzo posto assoluto dopo la sconfitta ai rigori in semifinale contro l’Argentina. Nel 1998 Ronaldo lasciò la Francia con solo un argento al collo, stesso risultato fatto registrare nelle due edizioni successive da Kahn e Zidane.

E quest’anno?

Praticamente impossibile possano aggiudicarsi il riconoscimento Messi e Gyan, fermatisi ai quarti di finale. Non tanto per il risultato della loro squadra (con il Ghana che ha comunque firmato un’impresa), quanto più per il fatto che gli altri candidati hanno tutti giocato ad un livello superiore. Possibilità relative le hanno invece Forlan ed i due tedeschi, che si troveranno l’uno contro gli altri proprio stasera nel corso della finalina per l’argento.

I favoritissimi, insomma, saranno i giocatori che domani si sfideranno per riportare la prima vittoria Mondiale nella storia della loro nazione: Villa, Xavi, Iniesta, Robben e Sneijder.

Difficile dire chi, tra questi, potrà riportare il titolo di MVP. Personalmente, però, credo che i favoriti siano Villa da una parte e Sneijder dall’altra. Sono stati loro, infatti, i giocatori più rappresentativi delle proprie squadre, quelli che si sono dimostrati i veri trascinatori delle rispettive nazionali.

Villa o Sneijder? Ancora qualche ora e sapremo…

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Tifosi Ghana

Essere arrivati ad un solo rigore da una storica semifinale è un risultato di assoluto prestigio per una nazione come il Ghana. Qualcuno, però, nei giorni precedenti al rientro in patria delle Black Stars aveva iniziato a  ipotizzare che l’essere stati eliminati fallendo il rigore che valeva quanto un match-ball al centoventesimo minuto avrebbe potuto causare malcontento nella gente, che si era vista sfumare un sogno davanti agli occhi.

Allarme subito rientrato, però. Ieri sono rimpatriati Gyan e compagni, trovando un’accoglienza trionfale: il popolo ghanese ha infatti capito la portata storica dell’impresa compiuta da questi ragazzi e li ha festeggiati come meritavano.

Scene di gioia e tripudio manco avessero vinto l’alloro iridato, quindi, in quel di Accra. Del resto quanto fatto a questo Mondiale dal Ghana è qualcosa di davvero notevolissimo: raggiungere i quarti di finale ad un Campionato del Mondo, infatti, era successo due sole volte prima di oggi ad una squadra africana. La prima fu ormai vent’anni fa nel Mondiale italiano: allora il Camerun di N’Kono, Omam-Biyik e Milla rivelò al mondo, per la prima volta, le potenzialità del calcio del Continente Nero.
Il tutto con un inizio choc: correva l’otto giugno 1990 quando, davanti ai 73780 spettatori del Meazza, i camerunensi si imposero per 1 a 0 sui Campioni del Mondo in carica argentini, guidati in campo da niente popò di meno che Diego Armando Maradona. Africani che poi dopo aver battuto anche la Romania persero malamente con l’Unione Sovietica, chiudendo comunque in prima posizione il proprio girone. Agli ottavi, quindi, vennero accoppiati contro la Colombia, che riuscirono a superare per 2 a 1 grazie alle reti realizzate da Roger Milla nel corso dei tempi supplementari. Niente da fare, però, ai quarti: ancora una volta ci vollero i supplementari per sancire la vincitrice di un match che vide il Camerun scontrarsi con l’Inghilterra poi vincente per 3 a 2 grazie alla rete realizzate da Platt prima ed alla doppietta firmata da Lineker.

Gary Lineker pose fine all'avventura camerunense ad Italia 90

Un grande Mondiale, quindi, che sarebbe potuto terminare quantomeno in semifinale. Un po’ come quanto avvenuto al Ghana quest’anno.

Il bis africano lo concesse poi il Senegal nel bizzarro Mondiale del 2002, quello nippocoreano: la squadra di Fadiga e Diouf  partì col botto esattamente come il Camerun di dodici anni prima, imponendosi per 1 a 0 sui Campioni del Mondo in carica, che in quel caso erano i francesi. Con i pareggi con Danimarca ed Uruguay, quindi, gli africani poterono chiudere in seconda posizione il proprio girone, finendo con l’essere accoppiati all’ottima Svezia agli ottavi. Scandinavi che dovettero però piegarsi al cospetto della nazionale africana, impostasi per 2 a 1 ai supplementari dopo che gli avversari erano passati in vantaggio già all’undicesimo minuto, facendo credere che l’esperienza mondiale senegalese si sarebbe chiusa lì. Mondiale che, invece, si chiuse nel corso del turno successivo, ancora una volta ai supplementari: una rete firmata al novantaquattresimo minuto dal turco Ilhan Mansiz, infatti, chiuse ogni velleità di semifinale, ponendo fine al sogno africano.

In Sudafrica, invece, la storia è tanto fresca da essere ben nota.
Giunti al Mondiale forti di una squadra giovanissima, composta da ben cinque giocatori che meno di un anno prima si erano laureati Campioni del Mondo under 20, i ghanesi hanno iniziato con una vittoria, anche se non contro i Campioni del Mondo in carica, il proprio Mondiale: 1 a 0 sulla Serbia grazie ad un rigore trasformato da Gyan. Il pareggio con l’Australia, quindi, bastò a qualificare al turno successivo le Black Stars. Agli ottavi, poi, il 2 a 1 sugli Stati Uniti, arrivato, guarda caso, ai supplementari. Ai quarti, infine, la sconfitta ai rigori con l’Uruguay, con Gyan che dopo aver trascinato i suoi sino lì compirà un passaggio a vuoto pesantissimo fallendo il rigore assegnato dall’arbitro all’ultimo minuto del supplementare per un fallo di mano di Suarez.

Stephen Appiah

“Avete tenuto alta la bandiera del Ghana e di tutto il continente africano”, ha detto Nii Nortey Duah, Viceministro dello Sport ghanese. “Amiamo i nostri eroi, siete stati l’orgoglio del Ghana e dell’Africa”, hanno invece scritto alcuni tifosi su di uno striscione esposto all’arrivo della squadra. “Abbiamo fatto del nostro meglio per il Ghana e per l’Africa ma la fortuna non ci ha assistito”, ha risposto Stephen Appiah, aggiungendo poi: “Non sono un profeta ma posso dire che ci qualificheremo per i Mondiali del 2014 e proveremo a batterci per il titolo”.

Che sia quindi solo l’inizio? E che il Brasile d’Africa possa raggiungere almeno le semifinali… proprio in Brasile!?
Chi vivrà vedrà.

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Terminate le prime quattro gare degli ottavi di finale di questo stranissimo Mondiale, terminato così precocemente per i nostri colori, ecco un breve recap di quanto successo sino ad oggi (articoli tratti da Pianeta Sport, rivista online con cui collaboro e che è stata lanciata proprio questo mese in rete con un’interessantissima guida proprio riguardante questo Mondiale).

 Brasile vs. Cile 3 – 0

La prima sudamericana eliminata in un Mondiale come questo non poteva che arrivare da uno scontro diretto: il Cile di Bielsa saluta infatti la massima competizione per nazionali venendo sconfitto con un secco 3 a 0 dal Brasile di Dunga, che accede di slancio ai quarti di finale. La Roja è stata una delle poche note liete di questo Mondiale, tra i meno spettacolari dell’intera storia, probabilmente. I cileni hanno infatti messo in campo un gioco piuttosto piacevole, forti anche di una squadra che dalla cintola in su è dotata di talento notevole. Se solo fossero dotati allo stesso modo anche a livello difensivo sarebbero un outsider davvero pericoloso.

Proprio nel reparto arretrato, per altro, pagano anche una scarsezza di peso e centimetri che spesso può farsi sentire, come sull’1 a 0 segnato dal romanista Juan, liberissimo di svettare in area sugli sviluppi di un corner per sbloccare il risultato dopo poco più di mezz’ora. Fatto il primo, quindi, il Brasile decide di chiudere subito la partita, con Luis Fabiano che raddoppia nell’arco di tre minuti. Il tre a zero arriva invece dopo un quarto d’ora dall’inizio del secondo tempo, e pesa come un macigno sulla malcapitata Roja, che non può far altro che piegarsi al cospetto dei pentacampioni Verdeoro.

Brasile che avanza di slancio, come detto. Squadra molto quadrata quella costruita da Dunga, che, e fa molto senso dirlo, può contare su di una delle difese migliori al mondo (se non la migliore in assoluto di questo Mondiale) oltre che su un mix di talento (Robinho e Kakà su tutti) e cinismo (Luis Fabiano) da paura. Non è spettacolare come è lecito attendersi quando si guarda il Brasile, questa squadra, ma è proprio quel senso di compattezza tutta europea che lascia in chi guarda a fare paura. E visto che fuori dall’Europa non c’è mai stata squadra del Vecchio Continente capace di imporsi… che possa finire con l’essere Brasile – Argentina, per la prima volta nella storia del Mondiale, la finalissima che deciderà il successore dell’Italia come Campione del Mondo?

Germania vs. Inghilterra 4 – 1

La sconfitta era nell’aria, ma che potesse essere così pesante era difficile immaginarlo: dopo le brutte prestazioni profuse in un girone più che abbordabile non ci si poteva aspettare molto da un’Inghilterra spenta, sfilacciata e sconclusionata, oltre che spuntata. I problemi dei Figli di Albione non si sono però notati solo là davanti, dove i postumi dell’infortunio patito da Rooney si sono fatti sentire sulle prestazioni dello stesso: prendere quattro reti in un ottavo di finale è sintomo di mancanza della giusta amalgama, in una squadra con falle notevoli. Non si può poi nemmeno attribuire tutta la colpa a James, portiere che comunque ha messo del suo nella sconfitta. La difesa ha fatto acqua, specialmente in mezzo, così come il centrocampo che si è fatto prendere troppo spesso d’infilata. Barry, poi, ha giocato una partita assolutamente negativa. E nonostante questo è stato tolto solo a dieci minuti dal termine. Capello, insomma, ha le sue belle responsabilità al riguardo e nonostante avesse appena rinnovato sino al 2012 si troverà ora sommerso dalle critiche: non è assolutamente detto che il suo rapporto con la nazionale inglese continuerà oltre questo Mondiale.

I tedeschi invece si confermano ancora una volta una squadra capace di esaltarsi sui grandi palcoscenici. Sono infatti loro a detenere il record di presenze in semifinale (traguardo raggiunto in undici occasioni, come loro nessuno mai) e sono proprio loro a dare sempre quell’impressione di solidità contro cui vanno poi spesso a sfaldarsi altre squadre, quand’anche più quotate come è il caso dell’Inghilterra odierna (che, sulla carta, era squadra superiore a quella tedesca). E se in Italia ci disperiamo pensando a quello che sarà della nostra nazionale in Germania il futuro appare radioso: negli ultimi anni, infatti, i tedeschi hanno raccolto anche grandi risultati a livello giovanile e quei ragazzi, alcuni dei quali già in campo oggi, assicurano un futuro di livello a questa squadra.

La partita, comunque, è stata sicuramente influenzata da una decisione arbitrale più che discutibile: poco dopo il goal dell’1 a 2 realizzato da Upson, capace di riaprire il match svettando in mezzo all’area teutonica, era arrivato il pareggio di Lampard, abile a sfruttare un cattivo posizionamento di Neuer per batterlo con un tiro da fuori. Il pallone, però, ha giocato un brutto scherzo agli inglesi e, soprattutto, ad arbitro ed assistente: dopo aver sbattuto contro la traversa è infatti rimbalzato al di là della linea di porta, per poi però uscirne traendo quindi in inganno la terna, che ha deciso di lasciar correre il gioco. Decisione davvero tremenda che ha sicuramente influenzato il match: perché se da una parte è vero che la Germania ha assolutamente meritato di vincere, è anche altrettanto vero che una vittoria così larga è avvenuta solo grazie ai buchi dovuti allo sbilanciamento inglese, con i ragazzi di Capello troppo intenti a cercare il pareggio e presi d’infilata dai contropiedi tedeschi. Quarantaquattro anni dopo il Mondiale inglese, insomma, la Storia ha presentato il conto. Che per i Figli di Albione è risultato salatissimo.

Argentina vs. Messico 3 – 1

Esprime un buon gioco, ma questo non basta. Finisce quindi ancora una volta agli ottavi contro l’Argentina, esattamente come accaduto nel 2006, il Mondiale messicano. Questa volta, a dispetto di quanto accadde quattro anni fa, sono bastati i novanti minuti regolamentare agli argentini per regolare i propri avversari, che comunque si sono fatti valere eccome. Esattamente come accaduto nel pomeriggio all’Inghilterra, poi, decisivo ai fini dello sbloccare il match è stato un errore arbitrale, questa volta compiuto dalla terna italiana: Ayroldi e Rosetti non notano infatti la nettissima posizione di fuorigioco di Tévez, liberissimo nell’insaccare di testa a porta vuota. Una volta convalidato quel gol, quindi, ecco arrivare anche l’attimo di follia di Osorio, che regala scioccamente il 2 a 0 ad Higuaín, chiudendo di fatto il match.

Come dicevo, comunque, a livello di gioco sono stati sicuramente superiori i messicani, bravi a sfruttare in campo in tutta la sua ampiezza per poi provare a bucare centralmente la non certo irreprensibile difesa argentina.

Il gol più bello della serata lo segna, comunque, Tévez: il suo destro da fuori si infila infatti imparabile alla sinistra di un Pérez che per quanto appesantito non avrebbe potuto parare quel missile nemmeno se si fosse reincarnato in Jašin. Bello anche il goal di Hernández, che si conferma punta molto interessante: curiosi, quindi, di vedere cosa possa combinare in quel di Manchester.

Sempre tra le fila messicane, poi, sarà interessante seguire l’evoluzione di un giocatore come Barrera, che sarebbe bene qualche nostro dirigente si decida a portare in Italia. Allo stesso modo interessantissimi anche, per il futuro, i gioiellini dell’ex under 17 campione del mondo, Dos Santos e Vela. Squadra giovane, quindi, questo Messico. Se saprà crescere a dovere nei prossimi quattro anni chissà che non possa superare lo scoglio degli ottavi, nel corso della prossima competizione iridata.

Olanda vs. Slovacchia 2 – 1

Il primo degli ottavi di lunedì consegna agli Orange un posto ai quarti: la squadra di van Maarwijk si sbarazza infatti dell’ostacolo slovacco, nazionale che per quanto esordiente è stata capace di passare il primo turno, grazie ai due gioielli più luminosi del proprio lotto, Robben e Sneijder.

Le due reti con cui gli olandesi si assicurano la vittoria sono infatti opera loro: che dopo aver trascinato i rispettivi club in finale di Champions i due possano ripetersi anche in nazionale? Fuori a testa alta, comunque, la piccola Slovacchia: la compagine allenata da Weiss aveva già infatti compiuto un mezzo miracolo battendo i Campioni del Mondo nel terzo turno del girone, sancendo, come tutti – ahinoi – ricorderete, l’eliminazione Azzurra da questo Mondiale. Dopo aver staccato il biglietto per gli ottavi, traguardo già di per sè storico essendo alla prima apparizione iridata, arriva quindi la buona prova contro una squadra tra le più quotate al mondo.

Slovacchia che nonostante vada sotto dopo meno di venti minuti di gioco, quando Robben segna da par suo in contropiede, resterà in partita sino al termine del match creando anche qualche grattacapo alla retroguardia avversaria già prima che Sneijder chiuda il match a sei minuti dal termine. Ed è un goal fondamentale, quello realizzato dal trequartista nerazzurro: senza di esso, infatti, la partita si chiuderebbe sul pareggio. Perché nonostante i giochi fossero ormai chiusi gli slovacchi decidono di non darsi per vinti, trovando quindi il goal della bandiera, realizzato su rigore dal solito Vittek, capocannoniere all-time di questa tutto sommato giovane nazionale. Mondiale chiuso con onore, quindi, da parte slovacca. Mondiale che continuerà almeno per un altro turno, invece, per la nazionale Orange, che avendo ritrovato Arjen Robben vorrà sicuramente provare a dire la sua anche per l’accesso alle semifinali.

Uruguay vs. Corea del Sud 2 – 1

Reti: Suarez 8′pt, Chung-yong Lee 23′st, Suarez 35’st
Uruguay: Muslera, Fucile, Lugano, Godin (1’st victorino), M. Pereira, Perez, Arevalo, A. Pereira (29’st Lodeiro), Cavani, Suarez (39’st A.Fernandez), Forlan . A disposizione: I.Gonzalez, Abreu, S. Fernandez, Castillo, Eguren, Scotti, Silva, Caceres, Gargano, All.: Oscar Tabarez.
Corea del Sud: Sung-ryong Jung, Du-ri Cha, Young-pyo Lee, Yong-hyung Cho, Jung-soo Lee, Jung-woo Kim, Sung-yeung Ki (40’st Ki-Hun Yeom), Jae-sung Kim (16’st Dong-gook Lee), Ji-sung Park, Chung-yong Lee, Chu-young Park. A disposizione: Woon-jae Lee, Young-kwang Kim, Hyung-il Kim, Beom-seok Oh, Min-soo Kang, Bo-kyung Kim, Nam-il Kim, Jung-hwan Ahn, Seung-yeoul Lee. All.: Jung-moo Huh.

Stati Uniti vs. Ghana 1 – 2 (d.t.s.)

Reti: 5’ pt Prince Boateng; 17’ st Donovan (rig.); 3’ pts Asamoah Gyan.
Ghana: Howard; Cherundolo, Bornstein, Demerit, Bocanegra; Dempsey, Clark (31′ st Edu), Michael Bradley, Donovan; Altidore (1′ sts Gomez), Findley (1′ st Feilhaber). All.: Bob Bradley.
Stati Uniti: Kingson; Pantsil, Jonathan Mensah, John Mensah, Sarpei (28′ .t Addy); P. Boateng (32′ st Appiah), Annan; Inkoom (7′ pts Muntari), K. Asamoah, André Ayew; Asamoah Gyan. All.: Rajevac.
Arbitro: Kassai (Ungheria).
Note: ammoniti Clark, Cherundolo, Jonathan Mensah, Ayew.

Spagna vs. Portogallo 1 – 0

Marcatori: Villa (S) al 18’ s.t.
Spagna: Casillas; Sergio Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila; Busquets; Iniesta, Xavi, Xabi Alonso (dal 48’ s.t. Marchena), Villa (dal 43’ s.t. Pedro); Torres (dal 13’ Llorente).  All. Del Bosque .
Portogallo: Eduardo; Ricardo Costa, Ricardo Carvalho, Bruno Alves, Coentrao; Tiago, Pepe (dal 27’ Pedro Nendes), Raul Meireiles; Simao (dal 27’ s.t. Liedson), Hugo Almeida (dal 13’ Danny), C. Ronaldo. All. Queiroz .
Arbitro: Baldassi (Arg).
Note: espulso Ricardo Costa (rosso diretto) al 43’ .t. per gioco scorretto. Ammoniti Xabi Alonso (S), Tiago (P) per gioco scorretto.

Paraguay vs. Giappone 5 – 3 (d.c.r.)

Paraguay: Villar; Bonet, Da Silva, Alcaraz, Morel; Vera, Ortigoza (dal 30’ s.t. Barreto), Riveros; Santa Cruz (dal 4’ p.t.s. Cardozo), Barrios, Benitez (dal 14’ s.t. Valdez).  All. Martino.
Giappone: Kawashima; Komano, Nakazawa, Tanaka, Nagatomo; Matsui (dal 20’ s.t. Okazaki), Hasebe, Abe (dal 35’ s.t. K. Nakamura), Endo, Okubu (dal 1’ s.t.s. Tamada); Honda.  All. Okada.
Arbitro: De Bleeckere (Bel).
Sequenza rigori Barreto (P) gol, Endo (G) gol; Barrios (P) gol, Hasebe (G) gol; Riveros (P) gol, Komano (G) traversa; Valdez (P) gol, Honda (G) gol; Cardozo (P) gol.
Note: Ammoniti Matsui, Nagatomo, Honda, Endo, Riveros.

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Alexis Sanchez

Cile e Svizzera si giocano il primo posto del proprio girone in un match che si presenta come i più interessanti di questa prima fase tra due squadre con potenzialità da outsider che possa fare più strada rispetto a quanto previsto…

CRONACA
La prima conclusione del match è di una conoscenza del nostro calcio, Alexis Sanchez: El Niño Maravilla riceve infatti al limite e, un po’ egoisticamente, scarica un mancino verso la porta difesa da Benaglio, senza però trovarla. Il pallone va infatti a spegnersi sul fondo, alto sopra la traversa.
Benaglio che deve però farsi trovare pronto ed esaltarsi poco più tardi: al decimo minuto i giocatori cileni provano infatti un tiro al bersaglio con Vidal prima e Carmona poi che scaricano il proprio potente destro in direzione dello specchio di porta, trovando però in entrambi i casi la risposta dell’estremo difensore elvetico.

E’ quindi un Cile molto volenteroso che prova ad impostare l’azione senza timore. Ponendo il fatto che nell’ultima partita ci sarà la Spagna, infatti, La Roja deve provare ad incamerare altri tre punti subito, per poi giocarsi il tutto per tutto nel corso del match finale con le Furie Rosse. Dal canto suo la Svizzera dopo l’ottima vittoria dell’esordio proprio ai danni degli iberici sembra invece un po’ intimorita e rinunciataria. Certo è che con la prospettiva di avere lo scontro più facile, sulla carta, nel corso dell’ultima giornata gli elvetici sono probabilmente scesi in campo col freno a mano tirato: un pareggio oggi ed i tre punti contro Honduras darebbero infatti un biglietto per gli ottavi alla nazionale rossocrociata.

Al ventisettesimo il primo vero pericolo per i cileni viene portato… da loro stessi. Infatti è un alleggerimento di Isla, che passa un pallone troppo corto al proprio portiere, a mettere in movimento Nkufo, anticipato però per poco dall’uscita di Bravo.

Alla mezz’ora il fattaccio: Behrami ha palla sulla fascia e viene contrastato da due avversari. Del primo se ne libera appoggiandogli una mano sulla faccia, del secondo con una sorta di gomitata. Il guardalinee richiama quindi l’attenzione dell’arbitro e chiede l’espulsione del laterale in forza agli Hammers, cui viene puntualmente mostrato il cartellino rosso. Svizzera costretta quindi a giocare in dieci per tutto il corso dell’ora successiva e per Behrami anche un record poco lusinghiero: mai prima d’ora, infatti, un giocatore svizzero era stato espulso nel corso di un match Mondiale.

Cile che prova quindi subito a far male: su di una punizione battuta dalla trequarti sinistra da Mati Fernandez Ponce e Jara si ostacolano in area, con la palla che termina quindi mestamente sul fondo.
Al quarantesimo è invece Sanchez a provarci: Beausejour se ne va sulla sinistra e centra un pallone che El Niño Maravilla va a stoppare di petto magistralmente per poi scaricare un tiro centrale, parato senza grandi problemi da Benaglio.

Valdivia si dispera sul goal annullato a Sanchez

Ad inizio ripresa il Cile passerebbe, ma sul tiro di Sanchez, deviato involontariamente da Grichting alle spalle del proprio portiere, ci sarà un suo compagno di squadra in fuorigioco attivo. Gol quindi giustamente annullato dalla terna.
E’ ancora una volta il Niño Maravilla a farsi pericoloso, questa volta al cinquantacinquesimo: andato in pressione su Grichting porterà infatti via palla al centrale elvetico per involarsi poi in area e presentarsi a tu per tu con Benaglio che sarà però bravo ad ipnotizzarlo, chiudendolo in qualche modo ed evitando un goal che sembrava già fatto.

La partita scorre quindi sui binari che era logico aspettarsi, specialmente dopo l’espulsione di Behrami. Da una parte il Cile prova infatti a muovere il pallone alla ricerca di un pertugio buono in cui infilarsi per andare a trovare la rete del vantaggio, la Svizzera, forte di una difesa molto solida, attende invece l’avversario nella propria trequarti campo, intasando tutti gli spazi per evitare di lasciare spazio utile ai cileni cercando quindi di recuperare palla per effettuare sparute, quanto inefficaci, ripartenze veloci.

Al settantacinquesimo il Cile passa: Paredes fugge sul filo del fuorigioco e si porta in area, superando l’uscita di Benaglio allargandosi però troppo per poter calciare. Dopo essersi fermato sul filo della rimessa dal fondo, quindi, il cross sul secondo palo, dove Mark Gonzalez la colpirà di testa in maniera sporca, rendendo vano il tentativo di salvataggio del laziale Lichtsteiner.

Con la Svizzera in avanti alla ricerca di un importantissimo pareggio, quindi, si moltiplicano gli spazi per la nazionale cilena. A sei dalla fine, quindi, Paredes viene liberato appena dentro al limite dell’area, tutto solo davanti a Benaglio. Il suo mancino di prima intenzione si alzerà però sopra la traversa, graziando la nazionale elvetica.
Un paio di minuti più tardi ecco ancora La Roja portarsi in avanti con Valdivia a filtrare sulla destra per Sanchez la cui palla centrata finisce sul vertice opposto dell’area dove viene calciata di prima intenzione da Gonzalez, che calcerà però mollemente tra le braccia di Benaglio.

All’ottantottesimo l’ennesimo contropiede cileno concluso da un mancino di Paredes, ancora una volta incapace di trovare lo specchio di porta.
Un minuto più tardi l’occasionissima elvetica: Ziegler centra un pallone basso che Bunjaku prolunga di tacco per Derdiyok, il cui rigore in movimento si spegne però a lato del palo alla destra di Bravo.

COMMENTO
Non basta ritoccare il record di imbattibilità che venne fatto segnare da Walter Zenga nel 1990. La Svizzera, infatti, pochi minuti dopo essere andata a migliorare proprio quel record viene bucata dagli avanti cileni, cedendo il passo e trovandosi ora in una situazione molto delicata. Con La Roja a quota sei punti e la Spagna che con ogni probabilità salirà a tre stasera, infatti, una vittoria con Honduras potrebbe anche paradossalmente non bastare se poi i cileni dovessero farsi sconfiggere dalla Furia Roja nell’ultimo match del girone.

Mark Gonzalez celebra la rete dell'1 a 0

Ciò che si sta andando a delineare, insomma, è la possibilità che tre squadre chiudano a sei punti, dovendo quindi basare tutto sulla classifica avulsa. E per una squadra capace di compiere l’impresa di battere la squadra Campione d’Europa nonché prima delle favorite all’esordio sarebbe sicuramente un peccato doversi giocare tutto sulla differenza reti.

Aspettiamo quindi qualche giorno, poi tutto sarà più chiaro.

In tutto questo, però, la Spagna deve ovviamente vincere stasera. E per quanto sembri cosa scontata Italia – Nuova Zelanda insegna che non si deve dare nulla per scontato…

MVP
Pur non risultando decisivo rispetto allo sviluppo del match il migliore in campo è stato oggi quell’Alexis Sanchez che venne soprannominato Niño Maravilla non per caso.
La giovane ala friulana sta quindi mantentenendo le attese dei suoi compatrioti: veloce, ficcante, a tratti inarrestabile, con una sola pecca ancora da limare, la freddezza sotto porta. Fosse stato freddo oggi, infatti, avrebbe realizzato almeno un paio di reti.

Peccato, ma il futuro è tutto suo. Deve solo crescere al meglio e pensare a lavorare.

TABELLINO
Cile vs. Svizzera 1 – 0
Marcatori: 75′ Gonzalez
Cile: Bravo; Isla, Medel, Ponce, Vidal (45′ Gonzalez); Carmona, Jara, Fernandez (65′ Paredes); Sanchez, Beausejour, H.Suazo (45′ Valdivia). A disp.: Pinto, Marin, Contreras, Millar, Fuentes, Tello, Fierro, Estrada, Orellana. All.: Bielsa
Svizzera: Benaglio; Lichtsteiner, Von Bergen, Grichting, Ziegler; Behrami, Inler, Huggel, Fernandes; Frei (34′ Barnetta), Nkufo (68′ Derdiyok). A disp.: Wolfli, Leoni, Magnin, Eggimann, Barnetta, Padalino, Schwegler, Shaqiri, Yakin, Bunjaku. All.: Hitzfeld
Arbitro: Khalil Al-Ghamdi (Arabia Saudita)
Ammoniti: Suazo (C), Nkufo (S), Carmona (C), Ponce (C), Barnetta (S), Fernandez (C), Inler (S) Medel (C), Valdivia (C)
Espulsi: 31′ Behrami (S)

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I pareggi con Paraguay e Nuova Zelanda non hanno compromesso del tutto le possibilità di qualificazione agli ottavi di finale. Qualora gli Azzurri battessero la Slovacchia nell’ultimo impegno del loro girone, infatti, accederebbero automaticamente al prossimo turno. Per capire se in prima o seconda posizione, poi, bisognerà aspettare il termine del match tra paraguaiani e neozelandesi. Questo, comunque, ha ormai un senso relativo a fronte della possibilità di non accedere nemmeno alla fase finale del Mondiale.
Per qualificarsi agli ottavi, comunque, agli Azzurri potrebbe bastare anche un pareggio, qualora, nel contempo, la Nuova Zelanda perda o pareggi con un punteggio inferiore al nostro.
Se, infine, entrambe le partite dovessero concludersi con lo stesso punteggio si ricorrerà alla… monetina!

Per tastare l’umore del pubblico italiano, forse sfiduciato dopo le due prove opache sin qui disputate, propongo quindi un sondaggio: ce la farà o no, la nostra nazionale, a qualificarsi alla fase ad eliminazione diretta di questo Mondiale in cui tutte le grandi d’Europa stanno stentando molto più del previsto?

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Dopo il 2 a 0 del Paraguay sulla Slovacchi l’Italia ha una sola missione: vincere largamente contro la modesta Nuova Zelanda.

CRONACA
Sette minuti e l’Italia è subito sotto: punizione dalla trequarti sinistra gettata in area dove Cannavaro buca l’intervento facilitando l’intervento di Smeltz, che da un passo bucherà Marchetti.

Un minuto più tardi sarà l’Italia, direttamente su calcio di punizione, a mettere pressione agli avversari, con Paston che spazzerà l’area liberando di pugno.

E’ comunque un’Italia senza idee, molto statica. Il tutto si traduce nel nulla quasi assoluto.

Gli Azzurri riescono infatti a farsi vedere solo sugli sviluppi di calci piazzati. Come al quarto d’ora quando un controllo imperfetto di Cannavaro agevola Chiellini che dal limite sinistro dell’area piccola calcia però malissimo, spedendo la palla addirittura in fallo laterale. Purtroppo in quest’occasione il centrale juventino si trova il pallone troppo sotto, calciandolo malissimo.
Al ventunesimo ci prova quindi Zambrotta da fuori: il mezzocollo destro del terzino Campione del Mondo si spegne però a filo dell’incrocio alla destra di Paston.

Al ventiquattresimo Montolivo crossa sul secondo palo alla ricerca di Iaquinta, che è però anticipato dall’uscita alta dell’estremo difensore neozelandese.
Due minuti e lo stesso Montolivo prova la conclusione personale: il bel destro dalla trequarti del centrocampista Viola si schianta però sul palo, graziando un immobile Paston.

Il goal è comunque nell’aria ed arriva poco prima della mezz’ora quando De Rossi finisce giù in area strattonato da Smith, che viene ammonito. Rigore, con Iaquinta che si presenta sul punto di battuta e spiazza il portiere.

L’Italia dopo il pareggio continua quindi nel suo possesso di palla sterile. Atleticamente, infatti, i nostri ragazzi risultano essere tutt’altro che brillante, senza lo spunto per riuscire a saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. Anche la circolazione di palla sembra essere più difficoltosa rispetto al primo match.

Al quarantacinquesimo Zambrotta lancia la palla in area direttamente da rimessa laterale causando un po’ di scompiglio in area con Pepe che appoggia poi al limite a De Rossi la cui conclusione è però respinta da Paston per essere poi liberata in angolo da un difensore, sancendo la fine del primo tempo.

La ripresa inizia subito con due novità: Camoranesi e Di Natale subentrano infatti agli spenti Pepe e Gilardino.

L’Italia inizia subito in attacco: Montolivo scavalca la difesa con un tocco sotto prelibato e morbidissimo liberando Di Natale che calcerà di prima intenzione da posizione defilata, trovando l’opposizione dei pugni di Paston.

La volontà sembra esserci, a latitare continuano ad essere idee e fantasia.

Al sessantaduesimo corre un brivido lungo la schiena degli Azzurri: Cannavaro mette fuori di testa e Vicelich calcia di prima intenzione, facendo sfilare la palla sul fondo non lontanissima dal palo alla destra della porta difesa da Marchetti.
Tre minuti e si fa vedere l’Italia: Di Natale crossa da sinistra, Chiellini la spizza ma il pallone viene deviato in angolo, con il corner che però, ancora una volta, si risolve in nulla.

Gli italiani faticano a creare per mancanza di idee, ma non solo: i neozelandesi si chiudono infatti con praticamente tutti gli effettivi dietro la linea del pallone e con molti di essi nella propria area di rigore.

A provare a dare la scossa è Montolivo che dopo aver preso palo nella prima frazione di gioco ci riprova sparando da fuori trovando però la pronta risposta di Paston, che si distenderà sulla destra e respingerà il pallone a mano aperta.
Al settantaduesimo Iaquinta parte in contropiede centrando poi per Pazzini che appoggerà subito a Montolivo, anticipato da un avversario.

Sei minuti più tardi Camoranesi inventerà un gran pallonetto dal limite liberando Iaquinta che tentennerà però troppo, facendosi chiudere da Smith. Sugli sviluppi di un angolo successivo la palla ballerà in area venendo controllata proprio da Camoranesi, il cui tirò sfilerà però sul fondo. Un battito di ciglia e Di Natale taglierà da sinistra controllando il pallone e calciando di destro, sempre con la palla che sfiorerà il palo.

All’ottantaduesimo Wood sfiorerà il goal: dopo aver ricevuto palla al limite farà secco Cannavaro incrociando di sinistro sul secondo palo, con la palla che si spegnerà di poco sul fondo.

All’ottantesimo Camoranesi perde prima palla per poi strapparla ad un avversario e calciare dritto per dritto dalla trequarti, chiamando alla risposta in tuffo Paston, sempre efficace.
Al novantesimo Zambrotta vola in fascia e viene lanciato da De Rossi, una volta entrato in area salta quindi un uomo e calcia di sinistro, trovando però la respinta di Nelsen, a fare scudo alla sua porta con il corpo e sancendo la fine della partita.

COMMENTO
Difficile commentare una partita in cui la nazionale Campione del Mondo non riesce ad avere la meglio su la Nuova Zelanda.
Perché se si trattasse di rugby sarebbe anche capibile, ma parlando di calcio non è accettabile una cosa del genere.

Si ripete quindi quanto accaduto all’esordio: l’Italia prende goal al primo, e unico, tiro nello specchio. E questo diventa pesantissimo quando poi in fase di costruzione risulti così asfittico. Perché se non sai costruire palle da goal e regali un goal ad ogni partita vincere si fa dura, anche contro la pseudo squadra materasso del tuo girone.

E relativamente cambiano anche le sostituzioni: Di Natale e Camoranesi fanno si meglio di Pepe e Gilardino, ma non è ancora abbastanza.

Certo è, anche lì, che partire con una formazione molto più che opinabile è penalizzante: Marchisio non è né un trequartista né un esterno sinistro di centrocampo, Gilardino è un ectoplasma assoluto. Partire in questo modo vuole anche un po’ dire tirarsi la zappa sui piedi, forse.

Le possibilità di passare, battendo la Slovacchia, sono ancora lì intatte. Questa squadra però, per quanto fatto vedere sino ad oggi, non meriterebbe proprio gli ottavi di finale. C’è quindi da augurarsi che si diano una bella svegliata, dopo questa figuraccia.

E parlare di sfortuna dopo una gara così… non è proprio cosa.
Così come questo passo falso dovrebbe far riflettere. Mai dare per scontato nulla, nemmeno il passaggio del turno in un gruppo sicuramente alla nostra portata, ma che va comunque meritato sul campo.

MVP
Nella pochezza di una partita del genere trovare il migliore in campo è, ancora una volta, dura.

Decido quindi, questa volta, di premiare Gianluca Zambrotta: il terzino milanista, reduce da una stagione passata molto più in panchina che in campo, dimostra di non avere più la brillantezza atletica di un tempo ma di essere ancora comunque il miglior terzino d’Italia.
Partita molto volonterosa, la sua.

Honorable mention anche per il buon Montolivo che dopo una carriera passata a tradire le attese sta dimostrando di essere maturato parecchio in Viola. Peccato, parlando della sua prestazione, che quella conclusione da fuori si sia stampata sul palo: per quanto di buono fatto vedere nelle prime due partite avrebbe sicuramente meritato di metterla dentro.

TABELLINO
Italia vs. Nuova Zelanda
Marcatori: 7′ Smeltz, 29′ Iaquinta
ITALIA: Marchetti; Zambrotta, Cannavaro, Chiellini, Criscito; Pepe (dal 46′ Camoranesi), De Rossi, Montolivo, Marchisio (dal 61′ Pazzini); Iaquinta, Gilaridno (dal 46′ Di Natale). C.T.: M. Lippi
NUOVA ZELANDA: Paston; Reid, Nelsen, Smith; Bertos, Vicelich (dall’81’ Christie), Elliott, Lochhead; Fallon (dal 63′ Wood), Killen (dal 93′ Barron), Smeltz. C.T.: R. Herbert
MARCATORI: Smeltz (NZ) al 7′; Iaquinta (ITA) al 29′.
ARBITRO: Carlos BATRES (GUA)
AMMONITI: Fallon (NZ) al 14′, Smith (NZ) al 28′ e Nelsen (NZ) all’87’.

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Non basta la rete di Eto'o a portare alla vittoria un Camerun deludentissimo

Camerun e Danimarca si giocano tutto: chi preverrà?

CRONACA
Il Camerun parte subito forte, ma i danesi non restano a guardare.
Prima gli africani ci provano con Assou-Ekotto ed Eto’o da fuori, poi i danesi rispondono con la pericolosa conclusione di Rommedahl. Il tutto nell’arco di sei minuti. Ritmi indubbiamente più alti della media dei match di questo Mondiale.

Al nono partecipa al tiro al bersaglio anche Geremi, direttamente su punizione. Il suo tiro è però facile preda di Sorensen.
Portiere danese che verrà bucato subito dopo: Poulsen effettuerà un passaggio sbagliatissimo per un compagno, agevolando l’intervento di Webò che dopo aver recuperato palla l’appoggerà ad Eto’o, freddissimo nel siglare la rete dell’1 a 0.

Un paio di minuti ed Emana sfiorerà il pareggio: i danesi non riusciranno infatti a pulire l’area spazzando lontano un pallone che terminerà quindi sui piedi del giocatore del Betis che lascerà partire un destro insidiosissimo che andrà però a spegnersi giusto a fil di palo.
Al sedicesimo torneranno invece a farsi vedere i danesi: azione costruita, ben manovrata, con Rommedahl che dopo aver ricevuto palla sulla destra l’appoggerrà al limite per il suo alter ego transitante sulla fascia opposta, Gronkjaer. Lo stesso, quindi, calcerà di piatto di prima intenzione, cercando il colpo da biliardo che piazzasse il pallone a fil di palo, trovando però la deviazione di un difensore a mettere il pallone sul fondo.

La partita si mantiene comunque su buoni ritmi, con i camerunensi più propositivi ed una Danimarca che non si limita comunque solo a guardare. Il tutto per uno spettacolo gradevole da seguire.

Poco prima della mezz’ora Emana ci riprova terminando una discesa centrale con un tiro sol suo piede debole, che non troverà però la porta. Allo stesso modo, sul fronte opposto, Jacobsen effettuerà un tiro piuttosto velleitario al di fuori del vertice destro dell’area avversaria, spedendo la palla sulle tribune.
Il goal è comunque nell’aria ed arriva poco più tardi: Kjaer effettuerà un lancio di una cinquantina di metri scarsa a lanciare Rommedahl che dopo essersi infilato alle spalle di Assou-Ekotto si porterà in area effettuando un cross basso e teso su cui bucherà l’uscita Hamidou col pallone che verrà però intercettato dalla scivolata di Bendtner, che siglerà il pareggio.

La partita si infiamma dopo il quarantesimo: dapprima Song sbaglierà un disimpegno sulla propria trequarti lanciando il contropiede danese con Rommedahl che dopo essere entrato in area farà secco un avversario per poi appoggiare il pallone a Tomasson il cui tiro, a portiere già battuto, sarà stoppato proprio dal rientrante Song, bravo a rimediare al proprio errore.
Sul ribaltamento di fronte sarà invece il Camerun a sfruttare una leggerezza danese con Eto’o che sarà quindi liberato al limite dell’area. Questa volta, però, la stella Nerazzurra coglierà il palo di sinistro. Un altro paio di minuti scarsi e sarà Emana a portarsi in area pericolosamente, trovando però la respinta di Sorensen sulla propria conclusione.

La ripresa inizia subito con un Camerun all’arrembaggio: Enoh va infatti a colpire di testa sugli sviluppi di un angolo chiamando alla risposta Sorensen, decisivo nell’alzare la palla sopra la traversa. Poco più tardi M’Bia scende a destra e centra un pallone che termina, un po’ rocambolescamente, sui piedi di Assou-Ekotto sul vertice opposto dell’area con il terzino Spurs che non riesce però a colpire la palla verso la rete avversaria.
Al cinquantasettesimo Eto’o riceve tra le linee e fa filtrare per Webo, la cui conclusione sarà però sballatissima e terminerà alle stelle.

La rete è nell’aria e tutti ci si aspetta che a segnarla sia il Camerun. Proprio gli africani ci vanno vicini al sessantesimo quando Assou-Ekotto scende sulla sinistra cedendo palla in mezzo all’area a Webo la cui giravolta su sè stesso si conclude però con un tiro senza nerbo, facilmente parato da Sorensen. Danimarca che parte quindi con un ribaltamento veloce sul fronte opposto con Rommedahl lanciato nello spazio che convergerà da destra e dopo aver fatto secco un mollissimo Makoun calcerà in diagonale di sinistro, bucando l’estremo difensore avversario per il 2 a 1.

Il Camerun non ci sta e poco più tardi arriva vicino al pareggio: percussione di Eto’o che appoggia quindi in mezzo all’area dove arriverà Makoun che proverà a riscattarsi, calciando però alto di mezzo collo destro la palla del possibile due a due.
Eto’o che si vestirà da assistman anche al sessantottesimo quando difenderà un pallone al limite dell’area per offrirlo poi ad Emana, che non troverà lo specchio di porta.

Al settantesimo, quindi, Tomasson potrebbe chiudere il match. La conclusione dell’ex punta Rossonera sarà però magistralmente respinta da Hamidou che si distenderà sulla sua sinistra per disinnescare la conclusione del capitano danese.
Il Camerun non è comunque morto: al settantasettesimo Emana si infila in area palla al piede calciando con violenza, trovando però la pronta respinta di un sempre attento Sorensen. Due minuti più tardi ci prova invece Idrissou di testa sugli sviluppi di un angolo, con la palla che si perde però sopra la traversa.

Torna quindi a farsi vedere la Danimarca: Bendtner da dentro a Tomasson che non ha però la forza di puntare la porta e si ferma, restituendo palla a Bendtner il cui tiro è però centrale e viene parato centralmente da Hamidou. Sul fronte opposto il Camerun ribalte velocemente e ad immolarsi, pur involontariamente, è Poulsen che va quindi a farsi perdonare l’errore del primo tempo: cadendo a terra dopo un contrasto con un avversario, infatti, il mediano juventino verrà colpito in faccia dalla conclusione di Aboubakar, deviando la palla in corner.

COMMENTO

Rommedahl, MVP del match

Il Camerun parte bene, ma va poi pian piano spegnendosi, tenendosi solo in vita grazie a a qualche fiammata estemporanea.

Per carità, non meriterebbero la sconfitta Eto’o e compagni. Ma così va il calcio e quando si è molli o disattenti dietro e non si riesce ad essere cinici davanti ecco che si può facilmente essere puniti anche al di là dei propri meriti.

Doveva essere il Mondiale delle africane, dicevano. Beh, per il momento non pare proprio esserlo.

MVP
Per la seconda volta consecutiva il giocatore più positivo della Danimarca è quel Dennis Rommedahl che si merita quindi la palma di man of the match. Decisivo, infatti, il suo goal, costruito con bravura e sapiente freddezza da quest’ala ficcantissima che pur non avendo i numeri di colleghi più famosi dimostra di saper essere una vera e propria spina nel fianco un po’ per tutti.

TABELLINO
Camerun vs. Danimarca
Marcatori: 10′ Eto’o, 33′ Bendtner, 61′ Rommedahl

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