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Archive for novembre 2010

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Vediamo come sono terminate le partite che avevo indicato come possibili scommesse:

Salisburgo – Mattersburg 1 1,25
Charleroi – Genk 2 1,62
Copenaghen – Nordsjaelland 1 1,35
Manchester UTD – Wigan 1 1,20
Almeria – Barcellona 2 1,22

Vittoria in scioltezza dello United, che s’impone 2 a 0 contro il Wigan grazie anche alle espulsioni di Alcaraz e Rodallega. Red Devils passati comunque in vantaggio quando le due squadre erano ancora in parità numerica. Di Evra ed Hernandez le reti partita.
Non si può nemmeno parlare di scioltezza per il Barça: tripletta di Messi, doppietta di Bojan, reti di Iniesta e Pedro, autogoal di Acasiete. C’è altro da aggiungere?
Ottimo anche il 3 a 1 del Genk sullo Charleroi. Doppietta di Ogunjimi ed autore di Fabris, con l’inutile rete della bandiera di Costa. E il Genk vola!
Basta una sola rete, invece, al Salisburgo per imporsi sul Mattersburg: a realizzarla è Wallner su rigore, che regala i tre punti ai suoi.
Un rigore di Santin (che ne aveva già sbagliato uno in precedenza) ed una rete di Claudemir regalano la vittoria al Copenhaghen sul Nordsjaelland, cui non basterà la rete ad un quarto d’ora dal termine che sarà realizzata da Gytkjaer.

Portogruaro – Siena 2 2,05
Fulham – City 2 2,35
Villareal – Valencia 1 1,95
Blackpool – Wolves 1 2,45
Bristol – Leicester 2 2,25

Goleada del City di Mancini a Londra con i Toffees: 4 a 1 timbrato dalla doppietta di Tevez e dalle reti Zabaleta, Tourè e Gera, autore del goal della bandiera per la squadra di casa.
Vittoria anche per il Blackpool, capace d’imporsi per 2 a 1 sui Wolves con Varney ed Harewood che rendono vana la rete di Doyle.
Quattro su quattro totale in terra inglese, laddove anche il Bristol City rispetta le mie attese imponendosi per 2 a 0 sul Leicester grazie alle reti di Pitman e Clarkson.
Bene anche l’unico match italiano: il Siena asfalta il Portogruaro 4 a 1 con Terzi, Mastronunzio, Bolzoni ed Immobile. Di Cunico, su rigore, il goal della bandiera per i padroni di casa.

Niente da fare, invece, per Villareal – Valencia. Nell’inserirla fui combattutissimo: 1 o X? Ero meglio disposto nei confronti del pareggio, ma alla fine la presenza di Rossi mi ha fatto propendere per la vittoria del Sottomarino Giallo. Rossi che la mette, in effetti, ma non basta: in precedenza aveva segnato Aduriz, così che il match termina sull’1 a 1. Peccato!

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La Roma inizia meglio la partita ma chiude il primo tempo sotto di due goal. Nella ripresa, poi, il ritorno di fiamma e, complice un Bayern rilassatosi eccessivamente, le tre reti che ribaltano il match.

Vediamo quindi i voti, giocatore per giocatore:

Roma

Julio Sergio: 5,5
Non è impegnato moltissimo, ma quantomeno sulla prima rete potrebbe fare qualcosa di più.

Cassetti: 6
Partita attenta ma in cui si limita più che altro al compitino. Per sua fortuna Ribery non è al meglio e si vede. Peccato si faccia anticipare da Gomez sull’1 a 0, chiudendo in ritardo con la diagonale difensiva. E’ pur vero, però, che sembrerebbe aver subito una trattenuta nel caso. Un fallo a suo favore poteva forse starci.

Mexes: 6
Non ci capisce moltissimo in occasione dei due goal, ma per il resto gioca una partita senza grandi sbavature.

Burdisso: 6
Nel complesso un poco superiore al compagno di reparto ha però parziali colpe sulla seconda rete bavarese.

Riise: 6,5
Spinge poco dovendo controllare Lahm e Muller. Quel poco però gli basta: suo l’assist per il goal di De Rossi.

Brighi: 5,5
Corre un po’ a vuoto.
(Dal 74′ Totti: 6,5
Gioca un quarto d’ora e la sua freddezza dal dischetto vale la vittoria. Kraft stava per prenderla, in effetti… ma il risultato finale è l’unica cosa che conta.)

De Rossi: 6,5
Colpa parziale per la seconda rete da assegnare anche a lui che però nella ripresa cresce e firma l’importantissima rete del pareggio, che ridà slancio alla foga giallorossa.

Greco: 5
E’ il peggiore dei suoi. Ma probabilmente non è abituato a giocare certi match.
(Dal 46′ Simplicio: 6
Il miglioramento del gioco della Roma passa anche dai suoi piedi.)

Menez: 7
E’ il solito Menez: primo tempo pessimo, devastante nella ripresa. Se trovasse continuità di rendimento farebbe impazzire tantissime difese.

Vucinic: 6
Altro giocatore piuttosto discontinuo. Preziosissimo, comunque, nel dare il via all’azione del pareggio.
(Dall’81’ Pizarro: s.v.)

Borriello: 7
Un goal ed un grande numero in area, più un rigore guadagnato e tanta, tanta corsa. Non è un fenomeno in quanto tale, ma resta giocatore molto generoso oltre che – spesso – utile.

Bayern Monaco

Kraft: 6,5
Ottima prestazione per il portiere del Bayern. Se i suoi non si addormentassero nella ripresa chiuderebbe forse mantenendo la porta inviolata, e con un voto quindi ancora più alto. Sul rigore della vittoria, per altro, stava per compiere il miracolo…

Lahm: 6
Dopo il Mondiale tedesco ci si aspettava molto di più da lui. Terzino sicuramente utile per tutte le stagioni, ma da cui, visti i mezzi, mi aspetterei sempre qualcosa in più.

Van Buyten: 5
Partita da dimenticare in fretta.

Demichelis: 5
Nella ripresa la difesa bavarese subisce tantissimo e lui è uno dei principali imputati.

Pranjic: 5
Non è un terzino. C’è altro da dire?

Tymoschuk: 6
Nel primo tempo il centrocampo del Bayern domina quello giallorosso. Nella ripresa si spengono un po’ tutti e lui è tra i pochi a salvarsi, in qualche modo.

Ottl: 5,5
Vale più o meno quanto detto per il mediano ucraino.

Muller: 6
Un po’ sottotono rispetto ai bei tempi andati, resta comunque uno dei giovani più interessanti al mondo.
(Dal 73′ Contento: 6
Prova a mettere una pezza sulla fascia sinistra, ma la Roma ha ormai in mano la partita.)

Kroos: 6
Come sopra.

Ribery: 5,5
Non è in condizione e si vede. I tifosi bavaresi non vedono l’ora di vederlo tornare al suo livello.
(Dal 77′ Altintop: s.v.)

Gomez: 7
Periodo di forma straordinario per il puntero con origini di Granada.

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CRONACA

Pochi secondi e prova subito a farsi vedere Dallas: cross dalla trequarti sinistra con Atiba Harris che gira il pallone di testa verso la porta difesa da Pickens, che non ha però alcuna difficoltà a fare proprio il pallone.
E’ però Colorado ad iniziare meglio: i Rapids fanno infatti girare il pallone in maniera più pulita di quanto non riesca agli avversari. La buona capacità di manovra di Colorado porta la squadra di Gary Smiths a portarsi vicina alla rete dopo sette minuti quando Mastroeni ha una grandissima intuizione ed effettua uno splendido filtrante in favore di Cummings, il cui sinistro da appena dentro l’area sarà però preda di Kevin Hartman, alla caccia della sua terza MLS Cup in carriera.

Dopo i primissimi minuti, però, riguadagna campo Dallas, ristabilendo una sorta di equilibrio che era esattamente ciò che ci si aspettava dalle due squadre dopo che avevano già pareggiato entrambi i match disputati l’una di fronte all’altra in regular season.
Il tutto, comunque, si traduce in tentativi da una parte e dall’altra senza che però nessuno dei due club riesca realmente ad impensierire l’altro, pur con Dallas che arriverà dalle parti dell’area avversaria in maniera più continua rispetto a Colorado.

Rapids che dimostrano comunque qualche problemino di troppo in fase difensiva, laddove sembrano infatti essere particolarmente fragili in special modo sugli esterni.

Al ventisettesimo minuto, però, è la difesa di Dallas ad andare in sofferenza: Casey sfrutta infatti tutta la sua fisicità per liberarsi della marcatura di Ihemelu per poi essere contrato da Benitez. I due sbracceranno un po’ per finire poi entrambi a terra con Casey che si rialzerà immediatamente per venire agganciato proprio dal difensore avversario. Il rigore sembrerebbe essere solare, ma l’arbitro Toledo, piuttosto ben piazzato, deciderà di lasciar correre.
Sulla rimessa laterale che seguirà questa azione piuttosto dubbia il pallone verrà riscodellato ancora al centro dell’area dove sarà impattato da Omar Cummings, che non riuscirà però a trovare lo specchio di porta.

Sul fronte opposto sarà invece Ihemelu a colpire di testa, questa volta sugli sviluppi di un corner battuto da Ferreira. Niente da fare, però, nemmeno per il centrale nigeriano, che spedirà la palla altra sopra la traversa.

Poco dopo la mezz’ora il brasiliano Jackson, terzino di Dallas, dovrà abbandonare forzatamente il match a causa di un infortunio al fianco. Il ragazzo, arrivato in prestito dal San Paolo, abbandonerà quindi il campo in lacrime. Ma del resto è facile capirlo, trattandosi di una finale così importante. Al suo posto Hyndman schiera quindi Zach Loyd.

E non passano che un paio di minuti prima che l’FC Dallas passi: a realizzare la rete capace di sbloccare il match è l’MVP della stagione, il colombiano Ferreira, che si spinge in area per raccogliere un cross dalla destra e bucare Pickens sottomisura.

Colorado non ci sta e prova subito a riequilibrare il risultato. Cummings effettua infatti una bella giocata con un tunnel al limite con il quale si libera al tiro, che finirà però di poco alto.

Sarà comunque un fuoco di paglia, quello. Dallas riuscirà infatti a controllare bene gli sparuti tentativi d’attacco di Colorado per tutto il primo tempo, terminando lo stesso in vantaggio.

L’inizio di ripresa sarà tutto appannaggio dei Rapids, decisi a riequilibrare da subito il risultato. Nulla da fare, però, per i ragazzi di Smith che ce la metteranno tutta ma non riusciranno a scalfire la grandissima solidità difensiva della squadra ottimamente schierata da Schellas Hyndman.

Al cinquantaseiesimo, però, Loyd effettua un alleggerimento molto superficiale spazzando la palla senza buttarla in fallo laterale. Ad intercettarla sarà quindi Jamie Smith che farà secco lo stesso Loyd per poi centrare il pallone in direzione di Casey, il quale riuscirà, sottomisura, a firmare la rete del pareggio.

La reazione di Dallas non si farà però attendere: al cinquantanovesimo McCarty ci proverà da fuori, con buona coordinazione. Il tiro, però, sarà centrale e verrà facilmente bloccato da Pickens.
E’ comunque sempre Colorado, in questa fase, a fare la partita. Al sessantaduesimo Larentowicz ci prova quindi direttamente su calcio di punizione a due: il mezzo esterno del centrocampista di Pasadena gira bene verso il secondo palo, Hartman è però attento e distendendosi alla sua sinistra si salva in angolo.

Intorno al sessantacinquesimo torna quindi a svegliarsi Dallas, che però trova una difesa avversaria un poco più organizzata di quanto non fosse nella prima frazione e, soprattutto, una coppia di centrali, quella formata da Moor e Wynne, di tutto rispetto.
Dallas che si rende comunque pericoloso sugli sviluppi di un corner al settentunesimo minuto. Sul colpo di testa portato da Ihemelu, però, è attentissimo Pickens, che raggiungerà il pallone salvaguardando l’incolumità della propria porta. Poco più tardi sarà invece Ferreira da fuori ad esplodere un destro fortissimo, che si infrangerà però contro un difensore.

Pericolosissima l’azione costruita a sette dal termine da Loyd: penetrato in area da destra  si spingerà fino al vertice laterale dell’area del portiere per poi centrare un pallone basso su cui non interverrà però nessuno dei suoi compagni. Occasione piuttosto ghiotta non sfruttata da Dallas.
Subito dopo mischia in area Rapids risolta da Wynne che opporrà il suo fisico alla botta scagliata da Chavez rimpallando il pallone ben al di fuori dell’area di rigore.

La partita si trascina quindi ai supplementari, ma non ai rigori. Al centosettesimo minuto, infatti arriverà la giocata decisiva, portata dal senegalese Macoumba Kandji: ricevuta palla sul vertice destro dell’area il venticinquenne nativo di Dakar si libererà di Benitez quando dopo averlo stordito con un doppiopasso effettuerà un tunnel con cui riuscirà a dribblarlo per poi calciare di punta verso la porta difesa da Hartman che sarà beffato dallo sfortunato tocco di John che mettendo la coscia per provare a respingere il pallone finirà col deviarlo alle spalle del proprio portiere, per il goal che deciderà il campionato statunitense 2010.

Dallas che si riverserà quindi in attacco con John che proprio a tempo ormai scaduto proverà a farsi perdonare l’autorete segnata qualche minuto prima, trovando però la grande risposta di Pickens, che sigillerà risultato e vittoria. Della partita quanto del campionato.

COMMENTO

Il BMO Field di Toronto fa da palcoscenico alla prima vittoria dell’MLS nella storia dei Colorado Rapids, franchigia fondata nel 1996 con base a Denver che nella sua storia non aveva mai vinto nulla prima di oggi. A parte due campionati riserve e due Rocky Mountain Cup, trofei considerati giustamente minori, i ‘Pids erano riusciti a piazzarsi al massimo in seconda posizione proprio nell’MLS cup del 1997 ed in seconda posizione nell’U.S. Open Cup del 1999.

Vittoria quindi più che mai storica quella fatta registrare da Colorado. Ma altrettanto storica lo sarebbe stata anche qualora ad imporsi fossero stati i ragazzi dell’FC Dallas che parimenti non erano mai stati in grado di riportare la vittoria finale in questa competizione (vincendo, però, una U.S. Open Cup nel 1997).

Dopo aver terminato a pari punti (50) la regular season con un doppio pareggio negli scontri diretti Colorado e Dallas pareggiano anche la finale di MLS Cup.
Partita tutto sommato equilibrata, a sprazzi. In taluni momenti, infatti, a fare gioco è la squadra di Denver, in altri sono i Frisco Kids a tenere in mano il pallino del gioco.

Incontro maschio con alcuni scontri al limite del regolamento, tecnicamente piuttosto povero rispetto agli standard europei (tanti appoggi piuttosto semplici sbagliati, così come certi stop da giocatori non professionisti) ma tatticamente abbastanza interessante.
In particolar modo, in questo senso, molto ben messa in campo Dallas, con un 4-2-3-1 molto quadrato ed ordinato in cui ogni giocatore, al di là dei propri limiti personali, aveva ben imparato a fare quantomeno il compitino.

Un pochino più confusionario, invece, il 4-4-2 di Colorado posto che in alcuni momenti della partita saltavano certi schemi, in particolar modo in difesa.

Partita gradevole, tutto sommato, anche se non al cardiopalma.

MVP

Difficile, dal mio punto di vista, poter dire che ci sia stato un giocatore nettamente al di sopra degli altri. La mia citazione, quindi, va a Conor Casey, ventinovenne punta nativa di Dover City che in carriera ha vestito le maglie di Borussia Dortmund, Hannover, Karslruher, Mainz e Toronto. Medie goal piuttosto scarsine in carriera, con il salto di qualità arrivato proprio in quel di Denver.

Ad impressionare, però, non è tanto la sua capacità sotto porta (il suo goal, comunque, è stato importantissimo perché ha rilanciato le ambizioni della sua squadra, poi capace di imporsi ai supplementari) quanto una fisicità con cui può risultare realmente devastante nei corpo a corpo anche con il marcatore più tenace.

Giocatore non certo di primo piano a livello mondiale questo Casey, ma raramente ho visto punte capaci di avere un impatto come il suo, in questo senso.

TABELLINO

FC Dallas vs. Colorado Rapids 1 – 2
Marcatori: 36′ Ferreira, 56′ Casey, 107′ Kandji
FC Dallas: Hartman; Benitez, John, Ihemelu, Jackson (34′ Loyd); Shea (64′ Cunningham), Hernandez, McCarty, Chavez (104′ Avila), Ferreira; Harris. A disposizione: Sala, Alexander, Guarda, Luna. All: Schellas Hyndman.
Colorado Rapids: Pickens; Wallace (90′ Baudet), Wynne, Moor, Kimura; Mullan, Larentowicz, Mastroeni, Smith (89′ Thompson); Casey, Cunninghams (97′ Kandji). A disposizione: Joyce, Palguta, Claudio Lopez, Amarikwa. All: Gary Smith.
Ammoniti: Wallace, Smith, Casey (CR); Benitez (FCD).

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Genoa

Eduardo: 5
Dal portiere titolare della nazionale lusitana ci si aspetterebbe molto di più. Sul primo goal, che è una sua autorete, è sì sfortunato… ma anche troppo lento a deviare il tiro di Marchisio che poi finendo sul palo rimbalzerà sulla sua schiena per terminare la propria corsa in porta.

Ranocchia: 6
E’ il migliore dei suoi lì dietro.
(Dal 46′ Kharja: 6,5
Migliore in campo dei suoi, dà la scossa ad una squadra che nel secondo tempo, grazie a lui, si sveglia pur senza pungere con troppa convinzione.)

Dainelli: 5,5
Vista la sua esperienza ci si aspetterebbe molto di più.

Kaladze: 5,5
Già a Milano aveva dimostrato di fare ormai fatica a certi livelli.

Rafinha: 5,5
Giochicchia senza incidere.

Milanetto: 5,5
Altro giocatore dalla cui esperienza ci si aspetterebbe qualcosa di più. Randella ma senza ottenere grandi risultati.

Veloso: 5
Tra i peggiori in campo. Non per nulla non terminerà la partita.
(Dal 75′ Rudolf: s.v.)

Criscito: 5
Subisce tantissimo Krasic. Poi un pochino si riprende, ma la prestazione globale è comunque insufficiente.

Mesto: 5
Davanti non si fa vedere, dietro non aiuta come sa fare. Indubbiamente ha passato momenti migliori.
(Dal 46′ Destro: 6
Dimostra come sia assolutamente più che degno del nostro massimo campionato. Sarebbe forse giusto girarlo in prestito da qualche parte per farlo giocare con più continuità.)

M. Rossi: 6
La solita grande generosità.

Toni: 6
Si sbatte e batte tanto, ma riuscendo a cavare fuori ben poco da questa partita. Un goal in effetti lo segna, peccato solo lo realizzi di mano…

Juventus

Storari: 6
Bravo e fortunato. La sufficienza è comunque il minimo.

Motta: 6
Disputa un primo tempo senza infamia né lode. Avesse giocato la ripresa si sarebbe probabilmente guadagnato un voto più basso.
(Dal 53′ Sorensen: 6,5
Dietro non sbaglia nulla. Complimenti a chi l’ha scoperto: ci vuole un bell’occhio per capire che un ragazzino di una squadra di Serie B danese possa essere all’altezza della nostra Serie A!)

Bonucci: 6
Solita partita ordinata per lui, che comincia anche a trovare una buona intesa con il compagno di reparto.

Chiellini: 7
Domina Toni.

Grosso: 6
Partita discreta. Anche lui sembra comunque un altro giocatore rispetto all’anno scorso.

Krasic: 7
Gioca solo poco più di un tempo, ma è abbastanza per mettere il risultato in cassaforte.
(Dal 60′ Sissoko: 5
Come lui s’è involuto solo Amauri.)

Aquilani: 7
Le chiavi del centrocampo le ha in mano lui. E se il centrocampo juventino è oggi il migliore d’Italia non può che essere per buona parte merito suo. Peccato per il risentimento muscolare: patrimonio del calcio italiano, c’è da sperare non sia più martoriato dagli infortuni come in passato.
(Dal 79′ Salihamidzic: s.v.)

Melo: 6
Meno brillante che in altre occasioni.

Marchisio: 6,5
Bel match giocato dal prodotto del vivaio juventino, che pur non essendo un’ala pura si sta adattando piuttosto bene al ruolo.

Quagliarella: 6
Per il sacrificio meriterebbe mezzo punto in più. Ma spreca qualche palla di troppo provando tiri un po’ campati per aria. E’ comunque sempre il più positivo, là davanti. Sarà difficile non riscattarlo.

Iaquinta: 5
Troppo, troppo sciupone ed impreciso.

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Cominciamo con cinque partite sulla carta facili, quasi scontate… per poi passare ad altre cinque molto più ostiche, ma comunque di possibile realizzazione:

Salisburgo – Mattersburg 1 1,25
Charleroi – Genk 2 1,62
Copenaghen – Nordsjaelland 1 1,35
Manchester UTD – Wigan 1 1,20
Almeria – Barcellona 2 1,22

Nonostante in Europa League abbia dato del filo da torcere alla Juventus in campionato il Salisburgo sta faticando più di quanto ci si potesse aspettare. I rot-weiß, infatti, sono solo al sesto posto (su dieci) in Bundesliga, a dieci punti dal Josko Reid capolista. Il Mattersburg però è messo ancora peggio, essendo penultimo a più due sul Lask Linz. I Red Bull, insomma, dovranno rilanciarsi proprio partendo dalla partita con il Mattersburg.

 Si consumerà il più classico dei testa-coda, invece, in Belgio: la capolista Genk farà infatti visita allo Charleroi per continuare il proprio cammino verso la possibile vittoria della Jupiler League che i de Mijnjongens Genkies potrebbero ottenere al termine del campionato. Il divario tra le due compagini è di ventisei punti, accumulatosi in quindici sole giornate di campionato. Vittoria sulla carta praticamente scontata posto anche che lo Charleroi ha vinto una sola partita perdendone invece ben dieci.

Quasi scontata anche la vittoria che dovrebbe riportare il Copenhaghen contro il Nordsjaelland: assoluti dominatori del campionato i Løverne non dovrebbero avere problemi ad avere la meglio sui noni della SAS Ligaen.

Non dovrebbe avere problemi nemmeno lo United in casa col Wigan. E chissà che a risolvere il match non sia Macheda, che negli ultimi due incontri disputati (uno con i Red Devils, l’altro in under 21) ha realizzato tre reti…

Chiudo, prima di passare a partite sulla carta più complesse, con la possibile vittoria del Barça ad Almeria.

Portogruaro – Siena 2 2,05
Fulham – City 2 2,35
Villareal – Valencia 1 1,95
Blackpool – Wolves 1 2,45
Bristol – Leicester 2 2,25

Il Siena fa visita al Portogruaro per continuare il buon inizio di campionato avuto dalla squadra Toscana. Vincere lontano da casa non è mai facile, ma di certo sono proprio i senesi ad essere favoriti.

Come sa chi segue il mio blog con costanza non apprezzo particolarmente il gioco attuale del City. Nel contempo, però, la forza della squadra è indubbia. Vinceranno a Londra?

Darei poi credito al Villareal di Giuseppe Rossi che giocherà uno scontro diretto con il Valencia: le due squadre, terza e quarta del campionato, daranno sicuramente vita ad un contro acceso. E chissà che non sia proprio l’italiano, dato vicino al Barcellona, a risolvere la partita.

Osticissimo il match tra Blackpool e Wolves, rispettivamente quindicesima e diciannovesima in Premier League. I primi hanno infatti vinto una sola partita di fronte al proprio pubblico e potrebbero raddoppiare proprio in questo week-end.

Di contro, e chiudo, il Leicester potrebbe ottenere la terza vittoria esterna a Bristol, col City capace di vincere una sola volta ad Ashton Gate.

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Il 25 aprile del 1947 nacque, in quel di Amsterdam, uno dei giocatori più forti, famosi ed apprezzati dell’intera storia calcistica mondiale: Hendrik Johannes Crujiff.

Il suo impatto sul mondo del calcio, infatti, sarà assolutamente significativo. Tre palloni d’oro, del resto, non si vincono per caso. Così come non si viene eletti per caso come secondo miglior giocatore dello scorso secolo dall’IFFHS.

Ripercorrerne la carriera sarebbe un lavoro interessante, sicuramente. Ma è qualcosa che è stato già fatto più volte e da persone sicuramente più indicate di me, quindi sarebbe piuttosto inutile probabilmente.

In tal senso, comunque, mi permetto di consigliarvi un libro: “Mi piace il calcio ma non quello di oggi”, scritto dallo stesso Johan ed in cui l’ex stella dell’Olanda anni settanta svela un po’ il suo modo di vedere questo sport.
Racconta qualcosa che, probabilmente, non viene raccontata nemmeno negli articoli più esaustivi sulla sua persona.

Torniamo all’oggetto di questo pezzo, comunque.

Cruijff: la saga continua.

Perché il nostro Hendrik Johannes non fu il solo Cruijff a tastare campi calcistici di una certa importanza.
Dopo di lui, infatti, arrivò Jordi (chiamato così in onore di San Giorgio, patrono della città di Barcellona cui è legata a doppio filo la famiglia Cruijff, come vedremo), figlio dello stesso Johan.

Nato il 9 febbraio del 1974 ad Amsterdam non arrivò mai, nel corso della sua carriera, a sfiorare anche solo lontanamente le vette raggiunte dal padre. Nonostante questo disputò comunque una carriera di buon livello, pur schiacciato dal nome che si portava sulle spalle.

Anche lui, come il padre, giocò nel Barcellona (con cui disputò due stagioni in prima squadra ed altre sette nelle giovanili). Ma non solo: ebbe anche l’opportunità di vincere un paio di campionati con il Manchester United.

Ma anche di Jordi avrete già sicuramente parlare.

La saga continua, dicevo. Perché continua anche ai giorni nostri.

L’ultimo della stirpe Cruijff, infatti, è Jesjua Andrea Angoy Cruijff, figlio dell’ex portiere del Barcellona Jesús Mariano Angoy e di Chantal, a sua volta figlia di Johan e sorella di Jordi.

E dove potrà mai giocare l’ultimo dei Cruijff, se non nelle giovanili del Barcellona?

Più precisamente il nostro Jesjua milita attualmente nel Juvenil B, formazione allenata da un altro ex giocatore del Barça, Sergi Barjuan, di cui vi ho parlato giusto ieri.

A differenza del nonno e dello zio, però, Jesjua non è un giocatore con doti prettamente offensive. Il suo ruolo naturale, infatti, è oggi quello di terzino sinistro.

Non avendolo mai visto giocare non potrò fare i miei soliti sproloqui rispetto a quali siano le sue caratteristiche e le sue prospettive. Ma due parole sul nipote di uno dei più grandi campioni della storia era giusto scriverle.

Riuscirà anche lui, come successo al nonno ed allo zio, a giocare nella prima squadra del Barcellona?

Chi vivrà vedrà.

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Di situazioni simpatiche ne succedono un po’ tutti i giorni nello sconfinato mondo del calcio, purtroppo non si ha sempre la possibilità ed il tempo di riportarle e commentarle.

Oggi, però, non posso proprio fare a meno di segnalarvi quanto accaduto al trentaseiesimo minuti dell’amichevole disputata giusto ieri sera tra Portogallo e Spagna (finita, per la cronaca, quattro a zero in favore dei lusitani con reti di Martins, Postiga, Almeida ed autogoal di Ramos) quando il solito straripante Cristiano Ronaldo si porta in area di rigore e dopo essersi liberato con uno dei suoi classici giochetti del diretto marcatore, finito a terra in una scivolata molto approssimativa fatta nel vano tentativo di strappargli il pallone, fa partire un pallonetto a scavalcare Casillas con l’esterno del piede toccando il pallone come solo un fuoriclasse come lui sa fare.

La traiettoria che il suo destro disegna, infatti, è praticamente perfetta: tocco morbido che fredda Casillas, scavalcandolo, per correre leggero verso il fondo della rete spagnola.

Proprio nel varcare la linea di porta, però, il pallone sarà colpito dalla testa di Nani, che proverà a rubare al proprio capitano un goal già fatto. Cosa questa di per sè già esecrabile, dal mio punto di vista.

Ma non è finita: nel momento in cui Ronaldo toccherà il pallone per far partire il pallonetto, infatti, Nani si troverà in posizione di fuorigioco. Andando a colpire la palla prima che questa varchi la linea, quindi, finirà con il realizzare una rete irregolare, vanificando tutto lo splendido lavoro del fenomeno attualmente in forza al Real Madrid.

Che non la prende benissimo, come potete vedere dalle immagini…

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La passione che nutro nei confronti del calcio è sconfinata, penso lo si sia capito.
Così come quei pochi che seguono in maniera più o meno giornaliera questo blog non possono non aver capito anche come io abbia sempre un occhio di riguardo nei confronti del calcio giovanile.

E’ lì, del resto, che nascono i campioni del futuro.

Ecco perché vorrei cominciare a parlare un po’ di e con il mondo calcistico giovanile. Qualche scheda di giovani dal potenziale interessante già l’ho fatta, così come spesso vi ho dato conto di alcune competizioni giovanili (per nazionali quanto per club, come il Viareggio).
Ora direi di estendere un po’ il discorso, parlando più nello specifico di un dato settore giovanile o di una certa scuola calcio.

Il tutto iniziando da Barcellona.
Perché da sempre provo un’attrazione irrazionale e recondita verso i colori blaugrana. Ma più che questo impulso a farmi apprezzare il lavoro svolto nella cantera catalana sono i grandissimi risultati acquisiti nel corso degli ultimi anni. I giocatori portati in prima squadra, infatti, sono tantissimi, molti dei quali sono stati poi capaci di imporsi anche in nazionale spagnola andando quindi a formare l’ossatura di quella squadra capace di vincere, nel corso di due anni, Europeo e Mondiale.

Perché davvero da tempo, ormai, i dirigenti del Barça mettono un’attenzione maniacale nel curare il proprio settore giovanile, ben sapendo cosa questo possa voler dire per la prima squadra e quali possano essere gli effetti benefici sulla stessa di un lavoro certosino con la cantera.

Avendo potuto seguire il match proprio tra lo Juvenil B, formazione composta da ragazzi delle classi 93 e 94 (con qualche 95 a condimento del tutto), ed il Castelldefels, quindi, mi sono sentito in dovere di parlarne perché, al solito, in quel di Barcellona stanno svolgendo ancora una volta un grandissimo lavoro con i loro giovani.

Partiamo da un assunto, quindi. A scontrarsi sono la squadra capace di dominare, fino a questo momento, il Gruppo 7 – quello catalano, appunto – ed una, il Castelldefels, navigante nelle zone basse della classifica, al quattordicesimo posto (su diciotto squadre).
La forza delle due squadre, quindi, non era minimamente paragonabile già ancor prima che iniziasse la partita. Ma del resto il dominio dell’equipe allenata da Sergi Barjuan, terzino sinistro che giocò nel Barça nel corso degli anni novanta, è tutt’altro che casuale: squadra compatta, aggressiva e, soprattutto, molto talentuosa, quella blaugrana.

Ma parliamo della partita: il Barça scende in campo con una disposizione tattica che ricalca più o meno fedelmente quella della prima squadra. E’ risaputo, infatti, che il metodo Barcellona consista anche in questo: dare la stessa impostazione tattica a tutte le squadre della cantera di modo che in futuro sarà più semplice per un giovare acclimatarsi alla prima squadra posto che verrà calato in un ruolo che già conosce alla perfezione dovendo quindi semplicemente replicare movimenti già assunti da tempo.

Davanti al portiere, Sergi Tienda, viene quindi schierata una linea a quattro composta da Adrià Escribano sulla destra, il camerunense Macky Bagnack ed il dominicano Carlos Martinez come centrali e Brian Olivan a fungere da terzino sinistro. A centrocampo, poi, spazio a Fernando Quesada (già nazionale under 16 e 17) a fungere come regista basso con ai propri fianchi il macedone David Babunski ed il connazionale Jordi Quintillà. L’attacco, schierato a tre, vede poi agire i camerunensi (ben tre, nell’undici titolare di questa Juvenil B blaugrana) Olivier Moussima e Jean Marie Dongou rispettivamente come ala destra e centravanti, con lo spagnolo Cristian Herrera a completare il quadro come ala sinistra.
Al dodicesimo della ripresa, poi, Moussima lascerà il posto al nigeriano Mamadou Sylla mentre al ventunesimo Brian verrà sostituito da Aitor Ruano che si piazzerà centralmente al fianco di Bagnack, con Carlos spostato sulla fascia sinistra. Alla mezz’ora, infine, Pol Roigè prenderà il posto di Cristian, scambiandosi però di fascia con Sylla mentre quattro minuti più tardi Roger Canadell sostituirà Escri.
Cambio tattico, quest’ultimo: con un centrocampista per un terzino, infatti, Sergi deciderà di modificare il proprio modulo passando da uno zemaniano 4-3-3 iniziale ad un più zaccheroniano 3-4-3 con Bagnack, Carlos e Ruano in difesa ed una mediana composta dal nuovo entrato, Babunski, Jordi e Nando.

Ed è subito proprio il Barcellona, forte della grandissima tecnicità di un po’ tutti i suoi interpreti, a prendere e tenere saldamente in mano il pallino del gioco. I primissimi minuti non sono comunque giocati su ritmi eccezionali, con i padroni di casa che si accontentano di far girare palla in maniera molto tranquilla aspettando il momento giusto per colpire.

Momento che arriva dopo cinque soli minuti di gioco quando Moussima è atterrato sulla trequarti e Brian va a calciare in mezzo il pallone, con una conclusione potente e tagliata che pesca sul secondo palo Bagnack che svetterà nell’area avversaria per bucare l’estremo difensore del Castelldefels. Rete confezionata da due difensori, quindi, con il centrale camerunense che potrà festeggiare coi propri compagni la prima marcatura della sua stagione.
Perfetti, nell’occasione, sia il cross del terzino sinistro spagnolo che l’inserimento ed il colpo di testa del centrale africano.

E’ comunque un dominio assoluto quello dei giovani catalani che pur senza strafare  fanno vedere ben poco il pallone agli avversari. Così cinque minuti dopo la rete del vantaggio i ragazzi di Sergi costruiscono un’azione che vale la massima punizione: Carlos Martinez porta palla oltre la metà campo e serve Cristian che gira di prima in direzione di Babunski; il centrocampista macedone, quindi, offre la sfera al limite a Dongou che dopo essere penetrato in area tenendo alle proprie spalle il diretto marcatore viene atterrato dallo stesso. L’arbitro non ha quindi la benché minima esitazione e concede, appunto, il rigore.
Sul dischetto si presenta lo stesso Dongou, che spiazzerà facilmente il portiere avversario con un piatto destro ad incrociare. Due a zero, due reti camerunensi. Anche questa è globalizzazione.

Dominio assoluto, dicevo. Perché parlarne non rende bene l’idea, ma è palese come questi ragazzi abbiano già assorbito in pieno la mentalità barcelloneta: non buttano via un pallone che sia uno, dribblano solo quando necessario ed utile allo sviluppo dell’azione, costruiscono fitte trame di passaggi per creare falle nella difesa avversaria, sino poi a colpire.
Possesso palla che non saprei quantificare, ma assolutamente in netto favore della squadra di casa. Che però, un po’ proprio come la prima squadra, non convertirà questo dominio a livello di possesso in una caterva di tiri in porta. Anche a questi ragazzi, insomma, pare piaccia abbastanza specchiarsi nella loro bellezza.

Il dominio di cui parlavo, comunque, si concretizza una terza volta in rete a cinque minuti dal termine del primo tempo. Ed è un’azione, quella che porta al tre a zero, che mette in mostra tutte le qualità di palleggio dei blaugrana, certo, ma anche tutta la tranquillità con cui riescono a giocare questi ragazzi: Carlos manovra sulla propria trequarti scambiando il pallone prima con Babunski e poi con Brian, senza però avanzare di un metro.
Vedendo, dopo questi due tentativi, i ragazzi del Castelldefels arretrare, quindi, il centrale dominicano porterà palla per qualche metro, temporaggiando molto affinché qualche suo compagno potesse liberarsi per ricevere il passaggio. Una volta visto Nando muoversi a dovere, quindi, lo servirà con un passaggio potente e preciso che sarà smorzato di prima intenzione dal regista del Barça in favore di Quintillà. La mezz’ala sinistra della formazione catalana, a sua volta, aprirà il gioco per Cristian che avrà inizialmente qualche difficoltà nel controllare il pallone, riuscendo comunque a tenerlo in campo. Chiusa sul fondo, quindi, l’ala spagnola alleggerirà all’indietro su Babunski, che girerà immediatamente il pallone a Dongou. Un paio di doppie finte per la punta camerunense che stordirà il proprio diretto marcatore e dopo averlo saltato servirà centralmente un pallone che Nando dovrà solo depositare in rete, per il più facile dei rigori in movimento.
Tanto di cappello.

Non c’è proprio partita e a confermarlo ci pensa Cristian che a nove minuti dall’inizio della ripresa firma il quattro a zero: Babunski strappa a Manel una palla che dopo il rimpallo termina a Carlos il cui break centrale va a mettere in movimento l’ala sinistra blaugrana che dopo aver saltato con un po’ di fortuna un avversario si porterà al limite dell’area per saltare l’estremo difensore avversario con un pallonetto delizioso.

Una foto dell'Infantil B del Barça di qualche anno fa. Nella stessa è possibile riconoscere Pol Busquets, Brian Olivan, Aitor Ruano, David Babunski, Fernando Quesada, Cristian Herrera, Pol Roigè e Olivier Moussima, tutti giocatori che fanno parte dell'attuale Juvenil B

Non solo possesso, comunque. I ragazzi di Sergi dimostrano infatti di saper colpire anche in contropiede al ventisettesimo della ripresa quando sugli sviluppi di un corner a favore del Castelldefels arriva la ripartenza velocissima del Barça con Babunski che al limite della propria area verticalizza per Cristian il quale dopo aver controllato il pallone all’altezza della metà campo lancerà in profondità l’arrembante Sylla.
Qui, va detto, bisogna attribuire delle colpe al malcapitato portiere del Castelldefels: sul filtrante dell’ala sinistra blaugrana, infatti, prova ad uscire dai pali per tentare l’anticipo sull’ala destra nigeriana che è però infinitamente più rapida di lui ed arriverà prima sul pallone, battendolo poi con un pallonetto – il secondo del match – che farà terminare la corsa del pallone all’interno dello specchio di porta, per il cinque a zero.

E non è finita qui: al trentacinquesimo arriva anche il sesto. Quintillà recupera palla sulla propria trequarti e serve Babunski che non ci pensa due volte prima di servire Sylla sulla sinistra. Un volta in possesso di palla, quindi, il nigeriano temporeggerà attirando su di sè la lieve pressione di tre avversari per far filtrare poi un pallone in direzione di Dongou che taglierà in area per battere con un tocco di prima intenzione il portiere avversario.

Come potete vedere in questo rapido racconto di quanto avvenuto in partita mi sono limitato a parlare esclusivamente dei goal, senza riportare azione per azione quanto successo. E già solo scrivendo dei goal ne ho dovute usare di parole, eh!

Non c’è stata proprio storia, comunque. E il risultato immagino lo palesi piuttosto bene. Ma anche al di là di esso debbo dire che c’è stata una sola squadra in campo: la squadra allenata da Sergi, infatti, ha fatto il bello ed il cattivo tempo, pungendo ogni qualvolta decideva di accelerare e subendo in fase difensiva esclusivamente quando commetteva una qualche disattenzione dovuta ad un calo di concentrazione o quando, specchiandosi troppo, finiva per perdere palloni sanguinosi (cosa, quest’ultima, accaduta una o due volte in novanta minuti, in realtà).

Ma detto della partita diciamo due parole anche sull’andamento in campionato di questi ragazzi, prima di scendere sul piano personale e andare a parlare un pochino di loro uno ad uno.
Sergi ed i suoi guidano attualmente il Gruppo 7 della Liga Nacional Juvenil con 28 punti guadagnati in 10 partite frutto di 9 vittorie ed 1 pareggio. Serve dire altro? No, non servirebbe. Ma una cosa almeno la devo aggiungere: alla voce goal subiti, infatti, il dato che troviamo è quasi choccante. 1. Ecco quanti goal ha subito (a fronte dei 28 realizzati) la Juvenil B del Barça nelle prime dieci giornate di campionato.

Come è possibile tutto ciò?

Presi singolarmente in realtà i difensori del Barcellona non sembrano essere marcatori irresistibili così come il portiere non ha dimostrato di avere oggi i numeri per essere considerato un novello Casillas.
Ma più in generale, del resto, non c’è stato un giocatore a svettare sugli altri. Per intenderci: nessuno dei giocatori scesi in campo ha dimostrato di avere oggi i numeri del fuoriclasse di livello assoluto.

A fare la differenza, infatti, è stato il gioco di squadra.
Abbinato alle grandi qualità tecniche degli interpreti (come detto non c’è stata storia, livello troppo diverso tra le due compagini), certo. Ma è proprio il gioco di squadra l’elemento su cui è imperniata questa squadra.

La difesa si muove infatti all’unisono, quasi come se fosse una cosa sola. E davanti ad essa centrocampisti ed attaccanti effettuano un pressing non asfissiante ma costante, che scherma in maniera quasi ottimale la difesa stessa.
In fase offensiva, invece, la grandissima circolazione di palla di cui ho ampiamente parlato già in precedenza può risultare molto funzionale a far cadere gli avversari. Con un po’ di cinicità in più, comunque, è probabile che le reti fatte in queste prime dieci giornate di campionato sarebbero ben più di ventotto…

Ma detto e descritto piuttosto ampiamente i pregi della squadra in quanto tale vediamo di dire due paroline anche sugli interpreti impiegati dall’ex terzino della prima squadra e della nazionale iberica nel match in questione.
Cominciando dal portiere, ovviamente.

A difendere i pali della porta blaugrana ci ha pensato Sergi Tienda Gutiérrez, ragazzo spagnolo nato nell’agosto del 94 che, in tutta sincerità, non mi ha entusiasmato particolarmente. Le occasioni per mettersi in mostra, è vero anche questo, non sono certo state un’infinità ma pur senza aver combinato pasticci irrimediabili non mi ha mai dato l’impressione di particolare sicurezza anche negli interventi più semplici.
Ha solo sedici anni, comunque, e molto tempo per crescere.

Adrià Escribano Meroño, il più “vecchio” della rosa a disposizione di Sergi con i suoi diciotto anni da compiere il prossimo dieci gennaio, ha invece occupato il ruolo di terzino destro sino alla sua uscita dal campo. Ordinato, pulito negli interventi, non ha spinto moltissimo in fase offensiva, limitandosi più che altro al compitino.

Già diverso invece il discorso da fare nei confronti di Brian Oliván Herrero, terzino sinistro classe 94. Oltre a svolgere diligentemente i compiti assegnatigli in fase difensiva, infatti, si è proposto con maggior continuità in fase offensiva, mettendo in mostra doti discrete. Il suo pezzo forte, comunque, sembrerebbe essere il suo piede sinistro: notevole, in tal senso, la punizione battuta dopo cinque soli minuti di gioco in favore di Bagnack, bravo a sfruttare quel cross per sbloccare il risultato. E la precisione di calcio per un terzino è una qualità spesso sottovalutata, ma che può fare la differenza a certi livelli.

Centralmente hanno poi agito Macky Frank Bagnack Mouegni e Carlos Julio Martínez Riva.
Il primo, classe 95, è un camerunense già notevolmente dotato fisicamente. Nonostante i quindici anni, infatti, svettava sulla maggior parte degli altri giocatori in campo… senza saltare. E proprio il fisico sembra essere la sua qualità peculiare. Qualora crescendo – e di tempo ne ha, vista la giovanissima età – dovesse mettere su qualche chilo di muscoli non mi stupirei se già così entrasse in un certo giro buono. Notevole, per altro, anche la personalità con cui è stato in campo. Certo che comunque non è tutto oro ciò che luccica: proprio in questo senso va quindi detto anche come tecnicamente sia ancora un po’ grezzo e che lo staff tecnico della cantera blaugrana dovrà lavorarci su parecchio. Se tutte queste componenti dovessero allinearsi nel giusto ordine, comunque, il buon Bagnack finirà sicuramente a giocare nella Liga (o simile).

Il secondo è invece un dominicano classe 94. Più elegante del compagno di reparto è sembrato essere lui a dirigere il reparto quanto, spesso, ad impostare. Niente male di certo, anche se andrebbe rivisto contro avversari più impegnativi.

Davanti alla difesa ha poi agito il capitano della squadra, Fernando Quesada Gallardo.
Di primo acchito verrebbe subito da dire “Questo è il nuovo Guardiola”, perché tatticamente si somigliano veramente parecchio. Nel contempo, però, il buon Nando, che pure proprio a livello tattico dimostra un’intelligenza già matura, non ha, oggi, un piede nemmeno lontanamente paragonabile a quello dell’attuale allenatore della prima squadra. Di certo, comunque, il materiale su cui lavorare c’è anche in questo caso, ed è tutt’altro che disprezzabile. Avendo solo sedici anni ha infatti ancora diverse stagioni per crescere, il più è che riesca a farlo sensibilmente.

Jordi Quintillà Guasch, classe 93, si è invece visto pochino. Il tutto nonostante l’età (era infatti tra i più grandi in campo) ed il numero di maglia (il 10). Anch’esso molto ordinato e preciso in ogni giocata, comunque, andrebbe rivisto in situazioni più probanti.

Di contro mi ha fatto un’ottima impressione David Babunski: il centrocampista macedone, classe 94, ha infatti disputato una partita su livelli indubbiamente più alti dei suoi due compagni di reparto disimpegnandosi spesso egregiamente in entrambe le fasi di gioco e dimostrando grande visione di gioco ed ottima tempestività con tutti quei passaggi effettuati dopo qualche frazione di secondo dal ricevimento della palla.
E’ cresciuto molto nell’ultimo anno, irrobustendosi anche a livello fisico. La strada è quella giusta per far parlare di sè.

Olivier Moussima Ebongue mi ha invece deluso parecchio. Perché da quando è arrivato a Barcellona ha sempre messo in mostra grandi qualità come esterno offensivo, ma contro il Castelldefeles ha combinato proprio pochino.
Di lui si dice abbia fatto rimanere a bocca aperta Eto’o con numeri di alta scuola che spero possa mostrare presto anche al sottoscritto.

E un pochino, nonostante sia risultato più che decisivo nella goleada della sua squadra, mi ha deluso anche Jean Marie Dongou Tsafack. Il perché è tanto semplice quanto composito: da una parte avendo già sentito parlare di lui come di nuovo Eto’o (ma del resto vista la provenienza ed il ruolo non poteva che essere così) mi sarei aspettato una prestazione più brillante, dall’altra perché ha messo in mostra un tiro assolutamente non all’altezza della situazione.
Proprio quello, secondo la mia personalissima opionione, è il fondamentale su cui il buon Dongou, che è comunque solo un classe 95, dovrà lavorare di più nei prossimi anni.

Il migliore del reparto offensivo, insomma, è stato Cristian Herrera Fontanella: ala sinistra classe 94, ha messo in mostra un dribbling discreto, una grande tecnica di base e tanta voglia di fare. Nel suo ruolo in realtà il talento si spreca in Spagna, quindi dovrà sicuramente crescere molto per imporsi. Ma anche in questo caso le fondamenta sono solide, qualcosa di buono lo si può costruire.

Infine va citato il nigeriano Mamadou Sylla, che ha una grandissima qualità: la velocità. Rapidissimo, davvero. Ma anche discretamente capace di controllare la palla in corsa, quanto dotato di una tecnica di base tutto sommato accettabile.

Insomma: nessuno di questi ragazzi ha dimostrato oggi di essere un fenomeno, ma tutti quanti hanno qualità importanti e, soprattutto, se schierati assieme formano uno squadrone quasi imbattibile.

Si parla tanto di “modello Barça”, ma poi in pochi sanno realmente cosa sia.
E, beh… io che personalmente l’ho sempre “studiato” essendone stregato ho provato a raccontarvi qualcosina di una componente di questo modello: la squadra Juvenil B.

Chiudo questa tappa del viaggio all’interno del mondo giovanile Blaugrana con due curiosità.

La prima riguarda il commentatore di Barça TV, che effettua la sua telecronaca in catalano e non in spagnolo. Forse un po’ campanilista come cosa, ma sicuramente altrettanto simpatica.

La seconda riguarda invece uno dei giocatori a disposizione di Sergi, Jessua Andrea Angoy Cruyff.
Sì, Cruyff.

Vi ricorda niente?

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CRONACA

La partita comincia subito su buoni ritmi: le due squadre si fronteggiano infatti con la leggerezza tipica di un’amichevole e non essendo psicologicamente pressati dalla necessità di fare punti giocano a viso aperto, pur senza riuscire a farsi male da subito.

Buona l’azione costruita all’ottavo minuto dagli Azzurrini, che una volta portatisi in area non riescono però a colpire a rete, venendo chiusi in corner dall’attenta difesa turca.
Un solo minuto e gli ospiti si portano vicini alla rete: tiro da posizione siderale di Alter che trova impreparato Seculin, lento a distendersi alla sua destra, salvato solo dal palo. E’ questo il primo squillo, per quanto un po’ estemporaneo, del match.

Sono proprio i turchi ad essere più pimpanti: all’undicesimo Emre salta facile  Caldirola e si lancia verso la nostra area di rigore, liberandosi anche della pressione di Romizi prima di impensierire Seculin con un tiro dal limite.

Al quarto d’ora arriva la prima sostituzione: Riccardo Brosco, centrale scuola Roma attualmente in forza alla Triestina, ha infatti dei problemi alla schiena e lascia il posto al giovanissimo Camporese, diciottenne difensore aggregato alla Primavera Viola con già una presenza in prima squadra.

Al diciottesimo, quindi, si fa vedere l’Italia: D’Alessandro manovra al limite dell’area e pennella un pallone per l’arrembante Fabbrini che si coordina cercando la mezza rovesciata senza però riuscire a colpire bene il pallone. Ne esce quindi un assist involontario per Destro, colto però in posizione di fuorigioco. Il centravanti genoano, comunque, era stato pescato in fuorigioco dalla terna arbitrale.
Tre minuti e Ozcan, portiere turco, rischia di commettere una sciocchezza un po’ come il buon Timur Juraev. Sulla pressione di Destro, infatti, perde palla, riuscendo però poi a chiudere la punta Azzurra in angolo.

Proprio sugli sviluppi dell’angolo il portiere del Genclerbirligi estrarrà dal cilindro la paratona con cui impedirà allo stesso Destro di portare in avanti gli Azzurrini: sul colpo di testa del centravanti ex Inter, infatti, Ozcan risponderà d’istinto a mano aperta, salvando il risultato.
Bellissima azione corale al ventisettesimo: Romizi, Macheda, Destro e Fabbrini costruiscono un’azione da applausi scroscianti. Sul tiro del nostro capitano, però, arriva l’intervento – piuttosto pazzo – di un difensore turco, che lo chiuderà in corner.

Occasionissima, al trentaduesimo, per la Turchia: cross da destra, controcross al volo, Sahin tutto solo al limite dell’area piccola mette alta di testa. Difesa Azzurra un po’ in affanno, nell’occasione.
Al quarantunesimo, però, sono gli Azzurri a passare: Macheda parte da destra e s’accentra per scaricare a Fabbrini tagliando alle spalle della difesa turca, ricevendo il passaggio di ritorno dal proprio capitano battendo quindi Ozcan con un tocco morbido di sinistro. 1 a 0!

L’Italia però non si accontenta e tre minuti più tardi ci riprova: Destro riceve al limite e gira subito palla a D’Alessandro che dopo essersi accentrato scarica di sinistro poco oltre la traversa della porta difesa da Ozcan.
Nel recupero, poi, sarà Romizi a provarci da fuori, trovando però la pronta risposta dell’estremo difensore del Genclerbirligi, che chiuderà di fatto la prima frazione di gioco.

La ripresa inizia con tre novità tra le fila azzurre: Borini in campo al posto di Destro, Perin per Seculin e Giandonato inserito in sostituzione di Soriano.

E’ un’Italia che parte un po’ come aveva chiuso la prima frazione, tenendo il pallino di gioco nelle proprie mani. Pur, però, senza riuscire a colpire la retroguardia turca con continuità.

Al decimo grande azione azzurra: Romizi effettua un lancio lungo stupendo per Borini che controlla e salta due uomini con un sombrero, finendo però a terra sull’ostruzione di un avversario. L’arbitro, però, non fischia un rigore per quanto mi riguarda solare.
La rete è però nell’aria e a segnare è ancora Macheda: D’Alessandro e Romizi costruiscono con un bel triangolo la palla buona, bucando poi con un filtrante dell’ala scuola Roma la retroguardia turca, molto alta nel caso, lanciando la punta in forza al Manchester che salterà facilmente Ozcan per depositare poi la palla in rete.

Al cinquantottesimo escono D’Alessandro e Macheda per fare posto a Tattini e Gabbiadini.

Pochi minuti ed è proprio la punta scuola Atalanta che viene lanciata dallo splendido filtrante di Giandonato verso la porta turca, venendo però fermato per un fuorigioco più che dubbio.
Sul ribaltamento di fronte è invece Serdar a portarsi vicino alla rete, concludendo però di poco alto sulla traversa.

Al sesantottesimo, quindi, entrano anche Misuraca e Biraghi al posto di Fabbrini e Crescenzi. Con una linea difensiva, quindi, che va a formarsi con due ragazzi cresciuti nell’Inter (Donati e Caldirola) più uno a tutt’oggi aggregato alla Primavera della società di via Durini. Poco più tardi altro triplo cambio: Rizzo, Tonelli e Faraoni per Romizi, Donati e Caldirola.

I tanti cambi, quindi, spezzano il ritmo di una partita che va quindi spegnendosi.

Poco oltre la mezz’ora della ripresa è quindi Misuraca a provare a riaccenderla: la sua conclusione dal vertice sinistro dell’area turca non trova però lo specchio di porta e si spegne, ben controllata da Ozcan, di fianco al palo alla destra dell’estremo difensore turco.
Un minuto e l’Italia si porta vicino al goal: Borini serve Gabbiadini con un tacco volante con la punta scuola Atalanta che serve sulla sinistra Misuraca il quale alleggerisce su Biraghi. Il cross del terzino sinistro interista è immediato e serve nel centro lo stesso Gabbiadini che si avventerà sulla palla come un condor tuffandosi di testa e cogliendo il palo.

A otto dal termine è invece Borini a rendersi pericoloso: servito da Gabbiadini si presenterà a tu per tu con Ozcan, venendo però disturbato alle sue spalle e non riuscendo a colpire a rete.

Ad un minuto dal termine, quindi, leggerezza di Tonelli che effettua uno sciagurato passaggio centrale in direzione di Camporese, che viene però anticipato da Ismail che dopo essersi impossessato del pallone punterà la porta azzurra per bucare facilmente Perin per la rete che chiuderà il match sul 2 a 1 in favore dei padroni di casa.

COMMENTO

I primi dieci minuti del match sono piuttosto equilibrati, con le due squadre che si fronteggiano a viso aperto senza pero riuscire a pungersi particolarmente.

Una volta sciolti per bene i muscoli, poi, sarà la Turchia ad uscire con maggiore personalità, guidata dalle giocate di un ottimo Emre capace di mettere in costante difficoltà la nostra retroguardia.

Una volta prese le misure alla squadra avversaria, però, gli Azzurrini inizieranno a mettere sotto gli ospiti: imbavagliato Emre, infatti, i turchi inizieranno ad avere notevolissime difficoltà in fase di costruzione e non riusciranno più a pungere un granché dalle parti di Seculin. Di contro saranno quindi i nostri ragazzi che sfruttando in particolar modo lo stato di forma di Romizi e le capacità tecniche del poker d’assi D’Alessandro-Macheda-Destro-Fabbrini creeranno non pochi grattacapi alla retroguardia avversaria, trovando la rete in chiusura di primo tempo proprio sull’asse Macheda-Fabbrini, due giocatori già inseriti da Casiraghi nel precedente ciclo di under 21, pur con alterne fortune (il primo venne infatti convocato più volte, vedendo però pochissimo il campo ed essendo spesso anche confinato in tribuna; il secondo trovò il suo posto in squadra solo nelle ultime partite di convocazione, quando avrebbe indubbiamente dovuto giocare con continuità già da tempo posto quanto mostrato con la maglia del suo Empoli).

La ripresa sarà giocata invece su ritmi più blandi e, soprattutto, con qualche indecisione tattica in più, visti i tanti cambi.

Proprio nella ripresa, però, i nostri ragazzi legittimeranno il vantaggio giocando indubbiamente meglio degli avversari, ormai domati, e trovando anche il raddoppio col solito Macheda bravo a sfruttare una bella triangolazione costruita sull’asse D’Alessandro-Romizi, per poi costruire diverse altre azioni degne di nota, come quella con la quale Gabbiadini andrà a cogliere il palo alla sinistra di Ozcan con un tuffo di testa arrivato sugli sviluppi di un’azione manovrata in cui i nostri ragazzi dimostreranno di saper far girare palla sfruttando il campo in tutta la sua ampiezza per poi provare a colpire a rete.

Inizia bene, quindi, l’avventura di Ciro Ferrara sulla panchina della nazionale under 21: inizia con una vittoria convincente su di una squadra onesta e ben messa in campo.

Dire oggi dove possano arrivare questi ragazzi non sarebbe avventato. Di più.

Però è indubbia una cosa: le annate 90/91/91, che costituiscono un po’ il fulcro di questa squadra, sono ricchissime di giocatori interessanti, indubbiamente più di quelle dell’88 e dell’89 (tanto è vero che molti giocatori dell’ultimo biennio erano proprio 90 o 91 sotto età).
Se sapranno lavorare con intelligenza, applicazione e sacrificio, quindi, potranno indubbiamente togliersi e toglierci qualche soddisfazione nel corso del prossimo biennio.

MVP

Una menzione d’onore, quantomeno, se la merita il buon Federico Macheda, mattatore del match con la sua doppietta.

Oggi, però, mi sento di premiare un altro ragazzo che pur non avendo realizzato né goal né assist e quindi non avendo inciso in maniera così diretta sul match, è stato, a mio avviso, il migliore in campo.
Parlo di Marco Augusto Romizi, centrocampista tuttofare attualmente in forza alla Reggiana che si è dannato l’anima, in mezzo al campo, per garantire alla squadra di Ferrara quegli equilibri necessari quando si vuole portare a casa il match.

E proprio il buon Romizi è la dimostrazione di quanto il calcio italiano non punti sui giovani: ormai ventenne, infatti, si trova a giocare non in Serie A né in Serie B, quanto più in Lega Pro. Il tutto nonostante fosse stato eletto come miglior centrocampista della fase finale del Campionato Primavera di due anni fa.

Ma, appunto, in Italia si fa fatica a dare spazio ai giovani così che Marco, per trovare spazio e giocare con regolarità, è dovuto scendere sino in Lega Pro.

Oggi, comunque, ha giocato davvero alla grande. Uomo ovunque della nostra mediana, infatti, ha retto praticamente da solo il nostro centrocampo dando una mano in fase d’impostazione (in effetti, a ben vedere, il suo zampino nel 2 a 0 c’è perché è proprio lui a scambiare con D’Alessandro, che poi lancerà Macheda verso il raddoppio) quanto, soprattutto, in fase di non possesso, tappando tutte le falle, pressando ogni portatore di palla che partisse centrale e andando più volte anche a raddoppiare l’uomo in aiuto ad un difensore.

Prestazione davvero notevole, per lui, che ha avuto modo oggi di mettersi in mostra anche agli occhi del grande pubblico. E chissà che questo non gli faccia, in breve, guadagnare un posto in un campionato più blasonato dell’ex C1.

TABELLINO

Italia vs. Turchia 2 – 1
Marcatori: 41′, 56′ Macheda, 89′ Ismail

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Giusto in questo mese di novembre, più precisamente dal 7 al 25 del mese corrente, si stanno disputando in Cina gli Asian Games.
Le varie nazioni partecipanti si cimentano quindi, con i propri atleti, in diverse discipline. Tra cui il calcio, ovviamente.

E proprio di quanto accaduto in uno di questi match vorrei parlarvi oggi. Più precisamente di quanto avvenuto nella partita che ha visto scontrarsi Qatar ed Uzbekistan per l’approdo ai quarti di finale dove si sarebbero trovati ad affrontare la vincente tra i padroni di casa e la Corea del Sud.

Più che della partita in generale – di cui vi darò più tardi il risultato finale – vorrei parlarvi di un accadimento specifico, di un’azione che ha fatto un po’ il giro del mondo e che, in special modo grazie ad internet, è rimbalzata un po’ ovunque, da una parte all’altra del globo.

E’ il novantunesimo minuto e le due squadre sono ancora piantate sul punteggio di 0 a 0, ormai rassegnate a dover disputare anche i supplementari per designare chi avrebbe raggiunto i coreani – capaci di imporsi 3 a 0 sulla Cina – ai quarti di finale.
E’ il novantunesimo, dicevo, quando Akmal Khomuradov, ventunenne difensore attualmente in forza al Pakhtakor, effettua un retropassaggio in direzione del proprio portiere per alleggerire il gioco e far scorrere senza rischi gli ultimissimi minuti di gioco.

E qui Timur Juraev, ventiseienne estremo difensore che di Khomuradov è compagno di squadra anche nel Pakhtakor, effettuerà un primo erroraccio degno di finire su Mai dire goal. Per quanto, in realtà, già il passaggio del compagno non era il massimo posto che, con un avversario in pressione, avrebbe dovuto imprimere più forza alla palla di modo da dare al proprio portiere qualche frazione di secondo in più per raggiungere il pallone stessi e spazzarlo lontano.

Juraev, dicevo, lascia i pali per farsi incontro alla sfera onde calciarla via con potenza, ponendo praticamente la parola fine ai tempi regolamentari. Giunto sulla palla pressato, però, effettuerà uno scempio d’intervento che, sinceramente, viene anche difficile raccontare a parole. Fondamentalmente, comunque, liscerà clamorosamente il pallone. Così clamorosamente che verrebbe quasi da pensare possa averlo fatto apposta (ma del resto è lo stesso pensiero che verrà nel vedere anche il prosieguo dell’azione!). Il tutto, poi, accasiandosi pure a terra, dimostrando tutta la sua pochezza (ma del resto non si può pretendere di trovare il nuovo Buffon in Uzbekistan!).

Così facendo, quindi, spiana la strada al diciottenne Fahad Khalfan Noubi Al Bloushi, ragazzino in forza all’Al Rayyan Sports Club che aveva debuttato in nazionale il tre settembre in un match amichevole contro il Bahrein.
Considerato uno dei giovani più interessanti del suo intero paese, però, il nostro Fahad compirà un obrobrio calcistico senza pari: raccolto il pallone dopo la papera di Juraev si porterà tutto solo, indisturbato, all’interno dell’area piccola, giusto davanti ad una linea di porta totalmente sgombra. E qui si consumerà la tragedia: pur avendo la porta completamente sguarnita Fahad Khalfan Noubi Al Bloushi riuscirà a fallire un goal già fatto colpendo il pallone d’esterno sinistro e facendolo schiantare contro il palo.

Davvero un’azione che a raccontarla, sia nella papera del portiere che nell’incredibile errore dell’attaccante (davvero un epic fail come forse mai mi è capitato di vederne su di un campo di calcio), non rende nemmeno un centesimo di quanto rende nel vederne il video.

Il match, per la cronaca, finirà 1 a 0 per gli uzbeki, capaci di assicurarsi la vittoria grazie ad una rete realizzata al terzo minuto di recupero da Ivan Nagaev, ventunenne punta molto ben fisicata attualmente in forza al Metalurg Bekabad.

Un errore, quello compiuto dal nostro Fahad, che è risultato insomma pesantissimo ai fini del risultato: avesse appoggiato in rete quel pallone, infatti, sarebbe il suo Qatar a giocarsi, venerdì prossimo, il quarto di finale degli Asian Games contro i sudcoreani…

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