Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘Sciabolata Morbida’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.


2900 minuti giocati, 22 reti segnate = 1 ogni 132 minuti.

715 minuti giocati, 3 reti segnate = 1 ogni 238 minuti.

La differenza di rendimento sotto porta di Icardi è netta.

Certo, nei primi due mesi di questa stagione la punta argentina ha messo assieme una quantità di presenze ovviamente limitata rispetto all’interezza di quella passata, ma il trend negativo è netto. Un trend peraltro migliorato proprio dall’apparizione di ieri sera, in cui il talento di scuola Barcellona è riuscito a ritrovare un goal che gli mancava da 348 minuti.

E’ evidente che uno scadimento di questo genere – oggi Icardi ha bisogno di giocare circa cento minuti in più dell’anno scorso per trovare il goal – non può essere riconducibile ad un solo aspetto, ma deve essere un mix di ingredienti che portano a questo “piatto indigesto”.

Personalmente ho un’idea abbastanza chiara di quello che è il Mauro Icardi calciatore, del suo profilo tecnico-tattico.

Ho sentito fare molti paragoni in passato, sul suo conto, e tanti di questi li ho trovati davvero molto poco azzeccati.

Pur partendo dal presupposto che ogni giocatore è unico ed irripetibile, e che quindi è logico non si possa trovare una totale congruità tra due diversi calciatori, trovo comunque utile la pratica del paragone, quando sensato.

Esempio pratico: paragonare Icardi a Vieri mi sembra profondamente sbagliato. L’ex ariete Azzurro era un giocatore che sfruttava molto di più la sua grandissima potenza, che aveva un bagaglio tecnico a mio avviso maggiore soprattutto per quanto concerneva un sinistro potente e preciso che gli dava possibilità di colpire anche da oltre il limite, ecc.

Insomma, non paragonerei Icardi a Vieri perché stile, bagaglio tecnico e approccio tattico dei due sono profondamente differenti. Il fatto che, banalizzando, si stia parlando di due prime punte non rende il paragone strettamente vero/sensato.

Se penso ad Icardi mi viene quindi più da paragonarlo ad un altro giocatore d’origine argentina, pur in quel caso più legato al calcio europeo da un punto di vista internazionale: David Trezeguet.

Entrambi sono infatti due bomber di razza, due giocatori di stazza che amano battere l’area di rigore per farsi trovare pronti a colpire, due calciatori bravi nel gioco aereo e strettamente portati alla finalizzazione.

Ovviamente anche in questo caso ci sono peculiarità differenti, ma credo sia indubbio dire che entrambi siano due “bomber d’area”, più che due centravanti completi e di manovra.

Proprio partendo da questo presupposto viene logico pensare che il problema principale di questa involuzione icardiana sia da ritrovare nel supporto che la squadra dà alla punta nativa di Rosario.

Ho sempre trovato l’idea di provare a trasformare Mauro Icardi in un centravanti completo abbastanza balzana. Le sue caratteristiche di gioco mi sembrano evidenti e per quelle deve essere sfruttato.

Icardi ha bisogno di essere il terminale ultimo di una squadra che giochi supportandolo. Che non significa giocare strettamente per lui, ma che significa non chiedergli di fare l’Ibrahimovic della situazione o cose simili.

Icardi deve giocare principalmente in area di rigore o a ridosso di essa. Deve essere sfruttato con traversoni che possano sfruttarne le capacità aeree ed in generale per la sua capacità di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.

Ripensate ai goal segnati da Trezeguet ed al suo intero trascorso juventino: non credo nessuno si possa sentire di dire che quella squadra fosse costruita SU di lui, ma di certo non era chiesto a lui di costruire gioco per altri.

Trezeguet era il classico giocatore che poteva toccare tre palloni a partita, ma che generalmente uno di questi riusciva a recapitarlo alle spalle del portiere.

Ecco il perché di questo paragone: se parliamo di macro aree Icardi non somiglia a Pelè, Vieri o Inzaghi. Rientra nella macro area di cui il francoalgerino è uno degli alfieri.

Se è vero che il calcio è in evoluzione e che quel tipo di giocatori, oggi, hanno sempre meno spazio, è altrettanto vero che non si può pensare di snaturare un giocatore solo per seguire l’evoluzione del calcio.

Le eccezioni esistono ed esisteranno sempre. C’è da capire se si vuole accettare di puntare su un’eccezione o se si preferisce monetizzare l’eccezione per prendere un giocatore più conforme alle caratteristiche “tipo” del centravanti moderno.

Tutto questo per dire cosa?

Che non credo molto in un’involuzione di Icardi in quanto tale, per quanto anche i periodi di forma possano ovviamente incidere sul rendimento di un giocatore.
Credo piuttosto che Mancini una volta arrivato all’Inter abbia deciso di provare a plasmare il giocatore, senza però riuscire a trarne risultati apprezzabili.

Al tempo stesso l’Inter di oggi non ha un’idea di gioco, ed il primo a risentirne non può che essere quel giocatore che, per costituzione, dovrebbe stare là in mezzo all’area ad aspettare la palla giusta da sbattere dentro.

I giocatori di questo tipo non devono essere per forza messi al centro del proprio gioco, ma di certo non possono nemmeno essere abbandonati a loro stessi, o falliranno senza possibilità d’appello.

Questo non vuole essere un atto d’accusa nei confronti di Mancini, né tantomeno una difesa d’ufficio della punta argentina.
Le cose, però, credo stiano così…


Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.


Terminato – finalmente? – il calciomercato, è arrivato il momento di tirare le somme a ciò che è stato.

Partendo dal presupposto che non ho la sfera di cristallo e che comunque trattasi di giudizi assolutamente personali, ecco le grafiche pubblicate oggi sulla Gazzetta dello Sport con, però, riportati i miei voti personali alle mosse effettuate dalle 20 squadre di Serie A.

Voti che, ovviamente, si basano in primis partendo dal presupposto che il giudizio va dato pensando a quella che era la situazione di partenza. Oltre che, ovviamente, il saldo economico e le mire di ogni club.

Il calciomercato atalantino potremmo dire abbia due facce. Che da un certo punto di vista potrebbero equivalersi, così da annullarsi vicendevolmente e chiudere i conti con un 6 tondo.

Da una parte, infatti, la squadra rinuncia a due dei propri giovani migliori (il terzo, Sportiello, per ora resterà a Bergamo), passati a Torino.
Così si trova quindi a rinunciare a Zappacosta, indubbiamente tra i terzini più interessanti di tutta la Serie A, e Baselli, che invece lo scorso anno aveva faticato a trovare spazio e continuità di rendimento.

Dall’altra, invece, puntella la difesa con gli arrivi di Toloi e Paletta, che almeno sulla carta dovrebbe costituire un buonissimo reparto difensivo per una squadra che punta a salvarsi, possibilmente con qualche giornata d’anticipo.

A questo va poi aggiunto il fatto che anche gli arrivi in mediana, come Kurtic e De Roon, sembrano acquisti interessanti, e che il calciomercato compiuto dalla società bergamasca ha prodotto un utile importante.

Ecco, in questo senso va comunque detto che non sempre produrre utili debba essere letto come un bene: reinvestendo almeno parzialmente questo surplus, infatti, si poteva cercare di rinforzare ulteriormente la squadra per puntare ad una salvezza ancora più tranquilla.

Personalmente sono poi curioso di vedere come andrà la scommessa Gaetano Monachello, un ragazzo che da anni danno sul punto di esplodere (è passato per Inter e Monaco, tra le altre), e che è appena entrato nel giro dell’under 21.

Mezzo voto in più mi sento invece di darlo al Bologna, squadra che forte dei soldi del patron Joey Saputo ha fatto investimenti importanti (producendo un -35 milioni di esborso netto) per provare a costruire una squadra che possa quantomeno salvarsi in questo campionato (difficile se non impossibile che possa puntare a qualcosa in più).

La stella è sicuramente Mattia Destro, sbarcato da Roma con tantissime aspettative. Per rendere al top, però, l’ex punta della Primavera interista ha bisogno di una squadra che lo supporti, ed in questo senso molto passerà dalle capacità di dettare i ritmi di Crisetig – altro ex Inter, altra buona presa per i felsinei – e soprattutto da come Brienza & Co. sapranno sostenerlo e servirlo a ridosso dell’area di rigore.

Nel complesso la squadra non è male, anche se non dà – ad oggi – l’idea di essere particolarmente solida. Del resto i cambiamenti sono stati molti, ora bisogna trovare l’amalgama.

Qualche dubbio, sicuramente, lo lascia trasparire la difesa: Rossettini è un giocatore da bassa Serie A, che può fare il suo ma certo non fa la differenza. Oikonomou era un obiettivo anche del Napoli, i terzini (da Mbaye a Masina, passando per il neo under 21 Ferrari) sono giovani interessanti ma che comunque non danno ancora grandi certezze.

Insomma, le basi per salvarsi ci sono sicuramente tutte, soprattutto posto che si tratta di una neo promossa. Forse, però, con quasi 36 milioni spesi si poteva sperare in qualche certezza in più…

Curioso, in questo caso, di vedere come si comporterà l’ex Montpellier Mounier, giocatore che potrebbe risultare prezioso proprio per sostenere il buon Mattia Destro.

Comprando nell’ultimo giorno di mercato gli ex milanisti Zaccardo e Borriello il Carpi ha provato a raddrizzare una situazione certamente complicata: la squadra è carica di giocatori tutti da scoprire a livello di Serie A e di certo l’impossibilità – o la non volontà – di investire denaro sonante sul calciomercato non ha facilitato le cose al D.S. Sogliano.

Ecco quindi che sebbene qualche presa interessante può anche esserci stata nel complesso il mercato del Carpi va bocciato, proprio perché va a costruire una rosa che sembra abbastanza unanimemente destinata alla retrocessione.

Intendiamoci: non che fosse facile fare qualcosa di più senza risorse. Però a conti fatti la squadra non sembra essersi rinforzata a sufficienza.

A questo punto ci sarà da sperare nel lavoro del mister: situazioni come quelle del Carpi possono essere o segnate in partenza, con la squadra destinata a retrocedere in stile Ancona di una decade e più fa, oppure diventare una sorta di nuovo Chievo, con qualche vecchia volpe capace di tirare fuori gli artigli (Borriello?), qualche giovane voglioso di imporsi in Serie A (Matos?) e qualche esordiente capace di stupire tutti (Gagliolo?).

In una situazione del genere giusto i prestiti possono correre in soccorso. I dubbi vengono proprio dal fatto che non so quanto i vari Marrone, Matos, Wallace, Brkic e compagnia cantante possano riuscire ad imporsi al punto tale da trascinare la squadra alla salvezza.

Un mercato non proprio scoppiettante, a parer mio, è anche quello condotto in porto dal solito Chievo Verona, squadra che cerca sempre di fare l’essenziale (anche giustamente, visto la mancanza di risorse), per poi riuscire comunque a barcamenarsi nel corso della stagione e raggiungere la tanto agognata salvezza.

La cosa che sicuramente aiuta il Chievo, almeno rispetto a situazioni come quella del succitato Carpi, è il fatto che la base della squadra per provare a lottare per la salvezza c’era già ed è stata grossomodo confermata.

Dietro è partito Zukanovic, richiesto anche da Mancini all’Inter, sostituito dall’ex parmense Gobbi.

Per il resto la serie di fine prestiti non ha tolto grandi forze, quantomeno che non sono state recuperate sul mercato.

Il problema, anche qui, è che da squadre di questo tipo sarebbe bello vedere anche qualche investimento su giocatori di prospettiva con possibilità di esplodere e perché no produrre plusvalenze importanti.

Non sarà certo comprando i Birsa di questo mondo che il Chievo Verona potrà provare a cambiare la propria condizione.

Non che mi aspetti i Martial che vanno ad 80 milioni allo United, intendiamoci. Però di giovani in giro sia per l’Italia che per l’Europa ci sono. Uno qualsiasi di questi al posto del compassato Meggiorini (al netto della sua partenza “sprint” di quest’anno) lo si poteva ad esempio provare a prendere!

Per l’Empoli vale un po’ il discorso fatto per l’Atalanta: a fronte di qualche partenza importante ha comunque chiuso qualche arrivo interessante.

I due principali sono sicuramente i due giocatori riscattati ad inizio mercato: Saponara e Barba.

Il primo sarà con ogni probabilità il faro della squadra, il giocatore deputato a cambiare ritmo alla manovra, a rifinire, ma perché no anche a concretizzare in prima persona le azioni costruite.

Il secondo è invece destinato all’ingrato compito di sostituire Rugani: intendiamoci, credo che il neo-juventino sia in prospettiva il centrale più forte d’Italia, quindi il compito è arduo. Però lo stesso Barba ha qualità discrete che ne potrebbero fare un giocatore solido ed affidabile perlomeno come il compagno di squadra Tonelli (la cui conferma resta una buona notizia, dopo le voci che lo volevano a Palermo).

Sempre dietro mi piacerebbe poi che l’Empoli riuscisse a recuperare Michele Camporese, giocatore che intorno ai 16 anni era sicuramente tra i migliori interpreti nel ruolo della sua età.

Nel complesso, quindi, l’Empoli resta una squadra di valore simile all’anno scorso e che potrebbe salvarsi senza eccessivi patemi anche quest’anno.

Interessante anche vedere cosa succederà a centrocampo: partiti Vecino e Valdifiori, titolarissimi del centrocampo di Sarri, dovrebbe essere lanciato titolare il buon Zielinski, al fianco del quale è stato promosso il giovanissimo Dioussé: entrambi giocatori da seguire.

C’è moltissima sfiducia nell’ambiente viola attorno a quello che è stato il calciomercato della Fiorentina e, di conseguenza, quella che sarà la nuova stagione.

Personalmente, però, non mi sento di cassare il tutto con voti estremi, tipo i 2 o i 3 che molti tifosi invocano.

Il 5, voto comunque negativo e che non lascia molti appelli, deriva quindi da questi motivi: in primis il fatto che la difesa, nel complesso, si è indebolita.
Vero che a destra è arrivato Gilberto, che ho visto bene in queste prime uscite, ma altrettanto vero che in mezzo è arrivato Astori, un giocatore che personalmente non ho mai amato particolarmente e che, soprattutto, trovo ben inferiore al partente Savic.

In porta Tatarusanu è inferiore a Neto, tanto che proverei Sepe che però è stato preso solo in prestito secco e quindi nel farlo giocare lo si farebbe progredire senza però poterne trarre alcun tipo di vantaggio, né economico né sportivo, al termine della stagione.

Sulla destra, poi, è arrivato Blaszczykowski, che è sicuramente un buonissimo giocatore ma ha qualche dubbio sotto il profilo fisico.

Più di tutto, mi ha poi lasciato molto perplesso la gestione del mercato da parte della società, veramente molto arruffato.

In compenso ci sono comunque anche gli aspetti positivi, come l’arrivo di Mario Suarez nella trattativa Savic, il già citato Gilberto che potrebbe dare un po’ di stabilità a destra e soprattutto Kalinic, giocatore che mi sembra perfetto nel contesto tattico che vuole costruire il neo mister Paulo Sousa. E che, soprattutto, pur essendo meno sponsorizzato mediaticamente del mai rimpiangibile Mario Gomez risulterà sicuramente molto più utile.

Insomma, nel complesso da una squadra come la Fiorentina ci si deve aspettare di più. Però non mi struggerei nemmeno come stanno facendo in molti. La rosa per fare un buon campionato c’è. Certo, con qualche sforzo in più si poteva provare a giocare il ruolo d’outsider, perché no, anche in ottica Champions…

Vale un po’ il discorso fatto per il Carpi, anche se qui mi pare che possano essere state fatte scommesse più interessanti.

Il Frosinone in porta ha infatti puntato su di un giovane che ha già dimostrato di saperci stare, quel Nicola Leali che certo non è “il nuovo Buffon”, come disse Corioni quando era ancora solo un ragazzino, ma che comunque a questo livello ci può stare alla grande.

In difesa non mi ha ancora mai convinto appieno Rosi, altro ragazzo che da giovanissimo sembrava avere potenzialità importanti ma che si è smarrito crescendo, ma Diakitè sulla carta la Serie A la dovrebbe reggere benissimo.

Davanti Longo è invece una scommessa più o meno completa, che potrebbe pagare dividendi importanti come invece perdurare lungo il suo cammino di flop in serie. Interessantissima la scommessa dell’ultim’ora Castillo, un giocatore che ai tempi dell’under 20 cilena sembrava destinato ad approdare da subito in un club se non di primissima comunque di prima fascia a livello europeo.

Nel complesso, comunque, la squadra sembra ancora ad un livello non sufficiente a giocarsi con chance importanti una possibile permanenza in Serie A.

Anche qui inutile dire che il mercato è stato fatto con in tasca nulla, e che in questa situazione è ovviamente difficile pensare di poter raggiungere chissà quali obiettivi.

Però resta un cane che si morde la coda: se non investi e non peschi giocatori che ti possono salvare il rischio di retrocedere è concreto. Ed a quel punto diventa inutile lavorare alacremente per raggiungere la A, se poi non si è minimamente in grado di mantenerla.

Certo, se anche in Italia i club intascassero dalle tv quello che intascano in Inghilterra la musica potrebbe essere molto diversa

Come al solito in quel di Genova il buon Preziosi ha deciso di fare una ricca girandola di cambi, movimentando decine di giocatori per trovarsi una squadra che, di fatto, non sembra valere tanto più o tanto meno rispetto a quella che terminò la scorsa stagione con un piede in Europa League.

Così tra le perdite vanno annoverati i vari Bertolacci e Kucka, passati al Milan assieme al rientrante Niang, più Iago sbarcato a Roma ed Edenilson tornato ad Udine. Tutti giocatori che in un modo o nell’altro avevano avuto un certo peso nella buona riuscita della scorsa stagione.

Sulla rosa la squadra ha comunque accolto giocatori interessanti, come il giovane Ntcham dal Manchester City, il redivivo Pandev ed il fratello di quel Cissokho che qualche anno fa vide sfumare il Milan per supposti problemi di denti. Per non parlare poi di Ansaldi, che vedo però più come fluidificante essendo un giocatore di fascia, ed il riscatto dell’ottimo Pavoletti, giocatore che quatto quatto e zitto zitto potrebbe anche essere una delle sorprese del prossimo campionato.

Insomma, al solito il Genoa avrà bisogno di lavorare per trovare la quadra del cerchio. Trovata la quale, comunque, potrebbe anche togliersi soddisfazioni interessanti.

Tutto questo gran movimento di mercato, comunque, un risultato l’ha già dato, almeno a livello economico: il surplus tra entrate ed uscite, grazie soprattutto alla valorizzazione di Bertolacci ed alla cessione di Iago, è stato di 15 milioni. Cifra non da poco, per quanto riguarda il panorama italiano.

Certo, anche qui, c’è da chiedersi perché non investirne una parte per provare ad alzare ulteriormente l’asticella. Ma ormai ben sappiamo che il mercato del Genoa è sempre particolare…

Rivoluzione.

Questa è la parola con cui si può riassumere il calciomercato dell’Inter, che di fatto cambia quasi completamente l’undici titolare e si appresta a giocare una stagione in cui più o meno per forza di cose dovrà c’entrare l’accesso alla Champions League per aumentare gli introiti e poter far fronte alle spese, in molti casi posticipate o scaglionate, che anche questo mercato ha messo in conto.

Lo dico subito: diverse cose mi rendono perplesso di questa Inter, a partire dall’allenatore.

Però ai dirigenti non potevo non fare i complimenti: a mio avviso hanno fatto diverse cose importanti e si meritano un bel plauso.

Innanzitutto hanno accontentato quasi in toto – perlomeno per quanto possibile – l’allenatore, che così non avrà nemmeno grossi alibi.

Poi il saldo effettivo tra valutazioni in uscita ed in entrate è solo lievemente negativo, che significa comunque non aver rischiato di far saltare il banco per rinforzare la squadra.

Infine la rosa mi sembra globalmente migliore rispetto all’anno scorso, e questo è il più grosso dei pregi.

In primis la difesa potrebbe tornare ad essere per la prima volta dopo anni quantomeno solida, con una coppia di centrali che secondo me ha tutto per fare bene.

In più là davanti è arrivato Jovetic, un giocatore che se starà bene e verrà fatto giocare non troppo lontano dalla porta potrà fare davvero la differenza.

Cosa mi rende perplesso?

Oltre alla questione allenatore, sicuramente il fatto che si è pensato molto ad irrobustire la squadra proprio da un punto di vista fisico, ma non troppo ad aumentare il tasso qualitativo. Che comunque mi pareva potesse essere uno dei bug dell’ultima Inter…

Il voto alla Juventus è sicuramente quello che mi ha chiesto più tempo per rifletterci. Perché fino ad un certo punto il mercato dei bianconeri era stato intelligente, coraggioso, sicuramente da otto.

Poi dopo la cessione di Vidal mi è parso che la società andasse un po’ in difficoltà, chiudendo il calciomercato in panic mode dopo l’affaire Draxler con relativa figura barbina.

Nel complesso, però, il calciomercato resta un buon calciomercato, che se nell’immediato toglie sicuramente qualcosa alla squadra contribuisce però a dargli più profondità e prospettiva per il medio-lungo termine.

Ciò che sinceramente capisco poco, se non appunto per il fatto che in panic mode quel che succede succede, è proprio l’arrivo di Hernanes. Un giocatore che per me già oggi difficilmente varrebbe Draxler, ma che soprattutto non porterà vero e proprio valore aggiunto, se non in quei match in cui il brasiliano sarà particolarmente ispirato e, perché no, finirà anche col fare la differenza magari.

Rugani, Alex Sandro, Dybala e perché no Lemina e Cerri: sono quei i tasselli inseriti per fare da fondamenta alla Juventus del futuro, cui sono stati aggiunti, più per l’immediato, i vari Neto, Khedira, Mandzukic e Cuadrado.

Un mercato quindi nel complesso interessante, che sarebbe potuto essere appunto da otto se sulla trequarti la dirigenza avesse chiuso con il botto.

A margine, una piccola considerazione rispetto a questo inizio di campionato: la Juventus è riuscita in un’impresa, perdere le prime due, che non era mai riuscita a centrare in tanti anni di militanza in Serie A.

Vero.

Vero però pure che la squadra deve ancora assorbire i cambiamenti – che in primis portano ad un gap di personalità, visti gli uomini più che i giocatori partiti – e soprattutto che a centrocampo mancavano i due terzi del reparto titolare.

Prima di dare la Juventus per morta aspetterei almeno un paio di mesi.

La Lazio di fatto ha fatto il mercato solo ed esclusivamente pensando ai soldi della Champions League: ha aspettato l’esito dei preliminari. Non passati i quali si è praticamente fermata, andando a spendere – come differenza tra entrate ed uscite – quella decina di milioni che l’eliminazione ai preliminari garantisce comunque alle squadre sconfitte.

Perché cinque e mezzo, allora?

Perché per una squadra come la Lazio, e lo dico con il massimo rispetto, ad oggi mi sembra comunque una vittoria riuscire a trattenere tutti i propri pezzi pregiati.

E prima che qualcuno si alteri dicendo che una Juventus o un Milan di turno mai riuscirebbero ad andare a Roma per acquistarsi Felipe Anderson cacciando la fresca, dico che dico tutto questo pensando più che altro ai club stranieri, in particolar modo di Premier.

De Vrij, Biglia, Candreva, Anderson… saranno ancora una volta loro i giocatori deputati a trascinare la squadra alla ricerca di una nuova qualificazioni alla Champions League.

A questi è stata poi accostata qualche scommessa, come i vari Morrison, Hoedt, Kishna e Milinkovic-Savic: curioso di vedere cosa ne uscirà.

Di certo la Lazio, a mio avviso, avrebbe dovuto cercare un centrale ed una punta di livello. Così facendo avrebbe elevato il proprio livello, e magari potuto provare a giocarsela diversamente col Bayer.

E, soprattutto, sarebbe davvero una delle prime candidate, se non la prima in assoluto, ad un posto in Champions (dietro il duo Juve-Roma, s’intende).

Il 5+ è un voto sicuramente amaro, che deriva da una considerazione semplice: sono sì convinto che il Milan abbia fatto un mercato capace di renderla una squadra superiore a quella che era lo scorso anno, ma è altresì vero che reputo ancora gravi ed importanti le falle della squadra. Il tutto pur a fronte di circa 90 milioni di spese sul mercato.

Il tutto ruota attorno al fulcro di quelle che sono le squadre di calcio: il centrocampo.

Bene l’arrivo di Bertolacci, che è un giocatore che a mio avviso può starci anche in una squadra che cerca la Champions, il problema è tutto il resto. Giocare, come contro l’Empoli, con De Jong e Nocerino significa non poter costruire gioco. Ma è pur vero che le alternative, a partire dal buon Montolivo, sono quelle che sono.

Proprio da qui nasce il voto negativo: la squadra è stata rinforzata, ma se non hai il centrocampo non costruisci gioco e rischi di non raccogliere risultati migliori che in passato.

Perché per il resto intendiamoci: dietro è arrivato Romagnoli. Pagato molto più del suo valore reale (ovviamente per via del buon potenziale), ma comunque un rinforzo e soprattutto un giocatore che potrebbe rappresentare una certezza per il Milan per qualche anno.

Davanti poi il salto di qualità è notevole, e credo lo si sia già dimostrato: Adriano e Bacca sono due ottimi giocatori e potrebbe fare molto bene in Serie A. Certo, se sostenuti dal centrocampo…

Insomma, il Milan ha fatto ma ha lasciato le cose a metà. Ecco perché non posso considerare nemmeno sufficiente questo calciomercato.

Non malaccio il Napoli, tutto sommato. In primis per la conferma, vitale, di Higuain. Giocatore che è sicuramente il leader tecnico della squadra di Sarri.

Interessanti poi anche un po’ tutti gli altri arrivi, come il rientro di Reina in porta o l’arrivo dell’ottimo verticalizzatore Valdifiori a centrocampo, dove si è aggregato anche il rubapalloni Allan.

Spero poi che questa grafica dica il vero e che con l’andare della stagione là davanti sarà proprio questo l’assetto che si troverà a scegliere il mister, che pare però considerare Gabbiadini solo prima punta (di conseguenza, alternativa ad Higuain): Insigne sulla trequarti a supporto dell’argentino e dell’ex talento della primavera atalantina.

Perché solo 6+, quindi?

Il dato fondamentalmente è uno: il Napoli aveva già l’anno scorso una difesa che personalmente reputavo non all’altezza della situazione. A difettare era ovviamente tutto l’impianto di squadra, con una fase intera non all’altezza. Ma anche a livello di singoli personalmente i partenopei non mi hanno mai convinto.

Basteranno Hysaj e Chiriches a cambiare le cose?

Personalmente avrei gradito qualcosa in più.

Anche rispetto alla questione Palermo ci ho dovuto pensare un po’ su, ma alla fine non me la sono sentita di dare la sufficienza.

Questo perché se è vero che la conferma di Franco Vazquez è importantissima, finanche vitale, per il club, è altresì vero che il surplus di mercato è importante e poteva essere intaccato di più per rinforzare meglio la squadra.

Che Dybala dovesse partire era assolutamente inevitabile: contratto in scadenza a giugno 2016, valutazione ancora molto cospicua, necessario cederlo senza pensarci due volte.

Quei soldi, però, andavano spesi per comprare una punta altrettanto giovane e con prospettive importanti che potesse prenderne il posto. Gilardino è una sorta di usato sicuro che potrà anche fare bene in Sicilia, ma che non produrrà mai plusvalenze in stile Dybala.

Ecco perché Zamparini avrebbe dovuto cercare di tirare fuori un altro colpo dal cilindro…

Per il resto il mercato mi sembra essere stato portato avanti senza infamia né lode. Ci sono un paio di scommesse che personalmente reputo interessanti, come ad esempio Goldaniga ed Hilijemark. Ma nel complesso, sulla carta, nulla di sconvolgente.

Ecco perché tutto sommato non me la sento di dare la sufficienza al Palermo: avrei voluto qualche colpo più estroso, anche non per forza costosissimo. Certo, Djurdjevic è un giovane che delle prospettive potrebbe anche averle, ma che è tutto da verificare e testare.

Con più di 30 milioni di surplus, vista anche la comunque triste cessione di Belotti, serviva la… zampata!

Tra i mercati migliori, a mio avviso, c’è sicuramente quello della Roma, che si candida davvero per andare a strappare il titolo di campione d’Italia alla Juventus, anche a prescindere da come si è chiuso lo scontro diretto di domenica.

In primis l’arrivo di Dzeko, che in un contesto come quello italiano, se si ritrovasse ai livelli mostrati al Wolfsburg, potrebbe davvero fare la differenza.

Poi le due ali, Salah e Iago. Se l’egiziano non mi fa impazzire ed al netto di una grande gamba ha più limiti di quello che molti vedano, lo spagnolo era mio pupillo ai tempi delle giovanili ma si era poi un po’ disperso con l’andare degli anni, salvo ritrovarsi in quel di Genova.

Nel complesso il primo può provare a spaccare le partite con le sue accelerazioni, il secondo è molto più indicato per dialogare con Dzeko.

In più là dietro è arrivato Digne, che è un altro ragazzo che mi piace parecchio fin dai tempi delle giovanili e che sono convinto potrebbe fare bene in Italia, soprattutto vista la capacità di spinta e di cross, più unica che rara nel nostro campionato se guardiamo a questi ultimi anni.

Il tutto con un esborso totale, parlando quindi di differenza tra entrate ed uscite, piuttosto contenuta, limitata a meno di otto milioni.

Certo, qualcosa che non convince (ad esempio le riserve in difesa, con Rudiger che soprattutto dal punto di vista fisico è un’incognita) c’è, ma nel complesso dopo qualche passaggio a vuoto (l’affaire Doumbia, l’inutile presa di Ibarbo, ecc) bisogna dire che la Roma sembra aver raddrizzato la barra, pronta a spingersi a tutta dritta a caccia dello Scudetto.

Una sufficienza piena se la merita anche la Sampdoria, in primis per la conferma di Eder. Non che l’italobrasiliano rientri tra i miei giocatori preferiti, ma è indubbio che abbia oggi raggiunto una maturità ed una consapevolezza tale per cui a questo livello sia giocatore praticamente imprescindibile.

In più davanti oltre al neo nazionale Azzurro troviamo ancora l’ottimo Muriel addizionato al redivivo Cassano. Che con l’innesto dell’ex Shaktar Fernando contribuisce, a mio avviso, ad innalzare il tasso tecnico della squadra.

Squadra che nelle retrovie ha sì perso Romagnoli, che del resto non poteva essere trattenuto in nessun modo, per puntellarsi con gli arrivi di Moisander e Zukanovic.

Se è vero che non mi aspetto la Sampdoria a battagliare tra le grandi, è altrettanto vero che non mi stupirei nemmeno se come l’anno passato provasse a giocarsi un posto in Europa League. Che vedo difficile da centrare, ma molto dipenderà soprattutto dalle avversarie.

Un po’ sulla stessa linea d’onda possiamo metterci il Sassuolo, che ancora una volta probabilmente il salto di qualità non riuscirà a farlo ma che comunque pare essersi quantomeno assicurato un campionato tranquillo ancora una volta.

Ceduto Zaza, rientrato alla casa madre Juventus, è arrivato Defrel, che non credo sarà da meno rispetto all’Azzurro.

A centrocampo sono arrivati poi i muscoli di Duncan, che potrebbero far comodo, e là in avanti a potersi alternare con i vari Berardi e Sansone è sbarcato dalla sponda giallorossa di Roma Politano, un giocatore che almeno un tre anni fa il buon Mauro Milanese – all’epoca D.S. del Varese – mi disse fosse il giocatore che in assoluto avrebbe preferito portare proprio all’ombra del Sacromonte, stimandone molto le doti tecniche. E beh, dopo qualche tempo mi fa piacere vedere il ragazzo alle prese con la Serie A, seppur non da titolare.

Sempre da Roma è sbarcato poi anche il giovane Lorenzo Pellegrini, un classe 1996 che ha disputato una buonissima stagione con la Primavera giallorossa l’anno scorso, ben impressionando anche in un contesto europeo come quello rappresentato dalla Youth League.

Il grosso delle risorse le ha comunque risucchiate il riscatto di Berardi, costato 10 milioni alla società di Squinzi: soldi che però, non ne dubito, risulteranno molto ben spesi a fine anno, quando come al solito è prevedibile che il ragazzo chiuderà con un buon bottino di goal ed assist ad impreziosirne le prestazioni.

Il mercato migliore in assoluto, sempre in rapporto alle aspettative, l’ha però secondo me fatto il Torino, che per l’ennesima volta (a prescindere dalle tante lamentele che nel corso degli anni ho sempre puntualmente sentito da molti tifosi, sempre molto duri con Cairo e la sua gestione) ha completato una sessione interessante. Anzi, anche più del solito.

In primis fondamentale la conferma di Ventura in panca, uno dei pochi maestri di calcio rimasti – almeno a certi livelli – in Italia.

Poi ho apprezzato tantissimo l’idea di puntare su molti giovani, in particolar modo italiani: dell’ultima under 21 – che si è sì suicidata all’Europeo, dando comunque l’impressione di quantomeno giocarsela con chiunque per valore assoluto – di Gigi Di Biagio sono arrivati in tre, più un quarto riscattato dall’Inter. Ovviamente mi riferisco a Zappacosta (che però ad ora parte dietro Peres, purtroppo), Baselli (che ha iniziato alla grande la sua stagione), Belotti (chiamato ad una stagione da almeno 15 goal per consolidarsi, se non 20 per esplodere) e Benassi, appunto già a Torino lo scorso anno ed acquistato a titolo definitivo.

In tutto questo c’è sicuramente da rammaricarsi per la partenza di Darmian, che era però una “rinuncia irrinunciabile”, a fronte della necessità di monetizzare per reinvestire.

Ecco, proprio in ottica Darmian ho un solo appunto da muovere: viste le cifre di questo mercato e visto anche solo l’acquisto di Martial per una cifra che oscilla tra i 50 e gli 80 milioni a seconda delle fonti (comunque uno sproposito, per un giovane di prospettiva che ad oggi non ha mostrato moltissimo), sicuramente la cessione del terzino scuola Milan andava monetizzata di più.

Un’occasione sprecata, soprattutto col senno del poi…

Sbagliano i tifosi dell’Udinese che si lamentano perché il Watford spende grosse cifre mentre l’Udinese no.

Sbagliano perché devono rendersi conto che i sistemi cui Watford ed Udinese appartengono sono diversi, e pur non avendo dati certi sottomano sarei portato a dire che di soli diritti tv la squadre londinese guadagna con ogni probabilità più di quanto i friuliani fatturino nel complesso nel corso di una stagione.

Partendo da questo doveroso presupposto va però anche detto che il mercato dell’Udinese resta un pochino deludente. I bianconeri hanno generato un surplus di quasi 30 milioni, senza però rinforzarsi particolarmente.

Bella la presa di Adnan, giocatore che ha un sinistro veramente sontuoso (quantomeno in relazione al ruolo), per il resto mi pare che sia stato fatto un po’ poco.

Zapata potrebbe anche fare molto bene, viste le qualità fisico atletiche, ma resta ad Udine in prestito.

In più sui dirigenti dell’Udinese continua a pendere la questione Scuffet, che dopo il rifiuto all’Atletico Madrid è stato dapprima messo ai margini del club e poi spedito addirittura in B quest’anno.

Un vero spreco, per un giocatore di quel talento.

Ultimo, ma solo in ordine alfabetico, il Verona, che chiude la carrellata di voti ai mercati di A con una sufficienza tonda tonda.

Fondamentalmente la squadra non sembra cambiata moltissimo rispetto ad un anno fa, che significa sia no peggioramenti che però di contro no miglioramenti.

In difesa l’innesto di Souprayen è da seguire, visto all’esordio con la Roma ha subito ben impressionato: fuoco di paglia o sicurezza?

In mezzo è arrivato Viviani, giocatore sicuramente molto talentuoso ma ad oggi ancora molto poco solido, come dimostrato anche agli Europei under 21, dove finì addirittura col perdere il posto nel corso della manifestazione.

Davanti poi Verona ha accolto Pazzini, un usato-sicuro che potrà fungere, tutto sommato, da buon back up a Toni.

La bilancia da un punto di vista economico registra quindi una lieve perdita, ma sicuramente nulla di preoccupante per una società che ha alle spalle un presidente – pare – solido come Setti.

Soppesando acquisti e cessioni, quindi, il valore effettivo della rosa dei veneti non sembra essere mutato moltissimo, da qui il 6 che gli ho “appioppato”.

A margine, sarà interessante vedere come verrà gestito il rientrante Romulo, giocatore che solo poco più di dodici mesi fa era sulla cresta dell’onda.

Come ricorderete il ragazzo sfiorò la chiamata al Mondiale brasiliano prima e venne ingaggiato, per quanto in prestito, dalla Juventus poi.

Con ogni probabilità il suo futuro era quello di stabilirsi a Torino, se non fosse sopraggiunto un brutto infortunio a fermarlo per tutta la stagione. Riuscirà a ritrovarsi all’ombra dell’Arena?


Facebook    Facebookpage    Twitterblog    Twitter    G+    Youtube    Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Tutti a caccia della KunLeox16!

Torna anche quest’anno, dopo la bella stagione scorsa, il fantacalcio di Sciabolata Morbida.
Ancora una volta ad ospitarci sarà Fantagazzetta.

La procedura per iscriversi è sempre la stessa: lasciatemi il vostro indirizzo mail (qui, su Facebook o su Twitter) così che possa inviarvi l’invito. Ed il gioco sarà fatto!

Riporto quindi qui il succo del regolamento della nostra Lega, restando a disposizione per ulteriori chiarimenti.

  • Rose

Il numero dei giocatori è predefinito: 3 portieri, 8 difensori, 8 centrocampisti e 6 attaccanti.
Ovviamente, essendo un fantacalcio a cui parteciperanno diverse decine di persone, un singolo giocatore potrà essere acquistato da più team.

  • Mercato

300 crediti a disposizione di ogni fantamanager (50 in meno rispetto all’anno scorso, per chi ci giocò). Le quotazioni sono quelle ufficiali rilasciate da Fantagazzetta (le trovate qui).
Il mercato aprirà alla mezzanotte di lunedì 31 agosto, ovvero dopo la seconda giornata di Serie A. Chiuderà quindi alle 17 di venerdì 11 settembre 2016, alla vigilia della terza giornata di Serie A.

Il mercato di riparazione aprirà invece alle 23.01 di lunedì 1 febbraio 2016 e si chiuderà alle 17 di sabato 6 febbraio 2016.

  • Formazioni

Le formazioni vanno inserite entro e non oltre i quindici minuti prima dell’inizio del primo match di giornata. Il sistema non accetterà ritardi oltre questo limite temporale.
I moduli utilizzabili sono: 4-4-2, 4-3-3, 4-5-1, 5-4-1, 5-3-2, 3-4-3, 3-5-2, 3-6-1, 6-3-1.
Qualora un fantamanager dimenticasse di fare la formazione il sistema provvederebbe a schierare in automatico la squadra della settimana precedente.

  • Impostazioni di calcolo

Bonus/malus:
Goal segnato +3
Goal subito -1
Rigore sbagliato -3
Rigore parato +3
Ammonizione -0.5
Espulsione -1
Assist +1
Autogoal -2
Goal decisivo pareggio +0.5
Goal decisivo vittoria +1

Fonte voti e cartellini
La fonte è la redazione di Napoli di Fantagazzetta.
I voti saranno espressi con due decimali.

Sostituzioni
Numero massimo di 3 sostituzioni.
Il sistema seguirà l’ordine dei giocatori schierati in panchina ed avrà la possibilità, se necessario, di cambiare il modulo in corsa (ovviamente restando dentro la rosa di moduli illustrati al punto 3 di questo regolamento).

Modificatori
Non è previsto l’uso dei modificatori.

  • Competizione

Royal Rumble, il classico tutti contro tutti: chi fa più punti vince!

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.


L’Italia si è inopinatamente suicidata contro la Svezia, come già aveva tentato di fare ai playoff contro la Slovacchia. Il tutto mostrando ancora una volta di essere una squadra buona tecnicamente ma totalmente fragile da un punto di vista psicologico. E soprattutto senza alcuna idea di gioco.

Così come spesso accade alle rappresentative italiane il pallone fatica a circolare. Ma soprattutto arrivato l’1 a 0 – e, soprattutto, la superiorità numerica – la squadra si ferma ed inizia a giochicchiare, pensando boriosamente di poter gestire una sola rete di vantaggio per un’ora di gioco.

Quando poi dopo il pareggio Sturaro – già di per sé tra i migliori in campo – si fa cacciare per un gesto di reazione sconsiderato la frittata è fatta ed il goal della sconfitta arriva puntuale come l’Orient Express.

Ecco, credo che nella nostra under – che pure avrebbe il potenziale anche per provare a vincerlo, l’Europeo – non si salvi nessuno. In primis un allenatore che non mi ha mai convinto.

Bardi 4

Portiere che come ho avuto modo di dire più volte non ritengo presentabile a questo livello. La gerarchia lo vuole ancora una volta titolare, quando sia Leali che soprattutto Sportiello gli sono superiori. E parlo dei soli convocati, perché a casa c’è gente come Perin – infortunato, ma non credo sarebbe stato portato – e Scuffet che gli è di molto superiore.
L’errore sul secondo goal è semplicemente imbarazzante. Con Ishak lanciato in traiettoria esterna l’ex portiere del Livorno avrebbe semplicemente dovuto controllarne l’incedere, portando fuori lo svedese e dando modo alla difesa di rientrare. Invece entra in maniera sconsiderata. Per di più fuori tempo. Da non ripresentare.

Zappacosta 4.5

Sembra non essere in condizione. Che fine ha fatto il terzino destro di gamba e fiato capace di arare la fascia destra in lungo ed in largo nel corso delle qualificazioni? Da lui ci si deve attendere molto di più. C’è da augurarsi sia stato solo un passaggio a vuoto…

Bianchetti 5

Nel primo tempo nettamente il migliore della difesa. Nella ripresa cala come tutta la squadra, ed è compartecipe in occasione del secondo goal. Tutta Italia – tranne il sottoscritto – lo vorrebbe in panchina al posto di Romagnoli (che invece avrei schierato terzino sinistro). Lui pensa bene di farlo rimpiangere.

Rugani 5.5

Un’indecisione che poteva costare cara nel primo tempo e poco altro. Nel complesso è uno dei meno negativi della squadra.

Sabelli 5

Generoso. Ma anche nel primo tempo, quello in cui l’Italia controlla bene gara e campo, sbaglia una serie infinita di passaggi. Giocare con un terzino a piede invertito è una cosa poco digeribile. Uno dei tanti perché che andrebbero chiesti al nostro tecnico.

Sturaro 3

Già prima dell’espulsione – le prove sono su Twitter – uno dei peggiori in campo. Palesemente fuori forma, imbolsito, appesantito. Non dà un minimo apporto di qualità, ma nemmeno – soprattutto – di quantità ad una squadra che con l’andare del tempo va in apnea anche per via delle sue mancanze.
Alla fine pensa pure bene di farsi espellere per un gesto di reazione che gli vale un doverosissimo cartellino rosso, spianando così la strada alla possibilità di ribaltare il risultato da parte degli svedesi.

Viviani 5

Cinque solo perché nel primo tempo è, con Berardi e Bianchetti, il migliore degli Azzurrini. Nella ripresa la sua prestazione si tramuta in un disastro totale, con passaggi – anche semplicissimi – sbagliati in serie. Partendo dal presupposto che credo sia indispensabile in questo centrocampo… se non riesce a fare nemmeno passaggi di due metri sicuramente meglio lasciarlo in panchina.

Baselli 5.5

Partiamo dal presupposto che a mio avviso non avrebbe nemmeno dovuto giocare, dato che gli avrei preferito Cataldi. Ecco, detto questo bisogna aggiungere che è forse il meno peggio dei tre di centrocampo, posto che è quello più dinamico e che fa pure non lontano dalla rete.
Comunque nulla per cui lo si possa salvare…

Berardi 5.5

Questo Europeo under 21 sulla carta potrebbe essere la competizione capace di lanciare Domenico Berardi nel grande calcio. Ma è probabile si trasformerà in una Caporetto.
Berardi parte bene. Là davanti è l’unico che mette un po’ di qualità alla manovra. Poi però si perde via anche lui, e nel complesso incide molto meno di quanto ci si aspetterebbe. Ancora non sembra maturo per il grande calcio, ma avrà un altro paio di cartucce per rifarsi.

Belotti 5.5

Attaccante di lotta e di governo, solita gran dose di sacrificio, l’accelerazione che vale il rigore del vantaggio e l’espulsione dell’altro vantaggio (quello numerico). Però è lasciato troppo solo là davanti. Non solo, lo scarso gioco della nostra nazionale per mezz’ora lo costringe a fare a sportellate con due pertiche di più di 190 centimetri sui palloni alti. Una follia cui nessuno chiedere conto al mister, come al solito protetto dai nostri organi di stampa.

Battocchio 4

Ancora non ho capito cosa ci faccia in under 21, sinceramente. E lo dico col massimo rispetto, però è un giocatore che credo non avrei nemmeno convocato, proprio.

  • Dal 61′ Verdi 5 -> Impiegato fuori ruolo, vero. Però incide poco più di niente, prendendo anche un paio di scelte sbagliate al di là del bene e del male. Va comunque detto che nell’inserire lui Di Biagio avrebbe potuto spostare Berardi seconda punta accanto a Belotti prima e Trotta poi, mettendo Verdi sulla trequarti…
  • Dal 68′ Cataldi 6 -> Ecco, l’unico minimamente salvabile. Un 6 di fiducia al possibile futuro capitano dell’under 21. Certo, sempre che – come in realtà è probabile accada – la nazionale maggiore non arrivi e se lo porti via prima del tempo!
  • Dal 78′ Trotta S.V. -> Entra e Sturaro si fa espellere. A quel punto la partita finisce, perché è palese che l’Italia sia in pappa e che arriverà a breve il goal della sconfitta. Certo non per demerito suo.

Di Biagio 3

Sicuramente il peggiore “in campo” assieme a Sturaro. Perché moltissime sue scelte sono discutibili e discusse da parecchio. E alla fine qualcuna di queste l’ha anche pagata cara, iniziando nel peggiore dei modi un Europeo che da magico potrebbe trasformarsi in un incubo.
L’Italia non è la più forte, sulla carta. Ma aveva il dovere morale di cercare di bissare la finale di due anni fa, per quanto il difficilissimo girone in cui è capitata rendeva le cose tutt’altro che facili.

Inutile dire che questa Svezia sia un avversario ostico. La realtà è che per la differenza di potenziale tra le due squadre e soprattutto per come si erano messe le cose gli Azzurrini avrebbero dovuto SPAZZARE via gli avversari. Invece l’allenatore, che già – bene ripeterlo – ha fatto scelte più che criticabili, non è stato capace di spronare i suoi a trovare subito il raddoppio che chiudesse il match. Ha lasciato giochicchiare i suoi, ed è stato – giustamente – punito.

Magari trarrà insegnamento da questa vittoria ed avrà una grande carriera. Ma la verità è che per noi, per questa Nazionale… rischia di essere già troppo tardi.


Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!
Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Nel 1886 il famosissimo scrittore Robert Louis Balfour Stevenson scrisse un romanzo destinato a fare storia: Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.

Nel libro si racconta la storia di un medico-scienziato che scopre una pozione capace di destrutturare l’unità dell’essere umano, conferendo esistenza propria e distinta alle inclinazioni nascoste ma presenti nell’animo.
Così facendo il dottore è vittima di una sorta di sdoppiamento della propria personalità. Che come conseguenza ha la creazione, fondamentalmente, di due vite separate.

Ecco, proprio questa storia mi ricorda in qualche modo ciò che sta vivendo sulla propria pelle il buon Marco Verratti. Non tanto perché anche lui vittima di uno sdoppiamento della personalità, ovviamente, quanto perché sta vivendo una sorta di “sdoppiamento della carriera”.

La cosa credo sia evidente a tutti: mentre da una parte il ragazzo è ormai saldamente al centro del progetto tecnico di uno dei primi otto club d’Europa, dall’altra la Nazionale continua – di fatto – a fare a meno di lui.

Ecco, al riguardo, un paio di numeri secchi per capire di cosa stiamo parlando.

Siamo all’evidente paradosso.

Nella gara disputata mercoledì contro il Chelsea Marco Verratti ha fatto ottima mostra di sé e delle sue capacità.

Nonostante l’ancor giovane età, infatti, non ha dimostrato alcun timore reverenziale né nei confronti dell’ambiente né tantomeno degli avversari, giocando con grande personalità un ottavo di finale di Champions League molto delicato.

Insomma, oltre ad avere un grandissimo talento tecnico – è indubbiamente uno dei giovani centrocampisti più dotati, da questo punto di vista – Marco Verratti dimostra già di poter avere un grandissimo impatto con situazioni complesse come quella vissuta appunto qualche giorno fa.

Eppure, appunto, in Nazionale continua ad essere un rincalzo.

E sì che ai Mondiali, per il poco che ha giocato, fu uno dei pochissimi a salvarsi. Ancora una volta grazie a quel mix di personalità e tecnica che gli sta permettendo d’imporsi a Parigi.

Cosa deve fare di più per poter riuscire a conquistarsi una sacrosanta maglia da titolare anche in Nazionale?

La questione diventa per altro grottesca analizzando la situazione degli Azzurri, che raramente nella loro storia hanno sofferto di una pochezza generalizzata così palese.

A centrocampo, poi, le alternative sembrano davvero poca roba: se escludiamo Marchisio, giocatore che assicura un certo rendimento in maniera abbastanza costante (ma che non è comunque un campione) resta l’ormai compassato Pirlo, il fantasma di De Rossi, l’impresentabile Montolivo, il generoso Parolo, il grintoso Poli… praticamente tutti giocatori che, ad oggi, non valgono Marco Verratti.

Insomma, il talentino pescarese dovrebbe essere la pietra miliare su cui costruire non dico la Nazionale, ma di certo il suo centrocampo. Ed invece, come potete vedere voi stessi seguendo le sorti degli Azzurri, è considerato un surplus.

Intendiamoci: Marco Verratti oggi non è etichettabile come campione, ma di certo è un progetto – avanzato – di grandissimo giocatore.
Ha comunque i suoi bei limiti (su tutti il tempo d’uscita, aspetto che sta comunque migliorando, ed un’eccessiva aggressività che lo porta a collezionare qualche cartellino di troppo), però resta il punto di riferimento del nostro centrocampo.

O almeno, dovrebbe esserlo sulla carta. Poi sia Prandelli che Conte, a mio avviso sbagliando, stanno scegliendo differentemente.

Un’ultima riflessione: chissà cosa succederebbe se a fine stagione Verratti dovesse vincere la Champions. Non credo accadrà eh, ma sarebbe l’apoteosi.
A quel punto con ogni probabilità il mister si sentirebbe in dovere di farlo giocare, ma sarebbe – non che ce ne sia bisogno – la plastificazione migliore della crisi del nostro calcio, che oltre a produrre meno talenti di un tempo riesce anche a svalutare quelli che ha in casa…

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

L’uomo del momento viene dall’Egitto, spacca le difese italiane come fosse un cuneo, ha un cognome che si presta a facili giochi di parole ed è stato definito da Pradè l’acquisto invernale capace di spostare di più gli equilibri in Europa.

Come avrete capito sto parlando di Mohamed Salah, giunto a Firenze nell’affare Cuadrado e capace di stregare i tifosi Viola in sole sette partite (condite da sei realizzazioni).

Su di lui si sono quindi già scatenati i commenti di esperti veri o presunti, tifosi accaniti e occasionali, appassionati da bar, twitstar, ecc.
Logico, quando un giocatore impatta così col calcio italiano.

C’è però un aspetto che sembra, come al solito, pochi tengano in considerazione: la forma fisica.

Senza nulla togliere a Salah, giocatore che seguo dai tempi di Basilea avendo una predilezione per i RotBlau, è palese che oggi l’ex Chelsea goda di una condizione straordinaria. Capace di viaggiare a duecento all’ora palla al piede, di correre per 70 metri senza perdere potenza e di non sentire – almeno apparentemente – la fatica lungo tutti i 90 minuti, Salah sta con ogni probabilità giocando anche oltre il proprio 100% delle possibilità.

Casi come il suo ce ne sono già stati, e chi non ha la memoria corta se li ricorderà bene. L’ultimo in ordine cronologico solo una stagione fa, quando Gervinho – super-atleta ma calciatore molto modesto – sbarcò a Roma ed iniziò a fare il diavolo a quattro grazie ad una gamba che gli permetteva di saltare in velocità praticamente qualunque avversario.

Oggi che la forma non è più la stessa l’ex Arsenal è diventato di colpo giocatore modesto, totalmente incapace di fare la differenza come gli riusciva solo 12 mesi fa. Così da presunto fenomeno per molti è tornato ad essere un giocatore come tanti (a margine: reputo Salah un calciatore comunque globalmente migliore rispetto all’ivoriano).

Andando ancora più indietro nel tempo si può invece risalire al buon Milos Krasic. Totalmente inarrestabile quando sbarcò a Torino direttamente da Mosca, giocatore ai margini del progetto tecnico juventino quando la condizione calò non permettendogli più di fare il bello ed il cattivo tempo sulla fascia.

Che giocatore è Salah ce lo dirà il tempo. Inviterei solo i tanti che oggi lo definiscono “Fenomeno” o “Campione” a restare fedeli alle proprie convinzioni anche qualora, se mai succederà, il ragazzo dovesse avere cali di forma, magari infilando quattro o cinque brutte partite.

Questo perché il malvezzo di ergere a star un giocatore per una manciata di partite per poi gettarlo nel fango dopo qualche prestazione opaca è qualcosa che, eufemisticamente, andrebbe evitato.

Un fenomeno è un fenomeno sempre, anche quando fuori forma.

In ultimo, chiudo con una considerazione sull’affare Cuadrado-Chelsea.

La realtà dei fatti è che Salah era ai margini della squadra di Mourinho (30 minuti giocati quest’anno in Premier). Quindi, un sacrificio assolutamente fattibile, ancor più con l’arrivo di un Cuadrado che gli avrebbe chiuso completamente le porte del campo.

Per la Fiorentina però, come ebbi modo di dire a suo tempo, la cessione di Cuadrado al Chelsea era un affare anche senza l’inserimento dell’egiziano, o comunque senza la sua esplosione così fragorosa. Questo per il semplice motivo che tutti quei soldi per l’ala colombiana erano assolutamente impossibili da rifiutare.

Certo, l’impatto in Italia di Salah avrà colpito lo staff tecnico del Chelsea. Ma nel contempo non credo nemmeno Mourinho si stia strappando i capelli: non credeva nel giocatore, che a Londra in un anno e mezzo aveva fatto oggettivamente poco.

Per la Fiorentina resta però una stupenda operazione di mercato. Che ad oggi sta pagando dividendi anche più alti di quanto gli stessi dirigenti non immaginassero.

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Secondo i vari esperti di mercato nostrani la trattativa che dovrebbe portare Mattia Destro dalla Roma al Milan sarebbe ormai cosa fatta e se ne aspetterebbe solo l’ufficializzazione (le visite mediche sarebbero già state organizzate per domani).

Ma può essere l’attaccante ascolano la punta giusta per questo Milan?

Il valore assoluto del giocatore non è in dubbio. Destro è un attaccante dotato di uno spiccato senso del goal, come già dimostrato sia a livello giovanile (all’interno dei patri confini quanto anche con le maglie delle varie rappresentative Azzurre, in particolar modo l’under 19) che tra i professionisti (bene a Siena, ottima media minuti/goal lo scorso anno). Però ha anche molti limiti.

In primis il fatto che sia proprio un attaccante più finalizzatore che non di manovra. Un giocatore, quindi, che ha bisogno di essere fornito negli ultimi sedici metri con costanza, per poter segnare con continuità. Certo non un ragazzo capace di dare una mano alla costruzione del gioco, né tantomeno di crearsi goal dal nulla, con spunti personali.

Proprio questo ritratto piuttosto chiaro di Mattia Destro spiega bene i problemi cui potrebbe andare incontro una volta tornato a Milano, anche se questa volta sulla sponda rossonera del naviglio.

Come già ampiamente dimostrato in tutta questa prima parte della stagione il Milan è una squadra senza la minima identità di gioco, gestita da un allenatore ancora totalmente inadeguato a sedersi su di una panchina di Serie A e per lo più incapace di creare trame efficaci. Non è quindi un caso se a splendere là davanti siano stati più che altro il redivivo Honda, dotato di una tecnica di tiro che gli ha permesso di trovare conclusioni efficaci anche senza il supporto del team, e Menez, stellina capace di accendersi a fasi alterne con però delle giocate da trascinatore assoluto nella faretra.

Ecco, Mattia Destro ha un grande killer instinct, ma nessuna di queste qualità che hanno permesso ai suoi due futuri – potenziali – compagni di salvarsi nel marasma Rossonero di quest’inizio di stagione.

Di per sé, quindi, non possiamo negare il fatto che il profilo dell’ex nerazzurro non sia quello migliore, da inserire nell’attuale contesto Rossonero.

Questo discorso va anche tenuto quindi in considerazione rispetto a quelli che saranno i giudizi che verranno tirati a proposito dell’impatto che Destro avrà a Milano. Pensate proprio ad un Pippo Inzaghi scarsamente rifornito dalla squadra (ricordando che all’Atalanta aveva un grande Morfeo a sostegno e che tra Juve, Milan e Nazionale ha giocato con fior di Campioni a rifornirlo): che giocatore sarebbe stato?

Quindi, acquisto bocciato?

Non direi, per più motivi. In primis per il fatto che nel grigiore delle ultime campagne acquisti milaniste questo resta comunque un raggio di sole importante, trattandosi di un ragazzo di talento.

Poi perché, vista l’età, si tratta di un investimento a medio-lungo termine: se anche Destro dovesse fallire in questi primi sei mesi, avrà tutto il tempo per ritrovarsi, integrarsi e tornare a timbrare con continuità.

Insomma, credo che quello di Mattia Destro sia un buon acquisto, di per sé. Ora però il Milan dovrà lavorare molto sull’impalcatura generale, per fare in modo che il ragazzo di Ascoli non sia abbandonato a sé stesso, là davanti.

Di certo inserito nel giusto contesto potrà rivelarsi una buona presa per il Milan, che si garantirebbe così un discreto goleador per diversi anni a venire.

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Ormai è deciso: da giugno (anche se la Juventus starebbe premendo affinché Sebastian lasci Torino già in questa finestra di mercato) Giovinco sarà un giocatore dei Toronto FC, squadra canadese che milita in MLS (il campionato professionistico USA).

Una scelta da un certo punto di vista sicuramente interessante, quella fatta dalla Formica Atomica, ma da un altro abbastanza deludente. Ma entriamo nel dettaglio.

PRO

  • Stipendio: le cifre ufficiali ancora non si sanno e restano un mistero. La Gazzetta, solitamente bene informato al riguardo, parla di un totale di 8,6 milioni netti l’anno, comprensivi di stipendio (6), bonus e diritti d’immagine.
  • Esperienza: solitamente quello americano è un campionato che chi ha la possibilità di giocare ad alto livello in Europa (quindi vincere campionati, giocare in Champions, essere Nazionale, ecc) prende in considerazione solo dopo una certa età. Gli esempi sono molteplici: da Beckham ad Henry, fino ad arrivare a Kakà, Gerrard e Lampard (che prima o poi lascerà il City di Manchester per quello di New York). A prescindere dall’età, però, quella che si appresta fare Giovinco resta una esperienza di vita notevolissima, che arricchirà sicuramente il suo bagaglio in questo senso.
  • Leadership: da un punto di vista carismatico Sebastian Giovinco non sembra essere giocatore in grado di rappresentare il leader di un gruppo, a prescindere dal campionato in cui si trova a giocare. In compenso, però, sarà sicuramente uno dei leader tecnici della squadra. Insomma, sarà finalmente nella condizione di poter avere i compagni che si troveranno a giocare in funzione alla sua presenza. Cosa che finora non gli è praticamente mai successa.

CONTRO

  • Nazionale: se già in Italia c’è il malvezzo di ignorare per lo più i giocatori che si disimpegnano all’estero (salvo qualche raro caso), la cosa si aggrava per campionati ritenuti di livello inferiore ai quattro o cinque principali d’Europa. Come è stata la Cina per Diamanti e come con ogni probabilità sarà l’America per Giovinco. Insomma, con questa scelta Sebastian rischia di essersi giocato la Nazionale.
  • Coppe europee: un grossissimo limite allo sviluppo della MLS (campionato in forte crescita sotto ogni punto di vista) è sicuramente rappresentato dall’ovvia impossibilità di qualificare squadre a Champions ed Europa League. Un aspetto che spesso pesa molto nelle scelte dei giocatori, che tra nobili decadute da far risorgere e squadre dal passato mediocre ma dal presente europeo scelgono per lo più le seconde. Europa che quindi resterà un ricordo, per Giovinco.
  • Ambizione: a quanto già detto aggiungiamo il fatto che Giovinco si è sempre ritenuto giocatore di fascia alta. Sicuramente più di quanto non fosse realmente. Convinto che avrebbe potuto impattare a livello assoluto a Torino, mi è sempre parso che si reputasse giocatore da top club. Sarà che il tempo l’ha fatto maturare, probabilmente è arrivato a capire che un Barcellona – ma anche, per scendere di qualche gradino, un Arsenal – difficilmente si sarebbero mai fatte avanti per lui. Così ha definitivamente rinunciato alla propria ambizione (oltre che all’Europa e, probabilmente, alla Nazionale), decidendo di volare dall’altra parte dell’Oceano…

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Arrivati i risultati del sondaggio fatto a fine 2014 su quale sia la Top XI Mondiale del momento.

In porta, e non poteva essere altrimenti, Manuel Neuer, che prende addirittura il 68,97% dei voti. Un grande risultato per il portiere tedesco, per altro finalista del Pallone d’Oro. Del resto non poteva essere molto diversamente, per quello che oggi è, a tutti gli effetti, il miglior estremo difensore al mondo.
Ad inseguire, ma molto distanziato, Thibaut Courtois, reduce da una stagione fantastica in quel di Madrid ed oggi titolare al Chelsea. Il portierino belga, con ogni probabilità futuro top mondiale nel ruolo, guadagna il 15,52% delle preferenze.
Terzo, infine, il nostro Gigi Buffon, scelto dal 3,45% dei votanti.
Raccolgono qualche preferenza anche De Gea, Handanovic, Diego Lopez, Keylor Navas, Claudio Bravo, Tim Howard, Mattia Perin e Salvatore Sirigu.

Terzino destro, ed anche qui la scelta mi appare scontata, Philipp Lahm. Il capitano del Bayern e della nazionale tedesca campione del mondo si conferma ancora una volta dopo l’anno scorso, ricevendo il 53,57% delle preferenze.
Secondo, ben distanziato, Pablo Zabaleta (10,71%), che distanzia di pochissimo lo juventino Stephan Lichtsteiner (9,82).
Bene anche Ivanovic, che prende poco più dell’8%, e Coleman, fermo al 5. Raccolgono voti anche Carvajal, Azpilicueta, Darmian, Maicon, Alves, Aurier, Arbeloa e Glen Johnson.

Il centro della difesa è invece il regno di Diego Godin (25,35%) e Sergio Ramos (21,66%), ovvero i protagonisti assoluti della scorsa finale di Champions. Mi fa particolare piacere vedere Godin premiato come miglior centrale al mondo, posto che mi sembra di lui si parli troppo poco, in relazione al suo valore effettivo.
Terzo col 17,05% dei voti il mio secondo centrale del momento, ovvero il tedesco Hummels. Quarto, molto in calo rispetto all’anno scorso, Thiago Silva (13,36%). Anche se il vero tracollo lo registra Kompany, sesto col 3,23% delle preferenze (poco davanti a lui Mehdi Benatia).
Qualche voto lo prendono anche Mascherano, Boateng, Chiellini, Garay, Miranda, Bonucci, Cahill, Luiz, Manolas, Terry, Varane, Pepe e Piquè.

La difesa si completa quindi con un ennesimo giocatore del Bayern Monaco, David Alaba, che sbaraglia la concorrenza tra i terzini sinistri raccogliendo il 59,46% delle preferenze.
Al secondo posto, staccatissimo, l’ex Colchoneros Felipe Luis con l’11,71%. Terzo Marcelo a 8,11%.
Raccolgono voti anche Daley Blind, Jordi Alba, Marcos Rojo, Leighton Baines, Luke Shaw, Kwadwo Asamoah, Domenico Criscito, Lucas Digne ed Arthur Masuaku.

A centrocampo, esattamente come scelto nella mia formazione, si disimpegnano quindi Toni Kroos (22,02%) e Yaya Tourè (15,6%).
Niente Vidal, quindi. Che perde il posto guadagnato lo scorso anno a causa di una forma scadentissima, cadendo all’undicesimo posto col 2,29% delle preferenze.
Terzo, invece, Luka Modric (11%), che sopravanza di mezzo punto Paul Pogba. A seguire gli spagnoli Xabi Alonso e Fabregas, poi Pirlo.
Briciole di voto anche per Schweinsteiger, Iniesta, Ramsey, Pjanic, Gabi, Verratti, Matic, Nainggolan, Marchisio, Rakitic, Xavi, De Rossi e Fellaini.

Sulla destra, esattamente come l’anno scorso, la spunta il gallese Gareth Bale, 45,71% dei voti. Secondo il sempre devastante Robben, 26,67%, mentre solo terzo il campione del mondo Thomas Muller (16,19%), che nonostante le sue sempre ottime prestazioni evidentemente non accende la fantasia di molti.
Spiccioli li raccolgono anche Sterling, Cerci, Callejon, Cuadrado e Cazorla.

La fascia opposta, manco a dirlo, è il regno di un altro madridista, Cristiano Ronaldo. Il fenomeno lusitano si prende il 57,55% dei voti, distanziando di parecchio l’ex compagno di club Angel Di Maria (23,58%).
Solo terzo, con una percentuale ridicola se si pensa al suo valore effettivo, Eden Hazard, 8,49%. Ma del resto con un cannibale come Ronaldo è difficile fare i conti…
Qualche voto va anche a Reus, El Shaarawy, Gervinho, Kagawa, Schurrle, Silva ed Arda Turan.

Davanti, infine, niente trequartista. La maggior parte dei votanti, infatti, decide di giocare l’all in e schierare due punte davanti ad una squadra già comunque molto offensiva.
Solo per info, il trequartista più votato è stato James Rodriguez col 45,21% dei voti. Molto staccato l’eroe della finale Mondiale Gotze, 28,77%.

Chi in attacco, quindi? Diego Costa (24,4%) e Lionel Messi (23,81%), che superano Zlatan Ibrahimovic fermo al 20,83%.
Niente titolarità quindi per Suarez, che probabilmente a causa del morso rifilato a Chiellini scende al quarto posto, raccogliendo solo il 12,5% dei voti.
Qualcosa lo ricevono anche Aguero, Benzema, Martinez, Bony, Lewandowski, Neymar, Sanchez, Sturridge, Tevez, Balotelli, Cavani, Higuain e Rooney.

Allenatore di questa super squadra, ovviamente, Ancelotti. Che straccia la concorrenza di Simeone e Low.

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Qualche giorno fa radiomercato fece rimbalzare una voce di mercato accattivante: l’Inter (ma pare anche la Fiorentina) avrebbe pensato al 26enne terzino sinistro messicano Miguel Layún per rinforzare la squadra già nel corso del mercato invernale. Trattativa comunque già sfumata, dato che il ragazzo ha firmato per il Watford, venendo poi girato in prestito al Granada (quindi è entrato nel giro dei Pozzo, patron dell’Udinese).

Una voce che immaginavo non si sarebbe concretizzata, ma certo non poteva stupire l’interesse dei Nerazzurri nei confronti dell’esterno difensivo ex America di Città del Messico: tra i migliori interpreti nell’ottima avventura mondiale del Tri, il ragazzo nativo di Cordoba ha dimostrato di poter reggere il confronto anche su palcoscenici importanti.

Eppure ai più attenti il nome di Layún non suonerà certo nuovo. Il link col nostro paese, che difficilmente va a battere strade di mercato considerate “esotiche” come quella messicana, affonda le radici indietro nel tempo, più precisamente nell’agosto del 2009. Quando l’Atalanta, dopo un lungo periodo di prova, decise di prelevarlo dal Veracruz in prestito annuale con diritto di riscatto.

A Bergamo le cose sembrarono partire benino: il ragazzo dimostrò grande impegno nel ritiro di Brentonico, mettendo in mostra buone cose durante le amichevoli estive ed esordendo in Serie A – primo messicano nella storia – a fine settembre.

In realtà, però, né Gregucci (che guiderà la squadra per le prime quattro di campionato) né Conte (subentrato dopo il 4 a 1 di Bari) faranno grande affidamento su di lui. Così a gennaio, proprio mentre l’Atalanta si troverà a cambiare nuovamente guida tecnica, le presenze sono solo due e l’addio inevitabile: lo chiama l’America, club che ha appena lasciato per ritentare l’avventura europea. Così dopo aver preso armi e bagagli Miguel Layún saluta l’Italia, amareggiato.

La sua storia penso certifichi bene buona parte dei difetti del nostro calcio. Un sistema in cui si fa fatica a guardare oltre al proprio naso, in cui non si dà tempo ai giovani di adattarsi ed imporsi, in cui spesso ci si accorge tardi del capitale dilapidato.

Così un giocatore che già cinque anni fa poteva diventare uno dei terzini più interessanti del nostro panorama è stato bocciato prematuramente e rispedito a casa, dove ha – per sua fortuna – trovato ambiente e fiducia adatta ad imporsi, vincere trofei, conquistare la Nazionale e tornare a vedere il proprio nome al centro delle trattative di mercato italiche.

Lungi da me voler gettare la croce addosso ai dirigenti atalantini, che solitamente sui giovani ci vedono bene. Il discorso è molto più ampio e riguarda tutto il nostro movimento: l’Atalanta visse una stagione molto travagliata, e vista la retrocessione di fine anno con ogni probabilità non avrebbe comunque riscattato il ragazzo. Vero però che una sua eventuale – e non così improbabile – imposizione avrebbe permesso ai bergamaschi di acquistare il cartellino per girarlo poi subito ad una qualche altra squadra di maggior lignaggio, che avrebbe potuto così acquistare un giocatore extracomunitario senza però gravare sul proprio cap, essendo a quel punto Layún già tesserato per una squadra italiana.

Invece?

Invece Miguel Layún non è stato sfruttato per quelle che erano le sue capacità, ha dovuto subire l’umiliazione della bocciatura, tornare in Messico, correre e lottare per dimostrare di essere meglio di quanto non lo ritenessimo in Italia ed, infine, venire riscoperto dai nostri operatori di mercato solo dopo un Mondiale giocato su ottimo livello.

Perché quello è un altro grosso problema del nostro sistema-calcio: la quasi totale incapacità – salvo rarissime eccezioni – di fare scouting come si deve. Affidarsi ad un Campionato del Mondo sono capaci tutti. I giocatori vanno scoperti prima. Ed è il colmo vedere che un giocatore sbarcato in Italia già cinque anni e mezzo fa sia stato ri-scoperto solo grazie a Brasile 2014…

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Older Posts »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: