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Archive for aprile 2011

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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E’ sempre più probabile che a fine stagione Gigi Delneri lascerà la panchina della Juventus. Nonostante il recente filotto di risultati positivi, infatti, i Bianconeri sono ormai fuori dal giro della Champions League e rischiano fortemente di non qualificarsi nemmeno all’Europa League.

La stagione della squadra non può quindi certo considerarsi positiva. Ecco perché, appunto, con ogni probabilità si comincerà la prossima stagione con un altro allenatore.

Tanti, in questo senso, i nomi fatti nell’ultimo periodo dai media nazionali. Si va da Roberto Mancini (che ha però smentito ogni voce al riguardo, affermando che resterà a Manchester perché vuole rispettare il contratto in essere col City) ad André Villas Boas (ovviamente ha smentito anche lui, tanto i contatti con la Juventus quanto quelli con Roma e Liverpool) passando per Walter Mazzarri (che probabilmente vorrà però guidare il Napoli in Champions League, dopo essere riuscito a portare gli Azzurri nella massima competizione Europea).

Ma quale dev’essere l’identikit del nuovo allenatore Bianconero?

Beh, iniziamo col dire cosa non dev’essere.

Ecco quindi che pensare all’ipotesi Mancini dà abbastanza i brividi, perché l’ex allenatore interista non mi sembra assolutamente all’altezza della situazione. Del resto parliamo di un allenatore che in Europa non ha ancora trovato una dimensione d’alto profilo e che in Italia ha iniziato a vincere – il Campionato – solo dopo Calciopoli.
Per non parlare poi di quanto sta facendo in Inghilterra, dove sta spendendo centinaia di milioni di euro tra stipendi e prezzi del cartellino. Per vincere cosa? Pochino. Senza tener conto che l’anno scorso, per altro, non riuscì nemmeno a qualificarsi in Champions.

E cosa dire di Walter Mazzarri, allenatore che sembra completamente votato ad un modulo particolare?
Intendiamoci subito e chiaramente: Ranieri impostava la Juve col 4-4-2. Mandato via lui s’è preso, l’anno scorso, Ferrara, che passò al 4-3-1-2. Quest’anno, poi, il ritorno al 4-4-2 delneriano. Che senso avrebbe cambiare per la quarta volta in quattro anni il modulo, con tutti gli stravolgimenti che ne conseguono?

Perché qui non si tratta di semplici numeri. Passare al modulo di Ferrara comportò la rinuncia alle ali e l’acquisto di un trequartista. Tornare al 4-4-2 ha invece portato la cessione proprio del trequartista (Diego, ma anche Giovinco e Iago mandati a ben figurare altrove) per tornare ad acquistare le ali. Trovarsi a giocare col 3-5-2 vorrebbe dire davvero stravolgere ancora tutto. Krasic non potrebbe occupare il ruolo di esterno destro, perché sarebbe più che insufficiente in fase difensiva. Andrebbe quindi ceduto. E stiamo parlando dell’acquisto principale dell’ultima campagna acquisti. Esattamente come Diego l’anno prima.

Poi beh, il 3-5-2 è davvero un modulo particolarissimo, come dicevo. Impostare la squadra in quel modo vorrebbe dire davvero stravolgere la rosa attuale costruendo un’intelaiatura su cui poi sarebbe un delitto tattico non puntare per anni.

Ma detto qualcosina sul perché Mancini e Mazzarri non sembra possano essere le scelte migliori per Agnelli e Marotta proviamo ad identificare le caratteristiche salienti che dovrebbe avere questo nuovo allenatore.

  • Duttilità tattica.
    Perché avere un allenatore che basa tutto il suo lavoro su di un solo modulo tattico (come Delneri, che ha dovuto buttar via la stagione prima di apportare qualche modifica) è sempre rischiosissimo. Certo, mi si potrebbe replicare che la Juve di Capello, che pur sempre giocò col 4-4-2, non ebbe di questi problemi. Ma del resto lì si trattava di una squadra di Campioni allenata da uno dei migliori allenatori del mondo. Ben altra roba rispetto alla situazione attuale.
  • Carisma e capacità di gestione dello spogliatoio.
    In questo, dobbiamo dirlo, Delneri non sembra aver fallito. Nonostante i vari problemi vissuti in stagione, infatti, il tecnico di Aquileia sembra avere ancora saldamente in mano la situazione. Ed un allenatore capace di gestire lo spogliatoio può risultare assolutamente fondamentale in ogni frangente. Sia quando c’è da evitare che lo spogliatoio si rompa sia quando magari bisogna tener calmo l’ambiente per evitare che si esalti troppo a fronte di un momento particolarmente positivo.
  • Adattamento all’attuale rosa.
    Come detto un allenatore che decida a priori di impostare la squadra con un modulo molto diverso da quello attuale – come il già citato 3-5-2 – porterebbe al quarto sconvolgimento di fila in quattro anni. Indubbiamente meglio affidarsi ad un allenatore che possa cambiare il meno possibile, di modo che la maggior parte dei giocatori attualmente in rosa possano tornare buoni ancora (e, nel caso, essere ceduti solo per una questione tecnica). Sfruttare le due opzioni di cui parlai su Pianeta Sport potrebbe in questo senso essere una scelta saggia.
  • Capacità di scelta dei giocatori.
    Il mercato lo fa la società. Ma logica vorrebbe che venisse fatto seguendo le direttive del tecnico ed in stretto contatto con esso. Chiaro però che l’allenatore, a quel punto, dovrebbe essere anche molto capace sotto il profilo della cernita dei vari giocatori acquistabili. Comprare Martinez per fargli fare l’esterno in un 4-4-2, venendo ad un esempio reale, significa compiere un errore madornale. Il nuovo tecnico della Juve dovrà quindi stilare il profilo migliore dei giocatori di cui necessita per poi andare ad individuare il candidato che può rispondere al meglio a queste necessità.
  • Coraggio.
    Quando ti trovi a dover rifondare la squadra dopo un evento traumatico come Calciopoli devi averne molto, di coraggio. A maggior ragione oggi, dopo che quanto di buono era rimasto è stato praticamente distrutto. I pochi campioni retrocessi in B, infatti, o non fanno più parte della squadra o sono ormai arrivati agli sgoccioli della propria carriera. In una situazione come questa è molto difficile pensare che un big decida di accettare l’eventuale corte juventina. Bisogna quindi trovare un allenatore che sia pronto a correre dei rischi puntando su giocatori in cui crede ma che in quel momento potrebbero non sembrare da Juve. Matri, ad esempio, non aveva certo una carriera di alto livello alle spalle, ma sta dimostrando di poter assolutamente reggere il palcoscenico torinese, oggi. Al tempo stesso se si vuole costruire un progetto solido per il futuro lo si dovrà fare puntando anche su qualche giovane di valore e dal grosso potenziale. E puntare non in sede di mercato, ma quando si andranno a stilare le formazioni. Culturalmente, lo sappiamo, i giovani fanno molta fatica a trovare spazio in Italia. E questa cosa deve cambiare a Torino, se si vuole tornare ad aprire un ciclo vincente.
  • Dimensione internazionale riconosciuta.
    Come detto è difficile che un campione possa scegliere Torino, oggi. Avere un allenatore di altissimo profilo (come potrebbe essere Fabio Capello, per fare un nome assolutamente fuori portata) potrebbe però aiutare in questo senso. Perché darebbe un chiaro segnale all’esterno e sarebbe una sorta di sicurezza per chi a quel punto potrebbe davvero decidere di tentare l’avventura Bianconera.

Insomma, la ricerca di un’alternativa a Delneri, che alla fine non mi stupirei se restasse in sella, non sarà certo semplice. Anche perché guardandosi in giro lo scenario è piuttosto desolante, con i migliori allenatori del mondo praticamente certi di non cambiare aria.

Tra questi, infatti, ne troviamo diversi che difficilmente si muoveranno dal loro posto: Guardiola potrebbe diventare il Ferguson di Barcellona con Sir Alex che, a sua volta, quasi sicuramente chiuderà la carriera a Manchester. Wenger ha ormai fondato una dinastia in quel di Londra, mentre Capello ed Hiddink difficilmente potranno lasciare Inghilterra e Turchia prima dell’Europeo del 2012. Mourinho è appena arrivato a Madrid e sicuramente si darà almeno un altro anno per provare a vincere la Champions anche lì mentre Spalletti e Prandelli sono ben saldi sulle loro panchine.

Resterebbe quindi in pratica il solo Ancelotti, la cui partenza è praticamente scontata.
Su di lui, che sarebbe comunque una minestra riscaldata, ci sarebbe però la Roma in pole. E posto che pare che la garanzia richiesta dall’ex allenatore del Milan sia la partecipazione alla prossima Champions ecco che la Juventus sarebbe praticamente tagliata fuori.

Il compito di Marotta, insomma, non sarà facile. E a questo punto potrebbe davvero profilarsi una riconferma di Delneri in vista, poi, di un cambiamento importante nell’estate successiva, quando due big come Capello ed Hiddink potrebbero trovarsi liberi sul mercato degli allenatori.

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Stasera verrà giocata l’andata della semifinale di Champions più attesa dell’anno (e forse non solo).
A scontrarsi saranno infatti le due squadre più forti e titolate di Spagna (e d’Europa, nonché del mondo), simbolo di due fazioni differenti, oltre che i due giocatori più forti del globo e due dei migliori tecnici attualmente in circolazione.

La sfida, insomma, sarà carichissima di significati e un po’ ovunque l’attesa cresce in maniera smisurata.

Facciamo quindi il classico giochino della contrapposizione ruolo per ruolo, per vedere sulla carta chi sembrerebbe essere più forte. Il tutto partendo, ovviamente, dagli assenti illustri.

In questo senso è il Barcellona a lamentare le carenze principali. Sopra a tutti, infatti, svetta l’assenza di Iniesta, attesissimo protagonista di un match che non potrà però giocare. Oltre al fenomeno spagnolo non saranno disponibili nemmeno i tre terzini sinistri a disposizione di Guardiola (Abidal, Adriano e Maxwell) oltre a Bojan.
Mourinho lamenta invece l’indisponibilità di Gago e Khedira in mediana, oltre che l’assenza – dovuta a squalifica – di Carvalho.

Detto degli assenti caliamoci appieno nel gioco e diamo via al confronto.

Casillas vs. Valdes

Qui non si inizia nemmeno a discutere. Le gerarchie presenti in nazionale non sono certo frutto del caso e credo che pure il più sfegatato tra i tifosi Blaugrana riconoscerebbe la superiorità dell’estremo difensore madridista.

Arbeloa vs. Dani Alves

Se non c’è confrontro tra Iker e Victor possiamo dire lo stesso anche relativamente ai due terzini destri. Dani Alves, del resto, è in assoluto uno dei migliori interpreti al mondo nel ruolo mentre Arbeloa non è niente più che un onesto mestierante del pallone.

Sergio Ramos vs. Mascherano

In questo caso debbo dire che ho un pochino tentennato, finendo col preferire Sergio Ramos giusto per la maggior abitudine che ha nel giocare nel reparto arretrato. Mascherano, del resto, è un mediano fatto e finito, spostato sulla linea di difesa solo per ovviare ai problemi di formazione di Guardiola. Però va altresì detto che in quanto a capacità di contrasto il secondo non ha assolutamente nulla da invidiare al primo, anzi. Se poi ci mettiamo il fatto che personalmente Ramos come centrale non mi ha assolutamente mai convinto ecco che lo spagnolo batte l’argentino di una sola incollatura.

Albiol vs. Piquè

Anche qui, come per i due portieri, possiamo rifarci alle gerarchie definite in sede di nazionale. Piquè, del resto, è attualmente il miglior centrale spagnolo in circolazione.

Marcelo vs. Puyol

Esattamente come per il duello Ramos-Mascherano anche in questo caso la scelta è stata difficilotta. Perché Marcelo pare essere cresciuto tanto ultimamente e pur non valendo ancora uno scarpino di ciò che fu Roberto Carlos (cui fu prontamente paragonato dai media quando sbarcò a Madrid) è comunque terzino da tenere d’occhio. Puyol, di contro, non è più sicuramente il miglior Puyol. Però ha grinta e carattere da vendere ed in una battaglia come quella che si scatenerà al Bernabeu potrà ancora sicuramente recitare il ruolo di leader.

Pepe vs. Busquets

Personalmente non sbavo dietro a Busquets, che ritengo essere mediano dalle capacità tecniche solo discrete capace però, in virtù di ottime capacità tattiche, di elevare di molto il proprio rendimento anche sfruttando la presenza di due mostri come Xavi ed Iniesta al proprio fianco. Di contro, però, Pepe non è nemmeno un mediano, bensì un centrale adattato. Certo, vista la sua ottima capacità di contrasto il brasiliano naturalizzato portoghese potrà sicuramente risultare molto utile (sempre che non perda la testa facendosi espellere per qualche gesto violento, come di tanto in tanto gli è capitato in passato), ma secondo l’ottica con cui si stila questo confronto non può che essere Busquets a spuntarla.

Lassana Diarra vs. Keita

A centrocampo, quindi, la squadra di casa la spunta solo grazie a Lassana Diarra, che personalmente trovo oggi superiore a Keita. Fosse stato della partita Iniesta, però, le cose sarebbero state ben diverse ed il dominio Blaugrana avrebbe quasi avuto un che di spaventoso.

Xabi Alonso vs. Xavi

Anche in questo caso le gerarchie nazionali si fanno sentire. Xavi del resto è un Fenomeno assoluto del ruolo. Xabi, invece, solo un ottimo regista.

Di Maria vs. Messi

Non iniziamo nemmeno a discutere.

Ozil vs. Pedro

Il talentino tedesco ha sicuramente un bagaglio tecnico di molto superiore a quello del buon Pedro. Che, un po’ come per Busquets, probabilmente risente notevolmente dell’influsso benefico dei vari Xavi, Iniesta e Messi.

Ronaldo vs. Villa

Non iniziamo nemmeno a discutere. (cit.)

Alla fine, quindi, è il Barcellona a spuntarla, anche se sul filo di lana.

E, volendo, la differenza che possiamo riscontrare in campo viene assolutamente azzerata dalle panchine laddove quella del Real, che può vantare tra gli altri i vari Kakà, Higuain, Benzema ed Adebayor, è notevolmente superiore a quella del Barça.

A decidere il match, comunque, sarà sicuramente l’atteggiamento delle due contendenti. Perché il Barça più che sulla carta è superiore ad ogni altro avversario sul campo, laddove è in grado di esprimere un gioco unico.
Mourinho, però, ha già dimostrato tanto l’anno scorso con l’Inter quanto quest’anno nel ritorno di campionato e nella finale di Coppa del Re di essere in grado di limitare bene il Barcellona di Guardiola.

Lo scontro, quindi, si gioca tutto qui. Se il fortino di Mou reggerà il Barça avrà seri problemi in ottica passaggio del turno. In caso contrario, invece, si potrebbe arrivare al tracollo Blancos, con i tifosi Blaugrana che, sotto sotto, già sognano un’altra manita.

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L’ultima stagione dei bavaresi non resterà certo nella storia. La squadra, che sino a poco tempo fa era guidata da Louis van Gaal, puntava infatti a raggiungere traguardi ben più prestigiosi, provando quantomeno a bissare l’annata scorsa.

In Champions League, però, le cose sono andate molto peggio, con l’uscita agli ottavi di finale contro la bestia… nerazzurra! In campionato le cose sono andate ancora peggio. A quattro giornate dal termine, difatti, i Rossi si trovano terzi in classifica a ben 14 punti dal Borussia capolista e già domenica potrebbe arrivare la definitiva resa bavarese. Qualora i Gialloneri s’imponessero al Borussia Park contro il Moenchengladbach, difatti, anche la matematica condannerebbe la squadra di Monaco.

All’orizzonte va quindi profilandosi una corporsa rivoluzione atta a rifondare una squadra che pur non essendo priva di notevoli talenti pare essere alla fine di un ciclo.

Tanti i nomi in ballo. Sia in entrata che in uscita.

Partiamo quindi dalla panchina. L’olandese Andries Jonker, ex vice di Van Gaal, lascerà la Baviera per venire rimpiazzato da Jupp Heynckes, attualmente alla guida del Bayer Leverkusen. Per l’ex attaccante di Borussia Moenchengladbach ed Hannover 96 si tratta quindi di un ennesimo ritorno sulla panchina bavarese, su cui si sedette già tra l’87 ed il ’91 nella sua prima parentesi in quel di Monaco e nel 2009 la seconda volta.

Sistemata la questione relativa alla guida tattica ecco che Uli Hoeneß, Franz Beckenbauer e tutto lo staff dirigenziale bavarese dovrà muoversi con oculatezza sul mercato. Perché cambiare tanto non significa per forza migliorare la propria condizione.

Uno dei principali interventi della dirigenza dei Rossi riguarderà senza dubbio colui che si dovrà schierare a guardia dei pali. In questo senso, difatti, nessuno ha ancora mai convinto pienamente nel dopo Kahn.
Per dare una soluzione definitiva al problema ecco quindi che si sta pensando all’ingaggio di Manuel Neuer, estremo difensore attualmente in forza allo Schalke 04 che è oggi indubbiamente uno dei migliori interpreti al mondo del ruolo.

Il ragazzo nativo di Gelsenkirchen ha infatti fatto sapere ai propri dirigenti di non voler rinnovare il contratto in scadenza nel 2012. Per evitare di perderlo a zero, quindi, gli stessi dovranno cercare di piazzarlo al miglior offerente già nel corso della prossima estate.
E il miglior offerente, ad oggi, sarebbe proprio il Bayern Monaco, pronto a scucire ben venti milioni di euro per il portierone della nazionale tedesca su cui si starebbe però muovendo anche il Manchester United, alla ricerca di un sostituto di Edwin van der Sar.

Neuer che con ogni probabilità non sarà protetto dalla stessa identica difesa che costituisce attualmente il muro davanti a Kraft. Con ogni probabilità, infatti, alcuni correttivi verranno apportati anche qui, in quello che sembra per altro essere il reparto più bisognoso di innesti di valore.

Ecco quindi che a presidiare la fascia destra del reparto arretrato bavarese potrebbe arrivare da Amsterdam Gregory van der Wiel.
Il terzino destro Oranje potrebbe sbarcare in Baviera per 10 milioni di euro con il Bayern pronto a soffiarlo alla concorrenza, tra le altre, di Juventus e Milan.

L’alternativa al giovane olandese è una conoscenza del nostro calcio, Juan Camilo Zuniga. L’ex Siena, attualmente in forza al Napoli, ha, esattamente come Van der Wiel, una valutazione di circa 10 milioni e potrebbe lasciare i partenopei ben prima del giugno 2014, quando cioè sopraggiungerà la naturale scadenza del suo contratto.

Sempre in ambito di esterni di difesa il Bayern starebbe seguendo anche José Enrique Sánchez Díaz, venticinquenne terzino sinistro spagnolo attualmente in forza al Newcastle. Al giovane difensore nativo di Valencia sarebbero interessati anche Liverpool e Milan – che però proprio oggi pare abbia praticamente chiuso l’ingaggio di Taye Taiwo – ma nelle ultime ore pare che l’accelerata bavarese abbia portato i Die Roten in pole per il suo acquisto.

Bayern che è però stuzzicato anche dal nome di Fábio Alexandre da Silva Coentrão, ventitreenne esterno sinistro nativo di Vila do Conde che tanto bene sta facendo al Benfica. Coentrão che è davvero uno dei terzini più interessanti e seguiti dell’intero panorama europeo, ma che pare costerebbe parecchi milioni.

Secondo quanto vocifera radiomercato, comunque, il Bayern sarebbe intenzionato ad acquistare due esterni di difesa, il cui nome pare uscirà proprio da questa rosa di giocatori. Ed i due nomi più probabili sono, al momento, quello del terzino destro olandese e del terzino sinistro portoghese.

Bayern che comunque guarda all’Italia non solo per l’eventuale terzino, ma pure in ottica centrocampo.
Due, in particolare, sono i nomi cui si sta interessando la società bavarese: Daniele De Rossi e Marek Hamsik.

Il primo sta disputando una stagione sottotono e qualcuno ha lasciato intendere di possibili frizioni con l’ambiente Giallorosso. Frizioni che sarebbero sfruttate dai bavaresi pronti, secondo il sito tedesco 4-4-2.com, a scucire ben 30 milioni di euro per assicurarsi il talento romano, laureatosi Campione del Mondo nel 2006 proprio in Germania.
Nel contempo, però, ad oggi sembra difficile che la nuova proprietà lasci partire uno dei giocatori più rappresentativi della squadra. L’entusiasmo portato da questo cambio di proprietà, anzi, probabilmente contribuirà scacciare via ogni dubbio dalla testa di De Rossi.

Al tempo stesso difficile anche che il Napoli faccia partire Hamsik: gli Azzurri sono ormai ad un passo dalla qualificazione in Champions. Una volta centrata difficile che il Presidente De Laurentiis possa cedere uno dei suoi prezzi pregiati. A meno di offerte realmente fuori mercato.

Gli intrecci tra i bavaresi ed i partenopei, comunque, non finisco qui. Pare infatti che in Germania stiano seguendo con grande interesse Gökhan Inler quasi venticinquenne centrocampista elvetico nativo di Olten. Inler che, come tutti sicuramente saprete, è il primo obiettivo per il futuro centrocampo del Napoli ma che è altresì stato inquadrato come erede ideale di Van Bommel, passato a gennaio al Milan. De Laurentiis, quindi, oltre a tenere duro su Hamsik dovrà anche evitare di farsi soffiare Inler…

Altro nome molto in voga è poi quello di Arturo Erasmo Vidal Pardo. In molti infatti ipotizzano che il giovane mediano cileno possa seguire Heynckes da Leverkusen, trasferendosi in quel di Monaco ad un anno dalla scadenza del proprio contratto.

Per ciò che riguarda il reparto offensivo, poi, si segue con grande insistenza, ed ormai già da tempo, il macedone Goran Pandev, attualmente in forza all’Inter. E proprio la prossima estate potrebbe essere quella decisiva per un suo trasferimento in Baviera. Tra gli 8 e i 10 milioni i soldi che dovranno essere investiti per prelevare l’ex giocatore della Lazio.

Italia che è in assoluto la tappa preferita dai bavaresi che sarebbero interessati anche a Mirko Vucinic, dato da più parti in partenza da Roma. In questo caso, a differenza che in quello relativo a De Rossi, la resistenza opposta alla sua partenza dalla nuova società sarà verosimilmente notevolmente più bassa ed a fronte di un’offerta di almeno 15 milioni di euro l’attaccante montenegrino potrebbe davvero raggiungere la Baviera.
Situazione da monitorare, comunque, dato che sull’ex leccese sono dati anche Inter, Juventus e Manchester City.

L’alternativa a Vucinic potrebbe arrivare sempre dalla Lupa: il solito 4-4-2.com, infatti, cavalca l’ormai quasi certo addio di Jeremy Menez ipotizzando per lui un futuro proprio in quel di Monaco di Baviera, alternativa all’ipotesi di trasferirsi nella Torino Bianconera che immaginiamo essere sicuramente appetibile per il giovane francese, che si troverebbe per altro a giocare con il fortissimo connazionale Ribery.

Per ciò che riguarda il mercato in entrata, poi, si parla anche del possibile acquisto di un paio di giovani: dalla Svizzera, precisamente dal Basilea, potrebbe arrivare Xherdan Shaqiri, talentuoso esterno offensivo che è già finito sui taccuini di moltissime squadre del Vecchio Continente (tra cui anche Juventus e Milan, si dice).
Dalla Croazia, precisamente da Osijek, potrebbe invece approdare in Baviera Dino Špehar, diciassettenne talentuosissimo figlio d’arte già punto fermo delle under 15, 16 e 17 croate.

Bayern che però non potrà pensare esclusivamente ad acquistare, evidentemente.
Oltre a questa ridda di nomi di giocatori che potrebbero sbarcare in Baviera è giusto dire qualcosina anche rispetto a chi potrebbe lasciare il Bayern.

Tra questi potrebbe esserci il giovane Breno, ormai destinato a trasferirsi altrove. Sul possente centrale brasiliano si sarebbe mossa proprio quella Roma che potrebbe effettuare diverse operazioni di mercato con la squadra di Monaco, anche se negli ultimi giorni si è parlato di un forte interessamento del Galatasaray, che potrebbe chiuderne l’acquisto nei prossimi giorni. Più ardua, ma comunque da non sottovalutare, anche la strada che porta ad un possibile approdo al Santos.

Oltre a Breno è destinato a partire quasi sicuramente anche Anatoliy Tymoshchuk, che potrebbe tornare in patria. Sul mediano ucraino si stanno infatti muovendo con convinzione Dinamo Kiev e Shaktar Donetsk, che se ne contenderanno l’acquisto.

Infine prendono quotazione anche le ipotesi riguardante una possibile partenza di Arjen Robben. Il fenomeno olandese, vicecampione del mondo in Sudafrica, sembra ormai aver raggiunto il capolinea in quel di Monaco e potrebbe salutare tutti a fine stagione.
Sulla forte ala Oranje si starebbero quindi muovendo le due milanesi, con Robben che potrebbe così completare il giro dei quattro principali campionati europei.

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Con cinque sole giornate al termine del campionato la classifica finale va ormai delineandosi, in particolar modo per certe squadre. Tra queste vi è sicuramente la Juventus di Gigi Delneri, che reduce dal pareggio di Firenze si vede ormai tagliata del tutto fuori dalla corsa al quarto posto. Le contemporanee vittorie di Udinese e Lazio, difatti, inguaiano non poco la società di Corso Galileo Ferraris, che non potrà presentarsi ai blocchi di partenza della principale competizione europea per club nemmeno nel corso del prossimo anno.  E’ già quindi tempo di programmare il mercato estivo. Nel dopo Calciopoli, difatti, troppi errori sono stati commessi in questo senso sulla sponda Bianconera di Torino e Marotta sa bene di non poter più sbagliare se vuole riportare la squadra che fu di Sivori, Platini, Baggio e Zidane nell’Olimpo del calcio italiano e non. Proprio in questo senso facciamo viaggiare un po’ la fantasia e proviamo, basandoci ovviamente sui più recenti rumors di mercato, ad immaginarci un paio di alternative tattiche per la Juventus che verrà.

Partiamo da un presupposto, quindi. Qualora restasse Delneri, la cui permanenza è però a tutt’oggi in dubbio, la soluzione più probabile sarebbe quella che vorrebbe la squadra nuovamente impostata con un classico 4-4-2. Cambiando allenatore – o qualora il tecnico di Aquileia decidesse di affidarsi continuativamente al 4-3-3 di queste ultimissime uscite – ecco che si potrebbe pensare ad un modulo differente.

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In questo blog non parlo praticamente mai di questioni extra campo (che non riguardino il calciomercato). In questo caso, però, non posso esimermi dall’esprimere due parole rispetto a quanto sta succedendo sulla sponda Blucerchiata di Genova in questi giorni.

La situazione della squadra è quasi drammatica, verissimo.
Del resto io per primo ne ho parlato giusto ieri: incredibile come questa squadra dopo la cessione di Pazzini e Cassano si sia sbriciolata, finendo col guadagnare meno di mezzo punto a partita di media.

Tutto ciò, comunque, non giustifica certi eccessi.

Ecco quindi che dopo l’assalto portato sabato notte da una ventina di “tifosi” al pullman della società nel pomeriggio di oggi è successo un altro spiacevole accadimento, questa volta in quel di Bogliasco.
Un piccolo gruppetto di “tifosi” ha infatti avvicinato il mister della squadra nei dintorni del campo d’allenamento, dando il via ad una contestazione piuttosto spiacevole.

Intendiamoci, chi scrive non è assolutamente contrario all’espressione educata del proprio dissenso. Anzi.

Non bisogna però mai scordarsi che stiamo parlandi di calcio, che nulla è se non uno sport. Certi eccessi, quindi, non sono solo censurabili ma assolutamente da evitare.
Comportarsi educatamente non sarebbe male. Anzi.

Certo, come potete vedere nel video pubblicato sul sito di Sky non si è trascesi eccessivamente, arrivando alle mani. Detto questo, comunque, è altresì vero che contestare a parole è accettabile solo entro certi limiti. Che in questo caso sono stati valicati.

Il problema in sè non è certo racchiuso in ciò che è stato detto, quanto più nell’atteggiamento intimidatorio tenuto da questi tifosi.

Immagini come queste fanno male al calcio.

Quando questi presunti tifosi smetteranno di rovinare l’immagine dello sport più bello del mondo sarà sempre e comunque troppo tardi.

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Le vicende di mercato di cui si rese protagonista la Sampdoria lo scorso gennaio sono note a tutti: ceduti – a prezzi di saldo – Cassano e Pazzini, rimpiazzati con giocatori sicuramente non di egual valore (tanto che nelle mie pagelle di mercato affibiai un 4 tondo a Garrone & Co.).

Segnale di resa, secondo qualcuno. Di una volontà di disimpegno da parte di una società che, comunque, non aveva mai fatto spese pazze per rinforzare la squadra.

Qualcuno, a Genova, si spinse addirittura a dire, probabilmente sull’onda emozionale dovuta alla partenza dei due giocatori più talentuosi della squadra, che a quel punto si sarebbe dovuto lottare per non retrocedere.

Eppure a ben vedere, classifica alla mano, la salvezza sembrava ad un passo. A fine gennaio, difatti, la Sampdoria si trovava in una situazione molto più che tranquilla: dopo la ventiduesima giornata i Blucerchiati – che di gare ne avevano giocate solo ventuno – si erano stabiliti al decimo posto in classifica ed avevano già guadagnato ventisette punti, trovandosi cioè a tredici soli punti dalla presunta quota salvezza.

Diciassette partite per fare tredici punti, dopo che ne erano stati fatti ben ventisette in ventun match.

Per salvarsi, insomma, i doriani si sarebbero anche potuti permettere di rallentare un po’ il passo: da una media di 1,28 punti a partita avrebbero difatti potuto passare ad una media di 0,76 punti a partita, riuscendo comunque a raggiungere la sospirata quota salvezza che per qualcuno appariva quasi un miraggio.

Impresa tutt’altro che proibitiva, per la società di Genova. Perché pur senza Pazzini e Cassano si parlava comunque di una squadra che l’anno prima aveva centrato il quarto posto in classifica e che a fine agosto aveva disputato i preliminari di Champions, uscendo solo immeritatamente contro il Werder Brema.

Eppure… eppure qualcosa di terribile è successo, in Liguria. Perché Palombo ed i suoi hanno rallentato terribilmente, riuscendo nei successivi undici incontri a raccogliere solamente cinque punti, con una media di 0,45 punti a partita assolutamente non sufficiente a raggiungere quota 40.

Non è un caso, quindi, se da una tranquillissima situazione di metà classifica i Blucerchiati siano crollati sino al terz’ultimo posto. Terminasse oggi il campionato, infatti, Garrone e compagnia si ritroverebbero a dover disputare la prossima stagione in Serie B.

Cosa sia successo in quel di Genova è sicuramente difficile da dire. Ma un crollo del genere non può nemmeno essere casuale.

Personalmente ritengo comunque che non si possa limitare il discorso all’aspetto tecnico del tutto. Perché la partenza di quei due là davanti certo ha inciso moltissimo sotto questo punto di vista, ma la batteria d’attaccanti doriana resta comunque non inferiore a quella di diverse altre società di Serie A.

Più probabile, quindi, che anche i giocatori stessi abbiano subito troppo a livello psicologico le due cessioni in questione. Facile che anch’essi abbiano interpretato la cosa come una volontà di disimpegno societario o, più probabilmente, di ridimensionamento dei costi (e, conseguentemente, delle aspettative).

E proprio questi cattivi pensieri hanno finito col deprimere un ambiente già in precedenze non tonicissimo mentalmente.

Ed ecco servito il patatrac: cinque sole partite e due punti da recuperare al Cesena.

Sabato pomeriggio il Doria farà visita al Bari fanalino di coda ormai spacciato, con i cesenati impegnati in trasferta a Bologna ed i leccesi che faranno visita proprio ai cugini genoani.

Rischia di essere, quella del San Nicola, l’ultima chiamata per una squadra che sembra davvero già rassegnata al proprio triste quanto imponderabile destino.

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Le squadre di Serie A sono sempre solite impostare le proprie strategie di mercato fin dalla primavera antecedente il vero e proprio inizio delle finestra estiva. Ed è proprio in giorni come questo che i nomi si accavallano l’uno sull’altro senza sosta.

Focalizziamoci quindi sul mercato Biancoceleste e proviamo a fare un po’ di ordine tra le tante voci di mercato che si stanno inseguendo, cercando di capire su che nomi, in questo momento, si sta concentrando l’attenzione di Lotito e del suo braccio destro Tare.

Partiamo allora dal mercato in entrata, attorno cui gravitano diversi nomi. Tra questi c’è quello di Gaston Exequiel Ramirez Pereyra: cresciuto nelle giovanili del Peñarol è passato al Bologna la scorsa estate, esordendo nel nostro massimo campionato il 26 settembre scorso contro il Catania. Centrocampista mancino dalle spiccate doti offensive il quasi ventunenne Ramirez – già per altro entrato nel giro della nazionale maggiore del suo paese – è stato individuato dal duo Lotito-Tare come possibile rinforzo per una Lazio alla ricerca di giocatori in grado di elevare il tasso medio di talento della propria squadra. Ed in questo senso l’esterno uruguaiano potrebbe davvero fare al caso dei Biancocelesti, che si troverebbero per altro per le mani un ragazzo il cui valore potrebbe poi ulteriormente aumentare a seconda delle prestazioni fornite in campo.

La prima alternativa a Ramirez sarebbe quindi André Carrillo Díaz, centrocampista offensivo di quasi vent’anni attualmente in forza all’Alianza Lima. Dopo aver mosso i primi passi – calcistici – nell’Esther Grande de Bentin il Culebra (serpente) di Lima si trasferì, nel 2007, proprio all’Alianza, squadra in cui milita tutt’ora. Centrocampista offensivo utilizzabile, a seconda delle evenienze, anche come seconda punta Carrillo è già stato rinominato in patria come nuovo Farfan. E proprio le orme del suo più celebre connazionale potrebbe seguire a breve: qualora la Lazio non ne chiudesse a breve il trasferimento in Italia, infatti, Carrillo potrebbe con tutta probabilità finire a giocare nell’Eredivisie. Su di lui si sta difatti muovendo anche il Groningen, ovvero sia quella stessa squadra che nel 2006 portò in Europa Luis Suarez.
L’attuale offerta laziale per il ragazzo si aggira attorno ai due milioni di euro, cifra che però non ha ancora convinto la società presieduta da Guillermo Alarcón (va poi detto che a differenza del Groningen la Lazio ha anche il fattore extracomunitarietà da valutare). Spendere una cifra superiore vorrebbe sicuramente dire correre un rischio, ma una cosa va detta: nonostante gli attuali diciannove anni questo ragazzo riesce a fare la differenza nel campionato peruviano. Una chance in Europa, quindi, la meriterebbe.

Per il reparto avanzato Lotito starebbe pensando anche al quasi ventiduenne Carlos Andrés Muñoz Rojas, attualmente in forza ai Santiago Wanderers. Attaccante dal fisico piuttosto minuto il ragazzo nativo di Valparaiso mostra una rapidità di gambe abbinata a buona tecnica e discreto fiuto del goal. Alexis Sanchez, per intenderci, sembra tutta un’altra cosa. In comune col Nino Maravilla Munoz sembra difatti avere solo una certa precocità: nel 2006 portò infatti la rappresentativa under 16 del suo club a vincere il campionato nazionale di categoria realizzando ben 27 reti, cosa questa che lo portò ad esordire subito in prima squadra. Giusto dire, comunque, che lo scorso marzo è stato per la prima volta convocato in nazionale. Si tratta quindi di un giocatore da tenere sicuramente d’occhio (anche in questo caso, però, c’è il fattore extracomunitarietà da soppesare).

Va comunque detto che i capitolini non stanno muovendosi solo per ciò che riguarda il reparto avanzato della propria squadra. Oltre al solito Reto Ziegler, che probabilmente aspetterà la fine della stagione per prendere una decisione definitiva sul futuro, la Lazio segue anche altri giocatori con propensione più che altro difensiva. A rinforzare il centrocampo potrebbe ad esempio arrivare un giocatore che Tare conosce bene, in quanto suo connazionale: si tratta di Lorik Cana, quasi ventottenne mediano albanese attualmente di proprietà del Galatasaray. Giocatore, questo, che in passato seguii in diverse occasioni quando ancora militava tra le fila dell’Olympique Marsiglia, squadra di cui era il capitano. Giocatore, questo, dal grandissimo carisma e di una generosità infinita, capace di rompere in continuazione le manovre avversarie anche grazie alle sue capacità di contrasto davvero notevoli. Non stiamo parlando di un Campione, vero, ma se non ha perso nulla rispetto ai tempi di Marsiglia si tratta comunque di un rinforzo sicuramente prezioso per i Biancocelesti, che acquisirebbero ulteriore nerbo a centrocampo.

E proprio con il Galatasaray la Lazio potrebbe trovarsi a battagliare anche rispetto ad un altro obiettivo di mercato: Guillermo Ochoa. Si dice infatti che la società capitolina – almeno secondo quanto riporta il quotidiano greco Sport24 – tenterà di strappare alla concorrenza di Olympiakos e Panathinaikos – oltre che proprio del Galatasaray – il venticinquenne estremo difensore messicano.

Qualora arrivasse Ochoa si dovrebbe quindi ovviamente trovare una sistemazione per Fernando Muslera, che molto difficilmente potrebbe accettare di fare il dodicesimo del collega messicano. Le voci che vogliono la Lazio sul nazionale centramericano tenderei comunque a prenderle con le pinze, posto che gli extracomunitari accostati alla società Biancoceleste sono molti e che di questi potrà arrivarne solo uno (forse due, a seconda della normativa vigente la prossima estate).
Detto ciò va però anche sottolineato come Muslera andrà in scadenza tra quattordici mesi. Qualora non dovesse rinnovare entro l’estate, quindi, potrebbe davvero essere lasciato partire…

Sempre per ciò che concerne la difesa dei pali, poi, ci sarà da risolvere anche la questione riguardante Juan Pablo Carrizo, il cui contratto scadrà nel giugno 2013. Carrizo che è attualmente in prestito al River Plate, ma che pare non verrà riscattato dagli argentini: il ragazzo ha infatti fatto sapere di non voler accettare uno stipendio più basso rispetto a quello che percepisce a Roma che, di contro, non potrebbe essere sostenuto dai Millionarios. Da qui nasce una situazione d’impasse da cui non sarà facile uscire.

Sempre per ciò che concerne la batteria di portieri ecco che potrebbe lasciare la squadra anche Tommaso Berni (il cui contratto scadrà proprio a giugno), che Bigon avrebbe individuato come dodicesimo ideale alle spalle di De Sanctis.

I due estremi difensori appena citati non sono comunque gli unici giocatori che Lotito e Tare potrebbero lasciare partire nel corso del prossimo mercato. Oltre a lui è infatti probabilissimo che lascerà Roma anche Mourad Meghni. Queste, al riguardo, le parole del fratello-procuratore: “Mourad ha bisogno di giocare. Sono due anni che praticamente non gioca, un giocatore ha bisogno di giocare, soprattutto uno come lui che è un buon giocatore. Le offerte sono poche, ed è normale quando non giochi per tanto tempo. Io credo comunque che quando ufficializzerà il suo addio molte squadre lo richiederanno. Il suo obiettivo è rimanere in Europa, dopo una lunga assenza vuol far vedere di essere ancora un gran giocatore. Non cerca soldi, vuole solo rilanciarsi per far ricredere sulle sue qualità”.

Se gli addii di Carrizo, Berni e Meghni verrebbero dati probabilmente a cuor leggero una decisione più complicata riguarderà invece Stephan Lichtsteiner: il laterale destro svizzero pare infatti essere nuovamente nelle mire della Juventus che, alla strenua ricerca di qualche terzino di livello, potrebbe puntare proprio su lui per la stagione ventura.

Tanti nomi, insomma, ma ancora poche certezze. Non ci resta quindi che aspettare e vedere quali saranno, alla fine, le manovre attuate dalla dirigenza Biancoceleste che dopo aver portato Hernanes in Italia lo scorso anno è chiamata a ripetersi in sede di mercato anche nella prossima estate.

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Erano i favoritissimi della vigilia ed hanno finito col vincere, proprio in linea con le previsioni, l’edizione 2011 del Sudamericano under 17.

Parlo del Brasile ovviamente, che conferma ancora una volta la propria supremazia continentale a questo livello. Impressionante, in tal senso, la striscia positiva dei ragazzi Verdeoro che dal 1985 – anno della prima edizione – ad oggi hanno centrato dieci primi e tre secondi posti, finendo fuori dal podio in una sola occasione (quarti nel 1993).

Ma veniamo all’attualità: inseriti nel Gruppo B assieme a Paraguay, Colombia, Cile e Venezuela i brasiliani si sono ben comportati totalizzando nove punti in quattro match vincendo il proprio girone in virtù di una miglior differenza reti rispetto ai paraguayani.

Attacco molto prolifico e difesa piuttosto incerta per i ragazzi di Emerson Ávila che hanno iniziato il proprio torneo dando subito bene l’idea di quanto appena detto andando a vincere il proprio match di esordio per 4 a 3 contro il Venezuela. Dopo il 2 a 1 contro il Cile ecco la prima – e unica – sconfitta del loro torneo, arrivata con lo stesso risultato contro il Paraguay. Nel corso dell’ultima giornata, poi, il roboante 5 a 1 contro la Colombia a sugellare il primo posto in classifica.

Se bene avevano fatto nel corso del primo turno ancora meglio sono riusciti a fare disputando l’Hexagonal finale dove sono stati in grado di raccogliere quattro vittorie ed un pareggio in cinque match.
Hexagonal non iniziato benissimo, in realtà, con lo 0 a 0 al cospetto di un Uruguay – guidato dal capocannoniere del Torneo Mascia (6 goal totali) – piuttosto solido capace, alla fine del torneo, di classificarsi in seconda posizione. Da lì in poi, comunque, una marcia trionfale le cui tappe sono state rappresentate dalle vittorie su Colombia (1 a 0), Ecuador (3 a 1), Paraguay (3 a 1) ed Argentina (3 a 2).

Brasile quindi capace di laurearsi campione continentale piuttosto facilmente, il tutto nonostante la stella annunciata del torneo, Lucas Piazon, non abbia brillato come ci si aspettasse.

Brasile che grazie a questo risultato si qualifica quindi, al pari di Uruguay, Argentina ed Ecuador, sia al prossimo Mondiale di categoria (da disputarsi tra il 18 giugno ed il 10 luglio prossimi) che ai prossimi Giochi Panamericani.

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Più che una storia sembra una favola, la sua. Perché André Villas Boas sta dominando il campionato portoghese alla tenerissima età – per un allenatore – di trentatre anni. E senza aver praticamente mai tirato calci ad un pallone. I suoi inizi sono stati realmente molto particolari:  si dice infatti che abitasse nello stesso palazzo dell’allora allenatore del Porto Robson, cui faceva continuamente trovare nella cassetta delle lettere alcune sue considerazioni sulla squadra ed il suo inquadramento tecnico-tattico. Il tutto, è bene sottolinearlo, quando aveva solo diciassette anni. La cosa, manco a dirlo, impressionò molto il tecnico inglese che propose alla società lusitana di assumerlo come scout prima ed allenatore poi.

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CRONACA

Il match inizia su ritmi non elevatissimi con il solito Porto in avanti. Dopo un tiro dalla distanza di Guarin, però, è lo Spartak a rendersi pericoloso con McGeady che s’incunea in area convergendo da destra per trovare però l’opposizione di Helton in calcio d’angolo.
Partita comunque piuttosto spenta con il Porto in assoluto controllo del match dopo il 5 a 1 dell’andata e lo Spartak incapace di costruire azioni degne di questo nome.

Partita praticamente soporifera che viene scossa solo al ventottesimo quando Hulk parte da centrocampo e sfonda la difesa avversaria, per penetrare in area e bucare l’estremo portiere avversario con un bel diagonale.

Portoghesi incontenibili che pur senza strafare si portano subito vicini al due a zero: tre minuti dopo la rete di Hulk, infatti, Falcao imbuca un pallone che mette in movimento Christian Rodriguez il cui diagonale mancino è però respinto da Dikan.
Altri cinque minuti ed è Moutinho a provarci, questa volta da fuori. Senza però inquadrare la porta.

Bella anche, sul fronte opposto, l’azione portata da Yakovlev che s’inserisce in area dalla sinistra liberandosi di un paio di avversari per calciare poi sopra la traversa.
Spartak che prova a sfruttare il buon momento quando al quarantaduesimo prende in contropiede la difesa portoghese con Alex che s’infila alle loro spalle per portarsi in area inseguito da Pereira calciando però sopra la traversa.

In chiusura di tempo è quindi ancora Hulk, con un mancino al volo da fuori, a provarci, ma senza riuscire a battere Dikan.
Sugli sviluppi dell’angolo che ne consegue è però Christian Rodriguez a bucare il portiere ucraino della squadra moscovita andando a segnare il raddoppio.

In apertura di ripresa arriva subito il tre a zero: Falcao ci prova ma trova la respinta di Dikan con il centravanti colombiano che appoggia allora all’arrembante Guarin il cui interno destro fredda l’estremo difensore ucraino.

Lo Spartak vuole però trovare almeno la rete della bandiera e pochi minuti dopo costringe Helton al miracolo: Alex svetta infatti su di un cross dalla destra incornando bene di testa trovando però la grande risposta del portiere brasiliano, bravo a dire no al proprio connazionale avversario.
Helton che subito dopo è costretto ad uscire a bomba dalla sua area per anticipare l’imbucata di Ari con una bella scivolata.

Lo Spartak però preme molto e trova il goal con Dzyuba che al cinquantesimo vince un rimpallo per poi saltare Otamendi con un bel tunnel ed un altro avversario giusto al limite il tutto prima di freddare poi Helton d’interno destro.

Russi che hanno però una difesa assolutamente fragilissima e dopo tre minuti subiscono la quarta rete, questa volta ad opera di Falcao che si muove bene in area sugli sviluppi di un corner per infilare Dikan di testa.

Partita che continuerà su ritmi non eccelsi con un Porto assolutamente tranquillo, ovviamente, nel gestire palla ed uno Spartak che prova di tanto in tanto a costruire folate offensive però assolutamente sterili.
Il tutto fino al settantaduesimo quando Ari riceverà palla dentro da Dzyba per resistere al tentativo d’intervento di Rolando, saltarà l’uscita di Helton e depositerà comodamente in rete.

In chiusura il neo entrato James Rodriguez entra in area sulla destra per riuscire poi a servire Hulk il cui destro è però facile preda di Dikan.
Ad un minuto dal triplice fischio finale c’è poi il tempo per Ruben Micael di firmare la quinta rete portoghese del match con un tap-in sulla traversa colpita dallo stesso James.

COMMENTO

Il match in sè aveva poco da dire, posto il risultato dell’andata.
Porto che passeggia anche in quel di Mosca al cospetto di uno Spartak assolutamente non all’altezza della situazione. Squadra moscovita che probabilmente non sta attraversando un buon momento, visto anche il brutto inizio di campionato (quattro punti in quattro gare).

Parlando del Porto, invece, sempre piacevole vedere le loro manovre dalla cintola in su, ma qualche perplessità resta, anche in questo caso, relativamente alla difesa.

Analizzando i numeri in realtà tutto ciò sembrerebbe infondato: fino ad una settimana fa il Porto aveva subito solo nove reti in campionato, con la seconda miglior difesa – quella del Benfica – a quasi il triplo.

Poi però nell’arco di sette giorni questa squadra ha subito cinque reti, di cui tre nel doppio confronto contro uno Spartak che come detto ha lasciato piuttosto il tempo che ha trovato e due nell’ultimo match di campionato contro il non irresistibile Portimonense.

La questione qui può quindi essere duplice: è un momento non propriamente esaltante per la forma dei difensori oppure Villas Boas, che resta tecnico interessentissimo, deve ancora affinare le proprie capacità di gestione della fase difensiva?

In ultimo una piccola parentesi su Rolando: come detto sette giorni fa il centrale del Porto pare interessare la Juventus, che lo ha fatto visionare da Paratici in persona giusto nel corso della gara di andata.
Personalmente l’ho seguito con attenzione solamente in questo doppio confronto con i moscoviti. E pur non essendo un banco di prova particolarmente probante debbo dire che non sono affatto rimasto colpito positivamente da questo ragazzo.

Che certo, andrebbe seguito con più continuità. Ma i primi segnali non sono proprio dei migliori.

MVP

Difficile trovare un migliore in campo in un match che pur con sette reti segnate non mi ha coinvolto minimamente.

Diciamo allora André Villas Boas, che ha saputo dare la giusta motivazione ai suoi ragazzi dopo il 5 a 1 dell’andata. Si poteva infatti pensare che il Porto scendesse in campo svagato, ma le cinque reti segnate quest’oggi hanno dato il chiaro segnale di come in realtà questi ragazzi siano stati caricati anche per questo quasi inutile ritorno.

TABELLINO

Spartak Mosca vs. Porto 2 – 5
Marcatori: 28′ Hulk, 45+2′ C. Rodriguez, 47′ Guarin, 50′ Dzyuba, 53′ Falcao, 72′ Ari, 89′ Ruben.

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