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Archive for giugno 2013

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Dopo aver parlato dei presupposti della difesa a tre, delle situazioni di palla coperta o scoperta, dello slittamento laterale e di temporeggiamento o pressione arriviamo al capitolo marcamento e copertura.

Il tutto dopo aver visto giusto ieri nella semifinale di Confederations Cup come la difesa a tre sia un sistema difensivo capace di resistere anche contro squadre di altissimo livello (in questo senso ricorderei che negli ultimi dodici mesi l’Italia ha pareggiato due volte contro la Spagna con la difesa a tre, perdendo 4 a 0 con la difesa a quattro).

Marcamento e copertura, dicevo.

Il principio è fondamentalmente semplice. Al solito la parte difficile è applicarlo in campo.

Prendiamo l’esempio di portatore di palla che avanza centralmente a palla scoperta. Come detto nell’approfondimento precedente inizialmente la linea di difesa rincula per temporeggiare

fino a che il singolo atleta nel leggere l’azione non decide che è arrivato il momento di uscire in pressione.

A quel punto il giocatore interessato per “territorialità” dovrà affrontare l’avversario in possesso di palla, staccandosi dalla linea di difesa per contrare il possessore. I due compagni, invece, si dovranno disporre a copertura in diagonale rispetto al centrale, creando quindi una linea a due.

Molto simile il discorso quando a dover uscire in marcatura è uno dei due laterali.

In questo caso il difensore esterno dovrà contrare il portatore di palla staccandosi dalla linea di difesa, che dovrà essere invece mantenuta dai due compagni di reparto, che resteranno ordinatamente in posizione di copertura.

I concetti sono quindi molto semplici da un punto di vista nozionistico ma servono molta sagacia tattica, intelligenza ed applicazione per riuscire a proporli sul campo.

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Partiamo da un presupposto: io Emanuele Giaccherini non l’avrei nemmeno convocato.

Solo dieci presenze da titolare nell’ultima Serie A, cui aggiungerne due in Coppa Italia. Un bottino davvero misero per essere preso in considerazione anche al di là delle qualità di un giocatore, che nel nostro caso non sono nemmeno fenomenali.

Però mi ritengo abbastanza uomo da fare ammenda ed ammettere che il tanto vituperato – secondo me spesso a sproposito – Cesare Prandelli (che ricorderei da quando è sulla panchina della nazionale italiana ha centrato un argento all’Europeo ed ha sfiorato, meritandola, la finale della Confederations Cup) ha avuto ragione a puntare sull’ala di Talla per dare equilibrio alla sua squadra.

Perché Giaccherini a conti fatti è stato in assoluto uno dei migliori della spedizione Azzurra in Brasile.

Schierato tanto trequartista quanto esterno a tuttocampo, non si è mai risparmiato andando a svolgere pienamente il compito per cui il mister di Orzinuovi ha deciso di portarlo dall’altra parte del mondo.

Anzi, facendo anche meglio di ciò che da lui ci si aspettava, ad esempio provocando l’autogoal di Uchida nella sfida contro il Giappone, segnando la rete del momentaneo pareggio contro i padroni di casa Verdeoro e colpendo un palo clamoroso ieri contro i pluricampioni spagnoli.Emanuele Giaccherini

Certo, la storia di questo Giaccherini versione deluxe potrebbe somigliare un po’ a quella di un Fabio Grosso monstre in Germania nel 2006 dove, da giocatore sulla carta più “scarso” del lotto (almeno parlando dei ragazzi che davvero si giocarono e vinsero il Mondiale) si trasformò nell’uomo del destino capace di incidere molto oltre il plausibile, trascinando così anche più dei Campioni presenti in rosa la nostra nazionale al titolo iridato.

Però… però alla fine ha avuto ragione Prandelli, che in Giaccherini ha sempre dimostrato di credere (lo fece partire titolare anche nell’Europeo dello scorso anno, scusate se è poco), venendo ripagato da queste prestazioni di altissimo livello.

Certo, l’epilogo non sarà Azzurro come nel 2006, essendo stata eliminata ai rigori la nostra nazionale.

Quindi a me, come a praticamente l’intero popolo calcistico italiano, non resta che cospargere il capo di cenere.

Convinti sarebbe stato un flop clamoroso, il buon Emanuele Giaccherini ha zittito tutti a colpi di ottime prestazioni.

Chissà, a questo punto, se si accontenterà di continuare a fare il rincalzo nella Torino Bianconera o se cercherà fortuna – e, soprattutto, spazio – altrove.

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Nelle puntate precedenti abbiamo parlato dei presupposti della difesa a tre, delle situazioni di palla coperta o scoperta e, infine, dello slittamento laterale.

Oggi andiamo ad approfondire i meccanismi di temporeggiamento e di pressione che una difesa a tre si trova a dover affrontare nel fronteggiare le avanzate delle squadre avversarie.

In questo senso tornano ad essere centrali le capacità dei singoli, in particolar modo di lettura delle varie situazioni di gioco.
In linea di massima, infatti, una difesa che si rispetti deve trovarsi a rinculare di fronte ad un portatore di palla. Facendolo avvicinare sì all’area di rigore ma, nel contempo, andando ad infilarlo anche in quella sorta di “imbuto” che si viene a creare centralmente quando gli spazi, via via che si avanza, si restringono (o portandolo ad allargarsi fin dove non vede più la porta se l’attacco è portato dall’esterno).

Temporeggiamento

Come è possibile notare in questo fermo immagine, quindi, in situazione di palla scoperta la difesa rincula verso la propria area di rigore.

A seconda di dove si trova il portatore di palla – che in questo caso è assolutamente centrale – i difensori devono poi reagire di conseguenza.

Uno dei tre dovrà quindi lasciare la linea difensiva per uscire in pressione sull’avversario, andando a contrarlo in situazione di uno contro uno.

Capacità di lettura ed efficacia nell’1 vs. 1: due qualità indispensabili.

Nella situazione in oggetto, quindi, Bonucci dovrà lasciare la linea di difesa ed uscire in pressing sull’avversario, provando a rubargli palla o, quantomeno, a mettergli pressione sull’eventuale tiro.

Pressione centrale

Logico che in situazioni di questo tipo i due giocatori non interessati alla fase di pressione sul portatore dovranno lavorare sulla copertura del compagno, aspetto che approfondiremo in un prossimo appuntamento con questo approfondimento.

E’ importante comunque sottolineare come nelle situazioni di temporeggiamento e pressione tutta la linea difensiva sia coinvolta, se non in marcatura o pressing diretto, proprio in situazione di copertura passiva.

Ovviamente il discorso fatto fino ad ora vale anche quando il portatore di palla si trova ad attaccare sull’esterno.

In quel caso il difensore posizionato defilato da quella parte dovrà, anche qui, leggere la situazione, temporeggiare per provare a portare l’avversario dove non possa nuocere direttamente andando così a bagnargli le polveri, per poi uscire in pressione cercando di arginarne del tutto l’avanzata.

Pressione esterna

Indicativamente la fase di difesa passa da quella di temporeggiamento a quella di pressione nei pressi dell’area di rigore.

Ovviamente avere giocatori abili nella lettura delle varie situazioni di gioco aiuta proprio in questo senso: è possibile anticipare l’intervento se le situazioni circostanziali consigliano questa soluzione.

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Finito l’Europeo under 21, pur con qualche giorno di ritardo, vi propongo la mia top 11 del torneo.

Che, ovviamente, non poteva non essere dominata dalla Spagna, mattatrice del torneo e capace di distruggere la pur buona squadra allenata da Mangia in finale.

Poco spazio, invece, per i nostri colori: la difesa non è stata all’altezza, a centrocampo Verratti ha deluso e gli spagnoli sono stati troppo superiori, davanti trova spazio solo, pur adattato, l’ottimo Gabbiadini.

L’unico altro giocatore che avrebbe potuto giocarsela sarebbe stato Bardi, cui però preferisco Nyland, autore di un torneo – in particolare la semifinale – davvero giocato ad ottimo livello.

Ma bando alle ciance, ecco chi e perché ho inserito in questa top 11!

Orjan Nyland – Norvegia
Il portierino del Molde mette in mostra grandissime doti, parando di tutto soprattutto in semifinale contro la Spagna (purtroppo per la sua Norvegia, non è stato abbastanza).
Ha sfruttato benissimo la vetrina europea. Vedremo chi si muoverà su di lui.
Ovviamente poteva starci anche il nostro Bardi (e nessun altro, per quanto mi concerne… nemmeno De Gea), ma dovevo scegliere un solo portiere ed alla fine la scelta è caduta sul norvegese.

Martin Montoya – Spagna
E pensare che il tanto vituperato Luis Enrique voleva portarlo a Roma appena sbarcato nella capitale. Ci aveva visto lungo. Ennesimo talento interessante sfornato dalla Masia. Ara la fascia e supporta la propria fase offensiva con grande continuità. Sembra maturo per potersi testare con continuità ad alto livello. Il dopo Dani Alves è servito?

Inigo Martinez – Spagna
In finale non è certo perfetto, ma nel corso del torneo si dimostra difensore molto solido. E’ tra i prospetti – almeno difensivi – più importanti di Spagna.

Martins Indi – Olanda
Forse il centrale più completo dell’intera competizione. Atleticamente devastante, tecnicamente più che discreto, tatticamente abbastanza evoluto. Unica piccola pecca, non sempre è concentratissimo per tutti i novanta minuti. Ma è ancora giovane, potrà crescere molto in questo senso.
Avrebbe forse bisogno di lasciare l’Olanda per testarsi su palcoscenici più importanti.

Daley Blind – Olanda
Figlio del grande Danny, gioca alla grande sulla sua fascia formando col compagno Indi un’ottima coppia sul centro-sinistra della difesa Oranje. Nella sua breve carriera non ha ancora dato le giuste garanzie che togliessero ogni dubbio su di lui, ma in questo Europeo ha messo in mostra buoni mezzi. Vedremo se saprà confermarsi sul medio-lungo periodo.

Asier Ilarramendi – Spagna
Uno dei giocatori che più mi è piaciuto in assoluto in questo Europeo. Mediano dai piedi educatissimi, è fondamentale nel dare equilibrio alla sua squadra. Mentre tutti decantano le – incredibili – doti di Isco e Thiago Alcantara lui fa il lavoro sporco e permette alle Furie Rosse di dominare il torneo.

Thiago Alcantara – Spagna
Tecnicamente di un altro pianeta, gioca su ottimi livelli fino alla finale, dove esplode letteralmente. Ennesima perla di valore assoluto sfornata dalla Masia. Qualità al potere.
Grazie alla tripletta finale si laurea vicecannoniere del torneo alla pari con Isco e dietro al connazionale Morata.

Georginio Wijnaldum – Olanda
Due reti nelle prime due gare, poi un pochino si spegne. Nel complesso è però uno dei giocatori che meglio ha giocato in quest’ultimo Europeo under 21.

Isco – Spagna
Se dovessi scegliere il titolo di MVP del torneo sceglierei lui e senza alcun dubbio. Potenzialmente è davvero un fenomeno. Tre goal nell’arco del torneo, ma soprattutto tante giocate di alta qualità. Dopo aver impressionato tutti nell’ultima Champions, gioca da assoluto protagonista anche in Israele.
Iniesta alla sua età era così devastante?

Manolo Gabbiadini – Italia
Mangia non gli dà mai piena fiducia ed è un vero peccato perché è lui il giocatore che, là davanti, può fare meglio (quantomeno quello più in forma). Cambia la gara contro l’Inghilterra e realizza un’ottima doppietta contro Israele. Ha un sinistro che fa male.

Alvaro Morata – Spagna
Scarpa d’Oro del torneo, esattamente come capitò due anni fa nell’Europeo under 19 disputatosi in Romania (e ovviamente vinto dalla Spagna). Segna in tutte le gare meno che in finale, dove comunque devasta la difesa Azzurra. E’ assolutamente decisivo nel passaggio del primo turno, con due reti che decidono i match giocati contro Russia e Germania.

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E’ un’ottima Italia quella che batte l’Inghilterra 1 a 0 nell’esordio agli Europei under 21 d’Israele.

La strada per il successo è ancora lunga e irta d’ostacoli (che portano i nomi principalmente di Germania, Spagna e Olanda), ma il piede usato per iniziare quest’avventura è quello giusto: gioco, fame, punti.

Se l’Inghilterra ha deluso abbastanza è quindi anche merito di un’Italia che ha provato ad esprimere tutto il suo potenziale in un match sostanzialmente dominato, sicuramente meritato. Il tutto nonostante la partita sia stata indirizzata solo da una rete trovata su punizione dal folletto napoletano: Lorenzo Insigne.Devis Mangia

Ma andiamo a vedere più nello specifico le prestazioni dei singoli (mi limito ai nostri ragazzi per questioni di tempo)…

Bardi 6,5
Forse non è il portiere under 21 in assoluto più talentuoso d’Italia, fattostà che Mangia ha ormai scelto lui da tempo per difendere i pali di questa nazionale. E Francesco risponde bene. Poco impegnato nel corso del match, si dimostra comunque molto sicuro nelle uscite, specialmente alte. Fondamentale che spesso dà problemi a molti suoi colleghi. L’unica vera parata del match la compie a tempo ampiamente scaduto, salvando così la vittoria.

Donati 7
E’ forse il difensore più snobbato dei quattro dagli addetti ai lavori, ma ancora una volta si conferma motorino instancabile e terzino molto attento. Ottime due diagonali difensive nel primo tempo con cui blinda la porta, supporta con costanza – anche se non enorme qualità – la manovra offensiva.

Bianchetti 6
Tra tutti i difensori convocati da Mangia è probabilmente il mio personalissimo favorito. Contro gli inglesi però non dimostra le sue qualità. Sembra un po’ piantato sulle gambe e si limita a controllare. Di certo Donati gli dà una gran mano.

Caldirola 6,5
Molto rivedibile in fase di impostazione e ripartenza quanto deciso e decisivo nei contrasti corpo a corpo con gli avversari. Se puntato va in difficoltà, ma quando ti tratta di scontro fisico, anche grazie all’esperienza accumulata in anni di gare giovanili internazionali, si dimostra molto solido.

Biraghi 6
Deve guardare le spalle di Insigne e forse per questo resta molto bloccato in difesa. Anche lui, come Bianchetti, gioca cercando di limitare al minimo le sbavature, ma nel complesso non impressiona.

Florenzi 6,5
Corre instancabilmente per tutto il campo presidiando ottimamente la fascia destra e proponendosi più volte al cross. Personalmente credo che meritasse di ottenere il rigore quando, nel primo tempo, salta un avversario in tunnel e poi lo salta fisicamente per non essere tranciato dalla scivolata. Il contatto è minimo, ma il danno procurato è palese ed enorme.

Marrone 6,5
Non è a posto fisicamente ma regge bene a centrocampo, dando quel suo classico mix di qualità e quantità che lo hanno portato ad essere una delle colonne di questa nazionale.
(Dall’86’ Rossi s.v.)

Verratti 6
A parer mio sufficienza solo stiracchiata per uno dei – potenzialmente – migliori giocatori dell’intera competizione. Sarà forse che dopo aver vinto la Ligue 1 ed aver giocato in Champions League si senta la maglia di una nazionale under troppo stretta addosso, ma fondamentalmente giochicchia. Mettendo sì in mostra, di tanto in tanto, qualità superiori alla norma. Ma non è abbastanza. Sinceramente: uno come lui dovrebbe fare onde a questo livello. Si accontenta di giochicchiare.

Insigne 7
Il calcio scorre dentro di lui. Gli viene tutto normale. E’ un predestinato. Intendiamoci, non sarà mai Maradona. Ma è palesemente nato per praticare questo sport. Fondamentalmente il giocatore più pericoloso in campo, sa muoversi da grande calciatore e risolve la partita con una punizione al bacio. Il giocatore cui l’Italia deve aggrapparsi per provare a vincere quest’Europeo (e, per fortuna, non è nemmeno l’unico di qualità).

Borini 6
Si danna l’anima ma è troppo evanescente là davanti. Generoso come sempre, deve cercare di essere più incisivo. Del resto, almeno in nazionale, gioca da seconda punta.
(Dal 78′ Destro s.v.)Manolo Gabbiadini

Immobile 5,5
Unico, a mio parere, a non raggiungere la sufficienza, arrivando solo a sfiorarla. Anche lui, come Borini, deve essere più incisivo e decisivo sottoporta. Si muove bene in un paio d’occasioni arrivando a calciare. Senza però prendere la porta. Anche lui ha dentro di sé il fluido. Gli scorre il gioco nelle vene. Deve solo lasciarsi andare…
(Dal 59′ Gabbiadini 7
Entra a mezz’ora dal termine e dà, da solo, più incisività alla squadra di tutti i compagni di reparto messi assieme. E’ lui, con un gran numero, a guadagnarsi la punizione dal limite che Insigne trasforma nel goal vittoria. Ed in un paio d’occasioni prova anche a rendersi pericoloso di sua iniziativa. Far entrare a partita in corso uno come lui significa avere un grande potenziale là davanti.)

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