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Posts Tagged ‘Ligue 1’

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La domanda sorge spontanea: come può il Paris Saint Germain non vincere questo campionato?

Perché oggettivamente, dopo l’ultima sessione di mercato vissuta da assoluta regina d’Europa (nonostante le spese certo non contenute di club come Chelsea e Zenit), il PSG sembra davvero non avere la possibilità di mancare, come accaduto l’anno scorso, il bersaglio grosso.

Basta leggere la formazione scesa in campo oggi all’Armand Cesari per capire che per perdere questo campionato i parigini dovrebbero davvero impegnarsi. E tanto. Auto-sabotarsi, insomma.

Sirigu a guardia dei pali (splendida la sua parata a metà del primo tempo, col portiere ex Palermo che vola a togliere dall’incrocio una punizione ben calciata da Khazri), difesa a quattro composta dall’ex Ajax Van der Wiel, terzino destro ad affiancare Thiago Silva, entrambi all’esordio assoluto in Ligue 1.

Il centro sinistra è invece affidato a capitan Sakho, già un’istituzione a Parigi nonostante la giovane età, affiancato da Armand.

A centrocampo giostrano come mezz’ali Chantome e Matuidi, angeli custodi del genietto pescarese Verratti, posto da Ancelotti in cabina di regia.

Davanti, poi, Nené e Menez larghi a dare fantasia, Ibrahimovic centrale.

Capite bene che con un undici così (e senza voler citare gli assenti) il campionato sembra già segnato.

Logico quindi che non può essere la cenerentola Bastia, tornata in Ligue 1 dopo una doppia promozione, a frapporsi tra i parigini e la vittoria finale.

Detto-fatto, infatti, arriva un 3 a 0 senza tanta storia che consegna altri tre punti ai ragazzi di Ancelotti, ora a quota 12, tre punti sotto il Marsiglia.

Che però certo, ha disputato una partita in meno. Interessantissimo quindi capire cosa l’OM riuscirà a rimediare domani, nello scontro del Velodrome contro il modesto Evian (attualmente sedicesimo con quattro punti all’attivo).

Vittoria piuttosto facile, dicevamo, pur con un Bastia che ci mette voglia e non accetta supinamente un risultato già praticamente scontato alla vigilia.

Però i vari Modeste e Khazri (miglior assistman di campionato – 3 – dopo le prime cinque giornate) non bastano a bucare la resistenza della retroguardia parigina, che anche grazie a un buon Sirigu porta a compimento un match da porta inviolata.

Davanti, invece, è l’esatto contrario: troppo talento, che i difensori corsi non possono ingabbiare a lungo.

Così dopo sei minuti il PSG è già davanti: punizione sul secondo palo, sponda di Ibrahimovic e goal sottomisura di Menez.

Ma ovviamente non può certo finire lì.

Ibrahimovic, smessi i panni da assistman, torna a vestirsi da bomber e va a sfruttare al meglio uno scavetto delizioso del solito Verratti (in tanti lo rimpiangeranno a lungo, in Italia…) per firmare il 2 a 0.

Due goal per tempo, nella ripresa ci pensano Matuidi ed ancora una volta Ibrahimovic a fissare il risultato finale sul 4 a 0.

Emblematico l’ultimo goal parigino per definire la difesa corsa: Choplin si addormenta sulla trequarti, non sale in linea coi compagni e tiene in gioco un Ibrahimovic che scattato ampiamente in posizione regolare andrà a trovarsi al piccolo trotto a tu per tu con Novaes, bucandolo con un tocco preciso.

Fenomeno svedese che grazie alla doppietta di oggi sale a quota 7 reti segnate in 5 partite effettive da lui disputate in campionato.

Ed è tutto un dire.

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Già qualche settimana fa gli organi di informazione fecero girare la notizia: il Torino di Urbano Cairo, in procinto – se tutto andrà come deve – di tornare in Serie A, avrebbe messo gli occhi – e forse pure le mani – su uno dei talenti più interessanti che il calcio d’oltralpe ha saputo esprimere quest’anno.

Hazard, M’Vila, Giroud?

No, non si tratta di uno di questi giocatori. I cui nomi sono già inflazionati più che inflazionati negli ambienti di mercato di mezza Europa.

Né di nessun altro ragazzo messosi in mostra in questa stagione di Ligue 1, la massima serie francese.

Il giocatore in questione gioca infatti nel Clermont Foot, squadra dell’Alvernia che in questa stagione che in questa stagione sta giocandosi la promozione (attualmente gravita infatti in quarta posizione, a due soli punti da Troyes e Reims).
Il suo nome è Romain Alessandrini e mette chiaramente in luce le origini italiane del ragazzo.

Che, nato a Marsiglia, disputò un paio di stagioni in National con la maglia del Gueugnon per poi passare proprio in Rossoblù.

Subito adattatosi alla nuova realtà Romain è ormai reduce da due stagioni disputate ad altissimo livello in cui il ragazzo d’origine corsa ha saputo prendere per mano i propri compagni e guidarli fino alla lotta che varrebbe la Ligue 1.

Proprio le ottime prestazioni inanellate in Alvernia hanno interessato molti dirigenti ed osservatori. Innanzitutto francesi, ovviamente.

Proprio per questo già a gennaio il ragazzo veniva dato in partenza, con Saint Etienne, Rennes e Sochaux pronte a sfidarsi per ottenere i suoi servigi.

Alla fine, però, Romain ha deciso di rimanere a Clermont-Ferrand per tentare l’assalto alla massima serie francese, rimandando l’ormai quasi inoppugnabile partenza a giugno.

Quando, secondo i soliti beninformati, sbarcherà a Torino per 2,5 milioni di euro.

Cifra che in realtà, si dice in Francia, potrebbe non bastare a convincere Claude Michy, Presidente dei Rossoblù d’Alvernia, a cedere il ragazzo.

Tra il Toro e Alessandrini, però, potrebbe mettersi di traverso la squadra che Romain tifa sin da bambino, l’Olympique Marsiglia.

L’equipe della sua città, infatti, parrebbe intenzionata ad assicurarsene le prestazioni in particolar modo se il suo “alterego”, Mathieu Valbuena, dovesse lasciare il Velodrome.

166 centimetri per 63 chili, Romain è un mancino puro che ama giocare – o quantomeno partire – largo sulla sinistra.

A differenza delle classiche ali dal baricentro basso, però, Alessandrini non è tutto solo corsa e dribbling. Tra i suoi punti forti ci sono infatti tecnica e visione di gioco, che lo rendono uno dei prospetti più interessante del calcio francese.

A 23 anni, infatti, nessun traguardo gli è precluso.

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Bulimia di mercato.

E’ questa la patologia che sembra attanagliare tutte quelle squadre che, di punto in bianco, si trovano ad essere in mano ad un ricco sceicco orientale.

Che, forte dei soldi derivanti dal petrolio, inizia a spendere e spandere per assicurarsi i migliori colpi disponibili sul mercato e, di conseguenza, qualche trofeo.

Bando ai romanticismi: il calcio di oggi, ormai, è sempre più questo.

Riprova ne è quanto sta accadendo oggi in quel di Parigi, dove la Qatar Investment Authority ha acquistato il PSG per poi dilapidare una vera e propria fortuna sul mercato.

Citare i nomi sbarcati nella capitale francese la scorsa estate sarebbe inutile. Da Pastore a Sirigu, li conoscete tutti.

Qatar Investment Authority che però non vuole fermarsi certo lì. E così dopo aver ingaggiato Carlo Ancelotti per guidare la squadra dalla panca i capitolini hanno rinnovato anche le loro ambizioni sul mercato.

Tanti i nomi altisonanti che si fanno Oltralpe in relazione al PSG.

Secondo il quotidiano Le Parisien, ad esempio, la proprietà si aspetta di acquistare almeno tre grandissimi giocatori proprio nel corso del mercato di gennaio.

Tanti i nomi altisonanti, dicevamo. Su tutti sicuramente quello di Alexandre Pato, che solo settimana scorsa pareva essere letteralmente ad un passo da Parigi.

Trattativa saltata, a quanto sembra. Ma chissà che da qui a fine mese le cose non mutino di nuovo, e che la Francia non si troverà ad accogliere uno dei talenti più cristallini – ed incostanti – dell’attuale panorama calcistico mondiale.

Pato che non è comunque l’unico brasiliano su cui Jean-Claud Blanc e Leonardo hanno messo gli occhi. Anzi.

Altro verdeoro che potrebbe presto sbarcare al Parco dei Principi è Kakà, che ritroverebbe così quel Carlo Ancelotti capace di farlo rendere come mai in carriera.

Kakà che lasciato Milano non ha certamente più trovato quella continuità di rendimento che l’aveva reso uno dei migliori giocatori al mondo.

E che, soprattutto, andrebbe a formare una coppia di trequartisti – potenzialmente – tra le migliori al mondo assieme ad Javier Pastore.

Sempre parlando di giocatori brasiliani è di oggi la notizia che il PSG potrebbe voler ricomporre sotto la Torre Eiffel la coppia di terzini delle Inter targate Mancini e Mourinho.

Così Leonardo starebbe seguendo anche Maxwell e Maicon, due giocatori che andrebbero ad arricchire notevolmente il parco giocatori a disposizione di Carletto Ancelotti, colmando nel contempo una delle lacune principali della compagine parigina (che, in particolar modo, ha assoluto bisogno di un terzino sinistro).

Sempre parlando di Brasile voci meno insistite ed insistenti fanno trapelare anche un vago interesse per Hulk e Leandro Damiao. Due giocatori che, dicono in Francia, ad oggi sono considerate solo delle seconde scelte.

Perché oltre a Pato e Kakà, il big che è in ballottaggio per rinforzare il reparto offensivo del PSG è quel Carlitos Tevez che sembra sempre più lontano da Milano.

In questo caso, in realtà, continuerei a seguire la pista Milan, che pur sembrando ormai chiusa del tutto credo continui a lavorare sottotraccia.

L’evidenza dei fatti in questo momento è però incontrovertibile: il trasferimento di Tevez al Milan è saltato in contemporanea proprio a quello di Pato ai parigini, che potrebbero così consolarsi con l’ex Xeneizes.

Perché, ed anche questa è notizia di oggi, anche la trattativa tra il giocatore e l’Inter non sarebbe andata a buon fine, a meno secondo quanto avrebbe rivelato Moratti.

Di fronte ad evidenze di questo genere, ed al fatto che Tevez se vuole giocare non può che lasciare Manchester, ecco che Parigi, meta probabilmente un po’ snobbata dall’ego di Carlitos, potrebbe finire col risultare praticamente l’unica opzione reale e realistica per l’ex capitano Citizens.

I fiumi d’inchiostro che si stanno spendendo Oltralpe per fantasticare sui possibili colpi di mercato parigini riportano poi anche i nomi di Mario Götze del Borussia Dortmund, Florent Malouda e Salomon Kalou del Chelsea, il tormentone palermitano riguardante Federico Balzaretti nonché quello della stella  Keisuke Honda, oggi in forza ai moscoviti del CSKA.

Come dicevo… bulimia di mercato!

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CRONACA

Al settimo la prima azione interessante sul binario Bodmer-Menez-Cearà con quest’ultimo che crossa in mezzo trovando lo stacco sul primo palo di Gameiro, il cui colpo di testa termina comunque a lato.
L’ex Lorient ci riprova un paio di minuti dopo quando Menez serve Bodmer al limite il cui tocco di prima libera Gameiro al tiro, ancora una volta poco fortunato.

Gli ospiti prova a farsi vedere al dodicesimo quando Dossevi parte con un bel break centrale con cui fa tremare la non irreprensibile retroguardia parigina fino a servire con un bel filtrante un proprio compagno in area, il cui controllo non sarà però all’altezza.
Al quarto d’ora è invece Menez, palla al piede, a creare una buona occasione di gioco. Entrato in area, però, l’ex Roma non riuscirà a far fruttare il bello spunto in velocità calciando un tiro-cross assolutamente inadeguato all’occasione.

Pericolo per i padroni di casa un paio di minuti più tardi: Dossevi, sicuramente il giocatore più interessante tra le fila degli Athéniens, parte in progressione portandosi in area, venendo fermato da un intervento ai limiti del regolamento da Tiené, che entrerà in scivolata da dietro. Arbitro che lascerà correre, replay che mostrerà che il rigore poteva ampiamente starci.
La partita quindi si addormenta un po’ sino alla mezz’ora, quando Bong è liberato in area alle spalle di Cearà. Maiuscolo, però, Sirigu a mettergli pressione in uscita, neutralizzando poi la sua conclusione.
Valenciennes che ci riprova poco più tardi con Gomis, che però non si coordina al meglio e spara a lato.

Nel momento migliore degli ospiti è però il PSG a passare: Camara ruba palla a Dossevi di fianco alla propria area e serve Menez sulla trequarti. L’ex romanista parte dritto per dritto fino alla trequarti avversaria da dove servirà Gameiro che messo in movimento penetrerà in area per battere Penneteau di sinistro.

Il Valenciennes però non ci sta, e pareggia quasi immediatamente. Cross perfetto da destra di Ducourtioux con Remi Gomis che taglia sul primo palo per incrociare imparabilmente sul secondo, bucando Sirigu.

In apertura di ripresa Nené va via a sinistra e crossa per Gameiro che però, al limite dell’area piccola, non riesce a stoppare il pallone, che rotola così, mesta, tra le braccia di Penneteau.
Cinque minuti e Danic prende palla a sinistra, salta due avversari e dopo essersi accentrato scarica di sinistro poco oltre la trequarti, non trovando però lo specchio di porta.

Sul fronte opposto è invece Matuidi a provarci, un po’ allo stesso modo. Il suo tiro è però scoccato di destro, così che il mediano colored acquistato in estate dal PSG non riesce ad imprimere forza alla sfera.
Al cinquantottesimo si consuma un evento storico per il calcio francese: entra Javier Pastore, giocatore più pagato della storia della Ligue 1.

All’ora di gioco Bodmer riceve una respinta difensiva poco oltre la trequarti, mette giù di petto e libera un sinistro un po’ strozzato, che non crea apprensione ai tifosi ospiti accorsi oggi al Parco dei Principi.
Arbitro ancora una volta protagonista negativo al sessantaduesimo: Nené crossa da sinistra, Ducourtioux colpisce di braccio, calcio di rigore. Peccato solo che la dinamica dell’azione porti a dire che quello non può essere mai nella vita penalty.

PSG che sembra quindi iniziare a girare. Così subito dopo il goal Gameiro prova a chiudere il match: lanciato in area da una verticalizzazione calcerà di prima intenzione sul primo palo, sfiorando la traversa.
Peccato solo che la sua difesa sia assolutamente friabile. Così al settantasettesimo Kadir filtra in area per Cohade il cui destro non trova però lo specchio e grazia Koumbaré e i suoi.

Valenciennes che non riuscirà però più a mettere in apprensione il nostro Sirigu, con il match che si chiuderà quindi sul 2 a 1 per i padroni di casa capitolini.

COMMENTO

Questo Paris St. Germain è ancora ben lontano dall’essere una Squadra.

Ha cambiato tanto in estate e ancora ne paga lo scotto.

Oggi è sì arrivata la prima vittoria in campionato, ma va detto che l’arbitro ci ha messo del suo per permettere ai capitolini di imporsi contro un Valenciennes molto ben organizzato, con un Dossevi sugli scudi.

Nulla di particolare da segnalare per ciò che concerne l’esordio di Pastore, che avrà tempo e modo di dimostrare il suo valore più avanti.

Bene, invece, il portiere italiano Sirigu, che può poco sul momentaneo pareggio ospite ma che si comporta benissimo su Bong.

Match nel complesso non certo indimenticabile. Ma questo Paris desta curiosità e va seguito.

MVP

Kevin Gameiro è una punta che avrebbe fatto molto comodo a diverse squadre in Italia.

L’ex Lorient ha tutto per imporsi nel proprio campionato e, chissà, per farsi vedere anche in Europa.

I mezzi ci sono, il futuro è dalla sua. Vedremo dove saprà arrivare.

TABELLINO

PSG vs. Valenciennes 2 – 1
Marcatori: 40′ Gameiro, 45+1′ Gomis, 63′ Nené.

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La prima giornata di Ligue 1 ha già riservato delle sorprese. Come l’inaspettata sconfitta del PSG, caduto in casa contro il Lorient.

La prima giornata di Ligue 1 ha però anche messo in mostra un paio di perle che non potevo non riproporvi.

Partiamo allora proprio dal match di Parigi per rivivere l’incredibile errore commesso da Kevin Monnet-Paquet a porta vuota.

Per questioni tecniche non mi è possibile postarne il video su questo blog, ma se volete rivedere l’azione in questione andate qui (parte da 1:03 in poi).

Siamo ancora sullo 0 a 0 e gli ospiti stanno palesando una qualità di gioco maggiore rispetto al Paris multimilionario di Al Thani, che dopo aver speso tanto sul mercato dovrà avere la pazienza di aspettare che l’accolita di talento che ha costruito si trasformi in una Squadra.

Lorient che, appunto, gioca meglio e che all’undicesimo imbastisce una bella azione sull’asse Jouffre-Mvuemba-Quercia con cui buca la certo non irresistibile difesa parigina.

E’ proprio il numero 10 dei Merlus ad andare sul fondo, per crossare poi sul secondo palo. Dove arriva completamente solo Monnet-Paquet, per il più comodo degli 1 a 0.

Eppure… eppure l’ex attaccante del Lens (che ne detiene ancora la proprietà) dimostra ancora una volta il suo scarsissimo feeling con il goal.

Presentatosi ad un passo da una porta sguarnitissima colpirà malissimo il pallone, non riuscendo ad appoggiarlo in rete. Per uno degli errori più incredibile che i miei occhi abbiano mai visto compiere su di un campo di calcio.

Altro erroraccio di giornata è quello in cui è incorso Quentin Westberg, venticinquenne estremo difensore americano in forza all’Evian.

Nel match disputato dalla sua squadra allo Stade Francis Le Ble, infatti, l’ex estremo difensore del Troyes spiana la strada alla rimonta del Brest.

Perché l’Evian ci mette venti soli minuti a portarsi in doppio vantaggio sui padroni di casa, grazie alle reti realizzate da Sorlin e Mmadi.

Al trentanovesimo, però, il patatrac: Bruno Grougi batte una punizione dall’out sinistro del fronte offensivo del Brest calciando una palla tagliata in mezzo.

Difficile pensare si tratti di una conclusione in porta. A vederla così, infatti, è molto più probabile si trattasse di un semplice cross in mezzo.

Cross che Westberg decide di fare suo, per evitare problemi e complicazioni. Sceglie quindi bene il tempo dell’uscita e stacca, senza per altro essere disturbato in alcun modo.

Nel momento in cui la palla arriva tra le sue mani, però, gli scivola, manco fosse una saponetta bagnata. Per poi infilarsi in porta.
(Anche in questo caso non posso incorporare il video, lo trovate qui.)

Due errori davvero assurdi, che certamente non ci si aspetterebbe mai di veder commettere in un campionato professionistico.

Ma il bello del calcio è anche questo…

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CRONACA

Al secondo minuto Jouffre spunta sulla destra e viene messo giù da Matuidi al limite dell’area. Sul punto di vattuta della punizione si presenta l’ex Guingamp che però non riesce a dare il giro giusto alla palla.
Non è il Borussia ma anche questo Lorient esprime un buon calcio. Bella, in tal senso, l’azione che i Merlus costruiscono all’ottavo, con il cross di Quercia che è però allontanato dalla difesa avversaria senza che possa nuocere.

Non passa nemmeno un minuto e lo stesso Quercia si rende pericoloso. Una volta creatosi lo spazio per andare al tiro, infatti, esploderà un destro – in posizione centrale – che sarà però deviato dal petto di Sakho.
PSG messo inaspettatamente sotto dagli ospiti. Che all’undicesimo si mangiano un’occasione incredibile: il buco di Sakho lancia Quercia che arriva in area e serve Monnet Paquet che a porta completamente sguarnita colpisce malissimo, non riuscendo ad appoggiare in rete. La palla staziona quindi nell’area parigina e viene rimessa in mezzo dal solito Quercia con Jouffre che la colpirà, stavolta sì verso la porta, trovando però la pronta risposta di Sirigu, bravo a fare suo il pallone.

PSG che si fa quindi vedere solo al quarto d’ora quando l’ex di turno, Gameiro, calcia un discreto diagonale da fuori, con cui non riesce però ad inquadrare il pallone.
C’è comunque solo il Lorient in campo. Che al ventottesimo passa. Punizione battuta da destra da Jouffre, Quercia sbuca sul secondo palo alle spalle di un Tiene assolutamente addormentato e sigla l’inaspettato 1 a 0.

Dopo la rete dell’uno a zero il PSG prova ad uscire, anche se senza troppa convinzione.
Al trentottesimo, comunque, buona azione dei padroni di casa con Gameiro che libera con un bel pallonetto Nené alle spalle dei difensori. Il suo tocco a scavalcare Audard, però, fa terminare la palla sulla parte superiore della rete.

In chiusura il PSG prova quindi a farsi vedere sugli sviluppi di un calcio di punizione: Nené mette in mezzo, Sakho stacca con buon tempismo ma la difesa ospite respinge con efficacia.

In apertura di ripresa il PSG parte subito forte ma Hoarau controllando male si mangia un goal già fatto per poi appoggiare a Matuidi che metterà a lato. Anche uno dei due avesse segnato la rete non sarebbe valsa, essendo Hoarau in fuorigioco millimetrico. L’errore tecnico è comunque notevole.
Al quarantanovesimo un’insistita azione parigina si risolve con il pallonetto da fuori di Nenè, che metterà però la palla sulla parte alta della rete.

PSG che parte con un altro passo in questo secondo tempo.
Al cinquantaduesimo, però, il buco di Bisevac potrebbe costare caro: Monnet Paquet fugge sulla sinistra e mette in mezzo un pallone basso su cui non può arrivare Quercia. La sfera è quindi raccolta da Jouffre sulla destra, che proverà un contro-cross basso su cui la difesa parigina metterà in angolo.

Giusto un minuto e lo stesso Jouffre proverà a rendersi pericoloso con un’azione personale: presa palla sulla destra convergerà al centro per scaricare di sinistro, senza riuscire però ad inquadrare la porta.
Al cinquantaseiesimo, quindi, cambio di modulo: Hoarau lascia il posto a Bodmer. Il PSG, così, passa dal 4-4-2 tenuto da inizio match al 4-2-3-1 che dovrebbe utilizzare con tutti gli effettivi a disposizione.

Lorient che comunque non ci sta e pur non riuscendo a dominare il campo come nel primo tempo arriverà vicino al raddoppio al cinquantottesimo quando Mvuemba esploderà un destro terrificante da fuori area sugli sviluppi di un calcio piazzato, con Sirigu che si opporrà però alla grande coi pugni, respingendo bene il pallone.
Ospiti che ci riprovano, sugli sviluppi di un corner, anche al sessantesimo quando Romao stacca di testa trovando però la chiusura, sempre in angolo, di Chantome.

I padroni di casa tornano a farsi vedere un paio di minuti più tardi. Nené però, come al solito, dimostra un certo venezianismo fastidioso, vizio assolutamente da rimuovere al più presto. Nell’occasione fa tutto bene, ma anziché provare a liberare un compagno dal limite eccolo provare a calciare senza essere in grado di dare forza al pallone, con Audard che non avrà problemi a bloccare.
Per non saper né leggere né scrivere Mvuemba ci riprova, questa volta direttamente su calcio di punizione. Tiro a giro a superare la barriera, incrocio dei pali pieno. Con Sirigu che si bene o male era sulla traiettoria, ma se la palla si fosse infilata perfetta lui non si sarebbe mai arrivato (beh, ma chi avrebbe potuto?).

Sul fronte opposto Jallet la mette dentro dalla destra, Bodmer non ci può arrivare, Bourillon lascia quindi sfilare, Audard se la fa addosso… e la palla sfila attraversando tutta l’area di rigore, senza che nessuno la faccia sua.
Al settantaseiesimo Gameiro libera di tacco Tiene che la mette in mezzo in direzione di Bahebeck, che è però ben anticipato in angolo da Manga.

Sugli sviluppi del corner Bisevac calcia di potenza da fuori, ma è bravo Audard a respingere distendendosi alla sua destra.
Audard che all’ottantacinquesimo deve mettere una pezza con un intervento prodigioso sul bel tiro a giro di Nené, che rientra dalla destra per poi scoccare una conclusione più che meritevole.

Gli ultimi minuti scorrono quindi senza che il PSG riesca più a creare vere e proprie occasioni da goal. Ed è già prima sconfitta stagionale per la squadra di Al Thani.

COMMENTO

Nel complesso è una buona partita quella che si offre ai – penso pochi – calciofili che come me si sono sintonizzati su SportItalia1 per vedere l’esordio del nuovo Paris Saint Germain di Leonardo.

Che incredibilmente perde la sua prima uscita in campionato.

Va detto: la squadra è praticamente in netta rifondazione dopo l’approdo della nuova società e bisognerà aspettare un po’ di tempo prima di vedere il vero Paris. Se poi si pensa che alcuni dei nuovi – come Pastore e Sissoko – non sono schierabili ecco che si capisce come il PSG di stasera non era certo al top.

Questo, però, non può giustificare tutto.

E se è quindi accettabile la sconfitta contro il Lorient – stante quanto premesso, ovviamente – è altrettanto vero che non si può accettare il modo in cui si è perso.

Perché il Paris disputa un primo tempo realmente orribile, più o meno sui livelli di quello disputato dall’Amburgo ieri.
Con la differenza che in quel caso si trattava di giocare contro i Campioni di Germania in carica, qui contro – con tutto il rispetto – il Lorient.

Ingiustificabile che una squadra di questo livello, pur stante le assenze, giochi in quel modo. Ingiustificabile il fatto che si riprenda un minimo solo dopo una strigliata negli spogliatoi. Ingiustificabile il fatto che per buona parte della prima frazione Sakho e Matuidi vadano in difficoltà su quasi ogni pallone, e che Tiené subisca Jouffre ad ogni azione. Ingiustificabile anche il fatto che Hoarau, che certo non è un fenomeno, giochi così male.

Su Hoarau voglio aprire una piccola parentesi.

Con i recenti acquisti fatti dalla società è chiaro che rischia di perdere il posto. Quasi sicuramente si passerà al 4-2-3-1 ed è probabile che Gameiro, se non altro in quanto nuovo – e dispendioso – acquisto parta titolare come unica punta.

E se Hoarau fosse sempre quello di stasera niente da dire.

I due, però, hanno caratteristiche piuttosto diverse. Ed il lavoro sporco fatto da Guillaume è qualcosa di sicuramente prezioso.

Le sue sponde aeree e la sua capacità di sgomitare anche da solo in mezzo alla difesa avversaria sono infatti peculiarità nelle quali Gameiro non è propriamente forte.

Quindi insomma, se non dovessero arrivare altre punte (si parla di Berbatov…) Hoarau potrà sicuramente tornare utile a questa squadra.

L’importante è che non giochi come stasera.

Venendo al Lorient… davvero una bella prova quella dei Merlus. Nella prima mezz’ora c’è infatti in campo una squadra sola. Nel complesso la vittoria è sicuramente meritata. Il tutto posto che l’equipe è molto affiatata e ben messa in campo e che se oltre al goal di Quercia si aggiungono quello incredibilmente sbagliato da Monnet Paquet e lo splendido incrocio colto su punizione da Mvuemba ecco che la vittoria è assolutamente meritata.

Bello, in particolare, vedere come, soprattutto nel primo tempo, i Merluzzi dimostrino di saper sfruttare al meglio tutta l’ampiezza del campo.

Il Borussia, certo, è ben altra cosa. Ma nel suo piccolo anche questo Lorient fa vedere un calcio tutt’altro che disprezzabile.

MVP

Quercia e Mvuemba.

Il primo disputa un primo tempo su altissimi livelli, in particolare la prima mezz’ora. E’ proprio lui il giocatore più vivace nonché quello che, assieme a Jouffre, fa soffrire di più la retroguardia parigina.
In più è lui a siglare la rete dell’inaspettata vittoria ospite.

Il secondo gioca invece una partita nel complesso ottima. Presenza fondamentale nel centrocampo dei Merlus, si rende anche pericoloso da fuori in un paio di situazioni. Come quando colpisce l’incrocio con una splendida punizione, che urla ancora vendetta.

TABELLINO

PSG vs. Lorient 0 – 1
Marcatori: 28′ Quercia.

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Come tutti ormai ben saprete il Paris St. Germain è recentemente finito in mano a degli investitori arabi.

L’attuale Presidente del club risulta infatti essere il qatariota Tamim Al Thani, che ha da subito deciso di investire forte sul club.

Gameiro, Pastore, Sirigu e Momo Sissoko sono solo alcuni degli acquisti subito effettuati dalla nuova dirigenza, che ha ben chiaro in testa un solo obiettivo: far diventare il PSG una delle realtà più importanti d’Europa.

Tutto bene, di per sè.

Quale tifoso, nel calcio di oggi, non vorrebbe un investitore arabo come Presidente?

Del resto il Manchester City insegna: questi arrivano, tirano fuori denaro sonante e si comprano questo e quel campione (certo, poi vincere è un’altra cosa).

Esattamente come fatto proprio a Parigi, dove il solo acquisto di Pastore è costato quasi 43 milioni di euro di solo cartellino.

Le fondamenta che stanno costruendo, è indubbio, sono buone. Quantomeno per provare ad aprire un ciclo simil-Lione che li porti a dominare il campionato francese.

Pastore e Menez, per dirne due, sono giocatori molto talentuosi e dall’età ancora verde, che possono quindi – sulla carta – garantire diversi anni ad alto livello.

In tutto questo gran movimento, però, mi è sorto un piccolo dubbio.
Quello cioè che questa iniezione così massiccia di capitali freschi da investire per far fare il salto di qualità alla prima squadra possa portare a snobbare le giovanili.

Da cui, intendiamoci, sono usciti negli ultimi anni diversi giocatori interessanti.

Affidandomi solo alla mia memoria proverò a ricordarne qualcuno anche a voi.

Partiamo ovviamente da Sakho. Che nonostante la giovanissima età è già il capitano della squadra e che ha ancora un potenziale da sviluppare davvero notevole.
Io l’ho sempre detto: andrebbe portato in Italia. Ormai, però, la cosa sembra praticamente impossibile.

Lui, di certo, è la perla più fulgida uscita negli ultimi anni da questo vivaio.

Oltre a lui, comunque, qualche altro buon giocatore è stato prodotto.

A Liverpool erano finiti ad esempio N’Gog e Mavinga, che magari non saranno dei fenomeni ma che in un campionato di vertice ci possono stare.

E come non citare Kamghain, che ha fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili francesi ed è ancora in orbita PSG?

Senza dimenticare, poi, Areola e Kebano, due giovani che hanno giocato giusto domenica contro il Boca Juniors nel corso dell’Emirates Cup che mi sono potuto gustare direttamente allo stadio.

Inoltre è giusto ricordare che proprio nelle formazioni giovanili parigine attualmente milita quello che è probabilmente il più forte 94 di Francia (ed indubbiamente tra i più forti d’Europa), ovvero sia Abdallah Yaisien.

Insomma, una serie di nomi (che potrebbe essere ben più lunga se solo ci mettessimo a fare una ricerchina al riguardo) che fanno ben capire il lavoro che viene svolto nel settore giovanile del PSG.

Che in questo momento in Francia è secondo solo a quello del Lens, probabilmente (Situ, Varane, Aurier, Kondogbia, Thorgan Hazard e tanti altri).

Bene.

Ma se da oggi il PSG avrà sempre ingenti quantità di denaro da investire sul mercato e potrà permettersi ogni anno di acquistare talenti nel pieno della carriera altrove, come e quando i suoi giovani potranno trovare spazio?

Questa riflessione mi è venuta proprio osservandoo PSG-Boca dalle poltroncine del Diamond Club dell’Emirates, quando di fronte ai miei occhi si stavano ben disimpegnando Areola e Kebano. Due classe 92 che dello spazio lo meriterebbero in Ligue 1, anche in una squadra di vertice. Ma che, stante gli ultimi arrivi, non so davvero quanto possano giocare.

Del resto il primo è stato chiuso da Sirigu. E proprio in relazione a questo acquisto c’è da dire che o l’ex portiere palermitano bucherà clamorosamente, o Areola farà davvero fatica a trovare un posto in squadra anche negli anni a venire, vista la tutto sommato giovane età di Salvatore.

Il secondo, poi, in quello che dovrebbe essere il 4-2-3-1 parigino di quest’anno si andrebbe a collocare a meraviglia trequartista. Dove, però, è stato ingaggiato per quasi 45 milioni di euro un certo Pastore.

Insomma… i soldi arabi son belli e tutti li vorremmo. Però ci sono anche delle controindicazioni.

A questo punto la speranza è solo una: che chi guida questa società (ed in tal senso il primo responsabile sarà Leonardo, probabilmente) abbia la serietà e la lungimiranza di non sprecare quello che è indubbiamente uno dei migliori settori giovanili del paese.

Perché i giovani vanno cresciuti, aspettati, lanciati, provati. Non si può sperare passino da una formazione under al professionismo con un solo schiocco di dita, senza accusare minimamente contraccolpi.

E il pericolo che si corre quando si hanno tutti quei soldi a disposizione è che anche di fronte al talento cristallino di Yaisien si finisca col non voler aspettare il momento del suo sboccio, andando invece a pagare suon di milioni un giocatore già affermatosi altrove…

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Il River Plate, come tutti ormai saprete, deve ripartire dalla seconda divisione. Per la prima volta nella propria storia.

E lo deve fare rifondando da zero. Perché da una parte i giocatori più rappresentativi (come Lamela, già sbarcato sulla sponda Giallorossa di Roma) non hanno intenzione di affrontare un anno di cadetteria e dall’altra i problemi economici che affliggono i Millionarios (mai soprannome fu meno azzeccato, potremmo dire) impongono a Passarella di monetizzare, liberandosi dei propri migliori calciatori.

Non basta il blasone, però, per riappropriarsi della prima divisione.

E così a fronte di un’emorragia di talenti importante ecco che i dirigenti riverplatensi stanno iniziando ad assestare anche i primi colpi in entrata.

Importante, in tal senso, l’acquisto di Fernando Cavenaghi, punta italoargentina che crebbe proprio nelle giovanili del River, dove esordì tra i pro ormai dieci anni fa.

Cavenaghi che a Buenos Aires ha lasciato un grandissimo ricordo di sè. Il momento migliore di una carriera ad oggi vissuta al di sotto delle proprie potenzialità, infatti, Fernando lo visse proprio con la maglia del River Plate, con cui, in quattro stagioni, segnò 61 reti in 88 match di campionato, nonché 78 in 121 considerando tutte le competizioni cui partecipò.

Medie notevoli, che lo fecero finire al centro delle attenzioni di mercato di mezza Europa.

Lo sbarco nel Vecchio Continente, però, arrivò solo in un campionato di nicchia. E mai scelta fu così infausta: nei tre campionati a Mosca, sponda Spartak, segnò solamente 13 reti in più di 50 match, facendo dimenticare il Cavenaghi grande goleador che si era potuto apprezzare in Argentina.

Nel gennaio 2007 trovò comunque un’altra collocazione: Bordeaux.

L’amore col calcio russo non era scoppiato, la soluzione francese apparve al giocatore la migliore per potersi rilanciare.

E le cose coi girondini non andarono nemmeno così male. 46 reti in 106 match ufficiali con la maglia del Bordeaux per lui, tra i protagonisti del campionato, delle due Coppe di Lega e delle due Supercoppe vinte dalla squadra negli ultimi anni.

Cavenaghi che però sembra non essere in pace con sè stesso e che troverà, negli ultimi tempi, due differenti prestiti, sempre senza entusiasmare. Dapprima al Maiorca, poi all’Internacional di Porto Alegre.

Alla fine, rientrato alla base, si accorderà coi dirigenti bordolesi per la rescissione del contratto, ufficializzata giusto ieri.

Una volta svincolato, poi, l’accordo con Passarella ed il suo entourage per fare ritorno alla squadra che lo lanciò ed in cui tanto ben figurò in gioventù.

Cavenaghi torna quindi al River per provare a rilanciarsi. Per cercare di tornare a raggiungere quelle medie realizzative che lo fecero diventare uomo-copertina una decina di anni fa.

Nel contempo, però, il River torna a puntare su di un bomber che tanto bene fece in Argentina per assicurarsi un pronto ritorno in prima divisione.

Sulla carta è un matrimonio importante e interessante, che potrebbe sancire la gioia di entrambi i contraenti.

A questo punto non ci resta che aspettare e valutare. Se Cavenaghi ritroverà medie realizzative importanti ed il River tornerà immediatamente dove gli compete potremmo dire che sì, questo matrimonio s’aveva da fare!

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L’Italia è realmente un paese di mangia allenatori.
E no, non è solo un luogo comune.

Certo, a tutti ora verrà subito in mente Maurizio Zamparini.
Il Presidente del Palermo è infatti famosissimo per le sue intemperanze in tal senso. Terminare una stagione iniziata sin dal principio con lui come Presidente è praticamente utopia.

Dal 2002, anno del suo insediamento nel capoluogo siculo, il patron dell’EmmeZeta ha già cambiato diciotto volte l’allenatore (in molti casi – tipo l’ultimo – richiamando un allenatore già sotto contratto ma cacciato in precedenza, ovviamente).

Statistica realmente impressionante, soprattutto se rapportato a quanto succede all’estero.

Perché secondo molti Zamparini è l’unico Presidente mangia allenatori d’Italia, ma la realtà è quantomeno lievemente diversa.
Se è vero come è vero che lui sembra quasi affetto da una sorta di schizofrenia in questo senso è altrettanto vero che, limitandoci alla nostra Serie A, non troviamo allenatori che sono stati capaci, negli ultimi anni, di aprire un ciclo pluriennale. E non solo a Palermo.

E se prendiamo i primi cinque campionati d’Europa (Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1, oltre al nostro) ecco che non c’è molto da dire se non che al momento siamo gli unici a non avere una squadra che sia stata capace di trattenere un allenatore per diversi anni.

Effettuando questo viaggio all’interno dell’elite calcistica del Vecchio Continente, infatti, possiamo notare come ovunque ciò sia accaduto, nell’ultimo periodo, tranne che in Italia.

Più nello specifico, ecco la classifica di permanenza su di una panchina degli allenatori che militano attualmente in uno dei campionati succitati:

  1. Alex Ferguson – Manchester United – 25 anni.
  2. Arsene Wenger – Arsenal – 15 anni.
  3. Thomas Schaaf – Werder Brema – 12 anni.
  4. David Moyes – Everton – 9 anni.
    Pablo Correa – Nancy – 9 anni.
  5. Christian Gourcuff – FC Lorient – 8 anni.
  6. Manolo Preciado – Sporting Gijon – 5 anni.
    Jean Fernandez – Auxerre – 5 anni.

Permettetemi qui di aprire una parentesi relativamente a Schaaf: va detto che la sua carriera fa ancora più impressione se si contano gli anni passati nelle giovanili della squadra attualmente presieduta da Jürgen Born: 12 anni totali, tra giovanili e squadra riserve. Che portano il computo a 24 anni, giusto uno meno di Sir Alex.
Se poi pensiamo che Schaaf da calciatore giocò solo al Weserstadion, fin dalle giovanili… ecco che parliamo di ben 39 anni di militanza con gli stessi colori.
Incredibile.

Tornando a noi… dopo il Mondiale vinto dagli Azzurri in Germania nel 2006, insomma, tutte le squadre hanno cambiato allenatore almeno in un caso.
Così che nessuno in Serie A può oggi dire di aver passato l’ultimo lustro sulla stessa panchina.

Che la crisi del calcio italiano parta anche da questo?

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Nel Lille dei miracoli che sta per ottenere la vittoria della Ligue 1 ci sono diversi giocatori interessanti, che stanno compiendo un campionato di altissimo livello.

Qualche nome?
Moussa Sow, prima punta nonché attuale capocannoniere a quota 21 realizzazioni.
Gervinho, esterno offensivo vice-cannoniere della squadra con 14 reti all’attivo nonché miglior assistman – assieme a Yohan Cabaye – della squadra con 9 passaggi decisivi.
Ma anche i punti forti della difesa, la seconda meno battuta – dopo quella del Rennes – dell’intero campionato: Mickael Landreau, portiere giudicato fenomenale ad inizio carriera senza che però riuscisse mai ad imporsi a livello internazionale, ed Aurélien Chedjou, Adil Rami e Mathieu Debuchy, colonne del reparto arretrato.
O Rio Mavuba, perno del centrocampo Dogues assieme col già citato Cabaye.
Ma sopra a tutti, in particolar modo per una questione di potenziale, c’è Eden Hazard, ventenne fenomeno belga di cui vi parlai un paio d’anni fa.

Hazard che per una combinazione di talento, resa in campo (7 goal e 7 assist in 35 partite stagionali), età e potenziale è il pezzo più pregiato della gioielleria del LOSC.

Il talentino belga è infatti seguitissimo da molti grandi club del Vecchio Continente, che pare vogliano puntare su di lui per assicurarsi un futuro ad alto livello.
Ma vediamo più nello specifico chi pare intenzionato a trattare l’acquisto di Eden, e quanto dovrebbe volerci per poterne acquistare il cartellino.

Partiamo dalle squadre che lo seguono: sulle sue tracce ci sarebbe l’Inter, con Moratti che si è sbilanciato in tal senso, il Real Madrid, con Zidane che rivede in lui un po’ un suo erede tanto da volerlo portare alle Merengue, la Juventus, consigliata in questo senso proprio dallo stesso Zizou, le inglesi Manchester United ed Arsenal, l’Atletico Madrid ed il Lione, che potrebbe quindi decidere di trattenere Hazard in Francia.

Una lista impressionante di squadre di alto livello, in cui Eden potrebbe effettuare il definitivo salto di qualità.

Per quanto riguarda il prezzo una sua valutazione realistica pare si possa aggirare oggi attorno ai 20 milioni di euro.
Cifra sicuramente importante, ma non proibitiva.

A questo punto resta una sola vera incognita: il fisico, come detto nella scheda di presentazione piuttosto minuto.

La cosa fa piuttosto specie soprattutto in relazione alla Juventus: dopo aver bocciato Giovinco per lo stesso motivo Marotta & Co. come potrebbero puntare su di un giocatore dal fisico speculare?

Ad ora, comunque, non resta che aspettare qualche settimana ancora: in questo momento infatti Hazard deve pensare solo a vincere la Ligue 1 col Lille. Subito dopo potrà pensare al futuro. La sensazione è che proprio la prossima potrebbe essere l’estate decisiva in merito ad un suo possibile addio ai Dogues.

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