Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘Europa League’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Wolfsburg vs. Napoli

Sulla carta il quarto più interessante. Anzi, una sorta di finale anticipata, potremmo dire.

Per quanto mi riguarda il Wolfsburg, nonostante abbia i suoi bei limiti, ad ora è la favorita numero uno per la vittoria finale.
Il Napoli la due, però.

A questo punto chi passerà sarà davvero lanciatissimo verso la vittoria finale.

Napoli spacciato?

Tutt’altro.

A mio avviso ha tutte le carte in regola per passare.

Pensate a questo: l’Inter tra andata e ritorno ha regalato tre goal ai tedeschi, in maniera piuttosto assurda. Due Carrizo all’andata, uno la difesa ieri.

Nonostante questo se proprio nella partita di ieri Benaglio non avesse fatto 2-3 ottime parate l’Inter sarebbe stata in gioco fino all’ultimo secondo.

Sintomo, di fatto, che il Wolfsburg è sì forte ma comunque battibile.

Dinamo Kiev vs. Fiorentina

Sulla carta la Viola, soprattutto visto l’attuale stato di forma, parte favorita.

Salah, Joaquin e Rodriguez in questo momento sono giocatori che potrebbero tranquillamente incidere anche in Champions League, figuriamoci al piano inferiore.

Altrettanto vero, però, che la Dinamo è una squadra sempre pronta a vendere cara la pelle. E che il 5 a 2 rifilato ieri al tutt’altro che scarso Everton deve comunque dare da pensare.

Importante quindi riuscire a mantenere questo stato di forma, magari recuperando anche quei giocatori che attualmente non sono a disposizione, tipo Mario Gomez.

Poi, ovviamente, bene non sottovalutare gli avversari.

Siviglia vs. Zenit

Anche questa, volendo, potrebbe essere considerata una finale anticipata.

Del resto questi due club hanno vinto quattro delle ultime nove edizioni (tre gli spagnoli ed una i russi).

Impossibile non dire che sia il Siviglia la favorita, comunque. Un po’ perché campione in carica, un po’ per la tradizione di cui ho appena parlato e soprattutto molto perché mi sembra squadra più solida. Zenit che, del resto, ha rischiato di uscire già contro il Torino.

Dnipro vs. Bruges

Sulla carta il quarto meno interessante del lotto.

Bruges che sta disputando un’Europa League ad altissimo livello ed è arrivata dove probabilmente non credeva di riuscire. Proprio per questo, però, vorrà provare a stupire di nuovo. Del resto, come si dice, la fame vien mangiando.

Sempre la carta, comunque, dice che il Dnipro parte come favorito.

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

E fu così che in una notte di mezzo inverno il – sempre – malandato calcio italiano fu protagonista del miracolo: cinque squadre su cinque qualificate agli ottavi di Europa League, qualcuna anche in palese contrasto con i pronostici.

Un ottimo risultato per il calcio azzurro, che si appresta così a salutare l’arrivo di marzo con ancora tutte e sei le proprie compagini in gara. Di certo un avvenimento dalla portata notevole, difficile da ripetere e che deve far riflettere sul livello del nostro calcio.

No. Come dicevo i problemi non sono spariti di colpo ed il nostro calcio resta assolutamente malandato. Ma anche piangersi addosso come si fa spesso serve a poco: per quanto tecnicamente inferiore ad altri campionati in Europa la Serie A ha comunque alcune compagini che in Europa possono provare a dire un minimo la loro.

Certo, non come qualche anno fa quando eravamo i protagonisti assoluti, ma non è ancora detto che noi si debba rimanere a fare sempre gli spettatori delle imprese altrui.

E così, per una volta, l’impresa la facciamo noi.

TORINO

La prima squadra cui voglio rendere omaggio è lo splendido Toro di Ventura. Il Vecchio Cuore Granata torna a battere proprio in una serata che aveva tutti i tratti per poter essere epica. Cosa che puntualmente si realizza.

Torino che scende in campo e per più di mezz’ora gioca indubbiamente meglio rispetto agli avversari. Passa anche in vantaggio col fortunoso rigore di Quagliarella ma si fa poi rimontare, per chiudere comunque la prima frazione con la capocciata di Maxi Lopez a ridare il vantaggio ai ragazzi di Ventura.

Nel secondo tempo, quindi, il Toro si fa riprendere ancora. E stavolta è Darmian, con un interno al volo sul secondo palo, a ridare il vantaggio – definitivo – ai Granata.

Torino che nel doppio confronto dimostra di meritare senza se e senza ma un passaggio del turno cui sia prima del match dell’andata che questo pomeriggio si poteva solo sperare.

Davvero un bella impresa per il Toro, prima italiana ad espugnare Bilbao.

FIORENTINA

Altra squadra che non partiva coi favori del pronostico sono sicuramente i Viola.

Ma del resto il Tottenham è squadra strana. Dal potenziale tecnico assoluto, che spesso però rimane inespresso.

E così è stato anche per lunghi tratti proprio nella duplice sfida contro la Fiorentina. Che sui 180 minuti, a parer mio, dimostra di meritare il passaggio del turno.

La vittoria esterna di stasera, poi, è proprio il coronamento di uno spirito indomito espresso in questa duplice sfida. Da parte di una squadra che ha una qualità discreta ma che soprattutto ha dimostrato di crederci e voler lottare contro tutto e tutti.

Davvero un piacere per gli occhi, un po’ come per il Torino.

ROMA

Sulla carta, nonostante il Feyenoord sia una squadra con diversi elementi interessanti, non doveva esserci partita.

La miglior Roma, infatti, avrebbe fatto di un sol boccone il pur buon Feyenoord.

Solo che la miglior Roma si è smarrita dopo quel tremendo 7 a 1 c0ntro il Bayern di Monaco. Ed ora al suo posto è rimasta una squadra scialba, con la testa altrove, troppo spesso incapace di esprimere il proprio potenziale reale in campo.

Un vero peccato, se si pensa ad esempio al match di esordio in Champions, quando i Giallorossi fecero ottima figura contro il Manchester City.

Totti diceva che una vittoria oggi avrebbe potuto rilanciare la squadra. Difficile, vedendo come la stessa è arrivata.

Però se vogliono avere chance di arrivare fino in fondo i capitolini farebbero bene a ritrovare presto la retta via…

INTER

Sulla carta aveva un compito agevole. Che però si è complicata non poco, soprattutto con quel rocambolesco risultato all’andata in cui ha gettato alle ortiche una partita che avrebbe dovuto vincere comodamente.

Comunque alla fine la differenza – piuttosto netta – tra il valore tecnico delle due squadre è uscito. E seppur con qualche affanno più dell’immaginabile anche l’Inter ha strappato il pass per gli ottavi.

NAPOLI

Sul loro passaggio del turno personalmente non nutrivo il minimo dubbio. Per le mie valutazioni, del resto, avevano incontrato l’avversaria più morbida tra quelle pescate dalle italiane.

Tutto secondo pronostico, quindi. E passaggio agli ottavi in carrozza.

OTTAVI DI FINALE

E adesso?

Domani alle 13 ci sarà il sorteggio di ottavi e quarti, e sapremo “di che morte morire”.

Il tutto tenuto conto del fatto che saranno possibili i derby. Quindi, teoricamente, potremmo anche ritrovarci con quattro italiane poste l’una contro l’altra.

Da tenere d’occhio, tra le straniere, sicuramente il Wolfsburg. A mio modesto avviso la migliore tra le non italiane ancora in corsa.

Poi, certo, occhio anche al Villareal del mefistofelico Vietto. Oltre che a squadre come Everton, Siviglia e Zenit.

Insomma, la maggior parte delle avversarie rimaste sono di buon livello, ma non si potrebbe sperare altrimenti.

Sicuramente ci sarebbe da sperare in un incrocio di una nostra compagine col Bruges. E che non si concretizzi nessun derby.

Ma, soprattutto, che si possa festeggiare una nuova manita anche in relazione alla qualificazione ai quarti!

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

INFO GENERALI

Nome: Idrottsföreningen Brommapojkarna
Soprannome: BP, The Bromma Boys
Città: Bromma, Stoccolma (Svezia)
Anno di fondazione: 1942
Stadio: Grimsta Idrottsplats (8000 posti)
Presidente: Patrik Emanuelsson
Allenatore: Stefan Billborn
Palmares: 1 secondo posto in Superettan, 3 Division 2 Östra Svealand.
Valutazione complessiva rosa: 4.200.000 € (valutazione transfermarkt)
Sito ufficialehttp://brommapojkarna.se/

ROSA

Portieri: Davor Blazevic, Ivo Vazgec.
Difensori: Pontus Segerstrom, Fredric Jonson, Kristinn Jonsson, Tim Bjorkstrom, Jacob Une Larsson, Martin Falkeborn, Carl Stafelt.
Centrocampisti: Mauricio Albornoz, Seth Hellberg, Jesper Karlstrom, Gabriel Petrovic, Gustav Sandberg Magnusson, Serge-Junior Martinsson Ngouali.
Attaccanti: Andreas Eriksson, Gabriel Ozkan, Philip Tronet, Victor Soderstrom, Niclas Barkroth, Pontus Asbrink, Dardan Rexhepi, Christian Kouakou, Stefano Vecchia.

FORMAZIONE BASE

4-3-3/4-5-1: Blazevic; Bjorkstrom, Segerstrom, Une Larsson, Jonsson; Sandberg-Magnusson, Martinsson-Ngouali, Karlstrom; Barkroth, Rexhepi, Petrovic.

ULTIMI RISULTATI

Nelle ultime cinque gare disputate (due di Europa League e tre di campionato) i Bromma Boys hanno raccolto una vittoria, tre pareggi ed una sconfitta.

ANALISI TECNICA

Il Brommapojkarna è una squadra che tecnicamente non ha moltissimo da dire, pur potendo contare su alcuni elementi comunque interessanti.

In porta si disimpegna il giovane – classe 93 – Davor Blazevic, marcantonio di un metro e novanta di chiare origini croate che ha in passato difeso i pali anche delle rappresentative giovanili nazionali under 17 e 19.
Un estremo difensore con mezzi fisico-atletici notevoli ma un bagaglio tecnico ancora da sgrezzare, e soprattutto una capacità di concentrazione lungo i novanta minuti sicuramente migliorabile.
Nonostante i difetti resta sicuramente uno degli elementi più interessanti della squadra.

In difesa l’elemento più interessante mi è parso invece l’islandese Kristinn Jonsson. Classe 90, è stato ingaggiato (in prestito) ad inizio stagione dal Breidablik. Già nazionale maggiore, è stato in passato colonna delle varie squadre giovanili islandesi.
Terzino sinistro di buon passo, ama sostenere la propria squadra in fase offensiva e nel complesso resta forse il giocatore con le migliori doti difensive tra quelli a disposizione di coach Billborn.

I tre di centrocampo garantiscono poi discreta corsa, ma nel complesso non parliamo di un reparto capace di restare negli annali del calcio mondiale, per così dire.

Il punto di forza resta quindi, forse, l’attacco. Qui giocano tre dei giocatori più abili della compagine svedese.

Innanzitutto il giovane Niklas Barkroth, che gli amanti del videogame manageriale Football Manager ricorderanno in quanto era un buon prospetto qualche edizione fa.
Ventidue anni, l’ala ex Goteborg – e con una esperienza maturata in Portogallo – è giocatore che punta molto su rapidità e tecnica. Ancora poco incisivo (e probabilmente è proprio questo lo step che gli manca per cercare fortuna fuori dalla Svezia), resta comunque un’ala guizzante e capace di rifinire, soprattutto coi cross, il gioco per i compagni.

In particolare per Dardan Rexhepi, svedese nativo di Pristina. Un marcantonio di 190 centimetri che funge da prima punta pura. Abile di testa e bravo a fare a sportellate coi centrali difensivi avversari, non è però – ad oggi – un bomber particolarmente temibile. Insomma, tanto lavoro sporco, ma anche scarsa lucidità sotto porta.

Infine l’attacco è completato dal bosniaco Gabriel Petrovic, centrocampista capace di adattarsi all’ala. Un giocatore tecnico e dal buon calcio, che nonostante non sia il primo terminale delle azioni offensive del Bromma ha realizzato lo stesso numero di goal segnati sino ad oggi – in stagione – da Rexhepi: cinque.

ANALISI TATTICA

Di base il 4-3-3 del Bromma è il classico modulo che si può prestare ad essere interpretato come un 4-5-1 a seconda delle situazioni e della volontà di maestro d’orchestra ed interpreti.

I due esterni offensivi, infatti, possono tranquillamente scalare a centrocampo per dare più copertura alla difesa.

Il centrale dello stesso, dal canto suo, è un mediano abile in fase di rottura, capace di dare peso e corpo proprio in quella zona del campo. Quindi, volendo, il modulo può anche essere interpretato come una sorta di 4-1-4-1.

Per quello che ho potuto vedere, poi, parliamo di una squadra che tende a perdere le giuste distanze di gioco tra i reparti. I quali, al loro interno, vanno sovente in confusione in merito a posizionamenti e chiusure.

La fascia su cui tende a spingere di più è la sinistra, in special modo quando da quella parte si sposta Barkroth (Che può giocare indifferentemente su entrambi gli out): la sua verve abbinata alla facilità di corsa e di spinta dell’islandese Jonsson, infatti, portano a comporre un binario su cui la squadra riesce ad affidarsi con buona efficacia.

ANDAMENTO STAGIONALE

Stagione assolutamente negativa per il Brommapojkarna, che vede lo spettro della retrocessione come assolutamente reale. Così dopo la salvezza risicata dello scorso anno (quando la squadra terminò il campionato al tredicesimo posto, un punto sopra i playout) ecco i soli 8 punti raccolti nelle prime 16 giornate di quest’anno.

La squadra è però in ripresa: dopo cinque sconfitte consecutive (sei, contando l’Europa) il Bromma ha infatti inanellato tre pareggi ed una sconfitta (più due vittorie europee), che l’hanno portata così a fare 3 punti in quattro match, media molto migliore di quella tenuta nel resto del campionato. Ancora poco, certo, ma comunque un piccolo segnale di risveglio.

E in Europa?

Dopo la sconfitta nell’esordio finlandese contro il VPS il BP ha ribaltato il risultato in casa.
Nel secondo turno è quindi arrivata la roboante vittoria casalinga sui Crusuaders (4 a 0), cui ha fatto seguito l’1 a 1 del ritorno, che ha sigillato la qualificazione al terzo ed ultimo turno di qualificazione.

GIUDIZIO COMPLESSIVO

________________________________________________________________

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Il Napoli gioca benissimo, strameritando, per buona parte del match. Peccando però in quanto a cinismo: costruisce diverse azioni da goal, ma manca di lucidità e freddezza sotto porta. Il che significa grande prestazione per Fabiano, sostituto del tanto mediocre quanto fortunato (nel match di andata) Helton. Ma soprattutto eliminazione.

Perché dietro bastano poi due sbavature, cinicamente – qui si – sfruttate dal Porto, per veder crollare il castello di carte.

Suicidio sportivo perché stasera il Napoli ha strameritato la gara. Sciupandola. Anzi, gettandola via in maniera assurda.

Un triplice peccato: da una parte per la prestazione di stasera, dall’altra per il calcio italiano di per sé, infine per quanto concerne questa edizione dell’Europa League. Che vede e avrebbe comunque visto la Juventus favorita, ma rispetto cui il Napoli qualche chance l’aveva eccome.

Uno dei migliori talenti nati in Italia ad inizio degli anni novanta, ancora stenta a decollare.

Logico che si inizi a pensare possa essere stato un po’ sopravvalutato dopo le grandi prestazioni mostrate sotto la guida di Zeman, allenatore che da sempre sa far rendere più del lecito le proprie punte (quand’anche esterne, come nel suo caso).

Nuovo Totti non lo sarà senz’altro, ma di certo può dare molto più di quanto mostrato in queste due prime stagioni di Napoli.

Anche stasera non è stato particolarmente brillante, mangiandosi anche un paio di occasioni chiarissime e ghiottissime per diventare eroe della sua città.

Un vero peccato per lui, che pure Sacchi indicava essere come uno dei nostri migliori talenti.

Il timore, ora, è che possa rimanere – anche lui, ahinoi – una sorta di incompiuto.

Tanto stasera quanto – o ancor più – in Portogallo le due difese hanno messo in mostra limiti evidenti.

La parziale giustificazione odierna per il Porto è l’assenza di due titolari su quattro. Il Napoli, invece, ha giocato paradossalmente meglio stasera che non ad Oporto, regalando però due sbavature decisive, sfruttate in maniera molto cinica dagli avanti avversari.

Paradossalmente, quindi, proprio qui sta la differenza: dopo il paio di miracoli del primo scontro Reina nulla ha potuto sugli unici due tiri nello specchio di stasera.

Il Napoli invece all’andata fu fermato da non poca sfortuna (come non ricordare la parata casuale di tacco di Helton, ad esempio). In questo ritorno non ha però avuto quella freddezza necessaria a chiudere prima un match dominato.

Alla fine, quindi, la differenza l’ha fatta il cinismo degli attacchi.

Cinismo è la parola più in voga di stasera.

Ho visto tanto l’andata quanto il ritorno, e penso di poter dire con cognizione di causa che sui 180 minuti meritasse il Napoli.

Che però non è stato cinico – né fortunato, va detto – né all’andata né al ritorno.

Alla fine torna sì a casa con due reti realizzate, ma oggettivamente se andiamo a rivedere tutte le tante occasioni costruite nei due match non solo avrebbe potuto ma avrebbe dovuto realizzarne almeno quattro o cinque, se non sei.

Ad un certo livello, è risaputo, certi errori si pagano. Ed esattamente come per la gara con l’Arsenal, se sprechi tanto è facile che si finisca col pagarla.

Come stasera.

Quaresma aveva anch’esso, un po’ come Insigne, un talento tutt’altro che sottovalutabile.

Intendiamoci, non stiamo parlando di un altro possibile crack alla Cristiano Ronaldo. Ma sicuramente dalla sua carriera ci si aspettava qualcosa in più.

Si è però fatto limitare dalla sua scarsa propensione all’incisività più, forse, la sua ricerca di qualche colpo ad effetto di troppo, come la famosa Trivela usata spesso, potremmo dire, un po’ a sproposito.

Stasera però ha siglato un gran bel goal. Ma soprattutto un goal importante. Decisivo.

Perché certo, dopo la rete di Ghilas le cose erano già difficilissime per il Napoli, che aveva solo venti minuti per trovare due reti. La sua segnatura, però, ha fondamentalmente posto la parola fine alla partita.

Certo, personalmente probabilmente avrebbe preferito fare uno scherzetto del genere alla sua ex Inter. Ma visti i tanti moti di scherno che hanno accompagnato la sua esperienza italiana (e quanto ne è seguito), direi che stasera avrà qualcosa di speciale da festeggiare, non solo la “semplice” vittoria.

La squadra è una buona squadra, e bisogna avere tempo e pazienza. Continuando a ben comportarsi in Europa – certo, questa sera sarebbe dovuto arrivare il passaggio del turno per incamerare altri punti – ed avendo un po’ di fortuna prima o poi il Napoli smetterà di avere gironi impossibili, in Champions League.

Ma anche pensando all’Italia, il divario con la prima della classe è ad oggi ancora netto.

Quindi De Laurentiis non può che continuare su questa strada. Fare degli sforzi per provare a rinforzare il club.

Certo però che se per acquistare giocatori importanti devi cederne altri, come Cavani, il gioco si fa duro.

Un’idea però, vista l’involuzione netta di questa stagione, potrebbe essere quella di cedere Hamsik.

Il timore, da fuori, è che possa sentire un po’ come in fase di esaurimento la propria esperienza napoletana.

Posto che sulla linea di trequarti la squadra non è comunque messa male, il suo sacrificio potrebbe essere utile.

Per fare un ulteriore salto di qualità la sensazione è che possano mancare un paio di top player o giù di lì tra difesa e centrocampo…

________________________________________________________________

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram
Acquista il mio primo libro: La carica dei 201! Costa solo 99 centesimi!

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Non sempre tutte le ciambelle escono col buco, dice il detto. Così nella riedizione riveduta e corretta di Juventus – Fiorentina, andata in scena solo quattro giorni prima in campionato, ai Bianconeri non riesce il colpaccio. Il tutto nonostante i presupposti fossero simili.

Perché anche ieri la squadra di casa ha iniziato avendo il dominio assoluto delle fasce laterali. Con Asamoah e il redivivo Isla (che ha iniziato bene, pur non mettendo un cross buono che fosse uno) ad imperversare, mettendo alla berlina Roncaglia da una parte e Tomovic dall’altra.

Il goal di Vidal, arrivato a tre soli minuti dal via, ha probabilmente illuso un po’ tutti sul fatto che si potesse presentare, ai nostri occhi, una gara diversa rispetto a domenica. Più agonisticamente combattuta.

E invece dopo un primo tempo giocato ad un buon ritmo da parte di entrambe le squadre, nella ripresa lo stesso è calato significativamente e la Juventus, esattamente come quattro giorni prima, ha tirato palesemente i remi in barca, accontentandosi dell’1 a 0.

Ma se domenica la traversa aveva evitato il pareggio di Matos, ieri Gomez ha saputo sfruttare una palese disattenzione della retroguardia per colpire ed insaccare la sfera, strappando un importantissimo 1 a 1 in ottica ritorno.

Conte dice che non si tratta di un problema fisico-atletico.

Se davvero così fosse, la Juventus deve tornare ad avere quella mentalità che la contraddistinse al primo anno in cui il tecnico salentino si sedette su quella panchina.

Ci sono tre corresponsabili, nell’azione che porta al goal di Mario Gomez (cui vanno comunque fatti i complimenti per come detta il passaggio, si muove, controlla la sfera e la recapita in rete): Caceres, Ogbonna e Buffon.

Analizziamo un pochino più nel dettaglio: quando Ilicic fa partire il suo ottimo lancio, Gomez si trova tra Caceres ed Ogbonna.

Il primo è più vicino alla punta tedesca, che seguendo la traiettoria del pallone va a tagliare verso destra. Nel farlo, Caceres decide di non seguirlo. Quando invece, palesemente, avrebbe potuto tenerlo ed andare a contrargli il tiro con, probabilmente, grande efficacia e senza troppi rischi.

L’errore più grande è quindi probabilmente quello del difensore uruguaiano. Posto comunque che lo stesso Ogbonna è in ritardo e si perde sia la sfera che il taglio alle sue spalle dell’avversario.

In ultimo, una parte di colpe è sicuramente attribuibile anche a Buffon: il portiere della nazionale tentenna infatti molto sull’uscita. Dapprima sembra voler chiudere con vigore, poi si ferma, fa mezzo passo indietro, ed alla fine quando si rende conto che Ogbonna non arriverà mai su quel pallone e che Gomez si presenterà quindi tutto solo davanti a lui prova a salvare il salvabile, senza però potere più molto.

Un triplo errore che regala quindi un importantissimo pareggio ai Viola.

C’è stato un momento del match, credo fosse ancora nel primo tempo, in cui mi sono detto una roba del tipo “A fine partita farò i complimenti ad Ogbonna, dicendo che se gioca a questi livelli potrà tornare utile anche per la Nazionale”.

Poi però il centrale ex Torino ha fatto diverse sbavature, non ultima quella che lo ha visto compartecipe del goal di Gomez.

Purtroppo su di lui continuo a pensarla come tanti anni fa, quando era ritenuta una grande speranza del football Azzurro: giocatore con mezzi fisico-atletici impressionanti ed una tecnica di base sicuramente più che discreta, soprattutto in relazione al ruolo che occupa.

Però ha un grande limite: la continuità nel corso dei novanta minuti.

Un limite che ha palesato anche ieri, quando appunto ad un ottimo inizio di gara ha contrapposto due o tre sbavature piuttosto pesanti che lo rendono un giocatore ancora inaffidabile.

Quell’ancora però suona quasi come una “campana a morto”. Vero è che ci sono giocatori che, di punto in bianco, esplodono anche “avanti” con l’età. Ma è altrettanto vero che a 25 anni un giocatore dovrebbe avere già raggiunto una certa maturità calcistica. Che di tanto in tanto un ragazzo così possa fare qualche sbavatura ci potrebbe ancora ancora stare. Ma il fatto che praticamente ad ogni match che gioca ce ne pianti qualcuna, ecco, fa temere che il calcio italiano dovrà continuare a cercare oltre lui i suoi centrali del futuro.

Questo ragazzo è impressionante.

Giocatore moderno, a tutto campo. Corre e lotta come pochi altri. Recupera palloni, sa giocare la sfera, dialoga a centrocampo, all’occorrenza ha fatto tanto il difensore centrale quanto il terzino. E poi, segna a non finire. E più cresce, più matura, più prende convinzione nei propri mezzi e più aumenta il suo bottino di goal.

Non so quante altre mezz’ali, arrivate al 13 marzo, fossero state in grado di mettere assieme un numero così cospicuo di goal. 18, appunto, di cui 11 in campionato, 5 in Champions League (in 6 presenze, media da bomber di razza) e già due in Europa League (in 3 presenze).

18 goal, ovvero sia già 3 in più della stagione scorsa (pur avendo ad ora giocato otto partite in meno). O anche cinque realizzazioni più di Llorente e due più di Tevez.

O, ancora, cinque reti più del trio Marchisio-Pirlo-Pogba.

Insomma, sarà pur vero che gioca in un campionato di livello non più altissimo come quello italiano, ma anche quando varca i nostri confini dimostra di essere un centrocampista di valore assoluto oltre che un bomber implacabile.

Top player senza se e senza ma. Con in più una caratteristica più unica che rara: un tempo nell’elevazione che ricordo in pochissimi grandi giocatori del passato (uno di questi, sicuramente l’inglese Paul Scholes).

La Fiorentina si presentava al via della Serie A con la miglior coppia d’attacco del campionato, al pari di quella juventina: Rossi-Gomez.

Solo che, a differenza dei Bianconeri, i Viola sono stati sfortunatissimi. Dapprima hanno patito l’assenza, per praticamente metà stagione, dello stesso tedesco. Poi, ancor prima che rientrasse l’ex puntero del Bayern, hanno dovuto piangere anche l’infortunio alla stellina italoamericana.

Ovvio quindi che la – comunque buona – stagione della Fiorentina sia condizionatissima da questi infortuni.

Il ritorno al goal (soprattutto, un goal così importante) di Mario Gomez è comunque un’ottima notizia: il terzo posto sarà difficilmente raggiungibile, ma il passaggio del turno in Europa League è una possibilità concreta. E, soprattutto, Gomez potrà sfruttare questi ultimi mesi che lo separano dalla fine della stagione per ritrovare la condizione ed entrare appieno negli schemi di Montella. In vista di una rincorsa al traguardo Champions cui, al netto degli infortuni, dovrà puntare con decisione la squadra già a partire dalla prossima stagione.

Il passaggio del turno in Europa League è una possibilità concreta, dicevamo.

Del resto l’1 a 1 esterno da una possibilità in più, ai Viola. Che oltre a vincere il ritorno di fronte al proprio pubblico, avranno anche la possibilità di pareggiare 0 a 0.

Sinceramente credo comunque che difficilmente le due squadre non segneranno, al Franchi. E allora ai Viola non converrà scendere in campo pensando di fare calcoli.

Le armi per provare a controbattere le hanno (al netto dell’assenza di Rossi, ieri è stato tenuto a riposo anche Cuadrado, che invece potrebbe essere tranquillamente presenze a Firenze). E soprattutto, avranno dalla propria parte tutto il calore di un pubblico che non vede l’ora di fare uno sgarbo agli odiati rivali Bianconeri. A maggior ragione quest’anno in Europa League, con la finale che si giocherà proprio allo Juventus Stadium.

Ed è proprio questo il motivo per cui, già prima di ieri, davo più chance del “normale” alla Fiorentina: pensate a cosa sarebbe, per i Viola, vincere l’Europa League allo Juventus Stadium, per di più dopo aver eliminato con le proprie mani i Bianconeri…

________________________________________________________________

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram
Acquista il mio primo libro: La carica dei 201! Costa solo 99 centesimi!

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

E’ un 2 a 1 certo non scintillante quello che il Chelsea è riuscito a strappare a Basilea ieri sera, nell’andata delle semifinali di Europa League.Rafa Benitez

La squadra allenata dallo spagnolo Rafa Benitez non ha infatti impressionato al cospetto di quella che è sì una delle rivelazioni di questa stagione, ma che a livello di qualità complessiva era comunque sicuramente molto inferiore ai londinesi.

E’ cronaca proprio di questi giorni l’eventualità che Josè Mourinho, sempre più in rotta di collisione con il Real Madrid, possa tornare sulla panchina Blues, andando a prendere il posto proprio dell’ex coach di Liverpool ed Inter.

Un’eventualità che con ogni probabilità ha mandato in fibrillazione ogni singolo tifoso del Chelsea disperso in ogni parte del globo, ma che non piacerà moltissimo al tecnico nativo di Madrid. Che pure, a fine match, si è detto tranquillo rispetto al suo futuro, sicuro com’è di poter trovare un’altra sistemazione nell’arco di breve tempo.

Certo, qualcuno obietta che, di riffa o di raffa, Benitez sta comunque riuscendo a portare la propria squadra ad un’ennesima finale europea (la quarta della sua carriera).

A questi risponde in pieno la partita di ieri. Ok il rispetto dell’avversario, che non va mai snobbato (a maggior ragione in una semifinale europea, se gli elvetici sono arrivati sino qui è perché certo non possono essere scarsi), ma giocare un’intera partita contro una squadra comunque ben inferiore – per quanto sul loro campo – in contropiede non è affatto atteggiamento che il tifoso (né tantomeno il dirigente) di uno dei club più importanti del continente può accettare.

Certo, Rafa non è stato accolto bene sulla panchina del Chelsea. La marea di fischi che l’hanno investito sin dal primo match è stata eufemisticamente ingenerosa.

La sua carriera parla poi chiaro: di successi ne ha raccolti un po’ ovunque (dal campionato nazionale under 19 spagnolo con il Real fino al Mondiale per Club vinto con l’Inter, passando – tra le altre cose – dalla Champions conquistata a Liverpool). Ma la sua filosofia di gioco può non piacere. Soprattutto ad un pubblico esigente.

Quindi ingenerosi i fischi iniziali, ma se vai a giocare in contropiede per novanta minuti in quel di Basilea, un pochino ti scavi la fossa da solo.

Altro nodo da sciogliere, oltre quello della panchina, indubbiamente quello della punta.

Oggi il titolare assoluto per il ruolo di perno centrale di un attacco che tra trequartisti ed ali ha solo l’imbarazzo della scelta (Hazard, Mata ed Oscar su tutti) è Fernando Torres, giocatore più o meno persosi dopo il Mondiale vinto con la sua nazionale nel 2010.

Certo, quest’anno l’ex Colchonero sta ritrovando un minimo di feeling con il goal, ma 7 realizzazioni in campionato sono davvero troppo poche per un ragazzo che nel 2008, al suo primo anno in Premier, seppe realizzarne ben 24.

Nei suoi primi tre anni inglesi, giusto per chiarirci, segnò un totale di 72 reti. Nelle ultime tre stagioni ne ha realizzate poco più della metà.

Un’involuzione palese che non si riscontra solo nei numeri, calati drasticamente, ma anche nelle prestazioni in campo.

Mourinho, che certo dopo il possibile fallimento di questa stagione vorrà garanzie precise per accettare una qualsiasi panchina, pare abbia quindi già chiarito le cose con Abramovich. Torres non potrà più essere il titolare indiscusso della squadra.

Così il magnate russo pare abbia già pronta un’offerta da 60 milioni di euro per assicurarsi Radamel Falcao, bomber colombiano attualmente in forza all’Atletico Madrid (guarda caso la squadra che diede i natali, calcistici, al Niño).Radamel Falcao

Insomma, dalla coppia Benitez-Torres a Mourinho-Falcao. Un salto avanti notevole, che potrebbe rimettere il Chelsea in corsa anche nell’Europa che conta.

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida
Profilo Google+: http://plus.google.com/u/0/110020531378259179490/posts
Profilo YouTube: http://www.youtube.com/user/MahorSM

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

 E’ una Inter quasi irriconoscibile quella che scende in campo stasera a San Siro.

Una squadra, finalmente, innanzitutto.

Che lotta su ogni pallone, getta il cuore oltre l’ostacolo, cerca l’impresa.

L’assenza di Bale aiuta l’Inter, già solo a livello psicologico. Tra i pochi fenomeni del calcio moderno, il gallese avrebbe potuto risolverla in qualsiasi momento da solo.

Questo, però, non può essere un alibi per i londinesi. Perché così come il Milan è da crocifiggere per aver dilapidato il vantaggio dell’andata, così – anzi, a maggior ragione – dobbiamo crocifiggere il Tottenham per essersi fatto rimontare i ben tre goal di vantaggio accumulati nella gara d’andata.

Come raccontavo a chi con me seguiva la partita su Facebook, però, era anche ovvio che la squadra avrebbe dovuto, dopo il 3 a 0, cercare di chiuderla prima del novantesimo. Perché ai supplementari, dopo tutto quel dispendio di energie, sarebbe stato difficilissimo prevalere.

Due, quindi, le chiavi di volta, in negativo, per un’Inter comunque – per una volta – da elogiare senza remore.

In primis, un po’ come con Niang martedì, la traversa colpita da Palacio sull’1 a 0. Se l’attaccante argentino avesse segnato lì, si era intorno alla mezz’ora, l’Inter con ogni probabilità sarebbe riuscita a chiudere i conti prima del novantesimo, trovando una qualificazione assolutamente impronosticabile alla vigilia.

Poi, forse ancor di più vista la dinamica del match, l’occasione fallita dal pur ottimo Cambiassio al novantaduesimo. Quando, con sessanta secondi da giocare, un goal avrebbe davvero voluto dire quarti di finale.

Ora… dopo una serata del genere ci si aspetterebbero lodi a tutti, dai giocatori a Stramaccioni.

Io, però, la vedo diversamente. E mentre i giocatori – alcuni in particolari, poi vi dirò – sono assolutamente da incensare il mister sarebbe da mettere alla sbarra e processare.Andrea Stramaccioni

Il motivo è semplice: prima dell’andata dimostrò chiaramente di non tenere un granché al torneo, assolutamente sacrificabile in nome della corsa al terzo posto in campionato (che con ogni probabilità sfumerà).

Poi, dopo la figuraccia di Londra e la sconfitta col Bologna, praticamente esonerato, ecco che anche la gara di ritorno con il Tottenham assume una sua importanza. Anzi, quasi una centralità.

Peccato che ormai sia troppo tardi, perché, nonostante la squadra giochi alla grande e per il cuore messo in campo oggi meriterebbe il passaggio del turno, rimontare un 3 a 0 fino a staccare l’accesso al turno successivo è impresa epica, che non per nulla sfuma sul più bello.

Il tutto nonostante anche ai supplementari, pur alla canna del gas, i ragazzi vestiti di nero ed azzurro mettano in campo tutto quanto possibile, lottando come gladiatori e riaprendo – dopo la rete di Adebayor, con l’azione di Dembelè che mette palesemente in evidenza la difficoltà atletica della squadra di casa – una gara praticamente chiusa.

Un allenatore, insomma, non può trattare così un impegno europeo, nemmeno se ritenuto secondario rispetto all’obiettivo da raggiungere in campionato.

Venendo ai singoli applausi a scena aperta vanno riservati a Palacio, Handanovic e Cambiasso su tutti. Con il primo che nonostante la traversa dimostra di essere l’anima delle avanzate nerazzurre, il secondo che compie un paio di grandi interventi (ed è, per qualità, nettamente tra i migliori giocatori a roster) ed il terzo che gioca quasi ai livelli dei tempi che furono.

Ottimi, inoltre, anche un Cassano ispiratissimo (peccato abbia la mobilità e la velocità di un bradipo) ed un Kovacic che nonostante la giovanissima età dimostra di saper reggere certi palcoscenici.

Ma, più in generale, davvero bravi tutti.

Peccato, insomma. Remuntada storica fallita di un soffio!

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida
Profilo Google+: http://plus.google.com/u/0/110020531378259179490/posts
Profilo YouTube: http://www.youtube.com/user/MahorSM

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

La vittoria dell’Anzhi con l’Udinese sancisce l’eliminazione dei friulani e rende lo scontro tra Liverpool e Young Boys una sorta di spareggio per l’accesso al turno successivo. Chi vince, infatti, si infila in una botte di ferro.

Cinque minuti ed è la squadra di Berna a proporsi, con Nuzzolo che calcia poco dentro all’area, decentrato sulla sinistra, trovando però la pronta risposta dell’estremo difensore avversario, bravo a bloccare la sfera.
La seconda arriva al dodicesimo, quando Schneuwly vince un rimpallo e calcia da fuori, senza però la giusta potenza.

La prima conclusione dei Reds la porta invece Suso, che un paio di minuti più tardi si accentra partendo da destra per calciare da più di venti metri, senza però trovare lo specchio.
Il tutto con un Liverpool assolutamente incapace di costruire gioco come ci si aspetterebbe da una squadra così.

Reds che devono quindi affidarsi alle giocate estemporanee. Come quella che, sugli sviluppi di un rinvio sbagliato da Wolfli, porta Shelvey a servire in profondità Joe Cole, il cui destro ad incrociare si spegne però a lato.
A giocare meglio sono comunque gli ospiti, che al ventesimo si rendono pericolosi con Farnerud la cui conclusione è deviata in angolo da Skrtel.

Poco più tardi Veskovac, centrale difensivo serbo, prova un colpo di tacco con cui per poco non regala un goal al Liverpool riuscendo anche a strapparsi. Il peggio.
Reds che continuano quindi con le fiammate. Come quella che al ventiseiesimo vede Henderson presentarsi al limite per calciare a botta sicura, trovando però l’ottima risposta di un reattivissimo Wolfli.

Per provare a cambiare radicalmente il match Rodgers decide per una mossa apprezzata da tutto Anfield Road: fuori Wisdom, leggermente acciaccato, dentro niente popò di meno che lui, il capitano dei capitani: Steven Gerrard!

E, sarà solo un caso, i Reds passano: Joe Cole scambia con Suso, s’infila in area e crossa in mezzo saltando l’uscita di Wolfli e servendo a Shelvey un assist per il comodissimo 1 a 0.

Liverpool che scrollatosi di dosso i timori di inizio match con l’ingresso del capitano arriva vicinissimo al goal due volte nell’arco di meno di sessanta secondi. Prima con un sinistro da fuori di Suso, poi, sugli sviluppi dell’angolo seguente, con un colpo sotto misura di Skrtel, respinto sulla linea da Nuzzolo.
Young Boys comunque alle corde. Così allo scadere Suso s’infila nelle larghe maglie della difesa bernese per andare a calciare dal limite, spedendo però a lato malamente, in un modo che non ci si aspetterebbe da un giocatore tecnico come lui.

Nella ripresa Farnerud prova a suonare la sveglia, ma il suo sinistro da fuori termina alto sopra la traversa, senza impensierire il portiere avversario.
Sempre le conclusioni da fuori sono l’arma scelta dagli svizzeri che al cinquantesimo ci provano con Zverotic: fuori di poco.

I padroni di casa però non ci stanno. Suso così sale in cattedra e serve un pasticcino per Joe Cole, che entrato in area trova un grande Wolfli sulla sua strada.
“Goal sbagliato, goal subito” si dice. Ed ecco che il detto non si smentisce nemmeno questa volta con Farnerud che lancia a Bobadilla in area, stop di coscia e bomba sul secondo palo a bucare Reina per il pareggio.

Nonostante l’ingresso in campo di Suarez però il Liverpool subisce il colpo a livello psicologico e fatica a costruire gioco. Almeno fino al settantaduesimo, quando Suarez e Gerrard impacchettano un’azione perfetta che porta Joe Cole in area a battere a rete, infilando facilmente Wolfli per il 2 a 1.

Da lì in poi il Liverpool conterrà abbastanza bene, provando anche a pungere di tanto in tanto.

Fino a quando, a due dal termine, non arriverà la grandissima rete di Zverotic, che dal limite sparerà un siluro centrale che bucherà un Reina coperto ma certo non perfetto nell’occasione, per un 2 a 2 assolutamente inaspettato e che rimette in corsa la squadra di Berna per il passaggio del turno.

Gli ultimissimi minuti riservano quindi un Liverpool riversato in avanti, ma senza fortuna.

Tanti i problemi dei Reds, oggi. Grande carattere, invece, per gli svizzeri, che recuperano il risultato per ben due volte portando a casa un pareggio importantissimo che li tiene in piena corsa per un passaggio del turno forse insperato ad inizio Europa League.

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

A inizio stagione nessuno si sarebbe aspettato di arrivare ad oggi con Genk e Videoton ad occupare le prime due posizioni del girone e Basilea – Sporting rispettivamente la terza e la quarta.
Ma le cose si sono evolute così, tanto da rendere questo match l’ultima spiaggia per i lusitani e una delle ultime occasioni per gli elvetici.

Proprio i padroni di casa partono meglio ed al sesto minuto si propongono pericolosamente quando Stocker trova il fondo e pennella uno splendido cross in mezzo con David Degen che dopo aver stretto in area salta ed incorna bene, trovando però la pronta risposta di Rui Patricio.
La coppia imbastisce una situazione allettante anche al quarto d’ora, quando l’ala sinistra taglia un pallone in area dal limite per il suo alterego destro, che però non riesce arrivare puntuale all’appuntamento e facilita l’intervento del portiere lusitano.

Degen scatenato. Al diciottesimo l’ex Moenchengladbach ci riprova, questa volta da fuori. Il suo mancino, leggermente deviato da un difensore, è però preda di un sempre attentissimo Rui Patricio.
La prima azione lusitana arriva quindi solo al ventiduesimo quando Labyad ruba palla sulla trequarti per arrivare a calciare da fuori, producendo però una conclusione molle che non crea alcun problema a Yann Sommer.

Il vantaggio elvetico è però nell’aria ed arriva subito dopo quando Stocker, per l’occasione sulla fascia destra, mette in mezzo un pallone basso su cui arriva Frei, la cui deviazione sotto misura è però rimpallata da Xandao. Tutto bene, non fosse che a rimorchio arriva deciso Schar che ci mette il destro e fredda senza scampo un incolpevole Rui Patricio. 1 a 0.

Lo Sporting – reduce da due pareggi e due sconfitti in questo inizio di Europa League – però non ci sta e ben conscio di dover vincere a tutti i costi prova a reagire subito. Nell’occasione lo fa proprio con uno svizzero, Gelson Fernandes, il cui destro da fuori, su sponda di Van Wolfswinkel, non trova però lo specchio.
Sul versante opposto è invece il cileno Diaz a rendersi pericoloso, con un bel tiro di destro che segue uno stop sontuoso di testa. Palla di poco a lato.

Piano piano è comunque lo Sporting Lisbona a prendere in mano il pallino del gioco. I giocatori allenati da Vercauteren, però, non riescono a costruire veri e propri pericoli. Il tutto fino al trentottesimo quando l’autore del goal, Schar, spiana la strada a Van Wolfswinkel che ricevuto il passaggio del centrale svizzero scatta verso la rete per calciare a botta sicura dal limite, trovando però un super-Sommer in versione “Ragno Azzurro” capace di negargli la rete con una splendida parata.
Basilea che batte un colpo proprio alla fine della prima frazione, quando Fabian Frei calcia potente e preciso da poco oltre il limite, riuscendo però solo a sfiorare il montante alla destra di Rui Patricio.

Ad inizio ripresa è ancora lo Sporting a provarci con Labyad che spunta sulla destra centra un pallone che, respinto al limite, viene calciato verso la porta da Elias, che non riesce però a tenerlo basso.
Lusitani che ci riprovano al cinquantasettesimo quando Xandao, sugli sviluppi di un calcio piazzato, prova a girare di testa un cross proveniente da sinistra, con poca fortuna.

Sul ribaltamento di fronte è invece Frei a presentarsi a tu per tu con Rui Patricio. La punta svizzera non ha però lo spunto giusto per arrivare sul pallone, e sciupa tutto.
Neanche un minuto ed ecco Cabral intervenire in scivolata a centrocampo, guadagnando il secondo giallo nel giro di una manciata di minuti e dovendo abbandonare il campo anzitempo. Cinquantotto minuti di gioco, Basilea che passa dal colpo del possibile K.O. all’inferiorità numerica.

Due a zero che però arriva poco più tardi quando Stocker, da poco diventato capitano dopo l’uscita dal campo di Alexander Frei, riceve poco dentro al limite dell’area per spingere la palla in rete di piatto, là dove Rui Patricio non può nulla.

Due minuti e arriva il colpo del definitivo K.O. Perché tutto riversato in avanti lo Sporting lascia praterie. Salah parte in contropiede e serve David Degen, che dopo i tanti tentativi d’inizio match trova la rete. Che vale il 3 a 0.

Ed è un goal, quello dell’ex Moenchengladbach, che ovviamente bagna le polveri ad uno Sporting assolutamente allo sbando. Pieno di debiti, in difficoltà in campionato ed estromesso dall’Europa, dove in un girone abbordabilissimo è riuscito a totalizzare solo due punti in cinque match.

Bene invece, di contro, il Basilea di Murat Yakin, che nonostante un Alexander Frei non in grande spolvero (ha già annunciato il ritiro a fine stagione, abbiamo capito il perché), senza Streller disponibile e nonostante non abbia più i suoi due gioiellini (Shaqiri e Xhaka, entrambi sbarcati in Germania in estate) in squadra tiene bene il campo, gestisce intelligentemente il match e si porta a casa tre punti importantissimi che avvicinano gli elvetici al passaggio del turno.

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Killer instinct.

Ecco cosa manca. Ad entrambe le squadre.

E poi c’è l’aspetto inerente la fortuna, che incide sugli episodi.

Partiamo dalla prima considerazione: entrambe le squadre riescono a produrre occasioni da goal, chi più chi meno. Ma non a sfruttarle. Così, ecco materializzarsi uno 0 a 0 piuttosto ingiusto per quanto visto in campo.

E proprio il killer instinct è una componente fondamentale di una squadra vincente, a maggior ragione quando si vuole arrivare ad imporsi in Europa.

A Londra, lo immagino, si staranno mangiando le mani. Anche perché in rete ci andrebbero tre volte (analizzeremo più avanti il “come”), tutte e tre annullate.

Però le decisioni arbitrali (anticipo: non sempre condivisibili) non possono essere un alibi totale. Una squadra che vuole arrivare in fondo e che là davanti può schierare giocatori del calibro di Dempsey, Bale, Lennon e Defoe non può uscire da White Hart Lane senza goal all’attivo.

Al tempo stesso la Lazio deve assolutamente essere più cinica.

Perché diciamolo chiaramente: se riesci a tenere la porta inviolata a Londra non puoi permetterti di sciupare ciò che davanti riesci a creare. Anche perché, preventivabilmente, non saranno decine e decine di palle goal.

Stupisce quindi che Klose, giocatore che porta il killer instict ben impresso nel suo pedigree, cicchi una palla che solitamente trasforma in rete cento volte su cento.

O che nella ripresa Mauri, centrocampista con un ottimo feeling col goal, sia lento, goffo ed impacciato e sciupi un’altra bella occasione.

Uscire con tre punti dal White Hart Lane sarebbe stata un’iniezione di fiducia pazzesca.

La fortuna, invece, gioca a favore della Lazio. Perché se ieri la Juve non era stata fortunata a livello episodico – basti pensare al goal deviato o alla traversa di Quagliarella – oggi la Lazio ha portato a casa la porta inviolata anche grazie a quello.

Del resto difficile credere che in occasione del goal di Dempsey (il primo dei tre annullati dalla terna) ci possa essere malafede arbitrale. Molto più sensato etichettare il tutto come “fortuna”, col guardalinee che non si avvede della posizione regolare (giusto in linea) del trequartista statunitense e sbandiera, rendendone vano il bel tuffo con incornata vincente.

Ed è una fortuna anche che la cosa si ripeta nella ripresa, quando è Bale ad essere colto in posizione di fuorigioco (se c’è è millimetrico), con l’ala gallese che nel continuo dell’azione servirà a Defoe, solo e porta vuota, la palla del vantaggio.

Non so se sia fortuna, ma certo è un episodio che gira a favore, anche quello che vede Mauri affossato in area sugli sviluppi di un angolo. Vedendo la ripresa dalle spalle della porta laziale sembrerebbe in effetti essere fallo, quello di Caulker. Va detto, però, che molti arbitri con ogni probabilità non l’avrebbero fischiato.

Poi certo, ci sono anche episodi sfortunati. Come quello che vede protagonista Gonzalez, che su una respinta aerea della difesa Spurs si avventa su di un pallone volante e calcia verso la porta difesa da Lloris, venendo fermato solo dalla traversa. Sarebbe stato un golazo notevole.

Nel complesso, comunque, buona Lazio in quel di Londra. Ai punti forse vincerebbero i padroni di casa ma gli uomini di Petkovic si comportano bene, ed escono dal campo a testa alta.

Una cosa che accade ormai piuttosto di raro, alle italiane impegnate in Europa.

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida

Read Full Post »

Older Posts »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: