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Posts Tagged ‘Calciomercato’

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Nato il 19 aprile del 1990 a Tijuana, nello stato di Baja California in Messico, Héctor Miguel Herrera López è un centrocampista tuttofare che dopo essersi imposto nel professionismo con la maglia del Pachuca è sbarcato in Europa, al Porto, un paio d’anni or sono.

Le cose migliori il Zorrillo le ha sicuramente messe in mostra con la maglia d’El Tri, la nazionale del suo paese, che ha onorato fin dalle rappresentative giovanili.

Nel 2012 gioca il Torneo di Tolone vincendolo ed imponendosi come MVP della manifestazione. Nello stesso anno arriva anche la vittoria nel torneo di qualificazione olimpica della CONCACAF, nonché la storica imposizione alle Olimpiadi di Londra.

Dopo aver poi giocato un buonissimo Mondiale in Brasile lo scorso anno si è imposto nella Gold Cup disputatasi questo luglio tra gli Stati Uniti ed il Canada.

Al Porto le cose sono invece andate un po’ meno bene, per quanto anche con la maglia dei Dragões il buon Herrera abbia messo in mostra tutte le sue qualità, disputando da assoluto protagonista la scorsa stagione, con 33 presenze in Liga Sagres ed 11 in Champions League (con un totale di 3 goal all’attivo).

180 centimetri per 74 chilogrammi, il Zorrillo è un centrocampista che suole agire prevalentemente come interno di centrocampo o mezz’ala, a seconda della disposizione tattica scelta dall’allenatore.

Héctor Herrera è il classico giocatore che non eccelle in niente ma è bravo in tutto.

Non ha una grandissima velocità di base, apparendo anzi un po’ compassato nel suo incedere, ma non è nemmeno lento. Non ha un tiro da campione, ma sa farsi valere dalla media distanza sia per precisione che per potenza. Non è un funambolo palla al piede, ma sa saltare l’uomo. Non è un regista puro, ma ha visione di gioco. Non ha la colla sul piede, ma è in possesso di un buonissimo controllo di palla e di un’ottima conduzione della stessa.

Insomma, è un centrocampista box to box che sa aiutare la squadra in fase di ripiegamento tanto quanto dare una mano in costruzione, rifinire il gioco e perché no andare a concludere quando gli si presenta l’opportunità.

Proprio questa mattina, poi, il ragazzotto di Tijuana è stato accostato ad una squadra italiana, il Napoli.

Debbo dire che per lui ho avuto da subito un debole calcistico, fin dalla prima volta che l’ho visto giocare. Perché pur non essendo un fenomeno ha qualità importanti ed ancora margine di crescita. Credo possa quindi diventare un giocatore capace di recitare senza sfigurare sui palcoscenici europei, come del resto ha già dimostrato nel corso della scorsa Champions League.

Fossi nel Napoli, quindi, lo acquisterei senza remore, se potessi.

Certo è che però difficilmente, arrivato in Campania, potrebbe imporsi tanto facilmente.

Lo scenario è chiaro: nel centrocampo a 3 costruito da Sarri Herrera avrebbe senso se usato come mezz’ala, più che come centrale. Quindi, niente lotta per un posto al sole con il duo Jorginho-Valdifiori, ma dualismo con Allan ed Hamsik.

Il primo, però, mi sembra un giocatore oggi insostituibile. Sulla scorta di quanto fatto vedere negli ultimi anni ad Udine, dove si impose come il miglior recupera-palloni del campionato, il brasiliano mi sembra irrinunciabile, in una logica di equilibrio del club napoletano.

Un po’ allo stesso modo, pur con motivazioni diverse, difficile scalzare Marek Hamsik, che dopo un periodo un po’ appannato pare sia tornato su buoni livelli grazie alla “cura” dell’ex tecnico empolese.

Va però detto che il Napoli è una squadra competitiva e che sarebbe bello provasse a competere su tutti i fronti, sia in Italia che in Europa.

Per fare ciò ha ovviamente bisogno di alternative di livello. Ed in questo senso Héctor Herrera, che in Portogallo ha iniziato la stagione trovando un po’ meno spazio del passato, potrebbe essere una buonissima presa…


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Terminato – finalmente? – il calciomercato, è arrivato il momento di tirare le somme a ciò che è stato.

Partendo dal presupposto che non ho la sfera di cristallo e che comunque trattasi di giudizi assolutamente personali, ecco le grafiche pubblicate oggi sulla Gazzetta dello Sport con, però, riportati i miei voti personali alle mosse effettuate dalle 20 squadre di Serie A.

Voti che, ovviamente, si basano in primis partendo dal presupposto che il giudizio va dato pensando a quella che era la situazione di partenza. Oltre che, ovviamente, il saldo economico e le mire di ogni club.

Il calciomercato atalantino potremmo dire abbia due facce. Che da un certo punto di vista potrebbero equivalersi, così da annullarsi vicendevolmente e chiudere i conti con un 6 tondo.

Da una parte, infatti, la squadra rinuncia a due dei propri giovani migliori (il terzo, Sportiello, per ora resterà a Bergamo), passati a Torino.
Così si trova quindi a rinunciare a Zappacosta, indubbiamente tra i terzini più interessanti di tutta la Serie A, e Baselli, che invece lo scorso anno aveva faticato a trovare spazio e continuità di rendimento.

Dall’altra, invece, puntella la difesa con gli arrivi di Toloi e Paletta, che almeno sulla carta dovrebbe costituire un buonissimo reparto difensivo per una squadra che punta a salvarsi, possibilmente con qualche giornata d’anticipo.

A questo va poi aggiunto il fatto che anche gli arrivi in mediana, come Kurtic e De Roon, sembrano acquisti interessanti, e che il calciomercato compiuto dalla società bergamasca ha prodotto un utile importante.

Ecco, in questo senso va comunque detto che non sempre produrre utili debba essere letto come un bene: reinvestendo almeno parzialmente questo surplus, infatti, si poteva cercare di rinforzare ulteriormente la squadra per puntare ad una salvezza ancora più tranquilla.

Personalmente sono poi curioso di vedere come andrà la scommessa Gaetano Monachello, un ragazzo che da anni danno sul punto di esplodere (è passato per Inter e Monaco, tra le altre), e che è appena entrato nel giro dell’under 21.

Mezzo voto in più mi sento invece di darlo al Bologna, squadra che forte dei soldi del patron Joey Saputo ha fatto investimenti importanti (producendo un -35 milioni di esborso netto) per provare a costruire una squadra che possa quantomeno salvarsi in questo campionato (difficile se non impossibile che possa puntare a qualcosa in più).

La stella è sicuramente Mattia Destro, sbarcato da Roma con tantissime aspettative. Per rendere al top, però, l’ex punta della Primavera interista ha bisogno di una squadra che lo supporti, ed in questo senso molto passerà dalle capacità di dettare i ritmi di Crisetig – altro ex Inter, altra buona presa per i felsinei – e soprattutto da come Brienza & Co. sapranno sostenerlo e servirlo a ridosso dell’area di rigore.

Nel complesso la squadra non è male, anche se non dà – ad oggi – l’idea di essere particolarmente solida. Del resto i cambiamenti sono stati molti, ora bisogna trovare l’amalgama.

Qualche dubbio, sicuramente, lo lascia trasparire la difesa: Rossettini è un giocatore da bassa Serie A, che può fare il suo ma certo non fa la differenza. Oikonomou era un obiettivo anche del Napoli, i terzini (da Mbaye a Masina, passando per il neo under 21 Ferrari) sono giovani interessanti ma che comunque non danno ancora grandi certezze.

Insomma, le basi per salvarsi ci sono sicuramente tutte, soprattutto posto che si tratta di una neo promossa. Forse, però, con quasi 36 milioni spesi si poteva sperare in qualche certezza in più…

Curioso, in questo caso, di vedere come si comporterà l’ex Montpellier Mounier, giocatore che potrebbe risultare prezioso proprio per sostenere il buon Mattia Destro.

Comprando nell’ultimo giorno di mercato gli ex milanisti Zaccardo e Borriello il Carpi ha provato a raddrizzare una situazione certamente complicata: la squadra è carica di giocatori tutti da scoprire a livello di Serie A e di certo l’impossibilità – o la non volontà – di investire denaro sonante sul calciomercato non ha facilitato le cose al D.S. Sogliano.

Ecco quindi che sebbene qualche presa interessante può anche esserci stata nel complesso il mercato del Carpi va bocciato, proprio perché va a costruire una rosa che sembra abbastanza unanimemente destinata alla retrocessione.

Intendiamoci: non che fosse facile fare qualcosa di più senza risorse. Però a conti fatti la squadra non sembra essersi rinforzata a sufficienza.

A questo punto ci sarà da sperare nel lavoro del mister: situazioni come quelle del Carpi possono essere o segnate in partenza, con la squadra destinata a retrocedere in stile Ancona di una decade e più fa, oppure diventare una sorta di nuovo Chievo, con qualche vecchia volpe capace di tirare fuori gli artigli (Borriello?), qualche giovane voglioso di imporsi in Serie A (Matos?) e qualche esordiente capace di stupire tutti (Gagliolo?).

In una situazione del genere giusto i prestiti possono correre in soccorso. I dubbi vengono proprio dal fatto che non so quanto i vari Marrone, Matos, Wallace, Brkic e compagnia cantante possano riuscire ad imporsi al punto tale da trascinare la squadra alla salvezza.

Un mercato non proprio scoppiettante, a parer mio, è anche quello condotto in porto dal solito Chievo Verona, squadra che cerca sempre di fare l’essenziale (anche giustamente, visto la mancanza di risorse), per poi riuscire comunque a barcamenarsi nel corso della stagione e raggiungere la tanto agognata salvezza.

La cosa che sicuramente aiuta il Chievo, almeno rispetto a situazioni come quella del succitato Carpi, è il fatto che la base della squadra per provare a lottare per la salvezza c’era già ed è stata grossomodo confermata.

Dietro è partito Zukanovic, richiesto anche da Mancini all’Inter, sostituito dall’ex parmense Gobbi.

Per il resto la serie di fine prestiti non ha tolto grandi forze, quantomeno che non sono state recuperate sul mercato.

Il problema, anche qui, è che da squadre di questo tipo sarebbe bello vedere anche qualche investimento su giocatori di prospettiva con possibilità di esplodere e perché no produrre plusvalenze importanti.

Non sarà certo comprando i Birsa di questo mondo che il Chievo Verona potrà provare a cambiare la propria condizione.

Non che mi aspetti i Martial che vanno ad 80 milioni allo United, intendiamoci. Però di giovani in giro sia per l’Italia che per l’Europa ci sono. Uno qualsiasi di questi al posto del compassato Meggiorini (al netto della sua partenza “sprint” di quest’anno) lo si poteva ad esempio provare a prendere!

Per l’Empoli vale un po’ il discorso fatto per l’Atalanta: a fronte di qualche partenza importante ha comunque chiuso qualche arrivo interessante.

I due principali sono sicuramente i due giocatori riscattati ad inizio mercato: Saponara e Barba.

Il primo sarà con ogni probabilità il faro della squadra, il giocatore deputato a cambiare ritmo alla manovra, a rifinire, ma perché no anche a concretizzare in prima persona le azioni costruite.

Il secondo è invece destinato all’ingrato compito di sostituire Rugani: intendiamoci, credo che il neo-juventino sia in prospettiva il centrale più forte d’Italia, quindi il compito è arduo. Però lo stesso Barba ha qualità discrete che ne potrebbero fare un giocatore solido ed affidabile perlomeno come il compagno di squadra Tonelli (la cui conferma resta una buona notizia, dopo le voci che lo volevano a Palermo).

Sempre dietro mi piacerebbe poi che l’Empoli riuscisse a recuperare Michele Camporese, giocatore che intorno ai 16 anni era sicuramente tra i migliori interpreti nel ruolo della sua età.

Nel complesso, quindi, l’Empoli resta una squadra di valore simile all’anno scorso e che potrebbe salvarsi senza eccessivi patemi anche quest’anno.

Interessante anche vedere cosa succederà a centrocampo: partiti Vecino e Valdifiori, titolarissimi del centrocampo di Sarri, dovrebbe essere lanciato titolare il buon Zielinski, al fianco del quale è stato promosso il giovanissimo Dioussé: entrambi giocatori da seguire.

C’è moltissima sfiducia nell’ambiente viola attorno a quello che è stato il calciomercato della Fiorentina e, di conseguenza, quella che sarà la nuova stagione.

Personalmente, però, non mi sento di cassare il tutto con voti estremi, tipo i 2 o i 3 che molti tifosi invocano.

Il 5, voto comunque negativo e che non lascia molti appelli, deriva quindi da questi motivi: in primis il fatto che la difesa, nel complesso, si è indebolita.
Vero che a destra è arrivato Gilberto, che ho visto bene in queste prime uscite, ma altrettanto vero che in mezzo è arrivato Astori, un giocatore che personalmente non ho mai amato particolarmente e che, soprattutto, trovo ben inferiore al partente Savic.

In porta Tatarusanu è inferiore a Neto, tanto che proverei Sepe che però è stato preso solo in prestito secco e quindi nel farlo giocare lo si farebbe progredire senza però poterne trarre alcun tipo di vantaggio, né economico né sportivo, al termine della stagione.

Sulla destra, poi, è arrivato Blaszczykowski, che è sicuramente un buonissimo giocatore ma ha qualche dubbio sotto il profilo fisico.

Più di tutto, mi ha poi lasciato molto perplesso la gestione del mercato da parte della società, veramente molto arruffato.

In compenso ci sono comunque anche gli aspetti positivi, come l’arrivo di Mario Suarez nella trattativa Savic, il già citato Gilberto che potrebbe dare un po’ di stabilità a destra e soprattutto Kalinic, giocatore che mi sembra perfetto nel contesto tattico che vuole costruire il neo mister Paulo Sousa. E che, soprattutto, pur essendo meno sponsorizzato mediaticamente del mai rimpiangibile Mario Gomez risulterà sicuramente molto più utile.

Insomma, nel complesso da una squadra come la Fiorentina ci si deve aspettare di più. Però non mi struggerei nemmeno come stanno facendo in molti. La rosa per fare un buon campionato c’è. Certo, con qualche sforzo in più si poteva provare a giocare il ruolo d’outsider, perché no, anche in ottica Champions…

Vale un po’ il discorso fatto per il Carpi, anche se qui mi pare che possano essere state fatte scommesse più interessanti.

Il Frosinone in porta ha infatti puntato su di un giovane che ha già dimostrato di saperci stare, quel Nicola Leali che certo non è “il nuovo Buffon”, come disse Corioni quando era ancora solo un ragazzino, ma che comunque a questo livello ci può stare alla grande.

In difesa non mi ha ancora mai convinto appieno Rosi, altro ragazzo che da giovanissimo sembrava avere potenzialità importanti ma che si è smarrito crescendo, ma Diakitè sulla carta la Serie A la dovrebbe reggere benissimo.

Davanti Longo è invece una scommessa più o meno completa, che potrebbe pagare dividendi importanti come invece perdurare lungo il suo cammino di flop in serie. Interessantissima la scommessa dell’ultim’ora Castillo, un giocatore che ai tempi dell’under 20 cilena sembrava destinato ad approdare da subito in un club se non di primissima comunque di prima fascia a livello europeo.

Nel complesso, comunque, la squadra sembra ancora ad un livello non sufficiente a giocarsi con chance importanti una possibile permanenza in Serie A.

Anche qui inutile dire che il mercato è stato fatto con in tasca nulla, e che in questa situazione è ovviamente difficile pensare di poter raggiungere chissà quali obiettivi.

Però resta un cane che si morde la coda: se non investi e non peschi giocatori che ti possono salvare il rischio di retrocedere è concreto. Ed a quel punto diventa inutile lavorare alacremente per raggiungere la A, se poi non si è minimamente in grado di mantenerla.

Certo, se anche in Italia i club intascassero dalle tv quello che intascano in Inghilterra la musica potrebbe essere molto diversa

Come al solito in quel di Genova il buon Preziosi ha deciso di fare una ricca girandola di cambi, movimentando decine di giocatori per trovarsi una squadra che, di fatto, non sembra valere tanto più o tanto meno rispetto a quella che terminò la scorsa stagione con un piede in Europa League.

Così tra le perdite vanno annoverati i vari Bertolacci e Kucka, passati al Milan assieme al rientrante Niang, più Iago sbarcato a Roma ed Edenilson tornato ad Udine. Tutti giocatori che in un modo o nell’altro avevano avuto un certo peso nella buona riuscita della scorsa stagione.

Sulla rosa la squadra ha comunque accolto giocatori interessanti, come il giovane Ntcham dal Manchester City, il redivivo Pandev ed il fratello di quel Cissokho che qualche anno fa vide sfumare il Milan per supposti problemi di denti. Per non parlare poi di Ansaldi, che vedo però più come fluidificante essendo un giocatore di fascia, ed il riscatto dell’ottimo Pavoletti, giocatore che quatto quatto e zitto zitto potrebbe anche essere una delle sorprese del prossimo campionato.

Insomma, al solito il Genoa avrà bisogno di lavorare per trovare la quadra del cerchio. Trovata la quale, comunque, potrebbe anche togliersi soddisfazioni interessanti.

Tutto questo gran movimento di mercato, comunque, un risultato l’ha già dato, almeno a livello economico: il surplus tra entrate ed uscite, grazie soprattutto alla valorizzazione di Bertolacci ed alla cessione di Iago, è stato di 15 milioni. Cifra non da poco, per quanto riguarda il panorama italiano.

Certo, anche qui, c’è da chiedersi perché non investirne una parte per provare ad alzare ulteriormente l’asticella. Ma ormai ben sappiamo che il mercato del Genoa è sempre particolare…

Rivoluzione.

Questa è la parola con cui si può riassumere il calciomercato dell’Inter, che di fatto cambia quasi completamente l’undici titolare e si appresta a giocare una stagione in cui più o meno per forza di cose dovrà c’entrare l’accesso alla Champions League per aumentare gli introiti e poter far fronte alle spese, in molti casi posticipate o scaglionate, che anche questo mercato ha messo in conto.

Lo dico subito: diverse cose mi rendono perplesso di questa Inter, a partire dall’allenatore.

Però ai dirigenti non potevo non fare i complimenti: a mio avviso hanno fatto diverse cose importanti e si meritano un bel plauso.

Innanzitutto hanno accontentato quasi in toto – perlomeno per quanto possibile – l’allenatore, che così non avrà nemmeno grossi alibi.

Poi il saldo effettivo tra valutazioni in uscita ed in entrate è solo lievemente negativo, che significa comunque non aver rischiato di far saltare il banco per rinforzare la squadra.

Infine la rosa mi sembra globalmente migliore rispetto all’anno scorso, e questo è il più grosso dei pregi.

In primis la difesa potrebbe tornare ad essere per la prima volta dopo anni quantomeno solida, con una coppia di centrali che secondo me ha tutto per fare bene.

In più là davanti è arrivato Jovetic, un giocatore che se starà bene e verrà fatto giocare non troppo lontano dalla porta potrà fare davvero la differenza.

Cosa mi rende perplesso?

Oltre alla questione allenatore, sicuramente il fatto che si è pensato molto ad irrobustire la squadra proprio da un punto di vista fisico, ma non troppo ad aumentare il tasso qualitativo. Che comunque mi pareva potesse essere uno dei bug dell’ultima Inter…

Il voto alla Juventus è sicuramente quello che mi ha chiesto più tempo per rifletterci. Perché fino ad un certo punto il mercato dei bianconeri era stato intelligente, coraggioso, sicuramente da otto.

Poi dopo la cessione di Vidal mi è parso che la società andasse un po’ in difficoltà, chiudendo il calciomercato in panic mode dopo l’affaire Draxler con relativa figura barbina.

Nel complesso, però, il calciomercato resta un buon calciomercato, che se nell’immediato toglie sicuramente qualcosa alla squadra contribuisce però a dargli più profondità e prospettiva per il medio-lungo termine.

Ciò che sinceramente capisco poco, se non appunto per il fatto che in panic mode quel che succede succede, è proprio l’arrivo di Hernanes. Un giocatore che per me già oggi difficilmente varrebbe Draxler, ma che soprattutto non porterà vero e proprio valore aggiunto, se non in quei match in cui il brasiliano sarà particolarmente ispirato e, perché no, finirà anche col fare la differenza magari.

Rugani, Alex Sandro, Dybala e perché no Lemina e Cerri: sono quei i tasselli inseriti per fare da fondamenta alla Juventus del futuro, cui sono stati aggiunti, più per l’immediato, i vari Neto, Khedira, Mandzukic e Cuadrado.

Un mercato quindi nel complesso interessante, che sarebbe potuto essere appunto da otto se sulla trequarti la dirigenza avesse chiuso con il botto.

A margine, una piccola considerazione rispetto a questo inizio di campionato: la Juventus è riuscita in un’impresa, perdere le prime due, che non era mai riuscita a centrare in tanti anni di militanza in Serie A.

Vero.

Vero però pure che la squadra deve ancora assorbire i cambiamenti – che in primis portano ad un gap di personalità, visti gli uomini più che i giocatori partiti – e soprattutto che a centrocampo mancavano i due terzi del reparto titolare.

Prima di dare la Juventus per morta aspetterei almeno un paio di mesi.

La Lazio di fatto ha fatto il mercato solo ed esclusivamente pensando ai soldi della Champions League: ha aspettato l’esito dei preliminari. Non passati i quali si è praticamente fermata, andando a spendere – come differenza tra entrate ed uscite – quella decina di milioni che l’eliminazione ai preliminari garantisce comunque alle squadre sconfitte.

Perché cinque e mezzo, allora?

Perché per una squadra come la Lazio, e lo dico con il massimo rispetto, ad oggi mi sembra comunque una vittoria riuscire a trattenere tutti i propri pezzi pregiati.

E prima che qualcuno si alteri dicendo che una Juventus o un Milan di turno mai riuscirebbero ad andare a Roma per acquistarsi Felipe Anderson cacciando la fresca, dico che dico tutto questo pensando più che altro ai club stranieri, in particolar modo di Premier.

De Vrij, Biglia, Candreva, Anderson… saranno ancora una volta loro i giocatori deputati a trascinare la squadra alla ricerca di una nuova qualificazioni alla Champions League.

A questi è stata poi accostata qualche scommessa, come i vari Morrison, Hoedt, Kishna e Milinkovic-Savic: curioso di vedere cosa ne uscirà.

Di certo la Lazio, a mio avviso, avrebbe dovuto cercare un centrale ed una punta di livello. Così facendo avrebbe elevato il proprio livello, e magari potuto provare a giocarsela diversamente col Bayer.

E, soprattutto, sarebbe davvero una delle prime candidate, se non la prima in assoluto, ad un posto in Champions (dietro il duo Juve-Roma, s’intende).

Il 5+ è un voto sicuramente amaro, che deriva da una considerazione semplice: sono sì convinto che il Milan abbia fatto un mercato capace di renderla una squadra superiore a quella che era lo scorso anno, ma è altresì vero che reputo ancora gravi ed importanti le falle della squadra. Il tutto pur a fronte di circa 90 milioni di spese sul mercato.

Il tutto ruota attorno al fulcro di quelle che sono le squadre di calcio: il centrocampo.

Bene l’arrivo di Bertolacci, che è un giocatore che a mio avviso può starci anche in una squadra che cerca la Champions, il problema è tutto il resto. Giocare, come contro l’Empoli, con De Jong e Nocerino significa non poter costruire gioco. Ma è pur vero che le alternative, a partire dal buon Montolivo, sono quelle che sono.

Proprio da qui nasce il voto negativo: la squadra è stata rinforzata, ma se non hai il centrocampo non costruisci gioco e rischi di non raccogliere risultati migliori che in passato.

Perché per il resto intendiamoci: dietro è arrivato Romagnoli. Pagato molto più del suo valore reale (ovviamente per via del buon potenziale), ma comunque un rinforzo e soprattutto un giocatore che potrebbe rappresentare una certezza per il Milan per qualche anno.

Davanti poi il salto di qualità è notevole, e credo lo si sia già dimostrato: Adriano e Bacca sono due ottimi giocatori e potrebbe fare molto bene in Serie A. Certo, se sostenuti dal centrocampo…

Insomma, il Milan ha fatto ma ha lasciato le cose a metà. Ecco perché non posso considerare nemmeno sufficiente questo calciomercato.

Non malaccio il Napoli, tutto sommato. In primis per la conferma, vitale, di Higuain. Giocatore che è sicuramente il leader tecnico della squadra di Sarri.

Interessanti poi anche un po’ tutti gli altri arrivi, come il rientro di Reina in porta o l’arrivo dell’ottimo verticalizzatore Valdifiori a centrocampo, dove si è aggregato anche il rubapalloni Allan.

Spero poi che questa grafica dica il vero e che con l’andare della stagione là davanti sarà proprio questo l’assetto che si troverà a scegliere il mister, che pare però considerare Gabbiadini solo prima punta (di conseguenza, alternativa ad Higuain): Insigne sulla trequarti a supporto dell’argentino e dell’ex talento della primavera atalantina.

Perché solo 6+, quindi?

Il dato fondamentalmente è uno: il Napoli aveva già l’anno scorso una difesa che personalmente reputavo non all’altezza della situazione. A difettare era ovviamente tutto l’impianto di squadra, con una fase intera non all’altezza. Ma anche a livello di singoli personalmente i partenopei non mi hanno mai convinto.

Basteranno Hysaj e Chiriches a cambiare le cose?

Personalmente avrei gradito qualcosa in più.

Anche rispetto alla questione Palermo ci ho dovuto pensare un po’ su, ma alla fine non me la sono sentita di dare la sufficienza.

Questo perché se è vero che la conferma di Franco Vazquez è importantissima, finanche vitale, per il club, è altresì vero che il surplus di mercato è importante e poteva essere intaccato di più per rinforzare meglio la squadra.

Che Dybala dovesse partire era assolutamente inevitabile: contratto in scadenza a giugno 2016, valutazione ancora molto cospicua, necessario cederlo senza pensarci due volte.

Quei soldi, però, andavano spesi per comprare una punta altrettanto giovane e con prospettive importanti che potesse prenderne il posto. Gilardino è una sorta di usato sicuro che potrà anche fare bene in Sicilia, ma che non produrrà mai plusvalenze in stile Dybala.

Ecco perché Zamparini avrebbe dovuto cercare di tirare fuori un altro colpo dal cilindro…

Per il resto il mercato mi sembra essere stato portato avanti senza infamia né lode. Ci sono un paio di scommesse che personalmente reputo interessanti, come ad esempio Goldaniga ed Hilijemark. Ma nel complesso, sulla carta, nulla di sconvolgente.

Ecco perché tutto sommato non me la sento di dare la sufficienza al Palermo: avrei voluto qualche colpo più estroso, anche non per forza costosissimo. Certo, Djurdjevic è un giovane che delle prospettive potrebbe anche averle, ma che è tutto da verificare e testare.

Con più di 30 milioni di surplus, vista anche la comunque triste cessione di Belotti, serviva la… zampata!

Tra i mercati migliori, a mio avviso, c’è sicuramente quello della Roma, che si candida davvero per andare a strappare il titolo di campione d’Italia alla Juventus, anche a prescindere da come si è chiuso lo scontro diretto di domenica.

In primis l’arrivo di Dzeko, che in un contesto come quello italiano, se si ritrovasse ai livelli mostrati al Wolfsburg, potrebbe davvero fare la differenza.

Poi le due ali, Salah e Iago. Se l’egiziano non mi fa impazzire ed al netto di una grande gamba ha più limiti di quello che molti vedano, lo spagnolo era mio pupillo ai tempi delle giovanili ma si era poi un po’ disperso con l’andare degli anni, salvo ritrovarsi in quel di Genova.

Nel complesso il primo può provare a spaccare le partite con le sue accelerazioni, il secondo è molto più indicato per dialogare con Dzeko.

In più là dietro è arrivato Digne, che è un altro ragazzo che mi piace parecchio fin dai tempi delle giovanili e che sono convinto potrebbe fare bene in Italia, soprattutto vista la capacità di spinta e di cross, più unica che rara nel nostro campionato se guardiamo a questi ultimi anni.

Il tutto con un esborso totale, parlando quindi di differenza tra entrate ed uscite, piuttosto contenuta, limitata a meno di otto milioni.

Certo, qualcosa che non convince (ad esempio le riserve in difesa, con Rudiger che soprattutto dal punto di vista fisico è un’incognita) c’è, ma nel complesso dopo qualche passaggio a vuoto (l’affaire Doumbia, l’inutile presa di Ibarbo, ecc) bisogna dire che la Roma sembra aver raddrizzato la barra, pronta a spingersi a tutta dritta a caccia dello Scudetto.

Una sufficienza piena se la merita anche la Sampdoria, in primis per la conferma di Eder. Non che l’italobrasiliano rientri tra i miei giocatori preferiti, ma è indubbio che abbia oggi raggiunto una maturità ed una consapevolezza tale per cui a questo livello sia giocatore praticamente imprescindibile.

In più davanti oltre al neo nazionale Azzurro troviamo ancora l’ottimo Muriel addizionato al redivivo Cassano. Che con l’innesto dell’ex Shaktar Fernando contribuisce, a mio avviso, ad innalzare il tasso tecnico della squadra.

Squadra che nelle retrovie ha sì perso Romagnoli, che del resto non poteva essere trattenuto in nessun modo, per puntellarsi con gli arrivi di Moisander e Zukanovic.

Se è vero che non mi aspetto la Sampdoria a battagliare tra le grandi, è altrettanto vero che non mi stupirei nemmeno se come l’anno passato provasse a giocarsi un posto in Europa League. Che vedo difficile da centrare, ma molto dipenderà soprattutto dalle avversarie.

Un po’ sulla stessa linea d’onda possiamo metterci il Sassuolo, che ancora una volta probabilmente il salto di qualità non riuscirà a farlo ma che comunque pare essersi quantomeno assicurato un campionato tranquillo ancora una volta.

Ceduto Zaza, rientrato alla casa madre Juventus, è arrivato Defrel, che non credo sarà da meno rispetto all’Azzurro.

A centrocampo sono arrivati poi i muscoli di Duncan, che potrebbero far comodo, e là in avanti a potersi alternare con i vari Berardi e Sansone è sbarcato dalla sponda giallorossa di Roma Politano, un giocatore che almeno un tre anni fa il buon Mauro Milanese – all’epoca D.S. del Varese – mi disse fosse il giocatore che in assoluto avrebbe preferito portare proprio all’ombra del Sacromonte, stimandone molto le doti tecniche. E beh, dopo qualche tempo mi fa piacere vedere il ragazzo alle prese con la Serie A, seppur non da titolare.

Sempre da Roma è sbarcato poi anche il giovane Lorenzo Pellegrini, un classe 1996 che ha disputato una buonissima stagione con la Primavera giallorossa l’anno scorso, ben impressionando anche in un contesto europeo come quello rappresentato dalla Youth League.

Il grosso delle risorse le ha comunque risucchiate il riscatto di Berardi, costato 10 milioni alla società di Squinzi: soldi che però, non ne dubito, risulteranno molto ben spesi a fine anno, quando come al solito è prevedibile che il ragazzo chiuderà con un buon bottino di goal ed assist ad impreziosirne le prestazioni.

Il mercato migliore in assoluto, sempre in rapporto alle aspettative, l’ha però secondo me fatto il Torino, che per l’ennesima volta (a prescindere dalle tante lamentele che nel corso degli anni ho sempre puntualmente sentito da molti tifosi, sempre molto duri con Cairo e la sua gestione) ha completato una sessione interessante. Anzi, anche più del solito.

In primis fondamentale la conferma di Ventura in panca, uno dei pochi maestri di calcio rimasti – almeno a certi livelli – in Italia.

Poi ho apprezzato tantissimo l’idea di puntare su molti giovani, in particolar modo italiani: dell’ultima under 21 – che si è sì suicidata all’Europeo, dando comunque l’impressione di quantomeno giocarsela con chiunque per valore assoluto – di Gigi Di Biagio sono arrivati in tre, più un quarto riscattato dall’Inter. Ovviamente mi riferisco a Zappacosta (che però ad ora parte dietro Peres, purtroppo), Baselli (che ha iniziato alla grande la sua stagione), Belotti (chiamato ad una stagione da almeno 15 goal per consolidarsi, se non 20 per esplodere) e Benassi, appunto già a Torino lo scorso anno ed acquistato a titolo definitivo.

In tutto questo c’è sicuramente da rammaricarsi per la partenza di Darmian, che era però una “rinuncia irrinunciabile”, a fronte della necessità di monetizzare per reinvestire.

Ecco, proprio in ottica Darmian ho un solo appunto da muovere: viste le cifre di questo mercato e visto anche solo l’acquisto di Martial per una cifra che oscilla tra i 50 e gli 80 milioni a seconda delle fonti (comunque uno sproposito, per un giovane di prospettiva che ad oggi non ha mostrato moltissimo), sicuramente la cessione del terzino scuola Milan andava monetizzata di più.

Un’occasione sprecata, soprattutto col senno del poi…

Sbagliano i tifosi dell’Udinese che si lamentano perché il Watford spende grosse cifre mentre l’Udinese no.

Sbagliano perché devono rendersi conto che i sistemi cui Watford ed Udinese appartengono sono diversi, e pur non avendo dati certi sottomano sarei portato a dire che di soli diritti tv la squadre londinese guadagna con ogni probabilità più di quanto i friuliani fatturino nel complesso nel corso di una stagione.

Partendo da questo doveroso presupposto va però anche detto che il mercato dell’Udinese resta un pochino deludente. I bianconeri hanno generato un surplus di quasi 30 milioni, senza però rinforzarsi particolarmente.

Bella la presa di Adnan, giocatore che ha un sinistro veramente sontuoso (quantomeno in relazione al ruolo), per il resto mi pare che sia stato fatto un po’ poco.

Zapata potrebbe anche fare molto bene, viste le qualità fisico atletiche, ma resta ad Udine in prestito.

In più sui dirigenti dell’Udinese continua a pendere la questione Scuffet, che dopo il rifiuto all’Atletico Madrid è stato dapprima messo ai margini del club e poi spedito addirittura in B quest’anno.

Un vero spreco, per un giocatore di quel talento.

Ultimo, ma solo in ordine alfabetico, il Verona, che chiude la carrellata di voti ai mercati di A con una sufficienza tonda tonda.

Fondamentalmente la squadra non sembra cambiata moltissimo rispetto ad un anno fa, che significa sia no peggioramenti che però di contro no miglioramenti.

In difesa l’innesto di Souprayen è da seguire, visto all’esordio con la Roma ha subito ben impressionato: fuoco di paglia o sicurezza?

In mezzo è arrivato Viviani, giocatore sicuramente molto talentuoso ma ad oggi ancora molto poco solido, come dimostrato anche agli Europei under 21, dove finì addirittura col perdere il posto nel corso della manifestazione.

Davanti poi Verona ha accolto Pazzini, un usato-sicuro che potrà fungere, tutto sommato, da buon back up a Toni.

La bilancia da un punto di vista economico registra quindi una lieve perdita, ma sicuramente nulla di preoccupante per una società che ha alle spalle un presidente – pare – solido come Setti.

Soppesando acquisti e cessioni, quindi, il valore effettivo della rosa dei veneti non sembra essere mutato moltissimo, da qui il 6 che gli ho “appioppato”.

A margine, sarà interessante vedere come verrà gestito il rientrante Romulo, giocatore che solo poco più di dodici mesi fa era sulla cresta dell’onda.

Come ricorderete il ragazzo sfiorò la chiamata al Mondiale brasiliano prima e venne ingaggiato, per quanto in prestito, dalla Juventus poi.

Con ogni probabilità il suo futuro era quello di stabilirsi a Torino, se non fosse sopraggiunto un brutto infortunio a fermarlo per tutta la stagione. Riuscirà a ritrovarsi all’ombra dell’Arena?


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Sono ormai diversi mesi, raccontano i soliti beninformati, che Massimiliano Allegri chiede ai suoi dirigenti l’arrivo di un trequartista di livello.

Effettivamente se prendiamo la squadra che solo un paio di mesi fa completò una stagione quasi perfetta un giocatore capace di giocare tra le linee era l’unica mancanza evidente, l’ultimo tassello capace di far fare il salto di qualità al 4-3-1-2 scelte dal tecnico ex Milan nella sua avventura bianconera.

Ad una settimana dalla chiusura del calciomercato, però, questo trequartista non è ancora arrivato.

La Juve ha infatti iniziato un’opera di ringiovanimento della rosa che ha portato cambiamenti già profondi.

Le partenze di giocatori come Pirlo, Vidal e Tevez hanno lasciato un vuoto soprattutto a livello di personalità in una squadra che dovrà già lavorare molto per trovare un nuovo amalgama e per inserire i tanti giovani arrivati senza perdere, per quanto possibile, competitività.

Proprio in queste ore si sta poi consumando l’arrivo a Torino di Cuadrado, ala colombiana che lasciò la Fiorentina solo sei mesi fa per floppare completamente il suo approccio alla Premier League, restando sempre ai margini del progetto tecnico di Mourinho e, appunto, tornando in Italia con la coda tra le gambe.

Per parlare dell’arrivo dell’ex viola alla Juventus servirebbe un articolo a parte. Qui mi limiterò solo a dire che o Allegri ha deciso di abbandonare in maniera più o meno definitiva il 4-3-1-2 (cosa plausibile, visti gli arrivi registrati ad oggi) oppure quello di Cuadrado è un arrivo dettato da un’occasione di mercato interessante e da cogliere al volo, ma che servirà solo per dare più profondità ed alternative tattiche al mister, non precludendo quindi l’arrivo di un trequartista da qui al 31 agosto.

Nell’arco di questi due mesi di mercato i nomi fatti da giornali, radio e tv si sono sprecati. Alla Juventus è stato accostato praticamente ogni trequartista di buon livello acquistabile in giro per l’Europa, alimentando un tourbillon di chiacchiere e illazioni che però ad ora non si è tradotto in nulla di concreto.

Personalmente ho perso il conto dei trequartisti accostati alla Juventus già al secondo giorno di mercato, ma in questo pezzo volevo comunque ricapitolare un po’ tutti i giocatori chiamati in causa per capire quale soluzione potrebbe essere la più sensata per il club bianconero…

Tra i tanti nomi fatti c’è quello di Francisco Román Alarcón Suárez, ai più noto come Isco.
Probabilmente il trequartista più talentuoso del mondo, a soli 23 anni si trova in una situazione molto strana: dopo aver strabiliato, giovanissimo, ai tempi del Malaga passò a suon di milioni al solito Real Madrid, dove però ha faticato a trovare spazio. Così dopo una prima stagione più o meno ai margini ne ha giocata una seconda – complice la scelta scellerata di smembrare il centrocampo della Decima, con le cessioni di Di Maria ed Alonso – provandosi a riciclare mezz’ala, in un ruolo palesemente non suo.
Sulla trequarti potrebbe far fare il salto di qualità a quasi tutte le squadre al mondo. Di certo anche alla Juventus, in barba a chi dice che Allegri è solito usare trequartisti “di peso”, a la Boateng (tipo Cossu ai tempi del Cagliari, no?).
I problemi veri, in questo caso, sono due: uno di natura economica (difficilmente il ragazzo potrebbe partire per una cifra inferiore ai 50 milioni, ed un ingaggio altrettanto principesco), l’altro di natura tecnica (con l’arrivo di Benitez il Real dovrebbe passare al 4-2-3-1, che vorrebbe dire più possibilità per Isco e James di giocare nella posizione da loro preferita).

Qualcuno poi nel corso dei mesi ha citato l’altro grande – per talento assoluto – trequartista del calcio europeo: Kevin de Bruyne.
Scartato dal Chelsea dopo sei soli mesi passati in quel di Londra, ha saputo rilanciarsi alla grandissima tornato in Germania, dove aveva già vestito per una stagione la maglia del Werder Brema. Se da un punto di vista tecnico è un giocatore che lascia pochi dubbi, le chance di poterlo vedere realmente vestire la maglia bianconera sono addirittura inferiori a quelle di Isco: su di lui è infatti piombato il Manchester City, che ha messo sul piatto la bellezza di 70 milioni per acquistarne il cartellino. Giusto stamattina la Bild parlava del fatto che il ragazzo preferisse restare in Germania, magari passando al Bayern Monaco, ma è praticamente certo il suo approdo in uno dei top club europei. Uno di quei club cui la Juventus, da un punto di vista economico, non può oggi fare concorrenza.

Altro giocatore pluricitato, probabilmente quello più citato di tutti in assoluto, lo troviamo sempre in Germania: Julian Draxler, stellina dello Schalke 04.
L’ancora 21enne talento nativo di Gladbeck è stato costantemente al centro delle cronache di mercato per settimane intere. Secondo quello che abbiamo potuto apprendere dai giornali su di lui ci sarebbe stata una trattativa estenuante tra i due club: da una parte la richiesta tedesca di 30 milioni tondi, dall’altra la volontà della Juve di non salire oltre i 25 bonus compresi.
Alla fine, almeno per ora, non se n’è fatto nulla. Eppure parliamo di un giovane dal talento cristallino, che da un punto di vista prettamente tecnico contribuirebbe di certo ad innalzare il livello della squadra. Per di più nonostante la giovane età il ragazzo vanta già una quarantina di presenze in Europa ed un totale di quasi 170 presenze in prima squadra, più 15 con la nazionale tedesca.
Insomma, a Draxler non manca praticamente nulla. Se non un po’ di salute. Essendo già andato incontro ad alcuni problemi fisici (lo scorso anno ha messo assieme solo 15 presenze in campionato, non a caso) è probabile che la Juve voglia puntarci ma con cautela. Da qui il tentennamento nella trattativa.
Tatticamente parlando, comunque, sarebbe un’ottima presa. Potendo giocare sia largo che centrale sarebbe in grado sia di fare il trequartista nel 4-3-1-2 che l’ala nel 4-2-3-1 o nel 4-3-3, integrandosi così bene anche con l’altro – ormai fatto – nuovo arrivo Cuadrado.

Altro nome che è andato di moda per diverse settimane quello del Campione del Mondo Mario Gotze, che dopo aver segnato il goal più importante della sua vita un anno fa non ha probabilmente vissuto la stagione che si aspettava in quel di Monaco.
Dal mio punto di vista il ragazzo ha sicuramente qualità indiscusse, ma ancora non è riuscito ad esprimersi al cento per cento del suo potenziale, comunque inferiore a quello di altri interpreti del ruolo (ad esempi i già citati Isco e De Bruyne). Alla Juventus potrebbe fare molto comodo ma un po’ i 40 milioni di base richiesti dal Bayern, un po’ probabilmente la voglia di rifarsi del giocatore stesso sembrano aver fatto naufragare definitivamente la trattativa.

Restando in terra tedesca diversi media hanno accostato alla Juventus anche il nome di Henrikh Hamleti Mkhitaryan, stella della nazionale armena e – pare – punto di forza del nuovo corso giallonero.
Con l’addio di Klopp e l’arrivo di Tuchel, infatti, l’ex Shaktar Donetsk pare essersi ritrovato: così dopo le sole 4 reti realizzate in ben 30 match la scorsa stagione ha iniziato con un bel 7 goal in 6 match quest’anno, con una media di una realizzazione ogni settantacinque minuti tondi.
Giocatore che da un punto di vista del puro talento è sicuramente inferiore ai giocatori citati qui sopra, Mkhitaryan resta trequartista con buone doti d’inserimento che inserito nel giusto contesto tattico può pagare dividendi interessanti. Basti pensare ai 25 goal segnati in 29 presenze nel corso della sua ultima stagione ucraina, quella che ne segnò la definitiva consacrazione…
Ad oggi, comunque, anche il suo nome pare essere naufragato. A maggior ragione per il fatto che dopo un inizio di stagione di questo genere il Borussia è pensabile voglia fare di tutto per tenerlo quantomeno sino a giugno. Con il contratto in scadenza nel 2017 sarebbe comunque ancora vendibile ad una cifra elevata (come dimostrato proprio da questa sessione di mercato), se segnasse 15/20 goal…

Spostandoci in Inghilterra un nome su cui alcuni giornalisti hanno insistito per qualche giorno è stato quello di Christian Dannemann Eriksen del Tottenham.
L’ex Ajax è un trequartista tatticamente squisito capace di giocare anche a centrocampo, e forse proprio per questo, sotto certi aspetti, l’ideale per la Juventus. Dopo la partenza di Pirlo, infatti, è stato promosso Marchisio a tutti gli effetti nel ruolo che fu del regista Azzurro. Alle sue spalle, però, il vuoto.
Un vuoto che alla bisogna sarebbe potuto essere colmato proprio dal talento danese, capace di arretrare sia in cabina di regia che come mezz’ala su richiesta dell’allenatore.
Sicuramente uno dei nomi più interessanti accostati alla Juventus, anche per lui la richiesta pare fosse sui 30 milioni. Ma la voce che lo ha riguardato se n’è andata come è arrivata: in un batter d’occhio.

Sempre per quanto riguarda il Tottenham qualcuno ha paventato anche la possibilità riguardante Erik Lamela, ex esterno offensivo giallorosso. Un giocatore che sebbene, appunto, abbia sempre prediletto poter partire largo sulla destra per accentrarsi sul sinistro, piede forte, avrebbe sicuramente anche le capacità di adattarsi a trequartista, pur limitando molto le sue peculiarità.
In questo caso pare che l’eventuale abboccamento di mercato potesse vertere su di un prestito con diritto di riscatto, ma anche in questo caso le voci si sono subito raffreddate. Come esterno offensivo, l’abbiamo detto, la Juventus avrebbe preferito concentrarsi su Cuadrado. E come trequartista puro non penso possa essere interessata a Lamela. Soprattutto perché, sbaglierò, ma un 25/30 milioni da spendere i bianconeri potrebbero tranquillamente ancora averli, nonostante i già tanti arrivi celebrati in questo paio di mesi.

Un nome che mi ero perso, ma che non era sfuggito ai miei sempre attenti followers su Facebook e Twitter, è quello di Hakan Çalhanoğlu, trequartista turco in forza al Bayer Leverkusen.
Tecnicamente completo, solo ventunenne (essendo classe 94 virtualmente potrebbe giocare il prossimo biennio aggregato all’under 21, dove però sarebbe totalmente fuori scala), a Torino permetterebbe soprattutto di colmare una grossa lacuna: quella relativa ai calci piazzati (ieri calciati quasi tutti da Pogba, che ha palesato grossi limiti in tal senso).
Una vera e propria trattativa non credo però sia stata imbastita. E fino a che il Bayer Leverkusen avrà possibilità di qualificarsi alla prossima Champions League (mercoledì il ritorno del playoff contro la Lazio) credo sia pure difficile che i dirigenti tedeschi abbiano anche solo lontanamente pensato ad una sua cessione. E’ il cuore tecnico del suo club, nonché il giocatore capace di cambiare il corso di un match con una giocata (assieme a Bellarabi): se Champions sarà difficilmente Marotta potrà pensare di portarlo a Torino.

Tra i tantissimi nomi fatti anche quello di un ipotetico quanto impossibile ritorno: quello di Javier Pastore.
Un giocatore che, lo dico subito, non mi ha mai convinto. Non tanto per valore assoluto, posto che ha giocate da campione vero, quanto per continuità sia all’interno di un match che di una stagione.
Pastore mi sembra ancora oggi giocatore troppo discontinuo per poter diventare il cuore pulsante di una squadra che non può che partire ogni anno con l’imperativo di vincere lo Scudetto ed essere competitiva in Champions League.
Per di più mi sembra un giocatore su cui ancora oggi Al-Khelaifi ed il PSG tutto puntino piuttosto forte. Il che vorrebbe dire dover sborsare una cifra fuori mercato per poterlo riportare in Serie A. Una cifra che proprio la sua discontinuità sconsiglia di spendere, a mio avviso.

Solo di poco più plausibile potrebbe invece essere il ritorno di Wesley Sneijder.
In questo caso non tanto perché la società detentrice del cartellino, il Galatasaray, chiederebbe cifre astronomiche, quanto più perché coi suoi 31 anni di età Sneijder non rappresenta un investimento “verde”, quanto più “a perdere”: difficile pensare di potersi rifare dei soldi spesi per il suo cartellino con un’eventuale cessione futura, ovviamente. Sarebbe quindi un acquisto abbastanza in contraddizione col resto del mercato.
Per di più se dal punto di vista dell’acquisizione l’ex Inter non dovrebbe costare una cifra eccessiva, da quello dell’ingaggio sicuramente chiederebbe una cifra tra le più alte, diventando uno dei giocatori più pagati in rosa. Quindi, comunque, un investimento non da poco.
Certo Sneijder, arrivasse, sarebbe comunque l’unico vero trequartista in rosa. L’unico giocatore dotato di quell’ultimo passaggio che tanto manca alla squadra di Allegri.
Anche qui, però, la continuità non è mai stata dalla sua parte. Tranne in quel famoso 2010 che regalò il Triplete ai nerazzurri, infatti, Wesley non è mai brillato per continuità…

Venendo al mercato interno uno dei nomi più gettonati, secondo qualcuno addirittura già bloccato in vista della prossima stagione, è quello dell’oriundo Franco Vasquez del Palermo, rilanciato anche oggi tra le pieghe dei vari articoli di analisi della prima sconfitta casalinga alla prima giornata di campionato nell’intera storia della Juventus.
Tra tutti i nomi fatti finora quello del neo Azzurro a tinte rosanero è sicuramente tra i meno accattivanti. Vero che il ragazzo è reduce da un’ottima stagione al Palermo, ma altrettanto vero che non sembra avere il talento assoluto degli altri interpreti né l’esperienza internazionale di molti di loro, già protagonisti anche in Europa nonostante la – per lo più – giovane età.
Al di là di ogni considerazione sul giocatore in sé c’è comunque un aspetto che lascia dire che Vasquez non dovrebbe essere un giocatore appetibile per la Juventus: la mancanza di giocatori offensivi oggi in forza al Palermo.
Con le cessioni di Dybala (allo stesso club di Torino) e Belotti (partito sempre in direzione del capoluogo piemontese, ma nel suo caso sponda granata) il Palermo si è infatti trovato assolutamente sguarnito là davanti. Altri due giocatori sicuramente arriveranno, ma cedere anche Vasquez vorrebbe dire dover ricostruire da zero l’intero reparto offensivo siculo. Probabilmente troppo anche per Zamparini.

Qualcuno ha poi citato il probabile futuro milanista Roberto Soriano, autore ieri di una buona prova alla prima di campionato contro il Carpi.
L’italotedesco è un trequartista atipico, lo definirei “tattico”. Una mezz’ala adattata a trequartista capace di legare i due reparti, di dare copertura in fase di ripiegamento ma sicuramente non in possesso di quel talento tipico dei grandi numeri 10, di quelle giocate in grado di decidere un match, di quelle invenzioni degne di un Archimede Pitagorico in salsa calcistica.
Soriano è un nome che per molti, per tornare alla definizione di “trequartista tipico di Allegri”, potrebbe essere tra i nomi più indicati per la Juventus, ma che a me in quest’ottica non ha mai convinto.
Personalmente, sebbene il costo sia sicuramente alla portata del club di Corso Galileo Ferraris, non l’ho mai trovata un’opzione realistica. Credo infatti che un giocatore del genere, oltre alla Sampdoria, potrebbe essere più adatto a squadre come Napoli o Milan, che paio alla ricerca di un “trequartista tattico”.
La Juventus, invece, sembra alla ricerca di un “trequartista puro”.
Il tutto, ovviamente, fermo restando anche la differenza notevole che passa tra lui ed i trequartisti contenuti in questa lista.

Dodici giocatori vi sembrano tanti?
Beh, sappiate che non sono nulla. Perché l’elenco completo comprende anche i nomi di Alex Teixeira, Hernaes, Nasri, Saponara, Gerson e chissà quanti altri…


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E’ notizia di questi giorni che il Real Madrid, dopo aver ufficialmente smentito la trattativa per Pogba tramite il proprio sito internet, sarebbe interessato ad acquisire le prestazioni sportive del talentino pescarese Marco Verratti, attualmente in forza al Paris Saint Germain.

La notizia in realtà non è del tutto nuova. Già un anno fa, infatti, si parlava del possibile passaggio del giocatore esploso sotto la guida di Zeman alla corte del Re di Spagna, trasferimento poi però non concretizzatosi nei fatti nonostante ci fosse il beneplacito di Carlo Ancelotti.

Oggi il tecnico italiano di fatto non c’è più, essendo stato rimosso dalla guida della squadra un anno prima della scadenza naturale del contratto. Chi sarà il suo sostituto non è ancora dato saperlo, ma è ormai chiaro come una potenza del marketing come il Real Madrid si muova sul mercato spesso a prescindere da vere e proprio valutazioni tecnico-tattiche.

Eppure proprio le valutazioni tecnico-tattiche dovrebbero essere il faro guida di una società che voglia muoversi sul mercato.

Lo scorso anno Ancelotti aveva trovato la quadratura del cerchio schierando la sua squadra col 4-3-3 con Di Maria e Modric mezz’ali e Xabi Alonso in mediana, riuscendo così a vincere la famosa Decima coppa dei campioni nella storia del Real. Un traguardo inseguito a lungo e raggiunto proprio grazie alle alchimie tattiche di quello che è oggi uno dei migliori tecnici al mondo.

Poi in estate il mercato stravolse completamente il lavoro fatto in stagione, spazzando via due terzi del reparto nevralgico della squadra: Di Maria finì al Manchester United, Xabi Alonso raggiunse Guardiola in Baviera ed in entrata il Real mise a segno i colpi Kroos e James Rodriguez.

Se da un punto di vista del talento si può dire che questa duplice operazione non ha indebolito la squadra, è logico invece dire che sul piano dell’impostazione tattica qualche problema è stato creato.

Di Maria prima che venisse “reinventato” mezz’ala da Ancelotti era un esterno offensivo. Nel nuovo ruolo, però, dimostrò di sapere giocare alla grande, di dare grande sostanza al reparto senza comunque peccare dal punto di vista della qualità di gioco.

La stessa cosa non è invece riuscita con James, trequartista/ala piuttosto leggero per pensare di potersi adattare a mezz’ala di centrocampo senza risentirne.

Così tutti i vari tentativi messi in atto da Carletto non hanno portato i risultati sperati. Del resto non tutte le ciambelle riescono col buco. Sapendolo, perché distruggere un giocattolo che funziona sperando di poterne assemblare un altro uguale con pezzi però totalmente diversi?

Tutto questo per dire cosa?

Semplice, che da un punto di vista tecnico-tattico l’eventuale acquisto di Verratti avrebbe un suo perché. Con Kroos in mediana, il pescarese potrebbe formare con Modric un’ottima coppia di mezz’ali. Non che il risultato sarebbe assicurato, ma di certo il centrocampo Blanco assumerebbe così un senso migliore rispetto a quanto visto negli ultimi mesi.

Eppure… eppure se potessi consigliare io al piccolo genietto di Manoppello dove andare a giocare gli direi senza dubbio: “Barcellona!”.

Certo, nessun giocatore può pensare di andare da una squadra ed imporre la propria presenza. Il Barça ha comprato Rakitic meno di un anno fa e non è affatto detto che sia interessato ad acquistare un’altra mezz’ala per la sua squadra, potendo schierare la coppia Iniesta-Rakitic, tutt’altro che disprezzabile.

Però… però credo che proprio il contesto tattico del Barcellona potrebbe essere decisivo per far fare a Marco un ulteriore salto di qualità.

Il Barça, infatti, gioca con un 4-3-3 che vede nel possesso palla e nel palleggio il proprio punto di forza.

Verratti ha un bagaglio tecnico superiore alla media dei suoi pari ruolo, e pur non essendo oggi paragonabile ad Iniesta e pur senza avere il bagaglio di esperienze di Rakitic potrebbe sicuramente provare a dire la sua anche in un contesto così competitivo come quello Blaugrana.

Del resto proprio in virtù delle sue qualità tecniche Verratti potrebbe incastonarsi a meraviglia in un sistema di gioco che prevede una grande capacità di palleggio. Lui che quest’anno ha avuto medie di passaggio superiori al 90% potrebbe vedere esaltate queste proprietà tecniche indiscutibili. Ed una volta che ti trovi a recitare da protagonista in una squadra del genere il salto di qualità è praticamente automatico…

Certo, il Barcellona ad oggi deve fare i conti con il blocco del mercato, che riguarderà la prossima sessione di mercato. Da gennaio potrà comprare, ma a quel punto – con Verratti che avrà già giocato in Champions con il Psg – difficile pensare possa puntare giocatori di questo tipo.

Quindi che fare?

Beh, fossi nel suo agente cercherei contatti con l’area sportiva del Barcellona, per capire se un giocatore di 23 anni con le sue caratteristiche ed il suo potenziale può interessare i Blaugrana.

Così fosse lascerei il mio assistito un altro anno a Parigi, per continuare nel proprio percorso di crescita: provare a diventare sempre più leader della squadra, vincere un’altra Ligue 1 e magari tentare l’assalto al gotha della Champions League.

Poi, tra dodici mesi, cercherei di chiudere il trasferimento in Blaugrana.

Del resto a quel punto Iniesta avrebbe 32 anni già compiuti, ed è indubbio che prima o poi il Barça dovrà iniziare a pensare anche alla sua sostituzione (così come ha pensato di sostituire Xavi con Rakitic già da questa stagione).

E chissà che a quel punto Verratti non possa diventare un top player di livello mondiale, capace di guidare per mano anche la nostra Nazionale sino a tornare a livelli degni della nostra storia…


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Chi mi segue da un po’ (magari anche su Facebook Twitter, dove sono inevitabilmente molto più attivo che sul blog) è senza dubbio a conoscenza della mia sconfinata passione per il calcio giovanile. Che recentemente mi ha portato a guardare, ad esempio, un torneo internazionale di dodicenni. E che nel corso degli ultimi due anni mi ha invece fatto scrivere altrettanti libri sui giovani talenti disseminati in giro per il mondo (l’ultimo dei quali, “La carica dei 301″, è acquistabile al modico prezzo di soli 99 centesimi).

Proprio partendo dalla mia passione per il calcio giovanile, non potevo certo lasciar passare sotto traccia l’orientamento di mercato preso dal Real Madrid. Che in questi ultimi mesi, dopo aver preso l’ennesima stella – James Rodriguez – a suon di milioni, si è messo a porre un pochino di basi anche per il futuro.

Il tutto andando ad ingaggiare, in giro per il mondo, alcuni ragazzi di buon valore e potenzialità assolutamente interessanti che potrebbero tornare utili nei prossimi anni.Giovani Real

  • Martin Ødegaard
    Di lui ne ho – ovviamente – già parlato nel mio ultimo libro, “La carica dei 301″. Un classe 98 con qualità eccellenti ed un talento davvero notevole. Il problema, in casi del genere, è che un po’ la crescita fisicoatletica non va sempre come si spererebbe, un po’ le pressioni che avere tutti i riflettori addosso comportano possono finire col bruciare il ragazzo. Che, bene ricordarlo, ha da poco compiuto 16 anni.
    Talento e tecnica, comunque, restano indiscutibili.
  • Mink Peeters
    Altro classe 98, altro giocatore spiccatamente offensivo. In questo caso parliamo di un giocatore di scuola olandese (è passato sia dalle minors del PSV che dalle giovanili dell’Ajax, da cui il Real lo ha prelevato), tutto mancino, che predilige giocare sulla fascia per trovare più spazio per le sue incursioni palla al piede. Piuttosto innamorato della sfera, è comunque in possesso di una grande visione di gioco e di una certa facilità di assist. Ottimo in fase di rifinitura, può agire anche centralmente, come trequartista classico.
    Anche in questo caso, pur non essendo famoso come Ødegaard (anzi, in Italia credo che lo conosciamo davvero in pochi, posto che non ho mai sentito nessuno parlarne), talento e tecnica restano indiscutibili.
  • Lucas Silva
    Il mediano brasiliano è invece già più “stagionato”. Classe 93, tra meno di un mese compirà 22 anni. Ex Cruzeiro, ama giostrare davanti alla difesa ed è abbastanza utile in entrambe le fasi. Come tipologia di gioco mi ricorda un po’ Xabi Alonso, insomma: si spende per schermare la difesa, ma nel contempo ha anche una tecnica discreta abbinata ad una certa visione di gioco e capacità di far girare il pallone.
    Certo, devono cercare di non fargli fare la fine che ha fatto Casemiro…
  • Marco Asensio
    Una joya tra le più quotate, nel floridissimo panorama giovanile spagnolo. Classe 1996, parliamo di un centrocampista spiccatamente offensivo che può giocare sia da trequartista che da ala (prevalentemente a sinistra), abbinando tecnica e rapidità di gambe a grande inventiva.
  • Abner
    Altro protagonista de “La carica dei 301″, Abner – classe 96 – è un terzino sinistro brasiliano che in passato è stato molto vicino alla Roma. A dispetto dell’interesse dei Giallorossi la scorsa estate è sbarcato a Madrid, per giocare nel Castilla. Atleticamente dotatissimo, è un fluidificante che ama scorrazzare lungo la propria fascia di competenza e supportare molto la manovra offensiva, come da tradizione Verdeoro.
  • Augusto Batalla
    1996 che è anche l’anno di nascita di Augusto Batalla, portierino scuola River che secondo alcune fonti sarebbe stato già acquistato dalla Casa Blanca. Campione sudamericano under 17 due anni fa, oggi sta disputando il torneo continentale under 20. Reputato tra i migliori giovani estremi difensori del Sud America (e da qualcuno del mondo), deve cercare di non ripercorrere le orme di Albano Bizzarri, che nel 1999 sbarcò a Madrid accompagnato dalla promessa di diventarne leader indiscusso per fallire poi miseramente…

A questi giovani, secondo alcune voci di mercato, potrebbe poi unirsi l’ormai famosissimo Hachim Mastour, mediaticissimo talento scuola Reggiana da ormai due anni e mezzo in forza al Milan.

Insomma, il Real non pensa solo al presente ma prova anche a costruire il proprio futuro. C’è solo da capire se lo stiano facendo con senno o se, anche qui, si facciano prendere dalla solita voglia di fagocitare tutto il talento fagocitabile. Anche perché, parlando di giovani, ci vuole poco a bruciare un ragazzo di quest’età. E sarebbe proprio un peccato…

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Era il 29 agosto del 2010 quando Salvatore Bocchetti, all’epoca non ancora ventiquattrenne, lasciò l’Italia dopo un paio di ottimi campionati nel Genoa (in precedenza aveva giocato a Lanciano in C1, un paio di presenze nell’Ascoli in A e due stagioni a Frosinone in B) per trovare fortuna – almeno economica – in Russia, più precisamente al Rubin.

Dopo quattro anni e mezzo passati tra Kazan e lo Spartak Mosca, dove approdò nel 2013, pare proprio che Bocchetti, a lungo inseguito da molte italiane (Napoli e lo stesso Genoa su tutte), sia sul punto di tornare nel Belpaese.

Pare sia infatti ormai chiuso l’accordo con il Milan, che lo preleverebbe in prestito sino a giugno con un probabile diritto di riscattarne l’intero cartellino alla fine della stagione.

Ma che giocatore è Bocchetti?

Ai tempi dell’under 21 prometteva sicuramente bene. Probabilmente proprio la decisione di andare a giocare in Russia gli ha tagliato un po’ le gambe: quello italiano è un calcio molto conservatore, in cui spesso chi va a giocare all’estero (gli esempi sono molteplici) finisce per essere tagliato fuori dal giro Azzurro.

Non è un caso quindi se tra il terzo posto ottenuto con l’under 21 all’Europeo del 2009 e la sua partenza per l’est Europa Bocchetti mise assieme cinque presenze in nazionale. L’ultima delle quali il 5 giugno del 2010, proprio un paio di mesi prima di lasciare l’Italia.

Una decisione, quella di accettare il principesco contratto offerto dai tatari, che ha sicuramente segnato profondamente la sua carriera. Se da una parte ha contribuito a far lievitare fortemente il suo portafoglio, dall’altra ha contribuito a non fargli spiccare mai quel salto di qualità che in molti si aspettavano.

Oggi, ormai ventottenne, è ai margini dello Spartak. Deluso e malinconico, quindi, pare ormai pronto a rientrare in Italia.

Ma com’è andata la sua esperienza russa e cosa ci si può aspettare dal suo ritorno in Italia? L’ho chiesto a chi la Premier Liga la segue costantemente, con amore e passione.

“Bocchetti partì molto bene al Rubin – dice Alberto Farinone, amministratore del forum “Calcio Russo” – con cui disputò da titolare anche la CL, non sfigurando. La stagione 2011-12 è stata probabilmente la migliore della sua carriera. Fu tra i pre-convocati di Prandelli per EURO 2012, anche se alla fine venne tagliato insieme a Ranocchia (partecipò comunque al Mondiale sudafricano con Lippi, anche se nessuno lo ricorda). Impiegato da Berdyev prevalentemente come centrale di sinistra in una difesa a 4, raramente da terzino (ruolo in cui è assolutamente adattato, per non dire improponibile). Nell’inverno del 2013 passa poi allo Spartak, parte forte ma si rompe il ginocchio e rimane fuori sei mesi abbondanti. Così così nella scorsa annata. In questa stagione ha giocato poco, il neo-tecnico dei moscoviti Yakin lo ha bocciato quasi subito. Non gioca da parecchi mesi, praticamente da agosto. Appena 226 minuti in RPL e 172′ in Coppa di Russia.”

A fargli eco anche Matteo Mongelli, grande appassionato ed esperto di calcio russo, che traccia un bilancio simile dell’avventura di Bocchetti in Russia: “Due volti: decisamente bene a Kazan, dove si è affermato come uno dei centrali difensivi più validi di tutta la RPL. Esperienza invece a dir poco drammatica quella allo Spartak: male lo scorso anno, fino ad arrivare all’esclusione dai titolari in questa stagione, dove ha influito anche il pessimo rapporto con Yakin (si è detto che lo stesso svizzero – dopo una lite con Tino Costa, Shirokov e Bocchetti stesso avesse posto un aut aut alla dirigenza: o le loro cessioni o le sue dimissioni)”.

Cosa dire, invece, delle sue prospettive italiane?

“Per me – riprende Alberto Farinone – è un centrale più che discreto, potrebbe rivelarsi anche un buon acquisto per il Milan (di sicuro non vale meno di Bonera, Zapata o del Mexés attuale), però ha bisogno di tempo per recuperare la forma, considera che è indietro in quanto a preparazione, essendo il calcio russo fermo da fine novembre. Spero per lui non l’abbiano preso per impiegarlo come terzino sinistro al posto di Armero, come temo.”

Insomma, cosa aspettarsi da questo rientro in Italia di Bocchetti?

Difficile a dirsi. Di certo se tornasse a giocare sui suoi migliori livelli sarebbe un ottimo acquisto per questo Milan. Andrebbe infatti ad aumentare la – scarsa – qualità della squadra e, riscattato, potrebbe dare un po’ di continuità tecnica là dietro, avendo ancora almeno tre o quattro anni di carriera importanti, davanti a sé.

Attenzione, però. Leggevo oggi che qualcuno pensa possa essere stato preso come terzino. Beh, fosse così mi preoccuperei, cari amici milanisti. Vero è che in passato gli è anche capitato di giocare in fascia, ma Salvatore Bocchetti è un centrale fatto e finito. A che pro prenderlo per farlo poi giocare fuori posizione?

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Secondo i vari esperti di mercato nostrani la trattativa che dovrebbe portare Mattia Destro dalla Roma al Milan sarebbe ormai cosa fatta e se ne aspetterebbe solo l’ufficializzazione (le visite mediche sarebbero già state organizzate per domani).

Ma può essere l’attaccante ascolano la punta giusta per questo Milan?

Il valore assoluto del giocatore non è in dubbio. Destro è un attaccante dotato di uno spiccato senso del goal, come già dimostrato sia a livello giovanile (all’interno dei patri confini quanto anche con le maglie delle varie rappresentative Azzurre, in particolar modo l’under 19) che tra i professionisti (bene a Siena, ottima media minuti/goal lo scorso anno). Però ha anche molti limiti.

In primis il fatto che sia proprio un attaccante più finalizzatore che non di manovra. Un giocatore, quindi, che ha bisogno di essere fornito negli ultimi sedici metri con costanza, per poter segnare con continuità. Certo non un ragazzo capace di dare una mano alla costruzione del gioco, né tantomeno di crearsi goal dal nulla, con spunti personali.

Proprio questo ritratto piuttosto chiaro di Mattia Destro spiega bene i problemi cui potrebbe andare incontro una volta tornato a Milano, anche se questa volta sulla sponda rossonera del naviglio.

Come già ampiamente dimostrato in tutta questa prima parte della stagione il Milan è una squadra senza la minima identità di gioco, gestita da un allenatore ancora totalmente inadeguato a sedersi su di una panchina di Serie A e per lo più incapace di creare trame efficaci. Non è quindi un caso se a splendere là davanti siano stati più che altro il redivivo Honda, dotato di una tecnica di tiro che gli ha permesso di trovare conclusioni efficaci anche senza il supporto del team, e Menez, stellina capace di accendersi a fasi alterne con però delle giocate da trascinatore assoluto nella faretra.

Ecco, Mattia Destro ha un grande killer instinct, ma nessuna di queste qualità che hanno permesso ai suoi due futuri – potenziali – compagni di salvarsi nel marasma Rossonero di quest’inizio di stagione.

Di per sé, quindi, non possiamo negare il fatto che il profilo dell’ex nerazzurro non sia quello migliore, da inserire nell’attuale contesto Rossonero.

Questo discorso va anche tenuto quindi in considerazione rispetto a quelli che saranno i giudizi che verranno tirati a proposito dell’impatto che Destro avrà a Milano. Pensate proprio ad un Pippo Inzaghi scarsamente rifornito dalla squadra (ricordando che all’Atalanta aveva un grande Morfeo a sostegno e che tra Juve, Milan e Nazionale ha giocato con fior di Campioni a rifornirlo): che giocatore sarebbe stato?

Quindi, acquisto bocciato?

Non direi, per più motivi. In primis per il fatto che nel grigiore delle ultime campagne acquisti milaniste questo resta comunque un raggio di sole importante, trattandosi di un ragazzo di talento.

Poi perché, vista l’età, si tratta di un investimento a medio-lungo termine: se anche Destro dovesse fallire in questi primi sei mesi, avrà tutto il tempo per ritrovarsi, integrarsi e tornare a timbrare con continuità.

Insomma, credo che quello di Mattia Destro sia un buon acquisto, di per sé. Ora però il Milan dovrà lavorare molto sull’impalcatura generale, per fare in modo che il ragazzo di Ascoli non sia abbandonato a sé stesso, là davanti.

Di certo inserito nel giusto contesto potrà rivelarsi una buona presa per il Milan, che si garantirebbe così un discreto goleador per diversi anni a venire.

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Come giocherà la nuova Inter di Roberto Mancini?

La risposta sembra scontata: 4-2-3-1, con Podolski e Shaqiri larghi ed il trio Medel-Brozovic-Kovacic (al netto di altri arrivi, ovviamente) a gestirsi le altre tre posizioni.

Eppure la rosa dell’Inter lascia pensare che Mancini potrebbe anche schierare una formazione differente. Ad esempio un 4-3-3, con i due giovani croati ad agire come mezz’ali, o un 4-3-1-2, con Shaqiri trequartista ed uno tra Podolski e Palacio a sostegno del solo Icardi, i cui limiti in fase di manovra sono ben noti da tempo (anche da qui il mio paragone con Trezeguet, di cui chi mi segue su Twitter e Facebook avrà già letto).

Proprio questo è l’argomento al centro del mio ultimo video, pubblicato sul canale Youtube del blog. Date un’occhiata e fatemi sapere come, secondo voi, dovrebbe schierare l’Inter il buon Roberto Mancini…

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Ormai è deciso: da giugno (anche se la Juventus starebbe premendo affinché Sebastian lasci Torino già in questa finestra di mercato) Giovinco sarà un giocatore dei Toronto FC, squadra canadese che milita in MLS (il campionato professionistico USA).

Una scelta da un certo punto di vista sicuramente interessante, quella fatta dalla Formica Atomica, ma da un altro abbastanza deludente. Ma entriamo nel dettaglio.

PRO

  • Stipendio: le cifre ufficiali ancora non si sanno e restano un mistero. La Gazzetta, solitamente bene informato al riguardo, parla di un totale di 8,6 milioni netti l’anno, comprensivi di stipendio (6), bonus e diritti d’immagine.
  • Esperienza: solitamente quello americano è un campionato che chi ha la possibilità di giocare ad alto livello in Europa (quindi vincere campionati, giocare in Champions, essere Nazionale, ecc) prende in considerazione solo dopo una certa età. Gli esempi sono molteplici: da Beckham ad Henry, fino ad arrivare a Kakà, Gerrard e Lampard (che prima o poi lascerà il City di Manchester per quello di New York). A prescindere dall’età, però, quella che si appresta fare Giovinco resta una esperienza di vita notevolissima, che arricchirà sicuramente il suo bagaglio in questo senso.
  • Leadership: da un punto di vista carismatico Sebastian Giovinco non sembra essere giocatore in grado di rappresentare il leader di un gruppo, a prescindere dal campionato in cui si trova a giocare. In compenso, però, sarà sicuramente uno dei leader tecnici della squadra. Insomma, sarà finalmente nella condizione di poter avere i compagni che si troveranno a giocare in funzione alla sua presenza. Cosa che finora non gli è praticamente mai successa.

CONTRO

  • Nazionale: se già in Italia c’è il malvezzo di ignorare per lo più i giocatori che si disimpegnano all’estero (salvo qualche raro caso), la cosa si aggrava per campionati ritenuti di livello inferiore ai quattro o cinque principali d’Europa. Come è stata la Cina per Diamanti e come con ogni probabilità sarà l’America per Giovinco. Insomma, con questa scelta Sebastian rischia di essersi giocato la Nazionale.
  • Coppe europee: un grossissimo limite allo sviluppo della MLS (campionato in forte crescita sotto ogni punto di vista) è sicuramente rappresentato dall’ovvia impossibilità di qualificare squadre a Champions ed Europa League. Un aspetto che spesso pesa molto nelle scelte dei giocatori, che tra nobili decadute da far risorgere e squadre dal passato mediocre ma dal presente europeo scelgono per lo più le seconde. Europa che quindi resterà un ricordo, per Giovinco.
  • Ambizione: a quanto già detto aggiungiamo il fatto che Giovinco si è sempre ritenuto giocatore di fascia alta. Sicuramente più di quanto non fosse realmente. Convinto che avrebbe potuto impattare a livello assoluto a Torino, mi è sempre parso che si reputasse giocatore da top club. Sarà che il tempo l’ha fatto maturare, probabilmente è arrivato a capire che un Barcellona – ma anche, per scendere di qualche gradino, un Arsenal – difficilmente si sarebbero mai fatte avanti per lui. Così ha definitivamente rinunciato alla propria ambizione (oltre che all’Europa e, probabilmente, alla Nazionale), decidendo di volare dall’altra parte dell’Oceano…

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Gli appassionati più attenti lo avranno sicuramente già notato ai Mondiali brasiliani, dove fece ottima mostra di sé nonostante la sua Australia fosse inserita in un girone obiettivamente proibitivo.

Oggi, che è impegnato in Coppa d’Asia, è quindi chiamato al salto di qualità in una competizione internazionale.

Il contesto è l’ideale: livello medio al massimo discreto, pubblico a favore, squadra ben amalgamata e funzionante.

Di chi sto parlando? Ma di Mathew Leckie, quasi 24enne ala australiana che lasciò l’Adelaide United nel 2011 per sbarcare in Germania, più precisamente nel Borussia Moenchengladbach.

Una stagione in Bundesliga, condita da sole 9 presenze (più 2 in Coppa di Germania) e via verso Francoforte, in Zweite Liga. Dove, dopo tre stagioni, gioca ancora (ma questa volta con la maglia dell’Ingolstadt).

Eppure il ragazzo meriterebbe un palcoscenico molto più importante – con tutto il rispetto – della seconda lega tedesca (posto che comunque, oggi, l’Ingolstadt è primo a +7 da seconda, terza e quarta).

Valutato solo 1.5 milioni dalla bibbia del calciomercato Transfermarkt (ma credo che il suo prezzo ideale sia molto più elevato), Mathew ha il contratto in scadenza a giugno 2017.

Esterno offensivo – prevalentemente a sinistra, ma con capacità di adattarsi anche sull’altro fronte di gioco oltre che più centralmente -, destro di piede, ha una grandissima gamba: giocatore dall’energia quasi interminabile, sfreccia su e giù lungo la fascia con grande disinvoltura e senza apparente sforzo.
Resiliente, passo notevole, discretamente freddo quando arriva sotto porta, dotato di un dribbling discreto e di una certa capacità di assist.

Se velocità e stamina sono sicuramente le su caratteristiche fondanti, Mathew Leckie è comunque dotato di un buon bagaglio tecnico generale, che ne impreziosisce le prestazioni.

Insomma, stiamo parlando di un’ala di passo e sostanza capace di dare anche un tocco di qualità alla squadra per cui si trova a giocare.
Di certo non è Cristiano Ronaldo (ma del resto, chi altri lo è?), ma resta comunque un giocatore molto valido. Che per altro, andando verso i 24, sta entrando ora nella fase migliore della propria carriera.

Mathew Leckie è quindi un giocatore da tenere d’occhio. Anzi, un ragazzo su cui bisognerebbe fiondarsi (in vero, ci si sarebbe dovuti fiondare quantomeno già in estate) ora, prima che la sua valutazione salga a dismisura.

Certo, non va nemmeno dimenticato che ad ora, Mondiale a parte, si è misurato per lo più su palcoscenici di non altissimo livello. Ma i numeri per far bene anche ad un livello superiore li ha sicuramente. Tutto dipenderebbe dal grado di ambientamento.

In Italia credo potrebbe fare comodo a molti. La stessa Roma, giocando col 4-3-3, potrebbe usarlo quantomeno come alternativa agli esterni titolari. Così come il Milan potrebbe usarlo in staffetta con El Shaarawy (che reputo superiore come over all, ma che ultimamente non sta rendendo come dovrebbe) o l’Inter potrebbe puntare su di lui a giugno per rimpiazzare Podolski (destinato, in teoria, a fare rientro a Londra).

Però certo, quando si tratta di posti ritenuti esotici come l’Australia c’è sempre un bug importante, nel nostro paese: la maggior parte degli operatori (e dei tifosi, per quello che vale) sembrano convinti che non si possano trovare giocatori utili a certe latitudini…

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