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Archive for ottobre 2013

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Un colosso commerciale con pochi eguali al mondo.

Così potremmo tranquillamente definire la Red Bull GmbH, multinazionale produttrice del famosissimo energy drink omonimo.Red Bull

Un’azienda fondata in Austria nel 1984 da Dietrich Mateschitz capace di crescere fino ai 4 miliardi e mezzo di lattine vendute nel 2011, con un fatturato di 4 miliardi e 254 milioni di euro.

Punto forte della bevanda che mette le ali, sicuramente le strategie di marketing molto incisive. Che hanno portato l’azienda a puntare tanto lo sport.

Da eventi come la Soap Box Race e il Flugtag fino ad intere squadre, come i due team F1 (Red Bull e Toro Rosso), i due di hockey (Eishockeyclub Red Bull Salzburg e EHC Red Bull München) e le cinque squadre di calcio: New York Red Bulls, Fussballclub Red Bull Salzburg, Red Bull Brasil, Red Bull Ghana e Red Bull Leipzig.

Una penetrazione, questa nell’universo pallonaro mondiale, molto trasversale.

Dalla squadra di casa, il Salisburgo, alla Germania, paese in cui la presenza è ovviamente forte. Fino, appunto, alla colonizzazione di altri continenti: dal Ghana alle due Americhe.

Chi pensava che l’espansione calcistica del marchio Red Bull si fermasse a questo pokerissimo, però, probabilmente si sbagliava.

Secondo quanto riportato dal Mirror, il colosso austriaco starebbe studiando l’acquisizione di un club inglese di alto profilo. Per conquistare un nuovo mercato non ancora raggiunto.

L’idea, raccontata ai giornalisti da un presunto insider della multinazionale austriaca, sarebbe di primissimo livello: sbarcare nel mercato calcistico più ricco al mondo, la Premier League, acquisendo la proprietà di un club importante. E conquistare – in primis la partecipazione – la Champions League.

Una mossa che, effettivamente, darebbe ulteriore luce e risalto ad un marchio comunque già sulla bocca di tutti.

Due sarebbero le città scelte per questa nuova espansione. In primis, Londra. Con la capitale inglese che è una delle città più vive al mondo, soprattutto da un punto di vista calcistico. Ma non solo.Red Bull Salisburgo

Questa misteriosa gola profonda indica infatti anche nella città di Liverpool (con i Reds e l’Everton come eventuali obiettivi) un target interessante per la multinazionale austriaca.

Insomma, pare che il toro rosso sia pronto a conquistare anche il calcio d’Oltremanica.

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Con l’arrivo di novembre non si può non tornare a parlare di Pallone d’Oro.

Proprio questa mattina sono state rese note le due liste tra cui i giurati si troveranno a votare (23 calciatori e 10 allenatori). E dato che a noi piace giocare, facciamo un sondaggio inter nos e definiamo i nostri vincitori!

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Che Gianluigi Buffon sia stato uno dei portieri più forti del mondo è assolutamente fuori di dubbio.

Ai pochissimi che ancora possono nutrire qualche titubanza al riguardo dedico questo video, esemplificativo di chi e cosa è stato il portiere capace di chiudere – ovviamente anche grazie ad una grandissima difesa che gli giostrava davanti – il Mondiale 2006 senza aver subito un goal su azione da parte degli avversari.

Oggi però, dopo tanti anni di onorata carriera, le cose non sembrano essere più quelle di prima.

Buffon sta mostrando passaggi a vuoto preoccupanti, tanto che anche tra i tifosi più esigenti inizia a serpeggiare quel malumore che vorrebbe la squadra si affidasse ad un altro estremo difensore, pur con tutte le difficoltà che l’addio o il panchinamento di uno degli “eroi” che decise di scendere in B subito dopo un Mondiale vinto da protagonista comporterebbe.

Diciamolo chiaramente: se Buffon non fosse Buffon avrebbe, con ogni probabilità, già perso la maglia da titolare.
Diverse incertezze, qualche errore più grossolano e nel complesso la sensazione che un po’ le quasi 36 primavera alle spalle, un po’ i tanti problemi fisici (in particolare alla schiena) che ne hanno minato l’integrità abbiano ridotto notevolmente l’apporto che può dare al suo team.

Però il nome, la carriera e la riconoscenza qualcosa contano nel mondo del calcio. E allora ecco che, almeno in apparenza, la sua titolarità (anche in nazionale) risulta fuori discussione.

Eppure i primi scricchiolii si sono iniziati a sentire già in agosto, quando in un’amichevole precampionato contro l’Inter regala a Ricardo Alvarez un goal comodissimo, non trattenendo una conclusione dal limite tutto sommato parabile.

La replica, similissima, nemmeno un mese più tardi contro la Lazio, con una conclusione respinta improvvidamente a favorire il tap-in di Klose.

A fine settembre arriva invece un regalino al Chievo: rinvio sbagliato che nel giro di cinque secondi si trasforma in un goal di Thereau.

Nella stessa partita, solita palla non trattenuta. Anche se in questo caso il goal di Paloschi viene annullato.

E la lista potrebbe continuare.

Tutte situazioni che il miglior Buffon, inutile nascondersi dietro ad un dito, avrebbe gestito molto diversamente.

Ovviamente la questione, qui, non è tanto mettere in discussione la grandezza assoluta di quello che, dicevo nell’attacco, è stato uno dei migliori portieri della storia del calcio (a me verrebbe da dire il migliore, ma sarà patriottismo).

Quanto rendersi conto – e probabilmente lui per primo noterà la differenza col passato – che i tempi migliori sono andati e che, forse, è arrivato il momento di lasciar spazio alle nuove leve.

Intendiamoci: non sto dicendo che Gigi dovrebbe ritirarsi dal calcio né che sarebbe meglio lasciasse la nazionale (cosa che odio profondamente, tra l’altro). Quanto che, anche in rispetto di ciò che è stato, sarebbe il caso di provare qualche alternativa.

In nazionale ci sono Marchetti e Sirigu che scalpitano. E sebbene nessuno dei due mi convinca (troppi passaggi a vuoto, vedasi il secondo goal del Saint Etienne di ieri per averne un assaggio) c’è una nuova covata di estremi difensori interessanti, che vanno da Bardi a Leali (il quale è di proprietà della Juventus, tra l’altro), passando per quel Perin per cui stravedo da sempre e che ieri, proprio al cospetto del “Maestro”, ha dato grande dimostrazione di sé.Gianluigi Buffon

Come chiosa, un dato su cui riflettere. La miglior difesa del campionato è quella della Roma, che conta una sola rete subita in queste prime nove gare. Il tutto, a fronte di 11.9 tiri concessi a match.
Di contro, la Juventus è la squadra che concede meno tiri a partita (7.9). Eppure, ha già subito ben 10 reti.

Certo, a questo risultato non hanno contribuito solo ed esclusivamente le prestazioni dei due portieri. Ma altrettanto certamente non si può nemmeno ignorare la cosa…

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Il big match assoluto dell’ultimo sabato calcistico è stato il celeberrimo “Clasico“, ovvero il match più atteso di Spagna.

Che ha visto scendere in campo, davanti ad un Camp Nou gremito in ogni ordine di posto, il Barcellona del Tata Martino contro il Real Madrid di Carletto Ancelotti.Tata Martino

Match sentitissimo e appassionante, almeno nel secondo tempo. Nella prima frazione, infatti, gli ospiti hanno fatto poco e male, lasciando al solito tiki taka barcelonista il controllo del campo.

Un primo tempo rovinato – anche se non soprattutto – da due scelte effettuate dal mister italiano nel momento della scelta della formazione: giocare senza punte di ruolo (con il tridente formato da Di Maria, Bale e Cristiano Ronaldo) e, a mio avviso ancor di più, schierare Sergio Ramos come mediano, affiancato da Khedira mezz’ala destra e Modric sull’altro lato.

Se quella di non dare punti di riferimento alla difesa blaugrana era una scelta che poteva pagare dividendi interessanti (rovinata più che altro dalla scarsa vena di Di Maria, dalla condizione non ottimale di un Bale comunque voglioso di mettersi in mostra e dalla poca incisività del fenomeno lusitano), l’idea di schierare l’ex Siviglia a centrocampo, come schermo della difesa, è risultata dannosa in tutto per tutto.

In primis, diciamo subito che la “scusa” usata da Ancelotti nel post partita non regge. Praticamente l’ex tecnico Rossonero ha detto di aver schierato Ramos lì viste le non perfette condizioni di Ilarramendi. Come se l’unica opzione alternativa all’ex Real Sociedad fosse il “Tarzan di Camas”.

Invece, solo per restare all’11 sceso in campo, Carletto poteva avanzare in mediana Pepe, comunque più adatto al ruolo, schierando Ramos al fianco di Varane.

O, ancora meglio secondo il mio punto di vista, schierare un 4-2-3-1 con Khedira e Modric in mediana e la coppia Di Maria – Isco sulla trequarti affiancata, a turno, da uno tra Ronaldo e Bale (o, per tornare alla questione punta di ruolo, Di Maria in panca e Benzema fisso davanti).

Così facendo non si sarebbe visto un difensore adattato a centrocampo e si sarebbe potuto contare sulle giocate di Isco, per me uno dei giocatori più talentuosi del mondo.

Invece in quella posizione Ramos è risultato dannoso perché oltre ad essere nullo in fase di impostazione (anche da qui sono nati i problemi del Real nel primo tempo) ha sempre teso a schiacciarsi troppo sulla difesa, diventando quasi più un centrale aggiunto che non un vero frangiflutti.

Il tutto, per altro, mentre Carvajal sulla destra veniva messo in grossa difficoltà da un Neymar voglioso e ficcante.

Giudicare certi meccanismi standosene in poltrona è sicuramente facile, più che dover prendere decisioni con quel carico di responsabilità e quella pressione addosso.
Però, allo stesso tempo, che Ramos sia stato un esperimento assolutamente fallimentare è palese: non ha le caratteristiche tecnico-tattiche per potersi esprimere al meglio lì, meno che mai in match di assoluto valore come, appunto, El Clasico.Sergio Ramos

In questo senso dopo il “caso Casillas” un’altra patata bollente rischia di esplodere tra le mani di Ancelotti. Che, a quanto sembra, non gradisce troppo Ramos centrale. Il quale, a sua volta, non vuole giocare terzino.
Il mediano, come abbiamo visto e detto, non lo riesce a fare efficacemente.

Quindi, cosa ne sarà di lui? Altro escluso eccellente?

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La carica dei 201Come probabilmente saprete, ho da poco pubblicato il mio primo libro: La carica dei 201.

Un viaggio all’interno dell’universo calcistico giovanile che mi ha visto scoutare e schedare 201 ragazzi sotto i vent’anni, per raccogliere poi tutto in questo ebook (in vendita alla modica cifra di 99 centesimi!).

La mia pubblicazione ha attirato gli interessi di Daniele Berrone di Esperto di Calcio, blog molto interessante cui vi consiglio di dare una lettura.

Da una chiacchieratina via mail è nata questa chiacchierata, che Daniele ha gentilmente deciso di pubblicare sul suo blog (ed io mi permetto di ripostare qui).

Secondo me ne è venuta una cosa piuttosto carina, con cui si è spaziato anche ben oltre il mio libro!

Ciao Francesco, raccontaci un pò. Chi sei, cosa fai nella vita?
Ciao a tutti. Da sempre appassionato di calcio e affascinato dalla “parola”, ho passato l’infanzia a divorare giornali e riviste specializzate.
Cinque anni fa ho quindi deciso di unire queste due passioni, concretizzandole in un blog: Sciabolata Morbida. Ci ho versato litri di inchiostro (virtuale) e profuso grandi sforzi, venendo comunque ripagato da molti complimenti di lettori e “gente del settore”.
Da circa tre anni, poi, faccio il giornalista in una televisione locale del varesotto.
Fondamentalmente sono due i sogni che ho nella vita: dilettarmi con il giornalismo. E perché no con lo scouting.

Perchè hai scelto di seguire i giovani talenti, cos’ha mosso questa scelta?
Credo sia andata più o meno così: la passione per il calcio è cresciuta con e dentro di me. Ad un certo punto della mia crescita ho iniziato a seguire, in maniera del tutto spontanea, l’under 21. Credo che a spingermi sia stato il gusto di vedere “in anticipo” i campioni del domani.
Così fin da tenerissima età (sono nato nell’85 e ricordo nitidamente di aver visto la finale dell’Europeo under21 del ’94 contro il Portogallo, risolta da Orlandini) ho iniziato a seguire i giovani e, in qualche modo, a fare scouting. Tra i compagni di scuola, certo.
Da lì è stata un’escalation. Diventato grandicello ho iniziato a prendere anche più consapevolezza del mondo del calcio e mi sono spinto anche oltre l’under 21.
Ad esempio, mi resterà sempre nel cuore il Mondiale under 17 del 2009, dove i ragazzi della classe ’92 guidata da Pasquale Salerno uscirono immeritatamente contro la Svizzera poi Campione del Mondo. O il XVIII Torneo Nacional Alevín de Fútbol 7 del 2011, che mi diede la possibilità di veder giocare ragazzi(ni) di solo una dozzina d’anni…Salomon Obama

Quando hai pensato di scrivere un libro sui migliori giovani del calcio mondiale?
L’idea è nata l’anno scorso, quando un amico si imbatté in una lista riguardante i presunti “cinquanta migliori under 20 al mondo”.
La cosa mi stuzzicò molto.
Dato che sul mio blog avevo da tempo attiva una rubrica – molto apprezzata, devo dire – chiamata “Stars of the future” ci dormii su. Al risveglio l’illuminazione: avrei raccolto una serie di schede di giovani talenti in un libro.
Va detto che da sempre avevo in testa di provare, un giorno, a pubblicare qualcosa. E ho ritenuto che questa potesse essere l’idea giusta per cominciare.

Come mai proprio 201, è un numero che nasconde qualche simbolismo?
Quando ho iniziato a scrivere il libro, sinceramente, non avevo bene in mente che struttura gli avrei dato. Sono partito senza darmi, almeno inizialmente, un vero e proprio obiettivo.
Per scrivere un libro del genere non ci si può però basare solo sui nomi, bisogna soprattutto guardare molte partite. Fare del vero e proprio scouting, anche se non finalizzato alla procura o all’acquisizione di un giocatore. Il che ti porta a trovare in continuazione giocatori nuovi, degni di considerazione.
Così pensando al titolo mi è subito venuta in mente la “Carica dei 101”, famosissimo cartoon Disney. Ho quindi deciso di giocare con esso e continuare a sfogare la mia passione per lo scouting.
Non nascondo che è stato davvero un lavoro enorme. E che nel farlo mi sono dovuto dare un limite. Finendo così per escludere tanti ragazzi meritevolissimi, per un motivo o per l’altro. Ma attenzione: volerli schedare tutti significherebbe non porsi un limite. E quindi, non poter arrivare mai al momento della pubblicazione!
Questa è anche implicitamente la risposta ai tanti che mi hanno già – giustamente – scritto “avrei messo anche…”.Lucas Digne

Sei legato a qualche ragazzo in particolare?
Sicuramente sì.
Sono legato, ad esempio, ai classe ’93 francesi. Giocatori che ho visto giocare molte volte quando ancora non erano per nulla conosciuti e che sponsorizzo da sempre. Varane, Digne, Kondogbia, Sanogo e quel Pogba di cui l’anno scorso si sono accorti tutti anche in Italia (e di cui io parlai sul mio blog già mesi prima del suo arrivo alla Juventus).
Per non dire dei ragazzini che scoprii al già citato XVIII Torneo Nacional Alevín de Fútbol 7, come Javi Moreno (nome che farà accapponare la pelle dei milanisti), Brahim o Obama.
Ma anche i giocatori più esotici, come l’honduregno Lacayo, l’iraniano Jahanbakhsh o il malesiano Faiz occupano un posto particolare nel mio cuore, avendoli scoperti un po’ per caso andando proprio alla ricerca di qualcosa di “non convenzionale”.
Menzione speciale per giocatori come Jedvaj e Iturbe: quando li schedai non erano ancora vicini all’arrivo in Italia.
Chiudo, legandomi ad Iturbe, con un nome in particolare che per ovvi motivi non è contenuto nel libro ma merita di essere citato: Sean Sogliano. Questo, ragazzi, è un dirigente che di calcio ne capisce come pochi. Se in Italia mettessimo sempre al centro il “merito” sarebbe già, con tutto il rispetto per il Verona, in una grande squadra.

Se dovessi scommettere su tre giovani, su chi punteresti?
Dire Pogba, Varane o Draxler sarebbe troppo facile, essendo tre ragazzi che giocano già stabilmente ad alto livello.
Nel contempo scommettere su chi ancora non si è imposto diventa sì più stuzzicante, ma anche molto più rischioso.
Per rispondere alla tua domanda, però, ti do tre nomi e ti spiego rapidamente il mio punto di vista: Bakkali, Meyer e Zouma.
I primi due sono ragazzi dal talento innato, con una capacità di controllo e gestione della sfera oltre che di rapidità davvero rara. Di contro sono però limitati da un fisico molto minuto. E ben sappiamo come i giocatori di questo tipo possano faticare ad imporsi. Entrambi, comunque, hanno i numeri per farlo.
Zouma invece è un difensore roccioso contro cui non vorrei mai scontrarmi. Ha alcuni limiti comunque limabili, ma con un potenziale fisico-atletico come il suo (esattamente al contrario dei due succitati) ha molte probabilità di “arrivare”.Kurt Zouma

Dei 201 recensiti, quanti sfonderanno davvero e chi rischia maggiormente di perdersi per strada?
Alla prima parte di questa domanda è praticamente impossibile rispondere.
Io, ci tengo a sottolinearlo, non ho voluto raccogliere i giovani più promettenti (bisognerebbe conoscere TUTTI i giovani che sognano un futuro da campioni) quanto dei ragazzi che pensavo fossero meritevoli, per le motivazioni più svariate, di essere raccontati.
Definire quanti potranno sfondare è impossibile. Nella crescita di un calciatore influiscono sempre miriadi di fattori, spesso nemmeno prevedibili.
Venendo a chi rischia di perdersi per strada, penso, per lo stesso motivo, di doverti rispondere con un “tutti”. Perché, tranne forse chi ormai è già ad alto livello, tutti gli altri potrebbero non farcela.

Ci parli un pò del paese più rappresentato nei tuoi 201 profili?
Sinceramente non mi sono preoccupato troppo di quale potesse essere il paese più rappresentato ma, va da sé, ci sono aree che anche solo per questioni di “accesso” vedono la presenza di più calciatori. In questo senso, ovviamente, mi riferisco ad Europa (Inghilterra, Spagna, Francia e Germania su tutte, chiaro) e Sud America.
Logico che reperire partite di calcio giovanile riguardanti altre zone del mondo è molto difficile. Però ci ho provato, e mi soffermerei un po’ su questi paesi.
Ad esempio Giappone, Australia e l’accoppiata Stati Uniti – Messico. Quattro paesi in cui negli ultimi anni il calcio è cresciuto molto (seguendo volontà precise che hanno lavorato anche in senso “politico” per questo). E i frutti sembra che stiano arrivando.
Scarsa tradizione calcistica, ma tantissima voglia di fare. I nomi appuntati sono tutti, chi più chi meno, interessanti anche per l’Europa.
Un piccolo appunto mi permetto di farmelo da solo: avrei forse dovuto dare più spazio ad un paese in crescita rapidissima, come il Belgio. Che comunque è discretamente ben rappresentato da giocatori come Thorgan Hazard e Romelu Lukaku.Thorgan Hazard

Il movimento giovanile italiano è destinato a tornare florido come un tempo?
E’ tutta una questione politica. Di politica sportiva, evidentemente.
La sensazione, da non propriamente addetto ai lavori, è che in Italia si sia persa, anche in questo campo, la voglia di lavorare bene.
Si pensa più al profitto che non alla crescita tecnico-tattica di un ragazzo. E così il livello medio dei nostri campionati si è abbassato molto negli ultimi due decenni.
Cosa serve quindi per fare in modo che il nostro movimento giovanile torni ad essere florido?
Invertire la rotta proprio da un punto di vista della politica sportiva. Tornare ad investire davvero nei nostri settori giovanili e soprattutto nei nostri giovani. Costruire degli uomini e dei calciatori completi, non solo dei ragazzotti che sappiano, in qualche modo, stare in campo.
Quindi, “destinato” no. Da nessuna parte è scritto che l’Italia debba continuare ad essere una potenza, economica come calcistica. In entrambi i casi ci vuole la volontà da parte di tutti di lavorare affinché ciò accada.
Una volontà che ripeto, ahimè, non noto nel nostro Belpaese.

Quali sono i nostri giovani più promettenti?
Qualcuno l’ho ovviamente recensito all’intero de La carica dei 201, quindi evito di svelare troppo a chi ancora non ha letto il libro onde evitare il pericolo spoiler.
Ricollegandomi alla domanda precedente, però, sono più preoccupato di capire come questi ragazzi (ed altri, che per motivi di spazio non ho inserito) saranno cresciuti.
Purtroppo l’impressione è che oggi già a quindici-sedici anni ci si senta arrivati quando si indossano maglie (di settori giovanili) importanti.
Sbagliato. Quello è un semplice punto di partenza. Serve ricostruire nei ragazzi una cultura del lavoro e del sacrificio, perché nulla viene per diritto divino (ed in un mondo globalizzato in cui il livello dei paesi con scarsa tradizione calcistica si sta elevando non basta certo nascere in Italia per essere superiore agli altri). E poi tornare a formare a tutto tondo i calciatori. Lavorare per esaltare le peculiarità di ognuno, non limitarsi a costruire, come dicevo, ragazzotti che tengano il campo dignitosamente.Mattia Destro

Chiusura con mattia destro, universalmente riconosciuto (da don balon in primis) come uno dei migliori giovani. tornerà ai livelli di prima?
Io personalmente non amo le “classifiche” quando si parla di giovani proprio perché lasciano il tempo che trovano.
Come dicevo in una delle risposte precedenti le variabili sono così tante che anche il talento più puro può finire con il “non arrivare”.
Venendo a Destro, credo sia un calciatore di buona qualità, ma non sono affatto convinto possa avere i numeri per essere un cosiddetto “top player”.
In più, avendolo potuto osservare anche da vicino in alcune occasioni quando indossava la maglia dell’under21, mi sembra un ragazzo che debba sentire grande fiducia attorno a sé, per provare a fare bene.
Ma ripeto, i risultati arrivano quando lotti e ti sacrifichi. Nulla è dovuto a nessuno. Mattia dovrà essere bravo a rimettersi in gioco, chinare la testa e dare tutto, se vuole mantenere le promesse fatte in gioventù.

Il libro, ve lo ricordo, è in vendita in numerosi store online, ricapitolati a questo link: https://sciabolatamorbida.wordpress.com/la-carica-dei-201/

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La carica dei 201

Chi segue il mio blog da tempo (il primo post è datato 17 novembre 2008, quindi parliamo di ormai cinque anni di attività!) sa che la mia passione smisurata per il calcio si concretizza in particolar modo nel calcio giovanile.

Crescendo, infatti, ho iniziato a sentire il bisogno di vestire i panni di scout improvvisato, per andare ad “anticipare” il futuro e scoprire con sempre maggiore precocità i prossimi talenti e campioni dell’universo pallonaro mondiale.

Così dapprima mi sono avvicinato all’under21. Poi, piano piano, sono sceso, fino ad arrivare anche, quando mi è stato possibile, a guardare quelli che non sono null’altro che bambini.

Questa fortissima pulsione che mi ha spinto a diventare una sorta di “osservatore” mi ha portato a scrivere di giovani su questo blog ma soprattutto a guardare una miriade di partite di calcio giovanile.

Fino a quando, giusto un annetto fa, ho avuto una sorta di illuminazione in uno dei miei tanti dormiveglia: concretizzare questa passione in un libro.

Che “libro” vero e proprio non è, quanto più una raccolta di schede dove inserire giocatori di non più di vent’anni.

Dai ragazzi che si sono già in qualche modo imposti tra i pro, fino a quei “bambini” che mi hanno impressionato nelle varie partitelle che mi è capitato di vedere (grazie, internet!).

La carica dei 201, questo il titolo che ho deciso di dare, è quindi frutto di un anno di passione e sudore. Di serate passate a casa anziché in giro con gli amici o con la ragazza. E di speranza.

Qui sotto troverete i link degli store online dove potete acquistare il libro. 99 centesimi penso sia un prezzo ridicolo anche in un momento di crisi economica devastante come questo.

Ma più che dei soldi (mi interessassero, avrei ovviamente alzato il prezzo di copertina) mi interessa che altri appassionati come me leggano queste schede e poi si confrontino con me. Perché alla fine sono tutti punti di vista. Sul futuro di un giovane non v’è certezza.

E poi, perché no, mi aiutino a costruire il secondo capitolo di questo libro.

Quindi… comprate il libro, consigliatelo ai vostri amici, passateglielo anche se proprio non si può fare altrimenti. E poi fatemi sapere cosa ne pensate.

Qui, su Twitter o su Facebook. Come preferite.

Un’ultima cosa. Lancerei un hashtag: #carica201.

Sia per chiacchierare di queste schede, che per commentare le prestazioni dei giocatori che fanno parte di questa raccolta che, soprattutto, per segnalarmi voi i giocatori che, per bravura, “colore” o “esoticità”, meriterebbero di stare nel prossimo capitolo di questa raccolta!

Questi gli store da dove potete acquistare il libro con il contributo minimo:

eBay

Amazon

La Feltrinelli

Ultima Books

Rizzoli

Cubolibri

Book Republic

eBookizzati

DEAStore (epub e mobi)

Mr. Ebook

Ebook.it

Omnia Buk

Excalibooks

Hoepli (epub e mobi)

KoboBooks

San Paolo Store

Libreria Ebook

Byblon Store

L’Unità

Il Fatto Quotidiano

Libreria Tuttogratis

Libreria Secretary

Libreria Freeonline

Mazy

Books University

Il libro è acquistabile anche sull’Apple iBook Store.

Infine, questa la scheda aNobii. Se siete iscritti, aggiungetelo alla vostra libreria!

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Risuonano piuttosto dure e decise le parole di Jack Wilshere in merito ad una possibile convocazione nella nazionale inglese di Adnan Januzaj, caldeggiata in passato dal C.T. inglese Hodgson.Roy Hodgson

Al quale non erano ovviamente sfuggite le qualità del belga, ben espresse nel corso dell’ultimo week-end con la doppietta realizzata al Sunderland.

La situazione di Januzaj, da un punto di vista internazionale, è molto intricata.

Il ragazzo, infatti, è nato a Bruxelles nel 1995 ed è quindi, ovviamente, convocabile dalla nazionale dei Diavoli Rossi.

Ma non solo.

Per via della multietnicità delle sue radici, il ragazzo potrebbe giocare anche con le casacche di Serbia, Albania e Turchia. Oltre che con quella del Kosovo, nazionale che non è però ancora riconosciuta ufficialmente dalla FIFA.

Un ventaglio di possibilità ampissimo, quindi, che sta con ogni probabilità facendo tentennare l’entourage del ragazzo, che dovrà scegliere con grande attenzione a quale nazionale rendersi disponibile.

Una volta avvenuto un suo eventuale esordio, del resto, non potrebbe più accettare la convocazione di nessun’altra rappresentativa. Insomma, presa una decisione, non potrà più tornare indietro.

Ma dove si complica ulteriormente il discorso?

Nel fatto che, oggi come oggi, il ragazzo non è ancora convocabile nei Tre Leoni e non lo sarà prima di marzo 2018.

Aspetterà fino ad allora prima di prendere una decisione?

In tutto questo discorso, ed in netto contrasto con le parole del proprio C.T., si inseriscono le parole pronunciate da Jack Wilshere, stellina dell’Arsenal già saldamente nel giro della nazionale maggiore.

Wilshere che si è infatti espresso chiaramente, come dicevo nell’attacco: “Le uniche persone che possono giocare per l’Inghilterra sono gli inglesi. Vivere in Inghilterra per cinque anni non ti rende inglese. Se io andassi a vivere in Spagna per cinque anni non diventerei spagnolo. Dobbiamo ricordarci ciò che siamo. Siamo inglesi.”
Jack Wilshere

Parole dure che chiudono la porta in faccia, senza mezzi termini, ad una eventuale convocazione di Wilshere. E, di fatto, riaprono l’infinita diatriba sugli oriundi.

Quanto è giusto convocare ragazzi che di inglese (come italiano, tedesco o brasiliano) hanno poco, solo per rinforzare la propria nazionale?

Oriundi nella storia del calcio ce ne sono stati tanti. Januzaj non sarebbe un oriundo in senso stretto, non avendo origini inglesi, ma di fatto si andrebbe ad inserire in un contesto di giocatore quasi “acquistato”, per la nazionale.

Difficile prendere una posizione univoca, di fronte a casi di questo tipo.

Esistono delle regole per evitare un vero e proprio smercio di giocatori per le nazionali, che a quel punto si svuoterebbero di senso diventando una sorta di appendice dei club.

C’è chi si attiene scrupolosamente ad esse, e non si pone quindi il problema di convocare un belga che di inglese non ha nulla, chi – come l’Italia – ha la possibilità di pescare molto specialmente in Sud America per via della forte immigrazione dei decenni passati e non si pone scrupoli nel puntare sugli oriundi, chi da tempo ha nazionali multietniche (come la Francia, che forte delle proprie colonie ha pescato giocatori in ogni parte del mondo, o la Turchia che per via delle grossa immigrazione ha molti giocatori con origine diversa tra le proprie fila).

E poi chi, in netto contrasto a tutto ciò, predilige – o prediligerebbe – una linea più “pura” nelle convocazioni.

Personalmente credo che, proprio per non rendere le nazionali dei club che si ritrovano una volta ogni tanto, sarebbe bene limitare al massimo l’uso di giocatori oriundi o “acquisiti”, stile Januzaj. In questo, sono abbastanza d’accordo con Wilshere.

Nel contempo capisco però benissimo le preoccupazioni di un Commissario Tecnico pagato per vincere. Costretto quindi a rendere sempre più competitiva la propria squadra, è logico possa “cadere in tentazione”, andando a raggranellare talento un po’ ovunque le norme gli permettono.Adnan Januzaj

Una risposta univoca a questo problema non esiste, credo.

La vostra, qual è?

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Dopo aver staccato il pass per il Brasile con la vittoria di Torino contro la Repubblica Ceca, l’Italia si appresta ad affrontare le ultime due giornate di qualificazione con la tranquillità di chi non è costretto a fare risultato a tutti i costi.

Così la trasferta del Parken Stadium di Copenhaghen e la gara di Napoli diventano quasi due amichevoli per Prandelli e i suoi ragazzi, che potranno iniziare a scendere in campo con l’intento di studiare quale possa essere la soluzione migliore da adottare al Mondiale.

Così il Commissario Tecnico Azzurro si è lasciato aperto un ampio ventaglio di scelte, con ben 29 giocatori convocati.

Andiamo a vedere chi è stato scelto, uno per uno.

Gianluigi Buffon – JuventusGianluigi Buffon

Sebbene molti tifosi, juventini in primis, gli imputino di essere ormai un ex portiere Buffon resta saldamente in testa alle preferenze del nostro C.T.

Arrivato ormai a quota 136 presenze (quindi in procinto di staccare Fabio Cannavaro, fermo proprio a questa cifra), l’estremo difensore juventino non garantisce più la sicurezza degli anni belli, quelli in cui era indubbiamente il miglior interprete del ruolo, ma resta un punto di riferimento importante dentro e fuori dal campo per questa nazionale.

Difficile, del resto, panchinare un giocatore con il suo palmares ed il suo carisma. Anche perché l’Italia è pur sempre la patria che diede i natali ad un certo Dino Zoff, campione del mondo a quarant’anni suonati!

Federico Marchetti – LazioFederico Marchetti

Difficile essere portiere, in Italia, nello stesso periodo storico in cui gioca Gianluigi Buffon.

In questo senso Marchetti ha sicuramente pagato dazio, e pure in maniera molto salata.

Vero è che nel nostro paese non sono nati, dopo lo stesso Gianluigi, i cosiddetti “nuovi Buffon”, ma difficile sarebbe il contrario.

Altrettanto vero è che dei buoni interpreti ci sono e ci sono stati, ma in un calcio sempre più globalizzato spesso non si ha il coraggio e la pazienza di puntare sui nostri ragazzi.

Marchetti non è un super interprete del ruolo, nonostante abbia in carriera fatto vedere anche ottime cose. Resta però un ottimo secondo. Che, per qualcuno, dovrebbe anche scalzare Gigi dal ruolo di titolare.

Salvatore Sirigu – Paris Saint GermainSalvatore Sirigu

Anche il portiere nativo di Nuoro, in carriera, ha alternato ottime cose a prestazioni più opache.

Trasferirsi in Francia gli ha poi sì garantito una certa vetrina Europea, che in quel di Palermo non avrebbe forse mai trovato, ma allontanato anche un po’ dai nostri radar.

Non da quelli di Prandelli, però, che continua a puntare sul sardo sia a completamento della rosa attuale che, soprattutto, in vista di un futuro ricambio generazionale.

Del resto se Buffon decidesse di abbandonare la maglia Azzurra al termine del prossimo Mondiale si aprirebbe un problema non da poco, riguardante la sua successione. Nessun altro interprete del ruolo ha infatti una esperienza internazionale anche solo vagamente accettabile.

Proprio questa potrebbe quindi essere la carta in più di Sirigu, che in quel di Parigi sta accumulando minuti importanti anche in Champions League.

Ad oggi, comunque, è poco più che uno spettatore non pagante.

Ignazio Abate – MilanIgnazio Abate

La situazione sugli esterni bassi è molto preoccupante, e da anni.

Logico quindi che Abate venga puntalmente preso in considerazione, da anni, da Prandelli.

Aspettando la definitiva consacrazione di De Sciglio (e magari un ritorno ad alto livello di Santon, o in alternativa un altro giovane che sappia imporsi) bisogna quindi arrangiarsi con ciò che passa il convento.

Il terzino milanista ha in realtà da sempre messo in mostra grossissimi limiti.

Ma effettivamente non ci sono alternative di altissimo livello.

Di certo anche un Milan sempre più imbarazzante non aiuta gli Azzurri vestiti di Rossonero a credere in sé e rendere anche oltre le proprie aspettative.

Lorenzo De Silvestri – SampdoriaLorenzo De Silvestri

Quando esordì in Serie A, a soli 17 anni, sembrava un predestinato.

Io, ed assieme a me la maggior parte degli addetti ai lavori, ero sicuro che avrebbe avuto un posto nelle convocazioni al Mondiale 2014.

Da allora sono passati ben otto anni e l’ex Biancoceleste è riuscito solo ad esordire in Azzurro, pur dopo una trafila interessante compiuta nelle nazionali giovanili del nostro paese.

Inutile dire che De Silvestri abbia tradito le attese. Giocatore dal grande potenziale atletico, ha messo in mostra gravi pecche sotto il profilo tecnico-tattico, non riuscendo nemmeno a crescere e limare i propri difetti come ci si sarebbe aspettato.

Nella condizione che sta vivendo il nostro calcio, in cui i grandi campioni sembrano essere sempre più un ricordo, è però bene provare a dare una chance a tutti.

Certo, per qualcuno questo atteggiamento può somigliare molto ad un “raschiare il fondo del barile”…

Leonardo Bonucci – JuventusLeonardo Bonucci

Il centrale juventino non vive un momento particolarmente felice, ma resta uno dei centrali più affidabili tra quelli convocabili da mister Prandelli.

All’ultimo Europeo, per altro, dimostrò di sapersi disimpegnare anche ad alto livello, erigendo una diga di notevole spessore con Barzagli, che diede bella mostra di sé in particolare contro la Germania.

Sono certamente lontani i tempi dei Cannavaro e dei Nesta, ma se guardiamo ciò che passa il convento in molte altre nazioni, tutto sommato, non ci va così male.

Certo, non abbiamo più il pacchetto arretrato più forte del mondo. Né probabilmente lo avremo nei prossimi anni (basti pensare ai talenti francesi come Varane, Zouma e Digne, per dirne tre). Però con i giusti meccanismi ed un equilibrio di squadra costruito come si deve, possiamo comunque ancora cavarcela, là dietro.

Giorgio Chiellini – JuventusGiorgio Chiellini

Nel 2008 fu, per rendimento, nettamente uno dei migliori centrali al mondo, fondamentalmente guadagnandosi all’epoca un posto da titolare in nazionale, che non ha praticamente più lasciato (è arrivato a quota 67 presenze in Azzurro).

Poi la Juve andò incontro ad un paio di annate assolutamente negative ed anche lui fu inghiottito in questo vortice “oscuro”, che sicuramente ha influito negativamente tanto sulle sue prestazioni quanto sul suo sviluppo.

Giocatore di buon livello, per quanto non un Campione per come lo intendo io, è comunque indispensabile a questa nazionale. Anche, perché no, vista la sua duttilità.

E’ infatti, tra tutti i difensori convocati, quello che meglio può disimpegnarsi nel duplice ruolo di centrale e terzino (sinistro).
Per quanto sulla carta, in quest’occasione, non ci sarebbe bisogno di questa caratteristica, posto che Prandelli ha chiamato due esterni bassi mancini di ruolo.

Andrea Ranocchia – InterAndrea Ranocchia

In gioventù era considerato LA speranza assoluta della difesa Azzurra.

Crescendo ha però messo in mostra limiti – in primis caratteriali, a mio avviso – molto palesi, non raggiungendo di certo quella dimensione cui molti lo vedevano destinato.

In questo senso, come per Chiellini, aver giocato nell’Inter di questi ultimi anni, che dopo Mourinho non ha ancora più trovato una propria dimensione, non l’ha aiutato a sviluppare appieno le proprie qualità calcistiche, comunque probabilmente più limitate di quanto preventivato.

In tutto ciò, va comunque detto che rispetto al – triste – scenario attuale, Ranocchia è comunque giocatore assolutamente convocabile e da convocare.

Anche perché Barzagli e Chiellini non sono eterni. Dall’under 21 non sembra essere uscito materiale di altissimo livello, in questo ruolo. A questo punto chissà che a breve la coppia titolare degli Azzurri non sia quella che si impose in Serie A nel Bari di Ventura…

Davide Astori – CagliariDavide Astori

Da anni è considerato uno dei migliori interpreti nel ruolo del nostro campionato.

Da allora, però, non ha fatto grandi passi in avanti, a livello di carriera.

Gioca ancora – con tutto il rispetto parlando, intendiamoci – nel Cagliari; ed è sì un punto fermo delle convocazioni di Prandelli, ma nonostante i quasi 27 anni ha comunque totalizzato solo poco più di dieci presenze in nazionali.

Insomma, il rischio di trovarsi di fronte ad un “eterno incompiuto” è forte.

Constatazione che per altro è, purtroppo per noi, applicabile alla maggior parte dei giocatori della sua età.

Dopo la nidiata d’oro dei campioni che hanno animato gli anni ’90 e ’00 del nostro calcio, infatti, il meccanismo di produzione di talenti sembra essersi inceppato, diventando capace di produrre solo buoni calciatori incapaci però di affermarsi ad altissimo livello.

Federico Balzaretti – RomaFederico Balzaretti

Fosse sempre quello visto nel corso dell’ultimo campionato Europeo, in cui fu in assoluto uno dei migliori della spedizione Azzurra, la fascia sinistra della nostra nazionale avrebbe il suo Re, senza se e senza ma.

Purtroppo l’ex terzino Bianconero ha sempre dimostrato di essere giocatore dalle prestazioni piuttosto altalenanti.

A riprova di ciò la brutta prestazione di sabato contro l’Inter, culminata con un’espulsione piuttosto sciocca.

Non è Maldini, purtroppo.

Ma questa non è certo colpa sua.

Manuel Pasqual – FiorentinaManuel Pasqual

Ai tempi in cui Toni faceva incetta di goal in quel di Firenze, andandosi poi a laureare campione del mondo proprio in Azzurro, sembrava essere un terzino in rampa di lancio, con una carriera rosea davanti a sé.

Poi, si è un po’ perso. Riuscendosi a ritrovare probabilmente anche grazia a Montella ed al suo approccio al calcio.

Qualche limite in fase difensiva l’ha sempre mostrato. Ma in appoggio alla manovra offensiva, e soprattutto quando si trova a crossare, dà il meglio di sé.

Giocatore sicuramente dignitoso. Ma anche per lui, a mio avviso, vale il discorso fatto in precedenza sui buoni talenti incapaci di imporsi ad altissimo livello.

Alessandro Florenzi – RomaAlessandro Florenzi

Chi lo vide a Crotone capì subito che avrebbe avuto una carriera di alto livello.

Giocatore che unisce un po’ tutto: qualità e abnegazione come pochi, senza picchi in nessun senso ma come over all ed utilità è secondo a pochi (per ora in Italia, domani chissà).

Duttile (può giocare tanto esterno quanto interno, oltre che come mezz’ala), buon timing negli inserimenti, intelligenza tattica e buon atletismo.

E’ uno dei pochi giovani italiani su cui puntare senza indugio. Il tutto prima che diventi, come per tanti altri ragazzi prima di lui, troppo tardi.

Giusto per evitare che tra qualche anno, commentando le convocazioni in vista del Mondiale 2022, non lo si etichetti come uno dei tanti “incompiuti” d’Italia!

Antonio Candreva – LazioAntonio Candreva

Ai tempi della Juventus giocò ad intermittenza.

Sembrava essere uno dei tanti giocatori destinato a cadere un po’ nel dimenticatoio.

Poi, la deflagrazione sulla sponda Biancoceleste di Roma.

Grande annata la scorsa, culminata con le ottime prestazioni della Confederations Cup.

In questo momento doveroso considerarlo. Da qui al Mondiale dovrà darsi da fare per guadagnarsi un biglietto per il Brasile.

Andrea Pirlo – JuventusAndrea Pirlo

Credo ci sia una parola che riassuma bene ciò che è questo giocatore: fenomeno.

Poi, per l’amor di Dio, il tempo passa per tutti ed anche il campionissimo bresciano ha dato chiari segni di cedimento.

Però è l’unico che può, con un tocco di palla, cambiare una partita.

Gli ultimi Mondiali hanno ben dimostrato cos’è l’Italia senza Pirlo: una squadra vuota.

Giocatore da cui non si può prescindere.

Possiamo sperare una cosa sola: che arrivi con le ultime cartucce in canna in Brasile. E se le spari tutti.
Così fosse, faremmo molto probabilmente un Mondiale quantomeno dignitoso.

Marco Verratti – Paris Saint GermainMarco Verratti

Un tempo c’era un pochino di ritrosia a convocare giocatori impegnati all’estero.

Poi è arrivata Calciopoli, alcuni super Campioni (del Mondo, tra l’altro), come Cannavaro e Zambrotta, emigrarono e la cultura cambiò, in questo senso.

Così Verratti, che pure avrebbe l’età per giocare ancora in under 21, è ormai uno dei punti fermi della nazionale di Prandelli, che giustamente lavora anche per porre le basi per il futuro.

L’ex pescarese, del resto, è l’erede designato di Andrea Pirlo. E nonostante abbia palesato alcuni limiti che lo pongono – oggi, almeno – ben al di sotto dello juventino, ha comunque i mezzi per compiere una carriera di alto livello.

Difficile dire se sia stata azzeccata la scelta di andare a Parigi, quando in quel di Torino poteva esserci un po’ di apprendistato all’ombra del mentore Pirlo prima della titolarità assoluta.

Fattostà che dopo il Brasile Pirlo smetterà. Verratti ha un anno per apprendere quanto più possibile. Poi, a meno di sbruciacchiamenti vari, sarà lui il nuovo faro della nazionale italiana.

Daniele De Rossi – RomaDaniele De Rossi

Senza nulla togliere a Roma ed alla sua piazza, si fosse trasferito in un “top club” dopo il Mondiale del 2006 sarebbe sicuramente considerato uno dei migliori interpreti al mondo del ruolo.

Centrocampista tuttofare in grado di abbinare bene qualità e, soprattutto, tanta qualità (oltre che sagacia tattica), sembra fare (quasi) sempre grandi prestazioni quando veste d’Azzurro.

Predilige giocare centrale in un centrocampo a tre. In Nazionale, però, è chiuso da un certo Andrea Pirlo, e da ragazzo intelligente quale è non può che chinare la testa e mettersi a disposizione del proprio compagno di squadra.

Anche da mezz’ala, comunque, si disimpegna alla grande.

Uno dei pochi punti fermissimi del mio 11 Azzurro.

Thiago Motta – Paris Saint GermainThiago Motta

Con l’arrivo di Leonardo nella dirigenza parigina, è risaputo, la colonia italiana all’ombra della Tour Eiffel è andata via via espandendosi.

Personalmente, però, trovo che Thiago Motta sarebbe un giocatore da non convocare più.

Sia per una questione anagrafica (che nel suo caso, visti anche i tanti infortuni patiti in carriera, inizia a contare), sia per una questione di valore (attuale) assoluto.

Giocatore per altro fragile, è sempre stato uno dei pallini di Prandelli.

Convocarlo in Brasile vorrebbe dire riportarlo a casa, essendo nato nella terra del calcio per eccellenza.

Io, però, inizierei a guardare oltre.

Riccardo Montolivo – MilanRiccardo Montolivo

Una volta essere titolari nel Milan significava già, di per sé, essere riconosciuto come giocatore di alto livello.

Nel Milan di oggi, però, le cose sono cambiate. Il livello si è abbassato notevolmente, e Montolivo è un buon giocatore ma nulla di più.

L’ennesimo, a mio avviso, che rientra nella categoria dei calciatori che non si sono affermati per come ci si aspettava.

Del resto in gioventù, ai tempi di Bergamo, veniva considerato come un futuro top player. Cosa che, mi pare palese, non è diventato.

Ovvio, doveroso convocarlo in un periodo in cui, come detto, non brilliamo per talento.

Però il definitivo salto di qualità temo non possiamo più aspettarcelo nemmeno da lui…

Claudio Marchisio – JuventusClaudio Marchisio

Fino ad un paio d’anni fa nessuno si sarebbe sognato di mettere in dubbio il suo valore.

Poi a Torino è sbarcato Vidal, ed ha preso il suo posto nel cuore dei tifosi bianconeri.

Cuore che sembra aver praticamente abbandonato del tutto con l’esplosione di Pogba.

Però, anche e soprattutto in ottica nazionale, Marchisio è una mezz’ala di valore, bravo a difendere quanto offendere, con ottimi tempi d’inserimento.

Due problemi, per lui. Da una parte di natura tattica, ma dovuta più al suo impiego. Non è un trequartista. E la sua capacità di inserimento si esalta quando può partire da dietro.
Schierarlo alle spalle di una o più punte significa mortificarne le qualità.

La seconda, di impatto sui match.
Chi lo critica imputandogli di sparire nelle partite importanti forse esagera, ma non ha nemmeno tutti tutti i torti…

Alberto Aquilani – FiorentinaAlberto Aquilani

Altro caso di giocatore destinato a spaccare il mondo, con risultati piuttosto scarsi.

Per l’amor di Dio, non metto in dubbio la qualità del ragazzo. Che però tra limiti caratteriali e infortuni non ha mai raggiunto il livello cui ci si aspettava potesse assurgere.

Lo scorso anno il futbol bailado cui ha aspirato Montella lo ha sicuramente aiutato, anche se i veri perni del centrocampo Viola erano Pizarro e Valero.

Giocatore che in una rosa così ampia ci sta sicuramente. Ma che spesso finisce con il non essere né carne né pesce.

Peccato, anche perché con la sua potenziale duttilità poteva venirci comodo: da una parte come mezz’ala destra, dall’altra come trequartista.

Emanuele Giaccherini – SunderlandEmanuele Giaccherini

Soldatino molto utile per cercare di mantenere una squadra in equilibrio.

In valore assoluto, secondo il mio parere, non varrebbe la maglia Azzurra. Ma in quanto ad utilità ha già dimostrato, non ultimo in Confederations, di starci alla grande.

Scommessa vinta da Prandelli proprio nel corso dell’ultima estate, si è trasferito in Inghilterra per provare a guadagnare un po’ di considerazione anche al di fuori dei patri confini.

Le cose per il Sunderland non sono iniziate benissimo, ma lui, sono convinto, non si scoraggerà per questo. E combatterà fino all’ultimo per provare a guadagnarsi una nuova chiamata brasiliana…

Alessandro Diamanti – BolognaAlessandro Diamanti

Su questo ragazzo mi sono scontrato spesso, con appassionati tanto quanto con colleghi.

Dal mio punto di vista è un giocatore normale. Dotato però di colpi da fuoriclasse.

Che riesce però a mettere in mostra solo a sprazzi.

Fosse continuo, sarebbe il giocatore giusto al posto giusto. Perfetto nel 4-3-1-2 con cui tenderei ad impostare la nazionale io.

Se però, anche qui con tutto il rispetto, all’età che ha si trova ancora a giocare a Bologna, è perché ha sì i numeri per cambiare le partite, ma è ben lontano da una dimensione internazionale cui dovrebbe assurgere un titolare della nazionale italiana.

Buona riserva. Per fare il salto di qualità, però, gli manca ancora qualcosa (se non molto).

Alessio Cerci – TorinoAlessio Cerci

Giocatore dalle potenzialità devastanti, ma con un carattere che lo ha evidentemente frenato nello sviluppo.

Che questo possa essere l’anno buono?

Sicuramente ha iniziato alla grande, forse galvanizzato proprio dalla prospettiva del Mondiale.

Di certo sarebbe ora che iniziasse a spaccare le partite con un po’ di continuità.

Per quanto, come detto, vorrei poter impostare la Nazionale col 4-3-1-2, per un Cerci in formissima varrebbe sicuramente la pena modificare l’impostazione tattica mettendosi a giocare con le ali.

L’ex romanista, però, deve decidersi. Vuole diventare un giocatore di alto livello oppure no?

Inizi a trascinare il Torino. Poi ne riparleremo.

Lorenzo Insigne – NapoliLorenzo Insigne

Uno dei pochi giovani italiani con i numeri per diventare giocatore di livello internazionale.

Innanzitutto, deve diventare il Re di Napoli. Brillare in Champions. E poi pensare alla Nazionale.

Di sicuro ha dimostrato in under 21 come in Italia, ad oggi, ci siano pochi suoi coetanei di qualità assoluta.

Ha dei colpi importanti. Ha la possibilità di metterli in mostra con discreta continuità. E sembra anche avere carattere.

Speriamo non si bruci anche lui.

Pablo Osvaldo – SouthamptonPablo Osvaldo

Anche lui, come Giaccherini, è volato oltremanica per provare ad imporsi.

Anche lui, come Cerci, ha una testa che ne ha limitato lo sviluppo.

Personalmente non lo vedrei come possibile titolare della nostra nazionale. Ma di certo rappresenta un’alternativa valida.

Se poi decidesse di maturare e di trovare continuità di rendimento, sarebbe una riserva di tutto rispetto per la nostra Nazionale.

Alberto Gilardino – GenoaAlberto Gilardino

Uno dei pochi Campioni del Mondo rimasti in attività, Alberto Gilardino non ha – nemmeno lui – mantenuto certe promesse. E dopo il buon campionato di Bologna si trova ora a giocare in quel di Genova, sponda Rossoblù. Non esattamente due “top team”, con tutto il rispetto.

In Brasile, nel corso della Confederations, ha comunque dimostrato di essere un giocatore che ancora può starci, pur senza spostare gli equilibri, a certi livelli.

Certo, con anche Balotelli ed Osvaldo come punte “fisicate” non mancano le alternative. Dovrà provare a convincere Prandelli a suon di goal e prestazioni.

Giuseppe Rossi – FiorentinaGiuseppe Rossi

Ritorno doveroso.

Anni fa parlavo benissimo di lui, e tanti mi davano contro. Ora sento dire che il vero acquisto della Viola è lui. Boh.

Di certo, esattamente come pensavo anni fa, il duo titolare della nostra nazionale potrebbe e dovrebbe essere composto da lui e Balotelli.

Purtroppo, anche in questo caso, tanti sono stati i problemi che si sono messi di traverso all’esplosione definitiva dei due.

Nel caso di Pepito, atleta serio per antonomasia, si tratta di problemi di natura fisica, che ne hanno minato la crescita.

Mario Balotelli – MilanMario Balotelli

Gioia e dolori dei tifosi Rossoneri ed Azzurri.

Ragazzo con potenziale non infinito ma certamente notevolissimo, potrebbe e dovrebbe essere il trascinatore della nostra nazionale. Ma, a conti fatti, ad oggi è solo ad 11 realizzazioni in Nazionale.

Non poco in una nazione in cui il capocannoniere storico è Riva a quota 35, ma nemmeno al livello di quanto potrebbe fare un ragazzo come lui.

Che quest’anno, mi tocca ribadirlo, ha sino ad ora collezionato più ammonizioni che non segnature.

Mario, è tempo di sbocciare. Sbocciare davvero.

(A margine: la questione del codice etico sta diventando stucchevole.)

Questi tutti i 29 convocati da Prandelli.

Un piccolo spazio, però, vorrei riservarlo anche a Francesco Totti. Che contro l’Inter è stato assolutamente decisivo (due goal ed un numero d’alta classe a lanciare l’azione del tre a zero) e che il C.T. Azzurro ha detto terrà in considerazione in vista del Mondiale.Francesco Totti

Il suo rapporto con la maglia della Nazionale, lo ricorderete anche voi, è sempre stato abbastanza conflittuale ed in certe occasioni ha quasi sfiorato il ridicolo con certe dichiarazioni fuori luogo.

Ma del resto, anche visto il carattere, non poteva che essere così, dato che a Roma era considerato un Dio ed è stato capace di farsi odiare, sportivamente, in molti campi d’Italia, con alcuni atteggiamenti sopra le righe.

Più che questo, però, il problema resta nell’aver abbandonato la Nazionale. Capibile, ad una certa età. Ma scelta certo non obbligata (Del Piero, ad esempio, non ha mai preso questa decisione).

Quanto sarebbe giusto richiamarlo dopo anni in cui si è tirato fuori dalla lotta?

Probabilmente poco-nulla.

Ma da un punto di vista puramente tecnico, nulla da dire. Visti anche i limiti ad oggi palesati da Balotelli, sarebbe il giocatore più dotato tra quelli a disposizione di mister Prandelli.

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Non è, nel complesso, una grande partita quella che si consuma alla luce dei riflettori dello Juventus Stadium.

Eppure l’inizio, con il Milan in vantaggio dopo pochi secondi, faceva ben sperare.

Ma analizziamo gli aspetti principali di questo match.Andrea Pirlo

Partendo dall’arbitraggio.

Non mi piace parlarne, e chi mi segue dall’inizio lo sa, ma alle volte è anche giusto sottolineare certe prove palesemente non all’altezza.

Intendiamoci: la partita non è stata viziata, nel complesso, perché ad imporsi è stata la squadra che si è meritata la vittoria sul campo.

Tante, però, sono state le occasioni che hanno fatto storcere il naso. Entrambe le parti.

Dalla non espulsione (con conseguente non assegnazione del rigore) a Mexes (che però evidentemente voleva a tutti i costi finire anzitempo il match) all’ammonizione data a Constant, sono stati diverse le situazioni in cui non l’arbitro, ma tutto il corpo arbitrale, non è risultato essere all’altezza.

Venendo al match in sé, partiamo dal Milan.

Davvero una brutta partita per i Rossoneri. Praticamente mai pericolosi in avanti (con due goal “casuali”, nati su un errore di Pogba il secondo e su un tiro-cross sporco di Nocerino che ha pescato Muntari solo sul secondo palo) e messi male in campo, con una difesa che fatica a reggere una Juventus pur non irrestibile ed un centrocampo che prova a tamponare la situazione come può, pur combinando poco.

Muntari che risulta quindi essere l’unica nota lieta del match. Due goal per lui, che però non fruttano nemmeno un punto alla sua squadra.
E’ sicuramente lui il migliore dei suoi.

Malissimo invece l’ex più atteso del match, quel Matri passato a fine agosto al Milan, richiestissimo da Allegri.

Come ebbi modo di dire all’epoca del suo trasferimento, davvero serviva a questa squadra? Non era meglio investire in altri settori del campo?

In questo senso la colpa è comunque da spartire con la società. Un acquisto sul filo dell’inutilità fatto per accontentare un allenatore in cui il Presidente, è ampiamente risaputo, nemmeno crede più.

Il tutto quando si ha un centrocampo con un tasso tecnico bassissimo ed una difesa che avrebbe palese bisogno di rinforzi.

Matri che stasera non si fa certo rimpiangere dai suoi ex tifosi. Anzi.

Girando per i social si trovano molti supporter Rossoneri scontenti della sua prestazione. E non può essere altrimenti, visto quanto fatto stasera.

Sempre parlando di singoli, Mexes. Che oltre a non valere – a mio modo di vedere, beninteso – un posto da titolare al Milan né tantomeno i 4 milioni netti che percepisce all’anno.

Dimostra di non esserci già ad inizio partita, quando si perde Quagliarella che, per sua fortuna, la mette alta.

Poi nella ripresa l’apoteosi. Dapprima merita il rosso, provocando un rigore che non viene fischiato. Poi, non contento della grazia gentilmente concessagli da arbitro e collaboratori, decide che è proprio il caso di finire anzitempo il match.

Infine, Abbiati.

Un portiere che ha costruito un’intera carriera, a mio avviso, al di sopra delle proprie possibilità, sapendo però sfruttare alla grande quella chance che il destino gli diede nel suo primo anno da professionista, culminato con quella famosa parata-Scudetto di Perugia.

Un portiere comunque di buon livello, intendiamoci, che però non è più assolutamente adatto a certi livelli.

Possibile che un Milan capace di fare un repulisti praticamente totale dei giocatori capaci di costruire gli ultimi – in ordine cronologico – fasti Rossoneri non possa affidare a qualcun altro la propria porta?

Ovviamente, non posso non soffermarmi, passando alla panchina, su Allegri.

Un allenatore che già due anni fa, dopo che riuscì a perdere lo Scudetto in favore della prima Juve di Conte (nonostante una squadra sulla carta superiore), sarebbe dovuto essere messo alla porta.

Intendiamoci, la fortuna non lo sta aiutando. Ma lui sta sbagliando tanto, se non tutto. Ed una squadra come il Milan, che comunque conta su molti nazionali di diversi paesi, non può non avere un gioco, come invece succede da tempo.

Capisco cercare attenuanti negli infortuni o in certe squalifiche (però puntare su giocatori limitati caratterialmente porta a questo, è risaputo), però Max non è più – o forse non è mai stato – l’uomo giusto al posto giusto.

Non sembra avere in pugno la situazione. E come se non bastasse, l’abbiamo già detto, non è nemmeno benvoluto dal Presidente.

Prima sarà sollevato dall’incarico e meglio sarà per tutti.

https://twitter.com/bozzoMO/status/386949350158786560

Sempre restando alle panchine, ma passando a quella Bianconera, non sembra stia vivendo una situazione professionalmente molto migliore Antonio Conte, che in questo inizio di stagione ha sbagliato tanto.

La sua squadra non è più quella quadrata degli ultimi due anni né tantomeno quella affamatissima e mai doma del suo primo campionato allo Stadium.

Però di riffa o di raffa, a mio avviso più per le mancanze altrui che per i meriti propri, l’ha portata a casa.

Decisivo, a conti fatti, il cambio che ha visto entrare sul terreno di gioco Giovinco.

Sostituzione azzeccata che però non può far andare in ombra la questione Llorente, anche oggi sottoutilizzato (cinque minuti per lui). Possibile che contro una squadra che ha subito la maggior parte dei goal di testa non si trovi spazio per l’unica punta fisicata in rosa!?

Il già citato Giovinco che da parte sua mette in mostra, nel realizzare il goal del vantaggio, una parte del suo repertorio: grande rapidità d’esecuzione in area, sia a liberarsi dell’avversario che nel calciare poi in porta.

Un qualcosa che, ben sappiamo, fa parte del suo bagaglio tecnico. Un qualcosa che, però, ha messo in mostra raramente da quando è tornato a giocare sotto la Mole.

Che questa segnatura possa rilanciarlo? La fiducia di Conte, del resto, non gli è mai mancata…

Da rivedere, comunque, la fase difensiva della squadra. Capace di prendere due reti in una partita in cui l’attacco avversario combina pochino.

La prima realizzazione, è vero, è piuttosto fortunosa. Però va sottolineato come Muntari si trovi completamente solo, in posizione favorevole. Capisco anche non ci si aspettasse che il pallone potesse finire a lui, ma questo non può essere un alibi.

La seconda realizzazione, poi, nasce da una palla persa nella propria trequarti. Una situazione di gioco assolutamente pessima, che un allenatore non vorrebbe – giustamente – mai vedere su di un campo di calcio.

Questa cosa mi dà anche il la ad uno spunto di riflessione che riguarda i tifosi (in questo caso juventini, ma vale per tutti): Vidal e Pogba sono, anche a ragione, due idoli assoluti.

Se certi errori compiuti dai due li facessero altri (ad esempio Giovinco, ma ultimamente anche Marchisio sembra essere un po’ preso di mira oltre quanto merita) verrebbero sotterrati dagli insulti…

Infine Tevez.

Che non segna ma si sbatte moltissimo. Guadagna il calcio di punizione che vale il pareggio, carica di cartellini gli avversari (anche se quello dato a Constant è stato, come detto, ingiusto), lotta come un leone per provare a tenere sulle corde la difesa avversaria.Carlos Tevez

Nel contesto Juve difficilmente potrà competere per diventare capocannoniere. Ma è comunque un giocatore che sta producendosi su buonissimi livelli di prestazione.

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La Roma si limita a giocare un tempo.

Tanto basta ai Giallorossi per disfarsi di un’Inter non all’altezza della situazione, meno che mai posto lo stadio in cui si giocava.

Ma andiamo con ordine ed analizziamo un po’ tutti gli aspetti principali di questo match.Francesco Totti

Innanzitutto, Totti.

Nel primo tempo, fondamentalmente, tocca tre palloni e la Roma segna tre reti. Il primo è una conclusione dal limite, inarrivabile pure per un super portiere come Handanovic.

Il secondo è il rigore (eufemisticamente generoso, o così pare) con cui raddoppia e spacca il match.

Il terzo è un cioccolatino: controllo sontuoso al limite della propria area di rigore e dimostrazione di come, anche da fermo, quando si ha un talento superiore si possa fare la differenza.
Da lì, il contropiede, stile Napoli mazzarriano dei tempi d’oro, che porta al goal.

In secondo luogo, lo stesso Mazzarri.

L’Inter di stasera ha poco a che vedere con ciò che ci si aspetta da una sua squadra (se non per il fatto che, ancora una volta, Icardi e Kovacic hanno iniziato il match in panchina).
Intendiamoci, non lo ritengo un allenatore di grandissimo livello. Penso sia un buon mister con limiti ben marcati e definiti.

Nonostante ciò, i Nerazzurri stasera erano impresentabili ben oltre a quanto non mi aspetterei da una squadra allenata dal livornese.

Una delusione, oggi: giro palla spento, ripartenze vacue, squadra spuntata.

E qui si innesta il terzo aspetto di cui parlare: Palacio.

Praticamente, uno spettatore non pagante.

A fine primo tempo ho guardato i suoi numeri sul sempre utilissimo Whoscored ed ho trovato conferma alle mie impressioni: il nulla, o giù di lì.

E non può essere altrimenti.

Così il discorso si intreccia col precedente: come puoi pensare di schierare Palacio unica punta senza fargli perdere buona parte del proprio potenziale?

Questo atteggiamento, poi, ha ancora meno senso in casa. Palacio non è Cavani, e credo Mazzarri lo sappia. Non può garantire lo stesso tipo di gioco dell’uruguagio: va sfruttato diversamente.

Scena clou di questo discorso, il goal annullato a Ranocchia. Senza voler discutere l’eventuale validità dello stesso (personalmente credo fosse annulabilissimo, e nella stessa direzione vanno la maggior parte dei commenti che ho letto durante il match) troviamo Palacio in versione assistman.

Ottimo, no?

Sì, non fosse che l’argentino si trova a colpire di testa, per prolungare la sfera, in situazione di spalla alla porta.

Avesse caratteristiche da ariete nulla da dire. Ma essendo una seconda punta rapida che basa il proprio gioco su qualità opposte, ecco che non si può pensare di deturpare a questo modo uno dei giocatori più forti della squadra.

https://twitter.com/sciabolatablog/status/386583322069315584

Ancora… Gervinho.

Acquisto utile senza dubbio per questa Roma, cui le qualità atletiche dell’ivoriano tornano sicuramente comode.
Per di più, il ragazzo è un “protetto” di Rudi Garcia, che già lo allenò in Francia. Praticamente perfetto per i Giallorossi.

Però quando leggo certe esaltazioni non posso che storcere il naso. Dal mio punto di vista il ragazzo è e resta un giocatore tutto sommato modesto, in grado di elevarsi dalla media proprio per atletismo ed abnegazione. Bravo ad incunearsi e guadagnarsi il rigore, dimostra poi entrambi i suoi lati della medaglia quando semina tutta la difesa in una fuga di cinquanta metri palla al piede per poi, a tu per tu con Handanovic, calciare una mozzarella che il portiere sloveno devia in corner.

Giocatore utile al sistema. Nulla di più.

Di certo parole più toste mi tocca riservarle a Pereira.

Ho visto un solo replay dell’azione del rigore. Ok, anche a me sembrava che il fatto fosse stato compiuto giusto al limite dell’area, non all’interno di essa.

Anche dando ciò per assodato, però, nulla potrà mai giustificare l’avventatezza dell’intervento che il fluidificante portoghese commette ai danni dell’ala avversaria.

Fin dai pulcini si insegna che in quelle situazioni di gioco bisogna temporeggiare e provare ad accompagnare l’avversario in una zona di campo in cui non possa nuocere. Evitando di entrare, in primis per non essere saltati. Di sicuro mai e poi mai, in quei frangenti, si deve cercare la scivolata.

Davvero un errore banalissimo, che non si dovrebbe mai vedere in Serie A.

https://twitter.com/sciabolatablog/status/386573755214229504

Non posso poi non riservare un plauso a Rudi Garcia.

Che infila la sua settima vittoria in sette gare, un ruolino di marcia notevolissimo e – non fatemi ridere – assolutamente inaspettato.

L’ex lillois dimostra comunque tutta la sua sagacia. Studia bene gli avversari, ne cerca i punti deboli, e schiera comunque una squadra compattissima, ottima in chiusura e sempre pronta a ripartire. Come in occasione del 3 a 0.

Impressionante, poi, vedere la metamorfosi della difesa romanista. Che lo scorso anno imbarcava acqua da tutte le parti nonostante la presenza dell’enfant prodige Marquinhos. E che quest’anno, certo non solo grazie all’arrivo di Benatia, è diventata una sorta di linea Maginot. In questo, aiutata anche molto dal centrocampo.

Una fase difensiva nel complesso molto ben studiata. Squadra corta, pochi spazi regalati agli avversari.

Così la Roma continua a rullare ogni avversario che gli si presenta davanti.

A livello di talento non credo possano competere con la Juventus (che però, continuando a giocare così, rischia fortemente di perdere lo Scudetto un po’ come fece il Milan due anni fa, da – quasi – unica pretendente), ma le partite si gioca in campo e non sulla carta. E allora chissà che questi Giallorossi non possano giocarsela fino in fondo.

In tutto ciò c’è però anche una nota dolente: Balzaretti.

Che personalmente non mi ha entusiasmato stasera, risultando forse il peggiore in campo (dei suoi) almeno fino al momento in cui è stato espulso. Perché a quel punto il titolo se lo è assicurato senza più dubbi o ritrosie.

Espulsione per altro piuttosto sciocca, con un’entrata avventata e fuoritempo da giallo (ed era il secondo) pieno.

Ma si sa, non tutte le ciambelle escono col buco.

Infine, l’Inter.

Che come già accennato scende in campo troppo rinunciataria (praticamente spuntata), giochicchia senza un gran filo logico e prova conclusioni estemporanee.

Per l’amor di Dio, Guarin rischia di far venire giù San Siro con un bolide dalla distanza. Ma nel complesso la squadra sembra avere poche idee e piuttosto confuse.Fredy Guarin

In questo senso una chiosa importante: tirare tanto per tirare non significa produrre gioco o occasioni.

No, perché l’Inter calcia ben 18 volte (per altro trovando lo specchio solo in tre occasioni), ma per lo più sono situazioni estemporanee.

Per dire, il duo Alvarez-Taider ha concluso ben nove volte verso la rete. Solo che non è calciando che si vincon le partite…

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