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Archive for the ‘Mondiale per Club’ Category

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CRONACA

Dieci minuti ed ecco la prima occasionissima del match: sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto dalla destra del fronte offensivo londinese la palla giunge tra i piedi di Cahill che lo calcia dritto per dritto verso la porta difesa da Cassio che, in qualche modo, riesce a bloccarlo prima che questo sorpassi la linea di porta.
Il match però stenta a decollare. Il Timao fatica a dare forma ad un qualsiasi tipo di gioco, foss’anche di rimessa. E si affida così a ripartenze di singoli, senza alcuna anima. I Blues invece cercano di imbastire azioni corali, senza però riuscire a a farlo con efficacia.Rafa Benitez

Per avere un secondo brivido dobbiamo quindi aspettare ben altri ventotto minuti quando Moses è pescato da Hazard in ripartenza e calcia a giro dal limite dell’area, cercando il palo lontano. Bravissimo però Cassio a deviare in angolo in tuffo, con la mano di richiamo a “pulire” lo specchio di porta.
Estremo difensore brasiliano che deve ripetersi poco più tardi andando però a bloccare un bella conclusione dritto-per-dritto scoccata centralmente da Mata.

La ripresa si apre quindi con una bella imbucata centrale di Mata per Hazard, capace di bucare sullo scatto ogni avversario per presentarsi a tu per tu con Cassio, bravo però ad uscirgli sui piedi tempestivamente riuscendo a guadagnare anche un rinvio dal fondo.
E’ un secondo tempo che vede comunque un Timao molto più convinto dei propri mezzi. La pochezza del gioco Blues spinge infatti i brasiliani a spingersi in avanti con più continuità, pur senza grande capacità di pungere. L’occasione interessante arriva comunque al sessantaquattresimo, quando Paulinho riceve in area e scarica di destro, spendendo però di poco a lato.

Il goal che legittimi la superiorità brasiliana è nell’aria e arriva al settantesimo quando un misto tra una buona azione ed un po’ di fortuna portano Danilo a calciare a rete, trovando la deviazione di un difensore che impenna il pallone mettendo fuori dai giochi Cech. Sulla sfera piomba quindi Guerrero che, tutto solo, incorna in rete.

La rete scuote un poco i Blues, che comunque non riescono a trovare quella convinzione e quella ficcantezza necessaria a trovare il pareggio.
A cinque dal termine riescono comunque, in qualche modo, a pescare la palla goal che potrebbe valere i supplementari, ma il solito Cassio, migliore in campo (lo anticipo), spranga la porta, facendo no con la testa.

Come non bastasse all’ottantanovesimo Cahill “decide” di finire la partita anzitempo, facendosi espellere.
Il match però non è finito. Al novantaduesimo Mata scodella in area, Torres scatta e anticipa l’uscita di Cassio, segnando un insperato pareggio. Non fosse che il guardalinee si mostra attentissimo e gli sbandiera un fuorigioco sacrosanto.

Sono proprio questi due episodi a mettere la pietra tombale al match: Corinthians Campione del Mondo 2012.

COMMENTO

Scommettessi, dopo aver visto le due semifinali disputate rispettivamente contro Al Ahly e Monterrey, mi sarei giocato la vittoria del Chelsea. Non tanto perché mi fidassi dei Blues, squadra che ha già messo più e più volte in mostra tanto i suoi limiti quanto la mancanza di un Drogba là davanti.

No, avrei giocato la vittoria degli inglesi semplicemente perché il Timao mi aveva fatto una pessima impressione contro gli egiziani.

Impressione confermata anche nel primo tempo di questa partita.

Poi all’intervallo dev’essere successo qualcosa. Probabilmente i brasiliani devono essersi resi conto di trovarsi davvero di fronte ad un avversario abbordabile. Un avversario senz’anima, capace di vincere la Champions grazie ad un gioco molto rinunciatario ed un Campione là davanti. Una squadra costruita male con spese ingenti ma non ragionate.

Ed ecco la trasformazione.

Perché dal primo minuto della ripresa al momento del goal c’è stato praticamente solo il Corinthians in campo, con il Chelsea spettatore non pagante, abulico, incapace di portare anche solo qualche ripartenza davvero efficace.

E poi il patatrac della realizzazione.

Tanti gli errori dei Blues quest’oggi. Dall’aver regalato la ripresa ad un avversario abbordabile ad una fase difensiva completamente piena di falle e lacune ovunque.

Anche la sfortuna ha inciso, certo. Perché in occasione della rete di Guerrero è una deviazione fortuita a mettere fuori gioco Cech trasformandosi in assist prelibato per la punta peruviana.

Niente scuse, però. Quando ti chiami Chelsea, vieni da una Champions League vinta pochi mesi fa ed hai speso tanto sul mercato non puoi regalare una finale così.

MVP

Come detto è Cassio il migliore in campo, secondo il sottoscritto.

Questo perché da abbastanza sicurezza a tutto il reparto e, soprattutto nel primo tempo, mura bene la propria porta, non permettendo agli avversari di trovare un vantaggio comunque non so quanto meritato.Cassio

Certo, se Torres, giusto a fine match, fosse partito in posizione laterale ora mi toccherebbe parlare molto diversamente della sua prestazione…

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CRONACA

E’ una gara di livello molto maggiore rispetto ad Al Ahly vs. Corinthians e lo si capisce subito, dal ritmo impresso dalle due compagini. Così dopo quattro soli minuti di gioco arriva la prima occasione interessante: David Luiz buca centralmente e calcia dalla distanza, mettendo fuori di poco.
Il tempo che la lancetta lunga faccia altri due giri d’orologio ed è ancora il centrale carioca a mettersi in mostra, con un filtrante che libera Hazard, la cui conclusione d’interno non trova però il giro giusto e si spegne a lato.David Luiz

Chelsea che resta in completo controllo del match. Al decimo Hazard fa secchi due uomini in fascia e crossa all’altezza del dischetto del rigore dove solo un controllo difettoso di Oscar permette alla difesa messicana di chiudere e salvarsi.
Così al diciassettesimo arriva la prima rete: Oscar libera di tacco Cole che centra un pallone radente il suolo per Mata, il cui mancino non lascia scampo a Orozco.

Intorno alla mezz’ora arriva però la reazione messicana: Delgado affonda sulla sinistra e crossa in mezzo dove pesca De Nigris, perso dai centrali inglesi. La cui incornata non trova però lo specchio.
Chelsea che a quel punto cerca quindi di abbassare il ritmo per condurre in porto vittoriosamente una prima frazione in cui comunque è risultato – come ci si poteva aspettare – superiore agli avversari.

La riapertura del match è quindi choc per i messicani, che affondano: nemmeno un minuto ed Hazard semina il panico sulla sinistra appoggiando centralmente a Torres, il cui tiro è deviato alle spalle di Orozco per il 2 a 0 Chelsea.
Ma non basta. Un paio di minuti scarsi e arriva un secondo autogoal. Stavolta è torres a fuggire a sinistra e servire Mata, il cui controcross basso è deviato in rete da Chavez. Game over.

Chelsea che, rilassatissimo, decide comunque di provare a regalare ancora spettacolo. Al cinquantaduesimo così è il solito Mata a sfiorare il goal, calciando a lato di poco. Posizione di partenza comunque irregolare e realizzazione che sarebbe stata annullata.
Dal canto suo il Monterrey, forte di un maggior possesso palla, cerca il modo di arrivare quantomeno al goal della bandiera, palesando per una scarsa incisività sotto porta che ne certifica l’incapacità di passare il turno, soprattutto contro avversari così quotati.

Il tutto comunque produce solo la segnatura all’ultimo istante di De Nigris. Buona per l’onore, non certo per il passaggio del turno. Col Chelsea che può così raggiungere il Corinthians in finale.

COMMENTO

Troppo Chelsea per questo Monterrey. Basta poco ai talentuosi Bleus per regolare i generosi messicani, che con anche non poca sfortuna, alla fine, devono abbassare lo sguardo di fronte ai Campioni d’Europa in carica.

Vittoria meritata dagli uomini di Benitez che pur debbono ringraziare la loro buona stella, posto che riescono a chiudere un match pur sino a quel punto controllato solo grazie a due deviazioni assolutamente decisive. La prima su tiro di Torres, con la palla che s’impenna e risulta imprendibile per Orozco, la seconda su cross di Mata.

Inglesi ben messi in campo che ora, soprattutto grazie al potenziale tecnico a disposizione, sono i doverosissimi favoriti per la vittoria finale, stante anche il fatto che troveranno un Timao che come sappiamo ha sofferto non poco di fronte ai pur modestissimi egiziani dell’Al Ahly.

La seconda imposizione mondiale per Benitez, così, sembra essere sempre più vicina.

MVP

Poche cose ma di classe e qualità assoluta. Quando Eden Hazard parte palla al piede risulta essere assolutamente inarrestabile. Ed è proprio dalla sua fascia che arrivano i problemi maggiori per gli Albiazules. Certo non un caso.Hazard Torres

Honorable mention finale per David Luiz. Schierato in mediana al fianco di Obi Mikel si spende tanto in fase di non possesso per spingersi in penetrazione centrale in diverse situazioni. Davvero bravo e presente.

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CRONACA

Ritmi blandi per l’inizio della prima semifinale di Mondiale per Club. Così per vedere la prima occasione interessante dobbiamo aspettare dieci minuti, quando Soliman pennella una punizione in area cogliendo impreparata la linea difensiva corinthiana e trovando l’incornata di Rabiea, che non riesce però a trovare lo specchio di porta.
Brasiliani meno brillanti di quanto ci si aspetterebbe che intorno al venticinquesimo minuto cercano però di aumentare il ritmo, per provare a sbloccare il match.Paolo Guerrero

Rete che arriva giusto alla mezz’ora, quando Douglas crossa dalla sinistra un campanile profondo sul secondo palo dove pesca Guerrero, la cui incornata diagonale non lascia scampo ad Ekramy.

Le occasioni stentano comunque ad arrivare. Perché entrambe le squadre mancano della giusta imprevedibilità e creatività, oltre che forse della volontà di colpire.
La partita si trascina così all’intervallo senza ulteriori sussulti di rilievo.

La ripresa inizia male per gli egiziani, che dopo dieci soli minuti di gioco vedono Ekramy, portiere titolare, infortunarsi alla gamba destra rinviando il pallone. Estremo difensore che decide però di restare in campo, nonostante il problema muscolare che gli impedisce di calciare la sfera.
Al Ahly comunque in grado di combinare poco. Così la seconda conclusione verso la porta avversaria arriva solo al sessantaquattresimo minuto, con Rabiea che calcia trovando però la pronta risposta di Cassio. Il tutto giusto un attimo prima della sostituzione di Ekramy, che alla fine decide di alzare bandiera bianca.

L’occasione vera giunge tre minuti più tardi, quando Abou Trika, subentrato nella ripresa, inventa un lob con cui smarca Fathi, in propensione offensiva. Ricevuta palla alle spalle della difesa il terzino destro nordafricano non riesce però a centrare lo specchio di porta, mettendo di poco a lato.
La difesa corinthiana mette comunque in mostra grandi falle. Proprio in queste prova ad infilarsi l’attacco egiziano, ancora una volta con un’invenzione di Abou Trika che scodella in area in direzione di Hamdi, il cui stop è però difettoso e permette l’uscita vincente di Cassio.

Le difficoltà brasiliane perdurano. Così al settantatreesimo Fathi affonda sulla destra e mette in mezzo una palla bassa che è toccata al limite all’accorrente Abou Trika, il cui mancino piazzato è però deviato in angolo da un difensore.
Corinthians che prova quindi a scrollarsi di dosso la paura con Guerrero che serve in area Paulinho, ben inseritosi. La cui conclusione è però schermata dalla retroguardia nordafricana.

A sette dal termine è Soliman – il “Messi d’Egitto” – a provarci. Saltato Alessandro con un bel tunnel calcia da fuori, ma spedendo oltre la traversa.
L’ultimo quarto d’ora, recupero compreso, non permette ai Diavoli Rossi di trovare il pareggio. Così che il Corinthians diventa la prima squadra qualificata alla finale di questo  Mondiale per Club.

COMMENTO

La notizia per qualcuno è la vittoria del Corinthians sull’Al Ahly. Beh, non per me.

Per due motivazioni: la prima, scontata, che quella ottenuta dai brasiliani è una vittoria ampiamente preventivata. Strano sarebbe stato non fosse arrivata, non certo il contrario.

La seconda entra invece più nel merito delle cose: “la” notizia, per me, è la pochezza di un Corinthians assolutamente sottotono, autore di una prima frazione di gioco nel complesso incolore e di una ripresa atroce, in cui, pian piano, gli egiziani sono riusciti a prendere campo, fino ad arrivare a schiacciare letteralmente nella propria trequarti il Timão.

E’ infatti una partita a due facce, sia come match in sé che come prestazione profusa dai brasiliani in particolar modo.

Perché nella prima frazione i ritmi sono molto lenti, l’Al Ahly resta corto, ben disposto in campo, lasciando il pallino del gioco in mano al Corinthians (che avrà il 57% di possesso palla al quarantacinquesimo). Che, dal canto suo, gestisce le cose con una comunque solo mediocre fase di palleggio, in cui risaltano le qualità di Paulinho – centrocampista piuttosto completo, da testare in Europa – e Guerrero (che invece in Europa c’è già stato).

Nella ripresa però la sinfonia cambia.Abou Trika

L’ingresso in campo di Abou Trika suona infatti la sveglia che desta i Diavoli Rossi. Il ritmo si alza, le iniziative si moltiplicano, il Corinthians si schiaccia. E trema.

Se solo l’Al Ahly fosse squadra più concreta e spietata ora starei probabilmente parlando di un’altra partita…

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CRONACA

Le due squadre partono tranquille, tenendo un ritmo partita molto ben controllato pensando più a studiarsi che ad aggredirsi. Nel contempo, però, fronteggiandosi con continui ribaltamenti di fronte, piuttosto sterili ma che comunque contribuiscono a rendere l’inizio del match comunque gradevole.

La prima conclusione arriva quindi al nono minuto quando Kaluyituka fa secco Lucio e crossa un pallone in mezzo che Singuluma non riesce però a girare direttamente in porta, dovendolo quindi servire all’indietro. Dopo un po’ di traccheggiamento arriva infine la conclusione di Nkulukuta, incapace però di avvicinarsi anche solo allo specchio di porta.
La prima rete, però, è interista. E’ il dodicesimo minuto quando Eto’o riceve palla sulla sinistra e libera con un grandissimo tocco Pandev, bravo ad infilarsi nelle larghe maglie di una non certo attenta difesa congolese per battere poi Kidiaba con estrema facilità accarezzando la palla con l’esterno sinistro.

Ma non è abbastanza. Al diciassettesimo Eto’o raddoppia da sè: palla in mezzo dalla destra con Pandev che non riesce a controllare e che termina quindi al camerunense. Diagonale di prima intenzione, goal. 2 a 0.

Sei minuti e Milito sfiora il tre a zero: Milito parte da centrocampo sul filo del fuorigioco e si presenta a tu per tu con Kidiaba. Che, questa volta, è bravo, riuscendo a deviare la conclusione della punta interista con un piede, impedendo al Principe di triplicare.

E’ quindi un’Inter che pur senza essere rinunciataria non effettua grandi accelerazioni e che fa valere la propria superiorità tecnica pur senza incidere sul ritmo di un match che i giocatori del Mazembe cercano, nella loro pochezza tecnico-tattica, di raddrizzare come possano, ma senza grande fortuna.

Non contento di essersi mangiato una rete subito dopo il 2 a 0 Milito se ne mangia un’altra a tre dalla chiusura del primo tempo quando, ancora una volta arrivato a tu per tu con il portiere avversario, lascerà che il piede destro di Kidiaba gli impedisca di trovare la via del goal.

Nella ripresa i congolesi partono subito forte, cercando una rete che riapra la partita. Il tutto, però, senza creare grandissimi pericoli alla porta sempre sapientemente difesa da Julio Cesar.
A costruire la prima occasione degna di nota è quindi Maicon che all’ora di gioco penetra in area ed effettua un lob morbido cercando un compagno centralmente, con Kidiaba che va però a deviare il pallone sul palo e, quindi, in angolo.

Sugli sviluppi del corner arriva poi il colpo di testa di Milito, che prova ad incrociare sul secondo palo chiudendo però troppo l’angolo della conclusione e mettendo palla sul fondo.
Mazembe che si fa invece vedere al sessantaquattresimo, quando Julio Cesar esce in maniera non impeccabile su di un cross da destra e ne nasce un po’ di maretta in area, che si chiude con un corner da cui non nascera nulla di realmente pericoloso per la porta interista.

Nerazzurri che si fanno pericolosi anche al settantaduesimo quando Maicon effettua un ennesimo cross dalla destra che Pandev riesce solo a sfiorare, con Nkulukuta che, arrivando alle sue spalle, metterà poi sul fondo.
Sul fronte opposto Kaluyituka ha invece una buona occasioone un paio di minuti più tardi quando un’intervento scomposto di Cordoba su Kabangu genera un rimpallo su cui piomba proprio la punta congolese, che si fa però chiudere da Julio Cesar senza riuscire a battere a rete.

Inter che torna in avanti al settantottesimo quando Eto’o cerca la tripletta personale con un destro violento da fuori, respinto in bagher da un sempre tecnicamente non impeccabile Kidiaba.
A dieci dal termine ancora pericoloso Kaluyituka: Kabangu crossa in mezzo, la punta del Mazembe arriva in anticipo su Lucio ma trova la pronta risposta del sempre ottimo portiere interista.

All’ottantacinquesimo, quindi, Biabiany chiude ogni possibile discorso: Stankovic offre una grandissima palla in verticale su cui Kimwaka prova ad intervenire con un’acrobazia con cui non trova però l’impatto col pallone che una volta fatto proprio dall’ala destra di origine guadalupense viene depositato alle spalle di Kidiaba per la terza volta nel match.

COMMENTO

Il Mazembe sperava nel miracolo, che non si è però verificato.
A nulla sono infatti servite le preghiere eseguite, come al solito, sulla linea di porta dagli undici giocatori del Tout Puissant.

Più forte di tutto e tutti questa Inter, che è stata in grado di regolare gli avversari con grande facilità.

Partita indubbiamente migliore, questa giocata dai ragazzi di Rafa Benitez, rispetto a quella della semifinale.

Risultato mai in discussione quello maturato ad Abu Dhabi.

Vittoria facile, meritata, che chiude un ciclo vincentissimo.

MVP

Eto’o.
Serve dire altro?

TABELLINO

Inter vs. Mazembe 3 – 0
Marcatori: 12′ Pandev, 17′ Eto’o, 85′ Biabiany
Inter: Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Lucio, Chivu (54′ Stankovic); Zanetti, Motta (87′ Mariga), Cambiasso; Eto’o, Pandev, Milito (70′ Biabiany). A disposizione: Castellazzi, Orlandoni, Sneijder, Muntari, Materazzi, Alibec, Benedetti, Santon, Nwankwo. Allenatore: Rafa Benitez.
Mazembe: Kidiaba; Kimwaki, Kasusula, Nkulukuta, Mihayo; Kabangu, Bedi, Ekanga, Kasongo (46′ Kanda), Singuluma; Kaluyituka (89′ Ndonga). A disposizione: Bakula, Ngome, Tshani, Kanda, Mwepu, Mabele, Sunzu, Mvete, Tshizeu, Kayembe. Allenatore: Lamine N’Diaye.
Arbitro: Yuichi Nishimura (JPN). Guardalinee: Toru Sagara (JPN), Toshiyuki Nagi (JPN). Quarto uomo: Victor Carrillo (PER).
Ammoniti: 12′ Kaluyituka, 33′ Ekanga, 42′ Bedi

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CRONACA

La partita inizia su ritmi piuttosto blandi, con le due squadre che si studiano senza aggredirsi con grandissima veemenza, non costruendo quindi palle goal particolari.
E’ comunque il Seongnam a partire meglio, dimostrando forse di tenere ad un terzo posto Mondiale più di quanto non ci tengano i brasiliani, delusi per non aver ottenuto la qualificazione alla finalissima e quindi forse scesi in campo un po’ svogliati proprio per questo motivo.

Al quarto d’ora, però, arriva l’inaspettato goal brasiliano: Alecsandro si libera sulla destra e crossa in mezzo dove Tinga s’inserisce colpendo di testa ed infilando il pallone tra le gambe di Sung-Ryong, firmando la rete del vantaggio.

Tre minuti e i Chunma si fanno vedere: Molina riceve la sponda di Ho Young ed esplode un mancino a giro che Renan devia sopra la traversa. Arbitro e guardalinee, però, non si rendono conto del tocco del portiere brasiliano, decidendo quindi di non assegnare un angolo sacrosanto alla squadra coreana.

Il goal rinfranca comunque i carioca, che undici minuti dopo il vantaggio raddoppiano: D’Alessandro riceve palla al limite e la gira centralmente ad Alecsandro, il cui tiro d’interno destro di prima intenzione piazza la palla a fil di palo, dove il malcapitato portiere asiatico non riesce ad arrivare.

Ed è proprio Alecsandro la versa spina nel fianco della difesa coreana: alla mezz’ora, infatti, la punta brasiliana, già autrice di una rete ed un assist, va vicina alla doppietta personale con un bel destro a giro ad incrociare sul secondo palo, con il pallone che va però a spegnersi di poco a lato.
Come se non bastasse al trentaquattresimo viene anche espulso, per doppia ammonizione, Suk Won, che lascia quindi i suoi in dieci.

Internacional quindi sempre più padrona del campo. A provarci, al trentaseiesimo, è Sobis che imbeccato da D’Alessandro viene però anticipato in angolo dalla scivolata di un difensore avversario.
Poco più tardi si fa però vedere il Seongnam che arriva al tiro con Radoncic, chiuso in corner da Renan. Radoncic che, entrato da pochi minuti, nell’occasione finisce anche per farsi male, dovendo quindi subito abbandonare il campo.

In apertura di ripresa l’Inter triplica: D’Alessandro, già autore dell’assist per Alecsandro, riceve palla ad una ventina di metri dalla porta, apre il compasso e infila Sung Ryong con un bell’interno mancino. 3 a 0.

La partita è comunque ormai completamente in discesa per per i brasiliani, che all’ora di gioco sfiorano la quarta rete con Alecsandro, il cui tocco a tu per tu con l’estremo difensore avversario viene però neutralizzato dallo stesso Sung Ryong.
Un paio di minuti più tardi Indio rischia invece di siglare un autogoal con intervenendo in maniera approssimativa su di una palla tagliata nel mezzo, che lui prova a liberare in maniera perfettibile.

Al sessantacinquesimo ancora pericolosa l’Inter: schema su punizione con D’Alessandro che mette in movimento Kleber sulla sinistra, cross basso in mezzo e batti e ribatti al limite dell’area piccola, con la palla che terminerà però sul fondo.
Due minuti ed il neo entrato Giuliano centra un pallone su cui Alecsando non arriva e che Tinga non riesce a contro-crossare in mezzo.

Al settantesimo bell’iniziativa personale di Tinga che entra in area saltando due uomini ma venendo chiuso da Sung-Ryong.
Il goal è comunque nell’aria ed arriva pochi secondi dopo: Guinazu crossa in mezzo, lo stesso Tinga liscia ma Alecsandro si fa trovare puntuale all’appuntamento col goal sul secondo palo, firmando il 4 a 0. Un goal, però, viziato da una doppia posizione di fuorigioco, e che non sarebbe dovuto essere convalidato.

Altri tre minuti e D’Alessandro mette ancora in mostra le sue capacità balistiche colpendo di sinistro dal limite, spedendo la palla sul palo.
A sei dal termine c’è comunque spazio anche per la prima rete dei coreani: Molina fa un uno-due con un compagno per battere poi Abbondanzieri, subentrato a Renan qualche minuto prima, con un bel pallonetto morbido.

La seconda arriva invece in chiusura quando Molina riceve palla sul secondo palo e raddoppia facilmente, firmando la sua personale doppietta.

COMMENTO

Partita che non ha moltissimo da raccontare, dall’esito quasi scontato. Perché dopo la sconfitta in apertura non poteva, una squadra come quella brasiliana, farsi sconfiggere oggi.

Ne esce quindi un match che a parte i primissimi minuti è quasi a senso unico, anche grazie all’espulsione di Suk Won, che spiana la strada alla vittoria dei portalegrensi.

In chiusura, poi, arriva la doppietta di Molina, MVP del match assieme ad Alecsandro, a nobilitare la prestazione di una squadra che proverà a rifarsi il prossimo anno, iniziando innanzitutto con la Champions asiatica.

TABELLINO

Internacional vs. Seongnam Ilhwa Chunma 4 – 2
Marcatori: 15′ Tinga, 27′, 70′ Alecsandro, 52′ D’Alessandro, 84′, 93′ Molina

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CRONACA

Inizio choc per l’Inter: dopo un minuto Sneijder, entrato in contatto con Sung Hwan, si fa male e lascia il campo. Con la squadra ancora in dieci, però, i nerazzurri colpiscono grazie a Stankovic che s’infila tra le larghe maglie della difesa sudcoreana per battere con un tocco di fino Sung Ryong. Inter subito in vantaggio.

I Chunma però non si scompongono e all’ottavo si portano in avanti, con Radoncic che conclude guadagnando solo un calcio d’angolo. Sul punto di battuta va Molina che pennella un cross sul secondo palo là dove si fa trovare pronto Byung Kuk che per provare a raggiungere il pallone affossa però un avversario, commettendo fallo in attacco e rendendo vana l’azione.
Al sedicesimo è invece Molina a provarci direttamente: la sua conclusione dalla distanza, però, non trova la porta e fa spegnere il pallone sul fondo.

L’atteggiamento dell’Inter è comunque chiaro e sembra ricalcare in tutto e per tutto quello dell’Inter mourinhana: squadra chiusa dietro, attendista e pronta a partire in contropiede non appena ne ha l’occasione.
Ecco quindi che ciò che ne esce è una partita certamente non gradevolissima per gli amanti del bel calcio: perché i Chunma, squadra comunque ben messa in campo e assolutamente non “scarsa” in sè, non ha la capacità ed il talento per poter scardinare con forza e continuità la retroguardia nerazzurra. L’Inter, di contro, approcciandosi alla partita in maniera remissiva, appunto, non crea assolutamente un gioco piacevole a livello estetico.

La maggiore capacità tecnica nerazzurra si fa però sentire e al trentaduesimo l’Inter raddoppia con un bellissimo scambio argentino Zanetti-Milito: il capitano, infatti, scende da destra andando ad accentrarsi per servire in area Milito, che gli renderà il pallone in mezzo alla stessa con un bellissimo colpo di tacco di prima intenzione con cui smancherà proprio il terzino albiceleste. Che, una volta raggiunto il pallone, non avrà difficoltà a bucare Sung Ryong per il due a zero che andrà a chiudere il match.

Anche se ancora una volta i coreani non ci staranno e cinque minuti dopo la rete di Javier Zanetti andranno a loro volta piuttosto vicini alla segnatura: Molina, al solito, scodellerà un’ottima palla in area da calcio piazzato, pescando Radoncic che svetterà girando bene di testa, trovando però la pronta risposta di Julio Cesar che leverà il pallone da sotto alla traversa.
Ed è proprio sugli sviluppi di un ennesimo calcio piazzato che i sudcoreani faranno tremare l’Inter: a tre dal termine Molina pescherà al limite dell’area piccola Byung Kuk che impatterà il pallone di testa appena prima di venire travolto dall’uscita di Julio Cesar, mettendo però palla di poco a lato del palo.

La ripresa si apre con i coreani ancora in attacco. Il diagonale di Dong Geon, però, si spegne a lato, senza che Julio Cesar debba far nulla per impedire la rete al numero 9 dei Chunma.

E’ comunque un Seongnam che, esattamente come nella prima frazione, fa fatica a costruire e bucare la tenace difesa interista. Così, ancor più che nella prima frazione, bel gioco ed occasioni languono.

A costruire una buona occasione è quindi l’Inter che all’ora di gioco lancia Stankovic in area che una volta raggiunto il pallone, e vistosi chiuso dall’uscita del portiere, proverà a girare in mezzo per l’accorrente Eto’o, che sarebbe arrivato tutto solo sul pallone ed avrebbe facilmente segnato il tre a zero. A salvare tutto, però, ci pensa Jae Sung, che va a chiudere sul pallone con una grandissima diagonale difensiva.
Cinque minuti più tardi torna quindi a farsi vedere il Seongnam con Jae Cheol che calcia dal limite, spedendo però palla oltre la traversa.

E’ comunque una ripresa che stenta assolutamente a decollare, rendendo la partita via via più noiosa.

Al settantatreesimo, quindi, è l’Inter, ancora una volta, a colpire: Eto’o converge in area da sinistra raccogliendo un assist di Stankovic e calciando di prima intenzione, trovando però la pronta risposta di Sung Ryong. Sul pallone, a quel punto, si avventa il Principe Milito, che ribadendo il pallone in rete firma la terza rete del match.

Due soli minuti e i Chunma vanno vicinissimi al goal della bandiera: Ognenovski batte una punizione dal limite di estrema potenza, mettendo in difficoltà un Julio Cesar che riuscirà solo a respingere il pallone. Che, un po’ come nell’occasione precedente, finirà tra i piedi della prima punta avversaria. Radoncic, però, non è certo Milito, e finirà col calciare a lato un tap-in tutto sommato piuttosto facile.

Di lì in poi, però, la partita si trascinerà stancamente sino al termine, con l’Inter che riuscirà quindi ad imporsi in maniera tutto sommato piuttosto agevole di fronte ad un avversario cui va comunque riconosciuto l’onore delle armi.

COMMENTO

In una partita che non dà grandissimi spunti estetici su cui discutere è giusto, al di là del risultato, fare i complimenti a Shin Tae Yong, allenatore sud coreano che ha dimostrato oggi una grandissima sapienza tattica.
La sua squadra è infatti assolutamente ben messa in campo e, soprattutto, ordinatissima. Nonostante tutto.

Perché quando si subiscono due reti in mezz’ora può venire facile pensare che non ci sia un’adeguato affiatamento tra giocatori e reparti. Ma il problema è un altro.
I Chunma, infatti, organizzano un ottimo pressing e si chiudono piuttosto bene, quando è il momento.

A differenza di quanto accaduto ieri al Mazembe, però, devono essere loro, proprio per quanto detto in sede di cronaca, a fare la partita. Con tutto ciò che ne consegue.
Se i congolesi avevano infatti lasciato il pallino del gioco agli avversari, limitandosi a chiudersi per poi ripartire e colpire, i coreani si trovano di fronte un’Inter generalmente rinunciataria e non possono fare altrettanto.

Nel provare a costruire gioco, quindi, finiscono per scoprirsi. Facendosi poi colpire.
Come in occasione del secondo goal quando non è tanto l’organizzazione tattica dei Chunma a venir meno, quanto più la maggior tecnicità degli interisti ad avere la meglio. Perché oltre all’incursione di Zanetti, per cui nel corso degli anni sono stati spesi tutti gli aggettivi possibili, arriva un grandissimo colpo di tacco di Milito a rendere vano ogni possibile movimento difensivo. Perché un’invenzione del genere è proprio quella cosa che ti permette di fare la differenza quando gli schemi avversari riescono ad imbrigliarti.

A mancare a questa squadra, almeno in un confronto con l’Inter o uno qualsiasi dei migliori team del Vecchio Continente, è quella qualità tecnica che è ancora lungi dall’essere patrimonio medio del calciatore di varie zone del mondo.
In soldoni: se in Europa e Sud America i giocatori sono tecnicamente dotatissimi (quelli d’un certo livello, s’intende), ecco che non è lo stesso per club africani o asiatici. Che hanno sì un loro perché, ma che ancora scontano questa deficenza.

Ed ecco quindi perché ancora una volta il Seongnam riesce a rendersi pericoloso in particolar modo su calcio piazzato: la qualità per costruire una manovra alla Barcellona, per fare un paragone chiaro, manca. E così ci si deve affidare alla fisicità dei propri interpreti (come Ognenovski e Radoncic) abbinata all’estemporaneità dei calci piazzati battuti piuttosto magistralmente dal giocatore più dotato tecnicamente – guarda caso, e guarda caso è sud americano – in rosa (Molina).

Che dire dell’Inter, invece?
Il ritorno ad un atteggiamento di mourinhana memoria fa sicuramente bene a questa squadra. Che con quell’atteggiamento, del resto, ci ha vinto giusto qualcosina solo pochi mesi fa.

Certo, d’altro canto, è pur vero che vedere questo atteggiamento attendista contro squadre come Barcellona e Bayern Monaco fa un certo effetto, vederlo per buona parte del match contro i tutto sommato modesti – se rapportati ai top club europei – coreani del Seongnam ben altra roba.

Ma del resto mai come oggi per un’Inter in piena crisi di gioco e risultati è importante solo il risultato. Quindi ben venga anche questo.

Più che altro, in relazione alla finalissima, un po’ di curiosità sorge pensando a due squadre che, tutto sommato, hanno utilizzato, con le relative differenze chiaramente, lo stesso atteggiamento nelle proprie semifinali.
Quando si troveranno una contro l’altra in finale come si comporteranno?

Non ci resta che attendere sabato e vedere coi nostri occhi.
Di certo c’è solo che la maggior tecnicità interista resta anche nei confronti del Mazembe e che quindi non possono non essere i nerazzurri i favoriti per la vittoria finale.

MVP

Difficile definire un migliore in campo quest’oggi. Forse  ad essere premiato dev’essere lo spirito dell’Inter tutta, capace di rialzare la testa dopo un inizio di stagione piuttosto travagliato proprio in occasione dell’esordio al Mondiale per Club, a questo punto forse l’obiettivo principale della società di via Durini.

E se sapranno confermarsi anche in finale i ragazzi di Benitez avranno a breve uno splendido regalo di Natale da consegnare al Presidente Moratti…

TABELLINO

Seongnam Ilhwa Chunma vs. Inter 0 – 3
Marcatori: 2′ Stankovic, 31′ Zanetti, 73′ Milito
Seongnam: Sung Ryong; Byung Kuk, Jae Cheol (69′ Kwang Jin), Jae Sung, Ognenovski; Chul, Sung Kuk (69′ Ho Young), Sung Hwan, Dong Geon; Molina; Radoncic. A disposizione: Sung Kwan, Sang Gi, Hyun Jin, Sang Hee, Suk Won, Jin Ryong, Do, Ho Jeong, Young Sun. Allenatore: Shin Tae Yong.
Inter: Julio Cesar; Zanetti, Cordoba, Lucio, Chivu (78′ Santon); Stankovic, Cambiasso; Pandev, Sneijder (4′ Thiago Motta), Eto’o; Milito (76′ Muntari). A disposizione: Castellazzi, Orlandoni, Benedetti, Maicon, Materazzi, Nwankwo, Biabiany, Mariga, Alibec. Allenatore: Rafa Benitez.
Arbitro: Roberto Moreno (Pan). Assistenti: Daniel Williamson (Pan) e Leonel Leal (CRC).
Ammoniti: 31′ Ognenovski

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CRONACA

Sono i brasiliani a partire meglio: Tinga serve Sobis in area che riceve dopo un velo di Alecsandro, controlla di petto e calcia di destro, senza però trovare lo specchio di porta.
Al quindi è invece l’ex riverplatense D’Alessandro a provarci. Non riuscendo a coordinarsi al meglio, però, il fantasista albiceleste non riesce nemmeno a centrare la porta difesa dal solito, pittoresco, Kidiaba.

E’ comunque sempre e solo l’Internacional a fare il match: all’ottavo ci prova ancora una volta Sobis, questa volta direttamente su calcio di punizione. Anche in questo caso, però, è l’imprecisione balistica a farla da padrone.
Sul fronte opposto è quindi Kaluyituka a farsi notare, non riuscendo però a guadagnare nulla oltre che un misero calcio d’angolo.

Al decimo è quindi Kidiaba ad ergersi a salvatore della patria: azione sulla sinistra dei brasiliani, cross basso e Sobis effettua un tocco sotto misura su cui il 34enne portiere congolese deve intervenire come può per negare un goal che sembrava già fatto.
Ribaltamento di fronte tempestivo con Kabangu che si libera sui trenta metri per sparare un destro che mette in difficoltà Renan, comunque bravo a parare in qualche modo la palla velenosamente calciata dall’ala destra africana.

Al diciottesimo, però, Kidiaba dimostra tutti i suoi limiti tecnici in uscita. Il portiere congolese sbaglia infatti il posizionamento e combina un pasticcio su di una punizione battuta dalla sinistra; Kidiaba che riesce però a salvarsi in qualche modo sul colpo di testa di Indio, che va ad infilarsi alle sue spalle sul secondo palo per battere a rete di testa. Sulla conclusione del centrale brasiliano, infatti, l’estremo difensore africano riesce a spizzare la palla con una mano, deviandone la traiettoria quel tanto che basta per evitare che la stessa termini in rete.

La partita continua quindi sui soliti binari: Internacional padrona del gioco con un possesso di palla maggiore e più fluido, Mazembe chiuso più sulla difensiva per cercare poi di ripartire in velocità, sfruttando le grandi qualità atletiche dei propri uomini.
Inter che comunque, nel complesso, inizia, col passare del tempo, a scontare una certa difficoltà nel trovare spazi. Dopo i primi minuti in cui la difesa congolese si era dimostrata un po’ ballerina, infatti, la retroguardia africana si registra e inizia a rendere la vita molto difficile agli avanti verdeoro.

Al trentaseiesimo splendida verticalizzazione di Tinga in direzione di Alecsandro che effettuerà uno stop a seguire per poi calciare di sinistro dal limite, venendo però murato dalla scivolata di Kimwaki.
Cinque minuti più tardi è invece il solito Kaluyituka a farsi vedere: ricevuta palla largo a sinistra convergerà verso il centro dell’area correndo proprio lungo la linea di fondo, calciando poi una volta vistosi chiuso quasi al limite dell’area del portiere trovando però la pronta risposta proprio di Renan, attento a chiudere in corner.

Bello il tentativo, arrivato in chiusura, di Wilson Matias: Nei spinge sulla destra e crossa sul primo palo dove piomba proprio il centrocampista carioca che si coordina colpendo in una sorta di rovesciata, non inquadrando però lo specchio di porta.

La ripresa inizia sulla stessa falsariga del primo tempo, con l’Inter a spingere alla ricerca del goal del vantaggio. Al cinquantatreesimo, però, Kabangu porta in vantaggio i suoi: dopo aver ricevuto palla da un ponte aereo di un compagno, infatti, l’ala africana ha tutto lo spazio, lasciatogli da un Bolivar certo non impeccabile in quest’occasione, per controllare e calciare a giro sul secondo palo, bucando irrimediabilmente Renan.

La risposta brasiliana non si fa però attendere: al cinquantanovesimo, infatti, Sobis è lanciato alle spalle della retroguardia del Mazembe e vi si infila, per poi calciare di sinistro una volta varcata la linea dell’area di rigore. Nulla da fare, però, per l’ex punta dell’Al-Jazira, che si vede respingere il tiro dal sempre attento, pur non pulitissimo tecnicamente, Kidiaba.
Kidiaba che però si supera al sessantanovesimo quando Giuliano, entrato poco prima al posto di Alecsandro, penetrerà centralmente per poi provare a batterlo con un diagonale mancino su cui però il portiere congolese si distende per impedire che lo stesso possa varcare la linea di porta.

Ad un quarto d’ora dal termine è ancora Kabangu a provarci: il suo calcio di punizione morbido, però, mette sì un po’ di apprensione ad un certo mai sicurissimo Renan ma non al punto da potere batterlo.

E’ comunque sempre l’Inter a fare la partita. Il tutto, però, senza riuscire con continuità a sfondare la resistenza della retroguardia congolese, con la difesa africana capace di resistere agli assalti verdeoro.

A cinque dal triplice fischio, quindi, la beffa: Kaluyituka, piuttosto veneziano come al solito, scende sulla sinistra, si accentra quel tanto che basta per aprirsi un minimo di specchio di porta e poi, sfruttando una pressione non certo asfissiante di Guinazu andrà a freddare Renan con un destro calciato dal limite ad infilarsi sul primo palo.

Negli ultimissimi minuti, quindi, l’Inter continuerà, anche se credendoci meno di prima, a cercare una rete che non arriverà mai.

2 a 0, Mazembe in finale.

COMMENTO

Il rito prepartita dei congolesi ha colpito ancora.
Così come accaduto nel match contro i messicani del Pachuca, infatti, prima del fischio d’inizio della partita gli undici titolari del Mazembe, con al centro il portiere Kidiaba, si sono schierati ancora una volta in fila in ginocchio sulla linea di porta, uno al fianco dell’altro. Raccogliendosi poi, parebbe almeno, in preghiera.

Certo, bisogna crederci. E a rendere speciale questo rito forse è proprio il fatto che sia fatto con così tanta convinzione da quegli undici ragazzi dell’Africa Nera pronti a sfidare il mondo contro tutto e tutti.

Perché parliamoci chiaro: questa partita, quantomeno a posteriori, non è una partita qualunque.
Rappresenta un po’ un punto di svolta.
Esattamente come qualche mese fa avrebbe potuto rappresentare un punto di svolta vedere il Ghana raggiungere, per la prima volta nella storia del Continente Nero, una semifinale Mondiale.

Inutile nascondersi dietro ad un dito. Diciamo le cose come stanno.

La maggior parte del pubblico europeo, in special modo di quelle zone del Vecchio Continente le cui squadre di club rappresentano la massima espressione del calcio continentale, solo una settimana fa pensava ancora, esattamente come lo pensava la prima volta in cui un Mondiale per Club venne giocato, che questo torneo non avesse senso di esistere. Che sarebbe stato meglio tornare alla vecchia Coppa Intercontinentale, perché troppo ampio era, ancora oggi, il divario tra il calcio d’Europa e del Sud America rispetto a quello del resto del mondo.

Bene, il Mazembe con la sua carica agonistica, i suoi riti, i suoi colori, la sua allegria e la sua voglia di vincere e stupire ha smentito tutto questo popolo di tifosi supponenti, battendo l’Internacional di Porto Alegre contro ogni pronostico e raggiungendo una finale che, obiettivamente, in pochi avrebbero anche solo potuto immaginare sarebbero stati in grado di arrivare a giocare.

Questa vittoria, insomma, è un segnale importante di una globalizzazione del pallone che in molti continuano a negare, rifiutandosi di volerla vedere.

Ma le cose stanno così, volenti o nolenti.

Intendiamoci: se questa partita, giocata più dall’Inter che dal Mazembe (ma del resto un’altra Inter, quella mourinhana, ha dimostrato giusto pochi mesi fa come sia possibile vincere tutto anche scendendo in campo lasciando fare la partita agli avversari), venisse ripetuta dieci volte nella maggior parte dei casi sarebbe vinta dai brasiliani, indubbiamente superiori sotto tantissimi aspetti agli avversari. In primis per quanto concerne la capacità tecnica dei propri interpreti.

Questo, però, poco conta.

Il dato di fatto è che oggi il Mazembe ha battuto il molto più quotato Internacional imponendosi in una seminfinale di un Mondiale per Club e che quindi sarà proprio una squadra congolese, e non brasiliana, a disputare la finalissima, sabato prossimo.

Che altro aggiungere?
Onore a questi ragazzi, capaci di scrivere una pagina, pur forse dall’importanza marginale, della storia di questo bellissimo sport.

MVP

La rete di Kabangu, ancor più di quella della tranquillità firmata a cinque dal termine da Kaluyituka, resterà nella storia del calcio, quantomeno africano. Perché è proprio lui, col suo bel destro a giro, a firmare la rete che, fondamentalmente, decide la vittoria del Mazembe, con tanto di accesso alla finale.
Una partita, quella giocata dall’ala congolese, di alto livello. E’ infatti lui, proprio assieme al compagno appena citato, a creare le cose migliori là davanti.

Una honorable mention, comunque, va immancabilmente spesa anche per Kidiaba: felino, per quanto non perfetto nello stile e nella tecnica, tra i pali, pecca sicuramente nelle uscite. Ma anche oggi le sue manone nere hanno contribuito fattivamente alla vittoria.
E poi il colore che porta a questa manifestazione, con quei saltelli da seduto fatti per esultare ad ogni goal o vittoria, sono qualcosa di speciale, che solo il calcio africano sa dare.

TABELLINO

Mazembe vs. Internacional 2 – 0
Marcatori: 53′ Kabunga, 85′ Kaluyituka.
Mazembe: Kidiaba; Kasusula, Kimwaki, Nkulukuta, Mihayo; Ekanga, Kasongo, Bedi, Kabangu (85′ Kanda); Kaluyituka, Singuluma. A disposizione: Bakula, Ngome, Tshani, Mwepu, Ndonga, Mabele, Mvete, Kanyimbu, Kayembe. Allenatore: Lamine N’Diaye.
Internacional: Renan; Bolivar, Indio, Nei, Kleber; Tinga (63′ Leandro Damiao), Guinazu, Wilson Matias; D’Alessandro; Sobis (76′ Oscar), Alecsandro (63′ Giuliano). A disposizione: Abbondanzieri, Lauro, Derley, Ronaldo Alves, Sasha, Juan, Andrezinho, Daniel. Allenatore: Celso Roth.
Ammoniti: Kasusula, Nkulukuta, Indio.

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CRONACA

Al secondo minuto i coreani si fanno subito pericolosi: Radoncic prende palla, salta un avversario e dopo essersi portato in area calcia a giro sul secondo palo, trovando però la pronta risposta di Adel, che ne chiuderà la conclusione in calcio d’angolo. Sugli sviluppi del corner, battuto dal colombiano Molina, non uscirà nulla di che anche se bloccando la ripartenza che ne nascerà il Seongnam potrà costruire una seconda azione pericolosa con Dong Geon che però una volta portatosi in area si perderà in un bicchier d’acqua, facendosi chiudere dalla difesa avversaria anziché servire a Radoncic un assist importante.

Il goal è comunque nell’aria ed arriva al quarto quando Hamdan effettua un erroraccio andando ad anticipare il proprio portiere provando a spazzare malamente il pallone che, calciato con debolezza verso il centro del campo – anziché verso l’out laterale come ogni scuola calcio insegna -, terminerà giusto tra i piedi di Molina: per il fantasista sudamericano sarà quindi un gioco da ragazzi depositare lo stesso in rete, bucando uno specchio di porta rimasto sguarnito.

Al nono la difesa di casa si fa sorprendere ancora da una verticalizzazione coreana con Jae Sung che fugge sulla destra per mettere in mezzo un pallone basso che è però intercettato da Basheer, che anticiperà Radoncic per liberare poi la propria area di rigore.
Due minuti ed è la difesa coreana a mostrare lacune. Del disimpegno errato della retroguardia, però, non riescono ad approfittarne gli avanti della squadra allenata da Hickersberger, con Ognenovski che risolve tutto da par suo uscendo poi palla al piede.

Al quarto d’ora altra verticalizzazione coreana che lancia in profondità Radoncic, la cui scarsa rapidità grazia però la retroguardia avversaria: Hamdan riesce infatti a recuperarlo, bloccandolo in scivolata proprio nel momento del suo ingresso in area di rigore.
Due minuti e arriva un altro lancio lungo, sempre in direzione di Radoncic. Questa volta, però, il centravanti montenegrino non deve lanciarsi in velocità ma può sfruttare i suoi 192 centimetri d’altezza per effettuare un appoggi area in direzione dell’accorrente Dong Geon, la cui conclusione non sarà però all’altezza della situazione e andrà a spegnersi a lato.

Il primo vero e proprio brivido corre sulla schiena dei tifosi coreani al ventitreesimo quando Hugo batte col mancino un calcio d’angolo dalla destra, imprimendo alla palla una traiettoria a rientrare che per poco non batte Sung Ryong. Il portiere della nazionale, infatti, si salva solo con un intervento coi pugni che impedisce al pallone di varcare la linea di porta giusto all’ultimo.
Ancora una volta, però, il goal è nell’aria: al ventisettesimo minuto, infatti, Eisa scende sulla fascia destra ed effettua un cross in mezzo all’area di rigore dove il brasiliano Fernando Baiano si fa trovare puntualissimo all’appuntamento col goal, che realizza con un imperioso stacco di testa con cui va a girare palla a fil di palo, bruciando i nove centimetri di differenza rispetto ad Ognenovski e freddando un questa volta immobile Sung Ryong.

Il Seongnam però non ci sta. Tre minuti e Molina va a battere un corner sulla sinistra, spedendo il pallone al limite dell’area piccola dove viene incornato proprio dall’australiano Ognenovski, che svetta più alto di tutti per impattare con la fronte bucando Adel.

Al trentasettesimo torna a farsi vedere la squadra di casa, sempre con uno dei suoi brasiliani. Dopo la rete di Baiano, infatti, è Hugo a farsi vedere: penetrazione in area da sinistra con tiro a fil di palo, chiuso, non senza qualche difficoltà di troppo, da Sung Ryung.
Gli ultimi dieci minuti della prima frazione scorrono quindi senza grandissime fiammate, almeno fino al recupero quando Molina batte una punizione da più di quaranta metri spendendo il pallone in area dove Sung Kuk svetta anticipando anche Radoncic ma mettendo palla di poco a lato, chiudendo di fatto il primo tempo.

La ripresa si apre con i Chunma all’attacco. Le due conclusioni portate dalla distanza da Radoncic e Sung Kuk, però, non impensieriscono minimamente Adel, pur essendo la concretizzazione della miglior circolazione di palla coreana.
Al cinquatatreesimo Radoncic, lanciato in area dalla verticalizzazione di Dong Geon, si divora poi la palla della sicurezza, facendosi chiudere dalla pronta uscita dell’estremo difensore degli Emirati Arabi Uniti.

Al cinquantottesimo un’ennesima punizione scodellata in area da Molina viene spizzata di testa e accende una mischia al limite dell’area del portiere, con l’arbitro dell’incontro, il peruviano Carrillo, che bloccherà tutto per un presunto fallo di Byung Kuk su di un difensore avversario.
Sul fronte opposto si rende invece pericoloso Ismaeil che dopo essere penetrato in area dalla sinistra vincerà un paio di rimpalli, per essere poi però chiuso dal sempre attento Sung Ryung.

Al sessantaduesimo si fa pericolosa l’Al-Wahda: Ognenovski effettua un fallo di mano e sul punto di battuta della punizione si presenta Baiano, la cui conclusione a giro è deviata in angolo dallo stesso centrale di origine macedone.
Sugli sviluppi del corner è Basheer a provarci, spizzando la palla sul primo palo. Ancora una volta, però, l’estremo difensore coreano si fa trovare prontissimo, parando facilmente il colpo di testa dell’avversario.

I padroni di casa si trovano comunque in pressione: due minuti più tardi Magrao piomba giusto al centro dell’area su di un cross spizzato da Ognenovski colpendo al volo in allungo senza però trovare lo specchio di porta.
Al settantunesimo, però, il Seongnam costruisce un contropiede micidiale andando a scardinare la fragile difesa avversaria con Dong Geon che riceve palla al limite e dopo aver attirato tre avversari su di sè libera Sung Kuk sulla destra, che può controllare comodamente per poi infilare Adel di destro.

Al settantacinquesimo Molina prova a regalare un po’ di spettacolo a fotografi e tifosi: dopo essersene andato bene sulla destra, infatti, il fantasista sudamericano trova il fondo per crossare poi di rabona. Bell’idea, pessima realizzazione. Il pallone, infatti, si accomoda mestamente tra le braccia di Adel, che lo blocca facilmente.
Dopo il 3 a 1, però, c’è una sola squadra in campo. Ecco quindi che all’ottantesimo Molina spedisce in area un ennesimo pallone da calcio piazzato su cui si avventa prima di tutti Dong Geon, che dopo l’assist per la rete di Sung Kuk firma da par suo la quarta rete dei Chunma, chiudendo definitivamente la partita.

COMMENTO

Le condizioni climatiche non sono affatto ostili: 23 gradi centigradi di temperatura, 59% di umidità e una leggerissima brezza che non dà assolutamente alcun fastidio ai ventidue in campo, né influenza le traiettorie del pallone.
E’ questo il contesto in cui i Campioni d’Asia del Seongnam Ilhwa Chunma si trovano ad affrontare i padroni di casa dell’Al-Wahda, ultima squadra ad essersi aggiudicata la vittoria del campionato nazionale locale.

E sono proprio i Chunma ad avere la meglio in un match controllato quasi per intero.
I sudcoreani, infatti, sono notevolmente superiori agli avversari un po’ sotto tutti i punti di vista. Da quello tattico, che li vede meglio schierati in campo, a quello tecnico, con i soli brasiliani e la stellina Ismaeil a reggere il campo in questo senso, a quello fisico. Il Seongnam è infatti la seconda squadra più fisicata del torneo, alle spalle della sola Inter.

Chunma che dominano in lungo e in largo, lasciando ben poco spazio alle iniziative dei padroni di casa, piuttosto irretiti dalla miglior disposizione in campo degli avversari.

Seongnam che ora affronterà quindi l’Inter di Benitez in semifinale. Squadra sicuramente ostica ma che sulla carta non dovrebbe presentare veri e propri grattacapi per la formazione milanese, nettamente superiore, almeno sulla carta, sotto tutti i punti di vista.

MVP

Mauricio Molina è il vero e proprio uomo in più per i Chunma. L’ex nazionale colombiano, schierato alle spalle dell’unica punta Radoncic, andando a giocare tra le linee sa infatti essere una vera e propria spina nel fianco delle difese avversarie.
Con le sue capacità balistiche, poi, può fare la vera differenza, anche vista la presenza di abili colpitori di testa come Ognenovski e lo stesso Radoncic.

Honorable mention, infine, per Ismaeil. Il giovane emirato è infatti l’unico a provarci con continuità, mettendo in crisi in più occasione la retroguardia coreana.

TABELLINO

Al-Wahda vs. Seongnam Ilhwa Chunma 1 – 4
Marcatori: 4′ Molina, 27′ Baiano, 30′ Ognenovski, 71′ Sung Kuk, 80′ Dong Geo
Al Wahda: Adel; Hamdan, Eisa, Haidar (54′ Al Shehhi), Fahed (64′ Al Kathiri); Magrao (90′ Khalid), Hugo, Mahmoud, Basheer; Baiano, Ismaeil. A disposizione: Mutaz, Yaqoub, Omar, Talal, Ali, Diarra, Abdulraheem, Salem, Amer. Allenatore: Josef Hickersberger.
Seongnam Ilhwa Chunma: Sung Ryung;  Jae Sung, Ognenovski, Byung Kuk, Kwang Jin (44′ Jae Cheol); Sung Kuk, Dong Geon, Sung Hwan, Chul; Molina (84′ Jin Ryong); Radoncic (69′ Ho Young). A disposizione: Young Sun, Ho Jeong, Do, Suk Won, Sang Hee, Hyun Jin, Sung Kwan, Sang Gi. Allenatore: Shin Tae Yong.
Ammoniti: 55′ Jae Cheol, 61′ Ognenovski

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CRONACA

Dopo nemmeno due minuti di gioco il Mazembe ci prova sugli sviluppi di un calcio d’angolo: il colpo di testa di Singuluma, però, non inquadra la porta e si spegne a lato.
Nemmeno un minuto ed è proprio lo stesso ventiquattrenne zambiano, involatosi sulla sinistra, a provarci, senza però riuscire a bucare Calero, attento a chiudere la conclusione dell’avversario.

Il Pachuca prova invece a farsi vedere al decimo minuto quando Cvitanich è lanciato alle spalle della difesa sul filo del fuorigioco venendo però erroneamente fermato da un guardalinee proprio quando si trovava a tu per tu con l’estremo difensore avversario.
Bella l’azione di Luna sulla sinistra al quarto d’ora: la sua incursione in area da sinistra, però, è chiusa in corner dalla difesa congolese. Nulla di fatto.

L’occasionissima arriva al diciottesimo: Manso riceve palla in area e calcia d’esterno sinistro a girare sul secondo palo, beffando Kidiaba ma colpendo proprio il palo interno e vedendo le sue chance di trovare la rete spegnersi così.
Due minuti, però, e arriva il goal del Mazembe: Kabangu fa filtrare in area con un tocco morbido un pallone su cui piomba Bedi che spara di collo pieno freddando Calero e trovando la rete dell’1 a 0.

Al venticinquesimo è lo stesso Kabangu a provarci: l’ala destra congolese svaria infatti sul lato opposto del campo per provare poi a trovare la via della rete con un tiro non potentissimo e, soprattutto, piuttosto centrale. Nonostante non sia pericolosissima, come conclusione, Calero mostra qualche difficoltà nel provare a bloccare il pallone, riuscendoci solo in due tempi. Dopo essere stato tutt’altro che innocente in occasione della rete congolese Calero dimostra ancora una volta i suoi notevoli limiti tecnici…
Al trentaduesimo punizione centralissima da circa diciotto metri per il Pachuca. Sul punto di battuta si presenta, ovviamente, l’argentino Manso, la cui conclusione è però deviata in angolo da un componente della barriera congolese, staccatosi alla sua destra proprio per deviare la traiettoria del pallone.

A quel punto, quindi, Toshiyuki Nagi, uno dei due assistenti dell’arbitro Yuichi Nishimura, dimostra ancora una volta tutta la sua inadeguatezza andando a fischiare a Manso un ennesimo fuorigioco assolutamente inesistente.
Al trentasettesimo tornano quindi a farsi vedere gli africani. La conclusione di Singuluma, però, non impensierisce Calero, spegnendosi sul fondo.

In chiusura il Pachuca cresce, ma senza creare grandissime palee goal. Nel giro di un paio di minuti, però, arrivano due conclusioni: dapprima un colpo di testa sugli sviluppi di un angolo, poi una conclusione dal limite di Martinez bloccata da Kidiaba.

La ripresa si apre con i messicani subito in attacco: dopo nemmeno due minuti Torres scende centralmente e calcia da fuori, spedendo però palla a lato.
Buona l’occasione creata al quarto quando Martinez entra in area decentrato sulla sinistra e crossa in direzione del limite dell’area dove piomba Manso, che liscia però la conclusione volante sprecando malamente.

Al sessantesimo fiammata del Pachuca: Martinez esplode un destro da quasi quaranta metri che si schianta sull’incrocio dei pali, a Kidiaba praticamente battuto.
Bella, quattro minuti più tardi, la verticalizzazione di Manso per Benitez, anticipato però dall’uscita bassa dell’estremo difensore congolese.

Al sessantasettesimo torna a farsi vedere il Mazembe: Kaluyituka scende sulla sinistra e centra per Singuluma, che appoggia subito a Kasongo il cui mancino è però molle e viene facilmente  parato dal capitano colombiano della compagine messicana.
Tre minuti e Bedi, l’autore del vantaggio, si coordina benissimo e calcia al volo dal limite, chiamando alla risposta l’estremo difensore avversario calciando con molto bene.

Sul ribaltamento di fronte Arizala fugge in contropiede sulla destra e dopo aver saltato il diretto marcatore converge in area calciando a giro di sinistro sul secondo palo, freddando Kidiaba ma mettendo palla di pochissimo sul fondo.
Ad un quarto d’ora dalla fine ci prova quindi Cvitanich, il cui colpo al volo su cross da destra non ha però miglior sorte della conclusione precedente del compagno di squadra.

Negli ultimi dieci minuti cresce l’intensità dei calcioni dei congolesi, che rimediano due ammonizioni in due minuti di gioco, con Sunzu che finirà anzitempo la partita.
Nel contempo, però, stenta a crescere l’intensità di gioco dei messicani che nonostante la superiorità numerica non riusciranno a cavare un ragno dal buco con Arizala che non sfrutterà, ad un minuto dal termine, l’uscita a vuoto di Kidiaba calciando a lato.

All’ultimo istante, poi, Manso servirà Benitez che calcerà di sinistro da dentro l’area, trovando però la pronta respinta di Kidiaba che negherà il goal del possibile pareggio ai messicani.

COMMENTO

Il Pachuca era favorito, certo. Ma nulla ha potuto la maggior tecnica messicana di fronte al rito iniziale dei congolesi, schieratisi tutti e undici, mano nella mano, lunga la linea di porta, come a dire “costruiamo un muro con le nostre anime che non potrete infrangere”.

Personalmente non sono certo superstizioso, ma in questo caso, in effetti, quel muro virtuale è rimasto assolutamente intonso lungo il corso di tutto il match.

Se a questo aggiungiamo poi la rete realizzata da Bedi al ventesimo minuto su bell’assist di Kabangu il piatto è servito: Tout Puissant Mazembe batte Pachuca 1 a 0 e si qualifica alla semifinale Mondiale contro l’Internacional di Porto Alegre.

Pachuca favorito, dicevamo. Ma in tutta onestà non possiamo negare anche il fatto che rispetto alla squadra che ammirammo nel 2007 e nel 2008 sembra sia stato compiuto qualche passo indietro, tra i Tuzos.

L’ingresso in rosa di Manso, giocatore dalla tecnica sopraffina, è stato sicuramente positivo, infatti. Ma per il resto senza i vari Mansur e i due argentini terribili là davanti il valore complessivo di questa squadra sembra essere calato.
La conferma tra i pali di Calero, giocatore di grande carattere e sicuramente molto pittoresco ma anche altrettanto limitato da un punto di vista tecnico, rappresenta piuttosto bene questa incapacità di crescere per una squadra che nel proprio continente domina ma al di fuori di esso stenta parecchio.

Bene, invece, gli africani, che pur con tutti i loro limiti tecnici hanno impostato una gara basata moltissimo sull’agonismo riuscendo infine ad avere la meglio in uno scontro tutto sommato impari.
Difficile che possa arrivare in fondo, questo Mazembe. Ma è comunque una bella favola che vale la pena di raccontare.

MVP

La sua squadra perde, ma Damian Manso è nettamente il migliore in campo. La sua tecnica è infatti merce rara, in special modo all’interno di due rose come quelle di Pachuca e Mazembe.

Nonostante un tocco di palla delizioso ed una buona creatività, però, Manso non riesce a decidere il match. Certo, se solo quel tiro scoccato dopo diciotto minuti terminasse all’interno dello specchio anziché sul palo…!

Honorable mention, infine, per Kabangu: l’ala destra della formazione allenata da N’Diaye corre in maniera sfrenata per tutti gli ottantaquattro minuti trascorsi in campo, dandosi da fare su entrambi i fronti e risultando decisivo ai fini del risultato servendo a Bedi lo splendido assist per l’1 a 0 finale.

TABELLINO

TP Mazembe vs. Pachuca 1 – 0
Marcatori: 20′ Bedi
TP Mazembe: Kidiaba; Kasusula, Nkulukuta, Sungu, Kimwaki; Mihayo, Kanga (45′ Kasongo), Bedi, Kabangu (84′ Tshani); Singuluma, Kaluyituka (90′ Kanda). A disposizione: Mwepu, Ndonga, Mabele, Mvete, Bakula, Tshizeu, Kayembe, Ngome. Allenatore: Lamine N’Diaye.
Pachuca: Calero; Lopez, Carlos Pena (58′ Benitez), Mustafa; Aguilar, Luna (73′ Gomez), Torres (73′ Brambila), Martinez; Manso; Cvitanich, Arizala. A disposizione: Perez, Vidal, Rojas, Victor, Arreola, Montes, Rodriguez, Velazquez, Cota. Allenatore: Pablo Marini.
Ammoniti: 59′ Kasongo, 60′, 81′ Sunzu, 68′ Bedi, 83′ Mihayo
Espulsi: 81′ Sunzu

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CRONACA

Dopo sei soli minuti di gioco l’Hekari United si porta vicinissimo al goal: calcio d’angolo da destra con il figiano Pita Bolatoga che svetta in mezzo all’area colpendo con forza a fil di palo dove, però, si fa trovare prontamente un difensore avversario, che salverà la propria porta respingendo la conclusione dell’avversario.
Sul fronte opposto ci prova quindi Saeed direttamente su punizione da più di trenta metri; il suo tiro, però, termina di poco a lato.

Al quarto d’ora sono quindi i padroni di casa a portarsi vicini al goal: Fernando Baiano riceve in area, mette giù il pallone e si gira con rapidità sul piede perno per calciare verso la rete avversaria, trovando però la risposta in bagher di Tamanisau, portiere figiano in forza all’Hekari United.
Un minuto ed è ancora Baiano a provarci, questa volta con un diagonale dal limite destro dell’area di rigore. Anche in questo caso, però, bravo Tamanisau a distendersi alla sua sinistra chiudendo in angolo.

Dopo il ventesimo torna a farsi vedere l’Hekari United: nel giro di un paio di minuti Henry Fa’arodo, delle Isole Salomone, arriva alla conclusione per due volte. In entrambi i casi, però, l’ex Altona Magic dimostra tutta la sua pochezza tecnica, mettendo palla a lato.
Poco più tardi Hugo, sul versante opposto, salta tre uomini in un fazzoletto e si lancia in velocità verso l’area avversaria, dove penetra dopo l’uno-due con un compagno di squadra. Qui, però, è chiuso da un sempre attentissimo Alvin Singh, che gli impedisce di rendersi pericoloso liberando palla oltre la linea di fondo.

Alla mezz’ora grande azione dell’Al-Wahda: Ismaeil effettua un velo lasciando che la palla giunga a Baiano che lo farà subito filtrare proprio per lo stesso Ismaeil la cui conclusione, una volta entrato in area di rigore, terminerà di poco a lato.

Il goal però è nell’aria ed arriva al quarantesimo: lancio da destra in area dove Mahmoud effettua uno stop errando servendo però involontariamente palla a Hugo che senza pensarci due volte calcerà di prima intenzione sparando una rasoiata a fil di palo su cui Tamanisau non proverà nemmeno ad intervenire. 1 a 0.

Tre minuti e l’Al-Wahda raddoppierà: bell’apertura sulla destra di Magrao che servirà Fahed che dopo essere rientrato verso il centro del campo effettuerà uno splendido filtrante con cui spaccherà a metà una non certo attentissima difesa papuana servendo quindi Baiano che una volta entrato in area bucherà Tamanisau sul proprio palo. 2 a 0.

In apertura di ripresa l’Al-Wahda va subito vicino al goal: una verticalizzazione del centrocampo buca ancora una volta la difesa papuana con Ismaeil che si infila alle spalle dei difensori e giunto a tu per tu con Tamanisau proverà a batterlo con un diagonale morbido su cui proverà ad arrivare Baiano in scivolata. La palla, irraggiungibile per la punta brasiliana, si spegnerà giusto a filo del palo.
Al cinquantacinquesimo sarà invece Mahmoud a provarci, con un diagonale dal limite sinistro dell’area di rigore. In questo caso, però, si farà trovare prontissimo Tamanisau, che distendendosi sulla propria sinistra respingerà il pallone salvando il risultato.

I papuani non sono comunque più in partita e al settantunesimo arriva la terza rete: Hugo scende sulla sinistra e crossa in mezzo dopo un paso doble con cui stordisce il proprio marcatore; sulla traiettoria del pallone interviene quindi Upaiga che in tuffo di testa spizzerà il pallone togliendolo dalle mani del proprio portiere e prolungando la traiettoria stessa sul secondo palo, dove interverrà il neo entrato Abdulraheem che siglerà, in tutta tranquillità, il 3 a 0.

Un paio di minuti e lo stesso Abdulraheem si lancerà in contropiede andando ad effettuare un pallonetto da fuori area con cui supererà Tamanisau, mettendo però la palla a filo del palo.
All’ottantesimo, finalmente, si fa vedere anche Kema Jack, bomber dell’Hekari United: il suo sinistro dal limite, però, è disinnescato dal tuffo di Adel, che si distende sulla propria sinistra rifugiandosi in angolo.

All’ottantatreesimo un cross in mezzo dalla sinistra trova Singh impreparato. Il centrale figiano, infatti, non raggiungerà il pallone, che terminerà quindi sul sinistro di Diarra il cui tocco di prima intenzione non sarà però all’altezza della situazione e farà in modo da spedire il pallone oltre il palo.
Diarra che ci riproverà anche cinque minuti più tardi, trovando però, questa volta, la pronta risposta del portiere figiano.

COMMENTO

L’inizio di match è piuttosto equilibrato: le due squadre si fronteggiano a viso aperto senza risparmiarsi anche se nei primi minuti i giocatori dell’Al-Wahda, padrona di casa, sembrano un pochino più emozionati degli avversari e la cosa si riflette nel proprio gioco.

Col passare dei minuti, però, la testa va a concentrarsi sempre più sul match, facendo scrollare di dosso la pressione ai ragazzi campioni degli emirati e facendo in modo che possano prendere il controllo del match.

In chiusura di tempo, quindi, un uno-due tutto brasiliano non lascerà scampo ai papuani: Hugo e Baiano, infatti, chiuderanno i discorsi appena prima che le squadre rientrino negli spogliatoi dimostrando come in fondo ancora oggi a certe latitudini la tecnica non sia ancora così sviluppata e debba essere importata da paesi come, appunto, il Brasile.

L’apertura di ripresa mette subito in chiaro le cose: dopo le due pappine subite in chiusura di primo tempo l’Hekari si è ormai sfilacciato e la partita è completamente tra le mani dei padroni di casa. Che, infatti, si porteranno subito vicini al goal, cosa questa che riusciranno per altro a perpetrare in più occasioni sia prima che dopo la rete del 3 a 0 firmata dall’esperto Abdulraheem.

A fine match, quindi, il dato del possesso palla sarà molto curioso: l’Hekari sarà stato infatti capace di tenere il controllo del pallone per il 55% del tempo. Il tutto, però, senza produrre grandissime occasioni da rete vista la pochezza tecnica dei propri giocatori.
Cosa questa che dimostra quindi come il possesso possa sicuramente essere una componente importantissima nel gioco di una squadra (basti pensare al Barcellona), ma non è certo sempre fondamentale.

Quando non si ha la qualità per effettuarlo in maniera proficua e non sterile, infatti, si finisce con l’addormentare il gioco, con lo sprecare tante energie senza cavare un ragno dal buco.

MVP

E’ la coppia d’attacco dell’Al-Wahda il punto di forza della squadra degli emirati: Baiano ed Ismaeil, infatti, s’intendono piuttosto bene e giocando stretti riescono, dialogando tra loro o giocando sulla profondità per sfruttare le verticalizzazioni dei centrocampisti, a creare non pochi grattacapi alla retroguardia papuana.
Che però, di contro, non è certo il massimo della solidità e, anzi, lascia molto a desiderare soprattutto da un punto di vista tattico. Attacco, quello della squadra che fu di Phil Masinga e Kalusha Bwalya, che andrà quindi rivisto contro avversari di livello superiore come saranno, appunto, i giocatori del Seongnam Ilhwa Chunma.

Honorable mention, invece, per Alvin Singh, ventiduenne centrale difensivo figiano in forza all’Hekari United.
Anche per lui i limiti tattici sono palesi, anche se certo giocare in un reparto come quello papuano non lo aiuta in questo senso né può aiutarlo a crescere e migliorare.
Di contro, però, ha mezzi atletici molto interessanti ed un tempo innato nell’andare in chiusura sull’uno contro uno. Discreta forza fisica, infatti, abbinata ad una grande velocità ed una buona elevazione. Materiale, questo, su cui sarebbe stato bello lavorare in un certo modo già da anni…

Menzione d’onore anche per una delle due punte, Vakatalesau: l’acquisto più onoreso della storia dell’Hekari United (75mila euro il prezzo pagato per lui) dimostra infatti di essere giocatore molto volenteroso. Essendo dotato di un fisico da corazziere, poi, riesce anche in qualche occasione ad impensierire la difesa avversaria, ma non essendo supportato a dovere il tutto si risolve in un nonnulla.

TABELLINO

Al-Wahda vs. Hekari United 3 – 0
Marcatori: 40′ Hugo, 43′ Baiano, 71′ Abdulraheem
Al-Wahda: Adel; Hamdan, Basheer, Haidar, Eisa; Mahmoud, Fahed (62′ Abdulraheem), Magrao, Hugo; Baiano (72′ Diarra), Ismaeil (82′ Amer). A disposizione: Yaqoub, Al Shehhi, Omar, Al Kathiri, Khalid, Al Jneibi, Ali, Salem, Mutaz. Allenatore: Josef Hickersberger.
Hekari United: Tamanisau; Omokirio, Singh, Bolatoga, Upaiga; Iniga (79′ Hans), Muta, Tiwa, Fa’arodo; Jack, Vakatalesau. A disposizione: Ire, Mela, Manuca, Waroi, Lepani, Kini, Komeng, Gabina, Aua, Yanum, Honu. Allenatore: Tommy Mana.
Ammoniti: 27′ Iniga, 31′ Hugo.

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