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Archive for aprile 2009

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Ottima prova dello United Campione del Mondo: nel derby inglese che fa da semifinale a questa Champions League la squadra di Ferguson batte quella di Wenger per 1 a 0, ma soprattutto dimostra ancora una volta di essere una corazzata difficilmente fermabile.

United che comincia subito meglio degli avversari, ma trova sulla sua strada un Almunia che per il primo quarto d’ora riesce a blindare la propria porta.

Il tutto fino al sedicesimo, quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo finisce per capitolare: una sorta di mischia in mezzo all’area viene risolta da O’Shea, che trova la rete che risulterà fondamentale per la vittoria finale.

OShea sigla il goal partita trafiggendo un ottimo Almunia (telegraph.co.uk)

O'Shea sigla il goal partita trafiggendo un ottimo Almunia (telegraph.co.uk)

United che da lì in avanti continuerà a cercare la via della rete per poter chiudere il discorso partita, e magari qualificazione, il prima possibile. Sulla sua strada, però, troverà ancora una volta, e per tutto il resto della partita, un Almunia in serata di grazia, che negherà più volte la via della rete ai Red Devils e che continuerà a rispondere ottimamente agli assalti della squadra di casa, tenendo ancora in corsa per la finale i suoi.

E quando al 67′ Almunia viene freddato da una bomba dalla trequarti di Cristiano Ronaldo ci pensa la traversa a salvare i Gunners.

Manchester United che resta quindi favorito per il passaggio del turno: al ritorno basterà anche un pareggio ai ragazzi di Sir Alex Ferguson per centrare la seconda finale di Champions consecutiva.

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Hiddink prepara una ragnatela che imbriglia alla perfezione il tridente Blaugrana (skysports.com)

Hiddink prepara una ragnatela che imbriglia alla perfezione il tridente Blaugrana (skysports.com)

“Primo: non prenderle!”

Queste potrebbero essere state le parole che Guus Hiddink ha rivolto alla sua squadra negli spogliatoi del Camp Nou prima dell’inizio della partita.

Il Chelsea scende infatti in campo arroccato a difesa della propria porta, più impegnato a spezzare il gioco altrui chiudendo tutti gli spazi e cercando di tagliare i rifornimenti per il tridente Blaugrana che non a puntare la porta difesa da una coppia di centrali poco attenti e da un portiere piuttosto modesto (ma che ben si disimpegna in questa occasione).

Alla faccia del calcio spettacolo inglese e di tutte le critiche che d’oltre Manica piovono sulle squadre italiane allor quando queste rinverdiscono i fasti del catenaccio (che è poi parte integrante della nostra storia calcistica) il Chelsea soffoca il gioco, facendo risultare la partita come qualcosa di piuttosto monotono e soprattutto poco spettacolare.

Lo 0 a 0 finale è lo specchio perfetto dell’andamento del match: Barcellona fautore di una grandissima densità di gioco, cosa molto rara su di un campo di calcio. Ma del resto con tutti quei palleggiatori tra difesa (dove gioca tra gli altri anche Dani Alves, che passerà buona parte della ripresa quasi in linea con gli attaccanti invece che con i suoi compagni di reparto), centrocampo ed attacco è piuttosto naturale ciò avvenga. Barça che però a questa densità non unisce il ritmo, cosa che porta il Chelsea a potersi chiudere sempre al meglio; stupisce abbastanza che Guardiola, soprattutto nel secondo tempo (dove comunque il Barcellona troverà qualche spazio in più), non faccia di tutto per alzare vertiginosamente il ritmo della partita, cercando di rompere quell’equilibrio creatosi nella prima frazione di gioco che era funesto presagio di uno scialbo 0 a 0.

Dall’altra parte invece come detto un Chelsea rinunciatario che pensa più a salvaguardare la propria porta che non a pungere in fase offensiva.

Dopo due soli minuti il Barcellona illude tutti gli amanti dello spettacolo: punizione battuta dalla sinistra del proprio fronte offensivo, colpo di testa di Eto’o sul secondo palo, palla a lato. Azione strana, con Eto’o che non si capisce se cercasse la porta o il ponte per un compagno in mezzo… è però subito un’azione pericolosa, che fa tremare i tifosi inglesi giunti in Catalogna da Londra.

Un minuto più tardi il Chelsea imbastisce un’azione interessante – una delle poche di tutta la loro partita – sulla fascia mancina, portando Lampard a colpire poco oltre la linea di demarcazione dell’area di rigore; il suo tiro, però, si spegne a lato senza creare grossa apprensione a Victor Valdes.

Al diciassettesimo minuto una delle poche verticalizzazioni veloci del Barcellona portano Eto’o a colpire dal limite, mettendo però a lato.

La partita scorre senza particolari sussulti sino agli ultimi minuti del primo tempo quando un errorraccio in disimpegno di Marquez, che tocca corto un passaggio verso il proprio portiere, libera Drogba: giunto a tu per tu con Valdes, però, il fiuto del goal della punta ivoriana si inceppa, Didier non riesce ad essere freddo sotto porta e si mangia un’occasione incredibile, la migliore di tutta la partita. Bravo comunque anche il portiere Blaugrana, spesso criticato per i suoi evidenti limiti tecnici, in questo caso bravissimo a non farsi prendere dal panico o dalla foga dell’intervento e a riuscire, in collaborazione con Piquè, a sventare la minaccia.

In apertura di ripresa è ancora il Chelsea a farsi vedere: Drogba batte una punizione dalla fascia centrando un cross su cui arriva puntuale come un orologio svizzero Ballack, il cui colpo di testa termina però alto oltre la traversa.

A questo punto il Barcellona alza un tantino – ma non abbastanza – il ritmo, mentre il Chelsea tende a sparire.

Al 59′ un opaco Messi si rende pericoloso calciando al volo un cross proveniente dal corner; la coordinazione è discreta, la mira no: palla alta. Una decina di minuti più tardi ci prova Dani Alves su punizione, ma il pallone termina sopra la traversa, mentre allo scadere è Bojan che di testa si rende pericolosissimo, ma si mangia un’occasione d’oro per poter firmare la rete-vittoria.

Guardiola potrebbe centrare la finale di Champions alla sua prima stagione al Barça (as.com)

Guardiola potrebbe centrare la finale di Champions alla sua prima stagione al Barça (as.com)

Barcellona che non è quindi cinico quanto una grande squadra dovrebbe e pur strameritando la vittoria grazia gli avversari che avranno ora il vantaggio di giocarsi la qualificazione davanti al proprio pubblico.

Chelsea che ha però un solo risultato a disposizione: la vittoria. Una sconfitta o un pareggio con goal, infatti, qualificherebbero per la finale di Roma Guardiola e i suoi ragazzi, che anche per quanto fatto vedere stasera restano quindi favoriti: difficilmente il Barcellona non punterà a fare la partita anche a Londra, infatti. A questo punto vedremo come quel Mago di Hiddink preparerà tatticamente il ritorno.

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Il 9 agosto del 1989 nasceva a Montegranaro, comune di poco più di tredicimila abitanti della provincia di Fermo, Guido Marilungo, destinato qualche anno più tardi a diventare uno dei pezzi pregiati della primavera doriana.
Il futuro dellattacco doriano ha un volto: quello di Guido Marilungo (goal.com)

Il futuro dell'attacco doriano ha un volto: quello di Guido Marilungo (goal.com)

Cresciuto proprio nelle giovanili della formazione genovese trova l’apice della sua carriera giovanile nel corso della scorsa stagione quando, giunto in Primavera, riesce a vincere Coppa Italia e Campionato di categoria battendo rispettivamente Atalanta ed Inter.

Parte integrante di una delle migliori formazioni Primavera di tutto il panorama italiano degli ultimi anni Marilungo decide di restare a Genova (a differenza di quanto faranno alcune delle altre stelle di quella formazione, come Poli e Koman) per passare un altro anno in Primavera, sperando anche di poter trovare sbocchi in prima squadra.

La stagione inizia con le porte della prima squadra chiuse: Guido è sì aggregato alla compagine allenata da mister Mazzarri ma sembra non essere tenuto in grossa considerazione; nonostante manchi Bellucci, infatti, il tecnico doriano preferisce affidarsi a Gennaro Delvecchio, un centrocampista, come punta, lasciando quindi in panchina il nuovo acquisto Fornaroli e non dando minimamente la speranza al ragazzo di poter esordire.

Il tutto fino al 18 gennaio scorso quando timbra la sua prima presenza in Serie A subentrando a Sammarco a dieci minuti dal termine di un Sampdoria-Palermo vinta dagli ospiti per 2 a 0. Undici giorni più tardi arriverà quindi la seconda presenza in A, questa volta di un quarto d’ora, poco prima dell’esordio assoluto in una competizione europea: il 18 febbraio, infatti, ad un mese esatto dal suo esordio in campionato, arriva anche quello in UEFA in un match giocato dal Doria contro il Metalist Kharkiv. Una settimana più tardi la storia si ripete e Guido scende in campo da titolare in Ucraina, spinto anche dai propri compagni; così, infatti, commenta le potenzialità di questo giocatore Claudio Bellucci, suo compagno di squadra: “Glielo dico sempre. Se fra tre o quattro anni non gioca titolare in serie A lo ammazzo“.

Se le porte della prima squadra sono quindi ormai più che aperte Guido non si dimentica però di essere, assieme a Fiorillo, uno dei giocatori più rappresentativi della Primavera doriana: ecco quindi che il mese di febbraio lo vede dividersi tra Primavera e prima squadra; detto delle sue performance tra i “grandi” c’è da segnalare quelle ottenute al Torneo di Viareggio dove grazie al suo talento ed alle sue giocate contribuisce a portare la squadra sino in finale (poi persa contro la Juventus), venendo poi votato come Golden Boy del Torneo, ossia miglior giocatore dello stesso.

Ma non solo: il 31 marzo scorso esordisce in nazionale under 20 contro i parietà inglesi; chissà che non farà anche lui parte della spedizione azzurra ai prossimi mondiali di categoria.

Ieri, quindi, quella che è sino ad oggi la miglior giornata della sua carriera da professionista: Mazzarri decide di lanciarlo titolare contro il Cagliari in una gara che per la Sampdoria, ben lontana dalle posizioni che contano, non ha più molto da dire. Lui però è conscio di essere di fronte ad una grande opportunità e non vuole farsela sfuggire: detto fatto. Nell’oretta di gioco a disposizione, infatti, Marilungo sfrutta al meglio gli assist serviti da Cassano e Padalino, firmando in una sola giornata le sue due prime reti in Serie A.

Questa doppietta proietta quindi Marilungo in un altro universo: da giovane stella della formazione Primavera a giocatore che sa farsi valere anche in Serie A. A quasi 20 anni e con questo potenziale sarebbe quindi il caso di cominciare a dare più spazio a questo ragazzo, che vive il paradosso del calcio dei giorni nostri: non giocare in una grandissima squadra significa sì non avere tutta quella pressione addosso ma, altrettanto, significa avere molta meno attenzione da parte degli organi di stampa. Se infatti i goal di Paloschi lo scorso anno gli valsero titoloni sui giornali e paragoni importanti quelli segnati recentemente da Macheda allo United hanno proiettato il giovane romano da quasi perfetto sconosciuto all’Olimpo dei migliori giovani del mondo.

A soli 19 anni Marilungo ha già esordito in A ed in UEFA (taipeitimes.com)

A soli 19 anni Marilungo ha già esordito in A ed in UEFA (taipeitimes.com)

Marilungo invece, che pure non ha molto da invidiare ai suoi succitati colleghi, giocando nella Sampdoria ha messo a segno una doppietta passata piuttosto in sordina: l’avesse realizzata alla Juve, al Real o al Chelsea ora le parole si sprecherebbero ovunque…

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Importantissima vittoria dell’Olympique Marsiglia: il 2 a 1 riportato al Lille Metropole e firmato dalle reti di Cheyrou e Niang (grazie alle quali l’OM è riuscito a ribaltare l’iniziale vantaggio di Hazard, con i padroni di casa che in precedenza avevano già sbagliato un rigore con Bastos) porta i marsigliesi a quota 67, sei punti più del Lione (che sembra sempre più vicino a veder finire il proprio stradominio in patria) e cinque più del Bordeaux, che giocherà però mercoledì a Rennes la sua trentatreesima partita di questo campionato e potrebbe quindi riportarsi subito a meno due.

Vincono in trasferta anche Grenoble e Monaco: i primi battono il Le Havre grazie ad una rete di Boya e si portano a quota 41, undicesimi, mentre i secondi battono il Le Mans grazie ad un goal di Park Chu-Young, portandosi a quota 43, noni. Restano invece a 21 (in ultima posizione) e 38 (quattordicesimo) punti Le Havre e Le Mans.

Vittorie casalinghe, invece, per Auxerre (2 a 1 contro il Caen grazie ad una doppietta di Jelen che ribalta l’iniziale vantaggio ospite siglato da Proment), Nancy (Feret ed André Luiz affondano il Nantes) e Nizza (Ben Saada, Tavlaridis e Mouloungui regalano la vittoria ai nizzolini sul St. Etienne, dove trova la rete Ilan). La situazione in classifica di queste squadre è quindi la seguente: Nizza ottavo a quota 47, Auxerre decimo a 43, Nancy tredicesimo a 39, Nantes diciassettesimo a 33, St. Etienne diciottesimo a 32 e Caen diciannovesimo a 31.

Terminano invece 1 a 1 le sfide tra Tolosa-Lorient e Sochaux-Valenciennes: la prima viene decisa dalle reti di Cetto ed Ayew, la seconda da quelle di Sverkos e Bangoura. In classifica il Tolosa resta quindi quindi a quota 57, Lorient dodicesimo a quota 39, Valenciennes quindicesimo a quota 37 e Sochaux sedicesimo a 33.

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Pessima sconfitta del Wolfsburg allo Stadion der Freundschaft contro l’Energie Cottbus: il club di Zaccardo e Barzagli fallisce un’ottima occasione per poter iniziare una mini-fuga a cinque sole giornate dal termine. Il 2 a 0 finale, marcato da Rangelov e Skela, lascia infatti la squadra della Volkswagen in prima posizione ma a due soli punti (invece di cinque come sarebbe potuto essere) sopra l’Herta e tre su Bayern, Amburgo e Stoccarda. Dal canto suo, invece, l’Energie raccoglie una vittoria importantissima che porta il club al quart’ultimo posto a quota 26, uscendo quindi momentaneamente dalla zona retrocessione.

Termina invece 1 a 1 lo scontro salvezza tra Borussia Monchengladbach ed Arminia Bielefeld: Matmour e Tesche firmano le due reti che non cambiano, fondamentalmente, la situazione in classifica delle due squadre. Borussia quindi che si attesta in penultima posizione a quota 24, Arminia un punto ed una posizione sopra.

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Con il 4 a 2 raccolto al Ramon Sanchez Pijuan di Siviglia il Real si porta a quattro soli punti dal Barcellona, riaprendo di fatto il campionato: settimana prossima, infatti, si giocherà lo scontro diretto in quel di Madrid che potrebbe riportare i Blancos ad un solo punto dalla capolista. Siviglia che dal canto suo resta invece in terza posizione a quota 57, vedendosi avvicinare da Valencia (56) e Villareal (55), con il Sottomarino Giallo che battendo 2 a 1 il Getafe grazie alle reti di Capdevila e Llorente resta in piena corsa per un posto in Champions. Dal canto suo il Getafe resta invece invischiato nella lotta per non retrocedere: i 34 punti raccolti sinora basterebbero per una salvezza stiracchiata, ma il fatto che lo Sporting Gijon sia solo ad un punto di distanza deve tenere sul chi va là i Los Azulones.

Vince anche l’altra squadra di Madrid, l’Atletico: al Vicente Calderon i Colchoneros battono proprio lo Sporting per 3 a 1 grazie alle reti di Forlan, Simao ed Aguero, portandosi a quota 52, sesti, e restando in scia per un eventuale posto in Champions.

Termina 4 a 2 per la squadra in trasferta anche il match disputato al El Nuevo Colombino dove il Maiorca batte il Recreativo Huelva grazie alle reti di Jurado, Arango e ad una doppietta di Castro, con Sisi e Camunas a firmare le reti dei padroni di casa. Maiorca nono a quota 42, Recreativo che resta penultimo a quota 30.

Vittoria importante in chiave salvezza per l’Espanyol: le reti di Luis Garcia e Ramon piegano il Betis e portano la seconda squadra di Barcellona a quota 35, quint’ultima. Due punti e due posizioni sopra la squadra di Siviglia.

Vince anche l’Athletic Bilbao in una partita nervosissima che vede ben cinque espulsi. A farne le spese è il Racing Santander, piegato 2 a 1 dalle reti di Llorente e Lopez, che vanificano la rete della bandiera di Pinillos. Baschi undicesimi a quota 40 a parimerito con l’Almeria, un punto davanti al Racing.

Termina invece 0 a 0 il match del Nuevo Josè Zorilla Stadium tra Valladolid ed Osasuna, coi primi che restano decimi a quota 41 ed i secondi quindicesimi a quota 36.

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Due 2 a 0 nella domenica di Premier: all’Emirates è una doppietta di Fabregas (26′ e 67′) ad affondare il Boro, mentre all’Ewood Park sono McCarthy e Nelsen a decidere il match, infliggendo al Wigan la quattordicesima sconfitta del suo campionato.

Grazie a questi tre punti, quindi, l’Arsenal si porta a quota 65, con un margine di dieci punti sulle inseguitrici, mentre il Blackburn sale a 37, più sei sulla zona retrocessione.

Resta invece terz’ultimo a quota 31 il Middlesbrough, che potrebbe anche essere superato dal Newcastle (impegnato nel Monday Night contro il Portsmouth), mentre il Wigan resta undicesimo a quota 41.

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Perdendo al San Paolo l’Inter vede ridursi a 7 i punti di vantaggio sui cugini Rossoneri.

Al termine di una partita tutto sommato piuttosto equilibrata, infatti, sono i padroni di casa partenopei a spuntarla grazie ad una rete del Panterone Zalayeta che al 73′, dieci minuti dopo essere subentrato ad un deludente Denis, firma la rete della vittoria freddando Julio Cesar con un destro su cui il portierone carioca non può nulla.

Inter che resta quindi in testa, e con ogni probabilità non avrà problemi a chiudere il campionato nelle prossime giornate. Napoli che invece dal canto suo si toglie una bella soddisfazione in un campionato cui non ha più nulla da chiedere: i campani si trovano infatti in dodicesima posizione a quota 42.

Può essere ben contento Donadoni: la prima vittoria della sua avventura partenopea arriva infatti contro la prima della classe, c’è da sperare per lui questo possa essere un buon auspicio per il continuo di questa esperienza.

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Il Milan è da solo in seconda posizione. Battendo 3 a 0 il Palermo grazie a due rigori di Kakà ed una rete di Inzaghi, infatti, i Rossoneri staccano la Juventus, ora terza, che non va oltre un brutto 2 a 2 al Granillo di Reggio Calabria dove sono le reti di Barillà ed Hallfredsson da una parte e Del Piero e Zanetti dall’altra a decidere la partita. Resta quindi in ultima posizione a quota 24, meno sei dalla salvezza, la Reggina, mentre è ottavo a quota 49 il Palermo.

Rosanero che vengono per altro agganciati dal Cagliari, il quale strappa un 3 a 3 rocambolesco al Marassi: Doria in doppio vantaggio grazie ad una doppietta del giovane Marilungo, stella della primavera Blucerchiata, sardi che ribaltano il risultato con Matri, Acquafresca e Conti prima che Cassano a quattro dal termine firmi il definitivo pareggio che porta i suoi a quota 41, dodicesimi.

Parlando di zona retrocessione, invece, importanti vittorie di Lecce, Bologna e Torino.

I salentini s’impongono 2 a 1 contro il Catania grazie alle reti di Munari e Tiribocchi (di Martinez la rete della bandiera sicula), i felsinei battono il Genoa 2 a 0 grazie alle reti di Di Vaio e capitan Terzi mentre il Toro s’impone sul Siena grazie ad un colpo di tacco di Bianchi.

In classifica cambia quindi poco, con la Reggina che risulta essere l’unica penalizzata dalla giornata: Torino quart’ultimo a quota 30, Bologna un punto dietro e Lecce penultimo a quota 27.

Risulta invece pesante la sconfitta del Genoa, che perde così il quarto posto a favore della Fiorentina. Grifone che si trova ora in quinta posizione a quota 57, mentre Catania e Siena si trovano rispettivamente tredicesima e quindicesima a quota 40 e 37 punti.

Brutta sconfitta, infine, anche per la Lazio che perdendo 1 a 0 contro l’Atalanta perde l’opportunità di portarsi a due soli punti dalla Roma e dalla zona UEFA. A decidere la partita è una rete di Talamonti che porta i bergamaschi a quota 44, undicesimi.

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Dopo 14 anni in Baviera Kahn ha lasciato sguarnita la porta del Bayern (wikipedia.it)

Dopo 14 anni in Baviera Kahn ha lasciato sguarnita la porta del Bayern (wikipedia.it)

Per ben 14 anni il Bayern Monaco si è sentito sicuro: a difendere la propria porta c’era un muro, un colosso d’uomo che di nome faceva Oliver e di cognome Kahn.

Nativo di Karlsruhe sbarco infatti a Monaco nel lontano 1994. Da allora indossò per più di 500 volte la maglia della società bavarese, imponendosi per lungo tempo come uno dei migliori portieri a livello planetario.

Alla fine della stagione 2008, come detto, la fine della sua carriera di calciatore e l’inizio, per il Bayern, di una nuova epoca: dopo 14 anni, infatti, la porta dell’Allianz Arena non aveva più il suo più fedele protettore. Dopo 8 campionati tedeschi, 6 Coppe di Germania, 6 Coppe di Lega, 1 Coppa UEFA, 1 Champions League ed un’Intercontinentale i destini di Kahn e del Bayern dovevano dividersi.

Per la stagione in corso, non fortunatissima ad ora (il Bayern si trova terzo in Bundesliga ed è uscito prematuramente in Champions League), la società presieduta da Franz Beckenbauer aveva quindi deciso di puntare su Michael Rensing come nuovo guardiano della porta, con l’esperto Hans-Jorg Butt come suo secondo.

Le cose, però, non sono andate proprio benissimo e pare che in società si sia deciso di cercare un portiere in grado di non far rimpiangere il buon Oliver, cosa che Rensing non sembra in grado di fare.

Diversi i nomi fatti nelle ultime settimane a riguardo, tutti molto stuzzicanti. Da verificare, però, quanto possano essere veritieri.

Una delle opzioni sicuramente più suggestive è quella che vorrebbe il nostro Gianluigi Buffon come prossimo portiere dei bavaresi: pare infatti che Beckenbauer e compagnia abbiano individuato nel portierone italiano il miglior colpo di mercato possibile e sarebbero quindi determinatissimi a portarlo in baviera. Il rumor di mercato è poi alimentato anche dalla voce che vorrebbe in Roberto Mancini il sostituto designato di Klinsmann, destinato a partire soprattutto qualora il Bayern dovesse fallire, come sempre più probabile, anche in campionato.

Di certo le possibilità economiche in Baviera non mancano: effettuare una proposta convincente tanto per la società Bianconera, che potrebbe sfruttare quei soldi per una rifondazione sempre più necessaria, quanto per il giocatore. Da questo punto di vista, però, resta da capire quanto un campione come Buffon, abituato a certi standard, potrebbe essere interessato a giocare in Bundesliga: obiettivamente il livello medio del campionato tedesco è inferiore a quello del nostro campionato, risulta quindi difficile pensare che Gigi potrebbe accettare di buon grado una soluzione del genere. Qualora dovesse lasciare in Italia le prime scelte sarebbero sicuramente Inghilterra e Spagna.

Il Bayern sarebbe pronto a mettere 20 milioni sul piatto per aggiudicarsi Frey (wikipedia.it)

Il Bayern sarebbe pronto a mettere 20 milioni sul piatto per aggiudicarsi Frey (wikipedia.it)

Altro obiettivo del Bayern Monaco sarebbe il portiere titolare della Fiorentina, Sebastian Frey. L’ex interista è da diversi anni uno dei migliori portieri d’Europa (tanto che da tempo ci si interroga come Domenech possa averlo così lungamente snobbato da spingerlo a dichiarare che lasciava la nazionale) ed in passato è stato seguito da diverse squadre (l’Inter pre-Julio Cesar ed il Milan su tutti) salvo vivacchiare per tutta la carriera in provincia, tra Parma e Fiorentina. Ora potrebbe essere arrivato per lui il momento di provare un grande salto: se il campionato tedesco è inferiore a quello italiano, infatti, è altrettanto vero che andando in Baviera potrebbe finalmente giocare per vincere un campionato, cosa che non gli è mai riuscita in carriera, e, soprattutto, partirebbe giocando in una squadra che, almeno sulla carta, punta alla Champions.

Per lui Beckenbauer sarebbe disposto a spendere addirittura 20 milioni di euro, cifra sicuramente molto importante (anche se come abbiamo detto il Bayern risulta essere una delle compagini europee più solide a livello economico-finanziario). Al momento, però, fonti vicine al giocatore rivelano che Sebastian sarebbe intenzionato a restare in Viola anche per la prossima stagione, e qualora arrivasse la qualificazione in Champions le possibilità di vederlo lasciare Firenze diminuirebbero ulteriormente.

Altro portiere entrato in orbita Bayern è Artur Boruc, 29enne polacco in forza ai Celtic Glasgow.

Dotato di grande reattività ed ottimo atletismo gioca in Scozia da quattro anni, dopo una carriera passata esclusivamente in patria.

Su di lui negli ultimi anni si sono messe diverse squadre, tra cui anche il Milan, ma nessuna di queste ha affondato il colpo. E viene da chiedersi perché, dato che le qualità di Boruc sono indiscutibili ed in un momento come quello attuale, dove i grandissimi campioni tra i pali si contano sulle dita di una mano, un giocatore del suo talento dovrebbe essere preso molto più in considerazione.

Ora, quindi, potrebbe finalmente essere arrivato per lui il momento di lasciare la Scozia: dopo essere stato vicino al trasferimento al Newcastle – appena rimasto privo di Shay Given – il gennaio scorso potrebbe approdare in Baviera il prossimo giugno. Per lui la società tedesca sarebbe pronta a sborsare una decina di milioni di euro.

Negli ultimi giorni, infine, si è fatto anche il nome di Idriss Carlos Kameni, attualmente estremo difensore dell’Espanyol di Barcellona.

L’attuale numero 1 della nazionale camerunense, oro olimpico a Sydney 2000, è in scadenza a fine anno ed arriverebbe quindi a costo zero.

Ultimo erede di una grande stirpe di portieri (Bell, N’Kono e Songo’o sono stati tra i migliori portieri africani della storia ed erano tutti camerunensi come lui) Kameni non è certamente un nome che accende gli entusiasmi dei tifosi, ma pur nonostante non sia considerabile all’altezza di un Kahn, un Buffon o un Frey è sicuramente un portiere che, sbavature a parte, farebbe fare un salto di qualità alla squadra.

Qualora Beckenbauer decidesse di puntare su di lui (cosa che sarebbe comunque un ripiego per una squadra come il Bayern che parte puntando il meglio nel ruolo, Buffon) dovrebbe comunque affrettare i tempi: sul colored della società catalana si stanno infatti muovendo moltissime squadre, ultima in ordine di tempo il Benfica; in precedenza, comunque, sono stati registrati anche gli interessamenti di Bordeaux, Manchester City (che però avendo acquistato Given a gennaio probabilmente non affonderà il colpo), Olympiakos ed Amburgo. A livello di blasone non c’è sicuramente gara, ma un tentennamento di troppo potrebbe portare Kameni altrove.

Vedremo quindi nei prossimi mesi chi verrà designato come futuro guardiano della porta bavarese; molto probabilmente, infatti, Rensing non sarà riconfermato titolare.

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