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Archive for febbraio 2011

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Quarta puntata della trasmissione di Blu TV dedicata alle maglie.
Dopo aver parlato della maglia dell’Arsenal, di quella del Tottenham e di quella del PSG andiamo alla scoperta della maglia da trasferta del Manchester City!

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CRONACA

Il Napoli parte subito bene, dimostrando di non aver alcun timore reverenziale al cospetto di un avversario più abituato, in questi ultimi anni, a reggere i celebri palcoscenici europei.
Poco prima della mezz’ora, però, la difesa partenopea viene bucata con Nilmar che taglia dalla destra e riceve alle spalle dei difensori, calciando però mollemente una volta giunto al limite dell’area.

Pochi minuti più tardi è invece Cavani a tagliare in area, venendo imbeccato da un compagno. Il Matador, però, è bloccato proprio al momento in cui va a ricevere palla dall’uscita bassa di un avversario.
Partita giocata da subito su buoni ritmi, ma con le due difese capaci di avere la meglio sui rispettivi reparti offensivi.

Bella l’accelerazione di Lavezzi al trentacinquesimo: il Pocho s’infila centralmente puntando l’area e cercando l’uno-due con Cavani, venendo però murato da Gonzalo al limite. L’arbitro non ha dubbi ed ammonisce il difensore avversario. Il calcio di punizione che ne segue viene battuto sulla barriera da Gargano, con Cavani che proverà a replicare spedendo però la palla molto sopra la traversa.

Al quarantatreesimo imbeccata splendida di Lavezzi che bucherà la retroguardia del Sottomarino Giallo con uno splendido filtrante con cui servirà a meraviglia Cavani, che dopo aver stoppato il pallone tentennerà però troppo e si farà chiudere dall’uscita bassa del portiere avversario.
Primo tempo piuttosto equilibrato che si chiude quindi senza grandissimi flash, fatta salva proprio quest’ultima azione. Napoli che in alcune circostanze ha subito un pochino la manovra degli avversari ma che nel complesso ha giocato un tantino meglio, meritando qualcosina di più.

La ripresa si apre sulla stessa falsariga della prima frazione: è il Napoli a giocare meglio ed attaccare con più continuità, ma sempre trovando difficoltà a bucare la resistenza della difesa avversaria. Sul versante opposto, poi, la retroguardia partenopea risulta praticamente un limite invalicabile, con Rossi e compagni che trovano ancora più difficoltà a creare occasioni da goal.
Per provare a sbloccare la situazione, quindi, Mazzarri decide di inserire Hamsik al posto di Mascara.

Al settantesimo occasione per Borja Valero che riceve in area e calcia di sinistro, senza trovare però la porta.
Poco dopo il Napoli passerebbe, ma la posizione di partenza di Cavani è irregolare: sul lancio di Lavezzi, infatti, il Matador si trovava di pochissimo oltre l’ultimo difensore. E’ comunque una squadra molto volenterosa che dopo un minuto trova una seconda palla goal con Maggio che imbecca Lavezzi in area con un bel lancio lungo con il Pocho che viene però fermato dall’uscita dell’estremo difensore avversario.

E’ un Napoli che pare un po’ più stanco, negli ultimi venti minuti. I partenopei fanno infatti fatica a recuperare le posizioni, ed il Villareal ne beneficia, trovando qualche spazio in più per manovrare.
Nonostante questo è comunque la squadra di casa a fare la partita, tanto che, anche per via delle due occasioni capitate a stretto giro di posta a Lavezzi e Cavani, meriterebbe qualcosa in più.

Purtroppo, però, i partenopei non riescono a concretizzare il proprio gioco, così che la partita terminerà a reti inviolate.
Allo scadere, per altro, arriverà anche l’espulsione, per doppia ammonizione, di Aronica, che si aggrapperà a Nilmar guadagnandosi il secondo cartellino giallo.

COMMENTO

Bella partita di un Napoli abbastanza tonico, capace di reggere egregiamente il palcoscenico europeo contro ad una delle squadre migliori di Spagna.
Azzurri che meriterebbero sicuramente qualcosa più degli avversari: sono infatti proprio i padroni di casa a fare la partita: il gioco del Napoli è più fluido, la palla circola meglio ed il possesso è tenuto dai giocatori di Mazzarri con più efficacia.

Qualcosa, per altro, riescono anche a creare, bucando una linea di difesa foltissima, quando schierata con il centrocampo a supporto, e molto agguerrita. Cavani, però, non sembra quello di sempre e nel primo tempo brucia un’occasionissima che avrebbe potuto cambiare il match. Nella ripresa, invece, troverà la via della rete, venendo però fermato dalla terna arbitrale.

Napoli che mantiene quindi apertissimo il discorso del passaggio del turno e che si giocherà tutto nella difficile trasferta spagnola. Se giocherà così, comunque, la squadra partenopea avrà buonissime chance di passare.

MVP

Diversi sono i giocatori capaci di ben comportarsi, stasera. E non ce n’è stato uno, forse, in grado di svettare nettamente sugli altri.

Dovendo fare un nome, però, ecco che scelgo quello di Christian Maggio: il tornante Azzurro disputa infatti una gran partita, dimostrando una condizione fisica smagliante.
E proprio il suo atletismo è, da sempre, il suo punto forte. Quando è in queste condizioni, infatti, il buon Christian sa essere praticamente devastante. Avesse due piedi educati sarebbe un giocatore di primissimo livello.

Speriamo si ripeta anche al ritorno, comunque. Corridori come lui sono sempre importanti in ogni squadra, a maggior ragione quando si calcano i palcoscenici europei.

TABELLINO

Napoli vs. Villareal 0 – 0
Marcatori:
Napoli (3-4-2-1): De Sanctis; Campagnaro, Cribari, Aronica; Maggio, Yebda (68′ Pazienza), Gargano (79′ Sosa), Dossena; Mascara (61′ Hamsik), Lavezzi; Cavani. All. Mazzarri
Villareal (4-3-1-2): Diego López; Gaspar, Gonzalo, Musacchio, Capdevilla; Borja Valero, Bruno, Senna (61′ Marchena); Cazorla (87′ Catalá); Nilmar, Rossi (77′ Marco Ruben). All. Garrido
Arbitro: Clattenburg (Inghilterra) ass. Mullarkey e Cann, quarto uomo Dean, ass. di porta Jones e Taylor.
Ammoniti: Dossena, Aronica (N), Capdevila, Gonzalo, Marchena (V)
Espulso: Aronica al 90’+4 per doppia ammonizione.

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Lo scorso novembre introdussi la Juvenil B del Barça, un mesetto fa il Real Madrid Castilla.
Oggi, invece, il mio viaggio nell’universo calcistico giovanile torna a fare tappa in Catalogna: dopo la formazione allenata da Sergi Barjuan, infatti, presenterò oggi il Cadete B Bluagrana, ovvero sia la squadra dei classe 96 (con qualche 97 aggregato) gestita da Francesc Artiga Cebrián.

E quale modo migliore posso avere di introdurre un discorso se non quello di raccontarvi una loro partita?
Spazio allora alle immagini che giungono dal Centro Sportivo Gamper, dove il Cadete B del Barça, leader del proprio girone, si scontra contro i giovani del Rapitenca, noni in classifica.

I Blaugrana partono mettendo subito in mostra la propria inesperienza (ma del resto data l’età era pure normale finisse così): Dani riceve palla sulla destra e s’infila in mezzo a due avversari all’altezza del centrocampo, finendo però con l’allungarsi troppo il pallone e favorendo la ripartenza di Nasi che preso possesso della sfera punterà la porta avversaria effettuando un tiro dalla trequarti con cui proverà a beffare Pol, spedendo però la palla oltre la traversa.
Al quinto si fanno quindi vedere anche i padroni di casa: Fran centra un pallone dalla trequarti per Arnaldo che dopo averlo controllato di petto supera il proprio diretto marcatore con un bel sombrero, penetrando in area ma subendo l’uscita del portiere avversario, Baby, che non gli permetterà di tornare sul pallone.

Al decimo Mohamed guadagna un calcio d’angolo con uno dei già tanti affondi Blaugrana sulla fascia mancina. Sul punto di battuta si presenta Wilfried che centra un pallone allontanato dalla difesa del Rapitenca giusto al limite dell’area dove si fa trovare prontissimo Adama che si coordina molto bene calciando di sinistro ma riuscendo solo a sfiorare il palo alla destra dell’estremo difensore avversario.
Tre minuti e lo stesso Adama mette in mostra le sue scintillanti doti atletiche: ricevuta palla all’altezza della metà campo, infatti, l’ala colored farà suo il pallone saltando sul posto il diretto marcatore per poi liberare tutta la velocità di cui è dotato trovando il fondo dopo essersi bevuto facilmente un secondo avversario. Sul suo cross in mezzo ci sarà quindi uno scontro tra Baby ed Arnaldo, con quest’ultimo che riuscirà poi in qualche modo a colpire il pallone che si schianterà sul palo. L’arbitro però vanificherà il suo tentativo di replicare in rete fischiandogli un fallo che, in effetti, poteva tranquillissimamente starci.

Al diciassettesimo sarà invece Mohamed a crossare, questa volta da sinistra, con Adama che s’infilerà sul secondo palo colpendo al volo con buona coordinazione un pallone realmente molto ostico per come spioveva. Non troverà la porta, l’ala destra della formazione Blaugrana, ma metterà ancora una volta in mostra le sue buone doti tecniche.
Cinque minuti e Nasi torna ad avere un’ottima occasione, sempre su di una ripartenza dovuta ad un errore di Dani che dimostra un controllo approssimativo facendosi rubare palla oltre la metà campo e dando modo alla Rapitenca di ripartire in velocità. Il filtrante per il numero 17 degli ospiti è quindi preciso così che il buon Nasi si va a trovare al limite dell’area a tu per tu con Pol, che prova a superare con un pallonetto che va però a terminare ad un metro buono dal palo.

Al ventottesimo è invece Carlos, centrale difensivo Blaugrana, ad avere l’occasione di sbloccare il risultato: il ragazzo riceve infatti palla sul secondo palo sugli sviluppi di un corner e dopo averla controllata prova a crearsi lo spazio per andare al tiro, facendo però sfilare il pallone a filo del secondo palo.
E’ comunque sempre la poca esperienza di questi ragazzi, dotatissimi da un punto di vista puramente tecnico, a far correre pericoli alla squadra di casa: come al trentaduesimo, quando Xavier riceve da Aleix ed effettua un appoggio orizzontale mollissimo su cui può piombare con efficacia un avversario che verticalizzerà immediatamente in direzione di Ivan che giunto a tu per tu con Pol non riuscirà però a superare il portiere avversario, calciandogli la palla addosso e riuscendo solo a guadagnarsi un angolo amarissimo, visto il goal mangiato.

La ripresa sia apre con tre novità: Alex Corredera va a sostituire Aleix, infortunatosi in occasione dell’ultima azione della prima frazione di gioco, Mousta va a rilevare Fran e Sergio Buenacasa prende il posto di David.
Il tutto porta quindi una riorganizzazione dei ruoli tra difesa e centrocampo, con il solo attacco a rimanere invariato: capitan Xavier passa infatti in difesa, con Carlos spostato sul centro-destra e lui ad occupare il centro-sinistra della linea a quattro che fa la guardia a Pol. In mezzo, invece, Wilfried diventa il centrale di centrocampo, con Sergio e Alex ad agire come mezz’ali.

Al sesto torna quindi a farsi vedere il Barça dalle parti di Baby: Wilfried verticalizza bene per Arnaldo che dopo aver controllato il pallone prova a battere l’estremo difensore avversario con un pallonetto con il quale riesce solo a sfiorare l’incrocio dei pali, lasciando che il pallone si spenga sul fondo.
Due minuti e, finalmente, la squadra di casa passa, riuscendo a concretizzare la maggior mole di gioco costruita sino a quel momento: Xavier recupera palla a centrocampo ed effettua uno splendido lancio di almeno quaranta metri con cui mette in movimento Adama il quale dopo aver controllato il pallone avrà qualche problema a superare il proprio diretto avversario, riuscendo comunque in qualche modo a crossare in area. Proprio qui arriverà l’inserimento, sul secondo palo, di Alex Corredera che calcerà al volo di sinistro un pallone assolutamente non irresistibile, ma che finirà comunque col bucare Baby per l’1 a 0 Blaugrana.

Un solo minuto più tardi splendida azione sulla sinistra con Adama che viene liberato sul secondo palo e si presenta a tu per tu con l’estremo difensore del Rapitenca, che è bravo questa volta a chiudergli lo specchio di porta in faccia, facendosi calciare addosso il pallone.
Nella seconda frazione sembra comunque essere scesa in campo una sola squadra. Così al quattordicesimo minuto arriva il raddoppio: Mohamed effettua una bella discesa sulla sinistra entrando in area per poi appoggiare all’indietro a Mousta il cui cross mette in difficoltà Baby. Sull’uscita sbagliata del portiere ospite, che non riuscirà a trattenere il pallone, è quindi un gioco da ragazzi per lo stesso Mohamed firmare la rete del 2 a 0.

Al diciottesimo altri cambi: Juanma va a rilevare Xavier, James prende il posto di Mohamed ed Ernest prende il posto di Pol a difesa dei pali.

A quel punto le tante sostituzioni arrivate nel giro di un quarto d’ora abbondante distruggono tutti gli equilibri stabiliti, con gli ospiti che riusciranno ad uscire un po’ dal guscio approfittando di una approssimazione della squadra di casa. Il tutto, però, senza riuscire a bucare la resistenza Blaugrana.Al trentasettesimo sono però proprio i subentranti a fare la differenza: Sergi Palencia, entrato nel corso del secondo tempo al posto di Dani, scende bene sulla destra convergendo al centro e mettendo in movimento Sergio Buenacasa che s’infilerà alle spalle della difesa avversaria, salterà con una splendida finta Baby e depositerà facilmente in rete il pallone del 3 a 0 chiudendo una partita praticamente dominata in lungo ed in largo dai giovani catalani.

Vittoria piuttosto facile, infatti, quella di una squadra che sta dominando il proprio girone: in 17 incontri i giovani Blaugrana hanno raccolto 14 vittorie e 3 pareggi, realizzando ben 63 reti a fronte di 11 soli goal incassati.
Barça che incrementerà sicuramente il proprio bottino già nel prossimo fine settimana, quando i ragazzi di Francesc Artiga Cebrián saranno impegnati sul campo dell’Amposta CF ultimo in classifica con una vittoria a fronte di ben sedici sconfitte.

Cosa dire, di questa squadra?
Tatticamente il Cadete B, come tutte le altre compagini Blaugrana è praticamente l’esatta copia della compagine allenata da Guardiola. E’ infatti ormai notissimo come il metodo Barça si fondi anche – e soprattutto – su questo: schierare tutte le proprie rappresentative con il medesimo modulo significa abituare tutti i ragazzi, fin da giovanissimi, a giocare secondo certi schemi, che dovranno quindi poi limitarsi a replicare in prima squadra (qualora riescano ad arrivarci).
Può sembrare una cosa da poco, ma è indubbio dire che tutto ciò favorisce notevolmente l’integrazione di un ragazzo giovanissimo tra i professionisti: del resto gli è richiesto semplicemente di replicare movimenti già conosciuti, non andando quindi a snaturare il proprio gioco. E la cosa, è piuttosto evidente, funziona.

Nel complesso la cosa che colpisce di più, guardandoli giocare, è la tranquillità con cui sanno giocare il pallone. Perché, posso garantirvelo, MAI mi è successo di vedere, nel corso di questi ottanta e rotti minuti, un giocatore Blaugrana buttare via il pallone per evitare di perderlo. In alcuni casi pur di mantenere il possesso dello stesso provando ad impostare un’azione si sono anche visti azzardi non da poco, come dribbling in zone in cui sarebbe meglio evitare, ok. Però è anche vero che a quest’età è più importante insegnare come gestire il pallone, che prendere un goal.Ecco quindi come una squadra di undici quattordicenni provenienti dalle più disparate parti del mondo abbia già assimilato una filosofia di gioco, quella del Tiki Taka, che tante soddisfazioni ha fatto togliere tanto al Barça stesso quanto, negli ultimi anni, alla nazionale spagnola di per sè. Ed è un vero spettacolo per gli occhi vedere dei ragazzini non buttare mai via il pallone, concentrarsi sulla monopolizzazione dello stesso e cercare sempre di costruire azioni manovrate.

Entrando nello specifico è comunque bene analizzare anche uno per uno i singoli scesi in campo.

A difendere i pali si sono alternati Pol Serrat Fortuny ed Ernest Costales Martínez.
Il primo è un classe 96, il secondo invece un 97 aggregato sotto età al Cadete B, quando i suoi coetanei giocano tutt’ora nell’Infantil A. Su di loro si può comunque dire poco, non essendo stati praticamente mai messi sotto pressione e non avendo quindi avuto modo di dimostrare il proprio valore.

Sulla destra della difesa si sono invece dati il cambio Daniel Segura Vargas e Sergi Palencia Hurtado, entrambi nati nel marzo del 96 ad una settimana di distanza l’uno dall’altro.
Dani, partito titolare, ha messo in mostra una certa rapidità di base ed un dribbling discreto, lasciando però intravvedere anche una concentrazione non proprio ottimale ed un controllo di palla che ha spesso lasciato a desiderare, se paragonato ai propri compagni. Sergi, invece, non ha avuto moltissimo tempo per mettersi in mostra, ma la sua discesa che è valsa la rete del 3 a 0 è stata realmente devastante.

Sulla fascia opposta si sono alternati Francisco Javier Alvarez Ferrer e Moustapha Seck, entrambi classe 96.
Il primo sembra essere un predestinato: se non si brucerà, infatti, il suo approdo in prima squadra sembra quasi scontato. Dopo aver mosso i primi passi – calcistici – nel Cusa La Granja sbarcò nell’universo Barça alla tenerissima età di 7 anni, inserendosi da subito in un contesto competitivo quanto formativo come quello Blaugrana. E’ da sempre uno dei punti forti delle formazioni giovanili catalane ed il suo talento è già stato apprezzato e riconosciuto da più parti. Basti pensare che a fine 2008 partecipò al Torneo Internazionale Alevin F7 Maspalomas giocando contro a diverse squadre europee molto quotate (tra cui Milan ed Inter) venendo eletto miglior giocatore dello stesso. Terzino sinistro di propensione prettamente offensiva Fran sa gestire benissimo il pallone, ha un ottimo dribbling, una buona velocità di base ed un piede piuttosto educato. E’ sicuramente un nome da tenere d’occhio.
Molto più lineare, invece, il buon Mousta, quattordicenne di origini senegalesi che fa di fisico ed atletismo i propri punti forti.

La coppia titolare in mezzo alla difesa è stata composta da Aleix Bigordà Cava e Carlos Blanco Moreno, anch’essi due 96.
Interessante, tra i due, in particolar modo Carlos: sempre molto pulito sia negli interventi che nel trattare il pallone, infatti, il buon Carlos Blanco ha dimostrato anche di saper giocare con lo stesso rendimento sia sul centro-destra che sul centro-sinistra.
Ha poi trovato spazio da centrale anche il secondo dei due 97 di questa squadra, Juan Manuel García Rey, il quale non ha però avuto abbastanza tempo per poter mettere in mostra le proprie capacità.

Tra i centrocampisti mi ha poi abbastanza impressionato il camerunense Wilfrid Jaures Kaptoum, anch’esso già stella della Masia Blaugrana da tempo. Capace di disimpegnarsi sia come mezz’ala che come centrale, infatti, Wilfrid ha messo in mostra un grandissimo controllo del pallone abbinato ad una visione di gioco davvero notevole ed un piede piuttosto sensibile. Diverse le sue aperture interessanti, non ultima quella con cui ha aperto il gioco su Adama in occasione del goal capace di sbloccare il match.

Sono invece rimasto piuttosto deluso dalla prestazione del venezuelano David Alejandro Zalzman Guevara: sempre piuttosto molle, infatti, la mezz’ala sinistra Blaugrana non ha mai inciso sulla partita, giocata in maniera piuttosto mesta.
Al tempo stesso non si è certo messo a strafare Xavier Quintillà Guasch, la cui duttilità è però sicuramente dote preziosa ed importante per un allenatore: pur senza aver brillato, infatti, il secondo della dinastia Quintillà Guasch (il primo, Jordi, gioca nella Juvenil B attualmente) ha saputo disimpegnarsi benino sia da centrocampista centrale davanti alla difesa che da centrale di difesa. Interessante, comunque, anche la sua capacità di lancio.

Discrete anche le prestazioni di Àlex Corredera Alardi, divenuto capitano all’uscita dal campo proprio di Xavier nonché autore della rete dell’1 a 0, e Sergio Buenacasa Alba, bravissimo a saltare con una splendida finta Baby in occasione del 3 a 0.
Poco da segnalare, infine, per quello che riguarda James Efmorfidis, che ha disputato troppi pochi minuti anche solo per poter entrare in ritmo partita. Curioso, comunque, che un ragazzo di quattordici anni conosca già cinque lingue: cosa, questa, dovuta anche al privilegio di avere padre greco, madre olandese e di vivere in una città come Barcellona. Un vero e proprio meltin’ pot d’etnie, un po’ come il nostro Dumitru!

Tra gli attaccanti quello che mi ha impressionato di più è invece stato il maliano Adama Traore Diarra, in possesso di un’esplosività ed una velocità di base capace di fare realmente la differenza tra i pari età. L’ala destra africana ha infatti arato la propria fascia di competenza, risultando assolutamente devastante una volta partito palla al piede. C’è poco da dire: in questo momento i suoi coetanei possono fermarlo solo falciandolo, cosa per altro avvenuta in più occasioni nel corso del match.

Giocatore interessante, comunque, anche quel Mohamed El Ouriachi, marocchino, che ha agito sulla fascia opposta: esplosività minore rispetto al compagno agente sull’out di destra ma una tecnica sopraffina ed una capacità di dribbling davvero interessante. Sulla fascia mancina di questo Cadete B forma un tandem micidiale assieme a Fran.

Abbastanza deludente, infine, il paraguayano Arnaldo Antonio Sanabria Ayala, prima punta piuttosto tecnica ma che condivide una certa “mollezza” con David Zalzman che lo rende piuttosto irritante da vedere.

Squadra interessante, comunque, questo Cadete B con giocatori già parecchio maturi, per avere solo 14 anni.
Assolutamente prematuro dire dove potranno arrivare, ma alcuni di loro, è inutile negarlo, dimostrano oggi di avere qualità realmente importanti. Dovranno solo saperle sviluppare appieno senza bruciarsi, magari montandosi la testa.

Al solito si sente spesso parlare di modello Barça, senza che però si faccia poi particolare attenzione alle varie componenti dello stesso. Ecco il perché di pezzi come questo.

Del resto se i vari Puyol, Messi, Xavi ed Iniesta sono diventati quello che sono è sicuramente merito di Madre Natura e del loro impegno. Ma in questo processo di realizzazione non va nemmeno sottovalutato il ruolo svolto dalla Masia, luogo perfetto per crescere giovani calciatori di qualità.

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Detto del match, ecco le pagelle di Milan-Tottenham.

Milan

Abbiati: 7
Gioca solo poco più di un quarto d’ora, in cui si guadagna però la palma di migliore dei suoi. Poi si fa male ed è costretto ad uscire. Peccato.
(Dal 18′ Amelia: 6
Non può nulla sul goal. Non è impegnatissimo, per il resto.)

Abate: 6
Parte piuttosto male ma esce alla distanza. Prestazione pienamente sufficiente per lui, che non subisce un granché dietro e riparte con efficacia in qualche occasione.

Nesta: 6
Guida bene il proprio pacchetto difensivo, può davvero poco sul goal.

Yepes: 6,5
Sarebbe un sette pieno non si facesse saltare da Lennon in occasione del goal. Intendiamoci, però: il centrale colombiano, sempre piuttosto corretto, ha provato a fermare l’avversario con mezzi leciti, venendo però saltato nettamente a mo’ di Holly Hutton. Certo, col senno del poi avrebbe potuto provare a tranciare le gambe dell’avversario, guadagnando anzitempo gli spogliatoi. A quel punto, però, non so se il suo voto sarebbe stato maggiore.
Occasione del goal a parte è comunque eccellente la prestazione dell’ex clivense, vera e propria roccia difensiva (annulla in più occasioni il pennellone Crouch nel gioco aereo) e giocatore più pericoloso dei suoi sul fronte offensivo.

Antonini: 5
Subisce quasi costantemente Lennon, combina pochino davanti.

Gattuso: 4
La prestazione in sè, soprattutto nel primo tempo, sarebbe da sei pieno. Però perde la testa, tanto che meriterebbe di lasciare anzitempo il campo. Dopo il triplice fischio, poi, fa partire un parapiglia indegno. Perdere non è mai piacevole, perdere in questo modo diventa ancora più brutto.

Thiago Silva: 5,5
Fuori posizione, e si vede. Ci prova, ma è palese come si trovi poco a suo agio davanti alla difesa. Se le mezz’ali sono Gattuso e Flamini, poi, ecco che la frittata di centrocampo è fatta e servita.

Flamini: 4
Interviene a piedi uniti su Corluka, costretto ad uscire in stampelle dallo stadio. Meriterebbe il rosso diretto. Attimo di follia davvero deprecabile, il suo.

Seedorf: 5
E’ il peggiore dei suoi nel primo tempo. Doverosa la sua sostituzione a fine primo tempo.
(Dal 45′ Pato: 5
Non si rende mai pericoloso.)

Robinho: 6,5
E’, assieme a Yepes, il migliore tra i suoi. L’unico ad accendere la luce e dannarsi l’anima per provare a combinare qualcosa là davanti.

Ibrahimovic: 5
Ora ci sarà sicuramente chi parlerà del “solito Ibra di coppa”. La realtà dei fatti, però, è che se lui fa pochino certo non è nemmeno aiutato da una squadra che ha notevolissime difficoltà nel creare gioco.

Tottenham

Gomes: 7
Compie due miracoli su Yepes. Che a conti fatti decidono il match quanto il contropiede di Lennon ed il goal di Crouch.

Corluka: 6,5
Chiude ogni varco dietro e prova qualche sporadica sortita offensiva di tanto in tanto. Un vero peccato che debba terminare anzitempo il suo match per un intervento assolutamente censurabile portato da Flamini.
(Dal 59′ Woodgate: 6
Esegue a dovere il compitino nell’ultima, decisiva mezz’ora.)

Gallas: 6,5
La difesa non soffre molto, lui controlla bene lo scorrere del match.

Dawson: 6,5
Inizia male, facendo tre o quattro falli in una manciata di minuti, poi si riprende bene. Sarebbe potuto essere lui l’anello debole di questa squadra, oggi.

Assou Ekotto: 6,5
Fa bene entrambe le fasi di gioco, in particolare quella offensiva.

Lennon: 7,5
Devastante quando ti punta in velocità. Per maggiori info chiedere ad Antonini e al malcapitato Yepes.

Wilson Palacios: 6,5
Tantissima quantità, dà quel quid in più di agonismo al centrocampo Spurs.

Sandro: 6,5
Si vede poco, ma fa tanto lavoro sporco molto utile.

Pieenar: 5,5
Piuttosto in ombra, è il peggiore dei suoi.
(Dal 77′ Kranjcar: s.v.)

Van der Vaart: 6,5
Gestisce bene la palla, pur senza strafare. Giocatore dalla tecnica deliziosa.
(Dal 63′ Modric: 6
Fa il compitino, ma rientrando da un’operazione all’appendice non gli si potrebbe chiedere molto di più. Eppure lui qualcosa di più la da: recupera la palla che consegna poi a Lennon per il contropiede che vale la vittoria.)

Crouch: 6,5
Dà vita a dei bei confronti con i difensori rossoneri, in special modo Yepes. Firma poi il facile goal della vittoria.

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CRONACA

Sono gli ospiti ad iniziare subito meglio, impostando loro il gioco secondo i propri ritmi e mettendo da subito un tantino in difficoltà la retroguardia milanista.
Molto interessante, ad esempio, l’azione sviluppata al nono minuto dai giocatori londinesi: Corluka scende sulla fascia e serve Lennon che mette in difficoltà Antonini riuscendo a crossare dal fondo. Il pallone viene però allontanato di testa dalla difesa di casa, con lo stesso Corluka che si ritrova quindi la palla tra i piedi giusto al limite dell’area. Anziché provare a calciare direttamente a rete, quindi, il terzino destro croato pennellerà un cross sul secondo palo in direzione di Crouch che scattato bene alle spalle di Abate verrà però anticipato dall’uscita aerea di Abbiati, abile nell’intervenire per sventare un’occasione potenzialmente molto pericolosa.

Abbiati che si ripeterà anche un paio di minuti più tardi quando Lennon sfuggirà nuovamente alla marcatura di Antonini crossando una palla molto interessante, che sarà preda proprio dell’uscita dell’estremo difensore rossonero.
E’ un Milan piuttosto timido quello sceso in campo in quel di San Siro: la squadra di Allegri sembra infatti contratta e pare da subito avere notevole difficoltà di circolazione della palla.

La squadra di casa si fa vedere solo al ventunesimo quando Robinho lancia Ibrahimovic dentro l’area che proverà a rendergli il pallone con un cross basso a pochi metri dalla linea di porta, senza che però il pallone filtri.
Ibra che pochi minuti più tardi viene toccato da dietro e finisce a terra giusto al limite dell’area, con l’arbitro che lascia però correre.

La partita è comunque piuttosto monotona: il Tottenham ha una circolazione di palla maggiore ma fatica a trovare spazi, imbrigliato da una gabbia di mediani, quella costruita da Allegri, che non lascia un metro agli avanti londinesi. Così le occasioni stentano ad arrivare, perché sul fronte opposto le cose sono anche peggiori, spettacolarmente parlando.
La prima frazione di gioco si chiude così senza grandi sussulti.

In apertura di ripresa corre un brivido lungo la schiena dei tantissimi tifosi italiani accorsi allo stadio: Van der Vaart riceve palla da destra al limite dell’area e dopo aver controllato elegantemente ruota di centottanta gradi sul piede perno facendo partire un pallonetto superbo che si spegne di pochissimo a lato.
Subito dopo arriva quindi il miracolo di Gomes: Gattuso riceve palla al limite sugli sviluppi di un angolo e pennella un cross in mezzo con un tocco sotto delizioso. Sulla palla si avventa Yepes, che stacca ed incorna in direzione dell’incrocio. E’ però bravissimo Gomes a volare e deviare il pallone oltre il palo, salvando la propria porta da un goal che sembrava quasi fatto.

Al cinquantatreesimo è Ibrahimovic a provarci, sempre di testa. La punta svedese, però, colpisce male il pallone centrato da Antonini, spedendolo a fondo campo.
Sette minuti e Yepes si ripete: angolo corto di Pato, cross di prima intenzione di Antonini ed incornata del difensore colombiano sul secondo palo, con ennesima risposta d’istinto di Gomes, aiutato poi dalla rovesciata di Gallas a spazzare il pallone.

Dopo l’ora di gioco inizia quindi a scaldarsi la partita e l’arbitro ne perde le redini. Dapprima Flamini – che rompe Corluka con un intervento da censurare a gambe tese ed unite – e poi Gattuso danno mostra del loro lato peggiore, meritando forse qualcosa più di una semplice ammonizione.
Lo scaldarsi degli animi, però, non corrisponde ad un ulteriore innalzamento della spettacolarità del match, che resta non propriamente prelibato da un punto di vista estetico.

A dieci dal termine arriva però il contropiede fulminante dei londinesi, che trovano un ormai inaspettato vantaggio: Lennon riceve palla sulla propria trequarti e libera tutta la sua velocità palla al piede puntando l’area avversaria senza che nessuno riesca a frenarlo. Arrivato a pochi metri dall’area di rigore avversaria, quindi, salterà secco Yepes, appoggiando poi nel mezzo ad un solissimo Crouch che avrà gioco assolutamente facile nell’appoggiare il pallone nello specchio di porta, firmando l’1 a 0.

In chiusura occasionissima per il Milan: incertezza del duo Dawson-Palacios che spiana la via della rete a Robinho, chiuso però in angolo al momento del tiro.
Sugli sviluppi dell’angolo arriva quindi la rovesciata di Ibrahimovic, che trova la via del pareggio. L’arbitro però annulla immediatamente il goal, probabilmente per una spinta della punta svedese ai danni di Dawson. Milan che esce quindi sconfitto sul proprio campo.

COMMENTO

Primo tempo assolutamente negativo in lungo ed in largo per il Milan, che scende in campo timido e contratto e non costruisce praticamente nulla. Il tutto anche per via di un Seedorf più spento che mai, giustamente rilevato da Pato nell’intervallo.

Nella ripresa il Milan sembra invece scendere in campo con un piglio un poco più deciso, per quanto, nonostante un Robinho in ottima serata, il gioco stenti comunque a decollare.
Ma del resto non può essere altrimenti quando ti trovi a giocare con una mediana composta da Thiago Silva (che come tutti ben saprete è un difensore centrale) e dai martelli Flamini e Gattuso, certo non propriamente a proprio agio nel giocare di fioretto.

E se a centrocampo il gap tecnico è netto le cose peggiorano ulteriormente quando gli avversari si dimostrano superiori anche sotto il profilo del dinamismo e diventano tremende quando il tuo attacco risulta essere praticamente nullo.

In tutto questo grigiore, che diventa nero inferno nel commentare il fallaccio di Flamini su Corluka ed il comportamento di un Gattuso fuori di sè nel finale di partita, vanno comunque sottolineate le buone prestazioni di uno Yepes superbo dietro ed arma in più davanti (sarà lui, infatti, il più pericoloso dei suoi) e di un Robinho attivo e generoso come in poche altre occasioni si è visto essere.

Operazioni quarti di finale che è ora durissima, quindi. Al White Art Lane gli Spurs dovrebbero infatti ritrovare il loro fenomeno, Bale, e potranno amministrare al meglio il pesantissimo vantaggio guadagnato quest’oggi.

MVP

Aaron Lennon mette più volte sotto Antonini sulla sua fascia e decide il match con un contropiede praticamente perfetto.

TABELLINO

Milan vs. Tottenham 0 – 1
Marcatori: 80′ Crouch
Milan: Abbiati (18’pt Amelia), Abate, Nesta, Yepes, Antonini, Gattuso, Thiago Silva, Flamini, Seedorf (1’st Pato), Ibrahimovic, Robinho.  A disp.: Jankulovski, Legrottaglie, Sokratis, Oddo, Merkel.  All.: Allegri
Tottenham: Gomes, Corluka (15’st Woodgate), Gallas, Dawson, Assou-Ekotto, Lennon, Palacios, Sandro, Pienaar (32’st Kranjcar), Van Der Vaart (18’st Modric), Crouch. A disp.: Cudicini, Bassong, Defoe, Pavlyuchenko. All.: Redknapp
Arbitro: Lannoy
Ammoniti: Flamini, Yepes, Gattuso

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Terza puntata della trasmissione di Blu TV dedicata alle maglie.
Dopo aver parlato della maglia dell’Arsenal e di quella del Tottenham andiamo alla scoperta della maglia del Paris St. Germain!

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Detto della partita andiamo subito a vedere le pagelle dei singoli.

Juventus

Buffon: 6,5
Praticamente inoperoso nel primo tempo, deve darsi da fare nella ripresa. Alla fine esce dal campo senza goal subiti, anche se deve certo ringraziare Eto’o e la sua incredibile traversa sotto porta.

Sorensen: 6,5
Non spinge molto, ma è bravo a pennellare il cross che porta al goal Matri. Dietro gioca in maniera piuttosto attenta. Altra partita in cui si guadagna qualcosa più della sufficienza.

Barzagli: 6
Partita attenta per l’ex Campione del Mondo 2006, che non fa grandissime sbavature. Certo che quella palla che taglia l’area e pesca Eto’o e su cui lui non interviene sarebbe potuto essere sanguinosissima.

Bonucci: 6,5
Pazzini si rende pericoloso in una sola occasione. Per il resto l’ex centrale barese lo controlla benissimo.

Chiellini: 6,5
E’ la grinta fatta persona. Terzino dalla tecnica più che rivedibile, spinge comunque con foga e chiude bene praticamente ogni spazio in fase difensiva.

Krasic: 6
Continua a non essere quello di inizio stagione, ma è proprio su di una sua iniziativa che Sorensen si spinge fin oltre la trequarti per pennellare poi, dopo un suo appoggio, il cross che vale il goal della vittoria.

Aquilani: 6
Da un giocatore con la sua qualità ci si aspetta sempre qualcosa di più. Bravo comunque a dare manforte a Melo in fase difensiva e a cercare di cucire gioco in fase di possesso. Sufficienza meritata.

Melo: 6,5
Vale un po’ lo stesso discorso fatto per Chiellini: è la grinta fatta persona e vedergli fare certe chiusure resta un piacere per gli occhi.
(Dal 72′ Sissoko: s.v.)

Marchisio: 6
Fa il compitino senza strafare, pare comunque non fosse al 100%.
(Dal 72′ Pepe: s.v.)

Toni: 6,5
Prestazione preziosissima per un giocatore che si spende tantissimo per conquistare ogni pallone che vaga sul fronte offensivo juventino, che stasera è quasi tutto sulle sue spalle.
(Dal 54′ Iaquinta: 5
Unica nota stonata della serata Bianconera. Fa poco e lo fa male.)

Matri: 6,5
Lavoro meno prezioso di quello di Toni, è però ancora una volta decisivo sotto porta. Esattamente ciò che serviva a questa squadra.

Inter

Julio Cesar: s.v.
Può poco o nulla sul goal di Matri, così come sulla seconda grande occasione avuta – e sciupata – dall’ex cagliaritano. Per il resto è quasi completamente inoperoso.

Maicon: 6,5
Svolge con efficacia entrambe le fasi, anche se il vero Maicon era solito spingere di più e con più qualità.

Ranocchia: 6
Un solo vero buco, laddove viene però graziato da Matri. Soffre abbastanza nel primo tempo, prende le misure e si rifà nella ripresa. Certo giocare al fianco di questo Cordoba non dev’essere semplice.

Cordoba: 5
Buca in occasione del goal juventino e disputa una partita nel complesso insufficiente.

Zanetti: 6,5
Monumentale in fase difensiva, grandissima quantità anche a centrocampo. Giocando terzino, però, dovrebbe spingere di più.

Kharja: 5
Si vede poco e sembra mollissimo. Assolutamente fuori dal match.
(Dal 58′ Pandev: 5
Non migliora la già pessima prestazione del compagno rilevato.)

Motta: 5,5
Soffre abbastanza, in special modo nel primo tempo. Sul finire della partita fa poi anche un fallo piuttosto brutto e soprattutto inutile, con cui si guadagna un giallo assolutamente evitabile.

Cambiasso: 5,5
Appena discreto in fase di non possesso, dovrebbe farsi vedere di più in fase di possesso e di costruzione. Piuttosto sottotono rispetto ai suoi standard.
(Dal 72′ Nagatomo: s.v.)

Sneijder: 6
E’ l’unico del centrocampo che prova a combinare qualcosa, ma la gabbia costruitagli attorno lo imbriglia per bene, limitandolo notevolmente. Certo se Eto’o riuscisse a segnare su sua imbeccata…

Eto’o: 6
Prestazione indubbiamente più che sufficiente, non può però meritare più di un sei striminzito visto la grandissima occasione mangiata che sarebbe valsa il pareggio.

Pazzini: 5,5
Ha vissuto serate migliori, riuscendo a rendersi realmente pericoloso in una sola occasione, in apertura di ripresa.

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CRONACA

La partita inizia subito su ritmi discreti per quanto certo non vertiginosi ed una squadra, la Juventus, portata a pressare piuttosto alta gli avversari.

Ed è proprio la squadra di casa a provarci al decimo quando Chiellini scende sulla fascia, rientra sul destro ed effettua un cross che viene incornato da Toni, senza però che quest’ultimo riesca a centrare lo specchio di porta.
L’ex Viola si mette poi in mostra anche un paio di minuti più tardi quando libera Chiellini con un suo colpo di tacco; sugli sviluppi dell’azione, quindi, Matri proverà a raggiungere il pallone al limite dell’area piccola, entrando però a contatto con Cordoba. I tifosi scatteranno quindi in piedi nel vedere l’ex bomber del Cagliari finire a terra, ma l’arbitro dell’incontro non avrà nessun dubbio, lasciando correre.

E’ quindi la Juve a fare la partita nei primi venti minuti, venendo però ben imbrigliata dalla gabbia difensiva costruita da Leonardo per contenere gli attacchi della squadra torinese.
Dal ventesimo in poi, quindi, partita e pallone saranno gestiti con più equilibrio dalle due squadre. Al venticinquesimo, quindi, bel controllo di Eto’o che lanciato in profondità stopperà una palla non certo semplice per poi saltare Barzagli con un sombrero, finendo però con l’allungarsi troppo il pallone così da favorire l’intervento di Bonucci, bravo a chiudere in ripiegamento appoggiando il pallone di testa a Buffon.

Alla mezz’ora è comunque la Juventus a passare: Krasic scende sul fondo, appoggia indietro a Sorensen che crossa di prima intenzione. Cordoba buca il colpo di testa, Matri gira il pallone in rete.

Dopo la rete l’Inter proverà quindi a reagire, cercando di prendere in mano il pallino del gioco. Il tutto, però, senza grande incisività.
L’ultimo quarto d’ora scorrerà quindi con tanta lotta a centrocampo, senza però grandi sussulti né senza altre occasioni realmente degne di nota.

La ripresa si apre subito con un’Inter più arrembante: Maicon è liberato sulla destra ed effettua un cross importante su cui è prontissimo a staccare Pazzini che anticipa tutti i difensori avversari incornando bene di testa ma trovando la pronta risposta dei pugni di Buffon.
Al cinquantatreesimo, però, Matri potrebbe chiudere il match: su di un cross proveniente da destra, infatti, è Ranocchia, questa volta, a bucare il pallone. Alle spalle dell’ex difensore barese c’è quindi proprio la nuova punta Bianconera che incornerà un po’ come nel primo tempo non trovando però lo specchio di porta e sprecando quindi una ghiottissima occasione. Matri che per altro un minuto più tardi si presenterà in area avversaria, venendo però chiuso in extremis al momento della conclusione da Maicon.

Sull’angolo che ne seguirà sarà quindi il solito Chiellini, sempre molto presente sugli sviluppi dei calci da fermo, a provarci, ma l’ex difensore livornese svetterà imperioso schiacciando però la palla a lato del palo alla sinistra di Julio Cesar.
La seconda occasione interessante della ripresa Nerazzurra arriverà invece al sessantaquattresimo, sempre sugli sviluppi di un corner: sul tiro di Eto’o, però, Pazzini si troverà in posizione di fuorigioco e la sua conclusione, comunque alta, sarà vanificata dall’intervento arbitrale.

Due minuti e la Juventus rischierà: cross di Maicon, respinta corta di Sorensen e gran botta da fuori di Sneijder, con il pallone che s’infrangerà però contro il muro difensivo Bianconero.
Inter che dopo l’ora di gioco alzerà quindi i giri del proprio motore, mettendo molta più pressione ad retroguardia juventina che riuscirà comunque a reggere, in qualche modo.

Un grandissimo pericolo la squadra di casa lo corre all’ottantaduesimo quando Sneijder scodella una palla alle spalle della difesa avversaria dove si va ad infilare un sempre rapidissimo Eto’o che dopo aver raggiunto la sfera la controllerà bene concludendo immediatamente, venendo però murato da un attentissimo Buffon che gli uscirà sui piedi sventando un grandissimo pericolo.
Vedendo la propria squadra fare fatica a scardinare la retroguardia avversaria Maicon ci proverà dalla distanza. Il suo esterno destro in corsa, però, si spegnerà sopra la traversa.

A tre dal termine la Juventus tornerà quindi a farsi vedere: Pepe scenderà sulla sinistra e centrerà un pallone su cui arriverà Matri, che lo girerà però di prima intenzione a lato.
Una manciata di secondi e sarà quindi Aquilani a provarci, con il suo tiro dalla distanza che non risulterà però essere all’altezza della situazione e si spegnerà sul fondo.

Inter che ad un minuto dal termine si mangerà quindi un goal praticamente già fatto: su di una ripartenza sbagliata, infatti, la Juventus regalerà palla agli avversari. Palla dentro da destra, mancato intervento di Barzagli ed Eto’o s’infilerà alle spalle di tutti sul secondo palo, colpendo a botta sicura. Ma centrando incredibilmente la traversa.
Un minuto e la stella camerunense ci riproverà, questa volta penetrando in area centralmente. E mancando il pallone al momento della conclusione.

Juventus che riuscirà quindi a portare in porto la vittoria, pur con qualche sofferenza finale.

COMMENTO

Significativo, in ottica primo tempo, il dato sui tiri effettuati dalle due compagini: tre da parte juventina (di cui uno solo nello specchio) ed uno da parte interista. Segno di una partita da subito piuttosto combattuta più sul lato tattico che spettacolare, con due squadre disposte molto bene in campo ed attentissime a non concedere il minimo spazio agli avversari.

Non per nulla, in questo senso, la rete Bianconera arriva su di un’accelerazione del solito Krasic, che proverà a scombinare le carte difensive altrui scendendo sulla destra per appoggiare poi all’indietro all’accorrente Sorensen che, a sua volta, sarà bravo nel crossare immediatamente, pescando un Cordoba fuori posizione che mancherà l’intervento di testa, agevolando la conclusione a rete di Matri.

Significativo, comunque, anche il 56% di possesso palla interista: i Nerazzurri proveranno infatti, in special modo dopo la rete del vantaggio juventino (ma la tendenza a ciò era iniziata già intorno al ventesimo minuto), a far girare il pallone con efficacia, riuscendo però solo ad impostare un possesso palla notevolmente sterile, che non porterà a nulla di buono.

Nella ripresa l’Inter uscirà, almeno dopo l’ora di gioco. La Juventus infatti si mangerà il colpo del K.O. con un Matri che potrebbe bissare in tutto e per tutto la rete del primo tempo e ciò darà agli avversari rinnovata fiducia.
Lo sterile possesso di palla si farà quindi più proficuo e gli ospiti, anche sfruttando la stanchezza sempre maggiore degli avversari, si faranno vedere con sempre maggior efficacia e pericolosità dalle parti di Buffon.

Incredibile, quindi, la traversa colta da Eto’o ad una manciata di minuti dalla fine: il capitano della nazionale del Camerun, infatti, si mangerà un goal praticamente già fatto, colpendo a botta sicura a porta praticamente sguarnita, ma non trovando, da pochissimi metri, lo specchio di porta.

Partita molto tattica – cosa che non stupisce, trattandosi di calcio italiano – ma tutto sommato godibile, almeno per chi non riduce il calcio ad un mero susseguirsi di numeri da circo.

MVP

Tra goal in tre partite e, soprattutto, una realizzazione pesantissima, che consegna il Derby d’Italia ai Bianconeri.
Non si può certo dire non si sia ambientato bene in quel di Torino, il buon Mitra Matri.

TABELLINO

Juventus vs. Inter 1 – 0
Marcatori: 30′ Matri
Juventus: 1 Buffon; 43 Sorensen, 15 Barzagli, 19 Bonucci, 3 Chiellini; 27 Krasic, 4 Melo (29′ st 5 Sissoko), 14 Aquilani, 8 Marchisio (27′ st 23 Pepe); 20 Toni (20′ st 9 Iaquinta), 32 Matri. A disposizione: 30 Storari, 10 Del Piero, 21 Grygera, 25 Martinez. Allenatore: Luigi Delneri
Inter: 1 Julio Cesar; 13 Maicon, 2 Cordoba, 15 Ranocchia, 4 Zanetti; 15 Kharja (15′ st 27 Pandev), 8 Thiago Motta, 19 Cambiasso (28′ st 55 Nagatomo); 10 Snejider; 7 Pazzini, 9 Eto’o. A disposizione: 12 Castellazzi, 20 Obi, 23 Materazzi, 29 Coutinho, 57 Natalino. Allenatore: Leonardo.
Arbitro: Paolo Valeri di Roma 2
Ammoniti: 34′ st Sissoko, 42′ st Maicon, 48′ st Thiago Motta

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CRONACA

La partita inizia su buoni ritmi, cui non fanno però da contraltare grandi occasioni da goal.
Dopo sei minuti di gioco il Genoa rischia di portarsi in vantaggio quando Buchel liscia un pallone nella propria area nel tentativo di spazzare, finendo col rischiare un goffissimo autogoal sventato dall’intervento di Costantino.

Grifone che si rende pericoloso anche all’undicesimo minuto quando Jelenic porta una ripartenza veloce spuntando sulla destra ed arrivando al tiro dopo essersi portato in area di rigore, senza però riuscire a bucare un ancora attentissimo portiere Bianconero.
E’ comunque la Juve, a dispetto di quanto si potrebbe pensare leggendo queste prime righe, a fare la partita. I giovani zebrati mantengono infatti il possesso di palla con maggior efficacia rispetto agli avversari, senza però riuscire a pungere a dovere e subendo anzi le veloci ripartenze avversari. Un po’ come al quarto d’ora, quando Jelenic si presenta a tu per tu con Costantino venendo però fermato – per fuorigioco – al momento del tiro – comunque sbagliato – dall’arbitro.

Al sedicesimo Boakye riceve palla al limite dell’area e va a calciare con prontezza, facendo però sfilare palla sul fondo, a fil di palo.
La prima occasione di una certa importanza la Juve l’ha solo al ventesimo, quando Libertazzi riceve all’altezza della linea di ingretto in area di rigore per calciare incrociando sul secondo palo. Il tutto, però, senza riuscire a dare forza al pallone, che viene quindi facilmente bloccato da Perin.

Al ventitreesimo la partita cambia: Camilleri atterra Longo al limite dell’area e riceve il secondo giallo nel giro di pochissimi minuti, guadagnando anzitempo gli spogliatoi.
Sul punto di battuta della punizione si presenta Molinelli che calcia radente il suo passando sotto i piedi dei giocatori in barriera per infilarsi mesta a fil di palo, dove Costantino non riesce ad arrivare.

La Juventus cerca comunque di reagire subito all’inferiorità numerica e allo svantaggio: al ventottesimo, quindi, Boniperti fugge sulla destra e calcia bene, ma Perin dimostra ancora una volta tutti gli elogi che ho sempre mosso nei suoi confronti rifugiandosi in angolo.
Boniperti che si rende protagonista anche poco oltre la mezz’ora quando Liviero scende bene sulla sinistra per centrare un cross interessante su cui il capitano Bianconero interviene in acrobazia, non riuscendo però ad indirizzare il pallone verso lo specchio di porta.

Al trentatreesimo Boakye arriva invece vicino al goal sugli sviluppi di un calcio d’angolo. La punta ghanese arriva infatti per prima su di un pallone vagante, non riuscendo però a colpirlo efficacemente spedendolo quindi oltre la traversa.
Due minuti e Ferrero, subentrato in occasione dell’espulsione di Camilleri al posto di Libertazzi per colmare la falla creatasi nella linea difensiva Bianconera, lascia il posto a Carfora a causa di un infortunio muscolare. Due sostituzioni bruciate in poco più di mezz’ora.

In chiusura di tempo, quindi, Costantino deve esibirsi in una doppia parata per negare la via della rete a Longo, mettendo in mostra discreti mezzi tecnici ed una buona reattività.

In apertura di ripresa Costantino deve superarsi ancora una volta andando ad alzare in angolo un’incornata di Longo con un colpo di reni davvero notevole.
Ritmi un pochino più bassi in questo secondo tempo, con la fatiche che comincia a farsi un po’ sentire sulle gambe dei giocatori Bianconeri, ridotti in dieci uomini da metà della prima frazione.

Dobbiamo quindi aspettare un quarto d’ora per vedere un’occasione degna di nota. A costruirla è il Genoa che vede in Longo un ariete molto efficace: l’ex punta interista si infila infatti nella difesa juventina penetrando di potenza e andando a colpire a rete, trovando però la traversa con conseguente risposta del sempre ottimo Costantino.

Al diciannovesimo torna quindi a farsi vedere la Juventus, che arriva vicina alla rete con un Giannetti che non inquadra però la porta avversaria, suo malgrado.
Punta dell’under 21 che si ripete al venticinquesimo quando s’infila alle spalle di De Bode per presentarsi a tu per tu con Perin, che è però ancora una volta molto pronto a rispondere alla conclusione dell’attaccante Bianconero.

Al trentatreesimo Bani prende il secondo giallo della sua partita, ristabilendo quindi la parità numerica dopo l’espulsione guadagnata da Camilleri nel corso della prima frazione.
I padroni di casa non sanno però approfittare della cosa, ed il Genoa riesce quindi a portare in porto una vittoria preziosissima per il prosieguo del campionato.

COMMENTO

Scontro importantissimo in questa diciassettesima giornata del campionato Primavera, con un Genoa che pur senza alcuni giocatori molto importanti (come Diego Polenta, tra i difensori classe 92 più interessanti al mondo, impegnato nel Sudamericano under 20 con la nazionale Celeste) riesce a superare la Juventus in una match comunque tutto sommato piuttosto equilibrato e che sarebbe forse dovuto terminare in pareggio.

Il Grifone lascia infatti il pallino del gioco in mano ai padroni di casa per ampi tratti della partita, provando quindi a colpire di rimessa.
Il fallo compiuto al limite dell’area da Camilleri, che viene espulso nell’occasione, decide quindi il match: sugli sviluppi della punizione che ne segue, infatti, gli ospiti passano in vantaggio e potranno quindi gestire in superiorità numerica un vantaggio che perdurerà sino al termine del match.

Partita certo non ricchissima di emozione quella tra due squadre che potranno comunque essere protagoniste del campionato sino al termine dello stesso, con un Genoa che, per altro, deve difendere il titolo vinto lo scorso giugno.

MVP

Il titolo di miglior giocatore dell’incontro se lo aggiudica, a mio avviso, Longo. La punta Rossoblu, infatti, disputa una partita molto solida, mettendo spesso in difficoltà la retroguardia avversaria con la propria fisicità.
E’ lui a costringere Camilleri al fallo che varrà la punizione del vantaggio e l’espulsione, ed è sempre lui a mettere a ferro e fuoco la retroguardia avversaria con le sue penetrazioni.

Giocatore interessante e da tenere d’occhio.

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Nome: Šime Vrsaljko
Data di nascita: 10 gennaio 1992
Luogo di nascita: Zadar (Croazia)
Nazionalità: croata
Altezza: 183 centimetri
Peso: 73 chilogrammi
Ruolo: terzino destro
Club: Dinamo Zagabria
Scadenza contratto: 30 giugno 2014
Valutazione: 15.000.000 euro

CARRIERA

Nato il 10 gennaio di 19 anni fa in quel di Zadar, città di quasi centomila abitanti che diede i natali anche a Luka Modrić, Šime Vrsaljko è uno dei ’92 più interessanti dell’intero Vecchio Continente tanto che su di lui si è mosso con insistenza l’Arsenal di Wenger che, stregato dalle potenzialità del ragazzo, sarebbe disposto a versare ben quindici milioni di euro nelle casse della Dinamo per assicurarsene i servigi.

Cresciuto nelle giovanili dello Zadar passò al suo attuale club giovanissimo ed iniziò la carriera da professionista nell’NK Lokomotiva di Zagabria, club affiliato alla Dinamo.
Il suo debutto assoluto nel massimo campionato croato arrivò il 26 luglio 2009 contro l’HNK Rijeka, e da lì divenne giocatore imprescindibile per la squadra.

Quel dicembre, quindi, il ritorno alla base, in concomitanza con la pausa invernale.
L’esordio assoluto nella Dinamo arriverà il 27 febbraio successivo, contro il Croatia Sesvete. Da lì in poi altre nove presenze ufficiali, per un totale stagionale di ben ventisette (più una nella semifinale di Coppa nazionale). Niente male per un novellino.

Nella stagione attuale è quindi diventato una delle colonne della formazione capitolina, dopo che nel corso del mercato estivo il ragazzo rischiò seriamente di lasciare la Croazia. Lo scorso agosto, infatti, l’Olympique Marsiglia, di cui vi ho parlato giusto l’altroieri, offrì quattro milioni di euro per il suo cartellino. Offerta reputata quasi offensiva da Zdravko Mamić, vicepresidente esecutivo della Dinamo.
Il novembre successivo, quindi, la società di Zagabria ha poi affermato che l’OM non è stata la sola società interessata al ragazzo. Su di lui ci sarebbero infatti anche United, City, Tottenham, Everton e, appunto, un Arsenal convintissimo di doverne fare una delle colonne della squadra.

Vrsaljko che, per altro, è da sempre colonna delle nazionali giovanili del suo paese, avendo vestito le maglie delle under 15, 17, 18, 19 e 21.Ma non solo: il giovane Šime ha infatti esordito in nazionale maggiore lo scorso 2 novembre, nel corso di un match valevole per le qualificazioni al prossimo Europeo disputato contro la Repubblica Ceca.

CARATTERISTICHE

Terzino destro naturale, Šime Vrsaljko è però un jolly preziosissimo. Grazie ad una duttilità unica, infatti, può giocare anche sulla fascia sinistra, così come a centrocampo.

Laterale di spinta, sa disimpegnarsi efficacemente anche in fase difensiva.
Piuttosto rapido, è decisamente ficcante quando affonda sulla fascia. Dotato di un dribbling discreto per essere un terzino, infatti, il buon Šime sa risultare spesso incontenibile quando parte palla al piede. Abilissimo nel controllo di palla e bravo nel dialogare coi compagni sa essere un valore aggiunto in fase di assistenza grazie ad una notevole capacità di centrare il pallone.

Poco prolifico, è attento e presente anche in fase di non possesso dove sa sfruttare le sue qualità tecnico-atletiche per risultare marcatore abile e non superabile poi così facilmente.

Terzino piuttosto completo, insomma.
Che qualcuno accosta a Modric. E sarebbe interessante capire come un terzino naturale possa essere accomunato ad un centrocampista offensivo…

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Quando si hanno appena compiuto i diciannove anni e si hanno queste capacità non si può che essere ritenuti tra i migliori prospetti in circolazione. E se l’Arsenal pare essere disposto a versare ben quindici milioni nelle casse della Dinamo è proprio perché potenzialmente Šime Vrsaljko è uno dei migliori terzini al mondo.

L’impressione è infatti di essere davanti ad un predestinato, ad un ragazzo che se saprà rimanere coi piedi ben piantati per terra potrà finire con il mantenere tutte le promesse.

Wenger è piuttosto sicuro di trovarsi di fronte ad uno dei migliori terzini dei prossimi dieci anni.
Non ci resta che aspettare e vedere se il tecnico francese avrà ragione o meno.

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