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Archive for the ‘Giovanili e Scuole calcio’ Category

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Una tre giorni di fuoco ha infiammato Cadice sul finire di giugno.

E’ stata la città andalusa, infatti, ad ospitare il diciottesimo Torneo Nacional Alevín de Fútbol 7.
Torneo di calcio a 7, appunto, cui hanno partecipato le cantere dei migliori club di Spagna, Real e Barça in testa.

Sempre incuriosito dal calcio giovanile (anche quando si tratta di giovanissimi come questi) mi sono quindi dato da fare per reperire in rete alcuni match da potermi gustare nei momenti di tranquillità.

Dopo averne visti dodici (di tredici squadre diverse, quindi praticamente i tre quarti di quelle impegnate in questo torneo) posso tirare un po’ le somme.

Sia in quanto a risultati, con l’Espanyol capace d’imporsi in finale – ma solo ai rigori – contro il Maiorca, sia in quanto a singoli.
Perché sebbene si tratti di ragazzi che sono poco più che bambini è anche vero che qualcosa si inizia già ad intravvedere, dei calciatori che saranno.

E allora iniziamo proprio da qui, dai ragazzini che mi hanno più impressionato.

Ruolo per ruolo, una rassegna dei migliori di questo Torneo Nacional Alevín de Fútbol 7.

PORTIERI

Xabier Bezunartea Oroz (Osasuna)
Se giudicare un giocatore di movimento di soli dodici anni è difficile ancor di più lo è provare a fare altrettanto con un portiere.
Perché, si sa, gli estremi difensori raggiungono il meglio in età piuttosto avanzata, spesso intorno ai trent’anni. E a parte fenomeni più unici che rari (come il nostro Buffon) difficilmente in età giovanissima – e parlo di diciott’anni – mettono già in mostra qualità da super interpreti del ruolo.
Xabi, comunque, dimostra buona sicurezza e una certa completezza. Certo, è ancora prestissimo poter giudicare i fondamentali di un ragazzino così giovane, ma la reattività dimostrata tra i pali (una sua super parata ha permesso ai suoi di impattare 0 a 0 un match dominato dal Real) e la temerarietà (unita comunque ad una buona efficacia) dimostrata in uscita lo rendono buon interprete del ruolo.
La base su cui lavorare c’è. Ora serve tanta applicazione da parte sua ed un buon maestro che sia capace di farne un portiere a tutti gli effetti.

Javier Torre Ateca (Racing Santander)
A metà giugno partecipò, con la sua squadra, al torneo Virgen del Camino, vincendo la medaglia d’argento dopo la sconfitta con il Villareal in finale.
Torneo in cui, nonostante le quattro reti subite in finale, il buon Javi venne eletto miglior portiere della competizione.
Sempre attento, Javi pare aver già acquisito dei buoni fondamentali, per quanto, come detto, è difficilissimo giudicare un portiere così giovane in relazione al suo potenziale.
Significativa, comunque, la paratona fatta su Iván dello Sporting Gijon quando giusto alla fine del primo tempo si trova a tu per tu con il forte cursore rojiblanco ed ha il sangue fretto di uscire restando in pieni fino all’ultimo così da essere in grado di respingere la conclusione dell’avversario.

Elias Ramirez García (Maiorca)
Buoni mezzi fisici, grande reattività, attenzione, ottima spinta sulle gambe e una grande capacità di leggere le situazioni, in particolar modo su calcio di rigore (tre parate dal dischetto tra semi e finale).
In finale verrà panchinato nel primo tempo. Sceso in campo nella ripresa dimostrerà ancora tutti i suoi ottimi mezzi con due paratone che terranno la sua squadra in carreggiata sino ai rigori.

Adrián López Garrote (Espanyol)
Il miglior portiere del torneo assieme ad Elias.
Mette in mostra quel talento che è difficile da scorgere in portieri così giovani.
Diverse grandi parate (come quella su Alemu in finale, dove va a chiudere la porta in faccia al colored maiorchino che ormai già pregustava il goal vittoria) con cui ha trascinato – o aiutato a trascinare – la sua squadra alla vittoria del torneo.

DIFENSORI

Adrián de la Fuente Barquilla (Real Madrid)
Fisico imponente (per l’età, s’intende), grande capacità di contrasto, senso della posizione spiccato, buona efficacia in marcatura e negli anticipi, tiro discreto dalla media distanza.
E’ un centrale di difesa piuttosto completo, Adri, che pecca solo un po’ in fase d’impostazione. Nei match dei Blancos che ho potuto seguire, infatti, ha dimostrato una certa approssimazione quando si è trovato a dover dare il la all’azione.
Il tempo per crescere, comunque, l’ha tutto. Basta solo una buona dose di impegno e qualche maestro che sappia instradarlo bene.
Certo, però, che il gap fisico che ha ora nei confronti dei suoi coetanei non durerà per sempre. E quando sotto questo punto di vista le differenze si appiattiranno dovrà dimostrare di esser diventato davvero un Giocatore con la G maiuscola.

Papa Diunkov (Maiorca)
Il colored della difesa maiorchina è probabilmente il giocatore fisicamente più dotato dell’intero torneo.
Un vero e proprio gigante d’ebano che mette in campo tutto il suo atletismo per dominare la propria area.
Le sue qualità fisico-atletiche, per altro, gli permettono anche di spingersi in penetrazioni centrali (alla Lucio, per fare un parallelo con un giocatore conosciuto ai più) pericolose ed efficaci. Trattandosi di calcio a sette, del resto, una volta che si riesce a superare la metà campo palla al piede non ci si mette poi molto ad arrivare in zona tiro.
Papa è comunque un diamente grezzissimo, su cui ci sarà da lavorare tantissimo. Per tirarne fuori un giocatore anche solo di buon livello, infatti, bisognerà renderlo qualcosa più di un carrarmato inarrestabile tra i pari età.
Perché siamo sempre lì: finché si è ragazzini e si ha la fortuna di essere maturati a livello fisico prima degli altri si riesce anche a dominare. Quando poi le differenze si riducono notevolmente, però, ecco che serve dell’altro.
E allora i tecnici delle Baleari dovranno concentrarsi molto sulla crescita di questo ragazzo. Perché se è vero che con una struttura del genere è avvantaggiato rispetto a tanti altri suoi coetanei è altrettanto vero che ha una tecnica (tanto nel controllo palla quanto nello smistamento della stessa) perlomeno rivedibile.
Inoltre dovrà crescere anche da un punto di vista mentale. Perché con un fisico di quel genere la cattiveria di andare su ogni pallone (e parlo di pallone, quindi anche di palla vagante) dev’essere ben altra. Ogni distrazione la si paga cara.

Iván Elena Hervas (Sporting Gijon)
Anche qui siamo di fronte ad un giocatore dalla struttura fisica importante, per quanto inferiore a Papa e Adri.
In questo caso, però, si tratta di un giocatore che agisce sull’esterno, non di un centrale.
Terzino sinistro piuttosto attento in fase di chiusura, sfrutta la propria fisicità per vincere gli scontri uno contro uno con gli avversari ed il suo atletismo per spingersi in avanti provando a creare occasioni da goal.

Jordi Mboula Queralt (Barcellona)
Sul sito del Barça è riportato come punta in forza, nel corso dell’ultima stagione, alla formazione degli Alevin B.
In questo torneo, però, si è trovato a fare il terzino destro con licenza di offendere.
E l’ha fatto molto bene.
A spiccare è sicuramente la rapidità, che indubbiamente lo aiuta ad essere cliente complicato per ogni avversario sia nella propria metà campo in fase di non possesso che nella metà campo avversaria palla al piede.
Perché Jordi dimostra buona attenzione in fase difensiva e soprattutto una disinvoltura nello spingere sulla fascia già molto spiccata ed indubbiamente interessante.
Non appena può, infatti, si proietta sulla destra cercando il dribbling e l’affondo per scombinare la difesa avversaria, spesso anche con buoni risultati.
Da capire quale possa essere la miglior posizione in campo per lui quando si troverà a giocare a 11. Di certo l’out destro è il suo habitat naturale.
Registrarlo come attaccante ha senso perché proprio vista la sua capacità di saltare l’uomo e giocare in rapidità potrebbe essere un’ala destra interessante da inserire nel leggendario 4-3-3 che domina da anni l’universo Barça.
Da verificare, invece, il suo adattamento al ruolo di terzino destro in un campo a 11.

Federico Ondo Obama Ondo (Atletico Madrid)
Vengono dalla Guinea Equatoriale e stanno già facendo parlare molto tutta la Spagna calcistica.
La famiglia Obama sta infatti già facendo sognare i tifosi Colchoneros, che vedono in lui e suo fratello Salomon due grandi promesse.
Federico che cominciò punta, esattamente come suo fratello, per poi arretrare il suo raggio d’azione. In questo torneo agisce infatti da terzino destro dimostrando discrete capacità in fase di non possesso e mettendo in mostra, soprattutto, ottime capacità in fase di possesso.
Veloce, bravo nel dribbling, ficcante: domina la sua fascia grazie ad un atletismo nettamente superiore agli avversari e ad una tecnica già piuttosto sviluppata.

Joel Ruiz Rodriguez (Espanyol)
Gioca nella seconda squadra di Barcellona. Che però a questo livello sembra essere la prima.
Terzino sinistro di buon passo e tecnica, ha un dribbling importante e una capacità di spinta notevole.
Splendida, in questo senso, la sua azione personale in occasione del raddoppio sull’Atletico Madrid in semifinale quando parte palla al piede dalla sua metà campo per seminare un avversario, saltare Federico Obama sul fondo e appoggiare in mezzo a Fode per un goal comodo comodo.

CENTROCAMPISTI

Francisco Javier Moreno Arjona (Real Madrid)
Il nome farà accapponare la pelle ai tanti tifosi milanisti. Perché questo ragazzino che ha portato la maglia Merengue numero 6 è conosciuto come Javi Moreno… un nome che non porta esattamente bene e che sicuramente non scatena graditi ricordi ai supporter Rossoneri.
Va però detto che in questo caso siamo di fronte ad un talento che sembra essere di ben altra pasta rispetto alla punta che s’impose nell’Alaves per poi bucare così nettamente in Italia.
Perché il piccolo Javi Moreno ha mezza Spagna che gli fa la corte, e non certo per caso.
Il suo cartellino, infatti, è di proprietà dell’U.D. Roteña, non del Real.
Eletto nella top 11 del torneo mondiale disputato recentemente a Barcellona (e dove ha giocato con la maglia del Betis), Javi Moreno sta già facendo parlare molto di sè.
Del resto la qualità non gli manca affatto: centrocampista centrale che a soli 12 anni sa giocare con una sagacia tattica notevole, ha spirito di sacrificio e due buoni piedi.
Nel torneo visto da me ha dimostrato poi di saper curare con estrema efficacia entrambe le fasi di gioco, andando a tamponare alla bisogna quanto rendendosi pericoloso in avanti non appena ne aveva l’occasione.
Nel match contro l’Osasuna (terminato 0 a 0), ad esempio, è stato il più pericoloso dei suoi ed ha sfiorato il goal in un paio d’occasioni. Contro il Deportivo è penetrato in area dalla sinistra per poi fare secco un avversario e vedere il suo tiro respinto solo dal portiere.

Ramon Rodriguez Jimenez “Monchu” (Maiorca)
Centromediano metodista vecchio stampo, il capitano della selezione maiorchina agisce davanti alla propria difesa cercando di dare ordine al gioco della propria squadra.
Senza strafare, Ramon detta i tempi con buona capacità.
Fisico non certo roccioso, dimostra una maturità tattica che non dovrebbe appartenere ad un dodicenne.

Oriol Busquets Mas (Barcellona)
Il cognome potrebbe ingannare, facendo pensare che si tratti del fratellino di Sergio Busquets.
In realtà è il fratello di Pol Busquets, portiere della Juvenil B Blaugrana. Di Sergio potrebbe forse esserne il cugino, ma non ho trovato conferme in rete.
Di certo delle caratteristiche in comune con il centrocampista titolare della prima squadra le ha.
La buona struttura fisica, innanzitutto. E la posizione in campo, anche.
Perché Oriol è proprio un centrocampista difensivo che ama distruggere il gioco avversario. Come tutti i componenti della Masia, però, non è nemmeno scarsissimo coi piedi, e così non disdegna nemmeno disimpegnarsi anche in fase di costruzione.
Ad aiutarlo in tutto ciò, come detto, la struttura fisica importante. Che lo aiuta a rendersi pericoloso anche sugli sviluppi dei calci piazzati. Come in chiusura di primo tempo contro il Siviglia, quando sblocca il risultato con una bella incornata da corner.
Cosa da non sottovalutare, poi, è un ragazzino già dotato anche di buon carisma. Non un caso, quindi, se era proprio lui il capitano della squadra catalana.
Ha solo dodici anni, ma di certo un potenziale interessante da sviluppare nel corso dei prossimi anni. E chissà che tra un decennio non ci sia un altro Busquets a giostrare nel centrocampo Blaugrana!

Yassine Ezzaouia (Villareal)
Di origini marocchine, cresciuto nell’Escuela de Futbol de Torre Pacheco, è oggi capitano degli Alevin classe ’99 del Sottomarino Giallo.
Centrocampista centrale piuttosto elegante è dotato di una struttura fisica importante.
Capace di disimpegnarsi anche in attacco, Yassine è sì giocatore di buona tecnica ma anche abbastanza sufficiente, a tratti, nel fare le cose.
Resta comunque il faro della squadra dei giovani della Comunità Valenzana.

Pol Lozano Vizuete (Espanyol)
Capitano del suo team, Pol dimostra grande maturità tecnico-tattica e mentale.
Detta i tempi e fa girare la squadra, cercando sempre di giocare a testa alta.
Ha solo dodici anni ma sembra già un giocatore quasi formato sotto certi aspetti.
Vero perno centrale di una squadra che esprime davvero un buon calcio, fatto di tanto possesso e un giro palla pressoché continuo.

ATTACCANTI

Paulino Miguélez Fernández (Racing Santander)
Non gioca in una squadra particolarmente prolifica, ma nonostante questo questo è riuscito a firmare una doppietta all’Athletic Bilbao.
E al già citato torneo Virgen del Camino realizzò anche un goal in semifinale che El Diario Montanes definisce “espetacular”.
Giocatore interessante, questo Paulino: fisicamente non paga un granché contro – quasi – nessun avversario, tecnicamente mette in mostra un bel controllo di palla unito ad un tocco morbido ed a una buona facilità di dribbling.
In più non sembra affetto da quell’egoismo pernicioso di cui sono affette quasi tutte le punte del mondo ed avendo in dote anche una buona visione di gioco ecco che può fungere da centravanti di manovra apertissimo al dialogo coi compagni.
Altra caratteristica importante è la generosità con cui si spende nel pressare lungo tutto il fronte offensivo la difesa avversaria.
Materiale su cui lavorare bene c’è di certo e sono convinto che il primo a saperlo sia José Iván Anero Terradillos, allenatore dell’Alevín A dei Biancoverdi di Santander.
Curiosità: il giocatore cui si ispira è Fernando Torres. Il suo giocatore preferito della prima squadra del Racing, invece, l’infinito Pedro Munitis.

Álex Collado Gutiérrez (Barcellona)
Sul sito del Barça è registrato come centrocampista degli Alevin A, ma disputa questo torneo da punta atipica.
Perché Alex in effetti non è certo una prima punta con tutti i crismi quanto più una sorta di fantasista molto abile tecnicamente (sopraffino in questo senso, tra i migliori del torneo), capace nel dribbling e dalla visione di gioco importante.
Difetta di senso del goal, e la cosa, per chi viene schierato punta, non è certo il massimo. E’ altresì vero che però il gioco del Barça, già fin da questa età, è molto arioso e permette di avere molteplici soluzioni offensive. Così anziché risultare un peso con la sua scarsa confidenza con il goal è uno dei valori aggiunti dei Blaugrana grazie alla capacità di costruire gioco e dialogare coi compagni.
In certe movenze, per altro, ricorda vagamente un certo Leo Messi.

Brahim Abdelkader Díaz (Malaga)
La joya della cantera malaguense è già considerato un crack.
Tanto che si dice che la nuova società abbia subito pensato bene di blindarlo per evitare che venga sciacallato da qualche altra squadra.
Come il Barcellona, dato sulle su tracce era dato già da prima di questo torneo.
L’ho visto troppo poco per poter dire che il già discreto hype mediatico cresciuto attorno a questo ragazzino sia giustificato. Anche perché nelle partite in cui l’ho visto non ha incantato.
Certo si tratta di un dodicenne molto tecnico e capace di giocare sia davanti che in fase di rifinitura (dove oggi, probabilmente, dà il meglio di sè).
Elegante nel controllo di palla, buon tocco, Brahim – che immagino proprio abbia origini nordafricane, visto il nome – in Spagna è già una piccola star.

Salomón Asumu Obama Ondo (Atletico Madrid)
Che famiglia!
Anche Salomon, esattamente come Federico, ha solo undici anni, ma già grandissime qualità.
Il gemello del terzino destro Colchoneros è punta tra le più temibili che girano in Spagna a livello giovanile.
E’ ancora molto piccolo, ma ha già sviluppato un grande feeling col goal. Non per nulla è lui il capocannoniere di questo torneo, esattamente come lo fu dei tornei MIC (Mediterranean International Cup) disputati negli ultimi due anni o del trofeo internazionale Futbol In 2010.
Velocità notevolissima, forza fisica nel reggere i contrasti, fiuto del goal, buon dribbling e facilità di calcio.
E’ una vera forza della natura questa perla d’ebano.
Salomon che ha una storia particolare alle spalle: va infatti sottolineato come prima di sbarcare all’Atletico, dove è arrivato nel 2008 dal Juventud Móstoles, disputò alcuni tornei con le formazioni giovanili del Real. Dove, però, venne scartato.
Errore che nella Casa Blanca staranno già rimpiangendo…
Salomon che, comunque, alle volte si piace un po’ troppo. E dopo che hai saltato tre uomini, forse, sarebbe ora di concretizzare no…?

Fode Diakhaby Guerrero (Espanyol)
I ragazzi di colore mediamente maturano prima, fisicamente.
Fode è l’eccezione che conferma la regola: classe ’99, è molto più piccolo dei fratelli Obama (che pure hanno un anno meno di lui).
La forza di questo giocatore è infatti la tecnica, la capacità di non dare punti di riferimento alla difesa avversaria e di aiutare la manovra della squadra.
E se non bastasse Fode dimostra anche un buon feeling con il goal.
Oltre ad aver ben impressionato in questo torneo, infatti, fu anche uno dei protagonisti del Torneo Arousa, vinto dall’Inter proprio contro l’Espanyol in una finale in cui Fode realizzò una rete.

Detto di chi sono stati i giocatori più interessanti messisi in mostra in questo torneo d’inizio estate vinto dal buon Espanyol, ecco la formazione ideale del torneo:

TOP VII

Elias

Jordi   Papa   Federico

Fran   Oriol

Salomon

Due giocatori dell’Atletico Madrid (favorito alla vigilia), del Barcellona e del Maiorca, più uno del Real Madrid.
Nessuno dell’Espanyol vincitore. Che ha sì messo in mostra tre individualità di spicco, ma che ha vinto più che altro grazie ad un gioco di squadra molto curato.

Espanyol che vince quindi il suo secondo torneo Nacional Alevin e raggiunge il Real Madrid in quanto a numero di titoli.
Ancora ben lontano, invece, il Barcellona, capace di vincerne ben sei nel corso della propria storia (tra cui gli ultimi tre consecutivi prima di questo… e allora chissà nei prossimi anni quale altro fenomeno stile Messi, Iniesta o Xavi sforneranno i Blaugrana…).

Nota a margine, di colore.
A vegliare dalla panca i giovani calciatori dell’Osasuna c’era anche una statuetta di San Firmino, patrono di Navarra nato nel terzo secolo proprio in quel di Pamplona.

Una devozione, quella per San Firmino, che evidentemente non si sta perdendo nemmeno con le nuove generazioni…

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Lo scorso novembre introdussi la Juvenil B del Barça, un mesetto fa il Real Madrid Castilla.
Oggi, invece, il mio viaggio nell’universo calcistico giovanile torna a fare tappa in Catalogna: dopo la formazione allenata da Sergi Barjuan, infatti, presenterò oggi il Cadete B Bluagrana, ovvero sia la squadra dei classe 96 (con qualche 97 aggregato) gestita da Francesc Artiga Cebrián.

E quale modo migliore posso avere di introdurre un discorso se non quello di raccontarvi una loro partita?
Spazio allora alle immagini che giungono dal Centro Sportivo Gamper, dove il Cadete B del Barça, leader del proprio girone, si scontra contro i giovani del Rapitenca, noni in classifica.

I Blaugrana partono mettendo subito in mostra la propria inesperienza (ma del resto data l’età era pure normale finisse così): Dani riceve palla sulla destra e s’infila in mezzo a due avversari all’altezza del centrocampo, finendo però con l’allungarsi troppo il pallone e favorendo la ripartenza di Nasi che preso possesso della sfera punterà la porta avversaria effettuando un tiro dalla trequarti con cui proverà a beffare Pol, spedendo però la palla oltre la traversa.
Al quinto si fanno quindi vedere anche i padroni di casa: Fran centra un pallone dalla trequarti per Arnaldo che dopo averlo controllato di petto supera il proprio diretto marcatore con un bel sombrero, penetrando in area ma subendo l’uscita del portiere avversario, Baby, che non gli permetterà di tornare sul pallone.

Al decimo Mohamed guadagna un calcio d’angolo con uno dei già tanti affondi Blaugrana sulla fascia mancina. Sul punto di battuta si presenta Wilfried che centra un pallone allontanato dalla difesa del Rapitenca giusto al limite dell’area dove si fa trovare prontissimo Adama che si coordina molto bene calciando di sinistro ma riuscendo solo a sfiorare il palo alla destra dell’estremo difensore avversario.
Tre minuti e lo stesso Adama mette in mostra le sue scintillanti doti atletiche: ricevuta palla all’altezza della metà campo, infatti, l’ala colored farà suo il pallone saltando sul posto il diretto marcatore per poi liberare tutta la velocità di cui è dotato trovando il fondo dopo essersi bevuto facilmente un secondo avversario. Sul suo cross in mezzo ci sarà quindi uno scontro tra Baby ed Arnaldo, con quest’ultimo che riuscirà poi in qualche modo a colpire il pallone che si schianterà sul palo. L’arbitro però vanificherà il suo tentativo di replicare in rete fischiandogli un fallo che, in effetti, poteva tranquillissimamente starci.

Al diciassettesimo sarà invece Mohamed a crossare, questa volta da sinistra, con Adama che s’infilerà sul secondo palo colpendo al volo con buona coordinazione un pallone realmente molto ostico per come spioveva. Non troverà la porta, l’ala destra della formazione Blaugrana, ma metterà ancora una volta in mostra le sue buone doti tecniche.
Cinque minuti e Nasi torna ad avere un’ottima occasione, sempre su di una ripartenza dovuta ad un errore di Dani che dimostra un controllo approssimativo facendosi rubare palla oltre la metà campo e dando modo alla Rapitenca di ripartire in velocità. Il filtrante per il numero 17 degli ospiti è quindi preciso così che il buon Nasi si va a trovare al limite dell’area a tu per tu con Pol, che prova a superare con un pallonetto che va però a terminare ad un metro buono dal palo.

Al ventottesimo è invece Carlos, centrale difensivo Blaugrana, ad avere l’occasione di sbloccare il risultato: il ragazzo riceve infatti palla sul secondo palo sugli sviluppi di un corner e dopo averla controllata prova a crearsi lo spazio per andare al tiro, facendo però sfilare il pallone a filo del secondo palo.
E’ comunque sempre la poca esperienza di questi ragazzi, dotatissimi da un punto di vista puramente tecnico, a far correre pericoli alla squadra di casa: come al trentaduesimo, quando Xavier riceve da Aleix ed effettua un appoggio orizzontale mollissimo su cui può piombare con efficacia un avversario che verticalizzerà immediatamente in direzione di Ivan che giunto a tu per tu con Pol non riuscirà però a superare il portiere avversario, calciandogli la palla addosso e riuscendo solo a guadagnarsi un angolo amarissimo, visto il goal mangiato.

La ripresa sia apre con tre novità: Alex Corredera va a sostituire Aleix, infortunatosi in occasione dell’ultima azione della prima frazione di gioco, Mousta va a rilevare Fran e Sergio Buenacasa prende il posto di David.
Il tutto porta quindi una riorganizzazione dei ruoli tra difesa e centrocampo, con il solo attacco a rimanere invariato: capitan Xavier passa infatti in difesa, con Carlos spostato sul centro-destra e lui ad occupare il centro-sinistra della linea a quattro che fa la guardia a Pol. In mezzo, invece, Wilfried diventa il centrale di centrocampo, con Sergio e Alex ad agire come mezz’ali.

Al sesto torna quindi a farsi vedere il Barça dalle parti di Baby: Wilfried verticalizza bene per Arnaldo che dopo aver controllato il pallone prova a battere l’estremo difensore avversario con un pallonetto con il quale riesce solo a sfiorare l’incrocio dei pali, lasciando che il pallone si spenga sul fondo.
Due minuti e, finalmente, la squadra di casa passa, riuscendo a concretizzare la maggior mole di gioco costruita sino a quel momento: Xavier recupera palla a centrocampo ed effettua uno splendido lancio di almeno quaranta metri con cui mette in movimento Adama il quale dopo aver controllato il pallone avrà qualche problema a superare il proprio diretto avversario, riuscendo comunque in qualche modo a crossare in area. Proprio qui arriverà l’inserimento, sul secondo palo, di Alex Corredera che calcerà al volo di sinistro un pallone assolutamente non irresistibile, ma che finirà comunque col bucare Baby per l’1 a 0 Blaugrana.

Un solo minuto più tardi splendida azione sulla sinistra con Adama che viene liberato sul secondo palo e si presenta a tu per tu con l’estremo difensore del Rapitenca, che è bravo questa volta a chiudergli lo specchio di porta in faccia, facendosi calciare addosso il pallone.
Nella seconda frazione sembra comunque essere scesa in campo una sola squadra. Così al quattordicesimo minuto arriva il raddoppio: Mohamed effettua una bella discesa sulla sinistra entrando in area per poi appoggiare all’indietro a Mousta il cui cross mette in difficoltà Baby. Sull’uscita sbagliata del portiere ospite, che non riuscirà a trattenere il pallone, è quindi un gioco da ragazzi per lo stesso Mohamed firmare la rete del 2 a 0.

Al diciottesimo altri cambi: Juanma va a rilevare Xavier, James prende il posto di Mohamed ed Ernest prende il posto di Pol a difesa dei pali.

A quel punto le tante sostituzioni arrivate nel giro di un quarto d’ora abbondante distruggono tutti gli equilibri stabiliti, con gli ospiti che riusciranno ad uscire un po’ dal guscio approfittando di una approssimazione della squadra di casa. Il tutto, però, senza riuscire a bucare la resistenza Blaugrana.Al trentasettesimo sono però proprio i subentranti a fare la differenza: Sergi Palencia, entrato nel corso del secondo tempo al posto di Dani, scende bene sulla destra convergendo al centro e mettendo in movimento Sergio Buenacasa che s’infilerà alle spalle della difesa avversaria, salterà con una splendida finta Baby e depositerà facilmente in rete il pallone del 3 a 0 chiudendo una partita praticamente dominata in lungo ed in largo dai giovani catalani.

Vittoria piuttosto facile, infatti, quella di una squadra che sta dominando il proprio girone: in 17 incontri i giovani Blaugrana hanno raccolto 14 vittorie e 3 pareggi, realizzando ben 63 reti a fronte di 11 soli goal incassati.
Barça che incrementerà sicuramente il proprio bottino già nel prossimo fine settimana, quando i ragazzi di Francesc Artiga Cebrián saranno impegnati sul campo dell’Amposta CF ultimo in classifica con una vittoria a fronte di ben sedici sconfitte.

Cosa dire, di questa squadra?
Tatticamente il Cadete B, come tutte le altre compagini Blaugrana è praticamente l’esatta copia della compagine allenata da Guardiola. E’ infatti ormai notissimo come il metodo Barça si fondi anche – e soprattutto – su questo: schierare tutte le proprie rappresentative con il medesimo modulo significa abituare tutti i ragazzi, fin da giovanissimi, a giocare secondo certi schemi, che dovranno quindi poi limitarsi a replicare in prima squadra (qualora riescano ad arrivarci).
Può sembrare una cosa da poco, ma è indubbio dire che tutto ciò favorisce notevolmente l’integrazione di un ragazzo giovanissimo tra i professionisti: del resto gli è richiesto semplicemente di replicare movimenti già conosciuti, non andando quindi a snaturare il proprio gioco. E la cosa, è piuttosto evidente, funziona.

Nel complesso la cosa che colpisce di più, guardandoli giocare, è la tranquillità con cui sanno giocare il pallone. Perché, posso garantirvelo, MAI mi è successo di vedere, nel corso di questi ottanta e rotti minuti, un giocatore Blaugrana buttare via il pallone per evitare di perderlo. In alcuni casi pur di mantenere il possesso dello stesso provando ad impostare un’azione si sono anche visti azzardi non da poco, come dribbling in zone in cui sarebbe meglio evitare, ok. Però è anche vero che a quest’età è più importante insegnare come gestire il pallone, che prendere un goal.Ecco quindi come una squadra di undici quattordicenni provenienti dalle più disparate parti del mondo abbia già assimilato una filosofia di gioco, quella del Tiki Taka, che tante soddisfazioni ha fatto togliere tanto al Barça stesso quanto, negli ultimi anni, alla nazionale spagnola di per sè. Ed è un vero spettacolo per gli occhi vedere dei ragazzini non buttare mai via il pallone, concentrarsi sulla monopolizzazione dello stesso e cercare sempre di costruire azioni manovrate.

Entrando nello specifico è comunque bene analizzare anche uno per uno i singoli scesi in campo.

A difendere i pali si sono alternati Pol Serrat Fortuny ed Ernest Costales Martínez.
Il primo è un classe 96, il secondo invece un 97 aggregato sotto età al Cadete B, quando i suoi coetanei giocano tutt’ora nell’Infantil A. Su di loro si può comunque dire poco, non essendo stati praticamente mai messi sotto pressione e non avendo quindi avuto modo di dimostrare il proprio valore.

Sulla destra della difesa si sono invece dati il cambio Daniel Segura Vargas e Sergi Palencia Hurtado, entrambi nati nel marzo del 96 ad una settimana di distanza l’uno dall’altro.
Dani, partito titolare, ha messo in mostra una certa rapidità di base ed un dribbling discreto, lasciando però intravvedere anche una concentrazione non proprio ottimale ed un controllo di palla che ha spesso lasciato a desiderare, se paragonato ai propri compagni. Sergi, invece, non ha avuto moltissimo tempo per mettersi in mostra, ma la sua discesa che è valsa la rete del 3 a 0 è stata realmente devastante.

Sulla fascia opposta si sono alternati Francisco Javier Alvarez Ferrer e Moustapha Seck, entrambi classe 96.
Il primo sembra essere un predestinato: se non si brucerà, infatti, il suo approdo in prima squadra sembra quasi scontato. Dopo aver mosso i primi passi – calcistici – nel Cusa La Granja sbarcò nell’universo Barça alla tenerissima età di 7 anni, inserendosi da subito in un contesto competitivo quanto formativo come quello Blaugrana. E’ da sempre uno dei punti forti delle formazioni giovanili catalane ed il suo talento è già stato apprezzato e riconosciuto da più parti. Basti pensare che a fine 2008 partecipò al Torneo Internazionale Alevin F7 Maspalomas giocando contro a diverse squadre europee molto quotate (tra cui Milan ed Inter) venendo eletto miglior giocatore dello stesso. Terzino sinistro di propensione prettamente offensiva Fran sa gestire benissimo il pallone, ha un ottimo dribbling, una buona velocità di base ed un piede piuttosto educato. E’ sicuramente un nome da tenere d’occhio.
Molto più lineare, invece, il buon Mousta, quattordicenne di origini senegalesi che fa di fisico ed atletismo i propri punti forti.

La coppia titolare in mezzo alla difesa è stata composta da Aleix Bigordà Cava e Carlos Blanco Moreno, anch’essi due 96.
Interessante, tra i due, in particolar modo Carlos: sempre molto pulito sia negli interventi che nel trattare il pallone, infatti, il buon Carlos Blanco ha dimostrato anche di saper giocare con lo stesso rendimento sia sul centro-destra che sul centro-sinistra.
Ha poi trovato spazio da centrale anche il secondo dei due 97 di questa squadra, Juan Manuel García Rey, il quale non ha però avuto abbastanza tempo per poter mettere in mostra le proprie capacità.

Tra i centrocampisti mi ha poi abbastanza impressionato il camerunense Wilfrid Jaures Kaptoum, anch’esso già stella della Masia Blaugrana da tempo. Capace di disimpegnarsi sia come mezz’ala che come centrale, infatti, Wilfrid ha messo in mostra un grandissimo controllo del pallone abbinato ad una visione di gioco davvero notevole ed un piede piuttosto sensibile. Diverse le sue aperture interessanti, non ultima quella con cui ha aperto il gioco su Adama in occasione del goal capace di sbloccare il match.

Sono invece rimasto piuttosto deluso dalla prestazione del venezuelano David Alejandro Zalzman Guevara: sempre piuttosto molle, infatti, la mezz’ala sinistra Blaugrana non ha mai inciso sulla partita, giocata in maniera piuttosto mesta.
Al tempo stesso non si è certo messo a strafare Xavier Quintillà Guasch, la cui duttilità è però sicuramente dote preziosa ed importante per un allenatore: pur senza aver brillato, infatti, il secondo della dinastia Quintillà Guasch (il primo, Jordi, gioca nella Juvenil B attualmente) ha saputo disimpegnarsi benino sia da centrocampista centrale davanti alla difesa che da centrale di difesa. Interessante, comunque, anche la sua capacità di lancio.

Discrete anche le prestazioni di Àlex Corredera Alardi, divenuto capitano all’uscita dal campo proprio di Xavier nonché autore della rete dell’1 a 0, e Sergio Buenacasa Alba, bravissimo a saltare con una splendida finta Baby in occasione del 3 a 0.
Poco da segnalare, infine, per quello che riguarda James Efmorfidis, che ha disputato troppi pochi minuti anche solo per poter entrare in ritmo partita. Curioso, comunque, che un ragazzo di quattordici anni conosca già cinque lingue: cosa, questa, dovuta anche al privilegio di avere padre greco, madre olandese e di vivere in una città come Barcellona. Un vero e proprio meltin’ pot d’etnie, un po’ come il nostro Dumitru!

Tra gli attaccanti quello che mi ha impressionato di più è invece stato il maliano Adama Traore Diarra, in possesso di un’esplosività ed una velocità di base capace di fare realmente la differenza tra i pari età. L’ala destra africana ha infatti arato la propria fascia di competenza, risultando assolutamente devastante una volta partito palla al piede. C’è poco da dire: in questo momento i suoi coetanei possono fermarlo solo falciandolo, cosa per altro avvenuta in più occasioni nel corso del match.

Giocatore interessante, comunque, anche quel Mohamed El Ouriachi, marocchino, che ha agito sulla fascia opposta: esplosività minore rispetto al compagno agente sull’out di destra ma una tecnica sopraffina ed una capacità di dribbling davvero interessante. Sulla fascia mancina di questo Cadete B forma un tandem micidiale assieme a Fran.

Abbastanza deludente, infine, il paraguayano Arnaldo Antonio Sanabria Ayala, prima punta piuttosto tecnica ma che condivide una certa “mollezza” con David Zalzman che lo rende piuttosto irritante da vedere.

Squadra interessante, comunque, questo Cadete B con giocatori già parecchio maturi, per avere solo 14 anni.
Assolutamente prematuro dire dove potranno arrivare, ma alcuni di loro, è inutile negarlo, dimostrano oggi di avere qualità realmente importanti. Dovranno solo saperle sviluppare appieno senza bruciarsi, magari montandosi la testa.

Al solito si sente spesso parlare di modello Barça, senza che però si faccia poi particolare attenzione alle varie componenti dello stesso. Ecco il perché di pezzi come questo.

Del resto se i vari Puyol, Messi, Xavi ed Iniesta sono diventati quello che sono è sicuramente merito di Madre Natura e del loro impegno. Ma in questo processo di realizzazione non va nemmeno sottovalutato il ruolo svolto dalla Masia, luogo perfetto per crescere giovani calciatori di qualità.

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Quarta puntata della rubrica di approfondimenti tattici che tengo su
Pianeta Sport
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La lente d’ingrandimento della mia rubrica di tattica calcistica oggi si ferma sulla formazione Juvenil B del Barcelona, attualmente allenata da un grande ex terzino sinistro della prima squadra, quel Sergi Barjuán che a suo tempo dei blaugrana fu anche il capitano.

Come è ben noto a tutti in Catalunya hanno creato un preciso modello, il “Modello Barça” appunto, che viene applicato con meticolosità per provare a sviluppare al meglio i talenti appartenenti alle proprie formazioni giovanili. Tra le caratteristiche principali di questo modello vi è il fatto di far giocare tutte le squadre appartenenti alla Cantera con il medesimo modulo della prima squadra di modo da preparare sin da subito ogni piccolo campioncino che così facendo può iniziare prestissimo ad assorbire i dettami tattici cui dovrà sottostare una volta arrivato tra i grandi.

Anche la formazione Juvenil B, in questo senso, non fa eccezione. Così come la prima squadra e tutte le altre squadre appartenenti al floridissimo settore giovanile blaugrana, infatti, la squadra di Sergi si schiera con quel 4-3-3 che negli ultimi anni ha permesso a Messi e compagni di arrivare a dominare il mondo (nel vero senso della parola).  Ovviamente, però, ogni squadra fa storia a sé e se l’impronta tattica di base è la medesima è ovvio che ogni singola formazione, poi, si schiererà secondo le proprie specificità.

Andiamo a vedere più nel concreto, allora, come vengono schierati i ragazzi che stanno attualmente dominando il Gruppo 7 della Liga Nacional  Juvenil.

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Dopo avervi parlato della formazione Juvenil B del Barcellona un paio di mesi fa eccomi ad introdurre il Castilla, la formazione “B” del Real Madrid.

Castilla che, fondata nel 1930 come Plus Ultra, disputa le proprie gare casalinghe all’Alfredo Di Stefano di Madrid, impianto da 7500 posti.
Castilla che ho visto impegnato in un match di Segunda División B contro il Coruxo FC, squadra di Vigo che disputa le proprie gare interne all’O Vao.

E parliamone, quindi… sia della partita, che di questo Castilla.

Real B che si schiera con 4-2-3-1 con Jesús tra i pali protetto da una difesa composta da Luis Hernandez sulla destra, Jorge Casado sulla sinistra e dalla coppia Juanan-Nacho centralmente.
Ad agire in mediana, quindi, Alex e capitan Fran Rico, schierati alle spalle del trittico di trequartisti Juanfran, Juan Carlos e Sarabia. Unica punta Morata.

E’ subito il Castilla a prendere il controllo del gioco. Le Merengue impostano infatti la partita cercando di fare possesso di palla, esattamente come è culturalmente intrinseco nel calcio spagnolo.
Nei primi minuti, però, i madrileni faticano a trovare spazi: i giocatori del modesto Coruxo FC si chiudono benissimo, ben consci del fatto che se possono essere superiori a livello di esperienza sono ben lontani dall’avere un tasso tecnico equiparabile a quello degli avversari.

Il primo tiro del match arriva quindi dopo otto minuti di gioco, ma è piuttosto estemporaneo: Morata riceve palla sulla linea di metàcampo e vedendo Alberto, portiere avversario, fuori dai pali prova a beffarlo calciando direttamente da lì, ma spedendo il pallone di molto lontano dallo specchio di porta.
Le cose sono però destinate a cambiare di lì a breve, alla seconda conclusione verso i pali avversari: dapprima Juanfran si beve due avversari in slalom, venendo poi murato bene in angolo dalla scivolata di Costas.
Poi, un minuto più tardi, Sarabia si troverà nell’area avversaria circondato da quattro giocatori e deciderà di scaricare sulla destra proprio per Juanfran il cui cross di prima intenzione pescherà Morata al centro dell’area. A quel punto il giovane puntero ex Atletico Madrid e Getafe penserà bene di inventarsi un goal da campione, facendosi passare il pallone tra le gambe per poi colpirlo di tacco, spedendolo a filo del secondo palo.

Gran gesto tecnico, gran goal. E dopo dieci minuti il Castilla è già sopra di una rete a zero.

Il goal non cambia però la partita: il Castilla continua a gestire il possesso con tranquillità, verticalizzando di tanto in tanto sfruttando il maggior tasso tecnico dei suoi, il Coruxo continua invece ad arroccarsi in difesa per tentare poi sortite offensive sparute ed affidate più che altro a lanci lunghi di dubbio valore.

Il tutto fino al ventottesimo minuto, quando Morata mette la firma sulla propria doppietta personale andando a raddoppiare il conto dei goal: Fran Rico recupera palla sulla propria trequarti e serve Alex, che la consegna ai sapienti piedi di Pablo Sarabia, stellina della squadra e delle formazioni giovanili iberiche (attualmente milita nell’under 19). Dopo aver stoppato palla ed aver attirato a sè un paio di avversari, quindi, il numero 10 madridista effettuerà un uno-due in velocità con Juanfran per partire poi alla carica palla al piede, saltando secco due avversari e lanciando in profondità Juan Carlos che centrerà di prima un pallone basso sul secondo palo, dove si farà trovare pronto Morata – dimenticato da tutta la difesa di casa – per il più facile dei goal.

A quel punto reazione d’orgoglio del Coruxo che si porterà vicinissimo al goal dopo un errore in disimpegno di un centrale che permetterà ad Aitor di presentarsi tutto solo davanti a Jesus, che si distenderà alla grande alla sua sinistra per impedire all’avversario di riaprire immediatamente il match.
Coruxo che prenderà quindi il controllo della partita, iniziando ad attaccare con più convinzione ma senza fare davvero male agli avversari.

Che, di contro, a dieci dal termine della prima frazione arriveranno vicinissimi al tre a zero, ancora una volta con Morata: Sarabia metterà ancora una volta in mostra le sue doti di dribblomane saltando ben quattro avversari e servendo il compagno che, a quel punto, si verrà a trovare tutto solo all’altezza del dischetto del rigore. La conclusione mancina dell’unica punta Merengue, però, verrà respinta coi piedi da Alberto, bravo a dire no nell’occasione.
Un paio di minuti più tardi ci proverà quindi Juan Carlos che lanciato ancora una volta dal solito Sarabia si accentrerà per scoccare un destro che sarà respinto dall’estremo difensore di casa giusto sui piedi di Morata, subito murato dallo stesso Alberto.

La ripresa si apre coi padroni di casa subito in avanti e pericolosi con una punizione di Antunez, che viene però ben parata dall’ottimo volo di un sempre attento Jesus.
Portiere del Castilla che si deve ripetere anche un minuto più tardi su Costas, che calcerà da dentro l’area senza però riuscire a dare grande forza al pallone.

Al cinquantaduesimo torneranno quindi a farsi vedere gli ospiti con la stellina Sarabia che effettuerà un tiro mancino dal limite, sfiorando l’incrocio alla destra di Alberto.
Bellissimo invece il contropiede costruito dai padroni di casa poco prima dell’ora di gioco. Nulla da fare, però, per la rete, posto che il tutto si esaurisce senza i giocatori del Coruxo riescano a calciare a rete.

Padroni di casa pericolosi anche al sessantaduesimo quando Richi, subentrato pochi minuti prima a Fonseca, controlla dal limite e calcia a fil di palo, senza però riuscire a trovare lo specchio di porta.
Coruxo che al sessantaseiesimo protesterà poi per un rigore non assegnatogli, ma che in effetti ci sarebbe potuto stare.

Nell’ultimo quarto d’ora, quindi, salirà nuovamente in cattedra il Castilla, che si porterà sul 3 a 0 con Marchan che riceverà in area un pallone spazzato malamente da un difensore avversario, freddando con facilità Alberto.

Non contenti i madrileni troveranno anche la quarta rete: a realizzarla sarà il neo entrato Denis, che riceverà una palla centrata da Morata e batterà, tutto solo, il malcapitato portiere avversario.

Sconfitta pesante per il Coruxo, resa un poco meno amara solo dal goal trovato quattro minuti oltre il novantesimo da Zurbano che sfrutterà un errore in alleggerimento per poi infilarsi tra le larghe maglie della difesa madridista e battere Jesus con un bel tiro piazzato.

4 a 1, quindi, per i ragazzi della Casa Blanca.
Questo risultato non inganni, comunque: la stagione è infatti iniziata malino per il Castilla, solo nono (su venti) nel proprio girone, a ben diciassette punti dal Lugo capolista.

Vittoria comunque importante quella dei madridisti che permette loro di portarsi in nona posizione, sopravanzanto proprio il Coruxo (che ha però disputato una partita in meno).

Castilla che è una formazione importante e blasonata.
Parlando della sua storia bisogna infatti partire da un presupposto importante: questa squadra, secondo la classificazione storica delle squadre “filiali”, è la più importante “formazione B” della storia del campionato spagnolo.

Nessun’altra filiale è infatti ancora riuscita a disputare ben trentuno stagioni in Segunda, tredici in Segunda B e venti in Tercera.
Castilla che guida quindi questa classifica speciale davanti al Barcelona Atletic, o Barça B, al Valencia Mestalla ed al Bilbao Athletic.

Castilla che nella propria storia è anche riuscito a vincerlo un campionato di Segunda. Correva la stagione 83/84 e la banda dei ragazzi del Real B, guidata in campo dall’enorme Butragueno, seppe raccogliere 50 punti in 38 giornate, imponendosi sul Bilbao Athletic grazie ad un maggior numero di reti segnate.Pichichi, quell’anno, fu Julio Salinas, destinato poi a far parlare molto di sè nel decennio successivo, che potè battere in volata proprio la stellina Merengue grazie alla promozione di quest’ultimo in prima squadra, che gli impedì di lottare fino alla fine per l’ambito trofeo.

Trattandosi di filiali, ovviamente, non furono il Castilla ed il Bilbao Athletic ad essere promosse nella Liga, dato che la regolamentazione non lo permette.
Quell’anno, quindi, a salire in prima divisione furono la terza, la quarta e la quinta classificata del campionato: rispettivamente Hercules, Racing Santander ed Elche.

Ma non solo un campionato di Segunda.
Il Castilla fu infatti in grado di vincere anche tre campionati di Segunda B (nel 91, 2002 e 2005), torneo in cui una volta – nel 1978 – si classificò in seconda posizione.
Così come si accontentò della seconda piazza anche nella Coppa del Re del 1980, quando venne spazzato via per 6 a 1 dal Real in finale (curioso vedere il Real e la sua filiale raggiungere la finale, no?).

Palmares che si completa quindi con 2 Tornei di San Gines e 3 Trofei Teide.

Tanti gli ottimi giocatori passati di qui nel corso degli anni. Allacciatevi le cinture e fate un bel respiro profondo: Antonio Adan (attualmente secondo di Casillas), Mutiu Adepoju (più di 50 presenze con la nazionale nigeriana), Luis Aragones (tre lighe e due Coppe del Re con l’Atletico da giocatore, un Europeo da allenatore), Alvaro Arbeloa (attualmente in prima squadra), Javier Balboa (attualmente al Benfica), Rafael Benitez (che poi proprio qui iniziò la sua carriera da allenatore), Raul Bravo (sei stagioni in prima squadra, attualmente milita nell’Olympiakos), Alberto Bueno (campione europeo under 19, attualmente gioca nel Derby County), Esteban e Nicolas Cambiasso (il primo campionissimo dell’Inter, il secondo attualmente in forza agli argentini dell’All Boys), José Caminero (una Liga ed una Coppa del Re con l’Atletico, disputò il Mondiale del 1994 con la nazionale iberica), Ruben de la Red (approdato in prima squadra, solo un grave problema di salute ha minato una carriera che per molti sarebbe stata di primissimo livello), Juan Esnaider (stella del Saragozza, passato anche da Torino ma con poca fortuna), Ricardo Gallego (per una decade aggregato al Real), Josè Antonio Garcia Calvo (una Liga col Real), Javi Garcia (un Europeo under 21 con Bueno, attualmente milita nel Benfica assieme a Balboa), Dani Garcia (passato poi per quattro anni da Barcellona), Michel (stella del Real e 66 volte nazionale spagnolo), Esteban Granero (attualmente in prima squadra), Guti (526 presenze ufficiali in prima squadra, oggi al Besiktas), Josè Jurado (tre stagioni all’Atletico, oggi allo Schalke), Juan Mata (stella del Valencia), Alvaro Negredo (attualmente al Siviglia), Daniel Opare (stellina dell’under 20 ghanese), Francisco Pavon (cinque stagioni in prima squadra, attualmente in Ligue 1 all’Arles), Javier Portillo (quattro stagioni in prima squadra, passò anche da Firenze), Raul Gonzalez Blanco (741 presenze e 323 goal in prima squadra), Fernando Sanz (una Champions ed un’Intercontinentale al suo attivo), Roberto Soldado (attualmente al Valencia), Miguel Torres (tre stagioni in prima squadra, oggi al Getafe), Ismael Urzaiz (stella dell’Athletic per una decina d’anni), Borja Valero (oggi al Villareal), Rolando Zarate (fratello del laziale Mauro, tre Clausura argentine all’attivo col Velez) e tanti, tanti altri.

Tutto questo per parlare del passato.

E oggi?

Conosciamo un po’ meglio i protagonisti dell’attuale Castilla, che sta disputando un campionato tutto sommato discreto in Segunda B.

Il portiere della squadra è Jesús Fernández Collado, ventiduenne nativo di Madrid arrivato però solo quest’anno alla Casa Blanca.
Jesus iniziò infatti a giocare a dieci anni nell’Adarve, da cui, sei anni più tardi, passò al Villareal. Due stagioni al Sottomarino Giallo e via verso il Getafe, dove resterà solo un anno. A questo punto altro trasferimento, questa volta facendo rotta verso Numancia. E proprio da qui è stato prelevato nel corso dell’ultimo mercato dal Castilla, che ne ha intravisto le buone qualità nell’uno contro uno, nei riflessi e nel posizionamento.
I suoi idoli, manco a farlo apposta, sono Iker Casillas e Paco Buyo, due icone del club madridista…

Luis Hernández Rodríguez e Jorge Casado Rodríguez sono invece i terzini.
Il primo, ventunenne terzino destro nativo di Madrid, ha compiuto la trafila delle giovanili madridiste partendo dai Benjamin A, con cui iniziò a giocare nel 1998, sino ad arrivare proprio al Castilla. Il tutto con una sola parentesi: la stagione 2003/2004 la passò infatti in prestito al Villa Rosa. Terzino destro potente è discretamente dotato tecnicamente e capace di buoni cross. Anche lui come tutti i suoi compagni di reparto è però parso tutto sommato rivedibile in fase difensiva.
Il secondo, anch’egli ventunenne nato nella capitale, è un nuovo arrivo: dal 1996 al 2000 giocò infatti nel Villa Rosa, per poi passare al Rayo Vallecano. Proprio da qui è stato prelevato in estate per essere inserito tra le fila del Castilla. Inizialmente acquistato per essere destinato al Real C è stato subito promosso viste le sue buone qualità, soprattutto in fase propulsiva.

Detto dei laterali difensivi vanno spese due parole anche per i centrali, José Ignacio Fernández Iglesias (detto Nacho) e Juan Antonio González Fernández (detto Juanan).
Il primo è un ventenne nativo di Madrid che iniziò a tirare i primi calci ad un pallone nella Complutense Nadador all’età di nove anni per poi fare il suo ingresso nelle giovanili madridiste due anni più tardi, quando si aggregò alla formazione Alevin A della Casa Blanca. Da lì in poi il giovane Nacho ha fatto strada, sino a guadagnarsi la stima di Mourinho, che l’ha convocato in prima squadra in diverse occasioni nel corso della prestagione. Difensore dal fisico compatto è giocatore dotato di rapidità e sangue freddo, oltre che di esperienza internazionale: è infatti un ex nazionale under 19.
Il secondo, ventitrenne di Palma di Maiorca, è invece il compagno perfetto di Nacho: fisicato e potente Juanan è un maestro nel gioco aereo. Al secondo anno nel Castilla ha militato in precedenza nel San Pedro (per nove anni), nel Maiorca, nel San Francisco e, in ultimo, nel Deportivo la Coruna.

Nel complesso, comunque, proprio la difesa è sembrata il punto debole di questa squadra. Il tutto non tanto per carenze tecniche dei singoli, che sono anzi giocatori più che degni di una Segunda B, quanto per un certo pressappochismo tattico che potremmo anche azzardarci a dire essere spesso marchio di fabbrica del calcio iberico (con rare e dovute eccezioni, ovviamente!).

Due anche i giocatori schierati in mediana: Francisco Manuel Rico Castro (meglio noto come Fran Rico) e Alejandro Fernández Iglesias (più comunemente chiamato con un diminutivo: Alex).
Il primo, ventitreenne nativo di Portonovo approdato al Castilla nel 2008 dopo quattro anni nella sua città natale e sei al Pontevedra, è il capitano e l’anima della squadra: classico regista spagnolo elegante e tecnicamente dotato, Fran Rico detta i tempi della squadra, il cui gioco passa sempre o quasi dai suoi piedi.
Il secondo, diciottenne di Alcalà de Henares cresciuto tra Complutense ed Alcalà prima di approdare nel 2005 al Real, ne è invece il fido scudiero: giocatore più abile in fase difensiva rispetto al compagno contribuisce alla creazione di un equilibrio in maniera fattiva. Tutto ciò non inganni, comunque: era proprio lui il cervello di quella Juvenil A che solo sei mesi fa conquistò il campionato di categoria. Perché, intendiamoci, anche tecnicamente parlando non si tratta di un giocatore scarso. Anzi, Mourinho l’ha inserito nella lista di quei giovani convocabili in prima squadra alla bisogna… e nell’ambiente madridista proprio lui è considerato uno delle promesse più interessanti del vivaio.

Tre, poi, i trequartisti.

A destra ha infatti agito Juan Francisco Moreno Fuertes, meglio noto come Juanfran.
Nato ventidue anni fa proprio nella capitale tirò i primi calci ad un pallone nell’Avance, squadra in cui approdò alla tenera età di otto anni per restarci per le successive nove stagioni. A diciassette, quindi, il passaggio al Getafe, lasciato tre anni più tardi per il Villareal. Che un anno e mezzo fa l’ha dirottato al Castilla. Ala molto veloce e dal buon piede Juanfran sa crossa in maniera più che discreta quanto cercare direttamente la conclusione dalla distanza. Qualità, queste, che l’hanno portato ad esordire in prima squadra.

A sinistra si è invece disimpegnato Juan Carlos Pérez López, ventenne madridista che ha passato nove anni nell’EFMO Boadilla prima di entrare a far parte delle giovanili Merengue nel 2007, da subito aggregato alla Juvenil A.
Anch’esso veloce ha però un fiuto del goal più spiccato rispetto a Juanfran. Non per nulla il sito ufficiale del Real riporta come il pichichi dell’ultima stagione del Castilla sia stato proprio lui, che si disimpegna anche discretamente sulla destra.

La stellina della squadra però, come detto, è Pablo Sarabia García, diciottenne nato proprio a Madrid e cresciuto anch’egli, come Juan Carlos, nell’EFMO Boadilla, che lasciò nel 2004 per aggregarsi all’Infantil B madridista.
Già parte dell’under 17 e dell’under 19 iberica Sarabia è un trequartista nato ala sinistra dal fisico non dirompente (177 centimetri per 72 chili, secondo il sito ufficiale della Casa Blanca) dalla tecnica straordinaria e dal dribbling ubriacante. Quando parte in percussione palla al piede è infatti molto difficile da fermare ed essendo anche dotato di un buon tiro e di una buona capacità di battere i calci piazzati sa essere pericoloso anche in zona goal, per quanto la sua propensione maggiore resti quella di fornire assist ai compagni.
Ha già debuttato in Champions nel 4 a 0 del Real sull’Auxerre, è indubbiamente il talento più puro di questa squadra. Il suo unico problema è che a livello di ali e  trequartisti non è certo messa male la prima squadra del Real…

Unica punta, quindi, un altro diciottenne della capitale: Álvaro Borja Morata Martín, che dopo aver passato due stagioni nell’Atletico ed una nel Getafe si è aggregato alla Juvenil C del Real nel 2008, facendo subito un doppio quasi triplo salto mortale l’anno dopo, passato tra Juvenil A e Real C.
Attaccante piuttosto completo Morata è dotato di una buona velocità di base, una tecnica sicuramente non disprezzabile ed un fiuto del goal che ne ha sempre fatto il capocannoniere di ogni squadra in cui ha giocato.
Anche lui ha già debuttato in prima squadra (nel 3 a 1 del Real a Saragozza) ed anche lui, un po’ come gli altri due classe 92 della squadra, è considerato un giovane dall’avvenire radioso, in quel di Madrid.

Due parole mi va poi di spenderle in relazione a Denis Tcheryshev, nato il giorno di Santo Stefano di vent’anni fa in quel di Nizhniy Novgorod, Russia.
Ala sinistra molto esplosiva è un contropiedista nato. Mica per nulla la sua rete contro il Coruxo l’ha firmata proprio in contropiede.
Ma ho voluto tirare in ballo questo ragazzo per un motivo specifico, per raccontare, brevemente, una storia.

Perché parliamo di un ragazzo russo, sì, ma cresciuto calcisticamente in Spagna.
Suo padre, infatti, su calciatore di discreto livello: Dmitri Nikolayevich Cheryshev, che giocò tre anni nella Dinamo Mosca prima di passare proprio in Spagna, tra le fila dello Sporting Gijon.
E proprio andarsi a rivedere le tappe della carriera del padre aiuta a comprendere gli inizi di Denis, che tirò i primi calci ad un pallone proprio in quel di Gijon per poi trasferirsi al Burgos Promesas guada caso proprio quando Dmitri lascerà lo Sporting per il Burgos.
Da qui, però, le due carriere si separeranno. E mentre il padre nel 2002 lascerà Burgos per terminare la carriera nel Real Aranjuez il figlio lascerà la Castiglia per trasferirsi nella capitale, dove si aggregherà alla formazione Alevin A del Real.

A volerla dire tutta poi, in realtà, le carriere dei due torneranno ad essere legate quando anche Dmitri entrerà a far parte del sodalizio madridista, diventando allenatore di una delle squadre giovanili Merengues.

Detto ciò: Dmitri dieci presenze ed una rete in nazionale le collezionò. Riuscirà Denis a fare lo stesso?

Ecco quindi, a grandi linee, di cosa si parla oggi quando si cita il Castilla.
Si parla della filiale con il passato più illustre di Spagna, ma che oggi si è involuta in una semicrisi che la sta tenendo a metà classifica di una certo non irresistibile Segunda B.

I talenti interessanti, comunque, ci sono anche qui.

Personalmente credo che un occhio a questi importanti settori giovanili ed alle loro squadre filiali (come possono appunto essere Castilla o Barcelona Atletic) vada sempre dato.

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La passione che nutro nei confronti del calcio è sconfinata, penso lo si sia capito.
Così come quei pochi che seguono in maniera più o meno giornaliera questo blog non possono non aver capito anche come io abbia sempre un occhio di riguardo nei confronti del calcio giovanile.

E’ lì, del resto, che nascono i campioni del futuro.

Ecco perché vorrei cominciare a parlare un po’ di e con il mondo calcistico giovanile. Qualche scheda di giovani dal potenziale interessante già l’ho fatta, così come spesso vi ho dato conto di alcune competizioni giovanili (per nazionali quanto per club, come il Viareggio).
Ora direi di estendere un po’ il discorso, parlando più nello specifico di un dato settore giovanile o di una certa scuola calcio.

Il tutto iniziando da Barcellona.
Perché da sempre provo un’attrazione irrazionale e recondita verso i colori blaugrana. Ma più che questo impulso a farmi apprezzare il lavoro svolto nella cantera catalana sono i grandissimi risultati acquisiti nel corso degli ultimi anni. I giocatori portati in prima squadra, infatti, sono tantissimi, molti dei quali sono stati poi capaci di imporsi anche in nazionale spagnola andando quindi a formare l’ossatura di quella squadra capace di vincere, nel corso di due anni, Europeo e Mondiale.

Perché davvero da tempo, ormai, i dirigenti del Barça mettono un’attenzione maniacale nel curare il proprio settore giovanile, ben sapendo cosa questo possa voler dire per la prima squadra e quali possano essere gli effetti benefici sulla stessa di un lavoro certosino con la cantera.

Avendo potuto seguire il match proprio tra lo Juvenil B, formazione composta da ragazzi delle classi 93 e 94 (con qualche 95 a condimento del tutto), ed il Castelldefels, quindi, mi sono sentito in dovere di parlarne perché, al solito, in quel di Barcellona stanno svolgendo ancora una volta un grandissimo lavoro con i loro giovani.

Partiamo da un assunto, quindi. A scontrarsi sono la squadra capace di dominare, fino a questo momento, il Gruppo 7 – quello catalano, appunto – ed una, il Castelldefels, navigante nelle zone basse della classifica, al quattordicesimo posto (su diciotto squadre).
La forza delle due squadre, quindi, non era minimamente paragonabile già ancor prima che iniziasse la partita. Ma del resto il dominio dell’equipe allenata da Sergi Barjuan, terzino sinistro che giocò nel Barça nel corso degli anni novanta, è tutt’altro che casuale: squadra compatta, aggressiva e, soprattutto, molto talentuosa, quella blaugrana.

Ma parliamo della partita: il Barça scende in campo con una disposizione tattica che ricalca più o meno fedelmente quella della prima squadra. E’ risaputo, infatti, che il metodo Barcellona consista anche in questo: dare la stessa impostazione tattica a tutte le squadre della cantera di modo che in futuro sarà più semplice per un giovare acclimatarsi alla prima squadra posto che verrà calato in un ruolo che già conosce alla perfezione dovendo quindi semplicemente replicare movimenti già assunti da tempo.

Davanti al portiere, Sergi Tienda, viene quindi schierata una linea a quattro composta da Adrià Escribano sulla destra, il camerunense Macky Bagnack ed il dominicano Carlos Martinez come centrali e Brian Olivan a fungere da terzino sinistro. A centrocampo, poi, spazio a Fernando Quesada (già nazionale under 16 e 17) a fungere come regista basso con ai propri fianchi il macedone David Babunski ed il connazionale Jordi Quintillà. L’attacco, schierato a tre, vede poi agire i camerunensi (ben tre, nell’undici titolare di questa Juvenil B blaugrana) Olivier Moussima e Jean Marie Dongou rispettivamente come ala destra e centravanti, con lo spagnolo Cristian Herrera a completare il quadro come ala sinistra.
Al dodicesimo della ripresa, poi, Moussima lascerà il posto al nigeriano Mamadou Sylla mentre al ventunesimo Brian verrà sostituito da Aitor Ruano che si piazzerà centralmente al fianco di Bagnack, con Carlos spostato sulla fascia sinistra. Alla mezz’ora, infine, Pol Roigè prenderà il posto di Cristian, scambiandosi però di fascia con Sylla mentre quattro minuti più tardi Roger Canadell sostituirà Escri.
Cambio tattico, quest’ultimo: con un centrocampista per un terzino, infatti, Sergi deciderà di modificare il proprio modulo passando da uno zemaniano 4-3-3 iniziale ad un più zaccheroniano 3-4-3 con Bagnack, Carlos e Ruano in difesa ed una mediana composta dal nuovo entrato, Babunski, Jordi e Nando.

Ed è subito proprio il Barcellona, forte della grandissima tecnicità di un po’ tutti i suoi interpreti, a prendere e tenere saldamente in mano il pallino del gioco. I primissimi minuti non sono comunque giocati su ritmi eccezionali, con i padroni di casa che si accontentano di far girare palla in maniera molto tranquilla aspettando il momento giusto per colpire.

Momento che arriva dopo cinque soli minuti di gioco quando Moussima è atterrato sulla trequarti e Brian va a calciare in mezzo il pallone, con una conclusione potente e tagliata che pesca sul secondo palo Bagnack che svetterà nell’area avversaria per bucare l’estremo difensore del Castelldefels. Rete confezionata da due difensori, quindi, con il centrale camerunense che potrà festeggiare coi propri compagni la prima marcatura della sua stagione.
Perfetti, nell’occasione, sia il cross del terzino sinistro spagnolo che l’inserimento ed il colpo di testa del centrale africano.

E’ comunque un dominio assoluto quello dei giovani catalani che pur senza strafare  fanno vedere ben poco il pallone agli avversari. Così cinque minuti dopo la rete del vantaggio i ragazzi di Sergi costruiscono un’azione che vale la massima punizione: Carlos Martinez porta palla oltre la metà campo e serve Cristian che gira di prima in direzione di Babunski; il centrocampista macedone, quindi, offre la sfera al limite a Dongou che dopo essere penetrato in area tenendo alle proprie spalle il diretto marcatore viene atterrato dallo stesso. L’arbitro non ha quindi la benché minima esitazione e concede, appunto, il rigore.
Sul dischetto si presenta lo stesso Dongou, che spiazzerà facilmente il portiere avversario con un piatto destro ad incrociare. Due a zero, due reti camerunensi. Anche questa è globalizzazione.

Dominio assoluto, dicevo. Perché parlarne non rende bene l’idea, ma è palese come questi ragazzi abbiano già assorbito in pieno la mentalità barcelloneta: non buttano via un pallone che sia uno, dribblano solo quando necessario ed utile allo sviluppo dell’azione, costruiscono fitte trame di passaggi per creare falle nella difesa avversaria, sino poi a colpire.
Possesso palla che non saprei quantificare, ma assolutamente in netto favore della squadra di casa. Che però, un po’ proprio come la prima squadra, non convertirà questo dominio a livello di possesso in una caterva di tiri in porta. Anche a questi ragazzi, insomma, pare piaccia abbastanza specchiarsi nella loro bellezza.

Il dominio di cui parlavo, comunque, si concretizza una terza volta in rete a cinque minuti dal termine del primo tempo. Ed è un’azione, quella che porta al tre a zero, che mette in mostra tutte le qualità di palleggio dei blaugrana, certo, ma anche tutta la tranquillità con cui riescono a giocare questi ragazzi: Carlos manovra sulla propria trequarti scambiando il pallone prima con Babunski e poi con Brian, senza però avanzare di un metro.
Vedendo, dopo questi due tentativi, i ragazzi del Castelldefels arretrare, quindi, il centrale dominicano porterà palla per qualche metro, temporaggiando molto affinché qualche suo compagno potesse liberarsi per ricevere il passaggio. Una volta visto Nando muoversi a dovere, quindi, lo servirà con un passaggio potente e preciso che sarà smorzato di prima intenzione dal regista del Barça in favore di Quintillà. La mezz’ala sinistra della formazione catalana, a sua volta, aprirà il gioco per Cristian che avrà inizialmente qualche difficoltà nel controllare il pallone, riuscendo comunque a tenerlo in campo. Chiusa sul fondo, quindi, l’ala spagnola alleggerirà all’indietro su Babunski, che girerà immediatamente il pallone a Dongou. Un paio di doppie finte per la punta camerunense che stordirà il proprio diretto marcatore e dopo averlo saltato servirà centralmente un pallone che Nando dovrà solo depositare in rete, per il più facile dei rigori in movimento.
Tanto di cappello.

Non c’è proprio partita e a confermarlo ci pensa Cristian che a nove minuti dall’inizio della ripresa firma il quattro a zero: Babunski strappa a Manel una palla che dopo il rimpallo termina a Carlos il cui break centrale va a mettere in movimento l’ala sinistra blaugrana che dopo aver saltato con un po’ di fortuna un avversario si porterà al limite dell’area per saltare l’estremo difensore avversario con un pallonetto delizioso.

Una foto dell'Infantil B del Barça di qualche anno fa. Nella stessa è possibile riconoscere Pol Busquets, Brian Olivan, Aitor Ruano, David Babunski, Fernando Quesada, Cristian Herrera, Pol Roigè e Olivier Moussima, tutti giocatori che fanno parte dell'attuale Juvenil B

Non solo possesso, comunque. I ragazzi di Sergi dimostrano infatti di saper colpire anche in contropiede al ventisettesimo della ripresa quando sugli sviluppi di un corner a favore del Castelldefels arriva la ripartenza velocissima del Barça con Babunski che al limite della propria area verticalizza per Cristian il quale dopo aver controllato il pallone all’altezza della metà campo lancerà in profondità l’arrembante Sylla.
Qui, va detto, bisogna attribuire delle colpe al malcapitato portiere del Castelldefels: sul filtrante dell’ala sinistra blaugrana, infatti, prova ad uscire dai pali per tentare l’anticipo sull’ala destra nigeriana che è però infinitamente più rapida di lui ed arriverà prima sul pallone, battendolo poi con un pallonetto – il secondo del match – che farà terminare la corsa del pallone all’interno dello specchio di porta, per il cinque a zero.

E non è finita qui: al trentacinquesimo arriva anche il sesto. Quintillà recupera palla sulla propria trequarti e serve Babunski che non ci pensa due volte prima di servire Sylla sulla sinistra. Un volta in possesso di palla, quindi, il nigeriano temporeggerà attirando su di sè la lieve pressione di tre avversari per far filtrare poi un pallone in direzione di Dongou che taglierà in area per battere con un tocco di prima intenzione il portiere avversario.

Come potete vedere in questo rapido racconto di quanto avvenuto in partita mi sono limitato a parlare esclusivamente dei goal, senza riportare azione per azione quanto successo. E già solo scrivendo dei goal ne ho dovute usare di parole, eh!

Non c’è stata proprio storia, comunque. E il risultato immagino lo palesi piuttosto bene. Ma anche al di là di esso debbo dire che c’è stata una sola squadra in campo: la squadra allenata da Sergi, infatti, ha fatto il bello ed il cattivo tempo, pungendo ogni qualvolta decideva di accelerare e subendo in fase difensiva esclusivamente quando commetteva una qualche disattenzione dovuta ad un calo di concentrazione o quando, specchiandosi troppo, finiva per perdere palloni sanguinosi (cosa, quest’ultima, accaduta una o due volte in novanta minuti, in realtà).

Ma detto della partita diciamo due parole anche sull’andamento in campionato di questi ragazzi, prima di scendere sul piano personale e andare a parlare un pochino di loro uno ad uno.
Sergi ed i suoi guidano attualmente il Gruppo 7 della Liga Nacional Juvenil con 28 punti guadagnati in 10 partite frutto di 9 vittorie ed 1 pareggio. Serve dire altro? No, non servirebbe. Ma una cosa almeno la devo aggiungere: alla voce goal subiti, infatti, il dato che troviamo è quasi choccante. 1. Ecco quanti goal ha subito (a fronte dei 28 realizzati) la Juvenil B del Barça nelle prime dieci giornate di campionato.

Come è possibile tutto ciò?

Presi singolarmente in realtà i difensori del Barcellona non sembrano essere marcatori irresistibili così come il portiere non ha dimostrato di avere oggi i numeri per essere considerato un novello Casillas.
Ma più in generale, del resto, non c’è stato un giocatore a svettare sugli altri. Per intenderci: nessuno dei giocatori scesi in campo ha dimostrato di avere oggi i numeri del fuoriclasse di livello assoluto.

A fare la differenza, infatti, è stato il gioco di squadra.
Abbinato alle grandi qualità tecniche degli interpreti (come detto non c’è stata storia, livello troppo diverso tra le due compagini), certo. Ma è proprio il gioco di squadra l’elemento su cui è imperniata questa squadra.

La difesa si muove infatti all’unisono, quasi come se fosse una cosa sola. E davanti ad essa centrocampisti ed attaccanti effettuano un pressing non asfissiante ma costante, che scherma in maniera quasi ottimale la difesa stessa.
In fase offensiva, invece, la grandissima circolazione di palla di cui ho ampiamente parlato già in precedenza può risultare molto funzionale a far cadere gli avversari. Con un po’ di cinicità in più, comunque, è probabile che le reti fatte in queste prime dieci giornate di campionato sarebbero ben più di ventotto…

Ma detto e descritto piuttosto ampiamente i pregi della squadra in quanto tale vediamo di dire due paroline anche sugli interpreti impiegati dall’ex terzino della prima squadra e della nazionale iberica nel match in questione.
Cominciando dal portiere, ovviamente.

A difendere i pali della porta blaugrana ci ha pensato Sergi Tienda Gutiérrez, ragazzo spagnolo nato nell’agosto del 94 che, in tutta sincerità, non mi ha entusiasmato particolarmente. Le occasioni per mettersi in mostra, è vero anche questo, non sono certo state un’infinità ma pur senza aver combinato pasticci irrimediabili non mi ha mai dato l’impressione di particolare sicurezza anche negli interventi più semplici.
Ha solo sedici anni, comunque, e molto tempo per crescere.

Adrià Escribano Meroño, il più “vecchio” della rosa a disposizione di Sergi con i suoi diciotto anni da compiere il prossimo dieci gennaio, ha invece occupato il ruolo di terzino destro sino alla sua uscita dal campo. Ordinato, pulito negli interventi, non ha spinto moltissimo in fase offensiva, limitandosi più che altro al compitino.

Già diverso invece il discorso da fare nei confronti di Brian Oliván Herrero, terzino sinistro classe 94. Oltre a svolgere diligentemente i compiti assegnatigli in fase difensiva, infatti, si è proposto con maggior continuità in fase offensiva, mettendo in mostra doti discrete. Il suo pezzo forte, comunque, sembrerebbe essere il suo piede sinistro: notevole, in tal senso, la punizione battuta dopo cinque soli minuti di gioco in favore di Bagnack, bravo a sfruttare quel cross per sbloccare il risultato. E la precisione di calcio per un terzino è una qualità spesso sottovalutata, ma che può fare la differenza a certi livelli.

Centralmente hanno poi agito Macky Frank Bagnack Mouegni e Carlos Julio Martínez Riva.
Il primo, classe 95, è un camerunense già notevolmente dotato fisicamente. Nonostante i quindici anni, infatti, svettava sulla maggior parte degli altri giocatori in campo… senza saltare. E proprio il fisico sembra essere la sua qualità peculiare. Qualora crescendo – e di tempo ne ha, vista la giovanissima età – dovesse mettere su qualche chilo di muscoli non mi stupirei se già così entrasse in un certo giro buono. Notevole, per altro, anche la personalità con cui è stato in campo. Certo che comunque non è tutto oro ciò che luccica: proprio in questo senso va quindi detto anche come tecnicamente sia ancora un po’ grezzo e che lo staff tecnico della cantera blaugrana dovrà lavorarci su parecchio. Se tutte queste componenti dovessero allinearsi nel giusto ordine, comunque, il buon Bagnack finirà sicuramente a giocare nella Liga (o simile).

Il secondo è invece un dominicano classe 94. Più elegante del compagno di reparto è sembrato essere lui a dirigere il reparto quanto, spesso, ad impostare. Niente male di certo, anche se andrebbe rivisto contro avversari più impegnativi.

Davanti alla difesa ha poi agito il capitano della squadra, Fernando Quesada Gallardo.
Di primo acchito verrebbe subito da dire “Questo è il nuovo Guardiola”, perché tatticamente si somigliano veramente parecchio. Nel contempo, però, il buon Nando, che pure proprio a livello tattico dimostra un’intelligenza già matura, non ha, oggi, un piede nemmeno lontanamente paragonabile a quello dell’attuale allenatore della prima squadra. Di certo, comunque, il materiale su cui lavorare c’è anche in questo caso, ed è tutt’altro che disprezzabile. Avendo solo sedici anni ha infatti ancora diverse stagioni per crescere, il più è che riesca a farlo sensibilmente.

Jordi Quintillà Guasch, classe 93, si è invece visto pochino. Il tutto nonostante l’età (era infatti tra i più grandi in campo) ed il numero di maglia (il 10). Anch’esso molto ordinato e preciso in ogni giocata, comunque, andrebbe rivisto in situazioni più probanti.

Di contro mi ha fatto un’ottima impressione David Babunski: il centrocampista macedone, classe 94, ha infatti disputato una partita su livelli indubbiamente più alti dei suoi due compagni di reparto disimpegnandosi spesso egregiamente in entrambe le fasi di gioco e dimostrando grande visione di gioco ed ottima tempestività con tutti quei passaggi effettuati dopo qualche frazione di secondo dal ricevimento della palla.
E’ cresciuto molto nell’ultimo anno, irrobustendosi anche a livello fisico. La strada è quella giusta per far parlare di sè.

Olivier Moussima Ebongue mi ha invece deluso parecchio. Perché da quando è arrivato a Barcellona ha sempre messo in mostra grandi qualità come esterno offensivo, ma contro il Castelldefeles ha combinato proprio pochino.
Di lui si dice abbia fatto rimanere a bocca aperta Eto’o con numeri di alta scuola che spero possa mostrare presto anche al sottoscritto.

E un pochino, nonostante sia risultato più che decisivo nella goleada della sua squadra, mi ha deluso anche Jean Marie Dongou Tsafack. Il perché è tanto semplice quanto composito: da una parte avendo già sentito parlare di lui come di nuovo Eto’o (ma del resto vista la provenienza ed il ruolo non poteva che essere così) mi sarei aspettato una prestazione più brillante, dall’altra perché ha messo in mostra un tiro assolutamente non all’altezza della situazione.
Proprio quello, secondo la mia personalissima opionione, è il fondamentale su cui il buon Dongou, che è comunque solo un classe 95, dovrà lavorare di più nei prossimi anni.

Il migliore del reparto offensivo, insomma, è stato Cristian Herrera Fontanella: ala sinistra classe 94, ha messo in mostra un dribbling discreto, una grande tecnica di base e tanta voglia di fare. Nel suo ruolo in realtà il talento si spreca in Spagna, quindi dovrà sicuramente crescere molto per imporsi. Ma anche in questo caso le fondamenta sono solide, qualcosa di buono lo si può costruire.

Infine va citato il nigeriano Mamadou Sylla, che ha una grandissima qualità: la velocità. Rapidissimo, davvero. Ma anche discretamente capace di controllare la palla in corsa, quanto dotato di una tecnica di base tutto sommato accettabile.

Insomma: nessuno di questi ragazzi ha dimostrato oggi di essere un fenomeno, ma tutti quanti hanno qualità importanti e, soprattutto, se schierati assieme formano uno squadrone quasi imbattibile.

Si parla tanto di “modello Barça”, ma poi in pochi sanno realmente cosa sia.
E, beh… io che personalmente l’ho sempre “studiato” essendone stregato ho provato a raccontarvi qualcosina di una componente di questo modello: la squadra Juvenil B.

Chiudo questa tappa del viaggio all’interno del mondo giovanile Blaugrana con due curiosità.

La prima riguarda il commentatore di Barça TV, che effettua la sua telecronaca in catalano e non in spagnolo. Forse un po’ campanilista come cosa, ma sicuramente altrettanto simpatica.

La seconda riguarda invece uno dei giocatori a disposizione di Sergi, Jessua Andrea Angoy Cruyff.
Sì, Cruyff.

Vi ricorda niente?

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