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Archive for luglio 2011

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Queste immagini sono difficili da commentare.

Non so cosa fosse successo in campo, ma di certo trascendere fino ad arrivare ad un punto simile è veramente folle.

Fortunatamente sembra che il ragazzo colpito non abbia avuto problemi di sorta.

Però immagini come quelle non vorremmo vederle davvero mai.

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Reduce da una Copa America non certo esaltante in Verdeoro Neymar, talentuosissimo attaccante brasiliano già definito come nuovo Pelè, si rifà con il suo Santos.

Perché una delle reti realizzata nello scontro con il Flamengo di Ronaldinho (autore di una tripletta) vale davvero il prezzo del biglietto, come si dice.
Sarebbe da guardare e riguardare. Da far vedere ai giovanissimi che sognano di diventare calciatori senza soluzione di continuità. Da incastonare come una delle più belle perle viste su di un campo da calcio.

Certo, realizzare magie del genere da questa parte dell’oceano, soprattutto in campionati molto competitivi, è ben più complicato che farlo in Brasile… ma comunque non è nemmeno semplice.

Neymar che parte poco prima della trequarti, tutto decentrato sulla sinistra del proprio fronte offensivo, infilandosi in mezzo a due avversari con grande agilità.

Saltati i due scarica quindi in verticale per un compagno, aggirando un terzo avversario con un taglio verso il centro a dettare il passaggio.

Ricevuto il passaggio di ritorno avrà alle calcagne il “terzo avversario”, che però non riuscirà a portargli via la palla.

Giunto al limite dell’area salterà anche un quarto giocatore in maglia rossonera con il classico palla da una parte e uomo dall’altra per poi avventarsi sul pallone anticipando l’intervento del terzino sinistro e del portiere, infilando la sfera in rete con un bel tocco d’esterno destro.

Un’azione travolgente, splendida nel suo incedere, che mette in mostra tutte le grandissime qualità di un giocatore che ha tutto per imporsi a grandissimi livelli, cui manca solo una cosa per poter esplodere definitivamente: una maggior intelligenza calcistica.
Ma avendo diciannove anni è pure comprensibile che difetti un po’ in questo senso.

Il tempo è dalla sua. Il talento pure.

Non ci resta che aspettare.

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Ieri mi sono recato a Brusson, in Valle d’Aosta, per seguire live l’amichevole tra Reggina e Varese, due squadre che saranno impegnate nel prossimo campionato di Serie B.

Per ovvi motivi mi sono concentrato in special modo sui Biancorossi.

Varese che come è risaputo è al centro di una rivoluzione importante. Agli addii di due colonne come Giuseppe Sannino e Sean Sogliano, probabilmente i veri artefici del miracolo varesino, si sono aggiunti, in questo primo mese di mercato, quelli di tanti giocatori importanti.

Dal portiere, Massimo Zappino, alla punta di sfondamento, Giulio Ebagua, passando per il leader difensivo Emanuele Pesoli, per il forte terzino Eros Pisano, per il centrocampista scuola Juve Alessandro Frara e tanti altri.

Una rivoluzione che quindi partendo dalle fondamenta (allenatore e D.S.) si è ripercossa anche sul campo da gioco.

L’aria di contestazione che si inizia a respirare dalle parti del Franco Ossola (dove ieri sono stati esposti striscioni in tal senso) si fa sempre più densa ed il mercato ad oggi non ha ancora riservato veri e propri colpi.

Il D.G. Enzo Montemurro, comunque, prima della partita ha parlato per rassicurare i tifosi. Lo stesso è stato fatto dal D.S. Mauro Milanese, che al termine del match ha assicurato che arriveranno dei rinforzi importanti per la categoria, in nome di quella permanenza in B che per qualcuno inizia già a sembrare un miraggio.

Il mercato, in effetti, chiuderà solo tra un mese, ed è ancora molto presto per tirare le prime somme. E’ comunque anche capibile la preoccupazione di quei supporter che hanno dovuto attendere venticinque anni (quindi in alcuni casi anche tutta la loro vita o quasi) per vedere il Varese in B e che oggi si vedono partire tutti i cardini di quel gruppo fantastico che ha sfiorato l’approdo in A solo qualche mese fa.

I nomi che circolano sono diversi ed è ancora difficile capire dove si orienterà davvero la dirigenza.

Ecco, comunque, quali sono i giocatori che secondo le voci di corridoio sono fortemente indiziati a vestire la maglia del Varese.

Partiamo dalla porta, quindi, dove negli ultimi tempi si era fatta l’ipotesi Rubinho, col portiere brasiliano che avrebbe però rifiutato di trasferirsi sui sette laghi.
L’alternativa più probabile oggi sembra quindi un possibile ritorno di fiamma per Salvatore Pinna, estremo difensore che ha passato l’ultimo biennio al Pescara che Milanese conosce bene, avendoci disputato una stagione in C1 a Salerno (culminata con la promozione in B).

Pinna che garantirebbe un grande apporto di esperienza dall’alto dei suoi trentacinque anni. Per quanto, è pur vero, ha comunque disputato due soli campionati in cadetteria, avendo passato la maggior parte della propria carriera in C1.

La difesa è invece il reparto che ad oggi necessita di più modifiche.

L’unico inserimento nell’undici titolare, in questo senso, è stato fatto con l’acquisizione di Fabrizio Cacciatore, terzino destro ex Sampdoria che ha disputato l’ultima metà stagione a Siena, senza però vedere molto il campo.

Cacciatore che giunge a Varese proprio per rilanciarsi. Aspetto importante per una squadra che ha fatto proprio della “fame” il suo punto di forza, in questi ultimi anni.
Certo non far rimapingere un idolo come Eros Pisano non sarà comunque affatto facile, per lui.

Altro giocatore già sbarcato a Varese ma ancora tutto da verificare è Fabrizio Grillo, ex CSKA Sofia.
Terzino sinistro scuola Roma, Grillo viene da un periodo di stop dovuto a malanni fisici che possono averne minato la solidità. Andrà quindi capito se il ragazzo garantirà una resa di livello ed una continuità di rendimento all’altezza.

Se sulle fasce il Varese potrebbe essere a posto il problema sorge nel mezzo, laddove Pesoli e Dos Santos non sono ancora stati rimpiazzati.

I nomi che si fanno in tal senso sono quelli di Loria e Terlizzi, due giocatori esperti che in B potrebbero fare sicuramente bene.
Tutto da capire se anche loro sbarcherebbero – eventualmente – a Varese con quella fame che ha saputo spingere questa squadra a traguardi fino a poco prima impensabili.

Per il centrocampo l’unica certezza, ad oggi, è il solito indomabile Corti, ad oggi forse il vero leader di questa squadra.

Per rinforzare la mediana, dove sono già comunque stati inseriti Loris Damonte (proveniente dall’Alessandria) e Filipe Gomes (nell’ultima stagione a Como), si starebbe pensando ad Ahmed Barusso, mastino di centrocampo che radiomercato da in fase di svincolo da Roma.

Tutta da valutare, invece, la situazione per ciò che riguarda il reparto offensivo, indubbiamente il più coperto.

Ma veniamo al match di ieri, che ha visto i ragazzi di Benito Carbone opposti alla Reggina di Breda.

Mister Carbone che ha schierato i suoi ragazzi con quel 4-2-3-1 che pur non essendo il suo modulo preferito è, secondo il suo pensiero, quello che può far esprimere meglio l’attuale rosa a sua disposizione.

L’undici titolare ha visto Moreau in porta, Cacciatore ed Armenise terzini schierati al fianco della coppia centrale Figliomeni-Camisa.
Damonte e Corti i due interni di centrocampo, con Nadarevic (a destra), Neto (centrale) e Cazzola (a sinistra) schierati sulla trequarti, alle spalle dell’unica punta Eusepi.

E proprio questa squadra ha dato buone indicazioni, avendo disputato un primo tempo su buonissimi livelli, specialmente in quanto a fase offensiva.

Gara tutto sommato abbastanza equilibrata, col Varese che mette in campo però un gioco un tantino migliore.

Biancorossi che passano dopo tre soli minuti di gioco quando Cazzola parte con un contropiede devastante servendo poi Nadarevic, spostatosi a sinistra per sovrapporsi al compagno. Palla rasente il suo verso il centro, zampata dell’accorrente Neto e 1 a 0 Varese.

Pochi minuti più tardi però il buon Neto Pereira, affetto da problemi di stomaco, deve lasciare il campo a De Luca, che va a posizionarsi nella per lui insolita posizione di trequartista.

Varese che continua comunque la sua partita in maniera piuttosto autoritaria, fino a trovare il raddoppio con Eusepi che poco dopo la mezz’ora sfrutta una respinta corta di Puggioni.

Ad inizio ripresa ci pensa quindi Viola a trasformare un rigore (che non mi sembrava esserci) per riportare sotto la Reggina, che si fa però bucare nuovamente, questa volta da De Luca, a metà del secondo tempo.

I tanti cambi avvenuti nel corso della ripresa hanno ovviamente rivoluzionato entrambe le compagini, così che il gioco ne ha un po’ risentito.

Venendo ai singoli: buona prova di Moreau, nulla da segnalare per quanto riguarda Milan, che ha disputato solo una ventina di minuti di gioco.

Per ciò che concerne la difesa invece qualche sbavatura sia nel primo che nel secondo tempo. Indubbiamente mister Carbone, forse anche con l’aiuto del mercato, dovrà lavorare per aggiustare un po’ le cose.

Nel complesso comunque discrete le prove di tutti, in particolare di capitan Camisa che ha mostrato buona sicurezza nell’arco dei novanta minuti (unico dei suoi a non essere stato sostituito).

Rimandato invece Grillo, che entrato ad inizio ripresa al posto di Armenise ha mostrato un valido senso della posizione ma anche una condizione ancora abbastanza scadente. Come detto andrà aspettato e valutato nel tempo.

Ultima nota per ciò che riguarda Dikaba: il terzino destro colored a disposizione di Carbone ha messo in mostra un grandissimo atletismo ma una tecnica rivedibile.

A centrocampo molto bene, come sempre, Corti.
Non mi ha invece impressionato Damonte, che mi è sembrato un po’ troppo timido nel giocare il pallone. Forse però vista la struttura fisica dev’essere ancora abbastanza appesantito dalla preparazione, quindi per un giudizio più completo e definitivo bisognerà aspettare qualche altra settimana.

Nulla da segnalare, invece, per quanto riguarda i sostituti. Wagner e Gambadori hanno fatto il loro, senza particolare infamia né lode.
Quest’ultimo, comunque, sembra poter essere in procinto di partire. Ed è un giocatore che sicuramente potrebbe fare la fortuna di diverse squadre della Lega Pro.

Veniamo alla trequarti.
Neto ha giocato pochissimo, ma è subito riuscito a mettere il proprio sigillo. Sarà indubbiamente uno dei cardini del Varese targato Carbone, i tifosi preghino che possa stare al meglio possibile.

Cazzola inizia benissimo poi un po’ tende a nascondersi. Nadarevic invece tra i più positivi. Discreta qualità e soprattutto tanta quantità per un giocatore pescato in Serie D che però dimosterà sicuramente di non demeritare nemmeno in B.

De Luca bel goal e tanto movimento, ma non mi sembra quella la zona del campo dove possa rendere al meglio. Tripoli due belle sgroppate in fascia e poco altro, Scialpi gioca poco più di dieci minuti e si fa notare solo per una bella punizione parata però senza eccessivo affanno da Kovaksic.

Il tutto ricordando che non hanno giocato Zecchin e Carrozza, in non perfette condizioni fisiche. Due giocatori che, al meglio della loro condizione, potranno tornare sicuramente molto utili al mister (a conferma di come la forza di questa squadra oggi sia proprio dalla cintola in su).

E finiamo con l’attacco. Dove ha dato buonissima mostra di sè quell’Eusepi che se confermerà quanto fatto ieri potrebbe essere la vera rivelazione di questa nuova annata Biancorossa.
Nulla da segnalare, invece, per quanto riguarda Cellini.

La squadra nel complesso sta lavorando bene. E questo non lo dice il sottoscritto ma lo staff tecnico stesso, che ho avuto modo di sentire ieri sia all’inizio che al termine del match.

Parlare di salvezza impossibile al 28 di luglio, quindi, è un po’ eccessivo.

Penso che ai tifosi non resti che aspettare e vedere cos’altro riserverà questo mercato. Dopo tante “brutte sorprese” chissà che non arrivi anche qualche nota positiva, per loro.

Per chi è interessato, intanto, ecco il tabellino del match preso da Varesenews:

Reggina – Varese 1-3 (0-2) 
Marcatori: Neto Pereira (V) al 3’ pt, Eusepi (V) al 34’ pt; Viola (R) su rig. al 4’ st 
Reggina (4-3-3): Puggioni (Kovaksic dal 23’ st); Colombo (Adejo dal 23’ st), Cosenza, Giosa, Rizzato; De Rose (Bombagi dal 23’ st), N. Viola (Tedesco dal 23’ st), Barillà (Castiglia dal 23’ st); Ceravolo (Lousada dal 23’ st), Bonazzoli (Sy dal 6’ st), Campagnacci (A. Viola dal 23’ st). All. Breda.
Varese (4-2-3-1): Moreau (Milan dal 26’ st); Cacciatore (Dikaba dal 1’st), Camisa, Figliomeni (Carrieri dal 23’ st), Armenise (Grillo dal 1’ st); Corti (Wagner dal 21’ st), Damonte (Gambadori dal 15’ st); Nadarevic (Scialpi dal 33’ st), Neto Pereira (De Luca dall’11’ pt), Cazzola (Tripoli dall’8’ st); Eusepi (Cellini dal 1’ st). All. Carbone.
Arbitro: Lanza di Nichelino.
Note: giornata fredda e nuovolosa, terreno in buone condizioni. Nessun ammonito. Angoli: 5-3 per il Varese.

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CRONACA

Milan che sembra subito in affanno: Robben fugge sulla destra e serve centralmente a Gomez, che è però troppo lento a girarsi su sè stesso per calciare a rete e finisce col farsi stoppare la conclusione dal sempre attento Nesta.

Al quarto, però, passa. Ribaltamento di fronte, verticalizzazione per Ibrahimovic, fuga alle spalle della difesa e tocco preciso sul secondo palo a freddare Neuer. 1 a 0.

I padroni di casa però non ci stanno e dopo tre soli minuti di gioco si portano vicino al pareggio. Gomez ruba palla a Nesta (che praticamente gli leva i pantaloncini aggrappandosi ad essi) e serve poi Muller, la cui conclusione defilata è però salvata in corner da Abbiati.
Ibrahimovic che pare già in super forma. Al dodicesimo la punta svedese inventa un grande assist per Cassano che però, giunto a tu per tu con Neuer, calcerà contro il portiere avversario.

Arrivati al quarto d’ora è Kroos a provarci. Il destro a giro esploso dal talentino teutonico su una punizione al limite si spegne però di poco sopra la traversa, con Abbiati immobile che non sarebbe mai riuscito a raggiungere la sfera.
Ibrahimovic comunque scatenato che al diciottesimo metterà a fuoco e fiamme la difesa avversaria, senza comunque riuscire né a servire un assist al bacio né a centrare la porta.

Partita vivace e piena d’occasioni. Al ventunesimo Rafinha liberato sul vertice destro dell’area di rigore che scarica un bel destro ad incrociare sul secondo palo, riuscendo però solo a sfiorare il palo.
Al ventiquattresimo Gomez riceve palla poco oltre la trequarti, salta secco Nesta, lo distacca in velocità e dopo essere entrato in area dribbla bene pure il rientrante Taiwo, per poi calciare però alle stelle.

Nella seconda metà della ripresa è proprio il Bayern ad uscire. Così al trentaquattresimo arriva il pareggio. Kroos riceve palla al centralmente giusto al limite dell’area. Van Bommel e Gattuso tardano a chiuderlo quel tanto che basta affinché Toni possa prendere la mira e sparare una rasoiata mancina sul palo alla sinistra di Abbiati, che si distende inutilmente. 1 a 1.

Kroos che ci riprova cinque minuti più tardi. Il suo tiro da fuori, però, questa volta non impensierisce Abbiati, che blocca in due tempi.
Bayern sempre più assoluto padrone del campo. Così Rafinha scambia al limite con un compagno per esplodere poi un bellissimo destro diretto a fil di palo, con Abbiati che però si distende riuscendo a deviare sulla traversa.

In chiusura Muller viene a trovarsi a tu per tu con Abbiati, ma la sua conclusione in scivolata è respinta dal sempre attento portiere Rossonero.

In apertura di ripresa Bayern ancora arrembante. Robben prende palla sulla destra e, com’è solito fare, converge al centro, per poi calciare da fuori. Bravo però, ancora una volta, Christian Abbiati.
Al cinquantaquattresimo Gomez converge in area da sinistra e serve per l’arrembante Muller, che è però anticipato di un soffio dal ritorno di Nesta.

Sugli sviluppi della rimessa laterale che ne segue gran tiro di Lahm dalla distanza, super-risposta di Abbiati in tuffo.
Nemmeno il tempo di rifiatare che il solito Robben converge da destra per, questa volta, alzare il pallone nel mezzo dell’area di rigore, dove non viene però incornata da nessun compagno.

Bella invece l’azione di Mattia Valoti, entrato da poco, che al sessantanovesimo entra in area dalla sinistra senza che nessuno riesca a fermarlo per poi scaricare all’indietro, senza però trovare nessun compagno.
A dieci dal termine splendida la conclusione di Luis Gustavo, che calcia a giro da fuori cercando il palo alla destra di un Abbiati questa volta immobile, senza però riuscire a centrare il bersaglio.

La ripresa è comunque piuttosto scevra d’emozioni. Così che la partita si trascina ai rigori.
Dove, come potete vedere nello schemino qui sotto, è il Bayern ad imporsi, grazie all’errore di Paloschi.

Alaba: goal
  Robinho: goal
  Gomez: goal
  Oddo: goal
  Muller: goal
  Thiago Silva: goal
  Kroos: goal
  Paloschi: alto
  Schweinsteiger: goal

COMMENTO

Il Milan parte alla grande, in particolar modo con un Ibrahimovic che pare essere in condizione tracimante.

La cosa, però, dura poco. Ma del resto è assolutamente legittimo.

Il Bayern è alla settima amichevole, il Milan alla seconda. Ma potremmo dire alla prima, se consideriamo il fatto che quella con la Solbiatese, con tutto il rispetto, fa davvero poco testo.

Difficile quindi poter valutare seriamente questo match, un po’ da entrambe le parti.

Qualcosa va detto, comunque.

E allora… sensazioni sparse…

Il Bayern deve sistemare la difesa. Le fasce sembrano a posto (buona la prova di Rafinha, per altro). In mezzo invece qualcosa sarebbe da fare. Il fratello del Boateng Rossonero dovrebbe fare proprio il centrale, anche se oggi, nella ripresa, è stato inserito sulla destra. Lui, tornasse ai livelli del Mondiale, sarebbe già un discreto innesto. Lì di fianco, però, gli andrebbe piazzato un centrale di grande potenzialità.

Van Buyten non è mai stato un fenomeno e inizia ad avere i suoi anni, Badstuber pare essere piuttosto sopravvalutato.

Ecco allora che qualcosa, là dietro, Rumenigge dovrebbe fare. Magari evitando frecciatine evitabili alle nostre compagini.

Dalla cintola in su, invece, il Bayern sembra davvero una bella squadra.

Robben è sempre devastante, quando parte palla al piede. Kroos un talento notevole, Schweinsteiger uno dei migliori centrocampisti centrali del mondo, Muller un talento sempre interessante. In più Gomez nell’ultimo anno è cresciuto parecchio, e va tenuto sott’occhio.

Difficile invece, dicevamo, giudicare il Milan.

Benissimo Ibrahimovic ad inizio partita, maiuscolo Abbiati, assolutamente MVP del match (senza di lui non si sarebbe arrivati ai rigori, poco da dire).

Per il resto malino, tra gli altri, Nesta, un po’ in affanno, Gattuso e Cassano, nel complesso, forse, indietro di condizione.

Discreto, invece, Taiwo, specie nel primo tempo. Avere a che fare con un certo Robben non è mai facile, ma lui in diverse occasioni ha salvato il salvabile. Certo, pensare l’avrebbe potuto fermare sempre era piuttosto utopistico…

TABELLINO

Milan vs. Bayern Monaco 1 – 1 (4 – 6 d.c.r.)
Marcatori: 4′ Ibrahimovic, 34′ Kroos
Bayern Monaco (4-2-3-1): Neuer; Rafinha (25’st Boateng), Van Buyten, Badstuber, Lahm; Schweinsteiger, Tymoschchuk (20’st Gustavo); Robben (20’st Alaba), Mueller, Kroos; Gomez. All.: Heynckes.
Milan (4-3-1-2): Abbiati; Abate (15’st Antonini), Nesta (15’st Thiago Silva), Bonera, Taiwo (85′ Oddo); Gattuso (1’st Ambrosini), Van Bommel, Emanuelson; Boateng (15’st Valoti); Ibrahimovic (1’st Paloschi), Cassano (15’st Robinho). All.: Allegri.
Arbitro: Breuch (Ger)

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Mario Balotelli non si smentisce mai, dicevo nel pezzo precedente.

Valutazione che può essere applicata anche a Mauro German Camoranesi, da sempre testa piuttosto calda che un po’ tutti ben ricorderete in maglia Bianconera fino a qualche stagione fa (per non dire in maglia Azzurra, Campione del Mondo 2006).

Situazioni particolari che l’hanno visto protagonista ci sono sempre state. E nonostante l’età avanzi le cose sembra non siano destinate a cambiare.

L’ultima mattana del buon Mauro è arrivata proprio in questi giorni, in amichevole.

Lanus – All Boys la partita. In cui, ad un certo punto, e senza un motivo spiegabile guardando le immagini, Camoranesi perde le staffe ed aggredisce Juan Pablo Rodriguez.

Camoranesi, destro naturale, ha sempre avuto un’ottimo piede.

Vedendo queste immagini viene da pensare che abbia anche un buon destro. Inteso come pugno, però.

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Mario Balotelli non si smentisce mai.

E’ assolutamente risaputo che il giovane colored Azzurro sia un po’ una testa matta. La lista delle sue ragazzate è così lunga da non poter essere nemmeno riportata.

L’ultima mattana, in ordine di tempo, si è consumata proprio in questi giorni in America, dove il nostro è impegnato in una serie di amichevoli con il suo Manchester City.

E proprio nella partita con i Los Angeles Galaxy si è consumata l’ennesima sciocchezza compiuta dall’ex fenomeno delle giovanili Nerazzurre.

Eppure il match, per lui, sembrava iniziato bene.

Dopo venti soli minuti di gioco, infatti, Mario si presenta sul dischetto e, con freddezza e senza fronzoli, spiazza l’estremo difensore avversario, portando in vantaggio i suoi.

Se qualcuno, sugli spalti o da casa, pensava che il ragazzo potesse aver così dimostrato un minimo di maturazione in più si sbagliava alla grande.

Dieci soli minuti di gioco, infatti, Balotelli dimostra tutta la sua immaturità e la sua scarsa intelligenza calcistica.

Lanciato alle spalle dei difensori si presenterà a tu per col portiere avversario.

Una volta lì avrà mille modi per raddoppiare, firmando la propria doppietta.

A quel punto, però, la sufficienza si impadronirà di lui, che effettuerà una sorta di rouleta per colpire poi il pallone di tacco, spedendolo a lato.

Incredibile.

La cosa, giustamente, fa infuriare Mancini, che prevede all’immediata sostituzione. Dentro Milner, fuori Mario.

Che uscendo dal campo trova anche il coraggio per bisticciare con il proprio mister.

Incredibile, davvero.

Quanto talento sprecato.

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CRONACA

Al secondo minuto di gioco percussione di Suarez in area che crea subito scompiglio, con Villar che chiude comunque in calcio d’angolo.
Sugli sviluppi del corner l’Uruguay sfiora la rete con Lugano. Il solito Villar, però, si salva in qualche modo, con un doppio salvataggio sulla linea a chiudere un’azione molto confusa. Azione in cui ci starebbe anche un calcio di rigore per la Celeste, per un tocco di mano di Ortigoza.

Paraguay da subito alle corde. Chiuso tutto nella propria trequarti penserà praticamente solo a non subire, andando a tamponare ogni buco per evitare che gli avanti uruguagi ci si infilano.
La pressione costante dell’Uruguay, dopo i primissimi minuti di scompiglio, non sembra però riuscire a scalfire la Linea Maginot costruita di fronte all’area dal Tata Martino.

Il tutto fino al dodicesimo quando Suarez porta in vantaggio la squadra di Tabarez: ricevuta palla in area stopperà di destro per calciare sul secondo palo col sinistro. La possibile deviazione di Veron, comunque, non sembra essere decisiva. Villar è freddato, l’Uruguay in vantaggio.

Paraguay che prova a reagire. Pochi minuti dopo il vantaggio uruguagio Valdez s’infila alle spalle di Maxi Pereira e colpisce la palla, lanciatagli dalla trequarti, in spaccata, mettendo però la sfera a lato.
Uruguay che pare nervosissimo e infila una serie di fallacci. Atteggiamento difficilmente capibile da parte della Celeste, che dopo aver sbloccato la partita avrebbe dovuto giocare molto più rilassata.

Al trentaduesimo Forlan lanciato alle spalle della difesa paraguayana va a trovarsi a tu per tu con Villar ma pressato dal ritorno di un avversario sparerà contro al neo acquisto dell’Estudiantes.
Poco più tardi Suarez punta Veron saltandolo con un tunnel per poi vedere respingere la propria conclusione da un sempre attento Villar.

Il portiere paraguayano si ripete anche al trentasettesimo quando Forlan riceve in area e sbuccia una girata che, se effettuata meglio, sarebbe potuta risultare imparabile.

Forlan che però al quarantaduesimo si sblocca: palla persa nella propria trequarti, Arevalo arriva pochi metri dall’area e gira a Forlan che, tutto solo, buca Villar con un bel diagonale potente.

A tempo praticamente scaduto Alvaro Pereira scodella in area per Suarez che gira di testa sul secondo palo, senza riuscire però a centrare lo specchio della porta, chiudendo così un primo tempo a senso unico.

In apertura di ripresa il Paraguay prova a combinare qualcosina di più, ma sempre senza riuscire a pungere con grande efficacia. Il tutto fino al nono quando Ortigoza pesca Valdez che calcia al volo esaltando i riflessi di Muslera, fenomenale nel deviare la palla sulla traversa, salvando il risultato.
La partita prosegue su ritmi piuttosto lenti, con l’Albirroja decisa a far circolare la palla senza lasciarla un attimo agli avversari.

Il tutto senza però riuscire ad essere particolarmente pericolosa. Fino al diciassettesimo, quando un’imbucata sulla destra porta ad un cross in mezzo su cui si fionda Piris che colpisce il pallone di tacco, senza però sorprendere Muslera.
Al venticinquesimo Estigarribia finisce giù in area, spinto da Coates. Il rigore pare possa starci, ma l’arbitro la pensa diversamente. E, in un certo qual modo, pareggia così il rigore non assegnato alla Celeste nel primo tempo.

La partita procede quindi su binari ben definiti, giusto fino al termine. Quando Forlan decide di firmare la propria doppietta personale, chiudendo in bellezza una finale vinta meritatissimamente dall’Uruguay.

COMMENTO

Uruguay quindici volte Campione del Sud America.

Suona incredibile, ma è così.

Nessuno come la Celeste. In tutto il continente.

Uruguay che, infatti, stacca l’Argentina (ferma a quattordici) e si porta a quasi il doppio rispetto al Brasile (fermo a quota otto).

Il tutto davvero meritatamente.

E così dopo il quarto posto Mondiale raggiunto in Sudafrica la Celeste si conferma come la massima forza del Sud America.

Suona davvero strano per chi come me è nato negli anni ottanta, quindi ben lontano dalle vittorie Mondiali di questo piccolo paese, eppure è davvero così. Nel corso degli ultimi dodici mesi nessuno ha saputo fare come loro.

Venendo alla partita…

Primo tempo senza storia alcuna.
Uruguay che prende a pallonate gli avversari, che pensano solo a difendersi. Senza riuscirci nemmeno molto bene, dato che la prima frazione si chiude con Suarez e compagni sopra di due reti.

Nella ripresa l’Albirroja prova a combinare qualcosa. Ma, a parte una traversa colpita da Haedo Valdez, senza grande fortuna.

Uruguay Campione.

Meritatamente.

MVP

Luis Suarez è un giocatore straordinario.

Personalmente lo conobbi quando ancora giocava nel Groningen e da subito mi pareva avere qualcosa in più, tanto che avrei voluto che qualcuna delle nostre compagini lo portasse in Italia.

La cosa, com’è noto, purtroppo non successe. Ed è un vero peccato. Perché Suarez oggi è l’eroe di una nazionale che entrerà nella storia, nonché il miglior giocatore di questa Copa America…

TABELLINO

Uruguay vs. Paraguay 3 – 0
Marcatori: 12′ Suarez, 42′, 89′ Forlan.
URUGUAY (4-4-2) Muslera; M.Pereira, Coates, Lugano, M.Cáceres (89′ Godín); González, Arévalo Ríos, D.Pérez (70′ Egurén), A.Pereira (63′ Cavani); Suárez, Forlán. CT: Tabárez
PARAGUAY (4-4-2) Villar; Piris, Verón, Da Silva, Marecos; Vera (65′ H.Pérez), V. Cáceres (65′ Estigarribia), Riveros, Ortigoza; Zeballos (77′ Barrios), Valdez. CT: Martino
Arbitro
: Fagundes (Brasile)
Ammoniti
: D.Pérez, M.Pereira, M.Cáceres, Coates (U), V. Cáceres, Vera (P)

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Ora è finalmente ufficiale: Alexis Sanchez è a tutti gli effetti un giocatore dell’FC Barcellona e dal prossimo anno sarà agli ordini di Pep Guardiola.

Sanchez che si troverà a doversi integrare in quella che è, e per distacco, la migliore squadra del mondo.

Ma non solo. Sanchez che dovrà integrarsi in un meccanismo quasi perfetto, che è per altro costruito e studiato da molti dei suoi interpreti fin dalla tenerissima età.

Perché, è sempre giusto ricordarlo, a Barcellona nulla è lasciato al caso ed il modulo adottato dalla prima squadra è lo stesso che viene usato anche nelle varie squadre giovanili. Così che un ragazzino di tredici-quattordici anni inizia fin da giovanissimo ad assimilare questo metodo di gioco, che si troverà poi a dover replicare tra i professionisti.

Questa cosa, quindi, costituisce forse la principale impalcatura del miracolo Barça, che si trova oggi ad avere una squadra importantissima e vincere tutto in particolar modo grazie ai prodotti delle proprie giovanili.

Cosa significa tutto ciò?
Che integrarsi in prima squadra, per chi cresce nella Masia, è tutto sommato facile.

Ci sono tanti indizi, però, che portano a pensare che allo stesso modo valga anche un po’ il contrario: che risulti più difficile integrarsi arrivando da un ambiente completamente diverso?

Gli indizi sono molteplici, dicevamo. Basti pensare ad Ibrahimovic, che realizzò un buon numero di goal ma non sembrò mai a suo agio in questa squadra, o a Mascherano, che è riuscito a trovare spazio in squadra con un minimo di continuità solo a causa di molteplici infortuni e, per altro, in un ruolo non suo.

Certo, ci sono anche esempi di giocatori che sono stati capaci di calarsi in questa realtà al meglio.

David Villa, ad esempio, ha forse limitato un po’ il suo impatto realizzativo ma si è messo al cento per cento a disposizione della squadra, entrando appieno nel ruolo che gli è richiesto: fare movimento e tagli continui.

Samuel Eto’o, allo stesso modo, sembrava nato per giocare in Blaugrana e mai palesò particolari problemi a giostrare in questo schema. E andando a ritroso gli esempi diventerebbero ovviamente tanti.

Un problema di ambientamento, comunque, sembra esserci. Anche per giocatori che possiamo definire, nei rispettivi ruoli, tra i migliori al mondo.

Non ci sarebbe quindi da stupirsi se anche il buon Nino Maravilla dovesse bucare l’adattamento in Blaugrana.

Anche perché per ciò che lo riguarda c’è un’altra variabile piuttosto importante da considerare, che porta il nome di Pedro.

L’ala spagnola è infatti sicuramente inferiore, come over all, al fenomeno cileno, dotato di tutt’altro talento. Basti vedere cosa il secondo è capace di fare palla al piede, e con quale rapidità sa fare tutto questo, per rendersi conto di trovarsi di fronte ad un talento più unico che raro.

Pedro, invece, è giocatore molto più lineare. Che ha trovato la sua fortuna a Barcellona proprio per il meccanismo di cui parlavo in precedenza: svolge certi compiti da sempre, gli viene naturale svolgerli, riesce a farlo con buona efficacia.

Pedro che per altro sembra essere un giocatore particolarmente apprezzato da Guardiola, forse proprio per la sua abnegazione e per la sua sagacia tattica.

Rubargli il posto, quindi, potrebbe non essere così semplice pur per un giocatore dal talento purissimo come il nostro Alexis.

Certo non solo contro, comunque, relativamente al possibile adattamento di Sanchez sulle Rambla.

Perché se è vero come è vero che problemi è fisiologico possa affrontare va altresì detto che sotto tanti punti di vista il gioco del Barça sembra quasi cucito su misura per lui.

Pensateci un attimo: palla che circola particolarmente sempre bassa, cosa che ovviamente esalta le caratteristiche di un giocatore bassino e tutta tecnica come lui. Scambi fitti e rapidi con giocatori dotatissimi come Iniesta, Xavi, Villa e Messi. Circolazione di palla costante e continuo movimento da parte degli avanti, con tagli in rapidità che un giocatore con le sue caratteristiche ha sicuramente nelle corde. Un centrocampo di piedi buoni a poter premiare ogni suo tentativo di imbucarsi alle spalle della difesa avversaria.

Da questo punto di vista davvero difficilmente Sanchez poteva fare scelta migliore.

Mi torna per un attimo in mente l’Inter cuperiana in cui lo schema preponderante sembrava essere “Materazzi lancia a Vieri, stop e tentativo di crearsi lo spazio per concludere”, con una demineralizzazione del gioco ed uno scavalcamento sistematico del centrocampo da fare paura.

Ecco, in un sistema del genere di certo non si riuscirebbero ad esaltare le caratteristiche di un giocatore come Alexis Sanchez, che ha bisogno di palla tra i piedi, di giocatori tecnici con cui dialogare, di provare anche a partire da lontano in rapidità per puntare la porta.

Esattamente ciò che, pur su di un livello probabilmente diverso, si trova puntualmente a fare un certo Lionel Messi.

Che, guarda caso, è diventato grande (in tutti i sensi) proprio a Barcellona…

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Tutti i media italiani si dicono sicuri: Arturo Erasmo Vidal Pardo è un giocatore della Juventus.

Il nuovo centrocampo di Antonio Conte, quindi, potrà contare anche sul jolly cileno per provare a riportare la Vecchia Signora al livello che le compete.

E’ cresciuto tanto Vidal, negli ultimi anni.

Personalmente lo conobbi quando ancora era un ragazzino che giocava nel Colo Colo e mi piacque da subito. Dunque non posso che essere contento del suo sbarco in Italia.

Va detto, poi, che si tratta di un giocatore cresciuto molto nella sua esperienza a Leverkusen.

Non è un caso, del resto, se è stato votato come terzo miglior giocatore dell’ultima Bundesliga (dietro a Sahin e Gotze) dove, tra l’altro, ha anche messo in mostra un feeling con il goal allucinante.

Diverse erano le squadre che lo seguivano e che avrebbero voluto assicurarsene i servigi. Tra queste la più accanita pareva essere il Bayern Monaco, decisissima a tornare a vincere quantomeno il proprio campionato nazionale.

Dopo l’acquisto di Neuer, quindi, quello di Vidal avrebbe ulteriormente impreziosito la rosa bavarese, indebolendo, nel contempo, una diretta concorrente.

Le cose, però, pare stiano andando diversamente. Dopo l’interesse del Napoli, che voleva acquistarne il cartellino per poter formare una coppia di tutto rispetto con Inler, si è concretizzato quello di Marotta e della Juventus, che ha così deciso di far sbarcare il ragazzo di Santiago nel Belpaese.

Il valore del ragazzo non si discute. Sia perché tecnicamente non sfigura, sia perché è tatticamente intelligente che perché mette sempre in campo generosità. Ma soprattutto, cosa non da poco, dimostra una duttilità estrema che in pochi possono vantare.

Solo restando alla partita giocata dal suo Cile contro il Venezuela Arturo occupò due diversi ruoli: quello di esterno sinistro prima, quello di difensore schierato sul centrosinistra di una linea a tre poi.
Se si pensa che si tratta di un centrocampista centrale più mediano che non ma con la capacità di giocare anche più avanzato oltre che di disimpegnarsi come terzino con discreti risultati ecco che ne esce il ritratto di un giocatore davvero preziosissimo, adattabile praticamente a tutti i ruoli.

Il valore del giocatore di per sé non si discute, quindi. Qualora si ambientasse a dovere nel calcio italiano saremmo sicuramente di fronte ad uno dei migliori acquisti della Juventus post-Calciopoli.

E lo dice chi come me ha praticamente sempre criticato aspramente le scelte dei dirigenti juventini.
Dal trio Almiron-Tiago-Andrade, giocatori che a Torino in altre epoche non avrebbero fatto che tribuna, ai più recenti Pepe e Quagliarella. Due giocatori che, in vero, si sono poi dimostrati a loro modo preziosi lo scorso anno ma che, è altrettanto giusto sottolinearlo, non possono essere che comprimari in una squadra che punti alla vittoria.

Vidal, invece, ha davvero le carte in regola per poter essere un faro di questa Juventus per diversi anni. Perché se è vero come è vero che non siamo di fronte ad un Fuoriclasse è altrettanto giusto sottolineare come spesso sono proprio i giocatori come lui gli elementi indispensabili di un progetto vincente.

Dopo aver quindi fatto i dovuti complimenti ai dirigenti Bianconeri (ammesso e non concesso che il giocatore sia già davvero della Juve, perché di giocatori praticamente annunciati e poi mai trasferiti ne ricordo tanti, da che seguo il calcio) proviamo però a fare le pulci a questa mossa e, soprattutto, a quella che si sta delineando essere la Juventus.

E allora partiamo dal prezzo.
Si parla di una cifra tra i 10 ed i 12 milioni di euro, che sarebbe assolutamente rispettabile.

Il dubbio che pongo io, però, è: ma se Sahin ha vinto nettamente il titolo di miglior giocatore dell’ultima Bundesliga (46,1% per lui, contro il 18,7 di Gotze ed il 7,4 di Vidal) perché mai il suo cartellino dovrebbe costare di più?

Cos’ha dimostrato, ad oggi, Vidal più di Sahin?

Anche perché, volendo ben vedere, l’essenza del calcio è la tecnica. Ed in questo senso un confronto non è nemmeno fattibile, vista la netta superiorità del turco sul cileno.

Eppure, appunto, si parla di una cifra leggermente più superiore. Che potrebbe essere discretamente più superiore qualora ci fossero anche dei bonus da versare eventualmente al Bayer, di cui si vocifera in giro.

Tra l’altro stiamo parlando di un acquisto – quello di Sahin – fatto dal Real Madrid, squadra che non lesina mai sul costo del cartellino e cui spesso si riesce a cavare più soldi rispetto alla reale quotazione del giocatore.

Al di là di questa sfumatura che reputo comunque essere particolare (anche perché entrambi i giocatori avevano il contratto in scadenza tra un anno, quindi da questo punto di vista non c’è differenza alcuna) bisogna dire che una cifra attorno ai 12 milioni di euro per un giocatore come Vidal è ben spesa, sulla carta.

Certo meglio dei 15 dati per acquisire Bonucci o per i tanti milioni per acquistare un giocatore che per altro non aveva giusta collocazione tattica a Torino come Martinez.

Tatticamente, però, sorgono dei dubbi. Che, in realtà, non sono strettamente connessi a questo giocatore ed a questa operazione di mercato, quanto più a ciò che sarà il centrocampo juventino l’anno prossimo.

Perché Vidal è un bel rinforzo sulla carta.
E sempre sulla carta uno dei colpi migliori – a livello globale – di questo mercato è certo l’ingaggio a 0 di Pirlo.

Però non basta, perché le squadre non si fanno con le figurine.
Ma col sudore dei giocatori, con le alchimie tattiche degli allenatori, con l’affiatamento di squadra, ecc.

E allora ecco che la preoccupazione sorge dal fatto che giudicando in base alla prima uscita compiuta dalla nuova Juventus targata Conte ecco che è legittimo pensare che l’accoppiata Pirlo-Vidal si trovi praticamente a gestire in quasi totale solitudine il centrocampo.

Perché i moduli di per sé, in questo ha ragione l’ex allenatore del Siena, sono solo numeri. L’atteggiamento tattico che imprimi ad una squadra no, però.

E allora chi ha visto giocare la Juventus contro la Val di Susa non può certo non aver notato come tutti gli esterni di centrocampo, chiunque fossero, erano chiamati a giocare altissimi, quasi in linea con le punte. Certo affrontando il ruolo con un piglio molto differente rispetto al “classico” 4-4-2.

Se Krasic e Pepe (almeno finché non arriverà un’altra ala) giocano così alti in entrambe le fasi, però, significa che il rischio è quello di regalare il centrocampo alla squadra avversaria, perché i soli Vidal e Pirlo (o chi per essi, ovviamente) non potranno gestire da soli una porzione di campo così ampia.

Le contromosse, ovviamente, esistono.

Si parte dall’avere due esterni con una capacità polmonare abnorme ed in grado di coprire tutta la fascia per novanta minuti all’utilizzare i terzini (anch’essi piuttosto alti in fase di possesso) per tamponare l’emorragia lì in mezzo, dando loro licenza di aiutare i due centrali. Il tutto, ovviamente, rischiando di scoprire, soprattutto lateralmente la difesa.

Insomma, è ancora presto per giudicare ma certo qualche piccola perplessità sorge. Perché un conto è affrontare la Serie B con una delle due squadre – nettamente – più forti del campionato, altro è dover guidare una Juventus caduta in rovina nel post-Calciopoli ad una rinascita che tutti (tifosi e non) stanno aspettando ormai da cinque anni.

Questo discorso fatto sul centrocampo Bianconero si riallaccia alla questione Vidal proprio perché il cileno sarà uno degli interpreti di questo modulo. E, soprattutto, perché sarà proprio lui a dover portare buona parte del peso del reparto, quantomeno in fase di tamponamento.

E allora… schierare un giocatore tutto sommato ancora così giovane come lui in un contesto come questo è la cosa migliore?

Non si rischia di bruciare un ragazzo che già di per sé dovrà trovarsi a far fronte alla staticità di Pirlo e che, con questo approccio, vedrà anche le due ali giocare così avanzate?

Anche questo è un dubbio che io ritengo legittimo.

Il tempo è galantuomo, comunque.

Non ci resta quindi che aspettare di vedere cosa succederà.

Anche perché la Juventus ad oggi non ha ancora nemmeno completato il calciomercato, e tutto potrebbe succedere.

Certo è che parlare con il senno del poi è sin troppo facile. Giusto è avanzare i propri ragionamenti a “bocce ferme”, giusto per dare un po’ più di pepe – e soprattutto senso, perché col senno del poi non si sbaglia mai – alla discussione.

E in questo caso sarà davvero interessante vedere come Conte riuscirà a dare equilibrio al suo gioiello.

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Due giorni fa Chelsea e Portsmouth si sono affrontati in una delle classiche amichevoli estive di preparazione alla nuova stagione.

E proprio in questo match amichevole si è vista una delle entrate più brutte che un campo di calcio possa ricordare.

Mancano cinque minuti al termine di un match che i londinesi stanno vincendo grazie all’autorete segnata dall’ex Ben Haim al settimo minuto quando il Portsmouth ha l’opportunità di pareggiare.

A quel punto il Portsmouth cerca la via del goal e scodella un pallone al limite dell’area dove arriva Bosingwa che cerca l’appoggio di testa al proprio portiere. Senza però riuscire a capirsi con il proprio compagno, che viene superato dalla sfera.

Sulla stessa fa per avventarsi il buon Micheal Brown, che già pregusta il sapore della realizzazione.

Il giocatore dei Pompey, però, non ha fatto i conti con John Terry, determinato più che mai a fare salva la propria porta.

Determinazione che lo porta ad un eccesso di foga: il capitano Blues infatti arriva con una sorta di calcio volante ad allontanare il pallone, finendo però con l’impattare giusto col collo dell’avversario. Che ovviamente stramazza al suolo.

Un impatto da paura. Sicuramente non volontario, ma che avrebbe potuto davvero avere conseguenze catastrofiche per il centrocampista nativo di Hartlepool.

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