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Archive for novembre 2014

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Nuovo aggiornamento della situazione ranking (qui la situazione al termine del turno precedente). Che ci vede uscire dal podio stagionale, sopravanzati dall’Inghilterra.

E’ comunque un turno tutto sommato positivo – o quantomeno non negativo – per il nostro paese.

Se da una parte conferma il fatto che il gap con Spagna, Germania ed Inghilterra è ancora lontano dall’essere colmato, dall’altra si amplia il distacco rispetto agli inseguitori portoghesi (al momento settimi in stagione): i punti di differenza diventano infatti 1,3.

Come possibile notare, poi, c’è un aspetto interessante da sottolineare: se la stagione terminasse oggi inglesi e tedeschi inizierebbero l’annata seguente con lo stesso punteggio nel ranking. Non c’è un trend chiaro, l’unica certezza è che – loro sì – i teutonici sono riusciti a colmare la differenza con gli inglesi.

Ancora inarrivabili, invece, gli spagnoli.

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Prima di andare a vedere quelle che sono state le conclusioni tratte dall’ECA a proposito di questo interessantissimo studio sui trasferimenti dei club UEFA, chiudiamo il viaggio all’interno di questo studio stesso parlando di due aspetti spesso sottovalutati nel chiacchiericcio calcistico giornaliero, ma che nel “mondo reale” contano eccome: contributo di solidarietà e quota da versare agli agenti.

Partiamo da un presupposto: l’articolo 21 del regolamento FIFA sancisce nell’ammontare del 5% sul totale del costo di un trasferimento il cosiddetto contributo di solidarietà che la società acquirente deve versare alle società responsabili della crescita e dell’educazione del giocatore acquistato.

Beh, come ben spiegato dalle tabelle seguenti ciò non avviene nella realtà. Il contributo effettivo è infatti dell’1,15%, ben distante da quanto deciso dalla Fifa.Solidarietà

La cosa positiva è che, un po’ inaspettatamente, l’Italia è la nazione che più cura questo aspetto. Certo, ben lontana da quel 5% richiesto, ma comunque più attenta di tutte le altre.Contributi solidarietà

Infine, gli agenti. Che intascano sempre più soldi dai trasferimenti dei propri assistiti. Nel biennio considerato gli emolumenti riconosciuti a queste figure hanno infatti toccato quota 254 milioni di dollari, il 14,6% del valore dei trasferimenti nel loro complesso.Agenti

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La considerazione generale è presto fatta: l’Italia dà una parvenza di gioco migliore rispetto ad altre gare (Croazia, Malta, Azerbaigian) nonostante le seconde linee in campo. L’Ital-Conte ancora mi piace poco-niente, ma giustamente il C.T. predica calma e chiede tempo. Doveroso darglielo. Speriamo solo di essere ripagati positivamente.

A livello di gioco imbastiamo qualche azione degna di nota, ma dovrebbe essere più cattivi. Io non credo che le punte di oggi siano scarse, ma semplicemente che non abbiano dentro quella fame atavica che avevano i grandi bomber del passato recente (i Vieri e gli Inzaghi, per dirne due).
Dietro invece siamo stati un mezzo scempio, ma più per errori individuali che non per impostazione tattica. Abbiamo regalato almeno quattro comode palle-goal ai nostri avversari, tutte su cappelle madornali dei vari Sirigu, De Silvestri, Bonucci e Moretti. No, non si può.

Che gli “italiani all’estero” siano storicamente snobbati dalla Nazionale è un dato di fatto. Esempio lampante ne è Moretti: ignorato quando giocava la Champions stando in Spagna, titolare stasera che è ormai ad un passo dalla pensione.

Quando si parla del fatto che Buffon andrebbe mandato in pensione (come nei giorni scorsi, dopo l’errore-orrore con la Croazia) la maggior parte dei tifosi dice che la titolarità andrebbe consegnata a Sirigu.
Beh, io non sono d’accordo. Via Buffon? Ok. Si parta subito col dualismo Perin-Scuffet.

Per me sono loro i due portieri più talentuosi del dopo Buffon, anche più di Sirigu. E sì, chiamerei Scuffet in Nazionale anche se ad Udine – follemente – non gioca. Visto non più di tre giorni fa con l’under 19, altra partita da fenomeno.

Ci avevo ormai perso le speranze. Okaka a 16 anni era un mostro, con un atletismo che gli permetteva di dominare tra i pari età. Esordiente precoce nella Roma, poi vicecampione europeo con l’under 19. E poi tanto penare ed una carriera quasi bruciata.

Negli ultimi mesi si sta riprendendo, davvero contento di questo suo goal, pur deviato. Fenomeno temo non lo sarà mai, ma nella mediocrità che è il nostro attacco attuale per imporsi ci vuole poco, quindi andrà sicuramente tenuto d’occhio.

Vale un po’ quanto detto all’inizio. Dietro, a livello di singoli, siamo un mezzo scempio.

L’ultima under 21 ci diede Bianchetti, che fa panchina ad Empoli, e Caldirola, espatriato e quindi praticamente auto-esclusosi dalla Nazionale (in realtà gioca molto poco). Quest’ultimo temo possa aiutare poco, il primo in prospettiva sì ma deve crescere (e per farlo dovrebbe giocare).

L’attuale under oltre allo stesso Bianchetti porta in dote Romagnoli e Rugani, forse ad oggi i due prospetti difensivi migliori tra Azzurrini. Vanno aiutati a sbocciare.

Ci sarebbero poi pure Antei e Goldaniga. Ad oggi qualche chance relativa per il primo, diciamo pochine per il secondo.

Sulle fasce invece vedo bene Zappacosta, che per me ha un futuro in Nazionale quasi assicurato. Più freddino su Biraghi.

L’Albania veniva da qualche prestazione importante, per questo mi aspettavo di vederli fare meglio. Qualche individualità comunque interessante l’ha messa in mostra. Chissà se qualche osservatore italiano si muoverà in questo senso…

Nota a margine su Antonelli: qualità atletiche notevoli, tecnicamente è piuttosto limitato. Ed è un peccato. In Italia negli ultimi anni stentano a crescere giocatori completi, che possano quindi affermarsi a livello internazionale.

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Nei due post precedenti abbiamo scandagliato un po’ i numeri del calciomercato europeo con relative implicazioni economiche e redistributive.

In quello di oggi continuiamo a scandagliare l”interessantissima ricerca dell’ECA sui trasferimenti entrando più nello specifico di quelli che sono i tipi di trasferimento che vengono effettuati.

Partiamo quindi dalla loro suddivisione: dei 14322 trasferimenti totali quasi tre quarti riguardano i parametri zero (10431, il 73%). Il rimanente quarto è invece diviso in parti quasi uguali tra prestiti (1975, 14%) e trasferimenti cash (1916, 13%).Tipi di trasferimento

Dati che secondo l’ECA sottolineano come la libertà di movimento dei calciatori sia garantita dal sistema di svincolo attualmente in uso.

Ma qual è il costo medio di un trasferimento? 400 mila dollari, se consideriamo tutti i 14322 trasferimenti. 2,7 milioni se invece ci limitiamo a considerare i trasferimenti cash.Costo medio

Concentriamoci ora sui prestiti in uscita. Il 54% dei quali ha riguardato giocatori under 23, per un’età media di 23,7 anni.Età media

Questa, invece, la grafica che esamina i prestiti nazione per nazione. Con tanto di età media, numero totale e rapporto percentuale rispetto ai trasferimenti totali.Prestiti dieci nazioni

Ma con chi vengono effettuati questi prestiti?

Quelli in entrata sono stati 744, il 51% dei quali tra club delle cinque leghe principali. Il 33% ha invece riguardato le divisioni inferiori, il 10% altre leghe europee ed il 6% le leghe extra-UEFA.

Diverso il discorso per i prestiti in uscita (1990), con ben il 69% che ha riguardato le divisioni inferiori. Il 19% ha invece riguardato le cinque leghe principali, il 9% il resto d’Europa ed il 3% il resto del mondo.Origine e destinazione prestiti

Infine, i prestiti onerosi. Che sono stati l’11% (254) del totale.Prestiti onerosi

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Nel post precedente abbiamo parlato di quelli che sono un po’ di numeri generali del calciomercato europeo. In questo ci concentreremo invece su alcuni aspetti più prettamente economici, sempre prendendo a riferimenti l'”ECA Study on Transfers”.

Partiamo quindi dalla suddivisione fatta dell’Europa in tre “bundle”.Bundle

Da qui, interessante andare subito a vedere la suddivisione dei ricavi. Che mostra molto chiaramente come il primo bundle sia quello in cui si investe nettamente di più nel calcio.Ricavi bundle

Si deve poi notare come in termini relativi l’incidenza dei trasferimenti sui ricavi totali sia scesa negli ultimi anni, passando dal 28% del 2007 al 22% del 2011.
Al contrario, a fronte di un 5,6% di aumento dei ricavi, è salito del 6% (dal 59 al 65) il “costo del personale”, la voce che incide nettamente di più i bilanci delle squadre europee. Il tutto sospinto dall’8,5% di crescita netta di questa voce.Margine ricavi-costi-trasferimenti

Diamo ora un occhio alla redistribuzione. In primo luogo, di calciatori.

Sono stati infatti 1054 i giocatori “netti” che sono passati dal bundle 1 ai club del resto del mondo. Suddivisi come segue:Giocatori dal top bundle

Per entrare ancora più nello specifico ecco invece la redistribuzione netta di giocatori passati dai cluster 1 e 2 (le prime dieci leghe d’Europa) ai cluster 3 e 4 (dall’undicesima alla ventesima), alle rispettive divisioni inferiori, agli altri campionati europei ed a quelli non europei.Giocatori da cluster 1-2

Come si traduce in termini economici questa redistribuzione? In 1 miliardo e 28 milioni passati dal top bundle al resto del mondo. Con una suddivisione molto interessante, come potete vedere dalla grafica che segue, che in questo caso ci dà valori molto vicini tra il medium bundle e le nazioni non UEFA.Soldi da top bundle

Questa, invece, la redistribuzione effettuata dai primi due cluster:Cash da cluster 1-2

Quale il sunto della ricerca ECA a tutto questo discorso?

Senza il mercato trasferimenti per come è pensato oggi non ci sarebbe questa importante redistribuzione delle risorse dai cluster 1 e 2 nei confronti del resto del sistema calcio mondiale. Il che produrrebbe un ancora più marcato gap tra i grandi ed i piccoli club, oltre che un forte effetto inflattivo sugli stipendi dei top player (con, anche qui, un gap ancora più importante rispetto ai propri colleghi).Trasferimenti = redistribuzione

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Lo scorso maggio partecipai ad una interessantissima tavola rotonda calcistica organizzata dall’Università Liuc, con molti esponenti del nostro calcio presenti (trovate il recap delle discussioni affrontate qui).

Tra tutti, uno dei temi più interessanti fu sicuramente la ricerca presentata da Emanuele Grasso, partner PWC, ed il professor Ernesto Paolillo riguardo il sistema di trasferimenti europeo.

Uno studio ben dettagliato ed interessante che ha riguardato due stagioni (11/12 e 12/13) e le cui risultanze statistiche vorrei riportare qui.

Partiamo dai trasferimenti totali. Che nel periodo preso in esame sono stati ben 14322 (9511 tra club UEFA, 2366 acquistati da fuori, 2445 ceduti fuori).Trasferimenti totali

Che su scala intercontinentale si traduce, di fatto, in un bilancio neutro (-79) tra i giocatori che hanno lasciato l’Europa e quelli che ci sono arrivati.
Il maggior numero di giocatori netti è arrivato dall’Africa (307). Il bilancio è invece all’opposto se parliamo di Asia, con un saldo netto di -342 giocatori.Giocatori trasferiti non-UEFA

Parlando di cash, il valore totale dei trasferimenti avvenuti nel biennio preso in esame è stato di 5 miliardi e 147 milioni di dollari.Cash totale

E qui la bilancia si squilibra invece di molto: l’Asia diventa l’unico continente che esporta capitali in Europa (135 milioni), il Sud America è invece quello che beneficia di più dei nostri capitali (saldo di 527 milioni). Per un totale netto di 462 milioni di dollari che hanno lasciato l’Europa per il resto del Mondo.Soldi trasferiti non-Uefa

Interessante in questo senso andare a vedere le statistiche un po’ più dettagliate di questo discorso. Ed allora si nota come sia il Portogallo la nazione che va ad acquistare di più al di fuori dell’Europa (304 calciatori, 31% del totale), con l’Italia terza (128, 13% del totale).
Italia capace però di prendersi la prima posizione per quanto riguarda il trasferimento di denaro (217,8 milioni di dollari) davanti a Francia (109,2 mln) ed Inghilterra (94,7 mln). Un dato probabilmente per molti inaspettato, che racconta una realtà diversa da quella che sentiamo ogni giorno: non è vero che le italiane non spendono. Al massimo, ma qui bisognerebbe fare tutt’altro tipo di analisi, non spendono bene.Classifiche acquisti non-Uefa

Non molto dissimile nemmeno la situazione del mercato in uscita. Il Portogallo domina anche la classifica del numero di calciatori (323 ceduti al di fuori dell’Europa, un quarto del totale), ma non quella dei soldi incassati (Germania prima a 43,8 mln di incassi extra-europei).Classifica cessioni non-Uefa

Focalizziamoci ora sulle cinque leghe principali. Che, da sole, hanno mosso 5491 calciatori.Trasferimenti 5 leghe

Interessante in questo senso anche analizzare l’origine e la destinazione della maggior parte di questi trasferimenti. Perché se 1110 sono stati tra squadre di questo esclusivo “club”, la parte più importante ha riguardato le trattative con le rispettive serie inferiori (2265 cessioni e 890 acquisizioni, con un saldo effettivo di -1375). Solo una parte relativa ha invece riguardato le altre leghe europee (470 cessioni, 381 acquisti, -89 il saldo netto) e le nazioni non-UEFA (200 cessioni, 175 acquisizioni, saldo di -25).Giocatori 5 leghe

Il tutto si è tradotto in un movimento di ben 4 miliardi e 853 milioni di dollari.Cash 5 leghe

Con un saldo negativo rispetto alle “altre leghe” di 909 milioni.

Net money 5 leghe

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Come ogni anno la FIFA ha diramato la lista dei 10 goal che concorreranno all’assegnazione del Puskas Award, premio che viene assegnato al miglior goal dell’anno.

Se siete curiosi in questo post ci sarà l’elenco dei goal prescelti, con tanto di video allegato qualora voleste rinfrescarvi la memoria (quello che comprende tutti e dieci i goal assieme lo trovate qui). E poi, una volta ripassati tutti, non vi resterà che votare il vostro preferito, per eleggere una sorta di “Puskas SM Award”!

Tra i candidati anche quello Zlatan Ibrahimovic capace di vincere l’ultima edizione del premio. Si ripetesse quest’anno, sarebbe doppietta storica (il premio esiste solo dal 2009 e prima di lui è stato vinto, a ritroso, da Miroslav Stoch, Neymar, Hamit Altintop e Cristiano Ronaldo).

Zlatan Ibrahimovic – PSG (vs. Bastia)

Robin Van Persie – Olanda (vs. Spagna)

Tim Cahill – Australia (vs. Olanda)

James Rodriguez – Colombia (vs. Uruguay)

Diego Costa – Atletico Madrid (vs. Getafe)

Marco Fabian – Cruz Azul (vs. Puebla)

Pajtim Kasami – Fulham (vs. Crystal Palace)

Stephanie Roche – Peamount United (vs. Wexford Youths)

Camilo Sanvezzo – Vancouver Whitecaps (vs. Portland Timbers)

Hisato Sato – Sanfrecce Hiroshima (vs. Kawasaki Frontale)

Allora, qual è il vostro goal preferito?

Votate questo sondaggio

e, se vi va, commentate questo post o scrivetemi su Facebook o Twitter per esprimere il vostro parere!

(Per quello che può interessarvi io credo proprio che voterò quello di James Rodriguez…)

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Tra il 6 ed il 22 maggio prossimo la Bulgaria ospiterà l’edizione 2015 dell’Europeo under 17.

L’ultimo, giocato sei mesi fa a Malta, è stato vinto dall’Inghilterra dei classe 97. Per qualificarsi al prossimo, invece, si è già giocato il primo turno, che ha scremato le partecipanti in vista della Fase Elite.

Importante sottolineare come da questa edizione le partecipanti passeranno da 8 a 16, con quindi molte più chance di qualificazione per tutte le nazionali.

Ma andiamo a ricapitolare proprio come sono andate le cose nel corso del primo turno di qualificazione. Il tutto in attesa che dall’urna di Nyon, il 3 dicembre prossimo, escano le composizioni dei gironi della Fase Elite (cui la Germania è qualificata di diritto).

Gruppo 1

Tutto facile per le due britanniche, come da copione. Impossibile infatti pensare che Scozia ed Eire si facessero impensierire dalle modestissime Isole Far Oer e da Gibilterra.

A spuntarla, così, sono gli scozzesi, ma solo per differenza reti. Due 4 a 0 chiusi con lo 0 a 0 dello scontro diretto all’ultima giornata, con gli irlandesi invece che pur segnando una rete in più ne subiscono due nel match contro le Far Oer.

Qualche talento interessante – come lo scozzese Calvin Miller – l’hanno, le due squadre. Sarà nel turno Elite, però, che dovranno testare la loro forza reale.

Gruppo 2

Anche qui poca storia.

La Polonia (battuta 3 a 0 lo scorso aprile dagli Azzurrini) ha dominato il raggruppamento, giocatosi in Georgia. Il tutto con i padroni di casa che hanno ceduto il passo ai polacchi ma solo dopo essersi garantiti, con le vittorie su Liechtenstein (3 a 0) ed Estonia (2 a 1) l’accesso alla Fase Elite.

Proprio il raddoppiamento dei posti disponibili rende un po’ tutte le squadre papabili per l’accesso agli Europei, anche se va detto che alla Georgia servirà probabilmente un mezzo miracolo per farcela.
Qualche chance in più, invece, per la Polonia, trascinata come sempre dal neo giocatore del Chelsea Hubert Adamczyk (se non lo conoscete e volete saperne di più comprate il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!), uno dei giocatori con più conclusioni effettuate in questo primo turno qualificatorio (8).

Gruppo 3

Il terzo è stato il raggruppamento in cui hanno giocato i nostri Azzurrini.

Disputatosi in Moldavia, ha visto i nostri portacolori imporsi non senza qualche difficoltà, come detto già in questo articolo.

L’aspetto sicuramente molto positivo, e non poteva essere altrimenti, sono state le prestazioni di Cutrone: 5 goal in 3 match e titolo di capocannoniere della prima fase di qualificazione in saccoccia.

Ma del resto si sa: l’attaccante milanista (anche di lui ho parlanto ne “La carica dei 301″) è uno dei migliori classe ’98 al mondo.

Per il resto si segnala una discreta Islanda, che sta continuando nel proprio interessante processo di crescita. E perché no una stupefacente Moldavia: ok il fattore campo, ma non mi sarei mai aspettato di vederli impattare con l’Islanda (0 a 0), per poi far faticare l’Italia (3 a 0 per gli Azzurrini, ma il primo tempo racconta ben altra storia) sino a dominare la gara con l’Armenia (vinta 4 a 0).
Moldavia lottatrice, come si evince anche guardando un dato statistico particolare. Il giocatore autore di più falli tra tutti i match disputati sin qui è proprio moldavo: Sandu Mateescu.

Proprio la tendenza al fallo costa cara ai moldavi: con risultati identici all’Irlanda del Nord non viene ripescata a causa del maggior numero di cartellini.

Con quindici posti a disposizione (la Bulgaria padrona di casa è ovviamente qualificata d’ufficio) i nostri ragazzi hanno un solo risultato accettabile: qualificarsi alla fase finale.

 Gruppo 4

Non c’erano molti dubbi su chi si sarebbe preso i due posti valevoli per la qualificazione alla Fase Elite. Ma c’era comunque molta curiosità di vedere come sarebbe finito il big match del raggruppamento.

Così, le prime due giornate sono andate come da pronostico. Due vittorie semplici, e poi lo scontro frontale per il primo posto.

A vincerlo l’Inghilterra, che negli ultimi dieci minuti del primo tempo mette in cassaforte il risultato grazie alle reti di Willock e Patching per poi ribattere immediatamente con Dasilva al goal del momentaneo 2 a 1 realizzato da Karamoh.

Da segnalare comunque le prestazioni di due giocatori francesi da tener d’occhio: Odsonne Edouard, 3 goal, e Nanitamo Ikone, 2 assist.

Gruppo 5

Il quinto raggruppamento, giocato in Lettonia, è stato uno dei più combattuti del lotto. L’unica squadra bellamente tagliata fuori, infatti, è stata proprio quella dei padroni di casa.

Per il resto Svezia, Grecia ed Ucraina hanno battagliato dando fondo a tutte le proprie forze per riuscire a strappare un tagliando valevole l’approdo alla fase successiva.

A spuntarla svedesi e greci, in un raggruppamento in cui ben quattro match sono finiti 0 a 0 ed in cui sono stati realizzati solo quattro reti.

Con l’Ucraina, zero goal fatti e zero goal subiti, che passa come una delle migliori terze…

Gruppo 6

Girone piuttosto aperto anche il sesto, in cui esce una vittima sacrificale inaspettata: la Turchia. Che così dopo essersi qualificata alla Fase Finale dell’Europeo coi classe ’97 non arriva nemmeno alla Elite con questa covata.

Il gruppo è dominato dal Portogallo, che vince tutte e tre le gare facilmente senza subire nemmeno una rete.

La seconda piazza si assegna invece grazie differenza reti. Ed in questo senso è decisivo il poker segnato dal fiorentino Jan Mlakar nella gara d’apertura contro la Turchia. Uno Mlakar che proprio grazie a quelle quattro reti si infila così al secondo posto della classifica marcatori globale, alle spalle del nostro Patrick Cutrone.

L’Irlanda del Nord passa invece come una delle migliori terze.

Gruppo 7

Il girone sette si decide di fatto già alla prima giornata. Non tanto con l’8 a 1 dell’ottima Croazia sul Kazakistan, quanto con l’imposizione dell’Ungheria su Israele (goal di Attila Szalai). Che pure riuscirà poi a pareggiare con i croati e a distruggere 6 a 0 i kazaki, ma inutilmente. Un’autorete di Podmskiy nella gara tra Kazakistan ed Ungheria regalerà gli altri tre decisivi punti ai magiari, che così possono volare alla Fase Elite pur senza brillare.

Qualificato anche Israele, come una delle migliori cinque terze.

Gruppo 8

Tutto secondo pronostico.

L’Olanda non mette in mostra grandissime cose davanti, ma l’ottima solidità difensiva gli permette di chiudere senza goal al passivo e con tre vittorie in saccoccia.

Bene anche la Serbia, che chiude sì con una sconfitta – comunque di misura – il proprio turno qualificatorio, ma solo dopo essersi imposta su Malta e sulla Finlandia.

Finlandesi che così devono accontentarsi della vittoria – già inutile, ai fini della qualificazione – ottenuta all’ultima giornata contro i maltesi.

Gruppo 9

Quello austriaco sembra essere un movimento in crescita.

Una conferma arriva anche da questo turno di qualificazione, che vede i nostri giovani vicini di casa imporsi con un triplo 2 a 0 su San Marino, Albania e Norvegia nell’ordine e volare così, di gran carriera, alla Fase Elite.

La seconda posizione la conquista quindi la Norvegia, che prima di cedere al cospetto della squadra guidata da Manfred Zsak si erano liberati con grande autorevolezza di albanesi (3 a 0) e sanmarinesi (4 a 0).

Gruppo 10

Quella che è forse la sorpresa principale di questa fase qualificatoria arriva dal decimo raggruppamento, uno dei più combattuti in assoluto.

A spuntarla è infatti il Belgio. E sin qui, nulla da dire. Soprattutto visti i grandissimi passi avanti compiuti negli ultimi anni dal movimento belga.

Per il secondo posto si verifica però un fatto insolito: Azerbaigian e Bosnia arrivano appaiate all’ultima gara, che si chiude anch’essa in parità. Così servono i rigori per decretare chi passerà il turno. Ed a spuntarla sono i giovani dei Balcani.

Azerbaigian che poi si qualificherà lo stesso, come una delle migliori cinque terze.

Fa comunque abbastanza scalpore anche la prematura eliminazione della Svizzera, che chiude il girone all’ultimo posto grazie alla sola vittoria – inutile – dell’ultima gara contro un appagato Belgio.

Gruppo 11

Gruppo di scarso interesse. Dominato, com’era logico aspettarsi, dalla solita Spagna.

E proprio nella Spagna gioca il miglior assistman della prima fase di qualificazione: Daniel Villanueva, centrocampista offensivo in forza alle giovanili del Villareal capace di offrire quattro passaggi vincenti in tre partite ai propri compagni di squadra.

Accede alla Fase Elite anche la Slovacchia, che regola 1 e 2 a 0 Lussemburgo e Lituania.

Gruppo 12

Attacco dominante.

E’ grazie a questo fattore che i giovani romeni riescono ad imporsi sui parietà danesi, conquistandosi così la seconda piazza alle spalle di una indomabile Repubblica Ceca.

Ceki abili nel vincere tutti e tre i match in cui sono coinvolti.

Rumeni invece che dopo aver perso all’esordio proprio contro i futuri vincitori del raggruppamento ne fanno ben 6 alla Danimarca, prima di chiudere in tranquillità con l’1 a 0 ai padroni di casa di Andorra.

Il tutto in particolar modo grazie a due talenti: Ianis Hagi (figlio di Gica, anche lui schedato nella mia ), autore di 3 assist e capace di subire più falli di tutti (13), e Florinel Coman, capace di segnare quattro reti (anche per lui, come per il viola Mlakar, solo uno meno del nostro Cutrone).

Gruppo 13

L’ultimo raggruppamento del lotto si decide, di fatto, alla seconda giornata. Quando i bielorussi padroni di casa battono anche il Galles dopo aver vinto contro Montenegro all’esordio, ed i russi si impongono su questi ultimi dopo il pareggio della prima gara.

Questo incrocio di risultati renderebbe inutile la vittoria gallese dell’ultimo match. Se solo i dragoni non venissero poi ripescati come una delle migliori terze.

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La polemica è già scoppiata, e logicamente non poteva essere altrimenti.

Nell’elenco stilato da mister Conte in vista della gara contro la Croazia c’è infatti anche lui, quel Mario Balotelli che nell’arco di pochi mesi è passato dall’essere salvatore della Patria (goal contro l’Inghilterra) ad essere un reietto.

Beh, vorrei esprimere la mia opinione al riguardo. E farlo con la franchezza di sempre.

Partiamo quindi da un preambolo doveroso, forse inutile per chi mi conosce e segue anche su Facebook  e Twitter: io non amo Mario Balotelli.

Non lo amo perché fondamentalmente è un ragazzo maleducato (come dice il grande Cruyff sulla Gazzetta di oggi), borioso (“Solo Messi è meglio di me”), tatticamente limitatissimo e globalmente sopravvalutato. Del tutto incapace di ergersi a trascinatore, come invece dovrebbe.

Detto questo, logico che non mi sia strappato le vesti quando ho visto che Conte aveva deciso di non convocarlo per le prime uscite, puntando su altri interpreti.

In compenso, però, Mario Balotelli resta uno dei giocatori più talentuosi del nostro sempre più povero calcio. Un talento grezzo e globalmente immaturo, ma comunque uno dei pochi giocatori in grado di inventarti giocate capaci di spaccare le partite.

Posto tutto ciò era quindi logico che nonostante fosse stato accantonato per un po’, prima o poi Conte avrebbe dovuto chiamarlo e fare i conti con il suo genio – relativo – e le sue – tante – bizze.

In tutto ciò la situazione in cui si trova Conte – a nome di tutto il calcio italiano – verrebbe da dire sia quasi paradossale: da una parte il nostro movimento è sempre più povero di talento. Dall’altra il livellamento che ne consegue porta ad un’ancor più difficile scelta, nel momento in cui debbono essere redatte le liste di convocazione.

Questo perché?

Semplice. L’appiattimento in tema di talento finisce con l’allargare la base da cui pescare. Così se una volta certi giocatori non avrebbero avuto nessuna chance di essere chiamati in Nazionale, oggi ecco che possibilità ce n’è un po’ per tutti. Ed i nomi diventano tanti.

Senza nessuno che riesca a spiccare, infatti, è logico che rientrino in gioco molti giocatori. Tra questi anche lo stesso Mario Balotelli, che pure quest’anno più che mai non meriterebbe la convocazione.

Va detto, però, che proprio la mancanza di “top player” dovrebbe portare Conte a spingersi ancor più verso la meritocrazia. Perché ad un Baggio o ad un Totti fuori forma è difficile rinunciarci. Erano giocatori di classe assoluta, dei dominatori. Talenti capaci di spaccare i match, di decidere le partite in ogni momento. Il tutto, anche senza stati di forma lontanamente accettabili.

Tutto ciò però non vale per i giocatori a disposizione oggi. Così stona pensare che non venga data ancora una possibilità al duo blucerchiato Okaka-Gabbiadini, che tanto bene sta facendo in campionato.

Due giocatori che certo non hanno la statura per essere considerati convocabili di diritto, ma che nel contempo non cedono molto ad uno Zaza o ad un Balotelli, che pure hanno iniziato la stagione molto peggio di loro.

E allora?

E allora se nessuno dei giocatori a disposizione oggi è capace di ergersi sopra gli altri – e certo questo ruolo non può ricoprirlo Balotelli – che si parta tutti dallo stesso livello e che si combatta poi ad armi pari. La maglia Azzurra va sudata e conquistata. Due concetti che sono sempre sembrati estranei all’attaccante oggi al Liverpool.

Sulla convocazione di Balotelli, per altro, se ne è ovviamente dette tante. In primis il fatto che sarebbe lì solo perché sponsorizzato dalla Puma, azienda che produce materiale tecnico per la stessa Nazionale e che contribuisce sostanziosamente al pagamento degli emolumenti dovuti al tecnico di Lecce.

Beh, voci probabilmente infondate che però era logico sarebbero girate, alla su prima convocazione. Soprattutto se la stessa arriva in uno dei momenti peggiori della carriera dell’ex interista e milanista.

A questo punto, però, si può provare a dare una lettura anche opposta: e se dietro a questa convocazione ci fosse, paradossalmente, la volontà di “stroncare” da subito il rapporto con un giocatore ormai dai più ritenuto un peso piuttosto che un fattore aggiunto?

Se, insomma, Conte l’abbia chiamato proprio in un momento di così grossa difficoltà per lanciarlo titolare nella sfida più complessa del girone e, nel caso, avere la scusa per poterlo non convocare a lungo qualora lui dovesse fare male?

Certo, è solo un’ipotesi. Anche piuttosto campata per aria. Ma del resto se dobbiamo fare dietrologia è giusto farla in entrambi i sensi…

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Il responso non dà scampo: Lorenzo Insigne si è rotto il legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Operato oggi a Villa Stuart dal professor Mariani, dovrà stare fermo non meno di 4-6 mesi per poter recuperare.

In pratica, stagione finita.

Perché prima di poter tornare a lavorare in vista d’un match è plausibile che si farà maggio. E a quel punto vorrebbe dire rivedere Insigne in squadra a partire dalla prossima stagione, dal ritiro di Dimaro.

Ora, però, c’è da pensare alla stagione in corso. Alla lotta Champions (difficile, per quanto non impossibile, che il Napoli possa lottare davvero per qualcosa di più). Ad una Europa League che darebbe prestigio e ranking migliore, anche se non grandi incassi. E, perché no, ad una eventuale sostituzione di “Lorenzo il Magnifico”.

Perché l’infortunio ad Insigne apre sicuramente un problema, che il Napoli dovrà comunque affrontare. Con tre possibili soluzioni.

1 – Si fa con quel che si ha.

Il Napoli ha una rosa ben fornita. 25 giocatori, di cui quattro portieri. Il che significa 21 giocatori di movimento. 20 senza Insigne. Sulla carta, due per ruolo.

A questo punto Rafa Benitez, in accordo con la società, potrebbe decidere di accontentarsi di quello che ha sino alla fine del campionato. Magari, eventualmente, attingendo alla formazione Primavera in caso di necessità.

I trequartisti sono però sei. Ne restano quindi solo cinque di ruolo, con l’indisponibilità di Lorenzo (Hamsik, Callejon, Mertens, De Guzman e Michu).

Certo, si potrebbe pensare, eventualmente, di adattare Jorginho. O magari spostare più avanti Zuniga. Ma la coperta, soprattutto in caso di altri infortuni, resterebbe comunque corta. Ed il Napoli, ad oggi, deve comunque pensare ad essere competitivo su tre fronti.

2 – Si cerca un “usato sicuro” per infoltire la rosa.

Qualora si decidesse di intervenire sul mercato ma senza spese sostanziose si potrebbe provare a cercare un giocatore che per quanto non in linea con i parametri cui solitamente si attiene De Laurentiis possa aiutare la squadra almeno sino al termine della stagione. Quindi, un’ala – possibilmente di gamba – che per quanto senza margini di crescita possa garantire un certo tipo di resa nel breve periodo.

Per esemplificare questo concetto, un giocatore alla Dirk Kuyt (magari non Kuyt, che in Turchia guadagna tanto e che difficilmente il suo club mollerebbe nel mezzo della stagione, visti i traguardi da raggiungere) che sia dotato di abnegazione, buone capacità tecniche e che sappia integrarsi negli schemi di Benitez (ed in questo senso l’olandese sarebbe perfetto, avendo già lavorato a lungo con il tecnico iberico).

Acquistando un giocatore di questo tipo si lancerebbe anche un messaggio importante allo stesso Insigne, a mio avviso. Una roba tipo “torna presto, noi ti aspettiamo”.

3 – Si scandaglia il mercato alla ricerca di un giocatore in rampa di lancio.

L’ultima eventualità, tutt’altro che trascurabile, sarebbe quella invece di andare a cercare delle occasioni interessanti per colmare il vuoto creatosi in rosa con l’acquisto di un giocatore con buoni margini di crescita e che possa quindi, perché no, andare a contendere a Mertens (e domani anche allo stesso Insigne) la titolarità nel ruolo di ala.

Il che vorrebbe dire che con Hamsik e Callejon praticamente intoccabili l’anno prossimo ci si troverebbe in una condizione del tipo “tre uomini per una maglia”. Quindi, almeno in teoria, si sancirebbe il fatto che a fine stagione uno dei trequartisti a disposizione dovrebbe partire, col rientro di Insigne.

In questo senso, per altro, si fanno già un paio di nomi. Quelli di Andrè Ayew – 24enne esterno mancino ghanese (ma di passaporto francese) – e di Paul-José Mpoku – 22enne ala belga nativa di Kinshasa -, due giocatori dai profili interessanti e dai costi probabilmente accessibili, essendo entrambi in scadenza a giugno.

A margine, un’ultima considerazione: Lorenzo Insigne non sarebbe mai potuto diventare una sorta di nuovo Roberto Baggio – né tantomeno di novello Maradona -, ma di certo aveva il potenziale per diventare giocatore di livello internazionale. E proprio in questo inizio di stagione stava dimostrandolo: prestazioni nettamente migliori di quelle del suo collega-antagonista Mertens (settimo miglior attaccante della Serie A, come media voto, secondo Fantagazzetta – 6,33 contro 5,7 -, rating di 7.05 – contro 6.73 – su WhoScored) e la forza, in primis caratteriale, di provare a scuotere e sospingere la squadra in un momento difficile, sino alla rinascita del collettivo-Napoli.

Ed è davvero un peccato che questo brutto infortunio, che potenzialmente potrà pesare sullo sviluppo della sua carriera, sia avvenuto proprio nel momento migliore della sua vita da professionista.

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