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Archive for novembre 2012

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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CRONACA

La prima azione degna di una certa nota arriva giusto allo scoccare del quarto minuto, quando Tom Pearson, terzino destro in forza all’Academy del Cardiff City, penetra la difesa avversaria con una bella azione personale, crossando una volta arrivato sul fondo ma non riuscendo a conquistare nulla più di un calcio d’angolo.
Per il primo tiro dobbiamo quindi aspettare un minuto e mezzo, quando Daniel Byrnes calcia da fuori non riuscendo però a dare mordente alla sua conclusione.

La prima occasione vera arriva però al nono minuto quando la difesa nordirlandese buca un lancio lungo con Byrnes che si presenta a tu per tu con il portiere avversario, scoccando un pallonetto sul secondo palo che si perde però di poco sul fondo.
Il goal è comunque nell’aria ed arriva poco prima del quarto d’ora quando capitan Morrell calcia una punizione dalla sinistra dell’area di rigore nordirlandese tagliando la palla sul primo palo dove è bravo a piombare, indisturbato, James Graham, che ha buon gioco a girare in rete di testa dimostrando ancora una volta la grande approssimazione della difesa di casa.

Al ventesimo ci sarebbe però un rigore, anche piuttosto solare, a favore dei padroni di casa quando Cian Harries intercetta e mette in angolo un cross proveniente da destra con un braccio. Deviazione non propriamente cercata, ma fallo netto.
I ragazzi guidati da Osian Roberts però reagiscono immediatamente. Così il lancio filtrante di Lloyd Humphries si trasforma in un assist interessante per Connor Lemoneigh-Evans, che è però contrato bene dall’uscita – non poco spericolata, di Brett Long, estremo difensore nordirlandese in forza al St. Patrick’s College di Belfast.

Padroni di casa che di tanto in tanto provano a tirare la testa fuori dal proprio guscio. Come al ventiseiesimo quando Andrew Hoey, numero 10 sulle spalle, dà un saggio di bravura con una bella veronica a saltare due avversari per poi scaricare al limite ad un compagno, la cui conclusione è però deviata in angolo.
Un minuto e sarà ancora una volta il fantasista del City of Armagh HS a farsi notare, con una bella conclusione da fuori. Che non metterà però in grande difficoltà Lewis Thomas, ben posizionato.

La loro prima grande occasione i ragazzi allenati da Desi Curri la costruiscono alla mezz’ora, quando Morrell perde una palla sanguinosissima nella propria metà campo e Law, abile a rubargliela, mette in movimento Jordan Thompson, il cui sinistro è però chiuso in angolo da Thomas.
Proprio sugli sviluppi del corner altro brivido per gli ospiti, con una palla che fa flipper in area venendo alzata sopra la traversa dal provvidenziale intervento di Harries, terzino sinistro di proprietà del Coventry City.

Per provare a contenere il ritorno dei padroni di casa i gallesi cercano di rifarsi vivi dalle parti di Long con Daniel James, che parte bene in contropiede dando fondo a tutta la sua velocità per portarsi in area e concludere in diagonale, trovando però la pronta respinta del portiere avversario.
Padroni di casa che provano a farsi vedere nuovamente dalle parti di Thomas al quarantesimo quando Mark Edgar effettua un bel filtrante in favore di Stephen Fallon che taglia alle spalle della difesa per raggiungere la sfera, trovandosi poi però in posizione defilata e sprecando l’occasione con un passaggio verso il centro facilmente fatto proprio dai centrali gallesi. Azione che, di fatto, chiude il primo tempo al Ballymena Showgrounds.

La ripresa inizia su ritmi più blandi e ci vogliono nove minuti prima di vedere un’azione degna di nota. E che azione. Daniel James, ala destra molto interessante in forza all’Hull City, prende palla prima della trequarti, parte in progressione palla al piede e spara in diagonale da fuori, cogliendo però la base del palo.
Al cinquantaquattresimo arriva però il pareggio nordirlandese: Hoey riceve palla al limite, supera in velocità Graham per poi bucare l’uscita di Thomas con un colpo non irresistibile ma efficace.

Irlanda del Nord piuttosto attiva che intorno all’ora di gioco prova a colpire nuovamente con Ben Doherty che crossa da sinistra in favore del solito Hoey, che però non riesce ad impattare la sfera.
L’occasionissima però al sessantaquattresimo quando Fallon effettua un ottimo lancio filtrante per Jonathan Smith che, grazie al buco di Graham impossibilitato a raggiungere il pallone, si presenta a tu per tu con Thomas, non riuscendo però a superare l’estremo difensore gallese, bravo a restare in piedi fino all’ultimo.

Fallon che proprio sul finire del match prova a risolvere le cose da par suo, con un’azione personale grazie alla quale salta, non senza fortuna, tre avversari per entrare in area e calciare. Alto.

COMMENTO

E’ questa iniziativa a chiudere una partita che poter essere dominata dal Galles ma che, piano piano, la Nord Irlanda ha saputo addomesticare fino ad arrivare sicuramente a meritare il pareggio, fors’anche qualcosa di più.

Diversi i giocatori piuttosto interessanti visti in campo oggi, anche se posta la giovanissima età (parliamo di under16 ovvero classe 1997) difficilissimo dire dove potranno arrivare, essendo ancora così lontani da anche solo una minima maturità fisico-atletica in primis ma anche tecnico-tattica.

Qualche nome è comunque giusto sottolinearlo.

Partendo dagli ospiti, che hanno messo in mostra i buoni mezzi di Daniel James, ala destra in forza all’under16 dell’Hull City. Velocità discreta, buon dribbling, tanta caparbietà. Bale e Giggs probabilmente alla stessa età erano su di un altro pianeta, ma crescendo bene potrà sicuramente vestire la maglia della nazionale fino ad arrivare a quella maggiore.

Bene anche Daniel Byrnes, che dopo aver messo a ferro e fuoco la difesa inglese in un precedente match di Victory Shield è partito alla grande anche stasera, per poi andare un po’ spegnendosi fino ad uscire anzitempo dal campo causa crampi. In forza all’Oldham Athletic, è forse il giocatore dotato di maggior talento.

Bene anche il capitano, Joseff Morrell, che ha messo in mostra un piedino interessante.

Il giocatore però forse più pronto a giocare sotto età in una categoria superiore è Lloyd Humphries, mediano del Cardiff City (che alla squadra di stasera dava cinque giocatori tra campo e panchina) arcigno, tatticamente non così sprovveduto e soprattutto in possesso di un’ottima capacità di tackle.

Le individualità più interessanti, insomma, erano proprio tra gli ospiti. Perché i padroni di casa hanno messo in mostra un grandissimo collettivo, affiatato e determinato, ma qualcosa in meno a livello di singoli.

Sicuramente qui la palma va ad Andrew Hoey del City of Armagh HS. E’ indubbiamente il giocatore tecnicamente più dotato tra i suoi.

Interessante comunque anche Stephen Fallon del De La Salle College, con un talento sopra la media (bassina, va detto) di questa Irlanda del Nord. Fallon che lontano dalla nazionale tira calci ad un pallone nella stessa squadra di Seanna Foster, terzino destro dalla buona spinta. Buona da intendersi più a livello quantitativo che qualitativo, almeno per ora.

Infine menzione anche per Jonathan Smith, che nonostante metta in mostra grande approssimazione là davanti è comunque generosissimo, corre per quattro e prova a tenere in apprensione la difesa anche da solo.

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La vittoria dell’Anzhi con l’Udinese sancisce l’eliminazione dei friulani e rende lo scontro tra Liverpool e Young Boys una sorta di spareggio per l’accesso al turno successivo. Chi vince, infatti, si infila in una botte di ferro.

Cinque minuti ed è la squadra di Berna a proporsi, con Nuzzolo che calcia poco dentro all’area, decentrato sulla sinistra, trovando però la pronta risposta dell’estremo difensore avversario, bravo a bloccare la sfera.
La seconda arriva al dodicesimo, quando Schneuwly vince un rimpallo e calcia da fuori, senza però la giusta potenza.

La prima conclusione dei Reds la porta invece Suso, che un paio di minuti più tardi si accentra partendo da destra per calciare da più di venti metri, senza però trovare lo specchio.
Il tutto con un Liverpool assolutamente incapace di costruire gioco come ci si aspetterebbe da una squadra così.

Reds che devono quindi affidarsi alle giocate estemporanee. Come quella che, sugli sviluppi di un rinvio sbagliato da Wolfli, porta Shelvey a servire in profondità Joe Cole, il cui destro ad incrociare si spegne però a lato.
A giocare meglio sono comunque gli ospiti, che al ventesimo si rendono pericolosi con Farnerud la cui conclusione è deviata in angolo da Skrtel.

Poco più tardi Veskovac, centrale difensivo serbo, prova un colpo di tacco con cui per poco non regala un goal al Liverpool riuscendo anche a strapparsi. Il peggio.
Reds che continuano quindi con le fiammate. Come quella che al ventiseiesimo vede Henderson presentarsi al limite per calciare a botta sicura, trovando però l’ottima risposta di un reattivissimo Wolfli.

Per provare a cambiare radicalmente il match Rodgers decide per una mossa apprezzata da tutto Anfield Road: fuori Wisdom, leggermente acciaccato, dentro niente popò di meno che lui, il capitano dei capitani: Steven Gerrard!

E, sarà solo un caso, i Reds passano: Joe Cole scambia con Suso, s’infila in area e crossa in mezzo saltando l’uscita di Wolfli e servendo a Shelvey un assist per il comodissimo 1 a 0.

Liverpool che scrollatosi di dosso i timori di inizio match con l’ingresso del capitano arriva vicinissimo al goal due volte nell’arco di meno di sessanta secondi. Prima con un sinistro da fuori di Suso, poi, sugli sviluppi dell’angolo seguente, con un colpo sotto misura di Skrtel, respinto sulla linea da Nuzzolo.
Young Boys comunque alle corde. Così allo scadere Suso s’infila nelle larghe maglie della difesa bernese per andare a calciare dal limite, spedendo però a lato malamente, in un modo che non ci si aspetterebbe da un giocatore tecnico come lui.

Nella ripresa Farnerud prova a suonare la sveglia, ma il suo sinistro da fuori termina alto sopra la traversa, senza impensierire il portiere avversario.
Sempre le conclusioni da fuori sono l’arma scelta dagli svizzeri che al cinquantesimo ci provano con Zverotic: fuori di poco.

I padroni di casa però non ci stanno. Suso così sale in cattedra e serve un pasticcino per Joe Cole, che entrato in area trova un grande Wolfli sulla sua strada.
“Goal sbagliato, goal subito” si dice. Ed ecco che il detto non si smentisce nemmeno questa volta con Farnerud che lancia a Bobadilla in area, stop di coscia e bomba sul secondo palo a bucare Reina per il pareggio.

Nonostante l’ingresso in campo di Suarez però il Liverpool subisce il colpo a livello psicologico e fatica a costruire gioco. Almeno fino al settantaduesimo, quando Suarez e Gerrard impacchettano un’azione perfetta che porta Joe Cole in area a battere a rete, infilando facilmente Wolfli per il 2 a 1.

Da lì in poi il Liverpool conterrà abbastanza bene, provando anche a pungere di tanto in tanto.

Fino a quando, a due dal termine, non arriverà la grandissima rete di Zverotic, che dal limite sparerà un siluro centrale che bucherà un Reina coperto ma certo non perfetto nell’occasione, per un 2 a 2 assolutamente inaspettato e che rimette in corsa la squadra di Berna per il passaggio del turno.

Gli ultimissimi minuti riservano quindi un Liverpool riversato in avanti, ma senza fortuna.

Tanti i problemi dei Reds, oggi. Grande carattere, invece, per gli svizzeri, che recuperano il risultato per ben due volte portando a casa un pareggio importantissimo che li tiene in piena corsa per un passaggio del turno forse insperato ad inizio Europa League.

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A inizio stagione nessuno si sarebbe aspettato di arrivare ad oggi con Genk e Videoton ad occupare le prime due posizioni del girone e Basilea – Sporting rispettivamente la terza e la quarta.
Ma le cose si sono evolute così, tanto da rendere questo match l’ultima spiaggia per i lusitani e una delle ultime occasioni per gli elvetici.

Proprio i padroni di casa partono meglio ed al sesto minuto si propongono pericolosamente quando Stocker trova il fondo e pennella uno splendido cross in mezzo con David Degen che dopo aver stretto in area salta ed incorna bene, trovando però la pronta risposta di Rui Patricio.
La coppia imbastisce una situazione allettante anche al quarto d’ora, quando l’ala sinistra taglia un pallone in area dal limite per il suo alterego destro, che però non riesce arrivare puntuale all’appuntamento e facilita l’intervento del portiere lusitano.

Degen scatenato. Al diciottesimo l’ex Moenchengladbach ci riprova, questa volta da fuori. Il suo mancino, leggermente deviato da un difensore, è però preda di un sempre attentissimo Rui Patricio.
La prima azione lusitana arriva quindi solo al ventiduesimo quando Labyad ruba palla sulla trequarti per arrivare a calciare da fuori, producendo però una conclusione molle che non crea alcun problema a Yann Sommer.

Il vantaggio elvetico è però nell’aria ed arriva subito dopo quando Stocker, per l’occasione sulla fascia destra, mette in mezzo un pallone basso su cui arriva Frei, la cui deviazione sotto misura è però rimpallata da Xandao. Tutto bene, non fosse che a rimorchio arriva deciso Schar che ci mette il destro e fredda senza scampo un incolpevole Rui Patricio. 1 a 0.

Lo Sporting – reduce da due pareggi e due sconfitti in questo inizio di Europa League – però non ci sta e ben conscio di dover vincere a tutti i costi prova a reagire subito. Nell’occasione lo fa proprio con uno svizzero, Gelson Fernandes, il cui destro da fuori, su sponda di Van Wolfswinkel, non trova però lo specchio.
Sul versante opposto è invece il cileno Diaz a rendersi pericoloso, con un bel tiro di destro che segue uno stop sontuoso di testa. Palla di poco a lato.

Piano piano è comunque lo Sporting Lisbona a prendere in mano il pallino del gioco. I giocatori allenati da Vercauteren, però, non riescono a costruire veri e propri pericoli. Il tutto fino al trentottesimo quando l’autore del goal, Schar, spiana la strada a Van Wolfswinkel che ricevuto il passaggio del centrale svizzero scatta verso la rete per calciare a botta sicura dal limite, trovando però un super-Sommer in versione “Ragno Azzurro” capace di negargli la rete con una splendida parata.
Basilea che batte un colpo proprio alla fine della prima frazione, quando Fabian Frei calcia potente e preciso da poco oltre il limite, riuscendo però solo a sfiorare il montante alla destra di Rui Patricio.

Ad inizio ripresa è ancora lo Sporting a provarci con Labyad che spunta sulla destra centra un pallone che, respinto al limite, viene calciato verso la porta da Elias, che non riesce però a tenerlo basso.
Lusitani che ci riprovano al cinquantasettesimo quando Xandao, sugli sviluppi di un calcio piazzato, prova a girare di testa un cross proveniente da sinistra, con poca fortuna.

Sul ribaltamento di fronte è invece Frei a presentarsi a tu per tu con Rui Patricio. La punta svizzera non ha però lo spunto giusto per arrivare sul pallone, e sciupa tutto.
Neanche un minuto ed ecco Cabral intervenire in scivolata a centrocampo, guadagnando il secondo giallo nel giro di una manciata di minuti e dovendo abbandonare il campo anzitempo. Cinquantotto minuti di gioco, Basilea che passa dal colpo del possibile K.O. all’inferiorità numerica.

Due a zero che però arriva poco più tardi quando Stocker, da poco diventato capitano dopo l’uscita dal campo di Alexander Frei, riceve poco dentro al limite dell’area per spingere la palla in rete di piatto, là dove Rui Patricio non può nulla.

Due minuti e arriva il colpo del definitivo K.O. Perché tutto riversato in avanti lo Sporting lascia praterie. Salah parte in contropiede e serve David Degen, che dopo i tanti tentativi d’inizio match trova la rete. Che vale il 3 a 0.

Ed è un goal, quello dell’ex Moenchengladbach, che ovviamente bagna le polveri ad uno Sporting assolutamente allo sbando. Pieno di debiti, in difficoltà in campionato ed estromesso dall’Europa, dove in un girone abbordabilissimo è riuscito a totalizzare solo due punti in cinque match.

Bene invece, di contro, il Basilea di Murat Yakin, che nonostante un Alexander Frei non in grande spolvero (ha già annunciato il ritiro a fine stagione, abbiamo capito il perché), senza Streller disponibile e nonostante non abbia più i suoi due gioiellini (Shaqiri e Xhaka, entrambi sbarcati in Germania in estate) in squadra tiene bene il campo, gestisce intelligentemente il match e si porta a casa tre punti importantissimi che avvicinano gli elvetici al passaggio del turno.

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Inghilterra ed Irlanda del Nord si affrontano in un match amichevole che rispetta in pieno le attese: ritmi non eccessivi, pochi colpi proibiti, padroni di casa superiori.

Per vedere la prima occasione realmente pericolosa però bisogna aspettare più di un quarto d’ora. Quando Hodson in ripiegamento fa una pazzia ed, in area, regala palla a Townsend. Appoggio in mezzo all’accorrente Wickham, calcio di prima intenzione e traversa piena a negare il vantaggio, coi nordirlandesi che poi riescono a liberare in qualche modo, e non senza affanni.

Passa un altro quarto d’ora prima che la partita torni a vibrare. Sempre Townsend protagonista, con una penetrazione da sinistra che si chiude con un cross basso ben respinto da Conor Devlin, estremo difensore ospite di proprietà del Manchester United.
Un altro paio di minuti e l’Inghilterra sfiora davvero il goal. Questa volta è capitan Henderson, dalla trequarti, a mettere il pallone dentro, dove Wickham lo stoppa per girarlo in porta, trovando però sulla sua strada il portiere avversario, bravo a chiudere in angolo.

Dopo una mezz’ora un pochino soporifera la partita inizia quindi a scaldarsi. Al trentanovesimo è Ince a cercare la via della rete con un’azione personale che va a concludere con un tiro interessante ma ben respinto da un sempre attentissimo Devlin.
Il tempo di far fare un giro intero di orologio alla lancetta dei minuto ed ecco McEachran effettuare un lancio al bacio per lo stesso Ince, che scattato sul filo del fuorigioco si porta in area dove viene strattonato malamente da Tom Flanagan. Con l’arbitro dell’incontro, John Beaton, che – piuttosto clamorosamente – decide di lasciar correre.

Il goal è però nell’aria e arriva proprio allo scadere, quando il capitano scodella al centro un calcio di punizione battuto dalla destra e Wickham fa valere il suo fisico per raggiungere il pallone e girarlo in porta con un colpo di testa preciso.

Anche nella ripresa continua il monologo inglese. Con la nazionale di calcio dei Tre Leoni che si porta nuovamente vicino alla rete grazie alla conclusione di Jack Robinson su iniziativa di Andros Townsend. Ancora una volta, però, c’è Devlin a sbattere la porta in faccia ai giovani sudditi della Regina Elisabetta.
All’ora esatta di gioco è invece ancora Ince a rendersi pericoloso, ben imbeccato da Powell. Il tiro dell’ala del Blackpool non trova però lo specchio della porta, per la disperazione di un Connor Wickham che, sulla destra del compagno, avrebbe voluto essere servito per battere a rete da posizione favorevolissima.

Logico che in un’amichevole del genere entrambe le squadre si “lascino andare” a molte sostituzioni.
Ecco quindi che nel classico turbinio di questi secondi tempi vanno un po’ a saltare schemi ed equilibri. Nonostante questo è l’Inghilterra a tenere il pallino del gioco.

Al settantatreesimo è il solito Ince a provare l’imbucata personale, saltando tre uomini per trovare ancora una volta la grande opposizione di Devlin sul più bello.
Due primi più tardi si chiude il match: Afobe dà dimostrazione di tutta la sua rapidità, entra in area per provare a saltare l’estremo difensore avversario che però lo atterra. Sul dischetto si presenta lo stesso Benik che fredda Devlin, per il 2 a 0 finale.

L’ultimo quarto d’ora scorre quindi senza più molto da dire. Così che l’under 21 di Stuart Pearce può uscire dal Bloomfield Road con un buon 2 a 0 e una certa serenità pensando al futuro.

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Il calcio è bello a qualsiasi latitudine ed a qualsiasi livello. Proprio per questo quando mi imbatto in partite certo non “di cartello” non mi tiro indietro.

E’ il caso di di Barcellona B – Numancia, partita valevole per il campionato di Liga Adelante (Serie B spagnola) che si sta disputando proprio quest’anno (e che, a oggi, è guidato dall’Elche).

Partita logicamente interessante in quanto dà la possibilità di visionare quei giocatori che sono in rampa di lancio nel Barça B, ovvero sia l’ultimo scalino prima della squadra più forte del mondo.

Diversi i talenti in campo. Su tutti sicuramente quel Gerard Deulofeu da più parti indicato come prossimo “crack” della cantera Blaugrana. Ma non solo. Occhi ben piantati anche su Rafinha, fratello minore di Thiago Alcantara. E in generale su un po’ tutti gli 11 Blaugrana in campo. Perché, come si sa, il passo tra il Barça B ed il Barcellona spesso è molto breve.

E l’1 a 0 dei padroni di casa arriva proprio su una magia (per non dire follia) dell’ala numero 7 destinata a grandi successi in carriera: Deulofeu.

E’ lui che al ventesimo minuto riceve da Grimaldo sulla sinistra, scambia con un compagno entrando in area, si porta a spasso TRE difensori con una seria di dentro-fuori  e alla fine, esattamente tredici secondi – e numerosi dribbling – dopo aver ricevuto la palla effettua un cross basso sul secondo palo dove Lobato, tutto solo, non ha alcuna difficoltà a spingere in rete.
Ma azione davvero da lustrarsi gli occhi, quella di Deulofeu. E chissà quanto si stanno sfregando le mani sulle rambla, pensando al nuovo gioiellino – solo diciottenne – pronto da lanciare in prima squadra!

E’ comunque una partita piuttosto aperta. Perché il Barcellona ha un tasso tecnico probabilmente superiore ma certo non in maniera devastante. Ed il Numancia, nonostante una difesa assolutamente da rivedere (come dimostrato dal goal dell’1 a 0) non ci sta a perdere. Lo spettro della Segunda B (nostra Lega Pro) è un ottimo stimolo per i giocatori di Soria.

Per vibrare ancora dobbiamo comunque aggrapparci ad una sfuriata del solito Deulofeu, nettamente il giocatore più dotato in campo.
E’ lui che poco oltre la mezz’ora prende palla a metà campo e, un po’ alla Messi, punta la porta avversaria. Quattro gli avversari saltati, fino a chiudersi, proprio appena dentro l’area di rigore del Numancia, in un cono formato da tre difensori ed il portiere in uscita, andando così a sprecare l’occasione per segnare un eurogoal assurdo.

E’ sempre un’invenzione del numero 7 Blaugrana a dare il la ad un’azione pericolosa. Quando con un bel filtrante da poco oltre la metà campo spacca la difesa della squadra che fu di Dwight Pezzarossi per smarcare Luis Alberto a tu per tu con Herrerin. Qui, però, la punta della formazione di casa si allargherà troppo nel tentativo di saltare l’estremo difensore avversario, permettendo ai difensori di rientrare e facendo sfumare la possibilità di trovare il raddoppio.

Punta del Barça che dimostrerà approssimazione anche un paio di minuti più tardi quando sull’asse Grimaldo-Deulofeu (sempre lui, strano) nascerà l’azione che lo porterà a calciare dal limite con buono spazio. Ma, per sua sfortuna, senza altrettanta precisione. Palla che si spegnerà a lato.

Tifosi del Barcellona B che tremano quindi solo ad inizio ripresa, dopo una prima frazione assolutamente tranquilla.
A farli spaventare è Satrústegui, che converge in area da sinistra per calciare un diagonale potente che non è però per nulla preciso e si spegne a lato.

La ripresa mostra comunque un Numancia molto più combattivo e determinato del primo tempo. Così che escono tutti i limiti della non irresistibile difesa di casa.
Che comunque regge l’onda d’urto fino al cinquantaduesimo quando Julio Alvarez scodella una palla da destra a sinistra in area di rigore, dove Natalio – dimenticato da Balliu un po’ in stile Maicon ieri sera – è bravo a scattare per bucare facilmente un tutto sommato incolpevole Masip per la rete del tutto sommato meritato 1 a 1.

Julio Alvarez che pochi minuti più tardi sveste i panni dell’assistman provando ad infilarsi quelli del bomber, con la sua girata sotto misura che è però preda di un attento portiere blaugrana.
Ripresa che diventa terra di conquista per gli ospiti. Così dopo un quarto d’ora dal via è ancora Natalio a rendersi pericoloso, con una conclusione al volo dal limite che però non inquadra lo specchio.

Punto di svolta del match che arriva al settantesimo quando Sergi Gomez abbatte Cedrick giusto al limite dell’area, venendo espulso e lasciando i suoi in dieci uomini.
Negli ultimi venti minuti, così, si scatena l’inferno.

Per dieci minuti le squadre si fronteggiano a viso aperto con continui ribaltamenti di fronte, senza però riuscire a pungere.
All’ottantatreesimo, invece, il goal che sblocca entrambe. Quando Cedrick (bell’innesto nella ripresa, dà brio alla squadra) entra in area da sinistra e serve in mezzo all’accorrente Del Pino, che calcia di prima intenzione a fil di palo là dove Masip non può nulla, per il momentaneo 2 a 1.

Il Barça però non ci sta. E dopo nemmeno due minuti arriva lo straordinario pareggio di Luis Alberto. Che riceve palla al limite sinistro dell’area avversaria, controlla e spera un razzo sotto il secondo incrocio, colpendo il palo interno e freddando senza scampo Herrerin. 2 a 2.

Gli schemi sono però saltati. Così il Numancia riparte dal centro, manovra, e in poco più di un minuto si trova a colpire a sua volta: Malon centra da destra, Juanjo fa valere la stazza e sovrasta Balliu (ancora lui) e firma il 3 a 2 esterno. Che però non è il risultato definitivo.

Perché questo pazzissimo finale di match riserva ancora delle emozioni. Il Barça infatti non ci sta e nonostante l’inferiorità numerica ci crede e ci prova.
Schemi saltati, la partita diventa un continuo flipper, una rincorsa a palla ed avversari senza sosta.

Cosa che fa saltare la testa a Rafinha, che per bloccare una ripartenza del solito Cedrick si lancia in scivolata intervenendo alle spalle dell’avversario, abbattendolo senza pietà. Secondo rosso diretto, Barça B in 9.

A questo punto si perde molto tempo per soccorrere il numero 10 numanciano, rimasto a terra. Così il tempo di recupero, inizialmente pattuito in tre minuti, si espande.
Cosa non da poco. Perché l’incredibile 3 a 3 arriverà al novantacinquesimo minuto, quando Luis Alberto si propone in propulsione offensiva sulla sinistra venendo steso – in maniera davvero sciocca – da Del Pino al limite dell’area. Per l’arbitro non c’è dubbio: calcio di rigore.

Sul dischetto si presenta Lomban, che spiazza il portiere avversario ponendo fine ad un match assolutamente rocambolesco.

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Manchester City eliminato dalla Champions League. Ancora una volta.

In realtà era una notizia che ci aspettavamo un po’ tutti un paio d’ore fa. Del resto con due soli punti guadagnati in quattro match sembrava davvero difficile che i Citizens di Mancini potessero sovvertire i pronostici.

City che per altro non fa molto nemmeno per provarci. La prima frazione di gioco è tutta appannaggio madridista. Nella ripresa invece ci si prova, a ribaltare il match. Riuscendo però a trovare solo il pareggio. Su rigore.

Prima di dare il via all’analisi uomo per uomo un solo, ultimo, appunto: hai solo la vittoria a disposizione. Giochi in casa. E scendi in campo col 5-3-2 nonostante tu abbia a disposizione uno dei migliori attacchi del globo (riuscendo per altro a prendere goal dopo soli nove minuti)?

Mancini… Mancini…

Manchester City

Hart 6
Vivacchia salvando anche su Ronaldo, dopo il miracolo di Nastasic, il possibile colpo del K.O.

Maicon 5
I tifosi interisti che hanno guardato questa partita certo non saranno poi così tristi nel pensare che Maicon non difende più la loro fascia di destra. Completamente addormentato sul goal madridista, quando non segue Benzema che, tutto solo, ha buon gioco a trovare la rete del vantaggio. Solo l’ombra di ciò che era un paio d’anni fa.

Zabaleta 6
E’ l’unico tra i difensori Citizens a capirci qualcosa in quella “banda del buco” che è la difesa inglese nel primo tempo. E’ lui il giocatore con più tackle e più palle rubate. Un motivo ci sarà.

Kompany 5
Dovrebbe essere l’uomo in più della retroguardia, appare invece un pugile suonato molle sulle gambe.

Nastasic 6
Nonostante la gioventù prova a rimanere in partita. Sufficienza meritatissima per via del goal salvato sulla linea, che avrebbe probabilmente chiuso il match già nel primo tempo.

Kolarov 5
Come? Giocava anche lui?
(Dal 45′ Javi Garcia 5
Una percentuale di passaggi riusciti da far invidia a Xavi e Pirlo: 91%. Solo che finché non cerca la giocata smarcante è capibile che abbia percentuali del genere. E tutto sommato pure inutile.)

Tourè 6
Il miglior mediano del mondo abbandonato a sé stesso. Che tristezza. Non lo conosco personalmente, ma credo sia tra i primi ad augurarsi il licenziamento di Mancini.

Nasri 5
Si perde nella pochezza del primo tempo Citizens. Esce quando i suoi stanno iniziando a provarci.
(Dal 60′ Tevez 5,5
Prova a dare un po’ di pimpantezza agli attacchi Sky Blues.)

Silva 7
Migliore dei suoi assieme ad Aguero. Prova a dare pimpantezza e brio ad una squadra piatta.

Dzeko 5
Sbaglia tantissimo, soprattutto passaggi (circa uno su due quelli errati). Nel complesso fa davvero troppo poco, pur giocando tutti e novanta i minuti a disposizione.

Aguero 6,5
Come detto, il migliore tra i suoi con Silva. Prova a combinare qualcosa ma nel deserto di idee che è il City manciniano anche i talenti rischiano di combinare poco. Nonostante questo è l’unico a calciare più di due volte (quattro). E, a differenza del compagno di reparto, non sbaglia un passaggio. Qualità. Sprecata.
Certo, quel goal mangiato a un metro dalla porta grida ancora vendetta…

Real Madrid

Casillas 7
Buona parte del merito di questo pareggio che sancisce l’eliminazione del City è suo. Miracolo su Aguero.

Arbeloa 5,5
Partita sufficiente rovinata dall’espulsione con tanto di rigore del pareggio annesso.

Pepe 5,5
Partita senza infamia e senza lode. Ma evitate di dargli la palla tra i piedi in fase d’impostazione.

Ramos 6
Idem come sopra. Senza la postilla sulla gestione della sfera.

Coentrao 6
Certo, in Fifa12 era praticamente il miglior terzino del mondo. Cosa che poi non si conferma nella realtà. Disputa comunque un buon match, affrontato con attenzione.

Khedira 5,5
Tanto tanto cuore. Ma troppa approssimazione. Avrebbe sul destro la palla del K.O., ma zappa clamorosamente il terreno regalandola ad Hart.

Alonso 6
Davanti non si fa mai vedere, nonostante sia anche dotato di una bella “castagna”. In fase di possesso non gestisce la sfera come sa fare, essendo tra i migliori registi al mondo (ovviamente ben dopo i “mostri” Xavi e Pirlo). In fase di non possesso, però, è la vera diga della squadra. Peccato si limiti a fare solo il mediano.

Di Maria 6,5
Tra i migliori in campo pur senza brillare. Ma del resto in una partita complessivamente – lasciatemelo dire – così brutta basta poco per risaltare!
(Dall’89’ Albiol s.v.)

Modric 5,5
Ah, giocava anche lui? (cit.)
(Dal 68′ Callejon 5,5
Non dà sostanza.)

Ronaldo 7,5
Migliore in campo per distacco. E del resto credo che questa notizia non stupisca nessuno. Peccato solo non abbia attorno a sé un impianto di gioco che ne possa esaltare fino in fondo le caratteristiche. Cosa che invece accade a Messi.

Benzema 6,5
Ci prova quattro volte, centrando lo specchio una sola. Basta e avanza.
(Dal 75′ Varane s.v.)

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Dopo le vittorie roboanti quanto comode con Nordsjelland e Pescara la Juve legittima la prima posizione in campionato con una grande prova di fronte alla Lazio di Petkovic, schiacciata per buona parte del match nella propria metà campo.

C’è però un problema che affligge la banda Conte e sembra essere lungi dall’essere superato: quello del goleador.

Perché se meriti la vittoria, passi la maggior parte del tempo nella trequarti avversaria e non trovi mai la rete (andandoci vicino quasi più con difensori e centrocampisti che non con le punte) significa che un problema c’è.

La sfortuna (come nel caso di Bonucci – guarda caso un difensore -, che colpisce la traversa) ed un super Marchetti (incredibile la parata sul tiro di Vidal, deviato quel tanto che basterebbe a mettere fuori gioco chiunque ma non lui) non possono quindi mascherare un problema atavico che i dirigenti juventini devono risolvere se vogliono fare un salto di qualità importante. Quello del bomber.

Juventus

Buffon s.v.
Ah, ma ha giocato anche lui?

Chiellini, Bonucci, Barzagli 6,5
Solitamente do i voti separatamente, com’è giusto fare. Ma avendo poco tempo (voglio vedermi anche l’altro anticipo) ed essendo un semplice blog me lo posso permettere.
Menzione d’onore, in qualche modo, per Bonucci: splendido il suo lancio con cui innesca Giovinco, per l’azione più bella della serata. Ma anche Barzagli, che con un suo anticipo oltre la metà campo dà il via ad un’altra ottima azione (Isla che crossa per Giovinco, fuori di poco).

Isla 6
Ci vorrà ancora molto prima di rivedere l’ottimo giocatore che si fece apprezzare ad Udine nel pre-infortunio.
(Pepe 6
Dà il suo apporto alla squadra, ma non basta per sbloccare il risultato.)

Vidal 6,5
Solo un miracolo di Marchetti gli impedisce di trovare il goal. Si fa ammonire verso la fine con un intervento dei suoi.

Pogba 6
Quando lo vedo giocare faccio sempre due cose: da una parte mi lustro gli occhi, perché vedo i colpi che ha (ad un certo punto gioca solo di prima, senza sbagliare un passaggio). Dall’altra storco il naso, perché capisco che può dare cento volte tanto. Tutto starà a capire se e quanto crescerà. Il potenziale è ottimo.
(Bendtner s.v.)

Marchisio 6,5
Solito motorino di centrocampo.

Asamoah 7
Come dicevo su Facebook mai mi sarei aspettato un Asamoah che, posto a giocare da esterno, diventasse così devastante. Chapeau a chi l’ha comprato e a chi se l’è reinventato così. Oltre che a lui, ovviamente.

Giovinco 6,5
Tre cose d’altissima classe. Anche se per due volte fa tutto benissimo (le due cose più belle della serata sono sue), non centrando però la porta al momento del tiro. Meriterebbe più fiducia da parte di un pubblico che non gli ha mai perdonato certi – comprensibili – sfoghi del passato.

Quagliarella 5,5
E’ da lui, capocannoniere della squadra, che ci si aspetterebbe il colpo in grado di affondare la squadra di Petkovic. Che però non arriva.
(Matri 5,5
Non dà nulla più del compagno.)

Lazio

Marchetti 8
Nettamente il migliore in campo. Fa due parate super, di cui un vero e proprio miracolo da vedere e rivedere. Tiene a galla una Lazio che nel complesso meriterebbe di uscire a mani vuote dallo Juventus Stadium.

Konko 5,5
Fatica a contenere Asamoah, che quando lo punta in velocità dimostra tutt’altro passo.

Dias s.v.
(Ciani 6,5
Fisicato e rude al punto giusto.)

Biava 6
Fa la sua partita, contro un attacco nel complesso non irresistibile.

Radu 5
Rientrato da poco. E si vede.

Brocchi 6
Corre per tutti. Come al solito.
(Ederson 5
Entra e spara dalla distanza, come a voler segnare il territorio. Poi praticamente sparisce.)

Gonzalez 5
Naufraga con tutto il centrocampo laziale.

Ledesma 5,5
Ha poche occasioni per provare a dettare legge lì in mezzo.

Hernanes 5
Da lui ti aspetti sempre la giocata illuminante. Stasera ti accontenteresti almeno di una giocata. Ectoplasmico!

Candreva 5,5
Dovesse giudicare solo da stasera difficilmente Prandelli lo richiamerebbe in Nazionale. Ma è tutta la Lazio che si chiude a protezione della propria porta, non lo si può certo incolpare più di tanto!

Klose 5
Troppo isolato. Ma quando sei Klose e non pungi certo non ti puoi meritare un 6.
(Kozak s.v.)

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E’ ormai una tradizione.

Oltre ad eleggere quello che è il “miglior giocatore al mondo” assieme alla rivista France Football la FIFA assegna anche un premio speciale al giocatore che ha segnato la rete più bella dell’anno.

Protagonisti dell’assegnazione potete essere proprio voi, andando sul sito della Federazione calcistica internazionale per esprimere la vostra preferenza.

Cosa che vi chiedo di fare anche qui. Perché oltre a proporvi le realizzazioni migliori selezionate da un team di esperti FIFA vi chiederò di esprimere anche il vostro voto, per eleggere il “nostro” Puskas Award 2012!

Iniziamo quindi col video riepilogativo di tutti i goal…

Poi guardiamone uno per uno…

Partendo da una conoscenza del nostro calcio, Emmanuel Agyemang-Badu, centrocampista dell’Udinese che in una partita di Coppa d’Africa realizza una perla balistica di bellezza rara.
Si alza la palla, la colpisce d’esterno destro e la infila all’incrocio dei pali. Imparabile.

Genio e sregolatezza (ovvero sia le sue parole d’ordine preferite) descrivono invece al meglio il goal realizzato da Hatem Ben Arfa, ragazzo che se trovasse continuità di rendimento si guadagnerebbe un top club senza alcuna difficoltà.
Certo nel suo goal non c’è la bellezza mozzafiato del capolavoro maradoniano dell’86, ma l’azione con cui il fantasista francese semina avversari su avversari sino a trovare la rete è comunque degnissima di nota.

Giusto oggi si sta discutendo molto del bel goal realizzato ieri sera in rovesciata da Ibrahimovic contro l’Inghilterra.
E’ però un altro “bycicle kick” a finire nelle nomination del Puskas Award. A realizzarlo è Falcao contro l’America de Cali. Un gesto tecnico-atletico che ricorda molto quello realizzato solo sabato da Quagliarella contro il Pescara. La potenza e la precisione che il puntero colombiano imprime al pallone, però, sono stupefacenti.

In nomination ci finisce anche Eric Hassli, che nel derby canadese tra i suoi Vancouver Whitecaps ed i Toronto FC sfodera un tiro al volo che dire perfetto è dire poco.
Una curiosità: Hassli non è nuovo a goal particolarmente belli. Solo l’anno scorso, infatti, segnò quello che venne definito “il goal più bello della storia della MLS” andando a bucare Kasey Keller dei Seattle Sounders con una prodezza balistica di rara bellezza.

La quinta nomination va invece ad una ragazza, Olivia Jimenez. Che in un incontro degli ultimi Mondiali under 20 femminili spara un siluro da quarantacinque metri di distanza dritto all’incrocio dei pali, là dove l’estremo difensore elvetico non può arrivare nemmeno avesse i retrorazzi.
Chapeau.

Arriva invece dalla Bolivia il gesto tecnico reso famoso da Roberto Carlos: lo scorpione. In Real Potosì – The Strongest, infatti, Gaston Mealla riceve un cross al limite dell’area che, essendo più arretrato rispetto al suo corpo, lo costringe a tuffarsi in avanti alzando il tacco.
Palla colpita, portiere affondato. Nomination d’ufficio.

In queste nomination non poteva certo mancare quello che è dai più definito come il miglior giocatore al mondo, Lionel Messi. Che entra d’obbligo in questa lista per estrae una perla in una partita molto particolare: quella che vede l’Albiceleste opposta al Brasile.
Prende palla a centrocampo, salta un uomo, converge al centro in velocità e calcia a giro dal limite, trovando l’incrocio.

Arriva invece dalla Libertadores l’azione travolgente di Neymar che semina avversari su avversari in velocità – e con un controllo di palla pazzesco – per poi andare a superare con uno scavetto il portiere avversario.
Se vi piacciono le azioni personali, questa è la vostra scelta quasi obbligata.

Tornando a parlare di rovesciate, dato che oggi non se ne può fare a meno, notevole anche quella realizzata da Moussa Sow contro gli acerrimi rivali di sempre del suo Fenerbache: il Galatasaray. L’ex punta del Lille, da qualcuno erroneamente definito “nuovo Weah” estrae dal cilindro un colpo tecnicamente non perfetto ma certo ben efficace.

L’ultima nomination va ad un altro giocatore del Fenerbache, Miroslav Stoch.  Che contro il Genclebirligi spara un tiro al volo da fuori area giusto all’incrocio. E scusate se è poco.

Dopo questa bella scorpacciata di goal non ci resta che votare.

Io, sinceramente, sono veramente indeciso!

 

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L’under 20 francese capitanata da niente popò di meno che un certo Paul Pogba affina i propri mezzi affrontando un’Ucraina che non è propriamente definibile “parietà”. Non essendosi qualificati per il Mondiale di categoria, cosa invece riuscita ai Bleus, gli ucraini schierano la futura under 21, per iniziare a costruire il ciclo che prenderà il via dopo l’Europeo che si disputerà la prossima estate in Israele.

Gli occhi sono comunque tutti puntati sui transalpini, che schierano diversi giovani interessanti.

Proprio la Francia dimostra di essere meglio schierata in campo e soprattutto tecnicamente più dotata.

Ucraina che comunque tiene bene il terreno, ed ecco che le occasioni non fioccano certo. Nonostante questo il match resta piacevole da seguire.

La prima situazione interessante arriva dopo una decina di minuti, quando Foulquier è pescato bene in sovrapposizione sulla destra e crossa sul secondo palo, dove Vion non riesce però – pur di poco – ad arrivare in tempo.

E’ però l’Ucraina a passare in vantaggio, poco dopo il ventesimo. Un calcio d’angolo battuto dalla sinistra di Areola mette infatti in grossa difficoltà il portiere parigino, che buca l’uscita. Il pallone giunge così a Pylyp Budkivskyy, punta del Ilyichivets Mariupol che ha buon gioco a depositare in rete.

L’estremo difensore ucraino, Maxym Koval, non vuol però essere da meno rispetto all’omologo francese. Così quando Vion crossa da sinistra il portiere di Zaporizhia smanaccia malamente, regalando la sfera alla testa di Veretout, che deve solo sospingerla in rete per l’1 a 1.

Al trentanovesimo è ancora la Francia, sicuramente più brillante degli avversari, a provarci: Pogba s’inventa un assist dei suoi e “scava” la palla in direzione di Foulquier,  che s’infila tra due difensori per controllare in maniera difettosa, col pallone che per poco non s’infila a fil di palo.

In apertura di ripresa torna a farsi vedere l’Ucraina: semina letteralmente il panico con un’azione insistita in area francese per poi, dopo un numero imprecisato di dribbling, calciare verso la rete difesa da Areola, che è però bravo a distendersi e sventare il pericolo.

Pogba però non ci sta. Così il capitano dei piccoli Bleus, forte delle due reti segnate in Serie A, cerca gloria personale con un destro da fuori che termina di poco a lato della porta difesa da Koval.

Il goal è comunque nell’aria. Ed arriva al quarto d’ora della ripresa quando Bahebeck apre per Folquier che trova ancora una volta il fondo crossando in mezzo dove arriva come un treno Thauvin, che incorna per il 2 a 1.

Karavayev che si conferma spina nel fianco della retroguardia Bleus. Al sessantasettesimo la palla giunge infatti all’attaccante in forza al Sevastopol che calcia in diagonale, non riuscendo però a centrare lo specchio.
Thauvin che, di contro, dopo la rete del vantaggio cerca la doppietta personale al settantaquattresimo quando Bahebeck lo serve in area e lui gira di sinistro verso la porta, trovando però la pronta risposta di Koval.

In chiusura è il solito Oleksandr Karavayev a cercare il goal, andando a svettare sugli sviluppi di un corner mettendo la palla di poco a lato del palo.

Francia che si porta quindi a casa una vittoria comunque importante, che dà morale a dei ragazzi che il prossimo giugno affronteranno il Mondiale under 20.

Continua quindi la crescita di una squadra interessante che forte del talento di alcuni dei giocatori più giovani nati in Europa nell’anno di grazia 1993 affronteranno il palcoscenico globale per provare quantomeno a ben figurare.

A brillare sono sicuramente i giocatori più rappresentativi di questa formazione. In primis capitan Pogba, che dopo aver dato dimostrazione di tutto il suo potenziale nei pochi match che Conte gli ha fatto disputare è ormai una star nel suo paese, che lo attende trepidante in nazionale maggiore al più presto (in tal senso c’è già stata più di un’apertura da parte di Didier Deschamps, che ha detto di seguirlo da vicino e con attenzione).

Molto bene, poi, anche Varane, centrale madrileno dal futuro assicurato che unisce fisico da corazziere a tecnica discreta, precisione nei passaggi e buona intelligenza tattica.

Bella anche la prestazione di Kondogbia, uscito a metà match a causa di un infortunio ma sempre molto attivo in entrambe le fasi di gioco. Con lui e Pogba i cugini francesi hanno un centrocampo potenzialmente già bell’e fatto anche per la nazionale maggiore.

Lascia invece ancora una volta qualche dubbio Areola, portierino su cui a Parigi credono molto da sempre attualmente chiuso dal nostro Sirigu all’ombra della Tour Eiffel. Dubbi che non nascono tanto dai mezzi a sua disposizione, assolutamente interessanti, quanto più da una soglia d’attenzione da ritoccare all’insù.

Niente per cui valga la pena strapparsi i capelli, invece, tra gli ucraini, dove però dà bella mostra di sè Oleksandr Karavayev, mobile e di buona volontà.

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E’ un’Italia ordinata quella che scende in campo a Siena contro i campioni europei in carica a livello di under 21.

Privato di numerosi cardini della propria squadra (da infortuni e convocazioni “maggiori”) Mangia deve arrangiarsi dando fondo alla profondità del parco giocatori a disposizione per un undici titolare che vede il solito Bardi essere preferito a Perin, con una linea difensiva composta – da destra a sinistra – da De Sciglio, Capuano, Caldirola e Frascatore ed un centrocampo dove si disimpegnano Sala, Crisetig, Marrone e Saponara. Davanti confermata la coppia De Luca – Immobile.

Curiosità, invece, per quanto riguarda Deulofeu, stellina della cantera Blaugrana definito come la stella più lucente cresciuta alla Masia nel dopo Messi.

E se la Spagna sta dominando il calcio mondiale ad ogni livello non è certo un caso. Detto-fatto ecco l’Italia costruire una buona azione, con un tiro di Crisetig dal limite facilmente parato, e sul ribaltamento di fronte l’imbucata centrale per Rodrigo che scatta sul filo del fuorigioco, salta facilmente Bardi e segna la dodicesima rete (in dieci partite) in under 21.

Come non bastasse poco dopo la mezz’ora ecco il raddoppio: difesa altissima, Deulofeu la buca con un filtrante per Sarabia che scatta poco oltre il centrocampo arrivando palla al piede fino in area, dove restituirà palla all’ala Blaugrana che depositerà facilmente in rete a porta vuota.

All’intervallo si arriverà quindi sul 2 a 0 per gli ospiti, frutto di un’Italia solo discreta davanti (comunque incapace di pungere) e assolutamente orribile, almeno a tratti, dietro, dove il meccanismo del fuorigioco non funziona e la linea a quattro sembra traballare più che mai, lasciando praterie in cui i vari Deulofeu, Rodrigo, Sarabia ed Isco (grande qualità complessiva) sguazzano beati.

A scuotere una ripresa tutto sommato monotona ci pensa proprio uno “spagnolo”, l’ex interista Longo. Che ben imbeccato da un lancio d’esterno di Sansone s’infila alle spalle di un avversario per battere Marino con un bel tocco “da futsal” sul secondo palo.

Il goal della punta in prestito All’Espanyol scuote gli Azzurrini, che salgono in cattedra e, anche complici le tante sostituzioni spagnole, provano a ricucire il risultato.
Così nell’arco di una manciata di minuti Gabbiadini (ancora una volta gli è preferito De Luca) si rende pericoloso un paio di volte, ma senza fortuna.

Spagna che non vuol però restare a guardare. Così Marc Bartra, difensore centrale scuola Barça, sale palla al piede, scambia con un compagno al limite dell’area e cerca di bucare Bardi con un tocco a tu per tu, che vede però il portiere livornese mettere una pezza con la manona sinistra.

Iberici che però alla mezz’ora traballano come non mai. Nel giro di pochissimi secondi infatti l’Italia sfiora per due volte il goal: dapprima Longo difende benissimo palla e serve De Sciglio, che è fermato solo da una respinta di un difensore sulla linea. Poi, sul prosieguo dell’azione, arriva il diagonale di Gabbiadini, che è messo in angolo dal buon tuffo di Marino.

A cinque dal termine Longo salta Bartra grazie ad un rimpallo (ed aiutandosi con una mano) per non riuscire però a bucare l’estremo difensore avversario.

Allo scadere arriva il 3 a 1. Muniain taglia la difesa con un filtrante che imbecca Alvaro. Bardi saltato facilmente, goal.

Si chiude così un match in cui l’Italia ha messo in mostra limiti evidentissimi soprattutto in fase difensiva, con capitan Caldirola autore di una brutta prova, Capuano e Frascatore a far certo non molto meglio ed il solo De Sciglio, spostato a centrocampo con l’entrata di Donati, a “salvarsi”.

Maluccio nel complesso un po’ tutti i titolari. Indubbio dire che l’Italia giovi di numerose sostituzioni (Sansone, Gabbiadini e Longo danno quel quid in più là davanti che permette all’Italia di giocarsela e, forse, perdere immeritatamente).

Rimandata la Spagna. Palese che le Furie Rosse, comunque un po’ raffazzonate (basti pensare che Muniain parte in panchina), avrebbe ben altro approccio in un match ufficiale.
E, nonostante questo, ne fanno tre.

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