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Archive for febbraio 2013

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Nel suo piccolo, un’impresa.

Mi ha fatto piuttosto strano leggere, per tutto il primo tempo e forse fino al goal di Boateng, tanta gente lamentarsi della partita in generale e dell’atteggiamento del Milan in particolare.Boateng

Io da parte mia, invece, twittavo qui e lì le mie impressioni: partita discreta, esattamente per come me l’aspettavo, e buon Milan.

Ora. A chi leggendo “buon Milan” sale la bile dico subito che commentare cose tipo “hai visto un’altra partita” sarebbe piuttosto inutile..

Il Milan ha fatto oggettivamente una buona partita. Del resto le cose vanno lette con occhio critico, scevro da ogni condizionamento.

Quindi: da una parte la squadra ritenuta globalmente la più forte del mondo. Con un fenomeno assoluto capace di segnare un’epoca (oltre che tonnellate di goal), due fenomeni un po’ sottovalutati come Xavi ed Iniesta ed un undici titolare che, globalmente, sembra oggi essere irraggiungibile.

Dall’altra una squadra solo lontanissima parente di quella che vinse la famosa finale di Coppa dei Campioni contro il Barça di Cruyff, ma anche di quella di Capello o di Ancelotti.
Un Milan che schiera titolari giocatori piuttosto mediocri come Zapata, Mexes e Muntari.

Posto questo, chiaro che il Milan non possa che giocare aspettando il Barcellona. Del resto chi capisce un minimo di calcio ben sa come aggredire i Blaugrana voglia dire farsi saltare più o meno sistematicamente. O nell’uno contro uno, o dall’ormai celeberrimo tiki taka.

Un altro appunto, riguardo il “catenaccio” usato dal Milan per venire a capo di questa partita: come vinse la Champions lo scorso anno il Chelsea di Di Matteo? Come battè il Barcellona stesso?
E Mourinho, universalmente riconosciuto come uno dei migliori allenatori al mondo, come battè il Barcellona l’anno del Triplete, nonostante avesse a disposizione una squadra nettamente più forte di questo Milan?

Quindi, permettetemelo: impresa Milan.

Per altro, dato statistico da non sottovalutare, era addirittura dal 2004 che il Milan non batteva il Barcellona. Pur avendolo incontrato spessissimo in questi anni.

Quell’anno fu Shevchenko a decidere il match. Quest’anno un assist involontario – e falloso – di Zapata e un goal di Muntari.

Strano il calcio, no?

Altra doverosissima riflessione non può che riguardare Messi ed il Barcellona tutto.

Ormai è storia: Messi contro le italiane non segna. Non su azione, almeno.

Ma è il gioco del Barcellona in generale ad entrare in crisi profonda, quando incontra il calcio italiano.

Anche oggi ne abbiamo avuto la conferma. Il tiki taka sa essere un gioco efficace quando, come detto in precedenza, ha un minimo di spazio in cui svilupparsi.

Poi certo, colpa dei giocatori in campo anche l’approccio alla fase di finalizzazione. Difficile segnare senza tirare, non credete?

I detrattori di Messi, quindi, dovrebbero tenere conto di questo. Perché se dicono che la Pulce è esaltata dal gioco del Barcellona, e che fuori da lì non riuscirebbe a fare minimamente quanto fa in blaugrana, devono anche ammettere che in partite come quella di oggi paga lo scotto di una squadra che si perde assolutamente in un bicchier d’acqua.

Il ritorno ora diventerà interessantissimo.

Chissà se da qui a quella sera i catalani ripartiranno con il tormentone “remuntada”, come fatto contro l’Inter di Mourinho.

Di certo per il Milan non sarà facile.

Il Barcellona è battibile, certo. Ma è più facile farlo davanti al proprio pubblico ed in una serata in cui non si ha nulla da perdere, che non al Camp Nou in una situazione in cui si ha un vantaggio da difendere ed un passaggio del turno alla portata.

Sarà come sarà, di certo partita da vedere!

Per chiudere la questione riguardante la partita di stasera, un po’ di numeri e di considerazioni sparse.

Assurdo che una squadra tenga il possesso del pallone per più del 70% del tempo ma si trovi a calciare meno degli avversari (8 a 7).
Assurdo che una squadra realizzi con successo il 90% dei propri passaggi, senza trovare un assist e una verticalizzazione vincente.

Se vinci con un assist – involontario e falloso, come detto – di Zapata ed un goal di Muntari significa che gli Dei del calcio ti hanno voluto regalare la serata della vita.Muntari e Boateng

Ottimo Montolivo. Non sarà mai un Campione, ma sta arrivando, ora che è giocatore maturo, ad un livello di gioco diciamo “solido”.

Al ritorno servirà tutto il carattere che questa squadra può riuscire a trovare, per completare l’impresa…

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Tutti i nodi vengono al pettine, dicevo solo quattro giorni fa.

L’aver costruito una rosa non all’altezza della situazione e delle volontà di vittoria sta portando non pochi problemi sulla sponda nerazzurra di San Siro. Dove oggi Stramaccioni è additato da tutti come un pessimo allenatore, i giovani rischiano di bruciarsi, e la stagione può naufragare completamente, con il fallimento di tutti gli obiettivi di inizio stagione.Andrea Stramaccioni

Una rondine non fa primavera, ma la sensazione è che ad una rosa già inadeguata, ulteriormente impoverita dal grave infortunio occorso a Diego Milito, si sommi ora il fardello psicologicamente negativo derivante proprio dall’assenza di uno dei giocatori più importanti del lotto.

Arrivati oltre la metà di febbraio, però, è un po’ tardino per aggiustare le cose, che sarebbero forse dovute essere valutate meglio prima.

Nel contempo è doveroso cercare comunque di valutare tutte le – poche – possibilità a disposizione per cercare di salvare la stagione.

Che è ancora comunque salvabile.

La situazione, oggi, è questa: in campionato la squadra occupa la quinta posizione, ad un solo punto dal terzo posto, ultimo utile per la qualificazione in Champions. Certo, stasera la Lazio giocherà contro il Siena fanalino di coda per portarsi alla pari con tutte le altre squadre. Volendo anche ipotizzare una vittoria biancoceleste i punti dal terzo posto diventerebbero quattro. Sempre e comunque colmabili cambiando marcia.

La Coppa Italia è poi ancora alla portata, nonostante la sconfitta nella semifinale di andata (2 a 1) subita dalla Roma. Un semplice 1 a 0 casalingo permetterebbe l’accesso alla finale.

L’Europa League, infine, dovrebbe secondo me diventare oggi il primo obiettivo della squadra. Perché anche se oggi vale poco, vista l’importanza sempre maggiore che negli anni ha acquisito la Champions, resta pur sempre un trofeo internazionale capace di arricchire una bacheca che, per dirla con Mourinho, eviterebbe così di presentare a fine anno i famosi “Zeru tituli”…

Intendiamoci: miracoli non se ne possono fare.

La qualificazione alla Champions, nonostante sia alla portata da un punto di vista matematico, sembra più lontana che mai. E anzi, Stramaccioni e i suoi dovrebbero guardarsi proprio dalla Fiorentina corsara di ieri, ormai ad un solo punto dai nerazzurri.

Concentrandosi però sulle coppe (quella nazionale prevede per altro due sole partite da disputare, ancora) si potrebbe appunto provare a salvare la situazione.

Per far questo bisognerà ovviamente provare a sistemare un attacco con pochissime alternative.

Proprio in questo senso ci sono due nomi che stanno circolando sugli organi di stampa oggi. Due giocatori svincolati – quindi acquisibili anche oggi stesso – per provare a salvare la stagione.Ruud van Nistelrooy

Si tratta di Ruud van Nistelrooy e John Carew.

Il primo è stato in assoluto uno dei migliori attaccanti della prima decade di questo nuovo secolo, quando vestì le maglie di United e Real segnando un totale di 214 goal (347 in carriera, con i propri club, più altri 35 in nazionale) vincendo una Premier e per due volte la Liga, più un’FA Cup, una League Cup, una Community Shield ed una Supercopa de España. Ma non solo. Infinita è anche la lista delle onoreficenze personali, tra cui ben tre titoli di capocannoniere della Champions League.

Insomma, un attaccante davvero forte e completo che seppe segnare a più non posso.

Ma che lo scorso maggio, al termine della sua prima ed unica stagione disputata con la maglia del Malaga, ha deciso di ritirarsi dal calcio.

Secondo radiomercato le possibilità di convincerlo a tornare sui suoi passi ci sarebbero. Va però sottolineato come il super bomber che dominò la prima decade del 2000 ha lasciato spazio, già da qualche anno, ad un giocatore troppo compassato ed appesantito per segnare goal a grappoli.

Anche qui, del resto, le statistiche parlano chiaro: le sue ultime tre stagioni da professionista l’hanno visto segnare solo ventidue volte a fronte di ben ottanta presenze. Non solo: lo score dell’annata scorsa, quella giocata appunto a Malaga, recita cinque realizzazioni in trentadue match disputati.

Davvero troppo poco per pensare che il suo acquisto possa spostare degli equilibri.

Carew, invece, conosce già il nostro campionato, avendo disputato una stagione nella Roma a cavallo tra il 2003 ed il 2004. Ma a differenza del buon vecchio Ruud non è mai stato un attaccante dominante. Anzi. In due sole stagioni – entrambe disputate con la maglia dell’Aston Villa – seppe raggiungere o superare quota 15 realizzazioni. In altre sette – Rosenborg compreso – andare in doppia cifra. Nelle ultime due, giocate con la maglia di Villa, Stoke e West Ham, ha poi raccolto solo quattro realizzazioni in quarantacinque match.

Insomma, due soluzioni che certo non sembrano essere molto convincenti, ma che sono probabilmente le migliori che l’attuale mercato svincolati può offrire a Moratti ed alla sua società.John Carew

Che sicuramente, ora, starà ben capendo gli errori commessi nelle ultime due sessioni di mercato, quando è stata costruita una rosa non all’altezza dei traguardi che si volevano raggiungere.

Europa League e Coppa Italia le priorità, dicevo. Priorità però tutt’altro che facili da raggiungere, vista la situazione.
Priorità che probabilmente non si avvicinerebbero molto nemmeno con l’acquisto di Van Nistelrooy e Carew.

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L’infortunio occorso ieri a Diego Milito è già storia.

L’attaccante argentino, grande protagonista della celebre cavalcata che portò al Triplete, sì è rotto collaterale, crociato anteriore e capsula del ginocchio sinistro. Per uno stop di almeno sei mesi (che, secondo qualcuno, potrebbe significare addirittura carriera finita).Diego Milito

Gli auguri al ragazzo sono d’obbligo. Almeno quanto un esame di coscienza.

Non tanto da parte di Stramaccioni (si sono subito sbizzarriti quelli del “doveva fare turn over”, gli stessi che criticano Mazzarri di averlo fatto per altro) quanto di una società che tra giugno e gennaio non ha saputo completare a dovere la rosa, trovando un buon sostituto di Milito.

Per l’amor di Dio, Rocchi per me è sempre stato un buon centravanti. Capace di muoversi bene, da punta vera, pur senza avere qualità (tecniche o atletiche) da fenomeno.

Oggi, però, sembra non possa reggere a dovere le prospettive che gli si aprono davanti. Arrivato a Milano per fare la riserva (sicuramente il primo sostituto di Milito nelle intenzioni della società sarebbe comunque stato Palacio, con tutti a disposizione) oggi potrebbe trovarsi ad affrontare i prossimi mesi con un minutaggio molto più alto di quanto preventivato. Forse troppo, rispetto a ciò che può dare (del resto ricordiamo che era ormai da tempo una semplice riserva anche nella “sua” Lazio).

Un esame di coscienza, quindi, dovrebbe farlo la società. In primis quel Marco Branca che, almeno in linea teorica, dovrebbe essere il responsabile del mercato nerazzurro.

Rosa alla mano la voce “attacco” recita: Milito, Palacio, Cassano e Rocchi.

In pratica, volendo giocare con una prima ed una seconda punta, due giocatori per ruolo (pur con Palacio adattabile anche come vice-Milito, come detto).

Rosa forse un po’ cortina, essendoci anche l’impegno europeo. Anche perché certo, infortuni gravi e dalla degenza lunga come quello capitato al Principe non sono cosa di tutti i giorni, ma vanno pur sempre tenuti in conto.

E farsi trovare oggi con un attacco che vede i soli Palacio, Cassano e Rocchi abili ed arruolabili significa “volersi un po’ male”.

Il primo a dolersi dell’infortunio al Principe, oltre al giocatore stesso, sarà per altro sicuramente Marko Livaja, che solo il mese scorso ha lasciato Milano per Bergamo, in cerca di minutaggio. Cosa che avrebbe con ogni probabilità trovato proprio all’ombra della Madonnina, a fronte di quanto occorso ieri a San Siro.

Certo, la crisi economica che sta colpendo il paese, e con esso il nostro calcio, porta e porterà ad un impoverimento tecnico delle rose.

Non si può quindi pretendere che l’Inter come riserva di Milito potesse acquistare un Higuain o un Drogba.

Di certo, però, anche un “semplice” Livaja avrebbe potuto dare, almeno da un punto di vista atletico – stante i tanti impegni, anche ravvicinati, che dovrà affrontare la squadra almeno fino a che starà in Europa – qualche garanzia in più del buon Rocchi.Tommaso Rocchi

E in realtà un giocatore più pronto del croato e meno “cotto” dell’ex Lazio era comunque rintracciabile, sul mercato.

Che gli errori commessi in sede di mercato possano essere fonte d’isprazione e d’attenzione per il futuro. Affinché l’Inter – e non solo – possa trovarsi più preparata a situazioni – comunque drammatiche – come questa.

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Negli ultimi giorni, nonostante una stagione ancora tutta da giocare, in quel di Barcellona si sta iniziando a parlare molto di mercato.

Sembra infatti che la dirigenza Blaugrana, in attesa di estrarre nuove perle dal cilindro che è rappresentato dalla Masia (il centro giovanile), sia intenzionata a stanziare diversi milioni in vista del prossimo mercato, per centrare quei due-tre colpi di prospettiva capaci però di dare una mano fin da subito a Tito Villanova ed ai compagni.Sandro Rosell

Girando un po’ per i siti sportivi spagnoli, in particolar modo quelli che vertono principalmente sulla prima squadra di Barcellona, emerge infatti chiaramente come Rosell e i suoi abbiano tre posizioni di campo da colmare con un acquisto dall’estero.

E il profilo generico del giocatore che può interessare è piuttosto chiaro: giovane, pronto, con margini di miglioramento ancora importanti tanto da poter diventare un top player o giù di lì.

Ma quali sono queste tre presunte posizioni su cui la dirigenza Blaugrana vorrebbe poter intervenire?

Portiere, difensore centrale, attaccante di movimento.

Partiamo quindi dal principio. Pensando al fatto che la porta è difesa oggi da un canterano doc, nonché discreto interprete del ruolo, qualcuno potrebbe storcere la bocca pensando che in quel di Barcellona stiano pensando di potersi privare di Valdes.

Chi ha seguito la terza puntata di Pedate d’Autore, tutta dedicata allo sbarco di Guardiola in Baviera, saprà però che vi è stata una rottura tra il portiere nativo di Hospitalet de Llobregat e la squadra in cui sbarcò nel lontanissimo 1992.

Valdes che potrebbe quindi seguire proprio il suo ex allenatore in Germania (anche se lì ci sarebbe il dualismo con Neuer) lasciando quindi sguarnita la porta Blaugrana.

Come risolvere il problema?

Semplice… ascoltando un mio consiglio!

Difficilmente anche il lettore più assiduo si ricorderà, ma giusto nel maggio scorso scrissi questo articolo in cui consigliai proprio ai dirigenti catalani di andare – guarda caso – in Germania ed acquistare Marc-André Ter Stegen. Uno dei migliori giovani interpreti del ruolo a livello planetario. Con grandi prospettive e futuro davanti. E con una capacità di gioco coi piedi se non unica certo rara, per un estremo difensore.

Beh, certo Rosell e i suoi non avranno letto questo umile blog. Ma pare proprio che la scelta per il futuro della porta Blaugrana sia caduta sul giovane del Moenchengladbach!

La scelta per quanto concerne il pacchetto arretrato, ed il giocatore che con ogni probabilità dovrà andare ad affiancare Piquè al centro della difesa, sarebbe invece duplice.
In entrambi i casi, però, si tratta di difensori di primo livello, almeno rispetto ad uno scenario odierno in cui certo la qualità in quella zona del campo non abbonda.

Il ballottaggio sarebbe quindi ridotto a David Luiz del Chelsea e Mats Hummels del Borussia Dortmund. Per i quali, si vocifera in Catalogna, ci sarebbe il placet di mister Villanova.

Due difensori abili in marcatura ma, nella miglior tradizione Blaugrana, capaci anche di gestire il pallone e, nel caso, di avanzare e farsi trovare pronti in zona goal.

Probabilmente, insomma, due tra i giocatori più adatti ad affiancare Gerard Piquè, altro difensore capace non solo in fase di marcatura, al centro della difesa.

E davanti?

Beh, il nome è uno solo, anche piuttosto scontato se vogliamo. Quello di Neymar, stellina del Santos e del Brasile calcistico tutto, giocatore bramato un po’ ovunque nel globo e futura star del mondo pallonaro globale.

Un giocatore che sulla carta potrebbe inserirsi bene in un gioco in cui non sono i riferimenti offensivi ad essere necessari, quanto più il movimento, i dribbling, fantasia ed inventiva e quel quid di genialità che solo i predestinati come Messi, Iniesta e probabilmente lui sanno dare.Neymar

Un giocatore che, se ben inserito in un contesto tecnico-tattico-ambientale così particolare, potrà sicuramente fare quel salto di qualità decisivo per la sua carriera. E soprattutto incrementare ulteriormente aiutare in un ulteriore salto in avanti, o quantomeno a non retrocedere rispetto alla posizione guadagnata con l’attuale covata di talenti.

Insomma, Rosell starebbe preparando il libretto degli assegni. E facendo la punta alla sua stilografica. Perché certo dovessero andare in posto tutte e tre le acquisizioni che si paventa possano andare in porto i milioni da sborsare saranno davvero tanti!

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“Massimo risultato col minimo sforzo” è una massima calcistica che non calzerà forse a pennello questa sera, ma che non descrive nemmeno malissimo la prestazione della Juventus di Antonio Conte.Antonio Conte

Che passa in vantaggio dopo tre minuti per uno svarione difensivo che nemmeno in Serie D per poi vivacchiare lungamente. Di certo per tutto il primo tempo, in cui esce discretamente – pur con scarsa qualità – il Celtic. Forse anche per i primissimi minuti della ripresa.

Alla lunga però l’impeto tutto cuore e volontà dei padroni di casa va scemando ed escono i valori tecnici.

Che per quanto in Italia siano sempre più bassi restano nettamente sbilanciati a favore della Juventus, oggi.

Così, alla lunga, proprio questi valori tecnici finiscono col pesare. E, contestualmente, i limiti evidenti di una squadra che comunque merita gli applausi di un Celtic Park violato per la prima volta nella storia dalla Juventus (due i precedenti, in entrambi i casi vinsero gli scozzesi).

Così prima Marchisio, ben imbeccato un ottimo Matri, fa secco Brown (che di contro, invece, avrebbe dovuto finire la partita anzitempo) in area per scaricare in rete. Poi Vucinic sfrutta la seconda immensissima cappella di Ambrose – la prima era valsa l’1 a 0 – e pone definitivamente la parola “fine” non solo sulla partita, ma probabilmente proprio sul discorso qualificazione.

Si conferma così benevolo il sorteggio per la Juventus, che dopo essere incappata in un girone non proprio morbidissimo in cui si è dovuta sbarazzare dei Campioni d’Europa in carica ha avuto l’indubbia fortuna di pescare i non irresistibili scozzesi, regolati alla grande questa sera.

Credo bastino queste poche parole per far capire a chi non ha visto il match cosa può essersi perso.

Se siete amanti dei numeri, però, ve ne aggiungo qualcuno, giusto per inquadrare meglio il tutto.

Il possesso è stato leggermente a favore dei padroni di casa (53%), esattamente come i tiri totali (17 a 10). Interessante in questo senso, però, notare come quelli fuori dallo specchio mostrino una netta preponderanza nel fondamentale da parte dei Bianconeri, che solo in un caso non hanno trovato lo specchio, contro le ben otto volte degli scozzesi.
Una volta, poi, si pensava al calcio d’Oltremanica come ad un calcio semplicemente agonistico e roccioso, con difensori e punte infallibili nel gioco aereo e centrocampisti tecnicamente forse non eccelsi ma invalicabili a centrocampo. Beh, quest’ultima tendenza resta, con i 23 tackle a 17 (nonostante abbiano tenuto di più il possesso di palla) di Brown e compagni.  Il gioco aereo, però, è stato fondamentale appannaggio degli ospiti, che hanno vinto il 60% dei contrasti.

Tra i giocatori chiave della Juventus sicuramente il solito Andrea Pirlo: 81% di passaggi corretti ed un totale di 79 possessi (il secondo è Barzagli, a 66), a dimostrazione di come sia lui il cuore pulsante di una squadra che pure questa sera non mi ha impressionato.Andrea Pirlo

Una citazione finale mi permetto di riservarla a Federico Peluso. Giocatore martoriato dagli insulti al momento del suo sbarco a Torino, ma che oggi ha esordito alla grande in Europa in un ambiente comunque non facile (splendida, in questo senso, la cornice di pubblico) risultando in assoluto uno dei migliori in campo.

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