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Archive for the ‘Francia’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Nome: Paul Pogba
Data di nascita: 15 marzo 1993
Luogo di nascita: Lagny-sur-Marne (Francia)
Nazionalità: francese, guineana
Altezza: 186 centimetri
Peso: 80 chilogrammi
Ruolo: centrocampista centrale
Club: Manchester United
Scadenza contratto: 30 giugno 2012
Valutazione: 5.000.000 euro

CARRIERA

Nato il 15 marzo di diciannove anni fa a Lagny-sur-Mer, cittadina che sorge a ventisei chilometri ad est del centro di Parigi, Paul Pogba è però ragazzo di origine guineana.

Terzo di tre fratelli, ha il calcio nel sangue.

Non è infatti un caso se da casa Pogba sono usciti tre calciatori su tre: Florentin, che gioca nel Sedan, Mathias, attualmente al Wrexham, e Paul, gioiellino dell’Academy dei Red Devils.

Oggi è a Manchester. Ma i primi passi da calciatore il più piccolo dei tre Pogba li mosse all’US Roissy-en-Brie, società con casa a pochi chilometri da Lagny.

Nel 2006, quindi, il passaggio al più importante Torcy, dove capitanò la squadra under 13, per poi spiccare il volo verso il Le Havre, una tra le società più importanti del settentrione d’Oltralpe.

Un altro paio di stagioni e l’ennesimo trasferimento. Questa volta, però, fuori dal territorio francese.

Su di lui hanno messo infatti gli occhi gli osservatori che Sir Alex Ferguson sguinzaglia in tutto il mondo.

Il ragazzino, ormai sedicenne, è il capitano delle selezioni under 16 di Le Havre e della nazionale francese, e viene ritenuto un potenziale fuoriclasse. Così lo United, applicando pratiche piuttosto antipatiche, lo ruba al Le Havre (che farà partire una sorta di guerra legale durata poi qualche mese) per rinforzare la propria Academy.

Scelta azzeccata, non c’è che dire.

A Manchester Paul viene subito aggregato alla formazione under 18, dove esordisce il 10 ottobre (quattro soli giorni dopo l’ufficializzazione del suo passaggio ai Red Devils) contro il Crewe Alexandra.

Nel complesso, quell’anno, Pogba metterà a referto 19 presenze e 7 reti. Un bottino niente male per un centrocampista.

Le vittorie di squadra, però, stentano ad arrivare. Almeno nei club.

Perché dopo aver sollevato i trofei dell’Aegean Cup e del Tournoi Val de Marne Paul si era dovuto accontentare solo della seconda piazza nel campionato nazionale francese under 16, dove il suo Le Havre si era dovuto inchinare al Lens (che come ho già avuto modo di dire in altre situazioni è indubbiamente un punto di riferimento per il calcio giovanile francese).

Allo stesso modo Paul deve chinare la testa anche al suo primo anno inglese. Quando lo United viene sconfitto – ai rigori – dai pari età dell’Arsenal nella semifinale playoff del campionato under 18 di quell’anno.

Le vittorie, così, continuano ad arrivare solo in maglia Bleus.
Proprio quell’estate, infatti, l’under 18 francese è chiamata a confermarsi nel torneo Memorial Carlo Sassi. E Paul fa, ovviamente, parte di quella squadra che riuscirà a riportare la vittoria finale.

La stagione successiva arriverà invece il suo esordio tra le riserve. Che avverrà, più precisamente, il 2 novembre 2010, in un 3 a 1 con il Bolton.

Sfiorerà solo, invece, l’esordio in prima squadra. Con Ferguson che lo convocherà, il febbraio seguente, in vista del match di FA Cup contro il Crawley Town (oltre che in quello di campionato con i Wolves) senza però dargli modo di scendere in campo.

La mancata gioia dell’esordio in prima squadra sarà comunque compensata dalla prima vittoria di club.

Quell’anno, infatti, le Riserve dello United riusciranno ad imporsi nella FA Youth Cup, battendo 6 a 3, nel doppio confronto finale, lo Sheffield United.

Questa stagione, quindi, il debutto ufficiale in prima squadra. Che arriverà il 19 settembre in Coppa di Lega contro il Leeds.
Il 31 gennaio scorso, invece, sarà la volta dell’esordio (nonché unico cap, finora) in Premier. Quando, in un match contro lo Stoke City, rileverà il Chicharito Hernandez al settantaduesimo minuto.

Pogba che, nel contempo, continua la sua brillante carriera come alfiere delle nazionali giovanili francesi.

Così dopo aver vestito le maglie dell’under 16, dell’under 17 e dell’under 18 è oggi uno dei punti fermi dell’under 19 guidata da Pierre Makowski.

Basta scorrere la lista dei convocati per l’amichevole del 29 con la Spagna, infatti, per trovare il suo nome in mezzo a quello di Areola, Digne, Kondogbia e Bahebeck.

Il suo futuro prossimo, comunque, potrebbe non essere più colorato a tinte Red Devils.

Il suo contratto, come è possibile leggere nella scheda riassuntiva ad inizio di questo articolo, scade infatti a fine stagione. E su di lui sarebbero piombate diverse squadre.

Tra cui anche Milan e Juventus. Con quest’ultima che, secondo quando si vocifera tra Francia ed Inghilterra, sarebbe oggi in pole position per assicurarsi le prestazioni di questa giovane stellina francese (cui Marotta e Paratici starebbero di far firmare un quadriennale).

Il tutto nonostante Ferguson abbia ribadito più volte di puntare sul ragazzo. E nonostante lo United gli abbia offerto – pare – un rinnovo da 15mila sterline a settimana.

Ovvero sia poco meno di un milione di euro l’anno.

CARATTERISTICHE

Come facilmente intuibile dal titolo c’è chi paragona Paul Pogba a Patrick Vieira.

E nel guardare questo colosso d’ebano viene facile capire perché: fisico importante, potenza muscolare, ruolo simile.

La verità, però, è che troppo spesso questi paragoni vengono fatti in maniera superficiale.

Esattamente come in questo caso.

Perché Vieira era giocatore piuttosto completo che sapeva alternare bene le due fasi. Ma che, nel complesso, era, potremmo dire, un mediano molto tecnico con capacità d’inserimento.

In questo senso, invece, Pogba è ben altro tipo di giocatore.

E quindi se entrambi, per semplificare, possono essere definiti “centrocampisti centrali” è altrettanto vero che ci sono due differenziazioni importanti da sottolineare, che fanno saltare il banco a chi azzarda paragoni superficiali: posizione e propensione.

Perché se il collocamento, appunto, è da centrocampista centrale la posizione è più avanzata rispetto a quella occupata da Vieira.

Per non parlare poi della propensione: perché Pogba è giocatore con una gran bella tecnica di base che non disdegna qualche buon dribbling e che soprattutto ama supportare con continuità la fase offensiva della propria squadra.

In più, nonostante l’altezza, si tratta di un giocatore che ha qualche numero interessante palla al piede nella propria faretra ed un calcio che sembra essere più potente e preciso di quello dell’ex Milan, Arsenal, Juventus ed Inter.

Insomma tecnica, rapidità nel gioco di gambe inusuale in un giocatore col suo fisico, forza, potenza, discreta visione di gioco, propensione ad offendere.

Tutte caratteristiche che ne fanno un centrocampista temibile e, soprattutto, un giovane dal potenziale più che interessante.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Per sapere dove potrà arrivare Paul Pogba dovremmo essere degli indovini.

Perché è già capitato in passato di vedere giocatori di 18/19 anni con un potenziale adatto ad imporsi a livello mondiale perdersi poi in un bicchier d’acqua, compiendo una carriera molto al di sotto delle proprie possibilità.

Nel calcio come nella vita, però, chi non risica non rosica.

E se Ferguson se ne è innamorato tanto da portare lo United a presentargli un’offerta faraonica (a maggior ragione se pensiamo al fatto che non ha ancora nemmeno esordito dal primo minuto in prima squadra) e Paratici è disposto a dichiarare guerra allo United è perché questo giocatore ha effettivamente potenzialità importanti.

Avendo la possibilità di acquistarlo a zero, quindi, è un colpo che qualsiasi società al mondo dovrebbe provare a fare.

Perché sì, l’impressione è di essere di fronte ad un giocatore con le potenzialità per essere uno dei migliori centrocampisti della sua generazione.

Assomigliando, in questo sì, a Patrick Vieira.

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Nome: M’Baye Niang
Data di nascita: 19 dicembre 1994
Luogo di nascita: Meulan-en-Yvelines (Francia)
Nazionalità: francese, senegalese
Altezza: 184 centimetri
Peso: 74 chilogrammi
Ruolo: punta
Club: Stade Malherbe de Caen
Scadenza contratto: 30 giugno 2014
Valutazione: 500.000 euro

Ancora la classe ’94 sotto osservazione.
Dopo essere andati a scoprire tutto su Bryan Rabello, probabilmente il giocatore più talentuoso della sua annata di tutto il Sud America, ecco M’Baye Niang, sedicenne rivelazione dell’ultima stagione di Ligue 1.

CARRIERA

Nato il 19 dicembre del 1994 a Meulan-en-Yvelines, Ile de France, questo giovanissimo attaccante di origini senegalesi iniziò a tirare i primi calci ad un pallone all’età di sette anni, quando entrò a far parte della scuola calcio del C.O. Basse-Seine Les Mureaux.
Dopo un paio d’anni, quindi, ecco il suo passaggio nell’AS Poissy, società semi-professionistica piuttosto importante della sua regione (nata giusto novant’anni prima di lui).

A 13 anni, infine, ecco il definitivo salto di qualità: David Lasry e Laurent Glaize si accorgono di lui e restano impressionati, decidendo così di portarlo a Caen.
Due soli anni e Niang, forte di qualità fisiche straordinarie rispetto alla giovane età, debutta nella squadra riserve, attirando su di sè l’attenzione dei tecnici federali. Che non perdono un minuto, e lo rendono uno dei punti forte delle rappresentative giovanili under 16 e 17.

Le sue doti impressionano tutti così che Jean-François Fortin, Presidente della società, decide di fargli firmare, nel corso dello scorso febbraio, un triennale, rendendolo, così precocemente, un professionista. Scelta da un certo punto di vista quasi obbligata: sul ragazzo pare infatti stessero muovendosi diversi club (in particolar modo Manchester City e Juventus ma anche PSG, Bordeaux, Arsenal, Siviglia e Barcellona, secondo i media francesi).
La firma del contratto è comunque solo una formalità che anticipa il suo debutto ufficiale in prima squadra. Debutto che arriva il 24 aprile seguente, quando dopo aver realizzato cinque reti in sedici match nel Championnat Amateur de France col Caen B viene promosso in pianta stabile nella rosa a disposizione di Franck Dumas e Patrice Garande. Che ne fanno quasi subito un titolare assoluto.

Dopo aver assaggiato il campo contro il Tolosa da subentrante (qui gli highlights del match), infatti, il nostro sarà lanciato titolare già nel match successivo – un 4 a 0 sul Nizza (qui gli highlights del match) – che lo renderà il più giovane professionista nella storia del club ad essere partito dal primo minuto.
La sua prima rete arriva invece il 7 maggio contro il Lens quando schierato titolare contro i Sang et Or firmerà, dopo due soli minuti di gioco, la rete del momentaneo vantaggio caennaise: servito in area, decentrato sulla sinistra, farà partire un diagonale mancino tutt’altro che irresistibile con il pallone che salterà giusto davanti al malcapitato Runje, che farà una mezza papera regalandogli la segnatura (qui gli highlights del match).

Questa rete, per altro, lo rende – secondo France Football – il secondo più giovane marcatore nella storia della Ligue 1 dopo Laurent Roussey.
A recuperare poi il risultato,  per la cronaca, sarà un colpo di testa di Raphael Varane, altro giocatore di cui spero di avere modo di parlarvi a breve.

Niang che però non si accontenta. Così quattro giorni dopo scende in campo alla Route de Lorient di Rennes solo al cinquantesimo minuto, risultando però assolutamente decisivo.
A cinque minuti dalla sua discesa in campo, infatti, il goal del pareggio: El Arabi riceve all’interno della propria metacampo facendo secco Danze con un bel movimento. Proprio l’aver messo fuori gioco il terzino destro della formazione di casa permette agli ospiti di avere molto spazio davanti a sè. Il passaggio filtrante che ne segue mette quindi in movimento Mollo che scattando al momento giusto si trova a prendere d’infilata il povero Mangane, che non avrà modo di recuperarlo. Arrivato al vertice sinistro dell’area di rigore l’esterno caennaise farà partire un filtrante basso in direzione dello stesso Niang, nel frattempo bravo a non farsi recuperare da Kana-Biyik. A quel punto per l’attaccante di soli sedici anni non ci sarà null’altro da fare se non bucare comodamente Douchez (qui gli highlights del match).

Domenica scorsa, poi, altra titolarità contro il Montpellier (qui gli highlights), per un computo totale (ad oggi) che recita 265 minuti giocati con due reti all’attivo, una ogni 130 minuti circa.

CARATTERISTICHE

Non avere ancora compiuto sedici anni e mezzo ed avere già una fisicità come la sua è roba non da poco.

Perché M’Baye Niang ha sviluppato un fisico e delle qualità atletiche davvero impressionanti, in questi suoi primi anni di vita. Quanti, a quell’età, possono permettersi di lottare praticamente alla pari, da questo punto di vista, con uomini nel pieno della loro forza fisica, nonché professionisti da anni?

Ecco, quindi, la grandissima qualità che ha permesso a questo ragazzino di imporsi così giovane all’attenzione degli sportivi transalpini.

Escluso il suo punto di forza resta un giocatore piuttosto normale, coi pregi e i difetti dell’avere sedici anni.
Se da una parte mostra infatti grandissima voglia di fare e generosità, dall’altra emerge chiaramente la sua inesperienza.

Corre tanto, M’Baye. E lo fa sia nel cercare di dare una mano in fase di non possesso ai propri compagni, sia nello svariare lungo tutto il fronte di attacco una volta che è il suo Caen a gestire il pallone.
Del resto nello scacchiere della squadra del nord della Francia lui ricopre, ad oggi, il ruolo di unica punta. Cosa notevole, per un ragazzo così giovane. E proprio in questo suo essere l’unico attaccante di ruolo (El Arabi, stella della squadra, agisce da trequartista centrale, alle sue spalle) del Caen Niang prova a muoversi quanto più possibile, sia per evitare di dare un punto di riferimento fisso ai difensori avversari che per provare a creare dei varchi per i propri compagni.

L’inesperienza, invece, emerge chiaramente in alcune piccole cose: ama giocare sul filo del fuorigioco, ma non sempre è attentissimo, in questo senso. Ha una buona forza fisica, ma non sempre sa muovere il proprio corpo per difendere il pallone al meglio. E’ molto generoso nell’aiutare i compagni, ma in qualche occasione commette falli – di generosità, appunto – comunque evitabili (si è già guadagnato due ammonizioni, tra l’altro).

Tatticamente risente – positivamente – dell’influenza delle scuole calcio francesi (indubbiamente tra le migliori al mondo). Anche se, ovviamente, va fatto crescere.
Tecnicamente è invece giocatore certo non da mozzafiato, ma comunque dotato al punto da reggere tranquillamente un palcoscenico importante come la massima serie francese.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Meno di trecento minuti di gioco sono davvero pochi per poter giudicare un ragazzo. Quindi prima di esprimere un giudizio definitivo non potremo che dargli altro tempo per mettersi in mostra.

Quel che è certo è che se da una parte ha già fatto qualcosa di straordinario (due reti in cinque presenze totali – tre se andiamo a vedere i minuti giocati – in un campionato piuttosto competitivo come quello della Ligue 1, il tutto a sedici anni e cinque mesi), dall’altra non ha ancora mostrato le stimmate del campione.

Tanta buona volontà, sicuramente. E doti, soprattutto fisico-atletiche, fuori dal comune per un ragazzino (per quanto, va detto, è cosa comune per un colored maturare piuttosto presto, sotto questo punto di vista).
Ma la strada per affermarsi ad altissimi livelli per lui sarà ancora lunga e tortuosa. L’impressione è quella di non essere davanti ad un predestinato. Scalare la vetta, quindi, richiederà sforzo immane.

Qualità importantissime da usare come fondamenta, comunque, ci sono tutte. E, secondo Philippe Tranchant (suo allenatore nell’under 19 del Caen), anche un potenziale enorme da sviluppare.A questo punto non ci resta quindi che aspettare e vedere. Non sarà Messi o Ronaldo – predestinati, appunto -, ma i numeri per fare bene li ha di certo.

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Nome: Abdallah Yaisien
Data di nascita: 23 aprile 1994
Luogo di nascita: Bondy (Francia)
Nazionalità: francese ed egiziana
Altezza: 174 centimetri
Peso: 54 chilogrammi
Ruolo: trequartista, ala, seconda punta
Club: PSG
Scadenza contratto: 30 giugno 2015
Valutazione: 1.500.000 euro

CARRIERA

Parlare della carriera di un ragazzo di soli sedici anni non è cosa molto semplice. Anzi, potremmo dire sia praticamente impossibile. Perché, in realtà, una carriera in senso stretto ancora non l’ha nemmeno iniziata questo ragazzino nato il 23 aprile del 1994 a Bondy, cittadina dell’hinterland parigino – sita a soli diciotto chilometri dalla capitale – gemellata con la nostra Furci.

Abdallah, un nome che tradisce le chiare origini arabe.
Il ragazzo, infatti, possiede due passaporti: da una parte quello francese, che gli permette tanto di essere considerato giocatore comunitario (cosa questa che potrà tornargli molto comodo qualora dovesse decidere di trasferirsi all’estero a giocare) quanto di essere convocato nelle varie rappresentative giovanili Bleus, dall’altra quello egiziano, che ne fanno una sorta di nuovo Faraone del calcio parigino.

Oltre a questi due passaporti, poi, Yaisien vanta anche una discendenza algerina che in Francia ha già fatto scattare paragoni scomodi e soprattutto pesanti. Su di lui, infatti, inizia già ad aleggiare il paragone con un altro grandissimo franco-algerino, che tanto bene fece con la maglia dei Galletti: Zizou Zidane, giocatore che certo non ha bisogno di presentazioni.

Nato a Bondy, dicevamo, Abdallah muove i suoi primi passi calcistici a Clichy, altro comune dell’hinterland parigino, per poi approdare tra le fila delle giovanili del PSG nel 2007, a soli tredici anni.

Il suo impatto con la nuova e sicuramente più competitiva realtà è ottimo, perché le qualità di Yaisien sono importantissime e gli permettono di imporsi subito all’attenzione. Nei primi tre anni nella capitale, infatti, il ragazzo realizza una settantina di reti, dimostrandosi praticamente inarrestabile sotto rete quanto inafferrabile nel dribbling e indomabile nello spirito.

La sua crescita sul campo si conferma quindi partita dopo partita, mese dopo mese, anno dopo anno.
A conferma di ciò arriva la vittoria nel torneo Nike Cup France, in cui il suo PSG si impone in finale sul Nantes con un secco 6 a 0 e, soprattutto, in cui il giovane Abdallah s’impone come miglior marcatore della competizione, sottolineando ancora una volta tutte le sue grandissime capacità e qualità.

L’anno successivo, quindi, si confermerà anche tra le fila della compagine under17 parigina, con cui segnerà la bellezza di quindici reti nonostante giochi da ala destra, in una posizione insomma piuttosto lontana dalla porta avversaria.

Già discreto il suo palmares: nella stagione 07/08 ha vinto il campionato under13 Paris DH e la Coupe de Paris, fermandosi poi solo in finale al torneo internazionale di Saint-Germain-en-Laye.
La stagione successiva è stato poi campione federale under14, ha vinto la Nike Cup ed è stato finalista della coppa nazionale under 14 giocata con la selezione LPIFF (League de Paris Ile de France).
Nel corso della scorsa stagione è stato poi vice-campione nazionale con l’under 17 parigina, finalista al torneo Val de Marne e vincitore dell’Aegan Cup (queste ultime due competizioni disputate con la maglia della nazionale under 16).

Le sue continue prestazioni fenomenali non sono quindi sfuggite, ovviamente, nemmeno ai selezionatori nazionali, così che al termine della sua prima stagione internazionale (disputata con l’under 16) Abdallah potrà già riportare uno score di tutto rispetto: 13 match disputati, 8 reti all’attivo.
Non contento, quindi, Yaisien si ripeterà anche all’inizio di quest’anno, sempre con la maglia tricolore addosso: sei reti in sei match, giusto per non perdere il vizio del goal.

Abdallah Yaisien che, parlando di nazionale, è oggi la stella assoluta dell’under 17 transalpina.
Proprio di questa rappresentativa è stato, tra l’altro, il trascinatore nel recente primo turno di qualificazione agli Europei di categoria, laddove il giovane parigino è stato capace di segnare tre reti in tre match permettendo ai Galletti di terminare al secondo posto in classifica alle spalle dei nostri Azzurrini, staccando quindi un pass per la Fase Elite delle qualificazioni, laddove ci si giocherà l’accesso alla fase finale della competizione continentale.

La carriera di questo ragazzo, comunque, come dicevamo non è praticamente nemmeno iniziata.
O meglio, formalmente è iniziata solo lo scorso 22 novembre, quando Abdallah ha apposto la propria firma sul suo primo contratto da professionista, che lo legherà alla formazione capitolina sino al giugno 2015.

Tante le squadre date sul giocatore.
Su di lui, infatti, pare si stessero muovendo tutti i top club europei, assolutamente stregati dalle qualità e dal potenziale del Faraone di Parigi.

La firma del contratto, però, pone fine, almeno momentaneamente, a tutte le speculazioni sul suo futuro: Abdallah resterà per qualche tempo ancora sulle rive della Senna, dove non vedono l’ora di vederlo consacrarsi con addosso la maglia della prima squadra.

CARATTERISTICHE

Di lui vi avevo già accennato qualcosa tra ottobre e novembre, quando si rivelò ai miei occhi trascinando l’under 17 francese nel corso del primo turno qualificatorio ai prossimi europei di categoria.
Proprio qui, infatti, realizzò la bellezza di tre reti in duecentoventotto minuti di gioco, imponendosi all’attenzione di tutti come stella e trascinatore della sua rappresentativa. E proprio in quell’occasione, per altro, incrociò il nostro calcio. Lasciando il segno: nel match che vide la nostra under giocarsi il primo posto nel girone contro quella francese fu proprio Abdallah a realizzare la rete della bandiera per i Galletti.

Trequartista col vizio del goal Abdallah ha saputo sino ad oggi adattarsi anche, e con grandissimi risultati, tanto come ala destra quanto come seconda punta. Per quanto, appunto, il suo ruolo naturale sia quello di trequartista, laddove sa e può tanto inventare goal per i compagni quanto andare a concludere in prima persona.

Il fisico è ancora piuttosto minuto, ma data l’età avrà sicuramente tempo e modo di irrobustirsi.
Cosa, questa, che sembra oggi essenziale per un salto tra i pro, perché se fra i pari età sa fare onde senza grandi problemi ecco che qualche difficoltà in più potrebbe sorgere tra i professionisti, dove il gioco è infinitamente più fisico.

Nel contempo, comunque, Yaisien ha altre caratteristiche importanti come l’ottima tecnica, il grande dribbling, l’importante inventiva ed un fiuto del goal piuttosto raro per chi si disimpegna così lontano dalla porta.
Inoltre ha una velocità importante che abbinata ad un grande controllo del pallone ne fanno un giocatore difficile da marcare allor quando accelera palla al piede.

Tanto al PSG quanto in nazionale veste la maglia numero 10, che certo non gli è stata data per caso.
Il ruolo è quello, la fantasia anche.

Come detto viene definito il nuovo Zidane.
I paragoni non mi piacciono perché ogni giocatore fa storia a sè e non esistono paragoni realmente calzanti in toto.

Nel contempo, però, un paragone come questo spiega bene le aspettative che si stanno creando nei confronti di questo giocatore Oltralpe.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

Ripetere le gesta compiute da Zidane, giocatore tra i più grandi della storia da un punto di vista tecnico, sarà difficilissimo, fors’anche quasi impossibile.

Nel contempo, però, la qualità di questo ragazzo è assoluta e non è folle pronosticargli un futuro ad altissimo livello.

Siamo di fronte ad uno dei giovani più forti di Francia, ad uno dei giovani più interessanti tra quelli che negli ultimi anni ha sfornato un settore giovanile floridissimo come quello del PSG che, ricordo, ultimamente ha prodotto giocatori interessanti come Areola, Sakho, Kamghain, Kebano, Mavinga, N’Gog e molti altri.

Le prospettive sono insomma interessantissime, non resta quindi che aspettare e vedere se Abdallah saprà mantenere o meno le promesse.

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Nome: Emmanuel Rivière
Data di nascita: 3 marzo 1990
Luogo di nascita: Lamentin (Martinica)
Nazionalità: francese, martinicana
Altezza: 182 cm
Peso: 76 kg
Ruolo: punta
Club: St. Etienne
Scadenza contratto: 30 giugno 2014
Valutazione: 5.000.000 €

CARRIERA

I primissimi calci ad un pallone il piccolo Emmanuel iniziò a tirarli nella corte di casa sua, a Sainte-Luce, in Martinica. Lì, infatti, passava le giornate a giocare con i suoi cuginetti, sognando un giorno di diventare un grande calciatore.
Essendo portato e amando il gioco a sei anni entrò nella sua prima squadretta, l’Espoir Sainte-Luce, dove iniziò a giocare un pochino più seriamente.

“Un cugino mi portava agli allenamenti a piedi. – ricorda Emmanuel nel corso di un’intervista rilasciata alla versione cartacea di France Football – Dovevamo scendere per una collina e salirci poi al ritorno. Dovevano essere tre o quattro chilometri tra casa e il campo.”

La svolta arriva otto anni più tardi, quando sbarca a Clairefontaine con una rappresentativa martinicana per un torneo nazionale.
Lui, numero 9 e fascia di capitano al braccio, dimostra di non essere giocatore qualsiasi, marcando una rete in ciascuna delle tre partite disputate e creando fermento tra gli scout presenti a bordo campo, che ne notano subito le grandi capacità.

Lione, Marsiglia, Paris St. Germain e St. Etienne si lanciano quindi alla caccia di questo ragazzino terribile, cercando di convincerlo a trasferirsi nel proprio settore giovanile. A spuntarla, alla fine, sono i Verts, scelti per la loro “reputazione di permettere ai propri giovani di giocare in prima squadra”.

Trasferitosi all’ASSE nel luglio 2005 è a partire dalla stagione 2008/2009 che inizia a fare stabilmente parte del giro della prima squadra: “Fu l’arrivo di Alain Perrin a cambiare le cose. Con lui sono passato progressivamente dalla CFA (il campionato amatoriale francese in cui giocava con la squadra riserve, ndr) alla L1 (la massima serie francese, ndr). Mi fece giocare dieci minuti una volta, quindici l’altra e via così”.

L’esordio assoluto in maglia Verts arriva il 17 dicembre del 2008, quando scende in campo contro il Valencia. La sua prima rete è segnata invece il maggio successivo, a Le Havre.
La stagione seguente Perrin è sostituito da Galtier, che continua il processo graduale di integrazione del giovane martinicano in prima squadra. E la svolta arriva in un match di coppa disputato contro l’OM, quando Emmanuel parte per la prima volta titolare: “Non segnai, ma pesai enormemente sul gioco della mia squadra disputando un grande match. Fu lì che mi resi conto delle mie qualità e mi scrollai di dosso tutta la timidezza”.
Stagione, questa, che si chiude in maniera molto positiva per lui, con 10 reti realizzate (miglior goleador stagionale della sua squadra) e 3 assist distribuiti in trentaquattro presenze totali risultando decisivo per la salvezza della squadra: oltre al buon apporto nel corso dell’anno, infatti, fu sua la rete salvezza segnata il 5 maggio scorso contro Boulogne.

Quest’anno, poi, Rivière si è trovato giusto al centro dei piani tecnici del suo club: proprio la sua presenza in rosa, infatti, ha convinto i dirigenti Verts che si sarebbe potuto sacrificare Bafe Gomis, liberato e lasciato andare a Lione, puntando proprio sul giovane della Martinica come suo sostituto.
E lui sta ripagando la fiducia: otto presenze sino ad oggi, di cui sei da titolare, condite da una rete e due assist, ma soprattutto tanta qualità. Prestazioni, queste, che hanno contribuito in maniera fattiva a trascianare l’ASSE all’attuale secondo posto, giusto un punto dietro il Rennes capolista. Situazione assolutamente impossibile da prevedere, ad inizio stagione.

Per il futuro Rivière ha le idee chiare ed un grande sogno in testa: guadagnarsi la nazionale maggiore, dopo aver già giocato in tutte le rappresentative giovanili Bleus. Nel contempo, però, sta già facendo un pensierino all’Inghilterra, in particolar modo a quell’Arsenal in cui gradirebbe così tanto giocare, essendosi innamorato dei Gunners per via del fatto che lì giocava il suo idolo calcistico assoluto, Thierry Henry (la cui madre, tra l’altro, era martinicana come lui).
Prima di sbarcare a Londra, comunque, vorrebbe disputare questa stagione in maglia Verts per poi spiccare il volo verso una delle grandi di Francia. Solo allora, con già un buon bagaglio d’esperienza sulle spalle, si sentirebbe davvero pronto a tentare l’avventura inglese.

CARATTERISTICHE

Fisico discreto, buona velocità e senso del goal. Queste sono alcune delle caratteristiche principali di Emmanuel Rivière, nuova star della squadra che fu, un tempo, di Michel Platini.

Nasce prima punta pura, ma sa adattarsi anche all’ala. Nel 4-5-1 disegnato da mister Galtier, comunque, il nostro occupa proprio la posizione di unica punta, trovandosi quindi a dover battagliare tutto solo al centro delle difese avversarie cercando di mettere per quanto possibile in difficoltà le stesse e di aprire spazi per i compagni, in particolare per quel Dimitri Payet che proprio grazie al suo gioco sta vivendo un inizio di stagione su livelli pazzeschi, con ben sette reti realizzate in otto match, tutti giocati da ala.

Tecnicamente dotato, Rivière è giocatore di carattere: non si arrende mai, lottando su ogni pallone.
Poco freddo sottoporta, forse, è comunque capace di giocate risolutrici anche a tu per tu col portiere. Un po’ come fatto lo scorso sedici gennaio contro il Grenoble: taglio a sfruttare il buco lasciato dalla difesa e pallonetto delizioso a scavalcare il portiere, freddato dalla sua conclusione.
Freddezza, questa, che non dimostra comunque in ogni singola occasione. Ma del resto è giovanissimo, avrà tutto il tempo per crescere e migliorare questo aspetto che essendo caratteriale non può che essere particolarmente inficiato dall’età.

Detto di un’occasione in cui si dimostrò implacabile sottoporta è giusto citarne anche una in cui, invece, riuscì sì a segnare ma solo dopo aver fallito per poca lucidità la prima conclusione: giusto un mese più tardi del pallonetto col Grenoble Riviere gioca negli ottavi di Coppa contro il Vannes e viene liberato a tu per tu con il portiere avversario dall’assist di un compagno. La prima conclusione, quindi, la effettua in fretta e furia, quasi ad occhi chiusi, facendosi respingere il pallone dalla manona avversa. Palla che però, per sua fortuna, gli torna sui piedi, così che la può comodamente depositare in rete.

Qualità interessanti, insomma, per questo ragazzo, che fa del movimento una delle sue caratteristiche principali. Giocatore da tenere d’occhio sicuramente. Ma del resto, almeno secondo radiomercato, in tanti starebbero seguendone i progressi: a partire dall’Arsenal di un Arsene Wenger sempre attento alle vicende d’Oltralpe (e proprio i Gunners sarebbero i principali favoriti al suo acquisto) per arrivare alla Juventus, passando per Lione e Marsiglia. Queste sarebbero le principali pretendenti al nuovo gioiellino proveniente dalla Martinica.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

E’ sempre difficile dire dove possa arrivare un ragazzo di vent’anni, a meno che non si abbia la capacità di prevedere il futuro o leggere all’interno di una sfera di cristallo ciò che sarà.
Io purtroppo non ho queste capacità sovrannaturali, quindi non mi arrischio troppo in un giudizio.

Sicuramente impressiona abbastanza il fatto che un giocatore così giovane sia già in grado di reggere da solo un intero reparto in un campionato comunque piuttosto competitivo, per quanto non ai vertici mondiali, come quello francese. Segno di una già spiccata maturità tattica e non solo.

Difetti da limare ce ne sono, tra questi quello già citato della freddezza una volta giunto a tu per tu col portiere. Ma sono tutte cose assolutamente migliorabili.

Lui si ispira ad Henry, ma è onestamente difficile pensare possa ripercorrere appieno le orme tracciate e la carriera compiuta da Titì.

Nonostante questo stiamo comunque parlando di un giocatore particolarmente interessante e che potrebbe davvero, un giorno, finire per coronare i suoi sogni: giocare in una grande d’Europa e vestire la maglia della nazionale maggiore francese. A quel punto, quindi, parleremmo comunque di un giocatore di grande valore, Herny o meno.

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Kebano al suo arrivo al PSG

Il nostro viaggio alla scoperta dei giovani talenti della nuova generazione continua con la trentunesima puntata della rubrica Stars of the Future, che coincide anche con la quinta intervista fatta da questo blog.
Dopo aver fatto due chiacchiere con Simone Sini, Luca Santonocito, Marco Duravia ed Alessandro De Vitis, infatti, Sciabolata Morbida valica i confini italiani per andare ad incontrare Neeskens Kebano, giovane in forza alle giovanili del PSG e punto di forza dell’ultima nazionale under 17 francese, quella che naufragò nel corso degli ultimi europei di categoria fallendo così la qualificazione al Mondiale nigeriano poi vinto dalla Svizzera.

Ma chi è Neeskens Kebano e, soprattutto, a cosa è dovuto il suo nome, così particolare ed inusuale?

Nato il 10 marzo 1992 a Montereau, piccolissimo centro abitato della Loiret. Lui, originario del Congo, è però francese al 100%, tanto da vestire con orgoglio la maglia dei Blues.
Per quello che riguarda il suo nome, invece, Neeskens dice che “Mio padre fu un grande fan dell’olandese Johan Neeskens, giocatore che giocò nell’epoca d’oro dell’Ajax, squadra con la quale vinse tre Champions League. Mio padre lo ammirava talmente tanto da decidere di darmi il suo nome”. Scelta sicuramente quantomeno bizzarra per quanto io, da fanatico del calcio quale sono, non posso non apprezzarla. Neeskens Kebano, per altro, mi suona anche abbastanza bene.

In casa, insomma, Neeskens respirava calcio fin da piccolissimo. Però non fu questo il primo sport che iniziò a praticare: “Ero immerso nel calcio sin da piccolissimo per quanto, però, iniziai a praticare il judo come primo sport. Anche se la cosa durò molto poco”.

A sei anni, infatti, la decisione, naturale direi per un ragazzo che porta un nome come il suo, di dedicarsi al calcio, sport per il quale, si nota subito, è peraltro molto portato. “Iniziai a giocare all’età di sei anni a Montereau, nella squadra del mio paese. Lì vi rimasi per 8 anni, quando poi passai nelle giovanili del Paris Saint Germain, squadra nella quale milito tutt’ora”.
Squadra nella quale milita ancora oggi, come giustamente ci tiene a sottolineare reputando un onore vestire una maglia del genere, e con la quale ha già vinto tanto, almeno a livello giovanile: “Da quando sono a Parigi ho vinto diversi trofei: la Coupe de Paris, il Torneo di Dubai ed i campionati nazionali under 14, 15 e per ben due volte l’under 16”. Neeskens, non ancora diciottenne, ha già un palmares importante, insomma. E chissà che non possa arricchirlo più avanti, nel corso della sua carriera da pro.

Logico, essendo entrati in tema PSG, chiedergli cosa voglia dire per un ragazzino come lui vestire una maglia così prestigiosa e vivere in una città tanto importante come lo è la capitale di Francia: “Al PSG vivo molto bene, c’è un bell’ambiente e mi diverto anche molto al Centro (Centro di Formazione del PSG, ndr). Nonostante quello che si possa pensare, quindi, la vita in una squadra gloriosa come questa non è molto difficile, non subiamo particolari pressioni”. Ed è sicuramente questo uno dei segreti del Centro del PSG che in questi anni sta sfornando tanti buoni giocatori (Sakho in primis, ma anche un coscritto e compagno anche di nazionale di Neeskens, quel Jimmy Kamghain che ha già firmato un contratto da pro e su cui si è già mossa una squadra sempre attenta ai giovani quale è l’Arsenal).

E per quest’anno cosa aspetta il giovane Kebano? “Per questa stagione sono stato aggregato al PSG CFA e penso di rimanerci fino al termine della stagione”. Il CFA, per chi non lo sapesse, altro non è che il Campionato Francese Amatori, anche conosciuto come National 2. Praticamente, per fare un paragone con l’Italia, è la quarta serie francese, quello che da noi è la Seconda Divisione di Lega Pro. Anche se le cose, in Francia, sono diverse: le squadre della CFA, infatti, sono o squadre riserve delle grandi società (come quella in cui gioca Neeskens) o squadre semiprofessionistiche.
Non lasciatevi ingannare da questa cosa, però. Riguardando i vincitori degli ultimi campionati, infatti, si può notare come ci siano state anche squadre di un certo livello che hanno poi dato la scalata al calcio francese: nel 1998 a laurearsi campione fu il Valenciennes, squadra che è oggi in Ligue 1. Lo stesso dicasi per il Boulogne, capace di vincere il campionato nel 2005 per arrivare in Ligue 1 quest’anno. Notevole anche il risultato del Clermont Foot (squadra in cui gioca Yacine Brahimi, giocatore di cui abbiamo parlato qualche mese fa), club oggi ben saldo in Ligue 2.

Neeskens Kebano è una delle stelle del PSG CFA

E se l’immediato futuro è tra gli amatori, quello a medio termine dove lo vede? In prima squadra, forse? “Non saprei proprio dire quale possa essere il mio spazio nel mondo del calcio”. Doveroso quindi, dopo una risposta del genere, chiedergli quale sia il suo sogno calcistico. E ci si aspetterebbe la citazione di una vittoria in Champions League, se non al Mondiale. E, invece, Neeskens dimostra di essere una persona sì di poche parole, ma sicuramente anche molto umile: “Sogno di diventare un calciatore professionista”.
Un sogno che non si può certo definire volo pindarico e che, possiamo dirlo con estrema sicurezza, si avvererà presto. Un talento del genere, infatti, non può non arrivare a firmare un contratto da pro.

Neeskens che fa tanta tenerezza anche quando ci parla del momento più bello ed emozionante vissuto nella sua sinora pur breve carriera calcistica. Anche qui ci si aspetterebbe che venissero citati i trofei vinti, le esultanze per i campionati conquistati, qualche vittoria particolarmente soddisfacente ottenuta con la nazionale. Neeskens, invece, è un ragazzo molto più semplice: “Il momento più bello della mia vita calcistica fu il giorno in cui mio padre mi vide segnare il primo goal”.

Semplice, ma anche superstizioso. Quando gli chiedo chi dei suoi compagni potrebbe arrivare ad imporsi ad alti livelli, infatti, risponde così: “Preferirei non rispondere a questa domanda, non vorrei portare sfortuna a qualcuno di loro…”.
E se per quanto riguarda i compagni avuti preferisce non sbilanciarsi su nessuno diverso è il discorso riguardante gli avversari incontrati con PSG e rappresentative nazionali: “Giocando in campionato con il PSG non ho incontrato avversari particolarmente forti. Giocando con la nazionale, invece, mi ha particolarmente impressionato Adrià Carmona, ala spagnola in forza al Barcellona”. E se un po’ stupisce la prima parte, quella relativa agli avversari incontrati in terra di Francia, sicuramente non stupisce particolarmente la seconda: Carmona, infatti, è un giocatore dotato di notevole talento.

Per quello che riguarda il calcio professionistico, invece, Neeskens non ha dubbi e ci dice con fermezza chi sia, secondo lui, il miglior giocatore francese attualmente: “Anelka”. Così come non mostra nessun tentennamente nemmeno quando gli chiedo di dirmi con quale star del passato vorrebbe giocare se potesse usufruire di una macchina del tempo: “Platini”.
Certo, forse suo padre avrebbe preferito che a questa domanda rispondesse “Johan Neeskens”!

Un’intervista con un giocatore che ha partecipato all’ultimo Europeo under 17 non poteva non andare a parare proprio su quella competizione. Il 12 maggio scorso, tra l’altro, la rappresentativa francese incontrò proprio i nostri ragazzi e venne sconfitta dalla squadra di Salerno. Chi segnò l’unico goal francese di quella partita? Indovinate… “Penso che quella italiana sia una buona squadra, con già molta esperienza. Il ricordo più bello che manterrò della partita che ci vide scontrarci agli Europei è sicuramente il goal che segnai”. Già, proprio lui!
Quell’Europeo, comunque, fu un fallimento per i francesi, che pure vi erano arrivati carichi di aspettative: Tambe, Appiah, Situ, Kebano, Kamghain erano solo alcuni dei tanti ragazzi che componevano la rosa dei Galletti. Giocatori di assoluto livello per la categoria, ma che non sono riusciti a trovare la giusta quadratura. Al riguardo, comunque, Kebano vede solo la parte positiva della faccenda: “Credo sia stata comunque una buona esperienza e che ci aiuterà in futuro e nella nostra cresciuta”.

Una volta introdotto il discorso Italia, comunque, era giusto cavalcare l’onda e sentire un po’ cosa Neeskens avesse da dire sul nostro calcio: “Penso che quello italiano sia un buon campionato, dove non mi spiacerebbe affatto giocare. La mia squadra italiana preferita è l’Inter”.

Kebano è uno dei migliori talenti under 17 di Francia

Centrocampista dalle spiccate doti offensive ha in Cristiano Ronaldo il proprio idolo. Ma prima che un giocatore di calcio Neeskens è un ragazzo come tutti: “Amo giocare con i videogame ed ascoltare musica: zouk, rap ed r’n’b sono i miei generi preferiti”.

Ragazzo tranquillo e con la testa sulle spalle. Non si pone obiettivi ma spera di realizzare il suo sogno. Un 17enne come tanti, ma che più di tanti ha un talento raro nel giocare il pallone.

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Situ è stato aggregato alla squadre riserve dellRCL (rclens.fr)

Situ è stato aggregato alla squadre riserve dell'RCL (rclens.fr)

Nacque il 18 marzo del 1992 a Rouen, città a nord-ovest della Francia (capoluogo della Senna Marittima) che diede i natali a David Trezeguet, Darnel Situ, difensore in forza al Lens che è già, da due anni a questa parte, un punto fermo delle nazionali giovanili francesi, essendo stato capitano delle rappresentative under 17 e 18.

Ben messo fisicamente con i suoi 188 centimetri d’altezza per 77 chilogrammi di peso Darnel fa pesare le sue origini congolesi da un punto di vista fisico-atletico: nonostante i 17 anni di età, infatti, è già molto maturo sotto questi punti di vista, tanto da sperare già in un suo approdo tra le fila della prima squadra del Lens, club nel quale milita dall’età di 11 anni.

I primi calci ad un pallone iniziò a darli nel CF SER, piccola società di Saint-Etienne-du-Rouvray, cittadina sita a pochi chilometri da Rouen.
Qui Darnel iniziò a giocare come attaccante, anche se fu presto spostato nel ruolo di centrale difensivo.

All’età di 11 anni, quindi, passò uno dei tanti provini che il Lens organizzava per recrutare i migliori prodotti giovanili delle regioni vicine (Lens, infatti, si trova nella regione del Nord Pas de Calais, a differenza di Saint-Etienne-du-Rouvray, che si trova nella vicina Alta Normandia) ed insieme alla famiglia prese una decisione piuttosto sofferta per un bimbo di quell’età: lasciare i suoi cari per raggiungere il centro di pre-formazione della società Sang et Or, dove gioca tutt’ora.

I primi periodi furono per lui piuttosto difficili: la lontananza dalla famiglia unita all’incontro di persone e situazioni nuove lo mise un po’ in crisi. Darnel, però, era già all’epoca un ragazzino dal carattere forte e deciso, ed in breve tempo si integrò perfettamente nella nuova realtà.
Quello stesso carattere che lo portò ad allontanarsi da Rouen e dai suoi cari pur di inseguire il suo sogno di diventare calciatore lo porta oggi ad essere il condottiero delle varie rappresentative giovanili francesi in cui si trova a giocare.

Le sue indubbie qualità tecnico tattiche unite alla forza di volontà di cui abbiamo appena parlato lo portarono subito a dimostrare ai tecnici dell’RCL che fosse un giocatore sul quale puntare forte. Al suo arrivo a Lens, quindi, venne subito integrato nei Benjamin deuxieme année, la squadra dei ragazzi più grandi di lui di un anno. In un batter d’occhio, però, venne subito promosso, trovandosi a giocare con e contro gente di due anni più grande (ed a quell’età le differenze di questo tipo si vedono e sentono tremendamente, di solito).
Oggi, invece, Situ gioca nella squadra riserve ma, come detto, ha già rilasciato proclami battaglieri: nonostante non abbia ancora raggiunto la maggiore età, infatti, Darnel ha già ammesso candidamente di puntare ad un posto tra le fila della prima squadra. La voglia di sudare e spendersi per questo obiettivo non gli manca di certo, vedremo quindi se riuscirà a breve a centrare il suo obiettivo.

Situ ritratto con Dennis Appiah, con cui forma una coppia centrale di assoluta affidabilità nelle rappresentative nazionali (uefa.com)

Situ ritratto con Dennis Appiah, con cui forma una coppia centrale di assoluta affidabilità nelle rappresentative nazionali (uefa.com)

Di certo i dirigenti Sang et Or devono stare attenti: il ragazzo, infatti, ha già ricevuto la corte del Manchester United, con gli emissari dei Red Devils che l’hanno avvicinato al termine di un match disputato con l’under 17 per proporgli un trasferimento dall’altra parte della manica.
Ferguson stesso si sarebbe speso in prima persona per convincere il ragazzo che, in realtà, non aspettava altro che una chiamata del genere. I dirigenti francesi, però, hanno bloccato tutto, facendo saltare la trattativa.
Ora, quindi, sembra quasi inevitabile il salto in prima squadra. Sarebbe come una sorta di risarcimento per avergli fatto perdere l’occasione di trasferirsi a Manchester.

Di certo, comunque, Darnel non si può nemmeno lamentare: a dispetto della giovanissima età, infatti, i dirigenti dell’RCL gli hanno già fatto firmare il suo primo contratto pro, segno che, evidentemente, nell’estremo nord est della Francia puntano forte sul condottiero di Rouen.

Situ nella sua carriera giovanile ha già comunque avuto modo di cimentarsi contro avversari di assoluto valore con i quali si è dovuto misurare in vista di un futuro da professionista.
Proprio parlando di quelli che gli hanno dato più filo da torcere Darnel ha fatto due nomi, individuando l’avversario più ostico tra quelli incontrati sul suolo francese e quello che gli ha dato più problemi con la maglia della nazionale.
Nel primo caso la scelta è caduta su Eden Hazard, stellina della nazionale belga che Situ ha avuto modo di affrontare quando ancora il vallone non aveva fatto il salto tra le fila della prima squadra del Lille, dove oggi è già un elemento insostituibile.
In relazione al secondo, invece, ha citato il nostro Alberto Libertazzi, attaccante in forza alla primavera juventina e già inserito in molte nostre rappresentative nazionali giovanili che fece letteralmente dannare il buon Darnel al torneo Val de Marne del 2007. Una prestazione maiuscola per il nostro, tanto scintillante da essere ancora impressa nelle retine del condottiero di Rouen.

Detto degli avversari che gli hanno dato più filo da torcere, quindi, è anche bene citare i giocatori cui si ispira: tra i difensori suoi connazionali quello che sente più vicino è quel Philippe Mexes che alla sua età era già una sorta di star ad Auxerre, dove era ritenuto il futuro del calcio francese tutto. Parlando di difensori di altre nazionalità, invece, Darnel si rivede in Rio Ferdinand, roccioso colored in forza proprio a quel Manchester United dove ha tanto sperato di trasferirsi mesi orsono.

United che è anche il club europeo per il quale ambirebbe giocare potesse scegliere, mentre limitandosi al territorio nazionale cita il Paris Saint Germain come sogno.
Sempre a proposito di sogni nel cassetto è la Coppa del Mondo a stare al centro d’essi, come è normale per un calciatore. Specialmente a quell’età.

Darnel Situ, già capitano delle rappresentative francesci under 17 e 18 (rclensois.fr)

Darnel Situ, già capitano delle rappresentative francesci under 17 e 18 (rclensois.fr)

Will Smith, Michael Jordan e 50 Cent sono i suoi idoli, mentre Wenger e Mourinho gli allenatori che più stima.

Insomma, un 17enne come tanti, con gusti semplici e massificati.
A differenza di tanti, però, ha ricevuto in dono un talento speciale: quello di saper giocare a calcio a grandi livelli.

Vedremo quindi nei prossimi anni se saprà evolversi o meno.

Di certo a Lens si aspettano di aver trovato la colonna della loro difesa per gli anni a venire.

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Yacine Brahimi, speranza del calcio francese (uefa.com)

Yacine Brahimi, speranza del calcio francese (uefa.com)

Il calcio francese sta attraversando un periodo transitorio iniziato dopo la sconfitta subita in finale Mondiale contro gli Azzurri.
A livello di nazionale maggiore, infatti, i galletti hanno disputato un pessimo Europeo e stanno faticando parecchio per strappare un pass verso il Sudafrica.

Il futuro, però, sembra molto più roseo del presente e con ogni probabilità passerà anche dai piedi di Yacine Brahimi, astro nascente del calcio giovanile francese messosi in luce all’ultimo Europeo under 19.

Nato l’8 febbraio 1990 a Parigi (ha doppio passaporto francese ed algerino) iniziò la sua carriera di giovane calciatore all’ASB Montreuil dove arrivò a 7 anni e dove rimase sino al 2001, quando decise di passare al CO Vincennes. Altri quattro anni e l’approdo alla prima squadra della capitale francese, quel PSG che come abbiamo già avuto modo di ripetere più volte sta investendo moltissimo sul proprio settore giovanile.

A 13 anni, però, la decisione di lasciare il PSG per trasferirsi all’Institut National du Football de Clairefontaine, centro tecnico nazionale aperto nel 1988 e diretto dalla Federazione calcistica Francese che ha come mission proprio quella di far crescere al meglio, tanto tecnicamente quanto umanamente, i migliori prospetti d’oltralpe.
Di qui, infatti, sono passati negli anni giocatori importanti come Nicolas Anelka, Thierry Henry, Hatem Ben Arfa, Philippe Christanval, Richard Dutruel, Jean-Luc Ettori, Jacques e Ricardo Faty, William Gallas, Jerome Rothen, Louis Saha, Blaise Matuidi, Abou Diaby ed altri. Insomma, buona parte della creme del calcio giovanile francese.

Dopo tre anni al centro di formazione di Clairefontaine, poi, il salto definitivo: siamo nel 2006 e Yacine sceglie Rennes come luogo ove completare la propria formazione. Lo scorso 23 giugno, quindi, la firma sul suo primo contratto da professionista, giusto una decina di giorni prima di finire in prestito al Clermont Foot (dove indosserà la casacca numero 26), società che disputerà il prossimo campionato di Ligue 2 e che lo aspetta a braccia aperte.

Yacine, infatti, è un giovane di talento il cui valore era conosciuto in tutta la Francia, ma le cui quotazioni sono aumentate a dismisura dopo quest’ultimo Europeo ed i tifosi del suo nuovo club non vedono l’ora di vederlo in campo con la maglia rossoblù del club per cui fanno il tifo, speranzosi che i suoi numeri e le sue giocate possano trascinare la squadra verso un sogno chiamato Ligue 1.

Impresa non impossibile se Brahimi dovesse mantenere le promesse fatte a questo Europeo e se i vari Mickael Fabre (ex Bologna e Fiorentina), Mehdi Benatia (nazionale marocchino ex Olympique Marsiglia), Ahmed Reda Madouni (ex Borussia Dortmund e Bayer Leverkusen), Rachid Hamdani (nazionale olimpico marocchino già convocato anche in nazionale maggiore, ex Nancy), Mustapha Yatabaré (attaccante nel giro della nazionale maliana) e, perché no, il nostro Carlo Vecchione (ex Juventus, approdato anch’egli questo luglio alla società francese) daranno il contributo che ci si aspetta da loro alla squadra.

C’è quindi molta curiosità attorno all’arrivo di Brahimi, previsto per questa settimana. Addetti ai lavori e tifosi, infatti, sono curiosissimi di vedere come il giocatore saprà ambientarsi nella sua nuova squadra e come saprà approcciarsi al calcio professionistico. Il prossimo 7 agosto, con i rossoblù impegnati allo Stade Gabriel Montpied di Clermont Ferrand, potremo già averne un primo assaggio in quanto che il ragazzo potrebbe fare il suo esordio coi nuovi colori nella prima di campionato che vedrà il CFA63 opposto all’Arles.

Yacine, in attesa di togliersi qualche sfizio con la maglia del Clermont Foot, ha già messo in mostra qualità interessanti che lo hanno portato anche ad arricchire il proprio palmares con un campionato nazionale under 18 in maglia Rennes e, sempre col club bretone, una Coupe Gambardella, corrispettivo giovanile della Coupe de France.

Negli anni, tra l’altro, il suo impiego è andato via via aumentando: titolare dell’under 18 ha altresì giocato 2 match disputati nella Gambardella 2006/2007, 7 e 2 reti più 18 e 1 rete tra Gambardella e campionato amatoriale la stagione successiva e 4 e 4 reti con 22 match e 3 goal tra Gambardella e campionato scorso.

Purtroppo per lui, però, tutti gli sforzi fatti per raggiungere la vittoria anche in quest’ultimo Europeo under 19 sono risultati vani e le sue buone prestazioni non sono bastate a trascinare la Francia alla vittoria, con i Galletti arresisi all’Inghilterra in semifinale.

Brahimi (in passato già punto fisso dell’under 17, dove disputò 12 partite realizzando una rete, oltre che nel giro di under 16 e 18), comunque, resta la stella di questa formazione con i suoi 12 goal in 18 partite, score assolutamente straordinario per un centrocampista pur con caratteristiche spiccatamente offensive come le sue.

Yacine che aveva letteralmente trascinato la rappresentativa francese a questa fase finale sfornando goal e prestazioni d’antologia a ripetizione: doppietta contro Liechtenstein e Malta, rete decisiva a dieci dal termine contro l’Irlanda, biglietto per l’Ucraina più vicino.

Non contento ha però continuato a segnare anche nel corso delle amichevoli preparatorie alla fase elite: goal contro la Scozia nella sua Clairefontaine, goal all’Ucraina, doppietta nel 7 a 0 dei suoi alla Finlandia, sempre a Clairefontaine.
Nella fase elite è poi rimasto a secco (cosa che non gli ha comunque impedito di risultare il miglior marcatore francese di queste qualificazioni), per rifarsi però nel corso dell’Europeo con una rete alla Serbia, nel corso della partita d’esordio, ed una, decisiva per l’accesso alla semifinale, contro la Spagna. Ma non solo: nella sconfitta 3 a 1 subita contro quelli che si laureeranno poi vicecampioni europei, infatti, servirà anche un assist al bacio per Gueye, il tutto dopo aver saltato con stile due avversari.

Brahimi, centrocampista offensivo faro dellunder19 francese

Brahimi, centrocampista offensivo faro dell'under19 francese

175 centimetri d’altezza per 65 chilogrammi di peso Yacine Brahimi è un giocatore leggerino che sfrutta però questa condizione per divenire un furetto inarrestabile: tecnica, dribbling e velocità, infatti, non gli mancano e lo rendono quell’incursore micidiale che si sta facendo apprezzare con le rappresentative giovanili, tanto nazionali quanto di club.
Non solo dribbling e goal nel suo bagaglio tecnico: come tutti i centrocampisti offensivi, è ottimo anche in rifinitura.

Il suo nome era sconosciuto ai più fino a questa estate. Dopo il grande Europeo disputato, però, le cose stanno già iniziando a cambiare e molte società, soprattutto in Francia, inizieranno a mangiarsi le mani per non essersi mosse prima su di lui.

Il Rennes, dal canto suo, si coccola il suo gioiellino, con la consapevolezza di avere un potenziale crack tra le mani.

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Mavinga si è recentemente trasferito dal PSG al Liverpool (anfieldway.co.uk)

Mavinga si è recentemente trasferito dal PSG al Liverpool (anfieldway.co.uk)

Nato il 26 maggio 1991 a Meaux, dipartimento Senna e Marna, Chris Mavinga è uno dei più interessanti prospetti francesi emigrati all’estero.

Migrazione che, nel suo caso, è avvenuta recentemente: qualche settimana fa, infatti, Chris ha ceduto alle sirene inglesi e si è trasferito in Inghilterra, più precisamente a Liverpool.
Rafa Benitez ha anticipato tutti nella corsa al giovane difensore francese scuola PSG, assicurandosi i suoi servigi per i prossimi 3 anni.

Solo l’aprile scorso il ragazzo era stato molto vicino al solito Arsenal, club rapace nei confronti dei giovani, in special modo se francesi.
Arsene Wenger, tecnico Gunners, aveva infatti ricevuto ottime relazioni su questo giovane colored da Gilles Grimandi, scout della società londinese che già in passato aveva consigliato, tra gli altri, Jimmy Kamghain, anch’esso vicino al trasferimento a Londra prima della firma sul primo contratto pro della sua vita. Jimmy che, guarda caso, è anch’egli un prodotto del floridissimo vivaio parigino, che in questi ultimi anni sta producendo potenziali crack a ripetizione (primi fra tutti Mamadou Sakho e David N’Gog, con quest’ultimo anch’egli in forza al Liverpool).

Wenger che, tra l’altro, voleva portarlo a Londra assieme ad un altro difensore parigino, quel Mamadou Sakho ormai stabilmente in prima squadra cui Mavinga, almeno tatticamente, si rifà un po’, pur con tutte le differenze del caso.

All’epoca, però, le avances londinesi non avevano convinto il ragazzo (così come niente si fece in relazione a Sakho), che già da gennaio aveva iniziato ad essere aggregato frequentemente in prima squadra dall’allora tecnico Le Guen.
Tifosissimo del PSG, infatti, Mavinga aveva declinato l’offerta Gunners per poter continuare a coltivare il suo sogno: quello di poter giocare al Parco dei Principi con la maglia della sua società del cuore.
Giusto con l’uscita delle prime voci riguardanti un suo eventuale passaggio ai Reds, infatti, Mavinga si era affrettato a dichiarare che “Il mio contratto giovanile scade a fine stagione ma non è una questione di soldi, voglio sentirmi bene a livello sportivo. Comunque non partirò da qui prima d’aver giocato al Parc des Princes”.

Mavinga è stato aggregato alla squadra riserve del Liverpool (excite.com)

Mavinga è stato aggregato alla squadra riserve del Liverpool (excite.com)

A fine stagione, però, si è rotto qualcosa nel rapporto tra lui e la società, tanto da spingerlo a lasciare Parigi, il PSG ed abbandonare il sogno d’esordire al Parco dei Principi.
Queste le sue dichiarazioni in merito al trasferimento al Liverpool, visto tanto come un rischio quanto come un’opportunità: “Il Liverpool mi seguiva da un anno. In aprile il loro Direttore Sportivo mi ha contattato. Ho anche parlato con Benitez, mentre non ho avuto nessun faccia a faccia con Alain Roche o Antoine Kombouaré (attuale tecnico del PSG, ndr). Ho fatto attendere il Liverpool, che però premeva. Poi Le Guen, che mi aveva aggregato alla prima squadra, è partito ed ho avuto l’impressione che il PSG mi proponesse un contratto solo per bloccarmi. Volevo davvero saggiare il campo del Parc des Princes. Avrei molto voluto indossare questa maglia, il PSG è il mio club”.

Si sarebbe quindi sentito come abbandonato a sè, poco amato… in un momento in cui, tra l’altro, la sua società stava cominciando a studiare i primi contratti da professionista per i vari Areola, Kamghain, També e Makonda.
Da qui la decisione di lasciare Parigi, con conseguente accettazione dell’offerta Reds.

Mavinga, punto fermo della rappresentativa francese under 18, ha quindi giocato la sua prima partita dal primo minuto con la maglia delle riserve del Liverpool lo scorso mercoledì, giocando mediano davanti alla difesa.
Perché Chris, che dicevamo somigliare vagamente all’ex compagno di club Sakho, è un giocatore molto duttile: non solo centrale difensivo e terzino sinistro come Mamadou, ma anche, all’occorrenza, schermo sulla propria trequarti.
La partita, giocata contro il Cambridge e vinta dai suoi per 1 a 0, è stata positiva, tanto da spingere il nuovo tecnico John McMahon (subentrato lo scorso 8 giugno a Gary Ablett) a tesserne le lodi a fine partita: “Per essere stata la prima volta che giocava 90 minuti con noi si è ben comportato. Grande atletismo, ottimo senso della posizione, ha fatto dei grandi interventi”.

Chris non esordirà al Parc des Princes come sognava da bambino (dailymail.co.uk)

Chris non esordirà al Parc des Princes come sognava da bambino (dailymail.co.uk)

E chi meglio del suo attuale tecnico può descriverlo?
Chris, infatti, nonostante abbia un fisico ancora migliorabile (180 centimetri per soli 65 chilogrammi, cosa che lo fa perdere molto nei confronti di Sakho, giusto per continuare il paragone) ha l’esplosività atletica tipica dei giocatori di colore, un senso della posizione sviluppatosi al meglio in una delle migliori scuole calcio al mondo ed un tempismo che lo porta a sbagliare raramente l’intervento.

Un mix importante, quindi, per un giocatore che cercherà di entrare nel grande calcio conquistandosi un posto in uno dei club più blasonati al mondo.

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Ha solo 16 anni Yaya Sanogo, essendo nato il 27 gennaio 1993, ma è già ritenuto un fenomeno assoluto in Francia.

Yaya Sanogo esulta dopo una delle sue reti al Mali siglate nel secondo match del Tournoi de Montaigu

Yaya Sanogo esulta dopo una delle sue reti al Mali siglate nel secondo match del Tournoi de Montaigu

Tra le sue fortune, oltre ai doni ricevuti da madre natura, il fatto di aver riscosso l’interesse, quando ancora giocava nel Les Ulis, di una delle società francesi col miglior settore giovanile, il cui nome completo è già di per sè tutto un programma: l’Association de la Jeunesse Auxerroise. Questo club, infatti, vanta uno dei più floridi vivai d’Europa: qui hanno imparato il mestiere del calciatore, tra gli altri, Basile Boli, divenuto professionista proprio dopo il suo arrivo all’Abbé Deschamps, Philippe Mexes, che tirò i primi calci nel Tolosa prima di trasferirsi – proprio a 16 anni – nell’AJA, Djibril Cissè ed Eric Cantona.
Una garanzia del calcio giovanile, insomma.

Sulla sua carriera, per ovvi motivi, c’è poco da dire: a 16 anni non ha ancora un passato da calciatore, bensì solo un futuro da costruire.
Ad oggi, però, ha già fatto parlare molto di sè tra gli esperti di calcio giovanile: capitano dell’under 16 francese, infatti, ha già realizzato 18 marcature in 18 incontri con questa rappresentativa, media, questa di un goal a partita, che mantiene anche nel club (ha giocato l’ultimo campionato aggregato alla formazione Nazionale under 16 dell’AJA). Uno score davvero impressionante anche per questa punta dal fisico notevole, ben 190 centimetri per 80 chili di peso.

Il suo mix di potenza fisica, velocità e fiuto del goal (abbinato alla capacità di concludere a rete tanto di destro quanto di sinistro, oltre che di testa) sta portandolo a diventare un vero spauracchio non solo per le difese francesi, ma per quelle delle rappresentative giovanili di tutta Europa.

A segno in due partite su tre nel Tournoi du Val-de-Marne disputatosi tra l’ottobre ed il novembre scorso (dove i suoi batterono Uruguay ed Italia – 4 a 0 – anche grazie a lui, arrendendosi solo contro i parietà olandesi) fece ancora meglio nell’Aegean Cup disputatasi a gennaio. Qui, infatti, mise a segno ben 5 reti in quattro match, risultando decisivo sia nel 3 a 1 di Izmir contro il Belgio (dove, dopo l’iniziale vantaggio belga, suonò la carica asfaltando gli avversari con una tripletta) che nella finale di Manisa contro la Norvegia, battuta 2 a 1 con suo goal decisivo realizzato a dieci minuti dal termine; rete che, tra l’altro, l’ha laureato capocannoniere del torneo.

Sanogo in gran spolvero anche al Tournoi de Montaigu, con 5 reti nelle prime due partite (disputate contro Australia e Mali).
Per non parlare delle reti contro Germania, Irlanda, Portogallo e Galles in amichevole.

Insomma, un cannoniere inarrestabile, con la fame di chi punta in alto.

E prossimamente potrebbe concretizzare subito il trasferimento della vita: su di lui dopo il Tournoi de Montaigu, di cui è stato il capocannoniere, si stanno muovendo le inglesi con Tottenham ed il solito Arsenal di Wenger in prima fila.
Il suo contratto con l’Auxerre scade nel 2011, ma, si sa, le sterline inglesi hanno un grande fascino e con un’offerta importante, siamo sicuri, l’AJA lo lascerebbe partire.

Posto anche quanto bene siano seguiti i giovani Gunners, tra l’altro, un eventuale sbarco a Londra potrebbe giovargli. E chissà che tra qualche anno non riuscirebbe pure a guadagnarsi i galloni da titolari, andando a ricalcare le orme di un attaccante francese divenuto grande all’Arsenal: Thierry Henry.

Lui, però, dice di ispirarsi ad altri grandi attaccanti dei giorni nostri.
In una sua recente intervista apparsa sul sito della Federazione Francese, infatti, Yaya ha rilasciato questa dichiarazione: “Voglio continuare a migliorare, ad aumentare esplosività e potenza. I giocatori cui m’ispiro sono Drogba ed Adebayor, che sono ai miei occhi attaccanti completi”.

Idee chiare in testa, quindi. E la consapevolezza che per imporsi anche tra i pro debba migliorare ancora molto, perché lo strapotere fisico che esercita tra i parietà non sarebbe oggi riproducibile in un campionato come la Ligue 1.
Yaya Sanogo festeggiato dai compagni dopo la sua rete contro lUruguay al Tournoi du Val-de-Marne (fff.fr)

Yaya Sanogo festeggiato dai compagni dopo la sua rete contro l'Uruguay al Tournoi du Val-de-Marne (fff.fr)

Yaya è un ragazzo che oltre ad avere qualità fisico-atletiche e tecnico-tattiche notevoli sembra anche avere la testa sulle spalle, insomma.

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Nato il 16 agosto 1989 a Le Blanc-Mesnil, cittadina sita nella periferia nord-est di Parigi (dal cui centro dista 12,6 chilometri), Moussa Sissoko è un mediano tuttofare messosi in luce nelle ultime due stagioni passate a Tolosa, tanto da attirare su di sè le attenzioni di molti top club europei, attratti dalle sue capacità.

Tra questi, in particolare, si è parlato con grande insistenza, ad inizio della scorsa stagione, dell’interessamento di due squadre italiane: Juventus ed Inter.
Entrambe le nostre compagini, infatti, sono state colpite dalla naturalezza con cui Sissoko unisce un fisico da corazziere (186 centimetri per 83 chilogrammi di peso) ed un atletismo straripante ad una discreta capacità tecnica; Moussa, infatti, non è il classico mediano grezzo tutto polmoni e poco altro. E’ anche dotato di tempo d’inserimento e buon piede, per quanto non sia un regista.

E chissà che da qui al termine di questo mercato una delle due non faccia il colpaccio.

I primi, però, per unirlo al loro Sissoko (Mohamed, che fa sapere di non essere parente del giovane del TFC il quale però, guarda i casi della vita, indossa lo stesso numero dello juventino) dovrebbero prima smobilitare, essendo già in esubero a centrocampo. E posto quanto sembra essere difficile piazzare Almiron e Poulsen è difficile pensare che questa trattativa possa andare a buon fine.

I secondi, invece, sono alla ricerca più di un giocatore che possa fungere da vertice alto del rombo, cosa che Moussa non saprebbe fare adeguatamente. Qualora sbarcasse in Nerazzurro, comunque, potrebbe finire col diventare compagno, dall’anno prossimo, di Jonathan Biabiany (che è attualmente di proprietà della società di via Durini, ma in prestito al Parma), un giocatore con cui ha qualcosa in comune: l’ex Chievo e Modena, infatti, iniziò la sua carriera giovanile proprio nel Le Blanc-Mesnil, la squadra della cittadina che ha dato i natali a Sissoko.

Non solo squadre italiane, però: sul centrocampista francomaliano punto fermo dell’attuale under 21 transalpina, infatti, si sta muovendo anche il Tottenham, squadra che, tra le altre, sta dimostrando una grande determinazione. Che possa essere Londra la prossima destinazione di Moussa?

Sissoko che, venendo alla sua storia calcistica, inizia a tirare i primi calci ad un pallone nell’US Aulnay, piccola società di Aulnay-sous-Bois, cittadina adiacente alla sua città natale; arrivatovi alla tenera età di 8 anni vi resterà per tre stagioni, prima di passare ad una società più importante dopo che era stato individuato come ragazzino potenzialmente interessante da uno scout.

Moussa Sissoko è uno dei pezzi pregiati della rosa del Tolosa (les-tranferts.com)

Moussa Sissoko è uno dei pezzi pregiati della rosa del Tolosa (les-tranferts.com)

Nell’estate del 2000, quindi, il passaggio ai Red Star FC, club parigino attualmente militante nello Championnat de France Amateurs 2 ma che in passato era riuscito per ben cinque volte a conquistare la Coppa di Francia e che, negli anni, ha mantenuto comunque una particolare  attenzione nei confronti del proprio settore giovanile tanto che qui sono cresciuti, tra gli altri, Diaby, Itandje e Marlet.

A 14 anni, infine, il grande salto: Moussa lascia i dintorni di Parigi per trasferirsi nel sud della Francia. Ha infatti deciso di accettare le avances del Tolosa, club che non godendo di disponibilità economiche illimitate decide proprio ad inizio decennio di seguire il modello Arsenal, andando ad investire pesantemente sul settore giovanile (tant’è che due anni dopo verrà aggregato al settore giovanile anche Etienne Capoue, altro pezzo pregiato dell’under 21 francese).

Dopo tre stagioni e mezza passate nelle giovanili del TFC, quindi, a Moussa viene fatto firmare, nel gennaio del 2007, il suo primo contratto da professionista. Il luglio successivo, poi, viene definitivamente promosso in prima squadra, cui è aggregato già a partire dalla preparazione.

Il mese successivo arriva subito l’esordio in Europa, ed è un esordio importante: Moussa gioca solo 7 minuti nel terzo turno qualificatorio che il suo Tolosa affronta contro il Liverpool, ma tanto gli basta per mettere subito in mostra tutta la sua grinta, che lo porta anche a prendere un’ammonizione.

Panchinaro ad inizio stagione si guadagnerà il posto grazie ad un’ottima costanza nell’impegnarsi in allenamento e ad alcune buone prove sul campo.
Nel 2 a 0 contro l’Auxerre, poi, arriva anche la sua prima rete tra i professionisti.
Al termine della stagione, quindi, lo score di Moussa farà segnare 30 gare disputate (22 delle quali da titolare) con una rete realizzata.

La stagione successiva (la scorsa), invece, Moussa la gioca ancora meglio (il suo score conterà 34 presenze in campionato, 24 delle quali da titolare, con 4 reti realizzate più 6 presenze ed 1 rete in Coppa) tanto da meritarsi, a fine stagione, l’inserimento tra le nomination dei migliori giovani della Ligue 1 (premio che sarà vinto da Eden Hazard).

La prossima stagione, qualora dovesse rimanere a Tolosa, potrebbe fungere da definitiva rampa di lancio.

E chissà che in un futuro, magari prossimo, Domenech non provi a puntare su di lui per risollevare le sorti di una nazionale, quella francese, che dopo il secondo posto rimediato a Germania 2006 sembra essere sprofondata in una crisi tecnica senza fine (tanto che ad oggi i francesi rischiano fortemente di non terminare in prima posizione il proprio girone, cosa che li costringerebbe a doversi giocare uno spareggio per staccare un biglietto per il Sudafrica).

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