Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘Gli eventi di SM’ Category

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Finiamo oggi il nostro viaggio all’interno dell'”ECA Study on Transfers” (diviso su queste blog in più parti: prima, seconda, terza, quarta) con quelle che sono le conclusioni tratte dalla European Club Association.

  1. L’industria del pallone non è diversa dal resto dell’economia.
  2. L’incremento dei ricavi dei club viene assorbito dall’aumento del costo del personale.
  3. La redistribuzione dalle posizioni apicali della piramide calcistica alla base è un dato di fatto.
  4. L’attuale sistema di trasferimenti poggia su di uno sbilanciamento concorrenziale.
  5. I trasferimenti a parametro zero rappresentano la netta maggioranza del totale dei trasferimenti internazionali.
  6. Il sistema dei contributi di solidarietà deve essere migliorato.
  7. C’è una sempre maggior incidenza delle commissioni agli agenti.
  8. La maggioranza dei prestiti internazionali riguarda giocatori under 23.

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Prima di andare a vedere quelle che sono state le conclusioni tratte dall’ECA a proposito di questo interessantissimo studio sui trasferimenti dei club UEFA, chiudiamo il viaggio all’interno di questo studio stesso parlando di due aspetti spesso sottovalutati nel chiacchiericcio calcistico giornaliero, ma che nel “mondo reale” contano eccome: contributo di solidarietà e quota da versare agli agenti.

Partiamo da un presupposto: l’articolo 21 del regolamento FIFA sancisce nell’ammontare del 5% sul totale del costo di un trasferimento il cosiddetto contributo di solidarietà che la società acquirente deve versare alle società responsabili della crescita e dell’educazione del giocatore acquistato.

Beh, come ben spiegato dalle tabelle seguenti ciò non avviene nella realtà. Il contributo effettivo è infatti dell’1,15%, ben distante da quanto deciso dalla Fifa.Solidarietà

La cosa positiva è che, un po’ inaspettatamente, l’Italia è la nazione che più cura questo aspetto. Certo, ben lontana da quel 5% richiesto, ma comunque più attenta di tutte le altre.Contributi solidarietà

Infine, gli agenti. Che intascano sempre più soldi dai trasferimenti dei propri assistiti. Nel biennio considerato gli emolumenti riconosciuti a queste figure hanno infatti toccato quota 254 milioni di dollari, il 14,6% del valore dei trasferimenti nel loro complesso.Agenti

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Nei due post precedenti abbiamo scandagliato un po’ i numeri del calciomercato europeo con relative implicazioni economiche e redistributive.

In quello di oggi continuiamo a scandagliare l”interessantissima ricerca dell’ECA sui trasferimenti entrando più nello specifico di quelli che sono i tipi di trasferimento che vengono effettuati.

Partiamo quindi dalla loro suddivisione: dei 14322 trasferimenti totali quasi tre quarti riguardano i parametri zero (10431, il 73%). Il rimanente quarto è invece diviso in parti quasi uguali tra prestiti (1975, 14%) e trasferimenti cash (1916, 13%).Tipi di trasferimento

Dati che secondo l’ECA sottolineano come la libertà di movimento dei calciatori sia garantita dal sistema di svincolo attualmente in uso.

Ma qual è il costo medio di un trasferimento? 400 mila dollari, se consideriamo tutti i 14322 trasferimenti. 2,7 milioni se invece ci limitiamo a considerare i trasferimenti cash.Costo medio

Concentriamoci ora sui prestiti in uscita. Il 54% dei quali ha riguardato giocatori under 23, per un’età media di 23,7 anni.Età media

Questa, invece, la grafica che esamina i prestiti nazione per nazione. Con tanto di età media, numero totale e rapporto percentuale rispetto ai trasferimenti totali.Prestiti dieci nazioni

Ma con chi vengono effettuati questi prestiti?

Quelli in entrata sono stati 744, il 51% dei quali tra club delle cinque leghe principali. Il 33% ha invece riguardato le divisioni inferiori, il 10% altre leghe europee ed il 6% le leghe extra-UEFA.

Diverso il discorso per i prestiti in uscita (1990), con ben il 69% che ha riguardato le divisioni inferiori. Il 19% ha invece riguardato le cinque leghe principali, il 9% il resto d’Europa ed il 3% il resto del mondo.Origine e destinazione prestiti

Infine, i prestiti onerosi. Che sono stati l’11% (254) del totale.Prestiti onerosi

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Nel post precedente abbiamo parlato di quelli che sono un po’ di numeri generali del calciomercato europeo. In questo ci concentreremo invece su alcuni aspetti più prettamente economici, sempre prendendo a riferimenti l'”ECA Study on Transfers”.

Partiamo quindi dalla suddivisione fatta dell’Europa in tre “bundle”.Bundle

Da qui, interessante andare subito a vedere la suddivisione dei ricavi. Che mostra molto chiaramente come il primo bundle sia quello in cui si investe nettamente di più nel calcio.Ricavi bundle

Si deve poi notare come in termini relativi l’incidenza dei trasferimenti sui ricavi totali sia scesa negli ultimi anni, passando dal 28% del 2007 al 22% del 2011.
Al contrario, a fronte di un 5,6% di aumento dei ricavi, è salito del 6% (dal 59 al 65) il “costo del personale”, la voce che incide nettamente di più i bilanci delle squadre europee. Il tutto sospinto dall’8,5% di crescita netta di questa voce.Margine ricavi-costi-trasferimenti

Diamo ora un occhio alla redistribuzione. In primo luogo, di calciatori.

Sono stati infatti 1054 i giocatori “netti” che sono passati dal bundle 1 ai club del resto del mondo. Suddivisi come segue:Giocatori dal top bundle

Per entrare ancora più nello specifico ecco invece la redistribuzione netta di giocatori passati dai cluster 1 e 2 (le prime dieci leghe d’Europa) ai cluster 3 e 4 (dall’undicesima alla ventesima), alle rispettive divisioni inferiori, agli altri campionati europei ed a quelli non europei.Giocatori da cluster 1-2

Come si traduce in termini economici questa redistribuzione? In 1 miliardo e 28 milioni passati dal top bundle al resto del mondo. Con una suddivisione molto interessante, come potete vedere dalla grafica che segue, che in questo caso ci dà valori molto vicini tra il medium bundle e le nazioni non UEFA.Soldi da top bundle

Questa, invece, la redistribuzione effettuata dai primi due cluster:Cash da cluster 1-2

Quale il sunto della ricerca ECA a tutto questo discorso?

Senza il mercato trasferimenti per come è pensato oggi non ci sarebbe questa importante redistribuzione delle risorse dai cluster 1 e 2 nei confronti del resto del sistema calcio mondiale. Il che produrrebbe un ancora più marcato gap tra i grandi ed i piccoli club, oltre che un forte effetto inflattivo sugli stipendi dei top player (con, anche qui, un gap ancora più importante rispetto ai propri colleghi).Trasferimenti = redistribuzione

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Lo scorso maggio partecipai ad una interessantissima tavola rotonda calcistica organizzata dall’Università Liuc, con molti esponenti del nostro calcio presenti (trovate il recap delle discussioni affrontate qui).

Tra tutti, uno dei temi più interessanti fu sicuramente la ricerca presentata da Emanuele Grasso, partner PWC, ed il professor Ernesto Paolillo riguardo il sistema di trasferimenti europeo.

Uno studio ben dettagliato ed interessante che ha riguardato due stagioni (11/12 e 12/13) e le cui risultanze statistiche vorrei riportare qui.

Partiamo dai trasferimenti totali. Che nel periodo preso in esame sono stati ben 14322 (9511 tra club UEFA, 2366 acquistati da fuori, 2445 ceduti fuori).Trasferimenti totali

Che su scala intercontinentale si traduce, di fatto, in un bilancio neutro (-79) tra i giocatori che hanno lasciato l’Europa e quelli che ci sono arrivati.
Il maggior numero di giocatori netti è arrivato dall’Africa (307). Il bilancio è invece all’opposto se parliamo di Asia, con un saldo netto di -342 giocatori.Giocatori trasferiti non-UEFA

Parlando di cash, il valore totale dei trasferimenti avvenuti nel biennio preso in esame è stato di 5 miliardi e 147 milioni di dollari.Cash totale

E qui la bilancia si squilibra invece di molto: l’Asia diventa l’unico continente che esporta capitali in Europa (135 milioni), il Sud America è invece quello che beneficia di più dei nostri capitali (saldo di 527 milioni). Per un totale netto di 462 milioni di dollari che hanno lasciato l’Europa per il resto del Mondo.Soldi trasferiti non-Uefa

Interessante in questo senso andare a vedere le statistiche un po’ più dettagliate di questo discorso. Ed allora si nota come sia il Portogallo la nazione che va ad acquistare di più al di fuori dell’Europa (304 calciatori, 31% del totale), con l’Italia terza (128, 13% del totale).
Italia capace però di prendersi la prima posizione per quanto riguarda il trasferimento di denaro (217,8 milioni di dollari) davanti a Francia (109,2 mln) ed Inghilterra (94,7 mln). Un dato probabilmente per molti inaspettato, che racconta una realtà diversa da quella che sentiamo ogni giorno: non è vero che le italiane non spendono. Al massimo, ma qui bisognerebbe fare tutt’altro tipo di analisi, non spendono bene.Classifiche acquisti non-Uefa

Non molto dissimile nemmeno la situazione del mercato in uscita. Il Portogallo domina anche la classifica del numero di calciatori (323 ceduti al di fuori dell’Europa, un quarto del totale), ma non quella dei soldi incassati (Germania prima a 43,8 mln di incassi extra-europei).Classifica cessioni non-Uefa

Focalizziamoci ora sulle cinque leghe principali. Che, da sole, hanno mosso 5491 calciatori.Trasferimenti 5 leghe

Interessante in questo senso anche analizzare l’origine e la destinazione della maggior parte di questi trasferimenti. Perché se 1110 sono stati tra squadre di questo esclusivo “club”, la parte più importante ha riguardato le trattative con le rispettive serie inferiori (2265 cessioni e 890 acquisizioni, con un saldo effettivo di -1375). Solo una parte relativa ha invece riguardato le altre leghe europee (470 cessioni, 381 acquisti, -89 il saldo netto) e le nazioni non-UEFA (200 cessioni, 175 acquisizioni, saldo di -25).Giocatori 5 leghe

Il tutto si è tradotto in un movimento di ben 4 miliardi e 853 milioni di dollari.Cash 5 leghe

Con un saldo negativo rispetto alle “altre leghe” di 909 milioni.

Net money 5 leghe

_______________________________________________________________

Compra il mio secondo libro, “La carica dei 301″! Costa solo 1 euro!

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Questa mattina ho avuto il piacere di partecipare, naturalmente come pubblico, alla seconda conferenza annuale sul calcio professionistico in Europa organizzata dall’Università LIUC nell’ambito del percorso in Management dello Sport attivato lo scorso anno dall’ateneo.

Il convegno, cui è purtroppo mancata la partecipazione del Presidente UEFA Michel Platini, si è diviso in due momenti: dapprima il docente Liuc – nonché ex Direttore Generale dell’Inter – Ernesto Paolillo ed il partner di PwC Emanuele Grasso hanno illustrato i risultati della ricerca a loro commissionata da ECA (European Club Association) su “Trasferimenti dei calciatori e distribuzione dei risorse” (ne parlerò più approfonditamente in post ad hoc). Poi si è dato spazio al panel di esperti convocati per l’occasione: Giancarlo Abete (Presidente FIGC), Mario Macalli (Presidente Lega Pro, ha sostituito Maurizio Beretta, Presidente Lega Serie A), Michele Centenaro (Segretario Generale ECA), Umberto Gandini (Vicepresidente ECA e Direttore Organizzazione sportiva Milan), Giorgio Marchetti (Direttore competizioni UEFA) e Giuseppe Marotta (Amministratore Delegato Juventus).

Proprio da questa tavola rotonda sono usciti spunti e considerazioni interessanti, che vorrei condividere con chi di voi non è potuto essere presente stamattina a Castellanza.

Il discorso del Presidente Abete è partito sovvertendo un po’ l’incipit da cui erano partiti Paolillo e Grasso: “Quelle calcistiche sono aziende atipiche. L’aspetto economico deve essere strumentale a quello sportivo. Il calcio è un fenomeno sociale”.

Una considerazione con cui mi sento di concordare al cento per cento. Perché se è vero che i conti devono essere in ordine, è altrettanto vero che non si sta parlando di aziende il cui unico fine possa essere il profitto. Anzi, le stesse più che a produrre surplus di denaro dovrebbero tendere al raggiungimento dei migliori risultati sportivi. Cosa che ultimamente sembra quasi essere messa in secondo piano da qualcuno.

“Il saldo – di mercato – attivo dimostra le difficoltà del sistema Italia”, dice Abete. Ed è vero, laddove se introitiamo più di quello che spendiamo all’estero, significa con ogni probabilità – e così è – che dall’altra parte abbiamo una preoccupante emorragia di talento. “Le spese restano comunque sproporzionate rispetto alla qualità di ciò che viene acquistato”, ha continuato il Presidente Abete. Ed anche qui, come dargli torto? Come si evincerà dai dati che riporterò prossimamente emersi dalla ricerca di cui sopra, l’Italia investe molto all’estero, soprattutto in Sud America. Ma i risultati in ambito europeo scarseggiano. Ed anzi, rispetto a diversi anni fa, quando gli stranieri presenti sul nostro territorio erano circa la metà di oggi, sono peggiorati drasticamente.

Un altro problema sollevato da Abete è stato quello della redistribuzione, diciamo così, verticale: “La redistribuzione del denaro verso le società di B e Lega Pro non è sufficiente”, la considerazione di Abete. Con le società delle nostre serie minori sempre più in difficoltà, anche proprio per via di quel meccanismo che porta i nostri club più danarosi a spendere all’estero piuttosto che in Italia.

Ecco quindi, per tornare alla considerazione iniziale, che “Occorre una politica aggregata economia e sport”, nel calcio del domani. Affinché a buoni risultati economici possano tornare ad affiancarsi anche i trofei.

In ultimo il Presidente della FIGC è stato sollecitato, da uno dei ragazzi presenti in sala, in materia di comproprietà. La risposta, in questo caso, è stata inequivocabile: “L’istituto delle comproprietà rappresenta un unicum a livello internazionale e va superato, recando anche in seno problemi di natura fiscale. Sono convinto verrà comunque superato in tempi piuttosto brevi”.

Poi il noto giornalista Gianluca Di Marzio, moderatore del convegno, ha dato la parola al Segretario Generale dell’ECA Michele Centenaro, che ha espresso due concetti chiari: il calcio va sempre più verso una sorta di sovranità europea e non nazionale, e la politica di trasferimento attuale è vitale per i club medio-piccoli, che traggono spesso una fetta importante dei propri introiti dal mercato.

La parola è quindi passata al Direttore Competizioni UEFA Giorgio Marchetti, che ha ricordato come “L’attuale sistema dei trasferimenti fu salvato dalla Commissione Europea su pressione delle Leghe e della UEFA per due motivi: dare stabilità al roster delle squadre – cosa reputata necessaria per garantire uno svolgimento sensato a tutte le competizioni – e redistribuire le risorse”.

Nel suo intervento Marchetti ha poi sollevato altri due problemi su cui, personalmente, credo la Confederazione Europea delle Federazioni debba porre rimedio presto: i soldi che vengono intascati dagli agenti (il 15% è ritenuta una cifra spropositata) ed i fondi privati che, sempre più, intervengono sulla compravendita dei calciatori, ormai anche qui in Europa (in Spagna e Portogallo sono praticamente stati istituzionalizzati, laddove secondo me andrebbero assolutamente aboliti e vietati). Un meccanismo, quest’ultimo, che contribuisce alla crescita dei prezzi di mercato, che ormai gravitano su cifre sempre più folli.

Direttore Competizioni UEFA che ha chiuso il proprio intervento con una domanda, cui si è risposto da solo a nome della Confederazione che rappresenta: “Il calcio deve essere strumentale ai profitti privati? No”.

Stimolato da uno dei ragazzi presenti in sala sulla possibilità di costituire un salary cap a livello europeo, ha infine così risposto: “Sono almeno vent’anni che ci si pensa. Ma non è una soluzione attuabile. Negli Stati Uniti la legislazione è differente rispetto che in Europa. Il Financial Fair Play, comunque, può essere inteso come una sorta di salary cap”.

A fargli in qualche modo eco il Presidente della Lega Pro Mario Macalli, che ha dato vita ad un vero e proprio show (applauditissimo da tutti i presenti nell’aula magna).

Interessante, in particolare, la sua lettura della solita tiritera sui club che investono all’estero anziché acquistare dalle serie minori: “Non è vero che i nostri giocatori di Serie B e Lega Pro costano troppo. Si acquista all’estero perché più semplice farlo. Per acquistare all’estero non è necessario dare garanzie bancarie che sono invece indispensabili quando si acquista in Italia”.

Ecco risolto questo grande dilemma dai prezzi teoricamente più gonfi all’interno dei nostri confini…

Non solo questo, comunque: “Le leggi sono antiquate, risalgono a quando ancora si giocava con un pallone di pezza. Oggi si gioca con palloni tecnologici, eppure lo Stato non fa niente per cambiarle”. E ancora: “Le percentuali (15% circa, ndr) che leggete vanno in tasca agli agenti sono da raddoppiare”. “Non credete a chi dice che il calcio è una scienza esatta. Non può essere sottoposto alle classiche regole industriali. Va gestito col buon senso”.

La sua chiusura è invece stata riservata alla questione dei prestiti. In risposta alla considerazione fatta da Paolillo riguardante il fatto che la maggior parte dei prestiti in Europa viene effettuata a titolo gratuito il Presidente Macalli ha risposto con questa divertente ma soprattutto interessantissima metafora: “Vengo da una zona dove si produce molto prosciutto. Quando noi dobbiamo mandare un prosciutto a stagionare paghiamo per farlo. Perché con i calciatori succede il contrario?”

Quindi la parola è passata ad Umberto Gandini, come detto Vicepresidente di ECA e Direttore Organizzazione Sportiva del Milan.

Quattro sono stati i punti principali toccati dal suo discorso:

  1. Il sistema dei trasferimenti attuale funziona, ma è migliorabile.
  2. La libera circolazione dei giocatori, effetto della legge Bosman, produce un duplice effetto negativo: aumenta i costi per le società, diminuendo però nel contempo il fattore solidale all’interno del mondo del calcio.
  3. I fondi privati, come detto, portano ad una inflazione dei costi (necessaria a far guadagnare i fondi stessi).
  4. Altra distorsione creata dalla legge Bosman è stata la facilità di fare acquisti all’estero.

Infine è stata la volta dell’Amministratore Delegato della Juventus Giuseppe Marotta, che ci ha tenuto subito a sottolineare come la sua società sia la “Unica in Europa con un Liceo al proprio interno”. Chiaro anche il modello di riferimento: “Allestire una squadra competitiva per vincere. Mantenendo comunque, anche grazie ai successi, l’equilibrio economico”.

Una stoccata agli agenti dei calciatori è arrivata anche da parte sua: “Guadagnano più del servizio che offrono. Questa è una anomalia”. Non solo. Punto importante, almeno secondo chi scrive, quello dell’armonizzazione europea. In primis, a livello di tassazione: “Cinque milioni netti di stipendio equivalgono a dieci lordi in Italia. A sette lordi in Turchia”.

La chiosa, prima di rispondere all’immancabile domanda fatta da Di Marzio sul futuro di Conte, è stata riservata al movimento calcistico italiano: “L’Italia ha rappresentato un valore importante nella storia del calcio mondiale, per vittorie, allenatori e giocatori di talento. Ecco perché la Juventus si impegna nella valorizzazione dei giocatori piemontesi prima ed italiani in generale”.

E proprio con la risposta riguardante il futuro dell’attuale allenatore Bianconero si è chiusa questa interessantissima tavola rotonda: “La nostra priorità è trattenere Antonio Conte”.

________________________________________________________________

Facebook      Twitterblog      Twitterpersonale      G+      Youtube      Instagram

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Come avevo raccontato dieci giorni fa ho avuto l’opportunità di essere ospite di Unicredit in quel di Torino, Juventus Stadium per la precisione, in occasione del ritorno degli ottavi di finale che hanno visto la squadra di casa imporsi con relativa facilità su di un modesto Celtic.

Unicredit che proprio in queste settimane ha lanciato una app carinissima su Facebook, che io stesso ho provato (e mi sono fatto due risate).

In cosa consiste?

Semplicissimo.

L’app si divide in tre parti autonome.

La prima permette di realizzare un video personalizzato che riprende un po’ il mood della Champions e ti cala al centro dei giochi. Vedrai la tua foto profilo apparire in prima pagina sulla Gazzetta, foto e post utilizzate per costruire un video molto simpatico e, ciliegina sulla torta, una formazione calcistica composta dai tuoi amici (e lì le risate si sprecano, a pensare i disastri che potrebbe fare un 11 così!).Champions League

La seconda parte, anche questa molto carina, permette invece di concorrere alla creazione di un coriandolo della Champions personalizzato.
In cosa consiste?
Avete presente quando la squadra che vince la coppa viene premiata e si vede investire da una pioggia di coriandoli?
Ecco. Su uno di quelli potrebbe essere scritto il vostro nome.

Certo, non sarà mai come partecipare alla vittoria. Ma in qualche modo diventerebbe davvero come esserci…

L’ultima parte, che è un po’ il clou di tutto per gli appassionati, permette invece di concorrere all’estrazione di due biglietti per la finalissima di Wembley, che un po’ tutti noi aspettiamo da inizio stagione.

A quest’ultima possibilità si può accedere compilando un form grazie al quale è possibile attivare la Genius Card personalizzata Champions League. Ma dato che di queste cose non me ne intendo non vado oltre. Qualora provaste l’app vedrete un po’ voi cosa fare!

Infine, sempre relativamente al binomio Unicredit – Champions League, mi permetto di segnalarvi un’altra iniziativa che potrebbe interessarvi: il tour di “A Wembley coi Re D’Europa”!

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida
Profilo Google+: http://plus.google.com/u/0/110020531378259179490/posts
Profilo YouTube: http://www.youtube.com/user/MahorSM

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Stamattina sono stato contattato dalla Gazzetta dello Sport, che direi non abbia bisogno di presentazioni, per partecipare all’hangout su Google Plus relativo a Italia – Croazia, gara di questa sera che potrebbe decidere il cammino degli Azzurri all’Europeo.

Naturalmente lo spazio concessomi, anche essendo stato presentato come lettore e non come blogger, è stato pochissimo, e non ho avuto modo di spiegare in pieno i concetti che avevo in testa.

Ma del resto è sicuramente più interessare capire cosa pensino Vialli e Materazzi, che di grande calcio se ne intendono molto più di me.

Avendo un po’ di tempo libero in attesa del match, però, ne approfitto per approfondire un attimo meglio il discorso qui.

Come detto personalmente credo, e lo credevo già prima del match d’esordio, che questo possa essere l’Europeo di Totò Di Natale.

Giocatore ormai maturo, all’apice della carriera, viene da annate fenomenali in maglia friulana ed è all’ultima chiamata. O fa bene oggi o tra qualche anno solo ad Udine si ricorderanno di lui.

Maturazione, forma e motivazione. Un mix che nessun altro attaccante a disposizione di mister Prandelli ha e che dovrebbe portarlo ad essere, oggi, il primo attaccante della lista.

Il mio primo intervento è stato frainteso. Perché quando ho parlato di dare spazio a Di Natale, come ho avuto modo di completare dopo, intendevo dire che lo vorrei vedere titolare con Balotelli. Questo per due motivi.

Da una parte Balotelli mi sembra un ragazzo piuttosto fragile, ed un eventuale “panchinamento” potrebbe influire molto sul suo morale. Il giocatore, però, è di prima fascia e non va perso, nemmeno psicologicamente.

Dall’altra Cassano, che pure a sprazzi ha mostrato le sue indubbie qualità anche contro gli spagnoli, ha uno stato di forma eufemisticamente non ottimale, e rischia di essere un lusso.

Ecco perché io proporrei la coppia Balotelli – Di Natale.

Su Giaccherini e Motta, invece, il discorso è semplice.

Da una parte lo juventino quest’anno non ha giocato tantissimo e ha comunque reso più da mezz’ala che da tornante. Ruolo che infatti non copre benissimo, palesando qualche difficoltà di troppo in fase difensiva e quando si tratta di chiudere le diagonali.

Dall’altra Motta mi è sembrato troppo compassato.
E’ un po’ il suo gioco, vero, ma se si vuol partire con Cassano servono poi altri dieci giocatori tonici, altrimenti il gap atletico rischia di diventare troppo pesante. A maggior ragione contro una Croazia che da questo punto di vista ha poco da invidiare a chiunque.

In questo caso le alternative non sono esaltanti, le lascio a voi.

Ci sarebbe l’eventualità Nocerino per Motta, certo. Oppure lo spostamento di Giaccherini in posizione di mezz’ala, che come detto è stata la sua preferita quest’anno.

Poche alternative invece a sinistra. Dove il solo Balzaretti sembra poter ricoprire quel ruolo. Balzaretti che non mi sta entusiasmando molto, però.

Insomma, contento di aver partecipato all’hangout, mi spiace solo non aver avuto modo di approfondire le mie idee.

Ma di fronte a Vialli e Materazzi non posso che inchinarmi.

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Anche quest’anno ho avuto la fortuna di essere ospite di Indesit a Londra, questa volta per l’Indesit Football Talents.

Dell’evento nel suo complesso parlerò tra qualche giorno, quando avrò scaricato video e foto.

Per ora… per ora mi limito a raccontare della grandissima umanità di un Uomo come Gianfranco Zola, che prima ancora che campione affermato capace di grandissime cose con la palla tra i piedi è persona realmente squisita.

Ho infatti avuto la fortuna di passare assieme a lui un po’ di tempo proprio in quel di Londra, e la disponibilità che ha dimostrato in quegli attimi mi ha lasciato veramente con la bocca aperta.

Il primo approccio l’ho avuto lunedì sera (della scorsa settimana) quando sono andato “in ritiro” col suo PSG (una delle quattro squadre che, sponsorizzate da Indesit, hanno disputato il Football Talents).

Lì Gianfranco Zola ha iniziato a chiacchierare amabilmente con tutti i ragazzi, che arrivavano da un po’ tutte le parti d’Europa.

Battute, spiegazioni, interessamento nei loro confronti.

Poi, dopo un giro nemmeno troppo rapido di presentazioni, il nostro ha iniziato a parlare di calcio in senso ampio. Di cosa sia per lui questo magico sport che ci aveva riuniti tutti lì, in una stanza del Royal Garden Hotel.

E allora eccolo a raccontarci con la sua semplicità unica di come anche il calcio stesso sia semplice e sia fatto da tre concetti basilari: muovere la palla, muoversi negli spazi e occupare tutto il campo.

Qualcosa di così semplice che si potrebbe quasi dire scontato ma che poi, nella realtà dei fatti, non viene svolto con grande semplicità da moltissime squadre.

Inevitabile, quindi, il suo riferimento al Barça di Guardiola. La squadra che, a detta sua, incarna in maniera perfetta queste “basi”.

E che poi, grazie alla qualità dei suoi interpreti, sublima quest’idea di calcio.

E qualcuno, qui, potrà dirmi che Zola non ha certo scoperto l’acqua calda. Ma non è questo il punto.

Perché certo, spiegare come giochi il Barcellona oggi è “piuttosto semplice”. Farlo con la sua incisività non è da tutti.

E, soprattutto, assistere a questa spiegazione da parte di un grandissimo campione come Zola è da bocca aperta.

Sarà che sono un bambino, per certe cose!

Ma non è finita qui.

Anzi, a quel punto il meglio doveva ancora venire!

Terminata la serata, infatti, mi sono avvicinato a lui, non senza emozione, per stringergli la mano e ringraziarlo per quanto ha fatto per il calcio italiano e per la Sardegna, che lui ha saputo rappresentare degnamente anche ben al di fuori dell’isola stessa.

Terminando col ricordo delle lacrime che versai quel maledetto giorno di Italia – Nigeria ai Mondiali del 94, quando lui venne ingiustamente espulso (risposta sua: “Piansi di più io, fidati”).

Abbastanza “materiale” da poter andare a letto contento e dormire ben poco.

Soprattutto per la prospettiva di quello che sarebbe potuto accadere la mattina successiva: colazione con uno dei più grandi campioni che il calcio italiano ha saputo esprimere nell’arco degli ultimi vent’anni.

Detto-fatto: la mattina dopo il ritrovo è nella stessa sala in cui avevo lasciato il “mister” la sera precedente. E proprio lì il caso vorrà che finirò al suo stesso tavolo. Non solo: al suo fianco, a condividere la colazione con lui.

Competenza, disponibilità, curiosità, affabilità. Tutte grandissime doti che, unite ad un’umiltà assoluta e quasi incredibile per chi ha calcato certi palcoscenici, faranno di quella mattinata un momento che mai potrò scordare.

La discussione inizierà, logicamente, con una mia domanda: cosa potrà combinare l’Italia al prossimo Europeo?

E lì Zola dimostrerà una certa fiducia nei ragazzi e in Prandelli. Gruppo giovane, affamato, aspettative piuttosto basse, potrebbe far bene.

Poi un mio pallino: Verratti.

Che anche il piccolo Campione di Oliena apprezza molto, e che ha prospettive e margini veramente importanti.

Davvero tanti gli argomenti toccati, avrei dovuto avere un blocchetto per poter prendere appunti e riportarvi punto per punto le sue considerazioni.

Il punto più importante tra quelli toccati è stato senza ombra di dubbio quello riguardante il suo futuro. Alla domanda diretta (“Cosa farà adesso”) non mi ha saputo dare una risposta univoca, segno del fatto che a settimana scorsa ancora tutto era in alto mare e diverse opportunità erano aperte.

A domanda più diretta (“Da Twitter mi chiedono di dirle di firmare per la Lazio”), relativa a quella questione che rimbalza tanto sui giornali oggi, è stato però assolutamente possibilista, segno che già sette giorni fa l’opzione Roma (intesa come città, quindi in quanto sponda Biancoceleste) era tutt’altro che campata per aria.

Di certo, comunque, il cuore lo porterebbe a cercarsi una sistemazione in Inghilterra, dove ormai vive la famiglia.

Per quanto ad una chiamata della Lazio difficilmente si potrebbe dire no…

La grandezza di questo uomo, comunque, si è sublimata tutta nel momento in cui si è posto lui nella situazione di chi aveva “sete di sapere”. Ad un certo punto della nostra conversazione, infatti, è stato lui che ha iniziato a domandare a me questioni riguardanti il Varese.

Da informazioni su questa stagione, con partenza travagliata e grandissima risalita dopo il cambio di mister, al periodo d’oro vissuto con Sannino sulla panchina.

E pensare di essere stato lì a “spiegare” delle cose a niente popò di meno che Gianfranco Zola… mi fa venire i brividi ancora oggi…

________________________________________________________________

Profilo Twitter personale: http://twitter.com/Mahor17
Profilo Twitter blog: http://twitter.com/sciabolatablog
Pagina Facebook blog: http://www.facebook.com/sciabolatamorbida

Read Full Post »

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
________________________________________________________________

Anche ieri, come sabato, mi sono recato a San Siro grazie a WeAreSocial, invitato da Indesit che già mi aveva ospitato quest’estate a Londra per il lancio del portale Genuine Football Fan.

Da lì ho potuto godermi Milan – Bate, che ho poi raccontato proprio su GFF.
Riporterò quindi qui di seguito l’articolo per far capire a grandi linee come ho visto le cose, per poi analizzare giocatore per giocatore le prestazioni – esclusivamente – dei giocatori del Milan.

Massimo risultato col minimo sforzo, e il Milan è già praticamente sicuro degli ottavi di finale.

Non che ci fossero molti dubbi già il giorno del sorteggio. Ma oggi i tifosi rossoneri possono cominciare a festeggiare.
Ora ai ragazzi di Allegri non resta che contendere al Barcellona delle meraviglie la prima posizione nel girone.

Milan - Bate Barisov

Tutto facile, per il Milan.
Ma del resto nel vedere la squadra di casa fronteggiare la compagine bielorussa si nota subito chiaramente come la sfida sia assolutamente impari.
Un po’ come vedere una battaglia in cui un gruppetto di ragazzi disorganizzati, senza un’ora di addestramento militare alle spalle ed armati solo di pistole ad acqua affrontassero le Forze Speciali Americane equipaggiate di tutto punto.

Insomma, non c’è proprio partita. Né sulla carta né in campo.
E così la poltroncina su cui mi siedo a pochi minuti dall’inizio del match, primo anello arancio, diventa lo scranno da cui osservare pregi e difetti di una squadra ancora lontana dai fasti del passato.

Perché il Milan è croce e delizia di un San Siro vivace e ricettivo.

Il divario tecnico tra i Rossoneri e il modestissimo Bate è oceanico.
Eppure il risultato non è largo quanto ci si immaginerebbe.

Sbaglia troppo il Milan, forse non abbastanza motivato nell’affrontare un avversario così inferiore.

Dietro si balla, e in più di un’occasione.
Se Renan Bressan all’anagrafe facesse Lionel Messi (o anche solo Manolo Gabbiadini) il Milan riuscirebbe anche a passare in svantaggio. E certo non per merito dei bielorussi, quanto per un’approssimazione diffusa che porta – nell’occasione – Van Bommel a regalare un goal praticamente già fatto al numero dieci avversario.
Che però, dall’alto – anzi, dal basso – della sua pochezza si fa imbambolare da Abbiati.
Diverse (almeno un altro paio quelle clamorose) sono comunque le occasioni che i padroni di casa lasciano agli ospiti, sbagliando cose elementari che costerebbero carissimo se l’avversario si chiamasse Real Madrid o Manchester United.

Anche davanti sembra si giochi con troppa sufficienza.
La buona stella di Cassano appare momentaneamente offuscata e Ibrahimovic si mostra quasi infastidito dal livello dell’avversario. Tanto da non volersi sprecare per batterlo.
Cosa che in effetti non serve. E non è un caso se è proprio lui, pur senza impegnarsi, a portare avanti il Milan.

A dare nerbo alla squadra rossonera – dove si possono annotare le prestazioni piuttosto impacciate di Bonera e Van Bommel – sono quindi, in particolar modo, Nocerino e Boateng.
Del primo, con una battuta, dicevo allo stadio che “questi (il Bate, ndr) fanno fare bella figura anche a lui”. E se in parte è sicuramente merito della pochezza dei bielorussi Nocerino, già tra i migliori in campo sabato, ci mette in realtà anche molto del suo. La condizione sembra finalmente farsi quantomeno accettabile, e lui ci dà dentro a fondo. Corre, pressa, si propone, tampona, ci prova. Una prestazione sicuramente sopra alla media per un giocatore dai limiti ben marcati, ma con una generosità indubbiamente preziosa.

Boateng, invece, fa quello che sa fare meglio: dare consistenza tra le linee. Trequartista atipico, non ha certo bisogno di presentazioni. È ormai amatissimo dal suo pubblico e temuto dai tifosi avversari.
E per lasciare un segno chiaro nella partita si inventa un goal da incorniciare.

Nocerino e Boateng che rappresentano le eccellenze ma non sono certo gli unici due ad aver disputato una partita più che degna.

Tra tutti vorrei segnalare Taye Taiwo.
Il terzino sinistro nigeriano parte timidissimo e cresce alla distanza, incoraggiato anche da un pubblico che sembra averlo preso in simpatia. La condizione migliore è ancora lontana e le qualità tecniche non sono certo da novello Roberto Carlos, ma posto il livello medio dei terzini del nostro campionato ecco che un ruolo quantomeno da comprimario potrà ritagliarselo anche lui.
Che però, prima, deve trovare più fiducia nei propri mezzi. E l’ultimo spezzone della gara di ieri è sicuramente, in questo senso, la base da cui partire.

Il Milan vince facilmente, insomma. Senza nemmeno impegnarsi più di tanto. Di fronte ad un avversario che non sa approfittare delle diverse sbavature che i rossoneri si trovano a compiere.

Che dire? Alle Forze Speciali non serve nemmeno imbracciare i fucili. La differenza è così ampia che gli bastano le fionde.

Milan

Abbiati: 7
Pochi interventi, ma decisivi.
Si aspettava di passare una serata totalmente inoperosa invece i compagni (Van Bommel, Abate, Bonera) decidono di testarlo a fondo. Evita ai suoi una bella figuraccia.

Abate: 6,5
Spinge bene nel primo tempo, nella ripresa tira un pochino di più i remi in barca. O almeno, è spesso nella metà campo avversaria, ma cerca meno di quello che dovrebbe il fondo.
Si meriterebbe sicuramente il sette pieno non fosse che compie qualche sbavatura di troppo. Che, in un paio di casi (una, il passaggio al centro per un avversario, clamorosa posto che si tratta di cose che si insegna a non fare già nei pulcini), potrebbe costare carissimo.

Nesta: 6,5
Vale un po’ lo stesso discorso fatto per Abbiati. Nonostante l’età e gli infortuni resta un punto di riferimento nel ruolo.
(Dal 84′ Mexes: s.v.)

Bonera: 5,5
Un po’ troppe sbavature. Piuttosto inadatto a certi livelli, oggi è considerabile, ad andar bene, il quinto centrale del Milan.

Taiwo: 6,5
Sembra un po’ bloccato, timido. Non è un caso se il calore di San Siro piano piano lo scioglie. Ne esce una prestazione discreta, punto di partenza su cui costruire il suo futuro Rossonero.

Aquilani: 6,5
Buona partita per l’ex Juventus, che dà un quid in più di qualità alla sua squadra pur senza strafare. Meriterebbe il goal nel primo tempo, quando è fermato solo dal palo.

Van Bommel: 5
Se Abbiati non facesse il miracolo forse parleremmo di un’altra partita. Mark appare appesantito, molle, sempre in ritardo nell’andare a chiudere.

Nocerino: 7
Indubbiamente tra i migliori in campo. Corre tantissimo, tampona, si propone, ci prova. Certo non un Campione, ma ieri ha fatto la sua più che onesta partita.

Boateng: 7
Gioca benissimo tra le linee e dà sostanza lì in mezzo. Tanta fisicità unita a buona tecnica. E ad un goal da incorniciare.
(Dal 78′ Emanuelson: s.v.)

Ibrahimovic: 7
Segna. Gioca. Però dà l’impressione di essere troppo altezzoso. Giocasse con la determinazione di Gattuso ne farebbe cinque. Bendato.

Cassano: 5,5
Offuscato rispetto all’ultimo periodo. Pare risentirne un po’ a livello atletico. Forse sarebbe stato meglio farlo rifiatare.
(Dal 62′ Robinho: 6,5
La sua vivacità è imprescindibile. Gioca lungo tutto il fronte offensivo mettendo in continua apprensione ogni singolo difensore avversario. Da fare giocare sempre.)

Read Full Post »

Older Posts »

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: