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Archive for ottobre 2010

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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CRONACA

La partita inizia su ritmi abbasanza brillanti, ma senza che le due squadre riescano a pungere con incisività.
Il tutto fino all’undicesimo, quando un’uscita a vuoto di Arcari, forse ingannato dal vento che pare rallentare notevolmente il cross di Campagnaro, mette in grave affanno la retroguardia bresciana, che riesce comunque in qualche modo a liberare l’area di rigore.

Le due squadre sono comunque troppo impegnate a fronteggiarsi in mediana per riuscire a costruire azioni pericolose. Tra le due compagini è comunque quella ospite a manovrare con più efficacia, e sono sempre loro che al sedicesimo appena scoccato vanno vicino al goal quando Lavezzi effettua un tiro dal limite che quasi scheggia il palo alla destra dell’estremo difensore lombardo.
Due primi e mezzo ed è Sosa a provarci, questa volta di testa. Sulla sua incornata, alta, l’arbitro vede un tocco di Arcari, che rivedendo le immagini non sembrerebbe esserci. Dal presunto corner fantasma non ne esce comunque nulla di importante, con i padroni di casa che non hanno quindi di che recriminare.

Al venticinquesimo si fanno vedere i padroni di casa: Hetemaj ruba una palla a metà campo pressando Yebda e rilanciando, con la sua scivolata, il veloce contropiede di Caracciolo che viene però contrato da Cannavaro proprio al momento del tiro, non riuscendo a guadagnare nulla più di un corner.
Il capitano bresciano si farà vedere anche sul calcio d’angolo successivo a quello da lui guadagnato, quando andrà a svettare sul primo palo incrociando, un tantino troppo, sul secondo. Palla fuori di pochissimo, per l’occasione più limpida di un match non esaltante ma comunque apprezzabile.

Alla mezz’ora altro pasticcio difensivo bresciano: un cross in mezzo banalissimo diretto al centro di un area sgombra viene intercettato da Martinez in ripiegamento difensivo. Il suo stop, arrivato in anticipo sul proprio portiere, non è però dei migliori tanto che il giocatore deve poi spendersi in uno scatto ad evitare che la palla termini nella propria porta.
Al trentatreesimo è invece Campagnaro da fuori a provarci. Sul suo tiro, piuttosto molle, non ha però problemi Arcari, che para in due tempi con grande facilità.

Giusto il tempo che la lancetta dei secondi compia un giro di orologio e Caracciolo, lasciato troppo solo nel cuore dell’area, controlla e si coordina bene sugli sviluppi di un calcio di punizione, scivolando però proprio al momento del tiro e spedendo quindi la palla alta sulla traversa.
Al quarantunesimo bel numero di Lavezzi che dopo aver ricevuto palla in area avversaria libera con un bel colpo di tacco Yebda al tiro. La conclusione del mediano algerino è però molle e viene facilmente intercettata da un difensore, non costituendo un vero e proprio pericolo per l’incolumità della porta di casa.

La ripresa inizia con un Napoli più deciso ed aggressivo: pressing molto alto, grinta da vendere, voglia di incidere la retroguardia avversaria.
Al cinquantunesimo Hamsik s’inserisce in area a sinistra, salta un uomo e crossa basso per Lavezzi, che viene però anticipato, al pari di Arcari, dall’intervento in scivolata di Martinez.

Bella la conclusione di Sosa arrivata al cinquantaquattresimo: cross da destra che piove giusto al limite dell’area, là dove Sosa la calcia con buona coordinazione non riuscendo però ad inquadrare la porta.
Sosa che esce giusto subito dopo, lasciando spazio a Cavani. Mossa interessante: con i suoi tredici goal in stagione potrebbe essere proprio la punta uruguagia a concretizzare, grazie alle sue doti finalizzative, il grande forcing attuato dal Napoli in questa ripresa.

Poco prima dell’ora di gioco arriva però la fiammata dei padroni di casa: Eder fugge a destra e mette un pallone in mezzo che è bucato dalla scivolata in ripiegamento difensivo di Grava e viene impattato dal sinistro di Caracciolo, che prende in controtempo De Sanctis. Il pallone, mollissimo, si avvia quindi verso la porta napoletana, graziando però la squadra di Mazzari stampandosi sul palo.
Qualche altro minuto di Napoli ed ecco la seconda fiammata bresciana: tiro da fuori di Eder, palla alta non di moltissimo. Centra invece la porta, al sessantacinquesimo, Hetemaj, che non riesce però a bucare De Sanctis.

Un minuto più tardi torna a farsi vedere il Napoli: ennesima fuga sulla destra di Zuniga, cross basso verso Cavani il cui colpo di stinco fa però terminare il pallone sul fondo.
Dopo i primissimi minuti giocati a spron battuto, però, la squadra di Mazzarri inizia a trovare qualche difficoltà in più. Al settantaduesimo, quindi, è ancora il Brescia ad arrivare alla conclusione: Konè crossa per Caracciolo che si coordina in mezza rovesciata, senza trovare però la porta.

E sono proprio i padroni di casa a sfiorare il goal al settantatreesimo: sull’uscita a vuoto di De Sanctis Konè colpisce di testa, con il pallone che viene però deviato da Campagnaro e che finirà per scheggiare la traversa, spegnendosi in angolo.
Napoli in crisi: lo stesso Konè va a mettere una palla in mezzo dalla sinistra che fa correre qualche brivido alla difesa napoletana, che si salva però con Cannavaro. Giusto il tempo per un battito di ciglia e Caracciolo è servito da una verticalizzazione in area, dove calcerà con potenza ma scarsa precisione.

Proprio nel momento migliore dei padroni di casa arriva l’1 a 0 napoletano: sugli sviluppi di un angolo Hamsik riceve palla sul vertice sinistro dell’area, salterà un avversario crossando poi basso facendo tunnel ad un secondo e trovando Lavezzi pronto ad inserirsi sul secondo palo. Per l’attaccante argentino, che andrà poi ad esultare alla Maradona in omaggio ai cinquant’anni compiuti ieri dal Pibe de Oro, sarà quindi un gioco da ragazzi apportare la palla in una porta completamente sguarnita.

Il Brescia però non ci sta e all’ottantatreesimo ci riprova: Caracciolo difende palla al limite e scarica per Eder, ricevendo poi il passaggio di ritorno del compagno che gli taglierà un assist in area di rigore. Giunto praticamente sul fondo, però, l’Airone verrà chiuso dall’uscita bassa portata tempestivamente da un attento De Sanctis, che gli impedirà di trovare la rete del pareggio.
Un paio di minuti dopo Hetemaj effettua un velleitario tiro al volo dalla trequarti e, complice il vento, finisce per creare non poche difficoltà a De Sanctis, costretto a rifugiarsi affannosamente in angolo.

Nel corso degli ultimi minuti, poi, il Napoli controllerà bene il risultato: coperto bene dietro, giocherà a tenere il pallone quanto più possibile lontano dalla propria porta, magari anche subendo qualche fallo che possa spezzare il ritmo e far scorrere il tempo. Il tutto fino al triplice fischio finale dell’arbitro, che consegnerà tre punti importanti alla compagine partenopea.

COMMENTO

E’ un buon Napoli, quantomeno a tratti, quello che scende in campo al Rigamonti a caccia di quei tre punti che possano tenere la compagine di Mazzarri agganciata al treno-Inter, squadra che, per caratura, fa da riferimento nonostante l’attuale secondo posto.

Gioca solo a sprazzi, in realtà, la squadra arrivata in Lombardia dalla Campania. Ma quando lo fa dimostra di valere nettamente più di un Brescia comunque discreto, capace anche di rendersi pericoloso in più occasioni in particolar modo grazie ad un Konè a tratti immarcabile, ad una coppia d’attacco di buon livello e ad un Hetemaj assolutamente instancabile in mezzo al campo.

La rete, alla fine, arriva solo grazie ad una giocata personale. Ma del resto i grandi giocatori servono proprio a risolvere partite difficili da sbloccare. Perché quando gioca il Napoli fatica ad arrivare in porta, anche più di quanto non facciano i proprio avversari.
E se è nel momento del bisogno che si vedono i grandi giocatori ecco che Hamsik, MVP della partita, è giusto venga considerato tale. E’ lui, infatti, che si inventa la giocata che cambia il corso del match, andando a spezzare gli equilibri proprio nel momento in cui gli avversari stavano giocando meglio e pressando con più intensità.

Ottimo dribbling in area, tocco sopraffino con tunnel annesso a mettere Lavezzi tutto solo davanti alla porta sguarnita.

La lotta per un posto in Champions sarà serrata perché dietro all’Inter, che ce la farà di sicuro, Juventus, Milan, Roma ed una sorprendente Lazio daranno sicuramente battaglia sino all’ultimo. Inoltre non si deve scordare anche il Palermo, partito con velleità importanti.
Questo Napoli, però, ha tutto per far bene. Ed una qualificazione alle coppe europee, anche non si trattasse di Champions, è il risultato minimo che i ragazzi Mazzarri possono prefiggersi.

TABELLINO

Brescia vs. Napoli
Marcatori: 77′ Lavezzi

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 Una Juventus in piena emergenza, come detto, la spunta in quel di Milano. Ecco le pagelle del match:

Milan

Abbiati: 6
Sui due goal Bianconeri può poco o nulla. Per il resto non è molto impegnato.

Bonera: 6
Parte bene, ma gioca poco più di mezz’ora. Peccato per l’infortunio.
(Dal 35′ Abate: 5,5
Ancora una volta dimostra una certa inadeguatezza. Forse non è adatto a certi livelli.)

Papastathopoulos: 5
Disputa una brutta partita, facendo rimpiangere Thiago Silva. Da quando è arrivato a Milano non ha ancora convinto, ha bisogno di ritrovarsi.

Nesta: 6
Cerca di limitare i danni come può.

Antonini: 5
Tutt’altro che irreprensibile in occasione del primo goal buca poi malamente un lancio da sinistra sul secondo. Errori che pesano indubbiamente molto. Peccato, perché per il resto disputa un match comunque sufficiente, tutto sommato.

Pirlo: 5,5
Si vede poco e non accende la luce come potrebbe.

Gattuso: 6
Lotta tanto. Anche se non è più il gladiatore dei tempi migliori fa comunque il suo.

Boateng: 6
Dà nerbo al centrocampo Rossonero unendo alla solita fisicità anche una grande voglia di fare.
(Dal 60′ Seedorf: 5,5
Gioca solo mezz’ora e non incide un granché.)

Robinho: 6,5
Particolarmente pimpante nel secondo tempo cala un po’ nella ripresa. Gli attacchi più frequenti, comunque, nascono sulla sua corsia.

Pato: 5,5
Parte fortissimo, tanto che dopo i primi quindici-venti minuti di gioco pensavo non ci sarebbe stata partita e che Pato avrebbe potuto trascinare il suo Milan alla vittoria. Finisce però col calare presto, dando soprattutto l’impressione di non avere la forza caratteriale di spaccare il match come potrebbe.
(Dal 75′ Inzaghi: s.v.
Tocca pochi palloni.)

Ibrahimovic: 6
Se non sprecasse tanto, soprattutto nel primo tempo, arriverebbe al sei e mezzo facile, anche sette. E, soprattutto, il Milan non perderebbe. Se non centrasse la porta, invece, non meriterebbe più di cinque. Il tutto nonostante il grande lavoro fatto: un sacco di sportellate ed una vera e propria capacità di dominare, con la sua forza fisica, in area avversaria.

Juventus

Storari: 6
Dapprima lo salva la traversa, poi l’imprecisione di Ibrahimovic. Sul goal può poco, esattamente come Abbiati.

Motta: 5
I pericoli maggiori arrivano dalla sua parte. Del resto i suoi limiti in fase difensiva sono noti.

Bonucci: 6,5
Non patisce particolarmente la mancanza di Chiellini, dimostrando anzi grande carattere nel sopperire alla sua assenza.

Legrottaglie: 6,5
Non fa rimpiangere Chiellini, nonostante la minor forza fisica (che avrebbe fatto comodo per limitare Ibrahimovic).

De Ceglie: 6,5
Gioca solo quaranta minuti, giusto il tempo per prendere le misure a Pato e servire a Quagliarella l’assist del goal dell’uno a zero.
(Dal 40′ Pepe: 6
Gioca in ruolo non suo, e lo fa con grande concentrazione. Peccato non riesca a disturbare Ibrahimovic sul goal, ma un sei di incoraggiamento lo merita.)

Melo: 7
Come detto in sede di commento al match finalmente qualcuno ha capito quali siano le sue caratteristiche. E lui comincia a rendere.

Martinez: 5,5
Punge poco. In molti avevano dubbi sul suo acquisto, dubbi che ad oggi sembrerebbero essere fondati.
(Dal 55′ Sissoko: 6
Dà il suo contributo. Da rivedere, comunque, il liscio incredibile poco prima del goal di Del Piero. Davvero degno di Mai dire goal! Per sua fortuna, però, riesce poi a servire al proprio capitano il pallone che vale il raddoppio.)

Aquilani: 5,5
Non è la partita delle finezze, e lui, come Pirlo, un po’ ne risente.

Marchisio: 6
E’ la giusta media tra il cinque e mezzo della prima frazione ed il sei e mezzo della seconda.

Quagliarella: 6,5
Gioca davvero bene, spendendosi in un gran pressing per tutta la partita e segnando anche un bel goal.

Del Piero: 6,5
E’ stata questa l’ultima partita di Alex a San Siro? Personalmente non credo. Di certo, se lo fosse, si sarebbe congedato dall’arena del calcio italiano per eccellenza con la sua specialità: un goal.
(Dall’85’ Amauri: s.v.)

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CRONACA

Parte lanciato il Milan: Ibrahimovic, dopo trenta secondi di gioco, taglia dentro per Pato che s’inserisce alle spalle della difesa ma non riesce a coordinarsi, così che tutto si risolve in un nulla di fatto.
Sei minuti più tardi lo stesso Zlatan fa tremare la traversa: Pato semina il panico al limite dell’area Bianconera e scarica per il compagno svedese che scocca un destro di prima intenzione giusto sull’incrocio dei pali.

E’ un Milan molto più in partita, vivace. Così al nono minuto è ancora il centravanti ex Ajax, Juventus, Inter e Barcellona a farsi pericoloso, ma il suo tiro d’interno viene messo in angolo dall’intervento di Storari.
Sugli sviluppi del corner è Papastathopoulos a provarci, ma l’incornata del centrale greco terminerà ben oltre il palo alla sinistra  dell’ex portiere doriano.

La prima conclusione juventina arriva all’undicesimo minuto: a portarla è Melo, il cui tentativo dal vertice destro dell’area di rigore viene però prontamente bloccato da un attento Abbiati, agile a distendersi per fare sua la sfera.
Al quarto d’ora Motta recupera un pallone davanti alla propria area ma anziché far ripartire prontamente l’azione si addormenta, facendosela rubare in maniera piuttosto superficiale.

Al diciannovesimo prima occasione interessante per gli ospiti: ripartenza veloce con Del Piero che entra in area dalla sinistra, scaricando un tiro sul primo palo con grande potenza, trovando però la pronta risposta di Abbiati.
Ed al ventitreesimo la Juventus passa: cross da sinistra di De Ceglie, colpo di testa in anticipo su Antonini di Quagliarella; Abbiati, preso controtempo, non può nulla. 1 a 0.

Milan che prova a reagire, ma l’occasione più interessante è ancora Bianconera: Del Piero riceve a centrocampo e scende centralmente fino al limite, dove poi cerca di piazzare la palla sul palo alla destra di Abbiati che si distende però completamente, riuscendo a sospingere il pallone sul fondo anziché respingerlo (cosa che avrebbe favorito il tap-in sotto misura di Quagliarella).

Rossoneri che, quindi, nonostante giochino contro una difesa incerottatissima (Legrottaglie per il forfait di Chiellini, Motta con i suoi problemi in fase difensiva sulla destra e dal quarantesimo circa Pepe al posto di De Ceglie in una posizione per lui inedita) non riescono, dopo le belle cose fatte vedere nella prima parte del match, a creare un granché.

Nel recupero del primo tempo doppia occasione per Ibrahimovic: la prima di testa, la seconda su destro in area dopo controllo volante con duello serrato con Pepe. In entrambi i casi, però, il puntero cresciuto nel Malmo non trova la porta, graziando Storari e la Juventus tutta e sancendo così la chiusura della prima frazione con i Bianconeri in vantaggio di un goal.

La ripresa si apre con un’occasionissima per il Milan: Boateng sfonda da sinistra e centra per Ibrahimovic, il cui controllo è però difettoso. Perdendo il tempo di battuta, quindi, proverà in un secondo momento, con molti giocatori già rientrati, a battere Storari, trovando però l’opposizione di uno scatenato Felipe Melo, che gli negherà il goal facendo scudo col proprio corpo.
Rossoneri che continueranno quindi a spingere sull’acceleratore, ma sempre con qualche difficoltà, rispetto alla mole di gioco prodotta, di arrivare al tiro. Il tutto nonostante l’emergenza Bianconera si acuisca col passare del tempo: dopo una decina di minuti dall’inizio della seconda frazione, infatti, si farà male anche Martinez, costretto ad abbandonare il campo in favore di Sissoko.

Bell’azione costruita dai padroni di casa all’ora di gioco: Robinho se ne va sulla sinistra e mette in mezzo un pallone basso che è fatto scorrere da Ibrahimovic con un velo in direzione di Pato, il cui tiro di prima intenzione sarà però smorzato dal diretto marcatore dapprima per essere poi spazzato da un difensore ospite.

Al sessantacinquesimo, però, la Juventus raddoppia: Antonini buca un lancio dalla sinistra che è quindi preda di Sissoko che dopo essersi infilato in area liscerà clamorosamente il tiro, finendo a terra. La Piovra, però, riuscirà a non perdere il pallone, cedendolo indietro ad un arrembante Del Piero che farà partire un diagonale potente che lascerà di stucco un incolpevole Abbiati. 2 a 0.

Milan che prova a reagire immediatamente: Robinho converge da sinistra e calcia d’interno, non riuscendo però a dare il giro giusto al pallone. Palla sul fondo.
Rossoneri che continuano quindi sulla stessa falsariga seguita fino a lì, in particolar modo nella ripresa: discreta circolazione di palla, scarsa capacità di penetrazione in area di rigore. Il tutto anche nonostante l’ingresso di un animale da goal come Inzaghi, subentrato a Pato a metà della ripresa.

I continui attacchi, però, si concretizzano all’ottantaduesimo: palla in mezzo dalla sinistra e Ibrahimovic va a svettare di testa in mezzo all’area, anticipando Pepe e bucando Storari. 2 a 1.

Dopo aver accorciato le distanze i Rossoneri si buttano all’attacco in un forcing finale grazie al quale provare a recuperare il risultato. L’occasionissima arriva proprio allo scoccare del novantesimo: Abate scende a destra e centra un pallone basso che taglia pericolosissimamente tutta l’area di rigore, senza che né Inzaghi che Ibrahimovic riescano però ad intervenire sulla palla. Sulla palla, quindi, arriva, ben oltre il secondo palo, Robinho, che proverà una sorta di tiro cross che non andrà però a buon fine.

Il forcing finale risulterà improduttivo. La Juventus riuscirà quindi a portarsi a casa la partita ed i tre punti, salendo a quota quindici punti in nove partite di campionato.

COMMENTO

 Mezza impresa, senza ombra di dubbio, quella compiuta dai ragazzi di Delneri nell’arena milanese di San Siro.

Intendiamoci, la vittoria non è meritatissima, nel senso che a giocare meglio sono i padroni di casa, che non meriterebbero di uscire sconfitti. Vista la situazione di gravissima emergenza, in special modo in difesa, non si può però non fare dei grandi applausi a chi è sceso in campo ed ha lottato con grande determinazione contro un avversario per altro più forte per riportare una vittoria realmente molto importante.

Le premesse non erano delle migliori, per i Bianconeri. Anzi.
Dell’assenza di Krasic, squalificato per la simulazione effettuata contro il Bologna, si era parlato per tutta la settimana su radio, tv e giornali. Anche in maniera piuttosto sterile, spesso fuoriluogo.

A questa, pesantissima, si era poi aggiunta quella altrettanto pesante di Chiellini, vera e propria colonna della retroguardia juventina, schierata quindi con il non certo irreprensibile Motta a destra e con un Legrottaglie poco abituato a scendere in campo in questa stagione.

Durante il match le cose si erano poi aggravate con l’infortunio a De Ceglie, che aveva costretto l’allenatore ex Sampdoria a schierare Pepe nell’inedito ruolo di terzino sinistro.
Il tutto si era acuito poi nella ripresa con un secondo infortunio, questa volta capitato a Martinez.

Vincere in queste condizioni è quindi qualcosa che non può che dare grandissima soddisfazione, obiettivamente.

Perché il Milan creerà molto più gioco, certo, ma tutto sommato la rimaneggiatissima retroguardia juventina riuscirà, pur barcollando spesso, a rimanere in piedi per ottanta minuti, cedendo solo di fronte allo strapotere fisico di Ibrahimovic.
Ibra che però, è giusto dirlo, nel corso del resto del match aveva sprecato parecchio.

Perché se è giusto attribuire buona parte delle colpe di questa sconfitta ad Antonini, parzialmente colpevole in occasione del primo goal e totalmente in occasione del secondo, è altrettanto vero che una punta con le capacità di Ibra non può limitarsi a liberarsi in area a furia di sportellate per poi calciare il pallone fuori dallo specchio. Altrimenti i conti non tornano.
Del resto gli amici milanisti è da lui, e non certo dalla coppia Abate – Antonini, che devono aspettarsi qualcosa in più. Qualcosa che tutto sommato questa sera ha stentato a dare.

Ma ci sarà tempo per rifarsi.

MVP

Difficile trovare un MVP oggi.
La mia menzione d’onore va quindi a Felipe Melo: ottima partita del mediano brasiliano, che come al solito a volte eccede nello slancio ma che è sempre più in palla. Lotta, corre, pressa, tappa le falle, carica i compagni.

Finalmente chi guida la squadra ha capito che questo, nonostante le velleità offensive che alle volte lo spingono ad esagerare palla al piede, non è che un giocatore da sfruttare per blindare la mediana.

TABELLINO

Milan vs. Juventus
Marcatori: 23′ Quagliarella, 65′ Del Piero, 82′ Ibrahimovic
Milan (4-3-1-2) Abbiati; Bonera (35′ Abate) Nesta Papastathopoulos Antonini; Gattuso Pirlo Boateng (71′ Seedorf); Robinho; Pato (75′ Inzaghi), Ibrahimovic (Amelia, Montelongo, Yepes, Flamini). All. Allegri
Juventus (4-4-2) Storari; Motta Bonucci Legrottaglie De Ceglie (40′ Pepe); Martínez (11′ Sissoko) Felipe Melo Aquilani Marchisio; Del Piero (85′ Amauri), Quagliarella (a disp. Costantino, Sorensen, Giandonato, Giannetti). All. Del Neri
Arbitro: Rocchi di Firenze
Ammoniti: Boateng, Pirlo (M), Felipe Melo, Pepe (J)

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Missione compiuta: l’under 17 di Pasquale Salerno batte anche la Slovenia di Milos Rus al Municipal Geroskipou di Paphos e stacca, con un turno d’anticipo, il biglietto che la qualifica alla Fase Elite, dove si giocherà uno dei sette posti a disposizione per l’Europeo under 17.

Intendiamoci: la qualificazione è arrivata non senza qualche sofferenza, ma anche proprio grazie a questo si può dire essere ancora più apprezzata e soddisfacente. Azzurrini che ora affronteranno quindi i parietà francesi con molta più tranquillità di quanto non sarebbe successo in caso di pareggio o sconfitta contro i giovani sloveni.

Ma andiamo con ordine: il nostro tecnico federale schiera la propria squadra con un 4-4-2 piazzando il solito Melgrati a difesa dei pali (chissà, in questo senso, se nell’ultimo match del girone ci sarà spazio per il giovanissimo Lezzerini, classe ’95 in forza alla Fiorentina che vi ho fatto conoscere su questo blog attraverso il racconto dei match del Torneo di Latina) e schierando una difesa in linea composta da Conti, Akrapovic, Fochesato e Rugani. A centrocampo, invece, inseriti De Vita e Luperini sulle fasce con Verre e Pasa centrali. A completare lo schieramento italiano Maggio, confermato dopo il goal partita segnato contro Cipro, e Monachello, sostituto del compagno di club Matteo Colombi.

La vittoria finale, arrivata per 3 a 2, non è stata comunque così facile da riportare e ha fatto sudare non poco tanto i giocatori in campo quanto chi seguiva da casa il match per mezzo della diretta live visibile sul sito della UEFA.

A passare in vantaggio, e per ben due volte, sono stati infatti i nostri avversari: dapprima, dopo diciannove minuti di gioco, ci ha pensato Pihler a sbloccare il risultato, giusto cinque minuti prima che Rugani trovasse il pareggio andando ad incornare di testa un pallone piovuto a centro area sugli sviluppi di un corner.
Proprio quando sembrava che il primo tempo si chiudesse in parità ecco arrivare il goal del 2 a 1 sloveno, segnato da Ceh. Gli Azzurrini dimostrano però di essere vivi ed avere soprattutto grande carattere, tanto da reagire con immediatezza: due soli minuti ed ecco concretizzarsi il pareggio, firmato da Monachello bravo a finalizzare una bella azione di Conti sulla destra.

Nella ripresa, quindi, il carattere dei nostri ragazzi si concretizza nella vittoria: ad undici dal termine Abbracciante, subentrato circa un quarto d’ora prima a De Vita, parte dalla sinistra e dopo aver saltato un paio di avversari spedisce un diagonale destro sul secondo palo con cui buca Cotman per la rete che vale la qualificazione alla Fase Elite.

Negli ultimi dieci minuti, quindi, arriva il forcing sloveno, con i nostri avversari alla disperata ricerca del goal che potesse tenerli ancora in corsa per la qualificazione. Le barricate erette da Salerno, però, reggono, e i ragazzi di Rus devono mestamente abbandonare il campo al termine del match: il sogno europeo, per loro, è già finito.

Nel contempo, intanto, Francia e Cipro pareggiano il loro scontro diretto per 1 a 1: alla rete segnata dal solito Yaisien risponde, al secondo minuto di recupero, Andreou. Niente qualificazione diretta per i nostri cugini transalpini, dunque, che saranno quindi costretti quantomeno a pareggiare il match che li vedrà impegnati proprio contro la nostra nazionale per non dover sperare in una non vittoria dei ciprioti padroni di casa.
A meno di eventi clamorosi, comunque, alla fine anche i Galletti dovrebbero riuscire ad accedere alla Fase Elite.

TABELLINO

Slovenia vs. Italia  2-3
Marcatori: 19’ Pihler, 24’ Rugani, 40’ Čeh, 40+2’ Monachello, 69’ Abbracciante
Slovenia: Cotman, Šturm, Štruc, Krajnc (C), Bajde, Vancaš, Čeh (dal 68’ Smrtnik), Lotrič, Pihler, Šme (dal 77’ Golob), Zajc (dal 73’ Kostanjšek)  A disp.: Barukčič, Skok, Boben, Kajzer. All.: Miloš Rus
Italia: Melgrati, Conti, Akrapovic, Fochesato, Rugani , De Vita (dal 52’ Abbracciante), Verre, Maggio (dal 66’ Colombi), Monachello, Luperini (dal 61’ Fornito), Pasa (C). A disp.: Lezzerini, Cianci, Emmanuello, Franchini, All.: Pasquale Salerno
Arbitro: Georgi Yordanov (BUL)
Assistenti: Tihomir Bobolov (BUL), Athinodoros Ioannou (CYP)
4° Ufficiale: Ioannis Anastasiou (CYP)
Ammoniti: Fochesato, Lotrič, Pihler, Kostanjšek

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Torniamo a parlare di calciomercato perché nonostante manchino un paio di mesi alla riapertura ufficiale dello stesso qualcosa inizia già a bollire in pentola. Ad un paio di mesi o più dall’inizio della stagione, infatti, un po’ tutti i club italiani e non hanno avuto modo di rodarsi ed evidenziare i propri punti deboli, che vorranno sicuramente provare a colmare in sede di mercato di riparazione.

Tra le tante squadre europee che qualcosa dovrebbero fare c’è sicuramente la Juventus, afflitta da più di qualche problema, nonostante il periodo tutto sommato abbastanza positivo.
Perché a Torino, a fronte di un centrocampo che grazie agli innesti di Aquilani e Krasic ha elevato in maniera esponenziale il proprio rendimento sino a diventare uno dei reparti tutto sommato più interessanti dell’intero continente, vi è un attacco abulico abbinato ad una difesa con più di qualche problema, in particolar modo sulle fasce.

Non per nulla proprio in chiusura del mercato estivo Marotta e compagnia si erano mossi per provare a porre un’ultima pezza in extremis: dall’Arsenal era arrivato Traorè a puntellare la fascia sinistra della difesa, per l’attacco si era invece tentato l’assalto a Borriello, poi finito a Roma sponda Giallorossa.
Posto poi che Traorè non ha mai potuto giocare causa problemi fisici e che Motta ha steccato in più di un’occasione, mettendo in mostra grandi capacità in fase propulsiva abbinate però ad una scarsa propensione alla difesa, e che Amauri in primis ma anche Iaquinta ed in maniera non poi molto migliore Quagliarella stanno dimostrando di non essere dei grandi bomber ecco che i problemi riscontrabili due mesi fa in questa squadra si sono confermati in pieno anche alla prova del campo.

Ecco quindi che per gennaio si potrebbe aprire uno scenario molto interessante, che stuzzicherà sicuramente la fantasia dei tifosi Bianconeri. Prima di parlarne, però, è bene fare un passettino indietro, per poter tornare proprio a quell’ultima ed intensa settimana di mercato estivo. Fu allora, infatti, che, almeno secondo alcune indiscrezioni non confermate a livello ufficiale, i dirigenti di Corso Galileo Ferraris provarono un primo affondo per Benzema, giovane punta francese un po’ persasi nel marasma di Madrid.
La formula era quella ormai consolidata nei tre mesi precedenti di attività sul mercato: prestito con diritto di riscatto.

Sempre secondo queste indiscrezioni a Madrid avrebbero preferito certamente una cessione a titolo definitivo che permettesse loro di rientrare subito di buona parte dei trentacinque milioni spesi l’estate prima per acquistare il ragazzo dal Lione, ma che tutto sommato, qualora non fossero arrivate offerte migliori, si sarebbe potuto chiudere un trasferimento anche su quelle basi.

A bloccare il tutto, però, ci pensò José Mourinho, allenatore giunto da poco sulla panchina Merengue. Non tanto per fare uno sgarbo a quelli che fino a qualche settimana prima erano stati tra i suoi più acerrimi rivali allorquando sedeva sulla panchina interista, quanto più per un fatto meramente tecnico-tattico e numerico: avallare la partenza del francesino avrebbe infatti comportato che il suo Real sarebbe potuto rimanere con il solo Higuain come punta di ruolo.
Un po’ pochino, non c’è che dire. Certo, Cristiano Ronaldo in realtà sarebbe adattabilissimo in quella posizione, ma pensare di affrontare una stagione in cui si vuol provare da subito a vincere tutto con una sola punta di ruolo sarebbe stato piuttosto folle.

Trattativa bloccata, quindi, e fatta saltare.

Le cose, però, come dicevo potrebbero essere cambiate.
Perché dall’inizio della stagione ad oggi Benzema ha giocato pochissimo: trenta minuti a Maiorca, settantuno con l’Osasuna, il recupero nel match con la Real Sociedad, dieci minuti con l’Espanyol, ventotto col Levante, cinquantotto ad Auxerre, diciassette a Malaga, uno col Milan, ventitrè col Racing e sessantadue con il Murcia in Copa del Rey. Partita, quest’ultima, che pare abbia segnato il definitivo strappo tra Benzema e l’ambiente madridista, Mourinho compreso (significativo il titolo di Marca al riguardo: “Està muerto”).

Perché se già il giocatore, come è possibile notare guardando lo scarsissimo minutaggio che ha avuto a disposizione, indubbiamente non convinceva il tecnico lusitano dopo quanto accaduto in settimana si può forse iniziare a parlare di cessione futura, magari già a gennaio, per il ragazzo.

Ed ecco quindi che qualora fosse messo sul mercato la Juventus non potrebbe che tornare a farci un pensierino, posto che sicuramente gli occhi addosso glieli avevano già messi.
Del resto, poi, in molte squadre (Inter o Milan per dirne due, ma anche City e Chelsea per dirne altre due) la condizione di Benzema non migliorerebbe. Oggi come oggi, infatti, farebbe panca nella stragrande parte dei top club europei.

Non a Torino, però, dove c’è una squadra che in questo momento al top non è ma che sta mandando forti segnali di tornarci presto, tra le migliori d’Europa. E che vista la situazione del suo attacco citata in precedenza potrebbe garantirgli un minutaggio enormemente superiore a quello attuale.

Juve che dovrà comunque guardarsi dalla concorrenza, perché nonostante le quotazioni di Benzema siano crollate a picco nell’ultimo anno e mezzo il potenziale a sua disposizione resta di primo livello ed è impensabile che i Bianconeri siano gli unici pretendenti.

A complicare le cose, poi, c’è l’ingaggio faraonico percepito dal giocatore: 8,5 milioni di euro l’anno, come ricorderà chi lesse l’articolo che scrissi lo scorso aprile a proposito dei Paperoni del pallone, retribuzione che ne fa uno dei calciatori più pagati al mondo e che lo pone molto al di fuori delle attuali logiche Bianconere.
Per rientrarvi, infatti, Karim dovrebbe decurtarsi sensibilmente l’ingaggio, cosa che è sempre difficile avvenga.

Cosa possa succedere è difficile prevederlo. Le distanze si limeranno e alla fine Benzema diventerà un giocatore della Juventus? Il ragazzo giungerà solo in prestito per sei mesi di modo da rilanciarsi per essere poi ceduto altrove, a squadre con un tetto salariale di molto più alto rispetto a quello vigente dalle parti di Corso Galileo Ferraris? Karim resterà a Madrid, ritroverà sè stesso e piano piano convincerà Mourinho di essere più valido di Higuain?

Vedremo, restiamo in attesa. Dopo gli arrivi di Ibrahimovic, Robinho e Krasic, che hanno sicuramente arricchito notevolmente il calcio italiano, un altro giocatore dal talento assoluto sbarcherà in Italia?

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E’ cominciata alle due ora italiana (le tre in quel di Cipro) l’avventura dei classe ’94 lanciati alla conquista dell’Europeo under 17 che si disputerà il prossimo anno in Serbia.

Ed è cominciata subito in maniera molto positiva: al Peyia Municipal di Paphos, infatti, i nostri Azzurrini sono stati capaci di avere la meglio sui padroni di casa, rispettando tutti i pronostici e partendo con il piede giusto alla rincorsa di uno dei sette posti disponibili in Serbia.

Sotto gli ordini dell’arbitro gallese Huw Jones i ragazzi di Salerno sono quindi riusciti ad avere la meglio, grazie ad una prestazione solida e di carattere, sugli indomiti padroni di casa, che hanno dovuto alla fine cedere di fronte ai nostri ragazzi.

A decidere il match, terminato 1 a 0 per gli Azzurrini, e stato un goal di Mattia Maggio, unico tra i diciotto ragazzi portati a Cipro a militare in un club estero: il ragazzo in questione, infatti, nacque sedici anni fa in quel di Nürtingen, in Germania, dove gioca a tutt’oggi (specificatamente nella formazione under 17 dello Stoccarda).
Il goal è arrivato ad inizio partita, esattamente dopo sei soli minuti: a propiziarlo è stata un’azione imbastita dal duo De Vita – Colombi, con quest’ultimo abile a servire l’assist decisivo al compagno, a sua volta bravo nel battere Panayi, portiere cipriota, con un pallonetto morbido.

Tre punti subito importanti, quindi, per la nostra nazionale, che partendo bene potrà ora guardare con più rilassatezza ai prossimi due impegni. In particolar modo potrebbe già risultare decisivo per la nostra qualificazione il prossimo, che vedrà i nostri sfidare i pari età sloveni: con una vittoria, infatti, è molto probabile che strapperemo il pass per la Fase Elite con un turno d’anticipo, potendo quindi poi affrontare senza grandi pensieri l’ultimo – e piuttosto ostico – impegno contro la Francia.

Francesi che intanto, dal canto loro, partono altrettanto bene: un goal realizzato dopo un’ora tonda di gioco da Abdallah Yaisien, giovane centrocampista offensivo nato il 23 aprile di sedici anni fa ed attualmente aggregato alle giovanili del PSG, ha regalato ai giovani Galletti la vittoria sulla Slovenia che si trovano quindi ora appaiati ai nostri ragazzi in testa al gruppo 9.

Appuntamento a venerdì, allora, per il secondo turno del nostro raggruppamento. Sperando già di poter festeggiare la qualificazione alla Fase Elite!

TABELLINO

Italia vs. Cipro 1-0
Marcatori: 6’ Maggio
Italia: Melgrati, Conti, Akrapovic, Cianci, Fochesato, De Vita (dal 53’ Abbracciante), Verre, Maggio, Colombi (dal 68’ Emmanuello), Franchini (dal 62’ Luperini), Pasa (C). A disp.: Lezzerini, Rugani, Monachello, Fornito. All.: Pasquale Salerno
Cipro: Panayi, Antoniou (C), Themistocleous, Gavriilides, Kyriakou, Zevlaris (dal 75’ Alexiou), Andreou K., Andreou A., Neofytou, Aresti (dal 41’ Christofi), Andreou S (dal 41’ Louka). A disp.: Georgiou, Ioannou, Georgiou, Constantinou. All.: Georgios Constantinou
Arbitro: Huw Jones (WAL)
Assistenti: Gareth Ayres (WAL), Tihomir Bobolov (BUL)
4° Ufficiale: Georgi Yordanov (BUL)
Ammoniti: Melgrati, Cianci, Zevlaris, Conti, Neofytou, Fochesato 

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Analizzati i candidati alla vittoria del prossimo Mondiale passiamo a designare noi chi dovrebbe essere, a nostro avviso, il giocatore capace di spuntarla nella corsa al prossimo Pallone d’Oro.

Votate gente, votate!

Chi è il vostro Pallone d’Oro 2010?

(Purtroppo per un problema della piattaforma WordPress non è possibile incorporare il sondaggio al blog, dovete quindi cliccare su questo link per andare poi a votare direttamente su  Poll Daddy!)

P.S.
Le votazioni si chiuderanno tra una settimana a partire da oggi, dopo di che andremo quindi a scoprire chi dovrebbe essere il Pallone d’Oro 2010 secondo i lettori di Sciabolata Morbida.

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France Football ha diramato la lista dei 23 candidati al prossimo Pallone d’Oro FIFA e, com’era logico aspettarsi, ci sono sorprese da una parte ed esclusi eccellenti dall’altra.

Partiamo però, prima di presentare i nominati (e lanciare poi un sondaggio), a dire quando si saprà il responso ufficiale della votazione che designerà il prossimo Pallone d’Oro: la premiazione verrà effettuata il prossimo 10 gennaio in quel di Zurigo. Ancora due mesi e mezzo, quindi, e l’attesa si concretizzerà nel nome di colui che succederà a Lionel Messi nell’albo d’oro di questo riconoscimento personale.

Ma vediamoli uno per uno, allora, i ventitrè nominati, in rigoroso ordine alfabetico:

Iker Casillas

Partiamo da un assunto: nell’anno di un Mondiale la competizione iridata stessa e l’assegnazione di questo premio è praticamente sempre stata legata a doppio filo. Fare bene ed aggiudicarsi la vittoria finale ha infatti più o meno sempre posto serie ipoteche sull’assegnazione di questo riconoscimento e va quindi da sé che tutti i calciatori spagnoli inseriti in questa lista avranno delle chance di vittoria.
Tra questi Casillas non dovrebbe comunque concorrere realmente all’assegnazione del premio: la sua annata scorsa è stata segnata dal Mondiale vinto in Sudafrica, sì, ma anche da situazioni non esaltanti con il suo Real, regolato dal Barcellona in campionato e mai davvero in corsa per la vittoria in Champions.
A livello personale resta uno dei migliori portieri al mondo ma se non lo vinse Buffon quattro anni fa – che pur ci andò vicino – difficile pensare possa spuntarla lui oggi.

Dani Alves

E’ uno dei migliori terzini destri del mondo, giusto un gradino sotto all’irraggiungibile Maicon.
Ok.
Però vederlo in questa lista fa storcere un po’ il naso, posto che le sue possibilità di vittoria sono nulle.
Al Mondiale non impressionò laddove non partì nemmeno titolare nell’intelaiatura costruita da Dunga, col suo Barça ben si comportò in Spagna ma dovette cedere di fronte all’Inter di Mourinho in Champions.
Insomma, non ha proprio le carte in regola per poter vincere questo riconoscimento. E, per altro, giusto facendo un’annata di molto sopra le sue possibilità e vincendo tutto potrebbe pensare di farcela.

Didier Drogba

Anche lo scorso vincitore del Pallone d’Oro africano non ha reali chance di imposizione ma fa già un altro effetto vederlo in questa lista: tra le migliori punte al mondo, di sicuro una delle più complete, il capitano della Costa d’Avorio ha vissuto un’ottima stagione l’anno scorso, vincendo campionato e coppa con la sua squadra di club e laureandosi capocannoniere della Premier con 29 realizzazioni.
Peccato per l’infortunio che ne ha di molto limitato le sue performance al Mondiale: anche non vincendolo, infatti, avrebbe potuto lanciarsi proprio lì per la conquista di questo titolo.
Niente da fare per lui, quindi, che se la giocherà ancora una volta, molto probabilmente, con Eto’o per il Pallone d’Oro del suo continente.

Samuel Eto’o

Samuel è un giocatore che adoro da sempre e da subito sostenni il suo arrivo a Milano, parlando di un giocatore dal fiuto del goal raro e, soprattutto, capace di “non squagliarsi a certe temperature”.
Detto questo, però, fa un certo effetto vederlo inserito in questa lista, a maggior ragione vista l’assenza di Diego Milito. Tra i due, infatti, fu proprio l’argentino ad essere più incisivo nella corsa al Triplete.
Posto poi che ai Mondiali Eto’o fece si qualcosa di meglio del compagno di club – che non fu nemmeno titolare – ma senza comunque mettere assieme prestazioni esaltanti ecco come ci sia qualcosa che non torni, qui.
Al di là di tutto, comunque, difficile, nonostante gli allori collezionati in maglia Nerazzurra, che possa anche solo concorrere per la vittoria di questo premio. Sacrificato da Mourinho in un ruolo non suo per buona parte della stagione, infatti, Samuel giocò molto al di sotto dei suoi standard, soprattutto realizzativi. Peccato.

Cesc Fabregas

Tra tutti gli spagnoli in lista Fabregas è quello che ha probabilmente meno possibilità di imporsi nella corsa al Pallone d’Oro, questo semplicemente perché non è stato nemmeno titolare nella campagna mondiale della sua Spagna. Inoltre, poi, con il club, dov’è leader indiscusso, non ha raccolto nessuna vittoria. Indubbiamente, comunque, non è difficile immaginare possa superare la posizione raggiunta lo scorso anno, allor quando giunse dodicesimo nella graduatoria finale.

Diego Forlan

Di Pallone d’Oro, quello come miglior giocatore del Mondiale, ne ha già vinto uno quest’anno Forlan. Difficile possa fare il bis. Indubbiamente, però, potrebbe ricevere un buon numero di voti, in particolar modo provenienti dall’America Latina. Dare la propria preferenza a lui, comunque, non sarebbe certo qualcosa di scandaloso: vincitore dell’Europa League e della Supercoppa Europea coi Colchoneros Forlan è stato poi grande protagonista – diventando capocannoniere della competizione assieme a Muller, Villa e Sneijder – nella cavalcata uruguaiana che si è fermata in semifinale, riportando un paese bicampione del mondo là dove mancava da troppo tempo.
Migliorare il diciannovesimo posto dello scorso anno? E’ cosa fatta.

Gyan Asamoah

Questo è un nome inserito più per colore che per una vera e propria logica sportiva.
Perché sì, Asamoah ha disputato un grandissimo Mondiale, macchiato solo dall’errore su quel calcio di rigore che avrebbe portato il Ghana là dove nessuna nazione africana era mai stata in grado di arrivare. Ma ci sono comunque stati molti giocatori più decisivi di lui – come l’appena citato Forlan – che, tra l’altro, hanno compiuto anche imprese ben più importanti della sua con il club.
Per altro è praticamente impossibile che a vincere questo trofeo possa essere un giocatore che lo scorso anno giocò nel Rennes, dove non vinse niente, per poi passare in estate al Sunderland, dove difficilmente vincerà qualcosa.
E anche qui si stenta a capire, razionalmente parlando, come possa esserci lui a discapito di un Milito grande trascinatore dell’Inter del Triplete.

Andrés Iniesta

E’ uno dei grandi favoriti alla vittoria finale.
Importante il suo contributo nella stagione tutto sommato positiva del Barcellona, decisivo quello per la vittoria spagnola al Mondiale: come ricorderete tutti, infatti, fu suo il goal che permise alle Furie Rosse di imporsi sugli Oranje in finale.
Peccato solo che quel Mondiale Andrés lo disputò sottotono a causa di alcuni problemi fisici altrimenti, forse, non staremmo nemmeno qui a parlarne.

Julio Cesar

In sé e per sé ci può stare il suo nome, intendiamoci. Per quanto nel Triplete interista c’è chi – come il solito Milito, che torna spesso in questo discorso – a mio modo di vedere fu più decisivo di lui.
Non ha comunque molte chance – eufemisticamente – di poter competere alla vittoria finale. Tutt’al più potrà migliorare il ventunesimo posto – su trenta, però – ottenuto lo scorso anno e potrà cercare di battagliare con Casillas per vedere chi tra i due riceverà più voti.

Miroslav Klose

Lo scorso anno non era nemmeno in lista. Giustamente, aggiungerei.
Poi arrivano i Mondiali e Klose si esalta, tornando a mettere in mostra un ottimo fiuto del goal.
Visti i buoni risultati ottenuti tra nazionale e club – dove però non è certo titolare – il suo nome ci potrebbe anche stare in questa lista. Per quanto siamo sempre lì: non l’avrebbe meritato di più Milito di esserci?
Altro giocatore che, comunque, ha ben poche possibilità di farcela.

Philipp Lahm

L’ottimo Mondiale della Germania ha portato all’inserimento in questa lista anche di Lahm, anch’egli assente lo scorso anno. A differenza di Miro, comunque, lui dell’ottima stagione bavarese è stato un protagonista. Merita quindi di essere inserito in questa lista anche più di un Dani Alves, per quanto poi le sue possibilità di vittoria siano le stesse del brasiliano: nessuna.

Maicon

Immaginatevi Dunga ed il Brasile tutto festante, nel corso dell’ultima estate, al posto di Puyol e compagni. Maicon non avrebbe potuto assicurarsi la vittoria del Pallone d’Oro? Dal mio punto di vista sì, sarebbe stato uno dei massimi pretendenti alla vittoria finale.
Visto il Mondiale giocato da lui e dal suo Brasile, però, difficile possa essere preso in considerazione, nonostante le ottime cose mostrate con l’Inter nel corso della stagione.

Lionel Messi

Se è vero che il Mondiale è spesso decisivo per l’assegnazione del Pallone d’Oro Messi potrebbe già ufficializzare la sua abdicazione al trono. Le cose, però, stanno così: al Mondiale naufragò, seguito da Maradona e l’Argentina tutta. Ma nel corso della stagione si dimostrò ancora una volta come uno dei migliori giocatori al Mondo, trascinando il suo Barça nella Liga e laureandosi tanto capocannoniere in Campionato (con 34 goal) quanto in Champions (con 8 realizzazioni).
Alla fine, quindi, facile che non vada poi tanto lontano dalla prima posizione.

Thomas Muller

Difficile ce la faccia quest’anno, ma chissà che non lo possa vincere in futuro. Di certo la stagione di Muller è stata a tratti allucinante, ben al di sopra di come ce la si poteva aspettare. E con il Mondiale stratosferico giocato… le sue carte buone in mano le ha, Thomas.
Difficile, comunque, possa farcela, per quanto le sue preferenze sicuramente le otterrà.

Mesut Ozil

Al tempo stesso difficile possa fare altrettanto Ozil, autore di un ottimo Mondiale ma che potè fare ben poco col suo Werder. E’ praticamente tagliato fuori in partenza il trequartista attualmente in forza al Real, che avrà comunque modo di rifarsi nei prossimi anni.

Carles Puyol

E se fosse proprio il capitano nonché centrale difensivo spagnolo a vincere il Pallone d’Oro?
Un po’ come Cannavaro quattro anni fa, del resto.
Certo, c’è da dire che il nostro Fabio giocò quel Mondiale su di un livello realmente stratosferico, indubbiamente più alto di quello raggiunto da Carles in Sudafrica. Nel compenso, però, il difensore del Barça è stato decisivo con una rete in semifinale.
Non lo vedo vincitore, ma non mi scandalizzerei nemmeno.

Arjen Robben

Non poteva non esserci in questa lista, Arjen, vero e proprio trascinatore del Bayern finalista di Champions.
Peccato solo per la sua finale Mondiale: fosse riuscito a trovare la rete ora avrebbe tutti i favori del pronostico. Oggi come oggi, invece, difficile pensare possa spuntarla lui.

Cristiano Ronaldo

Nel corso della scorsa stagione non ha vinto nulla.
Il talento non si discute, ma andare al Real Madrid è una scelta che non ha pagato, nell’immediato.
Dopo il secondo posto della scorsa stagione è indubbiamente tagliato fuori dalla corsa quest’anno. Certo che però anche qui un Milito, visto il rendimento avuto l’anno scorso, ci sarebbe stato meglio di un Ronaldo.
Anche se nel dire questo qualcuno probabilmente mi accuserà di lesa maestà…

Bastian Schweinsteiger

Lo scorso anno è avvenuta la detonazione: da promessa mantenuta a metà a solida realtà del calcio Mondiale.
Protagonista di una stagione disputata su livelli altissimi dall’inizio alla fine Bastian non poteva essere ignorato, a differenza di quanto avvenuto lo scorso anno, dai giurati di questo premio. Indiscutibile, quindi, la sua presenza in questa lista. Così come indiscutibile è anche il fatto che, nonostante tutto, difficilmente potrà aggiudicarsi la vittoria finale.

Wesley Sneijder

Eccolo il grande favorito: Wes.
Trascinatore dell’Inter del Triplete con le sue giocate e dell’Olanda di Van Marwijk con i suoi goal. Se avesse vinto anche il Mondiale non ci sarebbe dubbio alcuno.

David Villa

La Spagna in semifinale ci è arrivata soprattutto grazie a lui. Peccato poi che lì si sia un po’ spento, altrimenti la mia preferenza andrebbe dritta su di lui, nonostante tutto.
Difficile davvero possa vincere, impossibile non possa migliorare il ventiseiesimo posto dello scorso anno (anche se qui sarebbe interessante capire perché l’anno scorso furono 30 i candidati e quest’anno 23… un posto in più per Milito proprio non potevano trovarlo?).

Xabi Alonso

E’ uno dei miei registi preferiti, ma non ha chance reali di imposizione finale. Tra tutti gli spagnoli nominati è infatti quello che ha meno possibilità tra tutti di arrivare in fondo.

Xavi Hernandez

Probabilmente non vincerà, ma il suo piazzamento sarà comunque ottimo. Per assurdo, però, non è nemmeno detto faccia meglio dell’anno scorso, quando si piazzò terzo alle spalle degli inarrivabili Messi e Ronaldo.

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Dopo aver raccontato il match che ha visto la Juventus di Delneri opposta al Bologna di Malesani andiamo a dare i voti ai giocatori, per avere un’idea più precisa dell’andamento delle cose.

Bologna

Viviano: 6,5
E’ un sei e mezzo tendente al sette quello del portiere Azzurro: bravo in occasione del rigore e su di un altro paio di conclusioni, anche se in tutti questi casi è sicuramente aiutato da errori altrui – come sul penalty, appunto – o dalla fortuna (come sulle conclusioni da fuori di Marchisio ed Aquilani, in entrambi i casi belle ma centrali).

Garics: 6
Gioca una partita ordinata e senza sbavature, tenendo bene la sua fascia.

Portanova: 6,5
Guida con grande autorità la retroguardia Rossoblù. Partita più che buona per lui.

Britos: 6
Buona spalla per Portanova. Partita ordinata anche per lui, che si disimpegna bene aiutando a dovere il proprio compagno di reparto.

Cherubin: 5,5
Nel primo tempo soffre in più di un’occasione un non frizzantissimo Krasic. Anello debole del reparto arretrato felsineo.

Mudingayi: 6
Media tra il sette da attribuirgli in fase di interdizione, dove si conferma uno dei giocatori più interessanti del nostro campionato, ed il cinque pieno da attribuirgli in relazione alla fase di costruzione, dove mette in mostra tutti i suoi limiti tecnici e di visione di gioco.

Buscè: 5,5
Nullo in fase offensiva, non dà la mano che dovrebbe a Garics in fase difensiva.

Radovanovic: 5,5
Piuttosto impalpabile.
(Dal 61′ Casarini: 6
Si propone con più continuità rispetto al compagno sostituito, ma senza comunque eccellere.)

Ekdal: 6
Inizia molto bene, poi pian piano si spegne. Non sarà mai un fenomeno, ma resta ragazzo dalle qualità interessanti.
(Dall’84’ Mutarelli: s.v.)

Paponi: 6
Grandissima quantità. Andrebbe però messo più in condizione di provare a pungere davanti.
(Dal 72′ Gimenez: 6
Una bella azione, in cui salta sia Marchisio che Motta. Poco altro. Andrebbe valorizzato in altro modo.)

Di Vaio: 5
Tocca pochissimi palloni. Ma non è tutta colpa sua.

Juventus

Storari: s.v.
Quasi mai impegnato.

Motta: 6
Fa il suo in fase difensiva, dove comunque non ha grandissimi grattacapi, e si propone più volte in avanti. Da rivedere contro avversari più probanti.

Bonucci: 6
Poco impegnato, gioca con diligenza.

Chiellini: 6,5
Non sbaglia nulla.

De Ceglie: 6
Vale per lui un po’ lo stesso discorso fatto per Motta. Che piano piano stia riuscendo ad abituarsi ad un ruolo che non gli compete?

Krasic: 6
Non è il solito Milos. Meno pungente di altre volte finisce anche per lasciarsi andare in occasione del rigore, quando meriterebbe di essere ammonito. Sostituito anzitempo, palesemente stanco rispetto ad altre occasioni.
(Dal 62′ Del Piero: 5,5
Tocca pochi palloni, non incide nemmeno su calcio piazzato.)

Melo: 6
Controlla bene, senza grandi preoccupazioni, il centrocampo.

Aquilani: 6,5
Buone geometrie, un ottimo tiro da fuori – solo troppo centrale – ed un lancio illuminante che con una punta più in forma di quanto non sia attualmente Iaquinta si sarebbe potuto trasformare in goal. E’ indubbiamente il miglior dei suoi.

Marchisio: 6,5
Continua a giocare fuori posizione, rispondendo comunque bene alla cosa. Il suo futuro a lungo termine non può essere lì, ma per intanto aiuta non poco il mister in questo momento.

Quagliarella: 5
Juventus spuntata, Quagliarella sotto tono.
(Dal 70′ Martinez: s.v.)

Amauri: 6
Gioca venti minuti ma lo fa piuttosto bene, provando anche in un paio di occasioni a colpire a rete. Che sarebbe stata proprio oggi la volta giusta per sbloccarsi in campionato?
(Dal 21′ Iaquinta: 4
Lento, pesante, impacciato. Sbaglia praticamente tutto, andando a perdere più o meno ogni pallone che transita nella sua zona. E, come ciliegina su questa torta mal riuscita, ci mette l’errore dagli undici metri. Giornata da dimenticare in fretta.)

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CRONACA

Il Bologna parte subito forte e si porta vicino alla porta Bianconera dopo un solo minuto di gioco. L’arbitro, però, interrompe l’azione che aveva messo in affanno Storari per fuorigioco di Di Vaio, oltre l’ultimo difensore nel momento della partenza del pallone.
E’ comunque solo una fiammata estemporanea, quella dei padroni di casa: nei primi minuti di gioco, infatti, le due squadre si limitano a studiarsi senza affondare con il piglio giusto, più per capire gli altrui punti deboli che per caricare alla ricerca del goal.

La prima conclusione della Juventus arriva al dodicesimo: lancio per Amauri che stacca appoggiando il pallone di petto all’accorrente Quagliarella il quale non ci pensa né una né due volte e prova a calciare di prima intenzione alla ricerca di un jolly che, però, non arriva, con la palla che si spegne quindi sul fondo.
Bianconeri che ci riprovano tre minuti più tardi quando Motta, ammonito poco prima per un fallaccio su Paponi, scende sulla destra e crossa molto bene giusto al limite dell’area piccola dove Amauri svetta ed incorna senza la giusta precisione, non inquadrando lo specchio di porta.

Al diciottesimo è lo stesso attaccante brasiliano naturalizzato italiano a sfiorare il goal, sempre di testa. Questa volta la sua conclusione arriva sugli sviluppi di un angolo battuto dalla sinistra, con Amauri che svetta per colpire e sfiorare il palo.
Un ulteriore minuto di gioco e Krasic sfonda sulla destra per mettere in mezzo un pallone che Quagliarella può colpire a botta sicura e porta sguarnita, trovando però la miracolosa opposizione di Portanova, che salverà il risultato sostituendosi al proprio portiere. Occasionissima letteralmente mangiata dall’ex punta di Udinese e Napoli.

Qualche minuto dopo la sua entrata in campo – al posto di un infortunato Amauri, uscito per una caviglia dolorante – sarà quindi Iaquinta, sempre di testa, a provarci: spunto della solita ala serba sulla destra, cross preciso per la fronte del compagno che non riesce però a girare con precisione il pallone, non trovando la porta.
Alla mezz’ora torna quindi a farsi vedere il Bologna: Paponi prova ad imitare Quagliarella, cercando il jolly dalla distanza, ma senza essere molto più fortunato del collega partenopeo. Qualche brivido corre lungo la schiena dei tifosi juventini presenti allo stadio, ma Storari controlla la palla spegnersi sul fondo, alta sopra la traversa.

Al trentaquattresimo la possibile svolta: Quagliarella imbecca benissimo Iaquinta, che però non riesce a saltare il diretto marcatore e deve temporeggiare per allargare poi a Krasic. L’ala serba entra quindi in area puntando Cherubin, che allunga la gamba per fermarlo, forse toccandolo. Fattostà che Milos si lascia cadere e l’arbitro fischia un rigore molto dubbio.
Sul dischetto, dopo un po’ di polemiche, si presenta Iaquinta, che calcia malissimo facendosi neutralizzare la conclusione da Viviano, con la palla che viene poi spazzata in calcio d’angolo.

I padroni di casa provano a reagire ad un paio di minuti dal termine della prima frazione di gioco: a cercare la conclusione è Albin Ekdal, giovane svedese sino allo scorso anno in forza alla Primavera juventina, il cui tiro viene però respinto dal corpo di Bonucci, venutosi a trovare giusto sulla traiettoria del pallone.
A chiudere il primo tempo è quindi una botta in controbalzo scoccata da Marchisio dal limite, che sarà però prontamente alzata sopra la traversa da un sempre attentissimo Viviano.

La ripresa si apre con le due squadre, esattamente come quarantacinque minuti prima, un pochino timorose ed attendiste.
La prima occasione degna di nota arriva quindi dopo nove minuti di gioco: Quagliarella si destreggia sulla trequarti tra quattro avversari per poi servire Aquilani che dopo aver stoppato di petto proverà il tiro potente dritto per dritto, trovando però l’opposizione di un avversario a negargli la possibilità di centrare la porta.
Due minuti e sarà lo stesso Masaniello a provarci: cross dalla sinistra di De Ceglie e colpo al volo di mancino a spedire il pallone sul fondo.

E’ un secondo tempo con una Juventus comunque un pochino più macchinosa: ad una netta incapacità di concludere a rete, infatti, si unisce dopo il rientro in campo anche una certa difficoltà a far circolare la palla, che impedisce ai Bianconeri di creare la stessa mole di gioco prodotta nei primi quarantacinque minuti di gioco.

Dopo diversi minuti di gioco stagnante, con la Juventus che si limita a sparacchiare palle in area là dove le proprie punte non sono mai abbastanza abili da arrivare, ecco la fiammata di Martinez, da poco subentrato a Quagliarella: ricevuto il lancio di Melo sul fianco dell’area bolognese passa in mezzo a due avversari per concludere a rete, stringendo però troppo la conclusione e facendo terminare la palla – comunque controllata da Viviano – di poco a lato del primo palo.
Bianconeri che torneranno a fare capolino dalle parti di Viviano a cinque dal termine, quando Marchisio proverà un’improbabile conclusione di esterno destro facilmente bloccata dal portiere della nazionale italiana.

Partita che vedrà quindi la sua fine sulle conclusioni da fuori di Mutarelli – con palla smorzata da un difensore che sarà poi intercettata dalle manone di Storari, bravo a distendersi alla sua sinistra nonostante il problema ai gemelli della gamba destra – ed Aquilani.

COMMENTO

Per una decina di minuti le squadre si studiano senza grandi picchi di intensità né intenti bellicosi. Poi la Juve, piano piano, guadagna campo, finendo presto col prenderne il dominio più o meno assoluto che si concretizzerà con un rigore più che dubbio assegnato a Krasic e sbagliato da Vincenzo Iaquinta. Dopo i primi minuti, comunque, netta la superiorità ospite: non un gioco spumeggiante quello dei Bianconeri, ma possesso continuativo, maggior precisione di passaggio, più volontà di offendere.

La ripresa scorrerà un po’ sugli stessi binari: primissimi minuti con le squadre contratte, Juventus che poi si scioglie e prende il controllo del gioco. Bologna però che nel secondo tempo irrobustirà ulteriormente la propria gabbia difensiva rimanendo molto più bloccato nelle proprie posizioni lasciando ancor meno spazi agli spenti attaccanti avversari.

Ad uscirne è quindi una partita bene o male controllata da una sola squadra. Incapace, però, di costruire occasioni realmente pericolose. Con due attaccanti di prima fascia la partita sarebbe terminata sicuramente in ben altro modo.

Bologna che dal canto suo, invece, delude molto: troppo remissiva la squadra di Malesani, che non proverà mai a fare gioco né a costruire azioni con un costrutto al di là di qualche sporadicissima ripartenza mai comunque troppo veloce o ficcante. Eppure mettere in difficoltà una difesa che aveva dimostrato più volte, in special modo ad inizio stagione, di essere vulnerabile – specialmente sulla destra, presidiata da Marco Motta – sarebbe stata impresa tutt’altro che proibitiva, se solo si fosse voluto affrontare il match in maniera un pochino più temeraria.

MVP

Difficile, in una partita come oggi, assegnare il titolo di uomo del match ad un solo giocatore. Questo perché non si sono state prestazioni poi particolarmente brillanti o realmente meritevoli.

Due giocatori che mi sono piaciuti abbastanza, però, sono stati, rispettivamente, Viviano ed Aquilani, rispettivamente presente e futuro della nazionale italiana guidata da Cesare Prandelli.
Se il primo rappresenta oggi come oggi la prima alternativa all’ancora infortunato Buffon – cui dovrà però restituire il posto una volta che Gigi tornerà disponibile – il secondo si sta ricandidando ad un posto  in Azzurro, perso dopo Euro 2008 ed i tanti problemi fisici avuti in questi ultimi due anni.

TABELLINO

Bologna vs. Juventus 0 – 0
Marcatori: –
Bologna (4-1-4-1): Viviano; Portanova, Britos, Cherubin, Garics; Ekdal (39’st Mutarelli), Radovanovic (17’st Casarini), Buscè, Mudingayi; Paponi (29’st Gimenez); Di Vaio. A disp.: Lupatelli, Moras, Rubin, Ramirez. All.: Malesani
Juventus (4-4-2): Storari; Motta, Bonucci, Chiellini, De Ceglie; Aquilani, Marchisio, Melo, Krasic (20’st Del Piero); Quagliarella, Amauri ng (21’pt Iaquinta). A disp.: Manninger, Legrottaglie, Sissoko, Pepe, Martinez. All.: Delneri
Arbitro: De Marco di Chiavari
Ammoniti: Garics, Motta, Portanova, Mutarelli

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