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Archive for ottobre 2012

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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Chi mi segue sa che non amo parlare di arbitraggi, soprattutto perché poi in Italia ci si riduce a non fare altro.
E allora meglio concentrarsi sulle questioni di gioco in sé, annotando solo gli eventuali errori (che nel nostro paese chiamano “furti”, proprio a denotare grandissima cultura sportiva) che vengono di volta in volta commessi.

Per parlare di Catania – Juve, però, non si può assolutamente prescindere proprio dalla componente arbitrale che, a conti fatti, risulta assolutamente decisiva nell’indirizzare un match per altro già poco emozionante di suo.

Sotto il profilo del gioco valgono infatti un po’ le stesse cose dette in relazione a Milan – Genoa di ieri sera, con un calcio italiano davvero senza idee ed uno spettacolo sempre più povero.

Così una partita scialba che meriterebbe di chiudersi – guarda caso – sullo 0 a 0 diventa il classico pretesto per scatenare polemiche arbitrali che ci tireremo dietro come minimo una settimana.

Gli errori, del resto, sono evidenti ed altrettanto evidentemente condizionano la gara.

Tra i due netto soprattutto il primo, quello che porta all’annullamento del vantaggio catanese ad opera di Bergessio.

Sul cross di Marchese c’è infatti il tocco di Spolli di testa e poi, forse, anche quello di Lodi.

Sicuramente, però, in nessuna delle due occasioni la punta argentina, controllata da Asamoah, va a trovarsi in posizione irregolare.

Così il suo tap-in su respinta del palo, sicuramente fortunoso ma altrettanto regolare, non andrebbe annullato.

Con i giocatori catanesi impegnatissimi a festeggiare una realizzazione inizialmente convalidata, però, partono le proteste dei Bianconeri e, soprattutto, una discussione tra il direttore di gara ed i suoi collaboratori.

Il parapiglia in campo è marcato, arbitro ed assistenti sembrano non saper che pesci pigliare ma il loro ruolo gli impone di prendere una decisione.

E, alla fine, prendono quella sbagliata. Goal annullato in maniera assolutamente ingiusta e nuovo parapiglia, questa volta con protagonisti gli etnei.

Non solo.

Nella ripresa è la Juventus, con un tap-in di Vidal, a trovare il goal che vale vantaggio e vittoria.

In presa diretta nulla da dire, ma osservando il replay ecco il misfatto: Bendtner, autore del tiro sulla cui ribattuta si avventa Vidal, era in posizione di fuorigioco, con la propria gamba destra oltre l’ultimo difensore siculo.

Goal da annullare, che viene però convalidato.

Insomma, spettacolo assolutamente indegno sotto un po’ tutti i punti di vista.

Sia a livello di qualità di gioco, dove si registra qualcosa di meglio rispetto a quanto visto ieri a San Siro ma comunque nulla di trascendentale, sia a livello di arbitraggio, con due errori più o meno importanti che marchiano irrimediabilmente il match.

La necessità di una sorta di moviola stile NFL è assolutamente conclamata.

Peccato solo che il sistema-calcio sia così chiuso a questo tipo di innovazioni.

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Ieri ho avuto la fortuna di partecipare ad una piacevolissima serata di calcio in quel di San Siro, ospite di uno dei top sponsor del Milan: Indesit.

Infatti, come accadde in più di un’occasione lo scorso anno, sono stato invitato al Meazza per vedere giocare la squadra di Allegri, per una serata che però non si è limitata al solo match in campo.

Così nel pre-gara cena esclusiva nella sala Top Club dello stadio, con il campo a pochi metri da me.

E mentre finivo di porre un freno alla mia fame ho potuto iniziare a vedere i giocatori scaldarsi sul terreno di gioco e caricarsi in vista di un incontro che poi, in realtà, ha un po’ deluso le attese da un punto di vista strettamente “prestazionale”.

Accomodatomi in una delle poltroncine del primo anello rosso, infatti, speravo di poter assistere ad una gara giocata a viso aperto da entrambe le contendenti.

Ma ho dovuto fare i conti con la dura realtà dei nostri giorni. Una realtà che vede il calcio italiano, quantomeno a livello di club, in un declino netto, figlio di un momento difficile per tutto il Sistema-Paese.

Più in particolare, poi, delicatissimi sono i periodi che stanno attraversando le due squadre, con un Milan come ben sappiamo alla ricerca di una nuova identità dopo le tantissime partenze estive ed un Genoa reduce dal cambio di allenatore avvenuto solo tre giorni prima.

Così chi si aspettava un Genoa arrembante, che sapesse tramutare subito in fatti i concetti del proprio neo-allenatore, è rimasto deluso.
Il Grifone è infatti giunto a San Siro con l’intento chiaro di non prenderle ed una confusione nella fase di impostazione e produzione che raramente ho visto in Serie A.

A fine gara, a conferma delle mie impressioni, vado a cercarmi le statistiche del match. Che sottolineano chiaramente come non mi fossi sbagliato: 72% è la miserrima percentuale dei passaggi completati dagli uomini di Gigi Delneri.

Davvero troppo poco per pensare di poter imbastire trame di gioco degne di questo nome.

D’altro canto, comunque, anche il Milan è ancora alla ricerca di un’identità precisa. Per quanto, innegabile, dei passi avanti rispetto ad inizio stagione sono stati fatti.

A cominciare dal modulo di gioco: inutile incaponirsi nel 4-3-1-2 quando i risultati non arrivano. Giustissimo, piuttosto, cercare soluzioni alternative.

Da qui il parto di un 3-4-3 adattabile a seconda delle fasi di gioco. Che per qualcuno è riducibile ad un semplice 5-4-1, ma così non è.

E proprio dalle poltroncine di San Siro la nuova impostazione tattica Rossonera è molto più apprezzabile, lampante.

In fase di possesso infatti si parla di 3-4-3 puro, con i centrali “esterni” della linea a tre capaci di dare supporto alla manovra di tanto in tanto e soprattutto le coppie di esterni ad occupare i propri effettivi ruoli, rispettivamente di cursori ed ali.

In fase difensiva, poi, il doveroso “rinculamento” in difesa, con i tre difensori a stringersi ed i due tornanti a scendere anche fino in posizione di terzini, all’occorrenza. E, ancora, i mediani abbassati per schermare la difesa e gli esterni d’attacco ad aiutare a centrocampo.

Del resto si sa, in Italia siamo maestri della tattica e proprio la “camaleonticità” di questo Milan lo conferma.

Non stupisce certo, quindi, che il Genoa non riesca a creare praticamente mai veri e propri pericoli, tanto che le gambe ad Amelia tremano solo quando, nel primo tempo, Zapata combina un pasticcio nel gestire un pallone e crea una voragine che però gli avversari, non abbastanza cinici, non sono in grado di sfruttare.

E non deve stupire nemmeno che in una situazione di questo genere, con una squadra impegnatissima a non perdere mai l’equilibrio ed un’altra praticamente incapace di fare tre passaggi di fila, la partita che ci si presenta davanti agli occhi sia tutto sommato bruttina.

Per fortuna a renderla spettacolo degno d’esser vissuto ci pensa il solito El Shaarawy che, alla ricerca della definitiva consacrazione, disputa un match ad alto livello in cui mette un po’ di tutto: sgroppate, dribbling, propositività, ripiegamenti, generosità e, ciliegina, la rete che vale i 3 punti.

A fine match, così, il sapore che resta in bocca è comunque piuttosto amaro e la sensazione quella che entrambi i team abbiano ancora molto lavoro da fare per arrivare ad esprimere qualità di gioco interessanti.

Per i giudizi sui singoli, invece, vi rimando al sito Indesit Football, dove tra oggi e domani pubblicherò le mie pagelle!

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E’ un calcio italiano che sta attraversando un momento di difficoltà evidente a livello di club.

Ma ogni crisi porta con sé opportunità di rinnovamento e nuovo sviluppo.

Ecco quindi che il nostro movimento, a livello di rappresentative nazionali, si riempie la pancia con le prestazioni di Azzurri ed Azzurrini, che sfidano il calcio nordico uscendone con due vittorie importantissimi.

I baby strappano infatti il biglietto per i prossimi Europei di categoria.

I grandi, anche sfruttando il pareggio tra ceki e bulgari, prendono con autorità la testa del gruppo, che ora guidano a quota 10 punti (in quattro partite).

Che dire?

Alla vigilia il nostro C.T. chiedeva i tre punti. E che questi arrivassero anche senza gioco brillante.

Alla fine le cose non sono andate malaccio nemmeno da questo punto di vista.

Il tutto con il solito Pirlo, Fenomeno vero, sugli scudi.

Il regista bresciano, infatti, sforna due assist al bacio che risultano essere assolutamente determinanti per il risultato finale.

Dapprima, dopo l’1 a 0 firmato Montolivo, scodella al centro un cross perfetto per il solito Daniele De Rossi, che galvanizzato dalle critiche ricevute dal proprio mister in quel di Roma sigla due reti nel giro di cinque giorni in Azzurro e mette a tacere (o forse fomenta) le polemiche da par suo.

Poi, con l’Italia ridotta in dieci ad inizio ripresa per l’espulsione diretta di Osvaldo (guarda caso un altro romanista in polemica con Zeman), mostra uno dei suoi pezzi migliori del repertorio: fendente alto a verticalizzare e saltare la difesa, con Balotelli che scatta con tempismo e batte il portiere avversario con un tocco delizioso di misura.

E non ce n’è per nessuno.

Per quanto Marchisio e De Rossi siano giocatori di alto livello l’unico con la scintilla, in grado di decidere un match con uno sguardo, resta sempre lui, Andrea Pirlo.

In attesa di vedere i ceki recuperare il match non ancora disputato (sono a quota 3, a differenza di Italia e Bulgaria che li precedono in classifica) la nazionale di Prandelli guida quindi il Gruppo B con quattro punti sulla concorrenza.

Un vantaggio importante giunto pur non senza qualche difficoltà (il pareggio con la Bulgaria, la prova non brillante contro Malta, la vittoria a tratti stentata in Armenia).

Il calendario ora prevede sosta fino a fine marzo. Quando i ceki nel giro di quattro giorni ospiteranno la Danimarca (con la speranza che Bendtner e compagni gli facciano almeno uno scherzetto) per poi volare sul non facilissimo campo armeno.

Italia che, di contro, sfiderà la sola Malta.

Coi Bulgari anch’essi impegnati in un solo match che li vedrà opposti ai maltesi – ma in casa – ecco che proprio tra cinque mesi avremo un quadro migliore e più completo del girone. Con la speranza di vedere l’Italia ancora lassù, e con vantaggio immutato sulle inseguitrici.

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Missione compiuta.

Gli Azzurrini di Devis Mangia tornano a casa dalla Svezia con il biglietto aereo per Israele ben saldo nelle proprie mani.

Partita quasi assurda quella disputata a Kalmar con un’Italia nel complesso superiore ma che dopo aver trovato il doppio vantaggio sbanda e sembra quasi voler buttare via tutto quanto di buono costruito negli ultimi due anni, con i fantasmi bielorussi che tornano ad aleggiare sulla nostra under 21.

Poi però, per fortuna, la superiorità generale mostrata per buona parte della partita torna a concretizzarsi e il solito Immobile chiude i conti, strappando il biglietto per la fase finale dell’Europeo di categoria.

Nel complesso è una squadra ben messa in campo quella che, ligia al solito 4-4-2 di scuola sacchiana si trova a schierare quest’oggi il commissario tecnico.

Qualche sbavatura, forse dovuta anche all’età e alla scarsa abitudine di giocare assieme, ma nel complesso un tasso tecnico e un livello di talento medio sicuramente superiore.

Venendo ai singoli bella prestazione del solito De Sciglio sulla fascia, sempre più una sicurezza ed indubbiamente giocatore che il Milan dovrà cercare di far crescere al meglio, senza bruciarlo. Il futuro è suo.

Così così i due centrali, specialmente capitan Caldirola che subito dopo il 2 a 0 si imbambola su un pallone facilissimo da controllare e regala alla Svezia la scossa che permette ai padroni di casa di tornare a crederci, infiammando così una partita virtualmente appena chiusa.

Meno sbavature per l’attento Capuano, che però sfortuna vuole finisca col servire l’assist dello splendido pareggio di Hiljemark, quando libera l’area di testa recapitando il pallone proprio sul piede dell’avversario.

Prestazione senza infamia né lode per Frascatore. Che non sembra essere oggi all’altezza di chi quel ruolo lo ha ricoperto con continuità negli ultimi due anni – Crescenzi – e che pur non trovando il campo con continuità in Serie B viene preferito, nelle convocazioni di Mangia, anche ad un certo Santon.
Tenuto conto che per lui potrà esserci spazio anche nel prossimo biennio, comunque, le prospettive con questa maglia sembrano rosee.

Centrocampo dai due volti: in mezzo prestazioni discrete per i due scuola Juve Rossi e Marrone (nel complesso quest’ultimo migliore del compagno), super per le ali, Insigne e Florenzi.

Entrambi, non a caso, a segno.

Il primo con un goal da cineteca, palla sotto il sette con tiro a giro, a mo’ di Del Piero. Il secondo con un’imbucata che lo porta a calciare sul secondo palo, ad incrociare. Ma soprattutto una prestazione generosissima quanto ricca di qualità, per uno dei centrocampisti under 21 più interessanti del mondo.

Entrambi, inutile dirlo, meriterebbero la chiamata della nazionale maggiore già oggi.

In attacco, infine, troviamo il solito Immobile, alle volte un po’ troppo egoista – come tutti i bomber, del resto – ma capace di andare a segno, con uno splendido pallonetto, anche oggi.

A fargli da spalla, almeno inizialmente, quel De Luca che proprio Mangia seppe far maturare fino a prepararlo per il salto nel professionismo qui a Varese. Ma che nel complesso, nonostante oggi solo un super Johnsson gli impedisca di siglare l’1 a 0, non sembra ancora all’altezza di indossare una maglia da titolare in questa squadra.

Soprattutto quando ciò significa far accomodare in panca un certo Manolo Gabbiadini, 10 goal in 14 presenze prima di oggi con l’under21.

Gabbiadini che, guarda caso, entra e segna la partita in modo indelebile, andando a portare un’azione personale insistita con la quale riesce a liberare Immobile per la rete del definitivo 3 a 2.

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