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Posts Tagged ‘Tottenham’

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Ieri sera si è giocato uno dei tanti derby di Londra, quello che ha messo contro il lanciatissimo Chelsea di Josè Mourinho al Tottenham, sempre poco a suo agio quest’anno quando si è trattato di affrontare una delle “big four” di questo campionato.

Spurs che in realtà non demeritano, almeno fino alla rete dell’uno a zero. La squadra allenata da Tim Sherwood, infatti, riesce a contenere bene gli avversari (a parte un paio di notevoli sbandate iniziali), provando anche a pungere quando si crea l’occasione (come al quattordicesimo, quando un diagonale di Bentaleb si spegne di poco a lato).

A fare la differenza è quindi la tenuta mentale della squadra. Che commette una serie di errori individuali assolutamente incredibili, se rapportati al livello di cui stiamo parlando.
Roba che, non me ne vogliano i tifosi del Tottenham, si stenta a vedere nei nostri oratori.

Ma vediamoli più nel dettaglio, questi errori…

L’1 a 0 arriva poco prima dell’ora di gioco. Su – e già questo dice molto – una ripartenza Spurs.

Il primo errore lo commette Kaboul. Il centrale francese, infatti, si mette ad allacciarsi le scarpe con il pallone che è sì tra i piedi di un proprio compagno, ma ancora nella trequarti del Tottenham.

A questo punto l’avanzamento della sfera subisce però un arresto. Il portatore, che credo fosse Walker, fa una cosa che solitamente non andrebbe mai fatta. Ovvero sia taglia il campo in orizzontale con un passaggio che metta in movimento Verthongen. In questo caso, però, il passaggio ci potrebbe anche stare, visto il molto spazio lasciato dai Blues al difensore belga.

Qui però già un secondo errore, dopo quello di Kaboul: il passaggio non è precisissimo. Non viene infatti fatto sulla corsa del compagno, che è così costretto ad arrestare la propria avanzata per rinculare di alcuni metri.

Il che, ovviamente, permette agli avversari di rientrare in pressing su Vertonghen. Che, così, si gira su sé stesso, provando a liberarsi in dribbling. Compiendo però un terzo, per quanto sfortunato, errore: i tacchetti non trovano grip col terreno, ed il giocatore cade.

Qui, il quarto errore. Anziché provare a tenere palla, magari cercando un fallo (o, in alternativa, facendolo, sull’avversario), Vertonghen lascia partire un passaggio improbabile verso la propria area di rigore. Completamente a caso, senza che nessun compagno sia posizionato in maniera adeguata.

Qui ci si ricollega all’errore di Kaboul. Che, appena rialzatosi dopo essersi allacciato le scarpe, è completamente fuori posizione, con Eto’o che ha buon gioco a tagliare alle sue spalle.

L’uscita – per altro poco decisa – del portiere ed il tentativo di disperato recupero di Noughton non possono nulla. La punta camerunense, che poi inscenerà una simpaticissima esultanza post goal, ha gioco facile, e porta in vantaggio i suoi.

Il due a zero arriva solo quattro minuti dopo. Ed anche questo nasce da un errore di Kaboul, espulso nell’occasione.

L’avanzata di Hazard sulla sinistra è inarrestabile, ma non giustifica il fatto che lui, ancora una volta, si faccia tagliare fuori da Eto’o.
Così, in ritardo, prova a disturbare l’avversario, intervenendo da dietro.

L’ex interista finisce a terra. L’occasione da goal è più che chiara. Rigore ed espulsione una conseguenza praticamente diretta.

Il 3 a 0 arriva invece a fine match, più precisamente all’ottantottesimo minuto.

Ancora, frutto di un errore-sfortunato di un giocatore Spurs.

Difesa in affanno – anche per via dell’uomo in meno – che si fa bucare sulla sinistra. Il cross basso in mezzo sarebbe piuttosto innocuo. Ma Sandro, passato a giocare centrale dopo l’espulsione di Kaboul, sbaglia un pochino il tempo dell’intervento. E, per recuperare, finisce con lo sbilanciarsi e scivolare.

Così facendo regala palla a Demba Ba. Per cui segnare è un gioco da ragazzi.

Un solo minuto ed arriva un altro erroraccio clamoroso.

Walker si vede spiovere addosso una palla, oltre la propria trequarti.
Anziché provare a controllare o cercare un appoggio comodo cerca un passaggio lungo, di testa, verso il proprio portiere.

Il tutto, però, senza accorgersi che da quelle parti sta ancora stazionando lo stesso Ba.

L’epilogo è scontato. Demba Ba si mette in movimento ed anticipa piuttosto facilmente Lloris.

Da lì in poi trovare il goal del 4 a 0, a porta vuota, è un gioco da ragazzi.

Senza voler togliere nulla al Chelsea, squadra compatta e sempre in partita mentalmente, fa davvero specie vedere una messe di errori così importante. Che, di fatto, decidono in maniera pesantissima una partita infinitamente più equilibrata di quanto non direbbe il risultato.

Se una squadra doveva vincere, intendiamoci, era sicuramente quella allenata da Mourinho.

4 a 0, però, è forse giusto un tantino largo, come risultato.

Per chi si fosse perso il match, comunque, trova gli highlights qui.

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Negli ultimi giorni si sta parlando con sempre maggiore insistenza del possibile ritorno in Italia del Coco Lamela, la cui esperienza in quel di Londra è stata sino ad oggi molto fallimentare.

Grandi speranze accompagnarono il suo multimilionario trasferimento agli Spurs: reduce da una grande stagione in maglia Giallorossa, era chiamato – assieme ai tanti altri acquisti estivi che hanno seguito la cessione di Bale – a non fare rimpiangere l’ala gallese trasferitasi sulla sponda nobile di Madrid.

Una notizia come quella del possibile ritorno, anche solo in prestito, di un giocatore così nel campionato italiano non può e non poteva ovviamente essere ignorata, tanto che in rete si è scatenata la solita ridda di constatazioni pro o contro il possibile affare.
La notizia è stata ovviamente rilanciata anche da me tramite i social network, ed ha fatto scaturire un’interessante scambio di opinioni di cui è bene parlare subito, prima di addentrarci nei possibili perché e per come di questo eventuale ritorno.

La discussione nata a seguito di questo tweet verteva fondamentalmente sull’opportunità di acquisire un giocatore come Lamela per un periodo breve come quello che porterebbe da qui a fine campionato.

Opinione di chi scrive è che essendosi ormai già ben ambientato al nostro campionato nel corso della sua esperienza romanista, Erik potrebbe – se messo nelle giuste condizioni, ovviamente – impattare da subito bene, risultando perché no determinante ai fini della conquista dell’obiettivo di turno.

Ma a chi può fare comodo il Coco?

Facile: tutti.

Logico è che la maggior parte delle 20 squadre del nostro campionato un giocatore così possono solo sognarlo, e che nelle stesse Lamela sarebbe la star assoluta. Venendo alle squadre di vertice (per posizione di classifica o blasone) la situazione comunque non cambia.

Partiamo da quella che è la Regina incontrastata della Serie A, in questo momento storico: la Juventus.

Due campionati consecutivi all’attivo, un terzo quasi ipotecato con la vittoria di domenica ai danni della diretta concorrente allo Scudetto, la Roma.

Certo, nel 3-5-2 utilizzato solitamente da Antonio Conte Lamela avrebbe poco senso di esistere. Ma chissà che proprio in virtù di questa tranquillità con cui la Juventus potrà vivere la seconda parte di stagione il mister Bianconero non possa decidere di effettuare dei cambiamenti di formazione, esperimenti che possano portare a cambiare qualcosa in vista della prossima stagione (dove la società di Torino dovrà provare a ridare l’assalto almeno ai quarti di finale di Champions).

In questo senso si potrebbe iniziare ad applicare un 4-3-1-2 che veda proprio il talentino argentino alle spalle di due punte – che potrebbero tranquillamente rimanere Tevez e Llorente -, con l’arretramento di Lichtsteiner sulla linea di difesa, il ritorno di Chiellini a terzino sinistro ed il panchinamento di Asamoah proprio in favore del Coco.Juventus con Lamela

Una soluzione, questa, sicuramente fattibile. E che porterebbe ad un accrescimento del valore “overall” della squadra, posto che chiunque credo ritenga Lamela superiore, in termini assoluti, al centrocampista ghanese ex Udinese.

Una soluzione peraltro interessante anche dal punto di vista tattico, perché se è vero che Conte sta pensando al 4-3-3 per il futuro della sua squadra è altrettanto naturale pensare che Lamela, nel corso del match, possa tranquillamente essere impiegato anche come esterno offensivo, col decentramento di Tevez sulla fascia opposta e l’uso di Llorente come unico terminale offensivo vero e proprio.

Una prospettiva sicuramente molto interessante per la Juventus, che secondo alcune fonti starebbe addirittura pensando all’acquisizione del cartellino del giocatore, con Vucinic possibile – parziale – contropartita in questa operazione.

E se Lamela farebbe comodo alla prima della classe, come potrebbe non far comodo a tutte le altre?

La Roma lo ha sacrificato in estate per finanziarsi il calciomercato (e con lui, Marquinhos), ma certo non ne avrebbe voluto fare a meno da un punto di vista tecnico.
Tornasse anche solo per sei mesi là dove si consacrò la scorsa stagione, Lamela si riprenderebbe sicuramente un posto da titolare nello scacchiere di Garcia. Troppo calcisticamente – anche se non atleticamente – superiore ad un Gervinho (che pure è uno dei punti fermi della squadra) per poter guardare gli altri dalla panchina.

E che dire del Napoli, che gioca con un modulo con addirittura tre trequartisti?

Insigne, Mertens, Callejon ed Hamsik sono tutti ottimi giocatori, soprattutto se rapportati al livello medio attuale del nostro calcio. Ma è davvero impossibile pensare che Lamela non si potrebbe ritagliare un ruolo importante, anche solo per sei mesi, pure nella squadra di Rafa Benitez.

A Firenze poi quest’anno sono stati sfortunatissimi. Dapprima l’infortunio a Gomez, poi quello a Pepito Rossi.
Giusto stamattina sentivo Montella dire in conferenza stampa che cercheranno sul mercato un esterno/seconda punta in grado anche di fare goal. Un identikit che può adattarsi benissimo a Lamela.Rossi e Gomez

Insomma, l’antifona l’avete capita. Lamela in Italia farebbe comodo a chiunque. Anche a quella Lazio i cui tifosi – almeno, una parte di essi – ne ostracizzano il possibile (per me praticamente impossibile, in realtà) arrivo a causa dei suoi trascorsi Giallorossi.
Eppure un tridente composto da Keita, Klose ed appunto il Coco proprio male non sarebbe, come ha voluto affermare stamattina la collega Monia Bracciali di Massima Woman in Sport…

Chiudo con un pensiero alle due milanesi: da una parte l’Inter, che ha nel solo Palacio un giocatore affidabile dalla metàcampo in su. Lamela non potrebbe che fare bene.

Dall’altra il Milan. Undicesimo in classifica, 22 punti in 18 giornate, ottavo miglior attacco della Serie A. Beh, direi che non serve nemmeno spiegare perché Lamela non potrebbe che far comodo ai Rossoneri…

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 E’ una Inter quasi irriconoscibile quella che scende in campo stasera a San Siro.

Una squadra, finalmente, innanzitutto.

Che lotta su ogni pallone, getta il cuore oltre l’ostacolo, cerca l’impresa.

L’assenza di Bale aiuta l’Inter, già solo a livello psicologico. Tra i pochi fenomeni del calcio moderno, il gallese avrebbe potuto risolverla in qualsiasi momento da solo.

Questo, però, non può essere un alibi per i londinesi. Perché così come il Milan è da crocifiggere per aver dilapidato il vantaggio dell’andata, così – anzi, a maggior ragione – dobbiamo crocifiggere il Tottenham per essersi fatto rimontare i ben tre goal di vantaggio accumulati nella gara d’andata.

Come raccontavo a chi con me seguiva la partita su Facebook, però, era anche ovvio che la squadra avrebbe dovuto, dopo il 3 a 0, cercare di chiuderla prima del novantesimo. Perché ai supplementari, dopo tutto quel dispendio di energie, sarebbe stato difficilissimo prevalere.

Due, quindi, le chiavi di volta, in negativo, per un’Inter comunque – per una volta – da elogiare senza remore.

In primis, un po’ come con Niang martedì, la traversa colpita da Palacio sull’1 a 0. Se l’attaccante argentino avesse segnato lì, si era intorno alla mezz’ora, l’Inter con ogni probabilità sarebbe riuscita a chiudere i conti prima del novantesimo, trovando una qualificazione assolutamente impronosticabile alla vigilia.

Poi, forse ancor di più vista la dinamica del match, l’occasione fallita dal pur ottimo Cambiassio al novantaduesimo. Quando, con sessanta secondi da giocare, un goal avrebbe davvero voluto dire quarti di finale.

Ora… dopo una serata del genere ci si aspetterebbero lodi a tutti, dai giocatori a Stramaccioni.

Io, però, la vedo diversamente. E mentre i giocatori – alcuni in particolari, poi vi dirò – sono assolutamente da incensare il mister sarebbe da mettere alla sbarra e processare.Andrea Stramaccioni

Il motivo è semplice: prima dell’andata dimostrò chiaramente di non tenere un granché al torneo, assolutamente sacrificabile in nome della corsa al terzo posto in campionato (che con ogni probabilità sfumerà).

Poi, dopo la figuraccia di Londra e la sconfitta col Bologna, praticamente esonerato, ecco che anche la gara di ritorno con il Tottenham assume una sua importanza. Anzi, quasi una centralità.

Peccato che ormai sia troppo tardi, perché, nonostante la squadra giochi alla grande e per il cuore messo in campo oggi meriterebbe il passaggio del turno, rimontare un 3 a 0 fino a staccare l’accesso al turno successivo è impresa epica, che non per nulla sfuma sul più bello.

Il tutto nonostante anche ai supplementari, pur alla canna del gas, i ragazzi vestiti di nero ed azzurro mettano in campo tutto quanto possibile, lottando come gladiatori e riaprendo – dopo la rete di Adebayor, con l’azione di Dembelè che mette palesemente in evidenza la difficoltà atletica della squadra di casa – una gara praticamente chiusa.

Un allenatore, insomma, non può trattare così un impegno europeo, nemmeno se ritenuto secondario rispetto all’obiettivo da raggiungere in campionato.

Venendo ai singoli applausi a scena aperta vanno riservati a Palacio, Handanovic e Cambiasso su tutti. Con il primo che nonostante la traversa dimostra di essere l’anima delle avanzate nerazzurre, il secondo che compie un paio di grandi interventi (ed è, per qualità, nettamente tra i migliori giocatori a roster) ed il terzo che gioca quasi ai livelli dei tempi che furono.

Ottimi, inoltre, anche un Cassano ispiratissimo (peccato abbia la mobilità e la velocità di un bradipo) ed un Kovacic che nonostante la giovanissima età dimostra di saper reggere certi palcoscenici.

Ma, più in generale, davvero bravi tutti.

Peccato, insomma. Remuntada storica fallita di un soffio!

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La Next Gen Series dello scorso anno, quella che vide l’imposizione finale di un’Inter – Primavera – guidata da Stramaccioni, non la seguii, non trovandone il modo.

Quest’anno spero invece di riuscirci. Che la rete mi sia amica.

Proprio oggi sono riuscito a recuperare il match tra Tottenham e Barcellona, due settori giovanili interessanti pronti a dare battaglia per imporsi a livello Europeo.

Prima di questa partita i padroni di casa erano riusciti ad imporsi 3 a 2 in Germania contro il Wolfsburg. Non era invece andato benissimo l’esordio Blaugrana, con i giovani di Barcellona incapaci di andare oltre l’1 a 1 casalingo contro l’Anderlecht.

Entrambe le squadre, con motivazioni differenti, scendono quindi in campo alla ricerca dei tre punti.

Ed è un Barcellona che dimostra da subito il dente avvelenato dopo i due punti persi in Spagna contro la compagine belga. Così dopo un minuto di gioco i giovani Blaugrana recuperano una palla a metà campo e vedono Godswill, il terzino destro, puntare l’area avversaria per scaricare poi un destro troppo docile e centrale, che viene bloccato senza problemi da Vigouroux.

Nel complesso però la partita fatica a decollare. Entrambe le squadre non si risparmiano sotto il punto di vista del dinamismo, anche sfruttando la freschezza dovuta alla giovane età, ma qualche indecisione in più la dimostrano sotto il profilo tecnico, laddove esce tutta la – ancora – scarsa maturità dei ragazzi in campo.

Per vedere un’azione degna di nota dobbiamo quindi attendere il dodicesimo, quando Godswill mette in mostra tutte le proprie lacune subendo un tunnel di tacco da Kevin Stewart (terzino sinistro nonché capitano Spurs) che così facendo lancia Alex Pritchard sulla fascia. Conversione verso il centro, tiro a girare sul secondo palo che si spegne alto sopra la traversa.

Per provare a sbloccare il risultato il Barça si affida agli schemi da calcio piazzato. Così quando Adama è scioccamente steso da Stewart (troppo avvezzo alle entrate in scivolata) capitan Nando si porta sul punto di battuta (lato destro dell’area) e centra un pallone rasoterra, più o meno all’altezza del dischetto del rigore, cui va incontro il centrale difensivo camerunense Macky Bagnack, che gira però a lato di prima intenzione.

La rete Blaugrana è comunque nell’aria e arriva al diciannovesimo minuto quando Xavier Quintillà Guasch mette in mostra tutta la sua tecnica (nota bene: gioca terzino sinistro) effettuando un lancio a tagliare tutto il campo in direzione di Adama, l’ala destra della formazione catalana. Messa palla a terra saltare Kevin Stewart, che aveva dimostrato di temere e subire la rapidità dell’esterno avversario anche nell’azione raccontata qui sopra, è un gioco da ragazzi, seminarlo più facile che bere un bicchier d’acqua e centrare la palla sul primo palo l’unica alternativa possibile.
Qui spunta Sandro, lesto a seguire l’azione per infilarsi tra Milos Velijkovic e Dominic Ball, i due centrali difensivi Spurs. E altrettanto rapido e deciso a girare la palla sul secondo palo, dove Vigouroux non può nulla.

La reazione è comunque quasi istantanea. Tre minuti e Alexander McQueen (terzino destro Spurs) è servito a destra, sulla corsa, e centra un pallone su cui cerca d’intervenire Souleymane Coulibaly (punta), che è però ben contrato da Robert (l’altro centrale Blaugrana assieme a Bagnack), che lo chiude in angolo.

Subito dopo è invece Giancarlo Gallifuoco a provarci. Il suo destro al volo dal limite finisce però ben lontano dalla porta difesa da Ondoa.

Il giocatore più pericoloso dei padroni di casa, che dopo la scoppola di Sandro prendono abbastanza bene il controllo del campo, è comunque proprio Coulibaly, la punta centrale dell’attacco Spurs. Che intorno alla mezz’ora, e nell’arco di una mezza dozzina di minuti, ci prova un paio di volte in rovesciata, in entrambi i casi non riuscendo però a trovare lo specchio della porta Blaugrana.

Coulibaly che appena scocca il quarantunesimo mette in mostra tutto il proprio potenziale, facendo tutto bene fuorché la conclusione. Kenneth McEvoy (ala destra) centra un pallone che Bagnack spazza di prima intenzione. La sfera finisce però a Nabil Bentaleb che serve rapidamente Gallifuoco, abile a girare il pallone in area di prima intenzione.
Dove Coulibaly si va a trovare in situazione di uno contro uno con Robert, con Macky Bagnack salito sull’italoaustraliano e messo fuori combattimento proprio dal tocco rapido di ques’ultimo.
A quel punto per il 17enne ivoriano ex Siena è un gioco da ragazzi liberarsi del diretto marcatore con un bel colpo tacco. Non resterebbe che freddare Ondoa. Sul più bello, però, viene meno la freddezza, e la Scarpa d’Oro del Mondiale under 17 del 2011 (dove segnò ben 9 reti – di cui 4 contro la Danimarca e 3 contro il Brasile -, convincendo gli Spurs a prelevarlo dai Bianconeri toscani) calcia potente ma centrale, non impensierendo il camerunense Joseph Fabrice Ondoa Ebogo, che neutralizza la conclusione in due tempi.

In chiusura di tempo è invece Pritchard a rendersi pericoloso: con una serie di doppi passi imbambola Godswill, lo supera e calcia a giro cercando il secondo palo, battendo Ondoa ma trovando la traversa a negargli la gioia del pareggio.

A dieci minuti dall’inizio della ripresa Xavier Quintillà vuole mettere nuovamente in mostra la prelibatezza del suo sinistro e lancia Ebwelle, che dopo aver addomesticato il pallone calcia senza però trovare lo specchio.

La ripresa sembra quindi arridere al Barcellona, schiacciato dai padroni di casa per tutta quella porzione di primo tempo che andava tra la loro rete e la fine dello stesso.
Al sessantaduesimo così Ebwelle e Sandro si incrociano col primo che scarica palla al secondo, il cui tiro si spegne però a lato.

Proprio Sandro, l’autore dell’1 a 0, trova il raddoppio. E’ il settantatreesimo quando Ondoa rilancia lunghissimo dalla propria area e trova il duo di centrali Spurs assolutamente impreparati a quell’eventualità. Cosa che invece evidentemente non riguarda la punta Blaugrana, lestissima a partire in velocità, far suo il pallone, non farsi rimontare dagli avversari e bucare Vigouroux con un bel destro all’incrocio dei pali.

In chiusura poi sarà proprio il portiere di casa a consegnare al Barça il possibile 3 a 0. Col neo entrato Joel, però, che calcerà proprio contro all’estremo difensore un pallone praticamente solo da spingere in porta.

Nel recupero c’è così ancora tempo per un sussulto: McEvoy svetta di testa sul primo palo, su azione di corner, girando la palla verso la porta difesa da Ondoa, salvato solo dalla traversa.

Tottenham 0, Barcellona 2. Pur senza mettere in mostra talenti alla Xavi, Iniesta o Messi il Barcellona continua quindi ad avere un settore giovanile di tutto rispetto.

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Killer instinct.

Ecco cosa manca. Ad entrambe le squadre.

E poi c’è l’aspetto inerente la fortuna, che incide sugli episodi.

Partiamo dalla prima considerazione: entrambe le squadre riescono a produrre occasioni da goal, chi più chi meno. Ma non a sfruttarle. Così, ecco materializzarsi uno 0 a 0 piuttosto ingiusto per quanto visto in campo.

E proprio il killer instinct è una componente fondamentale di una squadra vincente, a maggior ragione quando si vuole arrivare ad imporsi in Europa.

A Londra, lo immagino, si staranno mangiando le mani. Anche perché in rete ci andrebbero tre volte (analizzeremo più avanti il “come”), tutte e tre annullate.

Però le decisioni arbitrali (anticipo: non sempre condivisibili) non possono essere un alibi totale. Una squadra che vuole arrivare in fondo e che là davanti può schierare giocatori del calibro di Dempsey, Bale, Lennon e Defoe non può uscire da White Hart Lane senza goal all’attivo.

Al tempo stesso la Lazio deve assolutamente essere più cinica.

Perché diciamolo chiaramente: se riesci a tenere la porta inviolata a Londra non puoi permetterti di sciupare ciò che davanti riesci a creare. Anche perché, preventivabilmente, non saranno decine e decine di palle goal.

Stupisce quindi che Klose, giocatore che porta il killer instict ben impresso nel suo pedigree, cicchi una palla che solitamente trasforma in rete cento volte su cento.

O che nella ripresa Mauri, centrocampista con un ottimo feeling col goal, sia lento, goffo ed impacciato e sciupi un’altra bella occasione.

Uscire con tre punti dal White Hart Lane sarebbe stata un’iniezione di fiducia pazzesca.

La fortuna, invece, gioca a favore della Lazio. Perché se ieri la Juve non era stata fortunata a livello episodico – basti pensare al goal deviato o alla traversa di Quagliarella – oggi la Lazio ha portato a casa la porta inviolata anche grazie a quello.

Del resto difficile credere che in occasione del goal di Dempsey (il primo dei tre annullati dalla terna) ci possa essere malafede arbitrale. Molto più sensato etichettare il tutto come “fortuna”, col guardalinee che non si avvede della posizione regolare (giusto in linea) del trequartista statunitense e sbandiera, rendendone vano il bel tuffo con incornata vincente.

Ed è una fortuna anche che la cosa si ripeta nella ripresa, quando è Bale ad essere colto in posizione di fuorigioco (se c’è è millimetrico), con l’ala gallese che nel continuo dell’azione servirà a Defoe, solo e porta vuota, la palla del vantaggio.

Non so se sia fortuna, ma certo è un episodio che gira a favore, anche quello che vede Mauri affossato in area sugli sviluppi di un angolo. Vedendo la ripresa dalle spalle della porta laziale sembrerebbe in effetti essere fallo, quello di Caulker. Va detto, però, che molti arbitri con ogni probabilità non l’avrebbero fischiato.

Poi certo, ci sono anche episodi sfortunati. Come quello che vede protagonista Gonzalez, che su una respinta aerea della difesa Spurs si avventa su di un pallone volante e calcia verso la porta difesa da Lloris, venendo fermato solo dalla traversa. Sarebbe stato un golazo notevole.

Nel complesso, comunque, buona Lazio in quel di Londra. Ai punti forse vincerebbero i padroni di casa ma gli uomini di Petkovic si comportano bene, ed escono dal campo a testa alta.

Una cosa che accade ormai piuttosto di raro, alle italiane impegnate in Europa.

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Dopo le pagelle dell’andata, e detto di quanto accaduto in questo ritorno, vediamo le pagelle del match odierno.

Tottenham

Gomes: 7
Ripete la bella prestazione dell’andata. Un po’ come fosse un toro, quando vede rossonero va su di giri.

Corluka: 6
Svolge discretamente il compitino difensivo, contribuendo alla solidità della retroguardia Spurs, ma davanti non si propone praticamente mai.

Dawson: 7
Roccia a Milano, roccia a Londra. Ibrahimovic è dominato. Sempre molto attento su ogni palla.

Gallas: 6,5
Buona partita per l’ex capitano Gunners, che salva anche un goal sulla linea.

Assou Ekotto: 6
Ciò che vale per Corluka vale pure per lui.

Lennon: 6,5
E’ il più costante dei suoi dalla cintola in su.

Modric: 6
Non sembra ancora essere al top della forma.

Sandro: 7
Grandissima quantità in mezzo al campo, contribuisce notevolmente all’operazione qualificazione aiutando Gomes e la difesa a mantenere la rete inviolata.

Pienaar: 5,5
Abate lo argina bene e lui, che già non è un’ira di Dio, ha giusto un paio di spunti interessanti.
(Dal 71′ Jenas: 5,5
Maluccio nonostante giochi solamente venti minuti.)

Van der Vaart: 6
Nel primo tempo ci prova, sembrando piuttosto tonico e vivace. Ma si trova un po’ a predicare nel deserto. Verso la fine della prima frazione e nei minuti giocati nella seconda, però, sparisce.
(Dal 66′ Bale: 6
Non impressiona, ma la sua sola presenza sembra creare qualche timore in più alla retroguardia rossonera.)

Crouch: 4
Combina poco, risultando stranamente impreciso nel gioco aereo, e commette un fallo dietro l’altro.
(Dall’83’ Pavlyuchenko: s.v.)

Milan

Abbiati: s.v.
Il Tottenham calcia una sola volta nello specchio. Praticamente tra le sue braccia.

Abate: 6,5
Molto più sicuro che in passato in fase difensiva, deve mantenersi su questi livelli per poi crescere anche offensivamente. Un altro giocatore rispetto allo scorso anno, comunque.

Nesta: 6
Non è in perfette condizioni ma fa il suo senza grandi sbavature.

Thiago Silva: 7
Annulla Crouch, che finisce col perdersi in un fallo dietro l’altro.

Jankulovski: 6
Subisce abbastanza il duello con Lennon, ma tutto sommato si salva.
(Dal 70′ Antonini: 6
Gioca venti minuti, si limita al compitino. Eseguito comunque con precisione.)

Flamini: 6
Viene molto beccato dal pubblico, ma non sembra risentirne. Dà nerbo al centrocampo rossonero.
(Dall’87’ Strasser: s.v.)

Seedorf: 7,5
Come detto è lui il migliore in campo. Schierato centromediano metodista l’ex Ajax, Inter e Real aiuta tantissimo la difesa dando anche, per quanto può, qualità al gioco della sua squadra. Davvero in palla, giocasse sempre così sarebbe assolutamente insostituibile.

Boateng: 6,5
Si spende giocando a tutto campo con grandissima generosità, sino all’uscire ad un quarto d’ora dal termine stremato e claudicante.
(Dal 76′ Merkel: s.v.)

Pato: 6,5
E’ il più ispirato delle punte rossonere. Gli manca solo il goal. Peccato davvero.

Robinho: 5,5
Si spende bene, muovendosi tanto e facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto. Prima, però, cicca l’assist di Pato. Nel finale, infine, trova la manona di Gomes ad opporsi, per quanto il suo tiro non fosse comunque all’altezza della situazione.

Ibrahimovic: 4,5
Delude. Come al solito, quando si tratta di Champions.

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CRONACA

Un minuto e Pienaar taglia da sinistra bruciando Abate e servendo Van der Vaart, la cui conclusione dal limite si spegne però alla sinistra del palo curato da Abbiati.
Un altro minuto e sul fronte opposto Ibrahimovic s’infila tra le maglie della difesa avversaria su lancio di Seedorf ma dopo l’ottimo stop subisce il ritorno di Dawson, che gli tocca il pallone spedendolo in angolo.

Ritmi subito frenetici: Lennon scende sulla destra, Crouch effettua una sponda aerea ma Abbiati, uscendo bene, stoppa la conclusione di Van der Vaart proprio nel momento in cui la stessa viene scoccata.
Primi cinque minuti giocati a spron battuto, quindi, con il Tottenham comunque da subito superiore dal punto di vista atletico (ma del resto è ormai consono vedere un’italiana subire sotto questo punto di vista, quando gioca in Europa).

Milan che si accorge subito dei propri problemi in questo senso, decidendo di provare a tenere quanto più possibile il possesso del pallone per imprimere alla gara il proprio ritmo. Riuscendoci. La frenesia va quindi scemando nei minuti successivi.
Al quarto d’ora bel destro violento di Ibrahimovic, che calcia con forza una punizione battuta sull’out sinistro del proprio fronte offensivo. Bravo però Gomes, nella circostanza, a deviare in angolo la traiettoria.

Tre minuti e torna a farsi vedere la squadra di casa: Pienaar crossa sul secondo palo pescando Crouch, che incorna di testa (scontrandosi anche con Thiago Silva nell’occasione) senza però riuscire a girare il pallone nello specchio di porta.
Bella, al ventesimo la conclusione al volo di Van der Vaart, arrivata su respinta corta di Sandro Nesta. L’ex Campione del Mondo 2006, però, sarà altrettanto bravo rimediando al primo errore, lanciandosi in tackle sui piedi dell’avversario deviando il pallone a lato.

Tre minuti e Robinho può sfruttare il varco lasciato sulla sinistra da Assou Ekotto lanciandosi nello spazio per centrare un pallone basso su cui si avventerà, al limite dell’area, Pato. La conclusione di prima intenzione dell’ex stella dell’Internacional di Porto Alegre si infrangerà però contro ad un difensore.
Al venticinquesimo occasionissima Rossonera: una grande progressione di Pato porta il Papero sull’out sinistro dell’area, dove riesce a saltare facilmente Gomes per poi servire a Robinho un’occasione d’oro. L’ex Real spreca però tutto, calciando contro ad un difensore con il pallone che s’impennerà venendo comunque calciato lontano da Gallas, che lo salverà sulla linea.

Bella, alla mezz’ora, la punizione battuta da Van der Vaart: il pallone supera la barriera scendendo subito dopo, ma non abbastanza. La sfera finisce infatti con lo spegnersi sul fondo.
Il Milan ribatte comunque subito: Robinho serve Ibrahimovic al limite che dopo aver controllato il pallone lo serve filtrante a Pato, il cui mancino ad incrociare è però respinto dal sempre attento Gomes.

Van der Vaart piuttosto attivo: al trentaseiesimo l’ex stella dei Lanceri di Amsterdam si propone ancora in fase offensiva, calciando da poco oltre il limite. Sempre attento Abbiati, comunque, che blocca il pallone senza grandi patemi.
La prima frazione si chiude quindi col velleitario tiro da fuori di Assou Ekotto, che non trova lo specchio della porta.

La ripresa si apre col Tottenham subito pericolosissimo: Sandro strappa un pallone nella sua metà campo avanzando poi palla al piede per qualche metro sino a servire Lennon, che tirerà fuori dal cilindro un cross al bacio per Crouch, tutto solo sul secondo palo, che non sarà però assolutamente all’altezza e finirà col mettere il pallone a lato, sprecando un’occasione d’oro.
Sul ribaltamento di fronte bello il filtrante di Robinho per un Flamini, il cui cross sarà però respinto dal corpo di un avversario.

Al cinquantaduesimo Pato scende sulla destra accentrandosi per calciare di sinistro, trovando però, ancora una volta, la respinta di un giocatore del Tottenham. Sulla sfera piomba quindi Flamini, il cui diagonale immediato si spegne però a lato.
Sul ribaltamento di fronte altra occasione interessante per il Tottenham, con Crouch che effettua una sponda aerea per l’accorrente Pienaar che viene però disturbato – forse anticipato – da Nesta, che guadagnerà una rimessa dal fondo mettendo fuori giri l’ala sinistra sudafricana.

All’ora di gioco Robinho appoggerà al limite una bella palla per Boateng, il cui tiro di prima intenzione sarà – ancora una volta – deviato da un avversario, finendo ad Ibrahimovic. Che, però, si troverà in netta posizione di fuorigioco.
Cinque minuti e arriva un’occasionissima per il Milan: Thiago Silva serve sulla destra Abate che mette in movimento Robinho, il cui doppio tentativo è però ben sventato da Gomes, ancora in serata di grazia dopo la buona prestazione dell’andata.

Al settantasettesimo Merkel, appena subentrato ad un Boateng ormai distrutto, verticalizza per Robinho il cui appoggio all’indietro per Pato permette al compagno di calciare con potenza dal limite, con la palla che andrà però a spegnersi sul fondo.
La stanchezza è comunque chiaramente visibile in un po’ tutti gli effettivi in campo, da una parte quanto dall’altra. E lo spettacolo, ovviamente, ne risente.

Al novantunesimo grande azione del Milan con Seedorf che si beve Jenas a centrocampo dando il la ad un’occasione che vede Robinho scambiare bene con Ibrahimovic al limite trovando però la manona di Gomes ad alzare in angolo la sua conclusione.
Tutto inutile, però. Ed è il Tottenham ad accedere ai quarti di finale.

COMMENTO

Niente da fare.
Ed è un vero peccato.

Perché nell’arco dei centottanta minuti, ed in particolar modo nei primi quarantacinque minuti di oggi, il Milan, complessivamente, meriterebbe qualcosa in più del Tottenham. Che però passa grazie a quel passaggio errato di Ibrahimovic e, soprattutto, a quella ripartenza fulminante di Lennon, che consegnò a Crouch la palla della vittoria in quel di San Siro.

Milan a casa, quindi.
Ed è un peccato vero perché quando vedi una squadra esprimersi sui livelli dei Rossoneri di stasera ti auguri sempre che sia quella a passare il turno. A maggior ragione, mi scuserete la vena di nazionalismo, quando si tratta di una squadra che fa da portacolori del tuo paese.

Il primo tempo del Milan è qualcosa di davvero piacevole per gli occhi.
Dopo cinque minuti di fuoco, con il Tottenham parso subito arrembare alla ricerca del goal della tranquillità, sono infatti i ragazzi di Allegri a prendere saldamente in mano la partita: pallino del gioco a proprio favore e ritmo impresso a proprio piacimento, con i londinesi che non riescono a fare molto altro che non sia difendersi (piuttosto bene, c’è da dirlo).

Nella ripresa, complice la stanchezza, i padroni di casa combineranno qualcosina di più, anche se sarà sempre e comunque il Milan a fare la partita.

Peccato solo che, ancora una volta, nel commentare la prestazione di Ibrahimovic ci si possa limitare ad un laconico “non pervenuto”. Con il miglior Ibra in campo (e magari anche gli indisponibili vari, primi fra tutti Pirlo ed Ambrosini) il match sarebbe terminato indiscutibilmente in maniera molto diversa.

Un plauso, infine, a Seedorf: giocatore spesso criticatissimo dai tifosi rossoneri ma oggi realmente una colonna di questa squadra. Schierato centromediano metodista da Allegri l’ex nazionale Orange disputerà una partita ad altissimo livello, strameritandosi, a parer mio, il titolo di MVP dell’incontro.

TABELLINO

Tottenham vs. Milan 0 – 0
Marcatori: –
Tottenham (4-4-1-1): Gomes; Corluka, Gallas, Dawson, Assou-Ekotto; Lennon, Sandro, Modric, Pienaar (26′ st Jenas); Van der Vaart (22′ st Bale); Crouch (38′ st Pavlyuchenko). A disposizione: Cudicini, Hutton, Defoe, King. All.: Redknapp.
Milan (4-3-1-2): Abbiati; Abate, Nesta, Thiago Silva, Jankulovski (25′ st Antonini); Flamini (42′ st Strasser), Seedorf, Boateng (31′ st Merkel); Robinho; Pato, Ibrahimovic. A disposizione: Amelia, Oddo, Papastathopoulos, Yepes. All.: Allegri.

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Detto del match, ecco le pagelle di Milan-Tottenham.

Milan

Abbiati: 7
Gioca solo poco più di un quarto d’ora, in cui si guadagna però la palma di migliore dei suoi. Poi si fa male ed è costretto ad uscire. Peccato.
(Dal 18′ Amelia: 6
Non può nulla sul goal. Non è impegnatissimo, per il resto.)

Abate: 6
Parte piuttosto male ma esce alla distanza. Prestazione pienamente sufficiente per lui, che non subisce un granché dietro e riparte con efficacia in qualche occasione.

Nesta: 6
Guida bene il proprio pacchetto difensivo, può davvero poco sul goal.

Yepes: 6,5
Sarebbe un sette pieno non si facesse saltare da Lennon in occasione del goal. Intendiamoci, però: il centrale colombiano, sempre piuttosto corretto, ha provato a fermare l’avversario con mezzi leciti, venendo però saltato nettamente a mo’ di Holly Hutton. Certo, col senno del poi avrebbe potuto provare a tranciare le gambe dell’avversario, guadagnando anzitempo gli spogliatoi. A quel punto, però, non so se il suo voto sarebbe stato maggiore.
Occasione del goal a parte è comunque eccellente la prestazione dell’ex clivense, vera e propria roccia difensiva (annulla in più occasioni il pennellone Crouch nel gioco aereo) e giocatore più pericoloso dei suoi sul fronte offensivo.

Antonini: 5
Subisce quasi costantemente Lennon, combina pochino davanti.

Gattuso: 4
La prestazione in sè, soprattutto nel primo tempo, sarebbe da sei pieno. Però perde la testa, tanto che meriterebbe di lasciare anzitempo il campo. Dopo il triplice fischio, poi, fa partire un parapiglia indegno. Perdere non è mai piacevole, perdere in questo modo diventa ancora più brutto.

Thiago Silva: 5,5
Fuori posizione, e si vede. Ci prova, ma è palese come si trovi poco a suo agio davanti alla difesa. Se le mezz’ali sono Gattuso e Flamini, poi, ecco che la frittata di centrocampo è fatta e servita.

Flamini: 4
Interviene a piedi uniti su Corluka, costretto ad uscire in stampelle dallo stadio. Meriterebbe il rosso diretto. Attimo di follia davvero deprecabile, il suo.

Seedorf: 5
E’ il peggiore dei suoi nel primo tempo. Doverosa la sua sostituzione a fine primo tempo.
(Dal 45′ Pato: 5
Non si rende mai pericoloso.)

Robinho: 6,5
E’, assieme a Yepes, il migliore tra i suoi. L’unico ad accendere la luce e dannarsi l’anima per provare a combinare qualcosa là davanti.

Ibrahimovic: 5
Ora ci sarà sicuramente chi parlerà del “solito Ibra di coppa”. La realtà dei fatti, però, è che se lui fa pochino certo non è nemmeno aiutato da una squadra che ha notevolissime difficoltà nel creare gioco.

Tottenham

Gomes: 7
Compie due miracoli su Yepes. Che a conti fatti decidono il match quanto il contropiede di Lennon ed il goal di Crouch.

Corluka: 6,5
Chiude ogni varco dietro e prova qualche sporadica sortita offensiva di tanto in tanto. Un vero peccato che debba terminare anzitempo il suo match per un intervento assolutamente censurabile portato da Flamini.
(Dal 59′ Woodgate: 6
Esegue a dovere il compitino nell’ultima, decisiva mezz’ora.)

Gallas: 6,5
La difesa non soffre molto, lui controlla bene lo scorrere del match.

Dawson: 6,5
Inizia male, facendo tre o quattro falli in una manciata di minuti, poi si riprende bene. Sarebbe potuto essere lui l’anello debole di questa squadra, oggi.

Assou Ekotto: 6,5
Fa bene entrambe le fasi di gioco, in particolare quella offensiva.

Lennon: 7,5
Devastante quando ti punta in velocità. Per maggiori info chiedere ad Antonini e al malcapitato Yepes.

Wilson Palacios: 6,5
Tantissima quantità, dà quel quid in più di agonismo al centrocampo Spurs.

Sandro: 6,5
Si vede poco, ma fa tanto lavoro sporco molto utile.

Pieenar: 5,5
Piuttosto in ombra, è il peggiore dei suoi.
(Dal 77′ Kranjcar: s.v.)

Van der Vaart: 6,5
Gestisce bene la palla, pur senza strafare. Giocatore dalla tecnica deliziosa.
(Dal 63′ Modric: 6
Fa il compitino, ma rientrando da un’operazione all’appendice non gli si potrebbe chiedere molto di più. Eppure lui qualcosa di più la da: recupera la palla che consegna poi a Lennon per il contropiede che vale la vittoria.)

Crouch: 6,5
Dà vita a dei bei confronti con i difensori rossoneri, in special modo Yepes. Firma poi il facile goal della vittoria.

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CRONACA

Sono gli ospiti ad iniziare subito meglio, impostando loro il gioco secondo i propri ritmi e mettendo da subito un tantino in difficoltà la retroguardia milanista.
Molto interessante, ad esempio, l’azione sviluppata al nono minuto dai giocatori londinesi: Corluka scende sulla fascia e serve Lennon che mette in difficoltà Antonini riuscendo a crossare dal fondo. Il pallone viene però allontanato di testa dalla difesa di casa, con lo stesso Corluka che si ritrova quindi la palla tra i piedi giusto al limite dell’area. Anziché provare a calciare direttamente a rete, quindi, il terzino destro croato pennellerà un cross sul secondo palo in direzione di Crouch che scattato bene alle spalle di Abate verrà però anticipato dall’uscita aerea di Abbiati, abile nell’intervenire per sventare un’occasione potenzialmente molto pericolosa.

Abbiati che si ripeterà anche un paio di minuti più tardi quando Lennon sfuggirà nuovamente alla marcatura di Antonini crossando una palla molto interessante, che sarà preda proprio dell’uscita dell’estremo difensore rossonero.
E’ un Milan piuttosto timido quello sceso in campo in quel di San Siro: la squadra di Allegri sembra infatti contratta e pare da subito avere notevole difficoltà di circolazione della palla.

La squadra di casa si fa vedere solo al ventunesimo quando Robinho lancia Ibrahimovic dentro l’area che proverà a rendergli il pallone con un cross basso a pochi metri dalla linea di porta, senza che però il pallone filtri.
Ibra che pochi minuti più tardi viene toccato da dietro e finisce a terra giusto al limite dell’area, con l’arbitro che lascia però correre.

La partita è comunque piuttosto monotona: il Tottenham ha una circolazione di palla maggiore ma fatica a trovare spazi, imbrigliato da una gabbia di mediani, quella costruita da Allegri, che non lascia un metro agli avanti londinesi. Così le occasioni stentano ad arrivare, perché sul fronte opposto le cose sono anche peggiori, spettacolarmente parlando.
La prima frazione di gioco si chiude così senza grandi sussulti.

In apertura di ripresa corre un brivido lungo la schiena dei tantissimi tifosi italiani accorsi allo stadio: Van der Vaart riceve palla da destra al limite dell’area e dopo aver controllato elegantemente ruota di centottanta gradi sul piede perno facendo partire un pallonetto superbo che si spegne di pochissimo a lato.
Subito dopo arriva quindi il miracolo di Gomes: Gattuso riceve palla al limite sugli sviluppi di un angolo e pennella un cross in mezzo con un tocco sotto delizioso. Sulla palla si avventa Yepes, che stacca ed incorna in direzione dell’incrocio. E’ però bravissimo Gomes a volare e deviare il pallone oltre il palo, salvando la propria porta da un goal che sembrava quasi fatto.

Al cinquantatreesimo è Ibrahimovic a provarci, sempre di testa. La punta svedese, però, colpisce male il pallone centrato da Antonini, spedendolo a fondo campo.
Sette minuti e Yepes si ripete: angolo corto di Pato, cross di prima intenzione di Antonini ed incornata del difensore colombiano sul secondo palo, con ennesima risposta d’istinto di Gomes, aiutato poi dalla rovesciata di Gallas a spazzare il pallone.

Dopo l’ora di gioco inizia quindi a scaldarsi la partita e l’arbitro ne perde le redini. Dapprima Flamini – che rompe Corluka con un intervento da censurare a gambe tese ed unite – e poi Gattuso danno mostra del loro lato peggiore, meritando forse qualcosa più di una semplice ammonizione.
Lo scaldarsi degli animi, però, non corrisponde ad un ulteriore innalzamento della spettacolarità del match, che resta non propriamente prelibato da un punto di vista estetico.

A dieci dal termine arriva però il contropiede fulminante dei londinesi, che trovano un ormai inaspettato vantaggio: Lennon riceve palla sulla propria trequarti e libera tutta la sua velocità palla al piede puntando l’area avversaria senza che nessuno riesca a frenarlo. Arrivato a pochi metri dall’area di rigore avversaria, quindi, salterà secco Yepes, appoggiando poi nel mezzo ad un solissimo Crouch che avrà gioco assolutamente facile nell’appoggiare il pallone nello specchio di porta, firmando l’1 a 0.

In chiusura occasionissima per il Milan: incertezza del duo Dawson-Palacios che spiana la via della rete a Robinho, chiuso però in angolo al momento del tiro.
Sugli sviluppi dell’angolo arriva quindi la rovesciata di Ibrahimovic, che trova la via del pareggio. L’arbitro però annulla immediatamente il goal, probabilmente per una spinta della punta svedese ai danni di Dawson. Milan che esce quindi sconfitto sul proprio campo.

COMMENTO

Primo tempo assolutamente negativo in lungo ed in largo per il Milan, che scende in campo timido e contratto e non costruisce praticamente nulla. Il tutto anche per via di un Seedorf più spento che mai, giustamente rilevato da Pato nell’intervallo.

Nella ripresa il Milan sembra invece scendere in campo con un piglio un poco più deciso, per quanto, nonostante un Robinho in ottima serata, il gioco stenti comunque a decollare.
Ma del resto non può essere altrimenti quando ti trovi a giocare con una mediana composta da Thiago Silva (che come tutti ben saprete è un difensore centrale) e dai martelli Flamini e Gattuso, certo non propriamente a proprio agio nel giocare di fioretto.

E se a centrocampo il gap tecnico è netto le cose peggiorano ulteriormente quando gli avversari si dimostrano superiori anche sotto il profilo del dinamismo e diventano tremende quando il tuo attacco risulta essere praticamente nullo.

In tutto questo grigiore, che diventa nero inferno nel commentare il fallaccio di Flamini su Corluka ed il comportamento di un Gattuso fuori di sè nel finale di partita, vanno comunque sottolineate le buone prestazioni di uno Yepes superbo dietro ed arma in più davanti (sarà lui, infatti, il più pericoloso dei suoi) e di un Robinho attivo e generoso come in poche altre occasioni si è visto essere.

Operazioni quarti di finale che è ora durissima, quindi. Al White Art Lane gli Spurs dovrebbero infatti ritrovare il loro fenomeno, Bale, e potranno amministrare al meglio il pesantissimo vantaggio guadagnato quest’oggi.

MVP

Aaron Lennon mette più volte sotto Antonini sulla sua fascia e decide il match con un contropiede praticamente perfetto.

TABELLINO

Milan vs. Tottenham 0 – 1
Marcatori: 80′ Crouch
Milan: Abbiati (18’pt Amelia), Abate, Nesta, Yepes, Antonini, Gattuso, Thiago Silva, Flamini, Seedorf (1’st Pato), Ibrahimovic, Robinho.  A disp.: Jankulovski, Legrottaglie, Sokratis, Oddo, Merkel.  All.: Allegri
Tottenham: Gomes, Corluka (15’st Woodgate), Gallas, Dawson, Assou-Ekotto, Lennon, Palacios, Sandro, Pienaar (32’st Kranjcar), Van Der Vaart (18’st Modric), Crouch. A disp.: Cudicini, Bassong, Defoe, Pavlyuchenko. All.: Redknapp
Arbitro: Lannoy
Ammoniti: Flamini, Yepes, Gattuso

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Seconda puntata della trasmissione di Blu TV dedicata alle maglie.
Oggi si si resta a Londra: dopo aver parlato della maglia dell’Arsenal si va alla scoperta di quella del Tottenham.

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