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Lo scorso lunedì 29 marzo ho avuto la possibilità di partecipare ad un evento organizzato da Adidas che vedeva la partecipazione di due grandi campioni dell’armata Nerazzurra, unica superstite italiana in Champions League: Diego Alberto Milito ed Esteban Cambiasso.
L’occasione era sicuramente importante, quasi storica oserei dire: per la prima volta in Italia, penso, era stato infatti organizzato un evento riservato esclusivamente al mondo dei blogger e dei blog con la partecipazione di due giocatori del peso del Principe e del Cuchu.
E io, personalmente, sono davvero onorato di avervi partecipato.
Qui va infatti fatta una doverosa digressione iniziale con la quale lasciare i binari della “professionalità” per instradarsi su quelli della “vita privata”.
Nel creare questo blog non ho mai avuto in testa obiettivi particolari, se non la possibilità di sfogare tutta la mia passione per il calcio, in primis, e la scrittura, in seconda battuta. Certo, il giorno in cui creai un account qui su WordPress, non avevo in mente di creare un blog che potesse diventare un punto di riferimento per qualcuno, che potesse ricevere migliaia di visite ogni mese e che raccogliesse tanti complimenti quanti ne ho ricevuti sino ad oggi. Né tantomeno era preventivabile che potessi ricevere richieste di collaborazione con altri siti e blog (e non solo… ma di questa sorpresa parlerò più avanti).
Questo, infatti, non è altro che un blog personale, nonostante qualcuno nel tempo abbia pensato, vedendone l’aggiornamento più o meno costante, che ci fosse dietro una mini-redazione.
Eppure, nonostante questo, pare proprio che mi sia creato uno “status” nel mondo dei blog calcistici italiani. E la cosa non può che farmi enormemente piacere.
Questa cosa è testimoniata, penso, anche proprio dal fatto che sono stato contattato – ed in realtà non è stata nemmeno la prima volta, questa – per partecipare a questo tipo di evento.
Un ragazzino con il suo piccolo blog a cospetto di due Campioni di quel calibro. Quasi da occhietti lucidi…
Ma torniamo al nostro incontro…
Adidas aveva previsto che il tutto sarebbe avvenuto all’interno del proprio Brand Center di Monza, dove mi sono recato quel lunedì mattina. Qui, dopo un breve giro all’interno dell’outlet adiacente (per essere sicuro di non tardare sono infatti arrivato con un’oretta scarsa d’anticipo rispetto all’oraro di “ritrovo” indicatomi), ho potuto pranzare assieme agli altri blogger, servendomi ad un buffet gentilmente offertoci da Adidas.
Con una mezz’oretta buona di ritardo rispetto alla tabella di marcia, quindi, verso le due e mezza è iniziato l’incontro vero e proprio: davanti a noi, seduti uno a fianco all’altro, Milito e Cambiasso, più rilassati e sorridenti che mai.
L’occasione, fondamentalmente, verteva sulla presentazione al pubblico presente delle scarpe utilizzate dai due giocatori, in primis, e del Finale Madrid, il pallone che sarà usato nella prossima finale di Champions e di cui parlai già piuttosto ampiamente a suo tempo.
E proprio da qui è giusto partire. Perché, parliamoci chiaro: sono convinto del fatto che tra tutti i blogger presenti quel giorno, me compreso, non ce ne fosse uno che fosse più interessato a sentir parlare di scarpe che di calcio giocato, a sentir parlare di tecnologia Adidas piuttosto che dell’imminente sfida di Champions (poi vinta proprio grazie ad un goal di Milito) contro il CSKA.
Però, al tempo stesso, è stato proprio grazie al fatto che Adidas sentisse il bisogno di parlare delle proprie scarpe a noi blogger che tutto questo è stato possibile. Ed inoltre, cosa assolutamente non secondaria per quanto mi riguarda, al giorno d’oggi la tecnologia applicata al calcio si fa sempre più importante. Certo, in altri sport (come nel nuoto, dove un certo tipo di materiale può anche decidere il risultato di una gara) probabilmente la stessa incide di più, ma anche nel calcio le caratteristiche di pallone e scarpe, su tutto, non sono assolutamente trascurabili.
Seguiamo quindi l’ordine rigorosamente cronologico seguito il giorno della presentazione stessa e iniziamo parlando delle Predator, le scarpe indossate ormai da anni da Esteban Cambiasso, andando proprio a sentire, in primo luogo, cosa ha da dire lui su queste scarpe e sul perché sono tredici anni che le usa: “Mi ci sono sempre trovato bene. Fino al 1997, quando giocai il Mondiale under 20, usavo le Copa Mundial; poi l’anno successivo, diventato professionista in Argentina, ho usato sempre Predator, vivendone in prima persona l’evoluzione negli anni”.
Evoluzione che lo stesso Cuchu ci racconta così: “Tante cose sono migliorate. Il cuoio è sempre quello, è buono… ma sicuramente rispetto alle prime che ho indossato sono migliorate in quasi tutti gli aspetti”.
A quel punto è quindi Stéphane Lemarchand, responsabile del prodotto calcio Adidas, a salire in cattedra ed a spiegare come il loro lavoro sia quello di “fare le scarpe per il calciatore, quindi ovviamente seguiamo tutti i consigli di Esteban. Esteban dice: <<ho bisogno di questi tacchetti cilindrici, ho bisogno di avere il mio 19 sulla scarpa>> e tutti i dettagli che vuole li andiamo a curare sulla sua scarpa. Questo è il nostro mestiere, quindi dobbiamo fare il nostro lavoro per migliorare quello di Esteban”.
Cambiasso che incalza quindi Lemarchand dando il suo punto di vista sulla faccenda: “Il 19 più che un bisogno è un gusto, un piacere che Adidas ci fa. Il fatto dei tacchetti sicuramente è più un bisogno in relazione alle difficoltà che i campi possono presentare. Se uno si trova comodo con le scarpe che ha la performance sicuramente cresce. Ed è proprio questa la motivazione per cui sono dieci anni che ho la stessa scarpa: perché mi ci sono trovato sempre bene”.
Dopo un simpatico scambio di battute tra i due, quindi, il responsabile del prodotto calcio Adidas ci illustra le caratteristiche di Predator: “Predator è il nome della scarpa, ma è anche una tecnologia che vi è dietro alla stessa: abbiamo messo del silicone sulla parte esterna della scarpa per poter dare più effetto al pallone. La tecnologia Optifit riguarda invece il fatto che abbiamo tolto del materiale dalla scarpa per far sì che la scarpa sia più vicina al piede, così il piede è più vicino al pallone. Infine la tecnologia Powerspine, che troviamo sulla suola della scarpa, permette di dare più potenza al calciatore”.
Una volta esaurito il discorso riguardante le Predator di Cambiasso è quindi la volta delle adiPURE di Milito. Ad introdurre il discorso è ancora una volta il solito Stéphane Lemarchand, che ci dice: “Sulla tecnologia di questa scarpa non c’è molto da dire. Perché questa non è una scarpa per chi è alla ricerca di tecnologie particolari quanto per chi vuole essere elegante”.
A quel punto è il Principe ad intervenire: “Devo dire che questa è una scarpa straordinaria, una delle scarpe tra le più belle che ho usato; e, soprattutto, è una scarpa comodissima. In precedenza usavo le F50 (la terza “famiglia” di Adidas, ndr); rispetto a quelle ho ovviamente trovato delle differenze. Avendo giocato per tanti anni con le Copa Mundial, che credo fossero scarpe straordinarie, era però naturale passassi alle adiPURE, che sono le scarpe che più vi somigliano. Ecco perché sono due anni che gioco con questa scarpa: mi ci trovo benissimo”.
E’ quindi Lemarchand stesso ad effettuare una domanda sicuramente molto interessante: quanto tempo ci si impiega una volta ricevuto un paio di scarpe ad indossarlo per una partita? Milito risponde senza tentennamenti: “Il giorno prima della gara le provo in allenamento, poi le metto subito per giocare la partita. E’ una scarpa che si adatta subito al piede, con una pelle morbidissima”.
Ma all’Inter la punta argentina non è l’unica ad usare le adiPURE. Anche il macedone Pandev, che fino a poco tempo fa utilizzava le F50, è infatti recentemente passato alle adiPURE. Il tutto grazie all’intercessione del Principe: “Ha visto quando la scarpa mi è arrivata e mi ha chiesto informazioni. Le ha provate e ci si è sentito molto comodo, così ha deciso di utilizzarle anche lui”.
Perché checché ne dica Marchand riguardo al fatto che queste non sono scarpe particolarmente tecnologiche c’è da dire che c’è stato un importante lavoro di ricerca e sviluppo anche dietro a questo modello. Ed è lo stesso Stéphane a ricordarcelo: “C’è tecnologia sui tacchetti, la pelle è molto morbida essendo di canguro ed abbiamo fatto anche un’allacciatura asimmetrica per i lacci. Abbiamo fatto delle piccole cose ma soprattutto la cosa importante per noi è di fare una scarpa molto elegante”.
Terminato quindi il discorso riguardante le scarpe e dopo un breve excursus sul pallone arriva il momento più atteso: le domande dei bloggers ai due campioni Nerazzurri.
E prima di entrare nello specifico c’è una cosa che ci tengo a sottolineare, avendomi fatto molto piacere: il clima assolutamente rilassato che si respirava in quella sala, dove noi del “pubblico” pendevamo dalle labbra di Diego ed Esteban e nel rispettare la loro posizione abbiamo comunque posto domande spesso molto intelligenti ed interessanti ai due calciatori, che spesso classicamente come tali hanno risposto.
Riporto quindi un po’ di risposte alla rinfusa, quelle che ritengo essere le più interessanti o significative dell’intervista finale…
Inizio quindi con Cambiasso che parla di quanto la scelta della scarpa possa condizionare la prestazione di un giocatore: “Credo che quantificarlo sia assolutamente impossibile. Ma sicuramente giocare con una scarpa comoda è positivo”. A Milito, sempre in relazione a questo discorso, è chiesto invece quanto la scarpa possa aiutare nel tiro influendo su traiettoria e potenza: “E’ importante soprattutto trovarsi bene con la scarpa, trovarsi comodi. Ti da modo di giocare senza pensarci”.
Esteban è poi chiamato a rispondere ad una curiosità che penso un po’ tutti ci siamo posti in questi anni: un professionista a certi livelli e con il materiale tecnico personalizzato fornitogli direttamente dalle grandi case produttrici utilizza una scarpa nuova ad ogni partita? “Io sono stato tentato di farlo – dice Cambiasso – perché la prima volta che ho usato l’ultimo modello di Predator è stato nell’andata con il Chelsea e da lì sono stato tentato di chiederne una a settimana, però mi sembrava un po’ troppo. Non si può comunque vivere di scaramanzia, che comunque c’è, e quindi non si può pensare nemmeno di tenere sempre lo stesso paio di scarpe che ti hanno portato ad una vittoria particolare. Pensa alla Formula 1: Fangio avrebbe dovuto fare cinque o sei anni con la stessa macchina e probabilmente sarebbe finito diciannovesimo. Non so comunque quanto possa essere la media di partite di vita di ogni scarpa, dipende anche dai campi… sarà una ventina di partite”.
Cambiasso che parla poi anche delle forze da ripartire nelle varie competizioni in cui è ancora in gioco l’Inter: “Le forze sono massimali, non possiamo fare calcoli. Non c’è un obiettivo più importante rispetto ad un altro, l’obiettivo è sempre la partita che di volta in volta ci si trova a giocare”.
Il “giornalista ufficiale” della pagina Adidas di Facebook chiede invece a Milito quanto fosse fondata la notizia che lo voleva diretto a Napoli prima di tornare a Genova: “Prima di andare a Genova l’anno scorso c’era un interessamento del Napoli che alla fine non andò però in porto così che quando lasciai Saragozza tornai a Genova, felicissimo di farlo. C’è stato un interessamento, comunque”.
Per quanto riguarda il passato di Cambiasso si parla invece di un’eventuale rivincita nei confronti del Real Madrid: “Sono periodi che ognuno vive nella propria carriera. Quel periodo fu tra l’altro molto importante per me perché ci fu un anno nel quale giocai tanto ed in cui ottenemmo vittorie importanti sia a livello nazionale che internazionale. Poi ogni società effettua le proprie scelte, così come io prendo le mie. Quindi più che parlare male di un posto cui sono stato legato per anni voglio parlare bene di chi è riuscito a prendermi scommettendo su di me”.
Tornando all’attualità viene quindi chiesto a Milito quale possa essere la motivazione che lo ha portato ad ambientarsi subito, segnando a raffica, e che ha invece portato l’altro grande acquisto dell’attacco Nerazzurro, Samuel Eto’o, a stentare, trovando però due doppiette proprio in concomitanza con la sua assenza: “Lui ha fatto goal anche importanti, abbiamo giocato insieme anche a Londra col Chelsea. Credo comunque ci voglia anche un ambientamento al calcio italiano, cosa che io avevo già fatto nei miei trascorsi genoani. Lui viene invece da un calcio diverso ed ha bisogno di adattarsi al calcio italiano ed alla vita qui. Al di là di questo resta comunque un grandissimo campione e secondo me sta facendo dei grandissimi sacrifici anche per la squadra”.
Altra domanda interessante legata all’attualità riguarda gli avversari più ostici che i due hanno incontrato nel corso di questo campionato: “Chi mi ha visto in qualche intervista, chi mi conosce, sa che io non credo al calcio come singoli giocatori. Quindi parlare di un giocatore è un’ingiustizia assoluta per me. Ci sono sicuramente giocatori che possono essere determinanti in certi momenti ma se questi non sono sostenuti da una squadra i giocatori da soli non fanno niente. Quindi io trovo un’ingiustizia parlare di qualunque trequartista di qualunque squadra perché se non hai un sostegno puoi fare poco”, dice un Cambiasso sempre molto attento ad ogni singola parola. “Ribadisco un po’ quello che dice il Cuchu” rincalza Milito, che però si sbilancia un po’: “Però ci sono ovviamente difensori molto bravi come Chiellini, Burdisso e Juan, senza ovviamente parlare dei nostri che secondo me sono i migliori”.
Ci concediamo poi un passaggio anche su Maradona e sul loro rapporto col Pibe: “Io sono stato convocato per l’ultimo match della Seleccion – dice Milito – e non abbiamo parlato faccia a faccia, ma solo in gruppo. Abbiamo comunque un buon rapporto, normale. Per andare in nazionale ed al Mondiale ti devi guadagnare la chiamata sul campo quindi cerco di fare le cose bene ogni domenica per avere un posto in nazionale”.
“La nazionale argentina, per fortuna da una parte e purtroppo dall’altra, ha la possibilità di scegliere tra tantissimi giocatori bravi, quindi è difficile essere sicuri di essere convocati. C’è solo una ricetta per arrivare che è quella di fare bene nel club sperando di convincere il C.T., augurandoci di potere andar lì e fare bene”, risponde invece il Cuchu.
Trattandosi di calciatori argentini, quindi molto più attenti di tanti di noi a ciò che succede nel loro paese, viene chiesto loro un parere sui giovani arruolabili nell’Albiceleste che giocano a tutt’oggi a Buenos Aires e dintorni, ovviamente chiedendo a Diego di indicare qualche attaccante e ad Esteban di parlare di centrocampisti. Milito ha un nome in particolare: “Fare nomi è sicuramente difficile ma c’è un ragazzo, Gaitan del Boca, che è sicuramente bravissimo”. Si astiene dall’indicare un singolo giocatore, invece, Cambiasso, che spiega: “Io credo che un centrocampista trova la maturità solo dopo una certa età. Parlare di un giovane e dire che sia particolarmente forte è un po’ azzardato. Ci sono tanti giocatori, come ce ne sono stati in tutta la storia del nostro calcio. Però provare a dire un nome… credo si debba aspettare almeno che si passino i 23/24 anni per parlare di centrocampisti”. Opinione, questa, che non mi sento di condividere appieno posto che ci sono centrocampisti con qualità fuori dal normale e che balzano subito all’occhio già anche prima dei vent’anni… però, d’altra parte, capisco anche la volontà di Cambiasso di rimanere piuttosto neutrale sulla questione, per evitare di scontentare qualcuno.
E il loro rapporto con internet? “Non sono molto affezionato alla rete”, dice Diego. “Ho il sito ufficiale aggiornato da delle persone che lo curano e lo aggiornano in maniera seria e continuativa”, ribatte Esteban.
Concludo quindi con la risposta più bella di tutto questo incontro, secondo me. A darla è Cambiasso, interpellato riguardo a quale squadra, tra Milan e Roma, gli faccia più paura: “Inter”, è la sua risposta senza alcun tentennamento. Personalmente sottoscrivo in pieno: con il potenziale che hanno i Nerazzurri sono proprio solo loro a poter perdere un campionato che teoricamente non può proprio sfuggirgli di mano.
Una volta finito lo scambio di domande-risposte, poi, Milito ci lascia per un’intervista “vera”, mentre Cambiasso si ferma con noi per qualche foto e per autografarci il Finale Madrid – replica – che Adidas ha gentilmente regalato ad ogni partecipante all’incontro.
Esperienza comunque davvero molto carina e positiva, questa, che spero di poter rifare a breve.
Nel corso dell’incontro ho fatto diverse foto, alcune delle quali sono state caricate sulla fan page di questo blog su Facebook. Chi fosse interessato può vederle qui.
Per quanto riguarda il video dell’incontro, invece, ho a tutt’ora un problema tecnico con la memory card e non sono ancora riuscito a scaricarlo sul computer. Spero di poterlo inserire al più presto.
Chiudo quindi questo intervento ringraziando tutte le persone che hanno reso possibile questa magnifica giornata: da chi l’ha organizzata – Adidas – a chi mi ci ha invitato – Alessandro di Digital-PR, che sono onorato e contento di aver finalmente conosciuto di persona – fino ai giocatori presenti ed a chi mi ci ha accompagnato (la mia ragazza).
wow che postone! 😉
Eheheh!
Grande Francesco, colgo l’occasione per ricordare che il prossimo 14 aprile l’evento Adidas avverà a Torino con Alessandro Del Piero e Juvemania.it e Uccellinodidelpiero.com saranno presenti.
E se riesco ad organizzarmi ci sarò pure io! 🙂
[…] Paritamo quindi da quello che è forse l’escluso più eccellente tra i centrocampisti: Esteban Cambiasso, per cui vale un po’ lo stesso discorso fatto qualche riga più su nei confronti del suo capitano all’Inter. Così come Zanetti, infatti, Cambiasso sta disputando una stagione su livelli eccezionali, in cui per altro potrebbe arrivare a centrare un triplete storico. Al di là di cosa potrà vincere con l’Inter, comunque, è indubbio il fatto che meritasse assolutamente una chiamata in nazionale, posto che nella maggior parte delle squadre presenti in Sudafrica Esteban non solo sarebbe convocato, ma con ogni probabilità avrebbe anche un posto da titolare assicurato. Maradona, però, aveva ormai fatto da tempo capire che non c’era posto per il Cuchu nei suoi piani… e, vi dirò, Cambiasso, da ragazzo intelligente qual’è, penso l’avesse ampiamente capito. Almeno, questo è quanto mi aveva lasciato intendere quando ci incontrammo in quel di Monza… […]
[…] fa vi parlai di un evento cui partecipai: invitato come blogger da Adidas, infatti, passai un pomeriggio in quel di Monza con Cambiasso e Milito, chiacchierando dei prodotti della casa tedesca quanto di Inter e di nazionale (argentina, […]