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Posts Tagged ‘Fiorentina’

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L’uomo del momento viene dall’Egitto, spacca le difese italiane come fosse un cuneo, ha un cognome che si presta a facili giochi di parole ed è stato definito da Pradè l’acquisto invernale capace di spostare di più gli equilibri in Europa.

Come avrete capito sto parlando di Mohamed Salah, giunto a Firenze nell’affare Cuadrado e capace di stregare i tifosi Viola in sole sette partite (condite da sei realizzazioni).

Su di lui si sono quindi già scatenati i commenti di esperti veri o presunti, tifosi accaniti e occasionali, appassionati da bar, twitstar, ecc.
Logico, quando un giocatore impatta così col calcio italiano.

C’è però un aspetto che sembra, come al solito, pochi tengano in considerazione: la forma fisica.

Senza nulla togliere a Salah, giocatore che seguo dai tempi di Basilea avendo una predilezione per i RotBlau, è palese che oggi l’ex Chelsea goda di una condizione straordinaria. Capace di viaggiare a duecento all’ora palla al piede, di correre per 70 metri senza perdere potenza e di non sentire – almeno apparentemente – la fatica lungo tutti i 90 minuti, Salah sta con ogni probabilità giocando anche oltre il proprio 100% delle possibilità.

Casi come il suo ce ne sono già stati, e chi non ha la memoria corta se li ricorderà bene. L’ultimo in ordine cronologico solo una stagione fa, quando Gervinho – super-atleta ma calciatore molto modesto – sbarcò a Roma ed iniziò a fare il diavolo a quattro grazie ad una gamba che gli permetteva di saltare in velocità praticamente qualunque avversario.

Oggi che la forma non è più la stessa l’ex Arsenal è diventato di colpo giocatore modesto, totalmente incapace di fare la differenza come gli riusciva solo 12 mesi fa. Così da presunto fenomeno per molti è tornato ad essere un giocatore come tanti (a margine: reputo Salah un calciatore comunque globalmente migliore rispetto all’ivoriano).

Andando ancora più indietro nel tempo si può invece risalire al buon Milos Krasic. Totalmente inarrestabile quando sbarcò a Torino direttamente da Mosca, giocatore ai margini del progetto tecnico juventino quando la condizione calò non permettendogli più di fare il bello ed il cattivo tempo sulla fascia.

Che giocatore è Salah ce lo dirà il tempo. Inviterei solo i tanti che oggi lo definiscono “Fenomeno” o “Campione” a restare fedeli alle proprie convinzioni anche qualora, se mai succederà, il ragazzo dovesse avere cali di forma, magari infilando quattro o cinque brutte partite.

Questo perché il malvezzo di ergere a star un giocatore per una manciata di partite per poi gettarlo nel fango dopo qualche prestazione opaca è qualcosa che, eufemisticamente, andrebbe evitato.

Un fenomeno è un fenomeno sempre, anche quando fuori forma.

In ultimo, chiudo con una considerazione sull’affare Cuadrado-Chelsea.

La realtà dei fatti è che Salah era ai margini della squadra di Mourinho (30 minuti giocati quest’anno in Premier). Quindi, un sacrificio assolutamente fattibile, ancor più con l’arrivo di un Cuadrado che gli avrebbe chiuso completamente le porte del campo.

Per la Fiorentina però, come ebbi modo di dire a suo tempo, la cessione di Cuadrado al Chelsea era un affare anche senza l’inserimento dell’egiziano, o comunque senza la sua esplosione così fragorosa. Questo per il semplice motivo che tutti quei soldi per l’ala colombiana erano assolutamente impossibili da rifiutare.

Certo, l’impatto in Italia di Salah avrà colpito lo staff tecnico del Chelsea. Ma nel contempo non credo nemmeno Mourinho si stia strappando i capelli: non credeva nel giocatore, che a Londra in un anno e mezzo aveva fatto oggettivamente poco.

Per la Fiorentina resta però una stupenda operazione di mercato. Che ad oggi sta pagando dividendi anche più alti di quanto gli stessi dirigenti non immaginassero.

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Torna, dopo l’1 a 1 nella gara disputata ieri tra Lazio e Napoli, la Coppa Italia, con l’andata della semifinale tra Juventus e Fiorentina.

Prendendo spunto dalle probabili formazioni pubblicate sulla Gazzetta di oggi andiamo a vedere, ruolo per ruolo, quale squadra parte – sulla carta – avvantaggiata.

Storari vs Neto

Neto iniziò male la sua avventura italiana, crescendo però nel tempo sino a guadagnarsi la fiducia di tutto l’ambiente Viola e ad iniziare a rendere per quelle che erano le aspettative.
Promesso sposo proprio della Juventus, è un portiere di buon livello. Ad oggi sicuramente superiore al pur buon Storari, la cui carriera è però ormai arrivata – con ogni probabilità – alla fine.

Caceres vs. Richards

Caceres è un jolly di difesa che mi è sempre piaciuto, già da ben prima che arrivasse in Italia. Spesso troppo irruento, ha quella garra tipica dei giocatori sudamericani che non può lasciarmi indifferente.
Richards, di contro, è una vera promessa mancata: ai suoi esordi in maglia Citizens stregò tutti, ed un suo futuro ad altissimo livello sembrava praticamente scontato.
Ultimamente l’inglese sembra si stia ritrovando, dopo momenti bui passati nelle ultime stagioni. Però ad oggi dovessi scegliere tra i due prenderei sicuramente l’uruguaiano.

Bonucci vs. Basanta

Un po’ come Neto, Bonucci ha passato stagioni non facilissime, ricche di sbavature troppo marchiane per potersi imporre ad alto livello. Quest’anno invece, gli va riconosciuto, la sua percentuale di errore si è abbassata molto, e l’ex Bari sembra si stia attestando su livelli importanti.
Ecco perché la sfida a distanza con Basanta non può che vincerla lui.

Ogbonna vs. Gonzalo

Tecnicamente tutt’altro che disprezzabile, Angelo Ogbonna è un centrale difensivo che non ha mai saputo fare il salto di qualità soprattutto da un punto di vista della concentrazione mentale.
Se oltre ad avere piedi discreti – per il ruolo, almeno – è stato da sempre dotato di doti fisico-atletiche eccezionali, proprio la testa, in senso lato, gli ha sempre fatto difetto. Fin dalle prime volte che lo vidi giocare, quando era ancora un ragazzino, fu sempre la scarsa capacità di concentrarsi il limite che gli imputai. Un limite che continua ad avere tutt’ora.
Proprio per questo motivo Gonzalo Rodriguez, tra i centrali più affidabili dell’intera Serie A, vince il duello senza discussioni.

Padoin vs. Alonso

Negli ultimi tempi Padoin è diventato una sorta di fenomeno della rete. Inneggiato da più parti, un po’ come in passato capitò al buon Moscardelli, viene così però quasi svilito nel suo valore effettivo. Jolly di buon rendimento, può occupare senza problemi almeno quattro diverse posizioni in campo, tra cui quella di terzino.
Certo non un fenomeno ma nemmeno un buco unico, personalmente prenderei lui in un eventuale duello con Alonso.

Vidal vs. Aquilani

Da una parte una delle migliori mezz’ali al mondo. Dall’altra un eterno incompiuto.
Vero, Vidal nell’ultimo anno – da quando ciò ha iniziato ad avere problemi di salute che non sembrano ancora del tutto superati – ha reso sicuramente meno rispetto al suo potenziale. Vero anche, però, che Aquilani ha sempre promesso tantissimo ma mantenuto poco, vuoi per i molti infortuni che l’hanno colpito quando ci si aspettava un salto di qualità, vuoi per una certa fragilità mentale che sembra accompagnarlo ancora oggi.
Di certo c’è solo che oggi, tra i due, prenderei tutta la vita il cileno.

Marchisio vs. Badelj

Intendiamoci, Marchisio non è Pirlo. Il miglior Pirlo. Ma del resto nemmeno Badelj vale, oggi, uno scarpino di Pizarro.
Ecco, ci fosse in campo il cileno prendei probabilmente lui, anziché Claudio Marchisio. Ma nel duello col croato è sicuramente quest’ultimo a vincere, anche forte di un rendimento da perno centrale che non mi sarei mai aspettato da lui, mezz’ala fatta e finita.

Pogba vs. Fernandez

Ai tempi del Colo Colo stravedevo per Mati Fernandez, re delle rabone e talento tracimante.
Il suo impatto in Europa, però, è stato molto al di sotto delle aspettative, anche se probabilmente era prevedibile sarebbe andata così.
Fattostà che nonostante a Firenze si stia comportando sicuramente in maniera più che dignitosa, un confronto diretto con Paul Pogba non può che vederlo uscire sconfitto…

Pepe vs Joaquin

Personalmente Pepe non mi ha mai fatto impazzire. Grande atleta, tecnica discreta, abnegazione assoluta. Ma sull’esterno vorrei sempre giocatori con quel quid in più. Quello spunto che ti porta a superare l’avversario in maniera secca, creare superiorità numerica, spaccare le difese.
Esattamente ciò che in gioventù riusciva a Joaquin. Che dopo un periodo non facile è tornato su ottimi livelli. E che quest’anno sta giocando sicuramente una delle migliori annate della propria carriera.

Llorente vs. Gomez

Chi mi conosce sa che apprezzo molto Fernando Llorente, da sempre. Un giocatore che in Spagna, nell’Athletic, diede bella mostra di sé, tanto da guadagnarsi la chiamata della Juve.
A Torino non ha sempre fatto bene. Certo non negli ultimi mesi. Ecco perché nonostante i suoi tanti limiti ad oggi scelgo comunque Mario Gomez, un giocatore che mi sembra comunque più affidabile sotto rete.

Coman vs. Salah

Salah, ho già avuto modo di parlarne sui miei profili Facebook e Twitter, ha avuto un impatto devastante in Italia, nonostante anche lui abbia qualche limite evidente (e già palesato anche in Viola).
Coman invece è un giovane di grande prospettiva, ma che – come del resto era preventivabile – a Torino sta facendo molta fatica a trovare spazio.
Se si parlasse di prospettiva la sfida sarebbe aperta. Parlando di oggi, invece, la discussione credo non possa nemmeno partire.

Risultato

Ecco quindi che con una rapida cernita dei probabili undici in campo (anche se personalmente resto dubbioso, in particolar modo per quanto concerne l’attacco Bianconero) il responso è questo: la Juve si aggiudica il confronto ruolo per ruolo con 6 giocatori contro 5.

Il che farebbe pensare che la partita potrebbe essere equilibrata. Come in effetti mi aspetterei, anche al di là di questo giochino…

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Non sempre tutte le ciambelle escono col buco, dice il detto. Così nella riedizione riveduta e corretta di Juventus – Fiorentina, andata in scena solo quattro giorni prima in campionato, ai Bianconeri non riesce il colpaccio. Il tutto nonostante i presupposti fossero simili.

Perché anche ieri la squadra di casa ha iniziato avendo il dominio assoluto delle fasce laterali. Con Asamoah e il redivivo Isla (che ha iniziato bene, pur non mettendo un cross buono che fosse uno) ad imperversare, mettendo alla berlina Roncaglia da una parte e Tomovic dall’altra.

Il goal di Vidal, arrivato a tre soli minuti dal via, ha probabilmente illuso un po’ tutti sul fatto che si potesse presentare, ai nostri occhi, una gara diversa rispetto a domenica. Più agonisticamente combattuta.

E invece dopo un primo tempo giocato ad un buon ritmo da parte di entrambe le squadre, nella ripresa lo stesso è calato significativamente e la Juventus, esattamente come quattro giorni prima, ha tirato palesemente i remi in barca, accontentandosi dell’1 a 0.

Ma se domenica la traversa aveva evitato il pareggio di Matos, ieri Gomez ha saputo sfruttare una palese disattenzione della retroguardia per colpire ed insaccare la sfera, strappando un importantissimo 1 a 1 in ottica ritorno.

Conte dice che non si tratta di un problema fisico-atletico.

Se davvero così fosse, la Juventus deve tornare ad avere quella mentalità che la contraddistinse al primo anno in cui il tecnico salentino si sedette su quella panchina.

Ci sono tre corresponsabili, nell’azione che porta al goal di Mario Gomez (cui vanno comunque fatti i complimenti per come detta il passaggio, si muove, controlla la sfera e la recapita in rete): Caceres, Ogbonna e Buffon.

Analizziamo un pochino più nel dettaglio: quando Ilicic fa partire il suo ottimo lancio, Gomez si trova tra Caceres ed Ogbonna.

Il primo è più vicino alla punta tedesca, che seguendo la traiettoria del pallone va a tagliare verso destra. Nel farlo, Caceres decide di non seguirlo. Quando invece, palesemente, avrebbe potuto tenerlo ed andare a contrargli il tiro con, probabilmente, grande efficacia e senza troppi rischi.

L’errore più grande è quindi probabilmente quello del difensore uruguaiano. Posto comunque che lo stesso Ogbonna è in ritardo e si perde sia la sfera che il taglio alle sue spalle dell’avversario.

In ultimo, una parte di colpe è sicuramente attribuibile anche a Buffon: il portiere della nazionale tentenna infatti molto sull’uscita. Dapprima sembra voler chiudere con vigore, poi si ferma, fa mezzo passo indietro, ed alla fine quando si rende conto che Ogbonna non arriverà mai su quel pallone e che Gomez si presenterà quindi tutto solo davanti a lui prova a salvare il salvabile, senza però potere più molto.

Un triplo errore che regala quindi un importantissimo pareggio ai Viola.

C’è stato un momento del match, credo fosse ancora nel primo tempo, in cui mi sono detto una roba del tipo “A fine partita farò i complimenti ad Ogbonna, dicendo che se gioca a questi livelli potrà tornare utile anche per la Nazionale”.

Poi però il centrale ex Torino ha fatto diverse sbavature, non ultima quella che lo ha visto compartecipe del goal di Gomez.

Purtroppo su di lui continuo a pensarla come tanti anni fa, quando era ritenuta una grande speranza del football Azzurro: giocatore con mezzi fisico-atletici impressionanti ed una tecnica di base sicuramente più che discreta, soprattutto in relazione al ruolo che occupa.

Però ha un grande limite: la continuità nel corso dei novanta minuti.

Un limite che ha palesato anche ieri, quando appunto ad un ottimo inizio di gara ha contrapposto due o tre sbavature piuttosto pesanti che lo rendono un giocatore ancora inaffidabile.

Quell’ancora però suona quasi come una “campana a morto”. Vero è che ci sono giocatori che, di punto in bianco, esplodono anche “avanti” con l’età. Ma è altrettanto vero che a 25 anni un giocatore dovrebbe avere già raggiunto una certa maturità calcistica. Che di tanto in tanto un ragazzo così possa fare qualche sbavatura ci potrebbe ancora ancora stare. Ma il fatto che praticamente ad ogni match che gioca ce ne pianti qualcuna, ecco, fa temere che il calcio italiano dovrà continuare a cercare oltre lui i suoi centrali del futuro.

Questo ragazzo è impressionante.

Giocatore moderno, a tutto campo. Corre e lotta come pochi altri. Recupera palloni, sa giocare la sfera, dialoga a centrocampo, all’occorrenza ha fatto tanto il difensore centrale quanto il terzino. E poi, segna a non finire. E più cresce, più matura, più prende convinzione nei propri mezzi e più aumenta il suo bottino di goal.

Non so quante altre mezz’ali, arrivate al 13 marzo, fossero state in grado di mettere assieme un numero così cospicuo di goal. 18, appunto, di cui 11 in campionato, 5 in Champions League (in 6 presenze, media da bomber di razza) e già due in Europa League (in 3 presenze).

18 goal, ovvero sia già 3 in più della stagione scorsa (pur avendo ad ora giocato otto partite in meno). O anche cinque realizzazioni più di Llorente e due più di Tevez.

O, ancora, cinque reti più del trio Marchisio-Pirlo-Pogba.

Insomma, sarà pur vero che gioca in un campionato di livello non più altissimo come quello italiano, ma anche quando varca i nostri confini dimostra di essere un centrocampista di valore assoluto oltre che un bomber implacabile.

Top player senza se e senza ma. Con in più una caratteristica più unica che rara: un tempo nell’elevazione che ricordo in pochissimi grandi giocatori del passato (uno di questi, sicuramente l’inglese Paul Scholes).

La Fiorentina si presentava al via della Serie A con la miglior coppia d’attacco del campionato, al pari di quella juventina: Rossi-Gomez.

Solo che, a differenza dei Bianconeri, i Viola sono stati sfortunatissimi. Dapprima hanno patito l’assenza, per praticamente metà stagione, dello stesso tedesco. Poi, ancor prima che rientrasse l’ex puntero del Bayern, hanno dovuto piangere anche l’infortunio alla stellina italoamericana.

Ovvio quindi che la – comunque buona – stagione della Fiorentina sia condizionatissima da questi infortuni.

Il ritorno al goal (soprattutto, un goal così importante) di Mario Gomez è comunque un’ottima notizia: il terzo posto sarà difficilmente raggiungibile, ma il passaggio del turno in Europa League è una possibilità concreta. E, soprattutto, Gomez potrà sfruttare questi ultimi mesi che lo separano dalla fine della stagione per ritrovare la condizione ed entrare appieno negli schemi di Montella. In vista di una rincorsa al traguardo Champions cui, al netto degli infortuni, dovrà puntare con decisione la squadra già a partire dalla prossima stagione.

Il passaggio del turno in Europa League è una possibilità concreta, dicevamo.

Del resto l’1 a 1 esterno da una possibilità in più, ai Viola. Che oltre a vincere il ritorno di fronte al proprio pubblico, avranno anche la possibilità di pareggiare 0 a 0.

Sinceramente credo comunque che difficilmente le due squadre non segneranno, al Franchi. E allora ai Viola non converrà scendere in campo pensando di fare calcoli.

Le armi per provare a controbattere le hanno (al netto dell’assenza di Rossi, ieri è stato tenuto a riposo anche Cuadrado, che invece potrebbe essere tranquillamente presenze a Firenze). E soprattutto, avranno dalla propria parte tutto il calore di un pubblico che non vede l’ora di fare uno sgarbo agli odiati rivali Bianconeri. A maggior ragione quest’anno in Europa League, con la finale che si giocherà proprio allo Juventus Stadium.

Ed è proprio questo il motivo per cui, già prima di ieri, davo più chance del “normale” alla Fiorentina: pensate a cosa sarebbe, per i Viola, vincere l’Europa League allo Juventus Stadium, per di più dopo aver eliminato con le proprie mani i Bianconeri…

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Oggi, all’ora di pranzo, è andato in scena uno dei due – almeno presunti – big match di questa giornata di Serie A: Juventus – Fiorentina.

La partita, baciata dal tiepido sole di metà marzo che splendeva oggi sopra allo Stadium, ha visto imporsi per 1 a 0, grazie ad una grande giocata di Kwadwo Asamoah, i padroni di casa.

Ma, a dirla tutta, il match è stato in primis un suicidio tattico del mister Viola, il pur buon Vincenzo Montella.

Lo twittavo attorno al diciottesimo: la chiave tattica sarebbe stata la libertà concessa dalla premiata ditta Diakitè-Cuadrado allo stesso centrocampista ghanese.

Se la cosa era chiara ad un signor nessuno come me, come può Montella non essersene accorto?
E, qualora l’avesse fatto, perché non ha agito di modo da limare questo difetto congenito nel suo 11?

La questione era chiara: il difensore ex Lazio, schierato terzino destro vista l’assenza di Tomovic, tendeva troppo a schiacciarsi verso il centro, là dove è più abituato a giocare.
La mezz’ala destra, Aquilani, non poteva farsi risucchiare verso Asamoah: avrebbe concesso troppo spazio al suo diretto avversario, Paul Pogba.
L’ala destra (Cuadrado), infine, tornava poco e mai con i tempi giusti.

Qualcuno in rete mi ha obiettato – mi permetto di dire, piuttosto scioccamente – che quelli sono i giocatori a disposizione di Montella. Che al posto del tanto criticato Diakitè non può certo schierare, il coach Viola, un Piquè o un Hummels.

Certo. Considerazione anche corretta, di per sé. Ma pur tralasciando il fatto che nemmeno questi ultimi due sarebbero terzini – e che quindi il problema di per sé potrebbe facilmente ripresentarsi – il dato di fatto vero è che esistono mille espedienti tattici per provare a limare un problema del genere.

La Fiorentina, invece, ha proseguito su questa falsariga. Rischiando di prendere goal già solo pochi minuti dopo il tweet postato qui sopra.

Quello che mi chiedo è: se la debolezza di questa Fiorentina l’ho subito individuata io,

come può non averla individuata il tecnico dei Viola?

In occasione del goal Asamoah comunque, va detto, fa anche una magia da un punto di vista tecnico. Certo, Diakitè se lo porta fino in area e Cuadrado arriva per provare a contrarlo con diversi secondi di ritardo. Ma il fluidificante ghanese è comunque bravissimo a liberarsi in mezzo a 2/3 uomini con un grande gesto tecnico, per poi scaricare di destro – non so quanto sensibilmente deviato – in rete.

Al di là di queste considerazioni, che secondo me hanno deciso il match, non si è visto un grande spettacolo in quel dello Stadium, come ormai abitudine nei match della nostra – sempre più triste – Serie A.

Così pur continuando con la propria crisi di gioco la Juventus, che mi piace sempre meno ogni settimana che passa, si impone con il minimo sforzo sulla Fiorentina, dimostrando nel complesso di essere ancora una volta la squadra più solida del campionato.

Una delle diverse considerazioni post-match che ho fatto via Twitter, riguarda poi lo stesso Cuadrado, di cui ho già parlato in precedenza.

Se la sua prestazione in fase difensiva è stata ai limiti dell’imbarazzante, davanti ha mostrato, pur solo a sprazzi, la sua esplosiva incontenibilità.

Polpacci e quadricipiti alla dinamite, l’ala colombiana ha una rapidità ed una velocità più uniche che rare.

In una Fiorentina rinunciataria e così tanto involuta come quella di oggi, però, finisce per perdersi anche lui, che di certo non ha né le capacità tecniche né il carisma per poter trascinare da solo una squadra in un match di questo genere.

Sempre parlando di singoli Viola, poi, citazioni anche per Gomez, Pizarro e Diakitè.

Il primo un fantasma assoluto. Ha toccato solo 16 volte il pallone, per lo più per passaggini elementari che non hanno dato nulla di specifico alla manovra o alla squadra.
Assolutamente fuori contesto, e certamente ancora non supportato da una forma anche solo lontanamente accettabile.

Il secondo ha perso un sacco di palloni, un paio di volte anche in posizioni che avrebbero potuto portare al goal degli avversari. Giocatore palesemente fuori forma, non ha avuto l’intelligenza – calcistica – di non tentare quelle giocate che solitamente, quando sta bene, si può permettere.

Diakitè infine è stato un disastro. Altro corpo estraneo, in questo caso da un punto di vista tattico, alla squadra.
Anarchico, non ha tamponato la sua fascia dovere né si è dimostrato all’altezza in fase di possesso, alle volte verticalizzando senza avere le capacità tecniche per farlo, altre tentando sparute sortite palla al piede senza l’idea di dove andare a parare.

Infine, venendo ai singoli della Juventus, ancora buone cose le ha messe in mostra Tevez, con Asamoah il più pericoloso dei suoi e sempre molto attivo anche in fase di non possesso.

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Secondo gli ultimissimi rumors di mercato la Fiorentina avrebbe chiuso l’accordo per il passaggio del tedesco di origine spagnola Mario Gomez dal Bayern Monaco del Triplete alla Toscana, dove andrà ad indossare la maglia Viola per ritentare, dopo il fallimento sul filo di lana dello scorso anno, l’approdo alla Champions League.

Partiamo da un presupposto: parlare col senno del poi è facile. Più difficile è esprimersi prima, quando ancora tutto deve essere scritto.Mario Gomez

Più difficile, ma anche molto più affascinante.

E allora mi sbilancio e lo dico chiaramente: come già andavo dicendo da qualche mese, Mario Gomez sarebbe un colpaccio per un qualsiasi club dello Stivale.

L’ex punta dello Stoccarda non è sicuramente uno dei più talentuosi attaccanti del mondo. Anzi.
Però è bomber di razza.

Ma in questo senso, del resto, giova ricordare il precedente di Filippo Inzaghi, un giocatore piuttosto modesto sotto il profilo tecnico, sicuramente non bello da un punto di vista dell’estetica calcistica ma altrettanto chiaramente dotato di un fiuto fuori dal normale che lo ha portato ad essere uno dei bomber più implacabili del globo.

Intendiamoci (e in questo senso non scopro niente): le caratteristiche dei due sono molto diverse, perché mentre l’italiano puntava tutto su fiuto e reattività il tedesco è giocatore più massiccio che gioca da vero e proprio ariete d’area.

Però hanno questo filo rosso che li lega: i goal. Tanti.

I numeri parlano chiaro. Se prendiamo la sua esperienza in Baviera ci rendiamo conto di come, togliendo la scorsa stagione in cui perse il posto da titolare in favore di Mandzukic, ha avuto qualche problema di ambientamento il primo anno, per poi devastare qualsiasi difesa nel corso delle due stagioni successive. In cui, complessivamente, fu capace di mettere a segno ben 80 reti in 97 partite.

Certo, il contesto bavarese è del tutto particolare. Al Bayern ha infatti potuto contare su giocatori di livello assoluto come i vari Ribery, Robben, Schweinsteiger e Muller. Tutta gente che sa dare del tu al pallone e con cui, è innegabile, ogni cosa verrebbe più facile anche al più scarso degli amatori.

Il discorso però non cambia moltissimo nemmeno se risaliamo alla sua esperienza in quel di Stoccarda, dove nelle sue ultime due stagioni seppe realizzare un totale di 63 reti in 76 gare.Mario Gomez

Ottimo il suo score anche in nazionale, dove ad oggi vanta 25 realizzazione nel corso di 58 match disputati.

Insomma, se i puristi del calcio potranno avere da obiettare nei confronti di un giocatore che certamente è distante anni luce dai migliori talenti che la storia di questo fantastico sport ci ha dato la possibilità di ammirare su di un prato verde, è altrettanto vero che il colpo è davvero ottimo.

Gomez è un giocatore che può arrivare a 20 goal comodamente, anche in un campionato ostico come la Serie A.

Un vero e proprio colpaccio di mercato – sempre che venga ufficializzato davvero – che permette alla Fiorentina di arricchire notevolmente il proprio parco attaccanti con l’inserimento di un ragazzo di valore assoluto. Che arricchirà notevolmente il parco giocatori a disposizione di mister Montella, ed incrementerà il potenziale complessivo di una squadra che già lo scorso anno disputò un grandissimo campionato.

Inutile nascondersi: se già la scorsa stagione la Fiorentina seppe mettere in mostra quello che è probabilmente il calcio migliore di tutta la Serie A arrivando così a sfiorare la Champions League (sfuggita di due soli punti), l’anno prossimo i Viola – qualora riuscissero a confermare l’ossatura della scorsa stagione (fatto salvo un attacco che a questo punto sarà rivoluzionato) – partiranno con l’intento chiaro di non farsi scappare la massima competizione europea per club.

Certo, qualche incognita nel futuro della squadra resta: bisognerà capire se Pizarro resterà, se il centrocampo riuscirà a girare come lo scorso anno, se Giuseppe Rossi sarà quello prima dei tanti infortuni che l’hanno colpito ultimamente e, infine, se Mario Gomez si confermerà anche in Italia.Mario Gomez

Nel complesso, però, questa Fiorentina è una splendida realtà. Che lavora seriamente, programma, e cresce.

Da amante di questo sport non posso quindi che seguire con grande attenzione questo progetto. Sperando sappia non perdersi per strada, soprattutto per il bene di un calcio italiano che ha bisogno di realtà di questo tipo per rilanciarsi.

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E’ una brutta Juve quella scesa in campo al Franchi di Firenze stasera. Che al cospetto di una bella Fiorentina stenta, fatica, non produce gioco ma dimostra grande solidità, portandosi a casa un punto comunque importante visto come si era messa la partita.

Giù il cappello quindi davanti a Montella e alla sua squadra, che mette alle corde per buona parte del match una Juve che continua comunque la propria striscia di imbattibilità in campionato.

Più Viola che Bianconeri quindi, coi primi che sicuramente meriterebbe di più ma, alla fine, devono accontentarsi dello 0 a 0.

Juve che resta ovviamente favoritissima per la vittoria del campionato. Ma occhio alla Fiorentina. Non per il primo posto, ma la squadra dei Della Valle sicuramente si giocherà un posto in Europa. E chissà se nella mediocrità di questo campionato, con Inter e Milan che stentano oltremodo, i Viola non possano arrivare a giocarsi anche l’Europa più prestigiosa… un posto in Champions League…

Fiorentina

Viviano s.v.
Praticamente mai impegnato seriamente. Sarebbe ingiusto dargli un 6.

Roncaglia 7
Il migliore dei suoi. Generoso, bravo in chiusura, propositivo e coraggioso davanti. Ad oggi davvero una bella presa.

Rodriguez 6,5
Dirige bene il pacchetto arretrato Viola, che controlla bene i tre attaccanti – che si alternano – juventini.

Tomovic 6
Fa il compitino.

Cuadrado 6,5
Parte bene. Poi Asamoah gli spiega chi comanda su quella fascia. E non riesce ad essere incisivo come potrebbe.

Romulo 6
E’ giovane ma volenteroso. Solo un po’ fumoso, ancora. E tende ad andare a pestare troppo i piedi a Cuadrado, pur senza dare il plus necessario per mettere in seria difficoltà Asamoah.

Pizarro 7
Il metronomo cileno distribuisce gioco e fa girare attorno a sé una squadra che a tratti riesce quasi a dominare, a livello di gioco, gli avversari.

Valero 6,5
Premetto che a me piace molto. Proprio in questo senso da lui mi aspetto di più. Potenzialmente può incidere tanto nella Serie A di oggi.

Pasqual 7-
Al 7 pieno mancherebbero cross un pochino più precisi. O forse un compagno, là davanti, capace di sfruttare i tanti cross che il capitano recapita da sinistra.

Ljajic 6+
Anche lui è ancora piuttosto giovane. Non gioca certo male, ma nel complesso patisce un po’ la marcatura dei tre juventini. In più è lui ad avere la palla migliore, quando riesce a bruciare un acciaccato Bonucci trovandosi a tu per tu con Buffon. Sbagliando malamente.
(Dal 75′ Fernandez s.v.)

Jovetic 6,5
Ha tutto per essere l’arma in più di questa squadra. La traversa grida vendetta. Nel complesso, comunque, la difesa lo contiene abbastanza bene.
(Dall’87’ Toni s.v.)

Juventus

Buffon 6,5
Sempre attento. Battuto solo sul colpo di testa che s’infrange sulla traversa. Per sua fortuna.

Barzagli 6,5
Voto che vale per tutti e tre i centrali. Che riescono a contenere una grande Fiorentina. Uscire con la rete inviolata, dopo una partita del genere, è una vittoria per i difensori della Juve.

Bonucci 6,5
Come sopra. Con menzione speciale: ha problemi fisici, cosa che si denota alla grande quando Ljajic gli scappa, ma tiene bene tutta la partita. Bravo.

Chiellini 6,5
Leggasi Barzagli.

Lichtsteiner 5
Davanti non si vede mai. Dietro fa una fatica notevole a tenere Pasqual. Male.

Vidal 5,5
E’ il leader emotivo di questa squadra. Che oggi viene a mancare. Giocasse come a Londra

Pirlo 5,5
E’ palesemente fuori forma. Pesante dirlo, ma forse dovrebbe fermarsi per qualche giorno a lavorare un po’. Perché così non riesce a dare quel quid capace di rendere grande questa squadra.
(Dal 67′ Pogba 6
Un po’ meno timido di sabato. La strada è quella giusta. Ci si deve lavorare tanto. Certo è che oggi, con questo Pirlo, servirebbe una presa di coscienza da parte sua ed un salto di maturità che è però piuttosto improbabile in quanto non fisiologico.)

Giaccherini 6
E’ – Asamoah a parte – il più volenteroso del suo centrocampo. Davanti fa poco, perché del resto la squadra non si propone, in fase di non possesso cerca di fare il possibile. Meno peggio.
(Dal 74′ Marchisio s.v.)

Asamoah 7,5
Nettamente il migliore in campo. Davanti non può fare molto, ma dietro chiude qualsiasi cosa, fin dentro l’area. Londra a parte un inizio di stagione stupefacente, soprattutto perché sta giocando in un ruolo che sembrava non calzargli a pennello.

Giovinco 5,5
E’ l’unico, per buona parte della partita, che quantomeno ci prova. Qualche dribbling (l’unico dei suoi a saltare l’uomo, per altro), quattro tiri (di cui uno solo nello specchio, non difficile da parare per Viviano), un po’ di movimento. Di certo non può bastare così. Ma l’accanimento dei tifosi nei suoi confronti è davvero eccessivo.

Quagliarella 5
Dopo Londra e la partita col Chievo una battuta a vuoto per Quagliarella. Che non era un fenomeno “ieri”, non è una pippa oggi.
(Dal 58′ Vucinic 6
Giusto per la volontà. Ma anche lui, non supportato, non può cambiare una partita che la Juve certo non merita di vincere.)

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L’epico rifiuto di Berbatov è già storia e a poco più di ventiquattro ore dalla chiusura della mercato non ci si può fermare a riflettere troppo, in special modo se si ha una rosa da completare.

Ecco quindi che Marotta e Paratici ingoiato il boccone amaro cucinato dal bulgaro si sono subito rituffati sul mercato.

E, davanti a loro, si trovano ora un bivio. Una strada porta ancora in Inghilterra, Londra più precisamente. Non tanto per andare in quel di Fulham a convincere Dimitar quanto più per formalizzare l’acquisizione, praticamente già definita prima dell’affaire Berbatov, del danese Niklas Bendtner, ex promessa Gunners che, a conti fatti, ha dimostrato di essere solo una punta piuttosto mediocre.

Dall’altra, invece, un dejavù: Marco Borriello, attore non molto protagonista dello Scudetto dello scorso anno.

Incassati il no di Berbatov, dell’Athletic per Llorente e appurati i problemi che arrivare a giocatori come Cavani e Dzeko comporterebbero la Juventus deve dire quindi definitivamente addio alle chance di portare in Bianconero un giocatore di respiro e valore internazionale per ripiegare su due ragazzi le cui caratteristiche tecniche difficilmente potranno spostare gli equilibri in un campionato ormai pur povero come il nostro.

Caliamoci nei loro panni e proviamo a dire la nostra.

Voi chi acquistereste se vi trovaste nella condizione di scegliere tra questi due (posto che certo, nel calciomercato di oggi tutto può succedere e alla fine se qualcuno arriverà potrebbe anche essere un terzo nome!)?

Parto io.

Beh, innanzitutto posto che la Juventus ha in rosa Vucinic, Giovinco, Matri, Quagliarella e Boakye (più Iaquinta e Martinez, che mi sono perso per strada ma penso siano ancora di proprietà del club di Corso Ferraris) sarebbe proprio un bomber, quale sulla carta poteva essere Berbatov (capocannoniere della Premier solo nel 2011), il giocatore di cui questa squadra necessita. Di certo, per il resto, mi pare che la scelta là davanti sia abbastanza varia.

Proprio in questo senso, con un Borriello che poco in più dei giocatori già presenti avrebbe da dare, se proprio qualcuno dovrà arrivare (perché, come si sarà capito, tra i due io credo deciderei di non prendere nessuno, e restare così) ecco che la mia scelta cadrebbe sul danese.

Il perché è presto detto: caratteristiche fisiche uniche in una rosa in cui il giocatore più alto non raggiunge l’1 e 90, Bendtner non è però il classico puntero d’area di rigore quanto più un attaccante che a discapito di quei centonovantaquattro centimetri che si porta appresso ama svariare lungo tutto il fronte d’attacco.

In questo senso, quindi, potrebbe essere un’arma tattica importante: la sua fisicità darebbe sicuramente filo da torcere anche al più arcigno tra i difensori e proprio la mobilità di cui sopra sarebbe utile ad aprire varchi per gli inserimenti dei centrocampisti.

Tra cui, giova ricordarlo, c’è un certo Marchisio, il cui feeling col goal è una piacevole costante per i tifosi Bianconeri. Ma anche quel Vidal che impressionò in Germania proprio per la sua capacità di trovare la rete o, ancora, i vari Lichtsteiner, Isla ed Asamoah, che se istruiti nella giusta maniera potrebbero dare un importante contributo in questo senso.

Insomma: la Juventus ha inseguito per tutta l’estate un attaccante capace di garantire un minimo di venti goal a campionato.

Questa è stata infatti la costante dei sondaggi Bianconeri: da Cavani a Llorente, passando per Dzeko e Suarez fino ad arrivare a Jovetic (che ancora non li può garantire, ma la cui consacrazione definitiva potrebbe essere vicina) la Juve ha trattato giocatori sì dalle caratteristiche diverse ma tutti sempre e comunque a loro agio sotto porta.

Giusto fino a ieri, quando con l’ultimo, disperato, tentativo Marotta & Co. hanno provato ad arrivare a Berbatov, che con i suoi 237 goal in 517 presenze in carriera (ed un bagaglio internazionale importante fatto di 48 reti in 77 partite disputate con la maglia della nazionale bulgara) rappresentava l’ultima spiaggia in ottica bomber.

Sfumato anche questo trasferimento pare davvero, almeno stando a radiomercato, che non ci siano più alternative.

Niente bomber, bisogna cambiare i propri progetti tattici.

E allora, forse, bene puntare sul brindellone danese, sperando che stazza e mobilità vengano fatti fruttare al meglio e che lungo tutto il corso dell’anno i centrocampisti ne sfruttino gli spazi aperti per segnare goal a ripetizione…

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La giornata di ieri è stata a tratti assurda.
Basta scorrere la timeline della nostra pagina Facebook per capirlo.

Dapprima la Fiorentina chiude il trasferimento di Berbatov e gli paga un volo per Firenze, con scalo a Monaco.

Proprio giunto in Baviera, però, le cose cambiano. Nella trattativa, praticamente definita ma non ancora formalizzata, si inserisce la Juventus, che fa saltare il banco. Trovato l’accordo con lo United la società di Corso Galileo Ferraris non ci mette molto a convincere anche lo stesso giocatore, che così non prende la coincidenza per Firenze ma decide di trasferirsi a Torino.

I colpi di scena, però, non sono finiti. A pochissime ore dalla definizione verbale del suo passaggio alla Juve si inserisce il Fulham, e le cose iniziano a scricchiolare.

Certo, nessuno si aspetta che un qualsivoglia giocatore possa preferire la squadra nona classificata in Inghilterra alla Campionessa in carica italiana, soprattutto perché sbarcando a Torino il bulgaro potrebbe giocare la Champions League, vero traguardo di ogni calciatore professionista.

Eppure… gli sfottò lanciati per tutto il pomeriggio dai tifosi Bianconeri agli odiati Viola vengono riflessi e tornano alla base. Perché subito dopo cena Dimitar prende la sua decisione, si suppone definitiva: niente Firenze e niente Torino. Quindi niente Italia e niente Serie A. Il suo futuro sarà ancora in Premier: questa volta al Fulham.

Ora… da questa situazione ne escono malino un po’ tutti.

Perché la Fiorentina si sente defraudata ma certo poteva gestire meglio l’acquisizione del ragazzo, sia in quanto a tempi che in quanto a modi. Non parliamo poi di alcuni supporter, che appena saputo del rifiuto – legittimo – del giocatore, che preferiva la possibilità di giocare in Champions a quella di giocarsi il futuro terzo posto in Viola hanno iniziato a subissare di insulti (al solito è stato “zingaro” quello più usato) il ragazzo.

Allo stesso modo una figuraccia, probabilmente ancor più grande, l’ha fatta la Juve, che prima si inserisce “in malo modo” (per quanto legittimamente, anche qui) in una trattativa praticamente già definita per poi, allo stesso modo, non riuscire a concluderla prima che una terza società faccia altrettanto.
E stesso dicasi per i tifosi, subito pronti a sfottere gli omologhi toscani e incensare un nuovo arrivo che, a conti fatti, pare non ci sarà.

E che dire del giocatore? Legittimo anche in questo caso il suo comportamento: nessuna firma sul contratto significa libertà assoluta di cambiare idea anche più di due volte nel corso di una giornata. Ma certo questo sposare una causa da cui divorziare nell’arco di un paio d’ore, riuscendo a reiterare la cosa più volte, non ne fa un giocatore affidabilissimo, fuori dal campo. Cosa su cui, forse, i tifosi Toffees potrebbero trovarsi a ragionare.

Ma in assoluto, a mio avviso, la figura peggiore la fa il nostro calcio tutto.

Perché è inutile nasconderci dietro un dito: solo dieci anni fa nessuno, nemmeno il tifoso più accanito del Fulham, avrebbe preferito la nona della Premier League alla squadra Campione in carica italiana. Ma, probabilmente, il paragone non si sarebbe posto nemmeno nei confronti della Fiorentina, a maggior ragione in un momento in cui i Viola si stanno trovando ad investire in maniera importante sul mercato per provare a ritrovare un posto al sole in Italia in primis, ma magari anche fuori dai patri confini (Aquilani, Pizarro, Valero, Jovetic sono tutti giocatori capaci di incidere quantomeno anche in Europa League… e presto potrebbe aggiugnersi anche il neo-Azzurro Ogbonna, che pare essere il rinforzo scelto per puntellare la difesa dopo l’addio di Nastasic).

Per non parlare di qualche anno più addietro, all’epoca delle sette sorelle. Quando un Mijatovic lasciava Madrid, sponda Real, proprio per Firenze. O quando all’ombra della Torre di Giotto tiravano calci ad un pallone due fuoriclasse come Rui Costa e Batistuta, e a guardia della porta posta sotto la Fiesole c’era un certo Francesco Toldo, tra i migliori estremi difensori della sua epoca.

Insomma, questo discorso non vuol essere il solito discorso distruttivo e depressivo, esterofilo e quant’altro.

Nel momento in cui Dimitar Berbatov preferisce un Fulham qualsiasi ad una Fiorentina e, ancor più, ad una Juventus significa veramente che l’appeal del nostro calcio si sta riducendo (o si è già ridotto) ai minimi storici.

C’è solo da sperare che questa cosa, unita al fatto che Portogallo e Francia potrebbero superarci già quest’anno nel ranking UEFA, risvegli un po’ le coscienze di chi gestisce il calcio nel Belpaese, a livello federale e non.

Altrimenti nel giro di poco finiremo davvero con l’essere un calcio provinciale. Salvato forse solo da una nazionale capace, di tanto in tanto, di compattarsi e tirare fuori prestazioni da urlo.

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“Spero solo che tutto si possa chiudere in fretta”.

Non usa mezze misure il brasiliano Amauri nel commentare le voci sul suo possibile approdo a Firenze.

Intervenuto a Lady-Radio, infatti, l’ex centravanti del Palermo ha parlato chiaramente della sua situazione attuale e di ciò che si aspetta dal futuro: “Sapete bene cosa sta succedendo. Le società si stanno parlando e io spero che tutto si possa risolvere il prima possibile. So che a Firenze c’è grande stima nei miei confronti ed io non posso far altro che ricambiare. Al momento mi sto allenando in attesa di evoluzioni. Ripeto, la mia speranza è che tutto si possa chiudere velocemente, vedremo cosa succederà”.

Così dopo aver buttato via altri sei mesi di carriera in quel di Torino, dove per altro era sicuro non avrebbe giocato, il 31enne nativo di Carapicuíba si sarebbe finalmente deciso a lasciare la Juventus. E dopo la mezza stagione disputata a Parma sarebbe pronto, stavolta, a vestirsi di Viola.

Il tutto sancirebbe quindi la chiusura di un bel valzer di punte che andrebbe a completarsi così: Borriello lascia Roma per Torino, da dove, a sua volta, parte Amauri in direzione Toscana. Perché a Firenze c’è da colmare il vuoto lasciato dal trasferimento di Alberto Gilardino sulla sponda rossoblu di Genova.

Ma non solo.

Al trasferimento di Amauri in Viola sono infatti legate almeno altre due operazioni di mercato.

Da una parte quella che vuole Grosso in procinto di trasferirsi a Novara. Dall’altra quella che potrebbe portare Behrami in Bianconero.

Ma perché il trasferimento di Grosso agli Azzurri piemontesi si interseca con quello di Amauri?

Perché, secondo alcune fonti, proprio il risparmio derivante dalla cessione del terzino Campione del Mondo nel 2006 permetterebbe a Marotta & Co. di avere liquidi con cui poter venire incontro alle richieste di Amauri e della Fiorentina.
Pare infatti che tra le due parti ballino circa 300 mila euro, che potrebbero essere rimediati proprio dalla cessione dell’ex esterno sinistro palermitano.

La connessione con la trattativa Behrami, invece, credo sia molto più immediata.

Agevolare l’approdo di Amauri a Firenze servirebbe infatti a favorire il possibile accordo tra Bianconeri e Viola per il trasferimento del jolly di origine kosovara in quel di Torino.

Il giocatore sarebbe infatti una delle prime scelte di Conte, che dopo aver optato per un uso massivo di Vidal, Marchisio e Pirlo ed aver in qualche modo bocciato Pazienza si trova a dover a tutti i costi chiedere a Marotta un rinforzo a centrocampo.

In questo senso, comunque, credo si debba anche essere chiari. Difficilmente al trasferimento di Amauri in Viola si opporrebbe quello di Behrami alla Juventus.

Perché lo svizzero è amato dalla piazza ed apprezzato da società e guida tecnica.

Però certo, la prospettiva di trasferirsi alla Juventus potrebbe ingolosire il ragazzo…

Amauri alla Fiorentina, comunque, è una soluzione che potrebbe fare comodo a tutte le parti in gioco.

Il giocatore di riffa o di raffa dovrebbe ottenere comunque tutti i soldi che, per contratto, la Juventus doveva versargli quest’anno.

Una parte gli verranno corrisposti dalla Fiorentina, certo, ma a lui questo non vedo come possa interessare, da un punto di vista meramente pratico, economico e finanziario.

Se non bastasse, poi, c’è l’aspetto tecnico da considerare.

Perché Amauri a Torino non trova né troverà mai spazio, tantomeno finché Antonio Conte siedrà su quella panchina.

A Firenze, invece, la musica potrebbe cambiare. E chissà che non possa ripetere l’esperienza vissuta l’anno scorso a Parma.

Nel contempo, poi, questa operazione di mercato alleggerirebbe anche il monte stipendi juventino, e non potrebbe che essere quindi manna dal cielo per la società di Corso Galileo Ferraris.

In ultimo il passaggio di Amauri alla Fiorentina sarebbe un bel colpo anche per gli stessi Viola, che dopo la succitata cessione di Gilardino si trovano coi soli Babacar e Santi Silva come punte di ruolo.

Insomma, parafrasando i Promessi Sposi… un matrimonio che s’ha da fare!

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E’ l’attuale capocannoniere del campionato olandese.

E se segni 14 reti in 13 partite non passi inosservato, nemmeno se ti trovi a giocare in un campionato di seconda fascia come è l’Eredivisie.

Lui è Bas Dost, il gigante di Deventer.

Ex nazionale giovanile olandese, Bas mosse i primi passi nel Germanicus per passare poi all’Emmen, dove l’8 febbraio 2008 realizzò la sua prima rete ufficiale nel calcio professionistico in un match contro il Fortuna Sittard.

A fine stagione il trasferimento all’Heracles Almelo, che sborsò 300mila euro per assicurarsi le prestazioni, e soprattutto il cartellino, di questo centravanti d’area.

L’acquisto di Bas Dost non era infatti visto solo in funzione migliorativa del roster degli Heraclieden. Ma anche, e soprattutto, come un investimento per il futuro.

Investimento che ha pagato dividendi alti. Passano due anni e il ragazzo, seguito anche da Ajax e Twente, si accasa all’Heerenveen, squadra in cui milita – e soprattutto segna – tutt’ora.

Due milioni e mezzo il prezzo pagato per lui, praticamente il decuplo di quanto la squadra di Almelo dovette sborsare per acquistarlo ventiquattro mesi prima.

Bas che sta crescendo molto. Lo dicono le statistiche.

La stagione 2008/2009 la chiuse con tre sole reti all’attivo. Che in quella seguente divennero 14 in 34 match, tutti giocati da titolare.

L’anno scorso, alla sua prima stagione ai Trots van het Noorden, furono 13 i timbri posti sul cartellino, frutto però di 10 sole partite disputate da titolare più altre 13 giocate da subentrante.

E quest’anno, come detto, il boom definitivo, che ha messo il suo nome al centro dell’attenzione degli esperti di mercato. 14 goal in 13 partite, frutto soprattutto della spettacolare prestazione disputata lo scorso 10 dicembre contro l’Excelsior quando Bas mise a segno ben cinque reti, affondando così la malcapitata terza squadra di Rotterdam.

Allo score fatto registrare in campionato vanno poi aggiunte le cinque segnature realizzate in KNVB Beker, l’equivalente della nostra coppa Italia. Due doppiette (FC Oss e Harkemase Boys) e una rete nel match contro il VVV Venlo, per un totale di ben 19 goal messi a segno nell’arco di 16 match.

Ed è un repertorio completo, il suo. Da attaccante di razza.

Goal di testa, ovviamente. Perché quando madre natura ti dota di un fisico di quel genere non puoi che essere forte nel gioco aereo.
Non solo quello, comunque. Tocchi sotto misura, goal di rapina, calci di rigore.

Per un fiuto del goal spiccato, che lo può rendere una delle punte di spicco nel panorama calcistico europeo.

Ma come dice il titolo questo pezzo non vuol solamente celebrare lo splendido stato di forma di una delle giovani punte che più si stanno mettendo in mostra nel corso di questa stagione.

Perché il nome di Bas Dost sta salendo alla ribalta in questi giorni non tanto per le reti realizzate quanto più per le voci di mercato che si stanno susseguendo sul suo conto.

Perché secondo quanto si inizia a vociferare da più parti sul gigante di Deventer si stanno muovendo due compagini nostrane: Napoli e Fiorentina.

Due squadre che sono alla ricerca di una punta da inserire a roster e che potrebbero puntare proprio sull’attuale capocannoniere dell’Eredivisie.

Qualche dubbio, però, su quando potrebbe chiudersi il trasferimento.

Probabile che il talentino Oranje possa infatti essere lasciato in Olanda sino al termine della stagione.

Questa, almeno, potrebbe essere una soluzione ottimale un po’ per tutti. Perché così il ragazzo potrebbe terminare la stagione trionfalmente, continuando a questi ritmi. E l’Heerenveen, inoltre, non si priverebbe della sua punta di diamante proprio ora che è in piena corsa per cercare di centrare l’Europa.

Ma non solo: acquistarlo oggi che la sua valutazione di mercato oscilla tra i 6 e gli 8 milioni di euro permetterebbe anche all’acquirente di assicurarsi le prestazioni future di uno dei talenti più interessanti d’Olanda senza spendere una cifra allucinante.

Perché inutile negarlo: se da qui a giugno Bas dovesse fare altri venti goal, oltre ad assicurarsi un posto per Euro 2012 vedrebbe soprattutto crescere – e di molto – la sua valutazione…

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