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Posts Tagged ‘Brasile’

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Si è consumata ieri la gara inaugurale del Mondiale 2014. Che, come tutti saprete, si svolge in Brasile.

E si vede, dice qualcuno.

In effetti ieri l’arbitraggio del giapponese Nishimura è stato generalmente “casalingo”, come si suol dire. Sicuramente non all’altezza.

E non solo per il rigore – che definire “generoso” sarebbe un mero eufemismo – assegnato al Brasile, quanto proprio per una linea generale di fondo che ha, a detta di molti, aiutato i padroni di casa a riportare la vittoria.

Croazia che per quanto fatto vedere in campo non meritava di perdere. Ma che, nel contempo, non può nemmeno prendersela tanto e solo con il direttore di gara.

Perché se è vero che il rigore “inventato” pesa molto sull’economia del match, quanto pesano i due (quasi tre) errori di Pletikosa?

Sia sul primo goal di Neymar che su quello di Oscar l’estremo difensore balcanico è tutt’altro che impeccabile. Mostra anzi, soprattutto, una grandissima lentezza a distendersi e raggiungere le palle basse. Un problema abbastanza comune quando si parla di giocatori di certe taglie. Ma che, alla fine, costano almeno due punti alla sua nazionale.

Anche sul rigore, comunque, non è certo stato perfetto: intuisce bene la conclusione di Neymar, ma non trattiene (né respinge con efficacia) una palla praticamente già parata. Prestazione ampiamente insufficiente, al pari di quella dell’arbitro.

Brutta gara, da 5 pieno, per il talentino interista. Che ancora una volta dimostra di non essere abbastanza maturo per fare il definitivo salto di qualità.

Certo, l’ambiente non l’ha aiutato. Ma i grandi giocatori si vedono proprio sotto pressione.

Ha comunque solo 20 anni e va aspettato senza bruciarlo.

Nella Croazia gioca malissimo anche Jelavic, praticamente impalpabile. Così, davanti, provano a farsi sentire solo il redivivo Olic ed il buon Perisic.

Non fa impazzire nemmeno la coppia centrale, che annulla sì Fred (che però, forse, si auto-annulla) ma non dà l’impressione di essere particolarmente solida ed affidabile. Ovviamente, può crescere nel corso del Mondiale.

A decidere il match è quindi Neymar, che dapprima segna la rete dell’1 a 1 con un diagonale sul quale Pletikosa non riesce ad arrivare. E poi, nella ripresa, trova il – pur fortunoso – goal su rigore che vale il 2 a 1.

Il gioiellino blaugrana non impressiona comunque in maniera particolare. Intendiamoci, la qualità c’è tutta. E, a meno che non abbia problemi particolari, stiamo comunque parlando di un giocatore che con ogni probabilità supererà il record di goal in Nazionale oggi appartenente a Pelè (77, Neymar con ieri è già a 33 ed ha solo 22 anni).

Però da quella che è la stella offensiva del Brasile non puoi che aspettarti di più.

Molto bene invece Oscar, un giocatore che non mi ha mai fatto impazzire quanto a rendimento. Schierato ieri abbastanza a sorpresa sulla destra, ha fatto ammattire il genoano Vrsaljko risultando, a mio avviso, il migliore in campo. Con goal a mo’ di ciliegina finale…

Se Oscar fa benissimo a destra, Hulk delude sull’out opposto, non entrando praticamente mai in gara. Ma del resto, ha bisogno di giocare proprio a destra per convergere e liberare il suo potentissimo mancino.

E Fred?

Giusto a nove secondi dallo scadere ho deciso di inserirlo nella mia formazione al FantaMondiale in luogo di Lukaku. Ovvio che risultasse avulso dalla manovra, mai pericoloso ed assolutamente negativo. No?

In ultimo, durante il match commentavo su Twitter e avevo proprio individuato nel duello Oscar-Vrsaljko la possibile chiave tattica del match.

Schierato fuori ruolo, infatti, il terzino genoano ha iniziato il match bene, per poi andare un po’ in crisi assieme a tutta la truppa croata.

Lui in particolare, posto appunto a sinistra, ha fatto grandissima fatica a tenere Oscar. Che ogni qualvolta lo puntava per provare a saltarlo sul sinistro trovava buon gioco.

Alla fine è proprio da quella fascia che è arrivata l’azione decisiva, con Oscar bravo a bucare sulla destra e crossare al centro in direzione di Fred. Il resto, lo sapete…

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C’è un folletto brasiliano che sta dominando e devastando il Campionato Primavera italiano.

Il suo nome è Victor Matheus Da Silva, fantasista di Cuiabà nato il 4 gennaio del 1995.Victor Da Silva

Formatosi nel calcio a 5, entra nell’Academia del Brasil Central quando è solo un bambino, lasciando da subito intravvedere le sue grandi doti tecniche e di palleggio.

Non passano che quattro anni ed arriva per lui il tempo di lasciare casa, trasferendosi in Italia. E’ il 2008, infatti, quando Maurizio Costanzi, attuale responsabile del settore giovanile clivense, lo fa sbarcare in quel di Verona.

La crescita è costante. Il ragazzo nonostante le misure certo non da corazziere riesce a giocare tranquillamente anche sottoetà.

L’esplosione vera e propria arriva lo scorso anno, quando mister D’Anna ne fa uno dei punti di forza della sua Primavera e lui ripaga la fiducia a suon di goal.

A maggio arriva quindi l’esordio in Serie A. Il mese successivo guida il suo Chievo alle semifinali del campionato Primavera, dove arriva la sconfitta contro la Lazio poi Campione d’Italia.

Quest’anno è quindi ripartito con ancora più vigore, per provare a centrale lo Scudetto giovanile solo sfiorato lo scorso anno.

Il bottino per ora fa impallidire un po’ tutti: 14 realizzazioni in 9 match, una media da fenomeno stile Cristiano Ronaldo o Leo Messi. Il tutto tenendosi ben alle spalle campioncini in erba come il napoletano Gennaro Tutino (11 centri in 12 match, di cui 3 però su rigore) ed il laziale Mamadou Tounkara (10 goal in 9 partite).

In pratica Victor ha saputo fare in mezza stagione ciò che gli riuscì nell’intero campionato scorso.

Al che non può che sorgere spontanea una domanda: il ragazzo non è un po’ sprecato?

Nel momento in cui riesce con questa facilità a dominare il campionato in cui gioca, non significa forse sia venuto il momento di provarlo su palcoscenici più importanti, di modo che non smetta di crescere ma anzi trovi nuovi stimoli nel confronto con avversari più dotati?

Il rischio, a mio avviso, un po’ c’è. Capisco anche la volontà da parte dei dirigenti clivensi di sfruttarne le qualità per provare ad imporsi nel Campionato Primavera. Ma ricorderei sempre che una vittoria giovanile ha un senso e un valore molto relativo. Le squadre di questo tipo devono servire a formare i campioni del domani, non a vincere trofei inutili non permettendo però ai ragazzi di crescere al pieno delle proprie potenzialità…

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Trentuno anni senza batterli. Appuntamento con la vittoria, quindi, rimandato alla prossima occasione. Che si presenterà il 22 giugno, quando Italia e Brasile si incontreranno nel corso della terza giornata della prossima Confederations Cup.

Intendiamoci, ai punti sarebbe l’Italia a spuntarla.

Più brillante degli avversari, la nazionale di Prandelli regala qualcosa sul possesso palla, che è però gestito meglio rispetto ad un Brasile ancora tutto da costruire in ottica Mondiale casalingo.

Alla fine, quindi, resta tanto amaro in bocca per una vittoria che gli Azzurri buttano nel cestino con due disattenzioni nel corso del primo tempo che valgono le due segnature Verdeoro, poi prontamente recuperate ad inizio ripresa dalla coppia De Rossi – Balotelli.

Italia che gioca meglio ed esalta un Julio Cesar assolutamente in palla.
L’ex portiere interista del resto con ogni probabilità era alla ricerca di una rivincita dopo che in estate era stato scaricato senza troppe fisime dall’Inter e voleva dimostrare di essere ancora un grande estremo difensore. Missione compiuta.
E’ infatti per buona parte merito suo se il Brasile riesce a chiudere la prima frazione di gioco con ben due goal di vantaggio. Perché l’Italia, che chiuderà il match con ben 22 tiri (contro 15) tentati, di cui 9 nello specchio, gli dà del filo da torcere, ma fatica a trovare la via della rete.

Prima di darci all’analisi dei singoli, però, andiamo a vedere come si sviluppano i goal, per avere un’idea più chiara di meriti e responsabilità.

La prima rete, quella segnata da Fred, è da attribuire appieno a Montolivo.
Vero è che Bonucci risulta anch’esso protagonista dell’azione, tenendo in gioco la punta brasiliana prima e spizzando il cross di Felipe proprio sul piede dell’ex Lione, ma è il centrocampista del Milan che deve assumersi tutte le responsabilità su questo goal subito.
La cosa è semplice: quando parte il cross dalla sinistra tutta la difesa va a schiacciarsi proprio da quel lato, con De Sciglio che deve abbandonare il secondo palo per stringere su un avversario. Chiaro che buona norma vorrebbe che sia qualcun altro, nel caso specifico proprio il suo compagno di club, ad occupare lo spazio da lui lasciato libero. Montolivo, invece, si “addormenta”. La palla, come detto spizzata e prolungata da Bonucci, arriva giusto sul piede di Fred, che deposita in rete con facilità. Se solo Montolivo si fosse mosso prima e fosse andato ad occupare quella zona di campo, come buona norma avrebbe voluto, il goal non sarebbe mai arrivato.

La seconda viene invece presa in contropiede.
De Sciglio sbaglia il cross, e fa partire la ripartenza brasiliana. Che potrebbe essere fermata già nei pressi del centrocampo da un Pirlo che però, evidentemente, valuta la situazione non così pericolosa da spendere un fallo tattico che sarebbe significato giallo sicuro.
Neymar può così avanzare indisturbato fino al limite dell’area, dove attrae Bonucci che, uscendo, sguarnisce la zona di centrosinistra dell’area di rigore. Lì dove s’infila Oscar, che segna con grande facilità. Certo, se solo De Sciglio fosse tornato più rapidamente in difesa il goal si sarebbe potuto evitare.
Da attribuire a Pirlo e De Sciglio, quindi le responsabilità di questo goal.

Brasile quindi meno pericoloso globalmente, ma altrettanto spietato nell’approfittare degli errori altrui.
Esattamente come fa l’Italia nel secondo tempo.

La rete di De Rossi viene sugli sviluppi di un angolo che è bucato da Dani Alves e su cui è proprio il romanista a piombare per primo, con un Dante, suo diretto marcatore, assolutamente troppo lento e molle nella circostanza.

Quella di Balotelli arriva invece quando un giocatore del Brasile – sinceramente, non ho capito chi – sbaglia un retropassaggio, innescando proprio la punta rossonera. Che evidentemente spaventa i difensori Verdeoro i quali, anziché chiuderlo, rinculano, dando spazio e tempo all’ex City. Che dopo aver preso la mira impallina l’incrocio dei pali. Là dove, stavolta, nemmeno un grande Julio Cesar può arrivare.

Tornando ai singoli, e detto dell’ottima prestazione del portiere brasiliano, continuiamo con l’analisi dei nostri avversari.

Tra i più negativi in campo spicca sicuramente Dante. Il centrale del Bayern Monaco, infatti, sembra un po’ il punto debole del reparto arretrato Verdeoro (certo, teoricamente il suo posto dovrebbe essere occupato da un certo Thiago Silva…) ed è lui, come detto, a regalare la prima segnatura all’Italia.

Già diverso, invece, il discorso che riguarda David Luiz. Il centrale Blues pare essere giocatore di altra categoria rispetto al compagno di reparto. Non sempre perfetto, disputa nel complesso una buona gara, risultando nel complesso uno dei migliori in campo tra le fila brasiliane.

Senza infamia né lode Dani Alves, da cui però ci si aspetterebbe molto di più. Sicuramente un po’ meglio Filipe Luis, come detto il giocatore che col suo cross da il là all’occasione che porta i suoi sull’1 a 0.

Prove piuttosto opache anche per i due centrocampisti, Fernando ed Hernanes, bene invece Oscar, Neymar e Fred. Un discorso a parte lo merita Hulk, giocatore che fino allo scorso anno sembrava destinato a “spaccare il mondo”, ma la cui involuzione è assolutamente palese.

Tra le fila Azzurre, invece, molto bene Daniele De Rossi, che segna il goal capace di dare il la alla rimonta dei nostri ragazzi. Efficace in entrambe le fasi di gioco, il centrocampista della Roma gioca come mezz’ala destra ma, all’occorrenza va a scambiarsi di posizione con Pirlo, si abbassa a ricevere palla dai difensori, imposta il gioco con diversi lanci (ben 12, di cui 9 riusciti), e trova l’angolo giusto quando brucia Dante e fredda Julio Cesar.

Molto bene anche Christian Maggio, giocatore che si temeva potesse farsi spazzare via da Neymar ma che, nel complesso, disputa una partita con grande attenzione e fondamentalmente non ha responsabilità su nessuno dei due goal goal subiti da Buffon. Peccato solo che quando Pirlo, con un lancio dei suoi, lo pesca a tu per tu con Julio Cesar il terzino napoletano non riesca a trovare la via del goal.

Buona partita anche quella disputata da Mattia De Sciglio, ottimo soprattutto in fase di copertura, dove non sbaglia praticamente nulla. Nulla, se non in quell’occasione in cui dà il la al contropiede che Neymar e Oscar trasformano nel 2 a 0. Un’occasione in cui, purtroppo, rientra in posizione con troppa lentezza, spianando la strada per il raddoppio agli avanti Verdeoro.

Nulla da dire, invece, ai due centrali difensivi. Perché sembrerà impossibile, ma non sono loro a poter essere imputati di un qualche errore in occasione delle due realizzazioni brasiliane. Ancora una volta, quindi, una buona prestazione per i difensori Bianconeri.

Pirlo giochicchia, Giaccherini corre tanto ma combina poco, Montolivo regala un goal.

Là davanti, invece, domina Mario Balotelli, che sembra stia davvero iniziando a maturare a tutto tondo. Non solo negli atteggiamenti extra calcistici, ma proprio anche in quanto a gioco. Una notizia che, se confermata, sarebbe davvero ottima per l’Italia. Questo ragazzo ha il potenziale per arrivare ad essere uno dei migliori giocatori al mondo della nuova generazione.Mario Balotelli

Stenderei infine un velo pietoso, restando ai titolari, su Osvaldo. Che, permettetemi, non dovrebbe poter nemmeno vestire la maglia numero 10. Piuttosto la si dia a Balotelli. O a Pirlo. O a Buffon.

La strada, comunque, sembra davvero essere quella giusta. Prandelli è sicuramente criticabile, ma nel complesso non si può non ammettere come stia facendo davvero un buon lavoro da quando si è seduto sulla panchina della Nazionale.

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Queste immagini sono difficili da commentare.

Non so cosa fosse successo in campo, ma di certo trascendere fino ad arrivare ad un punto simile è veramente folle.

Fortunatamente sembra che il ragazzo colpito non abbia avuto problemi di sorta.

Però immagini come quelle non vorremmo vederle davvero mai.

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CRONACA

Partita combattuta da subito.
La prima conclusione in porta arriva dopo quattro minuti di gioco quando Ramires strappa un pallone ad un avversario per calciare da fuori, senza però inquadrare lo specchio di porta. Buona, comunque, l’iniziativa del centrocampista Blues.

Tre minuti più tardi Pato viene lanciato in area e prova a mettere palla bassa in mezzo. La sfera è però deviata da un avversario e finisce giusto al limite dell’area dove arriva di gran carriera Neymar che si coordina discretamente ma, esattamente come Ramires poco prima, non riesce a trovare lo specchio.
La partita da lì in poi vivrà di tanta lotta ma poche occasioni. Le due squadre si fronteggeranno con buona lena, ma senza riuscire a mettere in difficoltà i rispettivi reparti difensivi.

Al ventisettesimo però grande palla goal per il Brasile: Ganso serve bene Robinho al limite che temporeggia aspettando l’inserimento di Neymar la cui conclusione a botta sicura farà però terminare il pallone sul fondo.
Cinque minuti più tardi bel cross su punizione di André Santos che scodella in mezzo un pallone su cui piomba Lucio, che devia il pallone al volo sparandolo però contro a Justo Villar.

Al quarantesimo André Santos sbaglia tutto: lanciato in area si porterà al limite laterale dell’area piccola per poi scaricare un sinistro a casaccio alto sopra la traversa. Quando, però, c’era Pato tutto solo in mezzo. Sarebbe stato l’1 a 0 facile.

In apertura di ripresa il Brasile parte ancora più forte rispetto alla prima frazione.
Dopo pochissimi minuti buona doppia occasione per i Verdeoro con Alcaraz che chiuderà la conclusioni di Neymar e Maicon salvando la propria porta.

Brasile però che palesa grandissimi limiti lì davanti. Questo nonostante vanti talenti purissimi come Pato, Neymar e Ganso, oltre al sempre prezioso Robinho.
Ed è proprio il fantasista milanista che si rende protagonista, al sessantacinquesimo, di un’iniziativa interessante, piombando su di un pallone praticamente perso da Maicon per scaricare un destro però impreciso.

Due minuti più tardi Brasile vicino al goal: Ganso riceve una respinta corta al limite dell’area e scarica un bel sinistro a fil di palo, trovando però la pronta risposta di Justo Villar, bravo a distendersi alla sua sinistra per levare il pallone dalla porta.
E’ poi Pato ad avere una grandissima occasione: infilatosi in area si troverà a tu per tu con il portiere paraguaiano, e gli calcerà addosso. Il pallone però gli rimbalzerà sul corpo e andrà davanti a lui, così che riuscirà a colpire il pallone di testa. Senza però centrare la porta.

Brasile che continuerà a premere e si porterà vicino alla rete a meno di dieci minuti dal termine quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo arriverà un’incornata sul secondo palo. A Justo Villar battuto, però, ci sarà l’intervento di testa di un difensore sulla linea, a salvare il risultato.

Brasile che non riuscirà comunque a bucare la resistenza dell’Albirroja, trascinando il match fino ai supplementari.

Nei supplementari saranno poi espulsi, causa rissa, Lucas Leiva ed Alcaraz. Sarà comunque il Brasile a provarci di più, con il Paraguay che costruirà una buona azione: Estigarribia penetra a sinistra, crossa in mezzo e Valdez calcia al volo, senza però inquadrare lo specchio.

La partita si trascina così sino ai rigori. Dove sarà il Paraguay a spuntarla:

 

Elano: alto
  Barreto: a lato
  Thiago Silva: parato
  Estigarribia: goal
  André Santos: alto
  Riveros: goal
  Fred: a lato

COMMENTO

Quando l’incredibile diventa realtà.

Partiamo comunque da un presupposto: sarebbe il Brasile a meritare il passaggio del turno, di per sè.

E’ altresì vero, però, che quando sei nettamente superiore ai tuoi avversari non puoi attaccare senza la capacità di concretizzare le tue manovre.

Che poi il Paraguay, a dire il vero, si salva più che altro grazie ad un catenaccio piuttosto robusto e, soprattutto, ad episodi favorevoli, oltre che alla giornata di grazia di Justo Villar.

Detto ciò, comunque, l’incredibile si consuma ai rigori.

Vero è che quel campo è apparso realmente assolutamente indegno. Altrettanto vero è, però, che non si può nemmeno sbagliare quattro rigori su quattro. Soprattutto se i tuoi avversari, che calciano dalla stessa posizione, ne realizzano due su tre.

In questo caso ha avuto ragione Caressa, a conti fatti: il Brasile non avrebbe segnato nemmeno se avesse giocato fino a domani.

Incredibile, comunque, che le due favoritissime, le super-potenze del continente, non arrivino nemmeno tra le prime quattro. Né l’una, né l’altra.

MVP

Justo Villar dirige alla grande la propria difesa e chiude la saracinesca, permettendo ai suoi, non senza fortuna in effetti, di portarsi a casa un’importantissima vittoria ai rigori che catapulta l’Albirroja in semifinale.

TABELLINO

Brasile vs. Paraguay 0 – 0 (0 – 2 d.c.r.)
BRASILE (4-2-3-1) Julio Cesar; Maicon, Lucio, Thiago Silva, André Santos; Lucas Leiva, Ramires; Robinho, Ganso (100′ Lucas), Neymar (80′ Fred); Pato (111′ Elano). Ct: Menezes
PARAGUAY (4-4-2) Villar; Verón, Alcaraz, Da Silva, Torres (71′ Marecos); Vera (63′ Barreto), Cáceres, Riveros, Estigarribia; Valdez, Barrios (83′ Pérez). Ct: Martino
Arbitro: Pezzotta (Argentina)
Ammoniti: Santos, Maicon (B), Vera, Barreto, Marecos, Estigarribia (P)
Espulsi: 103′ Lucas Leiva (B) e Alcaraz (P)

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 CRONACA

La prima conclusione a rete arriva dopo soli ottantadue secondi: Robinho riceve e manovra al limite per scaricare poi un destro che è però ben controllato da Vega, bravo a bloccare il pallone.
Dopo centotrentatrè secondi dall’inizio del match è invece Pato a rendersi pericoloso. Il suo taglio alle spalle dell’avversario è interessante, ma la sua posizione, nel momento in cui Neymar fa partire l’assist, irregolare.

Brasile che continua ad attaccare. Grande velocità, palla a terra e continuo tentativo di creare densità di gioco nei pressi del pallone. Bravi comunque, di contro, anche i venezuelani: attenti, caparbi e generosissimi, con un pressing alto ad infastidire gli avversari anche ben oltre la metà campo.
Verdeoro che dopo un primo quarto d’ora a spron battuto, in cui però non riesce a piegare la resistenza della Vinotinto, sembrano rallentare un po’ il ritmo, cercando di temporeggiare per trovare il varco migliore.

Al ventisettesimo occasionissima per i brasiliani: Dani Alves serve Pato in area con la punta milanista che scarica un violentissimo destro sulla traversa della porta difesa da un Vega fulminato dalla conclusione dell’avversario.
Al trentunesimo splendida apertura di Ramires che serve un Pato sempre perfetto nell’effettuare anche gli stop più complicati. Una volta messo giù il pallone il Papero calcia ad incrociare, trovando però la risposta in due tempi dell’estremo difensore venezuelano.

Poco oltre la mezz’ora intervento fondamentale di Oswaldo Vizcarrondo: il difensore del Deportivo Anzoátegui interviene infatti in scivolata su di un tiro di Robinho che dopo aver superato Vega stava per terminare la sua corsa in rete. Un po’ fuori tempo, il centrale venezuelano abbasserà la spalla stoppando così il pallone, impedendo il goal senza nel contempo effettuare un fallo di mano che sembrava quasi poter essere scontato viste le modalità di intervento…

Brasile che inizia la ripresa a scartamento ridotto.
A dispetto del primo tempo là davanti i Verdeoro faticano a dare incisività e soprattutto continuità alla propria azione. Ed il cronometro scorre.

Al venticinquesimo Arango, “El Huracan del Caribe”, lancia Cichero con un bel colpo di tacco. L’ex Lecce si spinge quindi in profondità centrando un pallone per Miku, che è però prontamente chiuso da un difensore avversario.
Venezuela che un paio di minuti più tardi parte bene in contropiede arrivando a liberare Arango al tiro, con il centrocampista del Borussia Monchengladbach che conclude però malissimo a lato.

In chiusura ci prova Andrè Santos, ma il diagonale mancino del terzino sinistro brasiliano si spegne a lato.

COMMENTO

Il Brasile parte forte e si spegne alla distanza.
Il Venezuela è generosissimo e resiste fino alla fine.

Ecco come si può riassumere in due righe una partita dal primo tempo piuttosto vivo e dalla ripresa assolutamente noiosa.

La prima frazione vede un Brasile che si diverte: gran circolazione di palla finalizzata a mandare in porta un Pato piuttosto in forma, vera e propria spina nel fianco di una difesa venezuelana nel complesso comunque molto attenta.

Nella ripresa, invece, i Verdeoro abbassano il baricentro, rallentano i ritmi e contribuiscono a rendere piuttosto noiosa una partita che perde appeal minuto dopo minuto.

Particolarmente deludente, tra le fila brasiliane, è quel Ganso che era in realtà tra i giocatori più attesi.
Nulla di che nemmeno Neymar, che dopo un primo tempo da giocoliere in cui fa intravvedere buona parte del suo potenziale va un po’ spegnendosi, assieme a tutta la sua squadra.

Bene Pato, come detto, e Ramires, utilissimo nel dare equilibrio a tutta la squadra.
Niente male, nel complesso, anche Dani Alves, che spinge molto e certo non fa rimpiangere Maicon.

Nella Vinotinto, invece, grande prestazione di Vizcarrondo, che è già un idolo: capigliatura che spicca, fisicità importante e grezzità d’altri tempi.
Certo non un centrale da Pallone d’Oro, ma comunque un buon difensore capace di tenere in piedi una retroguardia capace di resistere al quadrilatero delle meraviglie Robinho-Ganso-Neymar-Pato.

TABELLINO

Brasile vs. Venezuela 0 – 0
Marcatori:
Brasile (4-2-3-1): Julio Cesar; Dani Alves; Thiago Silva, Lucio, Santos; Ramires (32′ st Elano), Leiva; Robinho (20′ st Fred), Ganso, Neymar; Pato (31′ st Lucas). All. Menezes
Venezuela (4-4-2): Hernandez; Rosales, Peroso, Vizcarrondo, Cichero; Gonzalez (41′ st Di Giorgi), Rincon, Lucena, Arango; Rondon, Miku (34′ st Maldonado). All. Farias
Ammoniti: Thiago Silva, Rondon, Gonzalez.

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Erano i favoritissimi della vigilia ed hanno finito col vincere, proprio in linea con le previsioni, l’edizione 2011 del Sudamericano under 17.

Parlo del Brasile ovviamente, che conferma ancora una volta la propria supremazia continentale a questo livello. Impressionante, in tal senso, la striscia positiva dei ragazzi Verdeoro che dal 1985 – anno della prima edizione – ad oggi hanno centrato dieci primi e tre secondi posti, finendo fuori dal podio in una sola occasione (quarti nel 1993).

Ma veniamo all’attualità: inseriti nel Gruppo B assieme a Paraguay, Colombia, Cile e Venezuela i brasiliani si sono ben comportati totalizzando nove punti in quattro match vincendo il proprio girone in virtù di una miglior differenza reti rispetto ai paraguayani.

Attacco molto prolifico e difesa piuttosto incerta per i ragazzi di Emerson Ávila che hanno iniziato il proprio torneo dando subito bene l’idea di quanto appena detto andando a vincere il proprio match di esordio per 4 a 3 contro il Venezuela. Dopo il 2 a 1 contro il Cile ecco la prima – e unica – sconfitta del loro torneo, arrivata con lo stesso risultato contro il Paraguay. Nel corso dell’ultima giornata, poi, il roboante 5 a 1 contro la Colombia a sugellare il primo posto in classifica.

Se bene avevano fatto nel corso del primo turno ancora meglio sono riusciti a fare disputando l’Hexagonal finale dove sono stati in grado di raccogliere quattro vittorie ed un pareggio in cinque match.
Hexagonal non iniziato benissimo, in realtà, con lo 0 a 0 al cospetto di un Uruguay – guidato dal capocannoniere del Torneo Mascia (6 goal totali) – piuttosto solido capace, alla fine del torneo, di classificarsi in seconda posizione. Da lì in poi, comunque, una marcia trionfale le cui tappe sono state rappresentate dalle vittorie su Colombia (1 a 0), Ecuador (3 a 1), Paraguay (3 a 1) ed Argentina (3 a 2).

Brasile quindi capace di laurearsi campione continentale piuttosto facilmente, il tutto nonostante la stella annunciata del torneo, Lucas Piazon, non abbia brillato come ci si aspettasse.

Brasile che grazie a questo risultato si qualifica quindi, al pari di Uruguay, Argentina ed Ecuador, sia al prossimo Mondiale di categoria (da disputarsi tra il 18 giugno ed il 10 luglio prossimi) che ai prossimi Giochi Panamericani.

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Ieri notte si è consumata in quel di Ibarra una sfida che mai e poi mai avrei potuto perdere, quella tra il Cile del funambolico Bryan Rabello ed il Brasile di Lucas Piazon, sogno di mezza Europa del pallone.

Partita che ogni appassionato che si rispetti non poteva lasciarsi scappare già solo per la presenza del nuovo Kakà verdeoro, talento strombazzatissimo di cui tutti abbiamo sentito parlare lo scorso gennaio quando venne a Torino per visitare la città e le struttere di allenamento bianconere: come ricorderete, difatti, la società di Corso Galileo Ferraris aveva già trovato l’accordo con quella paulista per il trasferimento del ragazzo nel capoluogo piemontese e quell’occasione serviva proprio per cercare un punto d’incontro anche con Lucas ed il suo entourage.

E’ però notizia proprio di questi giorni che il ragazzo, dopo un paio di mesi di riflessione, ha deciso cosa farne del proprio futuro: rifiutata la proposta bianconera ecco quindi l’accettazione di quella Blues, con il Chelsea pronto a spendere una bella vagonata di milioni per convincere il San Paolo e la famiglia a far trasferire il ragazzo in Inghilterra.

Scelta capibile, quella di Lucas: Abrahmovic pare gli garantirà infatti uno stipendio praticamente doppio rispetto a quello offertogli da Marotta.

Neanche il tempo di firmare per i londinesi ed ecco il via ad una gazzarra tutta italica: giornalisti pronti a spalare letame sulla società, tifosi furibondi ed altre amenità di cui faremmo sinceramente a meno.

Andiamo con ordine: c’è chi parla di figuraccia, ma al riguardo vorrei dire un paio di cosette.
Innanzitutto Piazon non è il primo e non sarà l’ultimo giocatore a rifiutare un’offerta per accettarne un’altra. Per altro molto più vantaggiosa.
Poi è spesso prassi, in particolar modo quando si tratta di ragazzi giovani, che giocatore e famiglia siano invitati dalla società a prendere visione delle proprie strutture. Del resto ne parliamo sempre con leggerezza, ma lasciare il Brasile per trasferirsi a Torino è un cambiamento radicale di vita, non proprio una cosa da poco. Credo sia il minimo, in questo senso, permettere all’entourage di un ragazzo solo diciassettenne di saggiare con mano l’ambiente in cui il loro assistito dovrà trovarsi a vivere.

Il punto centrale è che tutto il can can attorno alla visita di Piazon a Torino fu creato proprio dai media. Quelli stessi media che ora gettano fango addosso ad una dirigenza incapace, secondo loro, di chiudere un acquisto praticamente fatto e sbandierato da più parti.
Peccato solo che quelle bandiere fossero proprio loro stessi, che si gettarono a capofitto sulla notizia per poterci speculare sopra.

Personalmente davvero non capisco cosa ci sia di ridicolo in tutto ciò.
Trovato l’accordo con un dato club per il trasferimento di un giovane interessante si invita lo stesso nella propria città, cercando poi un accordo relativo al contratto. Normalissimo, in questo senso, porsi un tetto massimo d’ingaggio che, in questo caso, pare si aggirasse tra i cinquecento ed i seicento mila euro.

Nel momento in cui il ragazzo riceve un’offerta doppia credo sia altrettanto normale che questo scelga secondo i propri interessi e non è scritto assolutamente da nessuna parte che una società per il sol fatto di averlo invitato a visionare le proprie strutture di allenamento sia a quel punto in qualche modo costretta a rilanciare.

Tanto fango per nulla, insomma.
Poi lungi da me voler difendere a spada tratta una dirigenza che di errori dal suo insediamento ne ha sicuramente commessi molti, ma anche il veder muovere critiche un po’ inique non mi sembra affatto giusto.

Per altro fa molto riflettere anche il livello medio dell’informazione italiana.
Oltre a gettarsi a capofitto su di una semplice visita di cortesia giusto per fare audience, infatti, alcuni giornalisti si sono messi a tessere le lodi di un giocatore che probabilmente non avevano mai nemmeno visto in azione.

Emblematico, in tal senso, il paragone portato in relazione al ragazzo, etichettato come nuovo Kakà.

Dopo averlo visto giocare contro il Cile, laddove è stato schierato prima punta (esattamente come successo nel corso dell’esordio disputato contro il Venezuela), posso dire che di Kakà non ha moltissimo se non lo stesso club di provenienza, il fisico piuttosto slanciato e quella faccia pulita da bravo ragazzo della Brasile bene.

Che credibilità può avere, quindi, chi parla di un giocatore senza nemmeno conoscerne minimamente le qualità?

E qui aprirei una piccoli parentesi che con Piazon centra solo relativamente: di paragoni astrusi ne ho sempre letti tanti, la maggior parte dei quali basati proprio su fattezze fisiche, nazionalità ed altre sfumature di questo tipo.
Laddove invece un paragone dovrebbe essere fatto basandosi sulle qualità tecnico-tattiche di un giocatore, il tutto partendo dal presupposto che ogni ragazzo, nel suo complesso, è assolutamente unico e quindi comunque un paragone non può essere che un modo per spiegare a grandi linee le caratteristiche dello stesso a chi non l’ha mai visto giocare.

Tornando alla partita di ieri, quindi, se parlassi di Piazon come di nuovo Kakà darei, a chi non l’ha mai visto giocare, un’informazione assolutamente fuorviante: così facendo, difatti, vi porterei a pensare di essere di fronte ad un trequartista moderno capace di rapidi attacchi in verticale partendo da lontano quando, invece, Lucas è una punta con ben altre caratteristiche.

Accostando Wallace a Cafù, invece, non voglio certo dire che il primo sia, appunto, il nuovo Cafù. Quanto più far capire come ci si trovi di fronte ad un terzino destro dalle spiccati doti offensive e che, esattamente come l’ex romanista, pare anche essere dotato di ottima gamba.

E chissà che un giorno non si arrivi a scrivere solo paragoni che, appunto, possano far intuire le caratteristiche tecnico-tattiche di un giocatore, anziché fuorviare i tifosi…

Tornando al caso Piazon chiudo quindi con una valutazione minima rispetto al giocatore ed all’operazione che lo porterà al Chelsea.

Ciò che già prima di vederlo giocare un po’ mi dava da riflettere era il fatto che arrivato a diciassette anni ancora non avesse esordito nel suo club di provenienza, il San Paolo.
E parliamo di Brasile che, giova dirlo, certo non è l’Italia: là, difatti, i giovanissimi vengono lanciati con molta più facilità rispetto che nel Belpaese.

I casi sono molteplici, anche piuttosto recenti: Neymar esordì un mese dopo aver compiuto i diciassette anni e da lì non uscì mai dal giro della prima squadra. Pato un paio di mesi dopo, disputando però praticamente subito anche un Mondiale per Club in cui realizzò anche una rete (diventando il più giovane marcatore nella storia di una competizione FIFA, battendo quindi l’immenso Pelè).  Solo due casi di ragazzini brasiliani lanciati giovanissimi nel grande calcio, cosa che invece non è stata fatta nel caso di Lucas.

E dopo averlo visto giocare ieri un’idea del perché me la sono fatta.
Una partita è certo troppo poco per giudicare, e lungi da me volerlo fare. Ma in effetti per quanto possa avere del potenziale il buon Piazon sembra oggi essere ancora un diamante molto grezzo, ragazzo che avrà bisogno di tempo e di lavoro per crescere al meglio e poter dimostrare di valere tutte le lodi sperticate sprecate per lui in questi mesi.

Ed anche qui, comunque, ci ricolleghiamo al discorso di prima: in questo periodo ho letto da più parti tessere le lodi di Lucas Piazon. Il tutto sia da parte di giornalisti che di semplici tifosi.
Il problema vero, però, è che la maggior parte di questi non l’avevano mai visto giocare.

Anche al sottoscritto, noto amante del calcio giovanile, è venuta da più parti la richiesta di espressione di un giudizio al riguardo, cosa che però mi son sempre ben visto dal fare, non avendo mai avuto la possibilità di vederlo all’opera.
Com’è possibile, quindi, vedere tutti questi santoni del pallone giudicare un giocatore solo sulla base del sentito dire?

E com’è possibile, ancora, criticarne il mancato acquisto quando mai lo si è visto giocare?

Cose davvero dell’altro mondo.

Intendiamoci: la possibilità che Lucas si trasferisca a Londra e finisca con l’esplodere c’è tutta, ovviamente. Ed in quel caso un bravo andrà rivolto a chi, nell’ambiente Blues, ha deciso di credere ed investire sul ragazzo.

Ciò che personalmente trovo ridicolo sono però tutte quelle persone che giudicano solo sulla base di un sentito dire quando per poter dare un giudizio obiettivo bisognerebbe seguire il giocatore in diverse uscite, farsi un’idea precisa delle sue qualità e delle sue potenzialità e poi – solo allora – definire se lo stesso possa valere o meno un rilancio oltre il milione di euro l’anno offerto da Abrahmovic.
Perché giudicare – e spalare letame – solo sulla base di un sentito dire penso sia un comportamento molto poco etico tanto per un tifoso quanto, a maggior ragione, per un giornalista.

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CRONACA

La prima conclusione la porta il Cile con Gerardo Navarrete – unico giocatore in forza all’Universidad de Concepcion convocato in questa rappresentativa da George Biehl – che ricevuta palla largo a sinistra punterà Wallace, terzino destro in forza al Fluminense, per poi tentare il tiro a giro, con cui non troverà comunque, nemmeno lontanamente, lo specchio di porta.
Pochi minuti e lo stesso Wallace effettuerà un affondo devastante sulla sua fascia portandosi in area dopo aver scambiato con Adryan. Il suo cross, corto, sarà però intercettato dalla difesa cilena, che libererà la propria area di rigore senza eccessive apprensioni.

All’undicesimo occasionissima per La Roja: sull’angolo battuto da destra da Bryan Rabello arriva il colpo di testa di Andres Robles a prolungare il pallone sul secondo palo laddove s’infila Maximiliano Galvez che fallisce però sotto misura il più comodo degli appoggi in rete.
Tre minuti ed il Cile, molto più pimpante degli avversari, si farà ancora una volta pericoloso: la punizione battuta dalla trequarti sinistra dal solito Rabello creerà qualche problema alla retroguardia carioca con Paez che sarà quindi liberato da un batti e ribatti al limite, potendo liberare il proprio destro. La traiettoria del pallone verrà però deviata dal tackle scivolato di un avversario, che devierà la sfera sul fondo. Sul corner che ne scaturirà Rabello finirà col stringere troppo la traiettoria sul portiere, con Uilson che riuscirà a bloccare facilmente il pallone.

Al ventiquattresimo la nazionale andina tornerà a farsi vedere dalle parti di Uilson: bella l’azione costruita dai ragazzi di Biehl con Navarrete che dopo aver ricevuto palla sull’out sinistro la scaricherà all’accorrente Paez, il cui tiro non metterà comunque in grande apprensione l’estremo difensore attualmente in forza all’Atletico Mineiro.
Brasile con notevoli difficoltà di costruzione, quindi, che si riaffaccerà dalle parti di Pablo Jara solo al trentaduesimo, facendolo, per altro, con grossa approssimazione: il tiro da fuori di Wallace terminerà infatti ben alto oltre la traversa, lasciando assolutamente tranquillo il portiere cileno che al pari dei compagni Ariel Paez, Narciso Cabrera, Bastian Crisostomo e Bryan Rabello milita tra le fila del mitico Colo Colo.

Verdeoro che ci riproveranno quindi qualche minuto più avanti quando Pedro Paulo scambierà bene con Adryan per calciare poi dal vertice sinistro dell’area di rigore, ancora una volta senza riuscire però ad inquadrare la porta.
Brasile che proverà a dare continuità al suo gioco, con Wallace che al trentanovesimo partirà in contropiede dal limite della propria area di rigore portando palla indisturbato sino alla trequarti avversaria quando farà partire un filtrante che metterà in movimento Adryan, anticipato però bene dall’uscita bassa di Jara.

Al quarantaduesimo si farà quindi vedere ancora il numero 10 verdeoro che dopo aver scambiato con un compagno fuggirà alla marcatura asfissiante di Vargas per penetrare in area e calciare in diagonale, spedendo però la palla a lato del palo alla destra dell’estremo difensore andino.
Brasile che sigillerà quindi la propria rinascita con la traversa colta da Hernani su punizione ad un minuto dal termine. Jara, a dire il vero, sembrava avrebbe potuto raggiungere il pallone, all’occorrenza. Ma quando si colpisce un legno significa che il livello di pericolosità delle proprie azioni si sta rapidamente alzando.

La prima conclusione della ripresa sarà portata, ancora una volta, dai giocatori in Verdeoro: è Hernani che va infatti a concludere un bel contropiede portato da Emerson, calciando però piuttosto centralmente tra le braccia di un sempre attento Jara.
Meno di un minuto e l’ala in forza all’Atletico Paranaense ci riproverà, sempre da fuori, questa volta senza nemmeno trovare lo specchio di porta.

Al cinquantaduesimo si farà finalmente vedere Piazon che dopo aver ricevuto palla in area dal solito Hernani si sposterà la palla sul sinistro per procurarsi lo spazio per il tiro mettendo quindi fuori giri il diretto marcatore – Rodrigo Moya, per la cronaca – per calciare poi di poco a lato, davvero sfiorando il palo alla destra dell’estremo difensore in forza al Colo Colo.
Sul fronte opposto sarà ancora Moya a rendersi protagonista di una leggerezza: sul cross portato da Rabello e deviato da un difensore brasiliano, infatti, il terzino destro di proprietà dell’Universidad de Chile liscerà in pieno il tiro al volo, sprecando una ghiottissima occasione.

Strano – va detto – veder uscire, dopo un’ora di gioco, quell’Hernani che era stato, in special modo nel primo quarto d’ora della seconda frazione di gioco, uno dei più positivi della compagine allenata da Emerson Avila.
Brasile che non rinuncia comunque ad attaccare e che al sessantatreesimo si fa ancora pericoloso con Rodigo, il cui colpo di testa sugli sviluppi di un corner termina però a lato.
Col passare dei minuti la stanchezza inizierà a farsi quindi sentire e le due squadre andranno via via ad abbassare i propri ritmi di gioco.

Al settantatreesimo, però, fiammata della Roja: Moya crossa da destra, Josué non riesce ad intervenire di testa ed Angelo Henriquez, punta in forza all’Universidad de Chile, incorna anticipando Wallace e firmando la rete dell’1 a 0.

I Verdeoro provano quindi a trovare l’immediato pareggio con Emerson che a pochi minuti dal vantaggio cileno prova una penetrazione centrale con conclusione annessa, senza però riuscire a trovare lo specchio di porta.

Emerson che ci riprova, questa volta centrando il bersaglio grosso, subito dopo: sugli sviluppi di un’azione costruita sulla sinistra, infatti, il ragazzo in forza al Santos può calciare ad un passo dall’area di rigore, colpendo il pallone di collo pieno per spedirlo, praticamente imparabile, ad infrangere lo specchio di porta cileno. 1 a 1.

A cinque dal termine bella ripartenza cilena con i giocatori di Biehl che partiranno dalla propria area di rigore avanzando con continui scambi in rapidità sino alla trequarti avversaria laddove Henriquez deciderà di fare tutto da par suo portandosi sull’esterno dell’area avversaria per tentare poi un’improbabile conclusione a rete che si risolverà con un nulla di fatto.

Il tasso tecnico del Brasile si dimostrerà però ancora una volta superiore quando a due dal termine Adryan andrà a battere una punizione da un venticinque metri scarsi facendo passare la palla sopra la barriera e praticamente a filo del palo, laddove Jara non può arrivare. E’ il 2 a 1 con cui i ragazzi di Avila ribaltano un match che tutto sommato, ai punti, avevano già forse dimostrato di meritare.

COMMENTO

Primo tempo a due facce quello disputato tra Cile e Brasile.
Lungo la prima mezz’ora di gioco saranno infatti gli andini a fare la partita, forti di una circolazione di palla molto ben curata dovuta ad una tecnicità dei centrocampisti davvero notevole.

Il tutto favorito poi da un Brasile assolutamente molle sulle gambe, incapace di portare pressione in maniera adeguata sui portatori di palla avversari quanto di imbastire azioni che possano davvero impensierire la retroguardia cilena.

Dopo la mezz’ora, però, le cose iniziano a cambiare: i ragazzi di Emerson Avila si dimostrano via via più scolti e nonostante un Piazon che definire anonimo sarebbe comunque fargli un complimento arrivano a prendere il controllo del match.

Nella ripresa, invece, potremmo dire succeda un po’ di tutto.
Inizialmente è ancora il Brasile a partire forte, ma sempre e comunque senza trovare la rete.

Poi, in quello che è forse l’unico momento un po’ di stanca della partita, ecco la fiammata rossa: Moya, terzino destro che, come tanti altri in questa nazionale, milita attualmente nell’Universidad de Chile, crossa da destra riuscendo a trovare la difesa verdeoro assolutamente impreparata con un Josuè che bucherà quindi l’intervento di testa ed un Wallace incapace di anticipare la punta avversaria, brava a girare il pallone in rete.

Il goal subito risveglierà quindi i ragazzi di Emerson Avila, che si riverseranno in attacco.
Emerson dimostrerà di essere tra i più accesi ricercatori del pari, tanto che a meno di dieci minuti dal goal subito andrà dapprima a testare la propria mira, poi a bucare irrimediabilmente Jara con un destro di collo pieno con cui infrangerà lo specchio di porta cileno.

Nel finale, poi, arriverà anche il goal-beffa per un Cile che ha comunque messo in mostra qualità interessanti, in special modo in fase di palleggio a centrocampo.
Notevole, comunque, la punizione con cui Adryan chiuderà il match in favore dei Verdeoro.

MVP

E proprio lui, il numero 10 attualmente di proprietà del Flamengo è l’MVP di questo match.
Tra le individualità più di spicco di questa partita, infatti, Adryan dimostra di essere in più occasioni uno dei più pericolosi dei suoi, riuscendo poi, a due dal termine, a svoltare una partita che ad un certo punto sembrava essersi fatta stregata.

Tecnica notevole e grande volontà per questo fantasista che il prossimo dieci agosto compirà diciassette anni. E chissà che al termine di questo Sudamericano non finisca, un po’ come il compagno Piazon, al centro dell’interesse dei club di mezz’Europa.

Adryan, comunque, non è il solo a mettersi in mostra oggi.
E se il titolo di man of the match va a lui anche per essere stato in grado di decidere il match allo scadere ecco che vanno comunque fatte altresì alcune menzioni d’onore.

Interessantissimo, quindi, quel Wallace che, terzino destro del Fluminense, ha letteralmente arato la propria fascia di competenza nel corso di tutto il primo tempo, risultando uno tra i pochissimi a salvarsi anche in quella prima mezz’ora un po’ nefasta per i suoi.
Calato nella ripresa, sino ad essere sostituito a tempo ormai scaduto, Wallace mi ha ricordato un poco il primo Cafù: grandissima propensione offensiva, facilità di corsa notevole, qualche leggerezza di troppo – come quella in occasione dell’1 a 0 – in fase difensiva. Giocatore comunque da tenere d’occhio.

Tra i Verdeoro mi ha poi ben impressionato anche quell’Hernani ala destra dell’Atletico Paranaense che dopo una prima frazione di gioco discreta ha disputato un primo quarto d’ora di ripresa su livelli realmente eccezionali. Peccato solo Avila abbia deciso di toglierlo anzitempo: sarebbe potuto davvero essere un fattore.

Tra le fila cilene, invece, buone le prestazioni di Lichnovsky e Paez, rispettivamente terzino sinistro dell’Universidad de Chile e punta del Colo Colo.
Il primo ha difeso molto bene lungo tutto il corso del match, nonostante avesse a che fare con due degli ossi più duri del Brasile, Hernani e Wallace. Il secondo ha invece dimostrato di poter essere una vera e propria spina nel fianco degli avversari: sempre molto mobile, la seconda punta cilena ha palesato qualità interessanti anche a livello di palleggio.

Palleggio che, come detto, è stata la qualità più interessante mostrata dai ragazzi di Biehl. In questo senso non vanno quindi dimenticate le buone prove di quelle che sulla carta dovrebbero essere un po’ le stelline di questa rappresentativa: Gerardo Navarrete e, soprattuto, quel Bryan Rabello di cui vi parlai ampiamente ad inizio mese.

E Lucas Piazon?
Il talentino del San Paolo, conteso a suon di milioni da mezz’Europa, meriterebbe forse un articolo tutto per sè.
Di certo possiamo eufemisticamente dire come oggi non mi abbia certo impressionato.

TABELLINO

Brasile vs. Cile 2 – 1
Marcatori: 73′ Henriquez, 81′ Emerson, 88′ Adryan.
Brasile: Uilson; Wallace (90′ Matheus), Josuè, Emerson, Marquinhos; Hernani (60′ Andrigo), Marlon Bica, Rodrigo, Adryan; Pedro Paulo (82′ Leo), Lucas Piazon. A disposizione: Charles, Claudio Wink, Misael, Allan, Guilherme, Diego. C.T.: Emerson Avila.
Cile: Jara; Moya, Galvez, Vergara, Lichnovsky; Rabello, Gonzalez, Robles, Navarrete (80′ Cortes); Paez (84′ Palma), Henriquez. A disposizione: Abarca, Cabrera, Quiroga, Rojas, Flores, Crisostomo, Manzano. Allenatore: Biehl.
Ammoniti: Vergara, Hernani.

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2007, 2009, 2011. Le ultime tre edizioni del torneo Sudamericano under 20 sono state tutte vinte dai ragazzi in Verdeoro, che dominano sempre più il medagliere della competizione. Nessun’altra nazione, infatti, è ancora riuscita ad arrivare alla doppia cifra, con la Celeste ferma a sette successi (ed a bocca asciutta da ben trent’anni) e l’Argentina, terza, a quota quattro (con l’ultima imposizione nel 2003).
Brasile che, per altro, può anche vantare uno straordinario ruolino di marcia: su venticinque edizioni ben ventuno volte è andato a medaglia.

Ma parliamo più specificatamente di quest’ultimo torneo, giocato dal 16 gennaio al 12 febbraio scorso nelle città peruviane di Arequipa, Moquegua e Tacna, andando subito a ripercorrere il cammino intrapreso dalla formazione capace di imporsi.

Brasile inserito nel Gruppo B con Ecuador, Colombia, Paraguay e Bolivia. Brasile capace di chiudere la prima fase sfiorando il punteggio pieno grazie alle vittorie su Paraguay (4 a 2), Colombia (3 a 1) ed Ecuador (1 a 0), con solo l’inusitato pareggio nello scontro coi boliviani (che, per altro, chiuderanno il proprio torneo raggranellando solo quel punto).

Nel girone finale, quindi, spazio alle sei migliori del torneo ed ecco quindi entrare in gioco, oltre all’Ecuador ed alla Colombia, anche Argentina, Uruguay e Cile, qualificatesi come migliori del raggruppamento A.
L’inizio è dei migliori: i ragazzi in verdeoro fanno infatti un sol boccone dei cileni, schiantati con un 5 a 1 senza appello, cui segue un netto 2 a 0 contro la Colombia.

La terza giornata vede quindi il classico dei classici continentali: lo scontro con l’Argentina. Ed è qui che Neymar e compagni s’inceppano, perdendo il primo match del loro torneo, sino a quel punto praticamente perfetto. Il rigore di Funes Mori e la rete di Iturbe bastano a piegare un Brasile capace di trovare la via del goal in una sola occasione, con Casimiro.
La reazione è comunque immediata, e nella penultima giornata del girone finale arriva l’importantissima vittoria contro l’Ecuador, che tiene in gioco i verdeoro.

Il dodici febbraio al Monumental Virgen de Chapi si gioca quindi una specie di finale. Un po’ come nel 1950, infatti, Brasile ed Uruguay arrivano a contendersi un torneo nella partita finale di un girone all’italiana. Non una vera e propria finale, quindi. Ma è come se lo fosse.
Al contrario di quell’ormai lontano sedici luglio, però, a spuntarla saranno i ragazzi brasiliani che costretti a vincere scenderanno in campo assetati di sangue, sommergendo sotto una fitta pioggia di goal Polenta e compagni, praticamente basiti.

6 a 0 il risultato finale, che consegnerà al Brasile l’undicesimo alloro continentale di categoria della storia.

Venendo ai singoli si può dire come questo sia stato il torneo di Neymar, stella del Santos già inseguitissima da tutte le grandi del Vecchio Continente capace di stravincere la classifica cannonieri con 9 marcature (ben cinque più di chi è arrivato secondo).

Neymar che non è comunque stato l’unico giovane capace di sfruttare una vetrina importante come quella in questione.
Ottima mostra di sè ha infatti dato anche Lucas Rodrigues Moura da Silva, anche noto come Lucas. La stella del San Paolo ha infatti dato mostra delle sue grandissime abilità tecniche, realizzando per altro anche quattro reti.
Molto bene, sempre restando in casa verdeoro, hanno fatto anche i due centrali difensivi, Alex Sandro e Juan: i due sono infatti stati in grado di assicurare una solidità importante alla retroguardia brasiliana, capace di raggiungere la vittoria proprio anche grazie al loro apporto.

Non si può non citare, poi, quel Yohandry Orozco, stella della formazione venezuelana, capace di realizzare quello che è indubbiamente il goal più bello della manifestazione: dopo essersi impossessato del pallone poco prima della metà campo, infatti, la stellina del Wolfsburg è partita in progressione, seminando un avversario dietro l’altro. Uno, due, tre, quattro avversari saltati. E poi quel mancino all’incrocio, a bucare l’incolpevole Victor Javier Ulloa Ulloa.
Un goal da vedere e rivedere, che resterà negli annali.

Sempre parlando di centrocampisti, ma venendo all’Uruguay, interessante anche quel Pablo Cepellini subito accasatosi a Cagliari. Ed un futuro radioso pare possano averlo anche due difensori, ovvero sia il genoano Polenta e Federico Platero, giocatore che piace ad Udinese e Bologna.
Sempre restando in ambito Celeste un occhio di riguardo lo si dovrà avere anche nei confronti di Adrián Luna, attaccante in forza al Defensor Sporting autore di tre reti nel corso del torneo (una delle quali, davvero splendida, su punizione contro la Colombia).

Per quanto riguarda la formazione Albiceleste, più povera di talento rispetto ad alcune edizioni del passato, l’attenzione si concentrerà in particolar modo su Nicolas Tagliafico e Facundo Ferreyra del Banfield, Juan Manuel Iturbe del Cerro Porteno, Rogelio Funes Mori del River Plate (già seguitissimo dalla Fiorentina, tra le altre) e Sergio Araujo del Boca Juniors. Oltre che su Bruno Zuculini del Genoa, ovviamente.

Buone doti realizzative le hanno poi messe in mostra il colombiano Edwin Cardona, attualmente in forza all’Atletico Nacional, e l’ecuadoregno Edson Montaño, che si disimpegna invece nel Gent.

Davvero tanta carne al fuoco, insomma.
Il tutto in attesa che tra una decina di giorni inizi il torneo under 17, dove ci saranno tanti altri ragazzi interessantissimi, ed ancora più giovani di questi, con cui rifarsi gli occhi (tra cui anche quel Bryan Rabello di cui vi ho parlato giusto ieri).

Giusto chiudere, quindi, parlando di verdetti: Brasile ed Uruguay qualificate sia per l’Olimpiade che per il prossimo Mondiale under 20, cui parteciperanno anche Argentina, Ecuador e Colombia (come paese organizzatore).

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