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Archive for 25 Maggio 2009

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Ci sarebbero da dire molte cose riguardo alla penultima giornata di campionato: la Juventus che battendo 3 a 0 il Siena ha, grazie ai risultati avuti negli scontri diretti con Milan e Fiorentina, la certezza di entrare in Champions dalla porta principale, il Lecce già retrocesso, Torino e Bologna che si giocheranno la A sino all’ultima giornata, Genoa e Roma sicure della prossima Europa League, il Cagliari che batte l’Inter in una partita senza troppe pretese…

Paolo Maldini con tanto di albo doro: un giocatore, una leggenda

Paolo Maldini con tanto di albo d'oro: un giocatore, una leggenda

Invece la giornata, una delle più tristi ch’io ricordi per il nostro calcio, viene rovinata dalla rissa di Torino – Genoa e dall’ignobile contestazione di parte della curva Rossonera ad un monumento del calcio italiano ma, soprattutto, della squadra che questi pseudo tifosi dovrebbero tifare: il grande Paolo Maldini, cui va tutta la mia personalissima solidarietà.

Proprio a Milano si consuma una delle giornate più tristi del presunto tifo organizzato in Italia: per una volta gli ultras non fanno parlare per risse o problemi con le forze dell’ordine, ma nonostante questo riescono a sollevare l’indignazione popolare di buona parte dell’opinione pubblica, assolutamente schifata da quanto successo al termine del match con la Roma, l’ultimo ufficiale giocato da Paolo Maldini con la maglia Rossonera davanti al proprio pubblico.

Una volta terminata la partita, infatti, è tempo per il Capitano, gladiatore in mille e più battaglie disputate con la maglia del Milan addosso, di fare il giro d’onore in campo. E’ proprio in quel frangente che una parte della curva espone uno striscione polemico nei suoi confronti: “Grazie capitano: sul campo un campione infinito ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito”, per poi esporre una bandiera con scritto sopra il numero sei ed il nome di Baresi, il tutto accompagnato dal coro “c’è solo un Capitano”, riferito proprio all’ex compagno di reparto di Maldini.

A questo punto Paolo, giustamente schifato dalle scene che vede passare davanti ai propri occhi, abbandona il campo, indignato. Fuori dallo stadio, poi, si lascerà andare ad una sola, semplice, ficcante ed intelligentissima considerazione: “Sono orgoglioso di non essere uno di loro”. Come dargli torto?

Questi presunti “tifosi” non si meritavano proprio un Capitano, un Giocatore ed un Uomo come lui.

Dietro a questa protesta ci sarebbe una continua lotta che, per una questione di finanziamenti e di giochi di potere, quella parte di “tifosi” (è sempre bene mettere le virgolette, dato che il tifo è ben altro) continua a protrarre nei confronti della società.

Inoltre Maldini non è mai stato allineato a quella parte di “tifoseria”, schierandosi anzi in aperto scontro con essa. Giusto un annetto fa, infatti, queste furono le sue parole alla Gazzetta: “Sono molto arrabbiato, come i miei compagni. Dopo tutto quello che abbiamo dato, fatto e vinto, meritiamo un trattamento diverso. Quest’atteggiamento è iniziato nel derby di ritorno dell’anno scorso. Con un aiuto da parte della nostra curva, non avremmo perso quella partita. I motivi? Ci sono motivazioni economiche, giochi di potere. Ma se sono queste le ragioni per andare allo stadio, non so più che cosa pensare. Comunque non è solo la curva a non sostenerci: anche i tifosi degli altri settori se ne stanno zitti. Io credo che quando si canta ‘Abbiamo il Milan nel cuore’, poi bisogna dimostrarlo. Ormai noi giochiamo in trasferta o in campo neutro: mai davvero in casa. Non mi sembra logico, e la squadra non ci sta più. I fischi a Dida e Gilardino? Non li comprendo. I fischi ci sono sempre stati, ma qui si sta andando oltre. A San Siro si sentono applausi ironici per Dida quando blocca una palla facile. Ma quello è il portiere della finale di Manchester, è un campione d’Europa come Gilardino. San Siro è sempre stato magico: adesso stiamo perdendo questa magia”.

Tristissimo pensare che il calcio italiano possa lasciare così tanto spazio a questi personaggi. Bisognerebbe trovare il modo per impedire loro di entrare allo stadio: il tifo vero NON E’ QUESTO.

Se indegno è stato lo spettacolo proposto a Milano non da meno possiamo dire di quello messo in mostra dai giocatori del Torino nel match che li vedeva opposti al Genoa.

I Granata, infatti, si aspettavano un regalo dal Grifone, anche in nome del gemellaggio che lega(va) le due tifoserie. Il Genoa, però, si giocava le residue speranze di accedere alla Champions, e non poteva certo regalare nulla (cosa che sarebbe comunque stata antisportiva). Quindi, in questo caso, niente biscotto per salvare il Toro.

La cosa non è stata gradita dai giocatori Granata, che verso la fine della partita sono partiti con una caccia all’uomo nei confronti dei Rossoblù, il tutto culminato nel fallaccio (da maxi-squalifica) di Abate ai danni di Juric, che ha fatto esplodere i già surriscaldati animi dei giocatori di casa, finendo con il dare luogo ad una rissa.

Anche in questo caso, come in quello che ha visto coinvolto Maldini a San Siro, non si può che biasimare la scarsa cultura sportiva che il nostro ambiente calcisti esprime. Pensare di poter regalare la partita (pensando che più avanti gli avversari avranno prima o poi modo di ricambiare il favore) è qualcosa di ignobile, schifoso… ed è, inoltre, un atteggiamento prettamente italiano.

Sogno il giorno in cui certi “tifosi” non saranno più presenti sulle gradinate dei nostri stadi, ed il giorno in cui non si dovranno più temere biscottoni, favori, combine e quant’altro… il giorno in cui, insomma, il calcio tornerà ad essere uno sport pulito a tutto tondo.

Ma, purtroppo, temo sia solo utopia.

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