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Sciabolata Morbida torna sul luogo del misfatto: dopo essere volati in Argentina già a dicembre per parlare dell’Apertura 2013, eccoci di nuovo nel paese che ha dato i natali a due dei del calcio come Maradona e Messi per parlare del Final 2014 (oltre che, ovviamente, del Mondiale alle porte).
Ad accompagnarci, ancora una volta, i ragazzi di Aguante Futbol: Giulio di Cienzo e Gianni Bertoldi.
Rieccoci assieme, a commentare un altro campionato argentino. Questa volta, il Final 2014. Che ha visto trionfare il River Plate, davanti al Boca Juniors (rispettivamente diciassettesimo e settimo pochi mesi fa). Ma partiamo dai campioni dell’Inicial, il San Lorenzo. Ciclon arrivato undicesimo, Correa in partenza direzione (Atletico) Madrid. Che futuro li attende a breve-medio periodo?
Giulio: per le squadre argentine il rischio smantellamento è sempre dietro l’angolo. Il San Lorenzo ha di sicuro pagato la Copa e l’addio del tecnico Pizzi, elemento importante per far rendere un collettivo così particolare. Il futuro tecnico della squadra è nella mani di Villalba, Blandi e nel recupero di Cauteruccio e Veron. Anche nella Superfinal sono sembrati un po’ bloccati nei meccanismi, soprattutto sterili davanti, ma probabile che ormai tutte le energie siano indirizzate alle semifinali di Libertadores, che però si giocano il 22 Luglio causa Mondiali. Tra l’altro a dopo le semifinali sono anche rimandate le voci di addio di Romagnoli, leader storico del gruppo.
Gianni: Giulio ha analizzato benissimo la situazione, quindi mi limito ad aggiungere soltanto una breve riflessione sul cammino in Libertadores del Ciclon. La massima competizione per club sudamericana è da sempre una vera e propria ossessione per il popolo di Boedo e la squadra, orfana di Pizzi, è riuscita ad arrivare alle semifinali faticando moltissimo. Nervi saldi e buona sorte hanno senza dubbio contribuito a portare avanti il San Lorenzo anche nei (molti) momenti in cui la squadra non riusciva ad esprimere il proprio gioco. È sufficiente pensare alla qualificazione agli ottavi ottenuta all’ultimo respiro, quando un gol di Nacho Piatti a due minuti dal termine ha mandato in delirio un Nuevo Gasometro in cui iniziavano ad aleggiare i primi fantasmi dell’ennesima eliminazione continentale.
Ma torniamo alle due classiche “grandi” del calcio argentino. Giulio, la crescita del Boca di cui ci avevi parlato sei mesi fa prosegue…
Giulio: decisamente, anche se il secondo posto dietro al River deve bruciare non poco. La squadra è cresciuta nel complesso, riuscendo a mettere insieme il terzo migliore attacco (25 gol) e la quarta miglior difesa (15 subiti). Gigliotti è stato un acquisto fondamentale, ha ripetuto gli 8 gol dello scorso semestre dando peso al reparto pur giocando sostanzialmente da solo e la squadra in generale ha beneficiato di un semestre impattante di Riquelme, con 5 gol. Il vecchio Roman è ancora la guida tecnica della squadra, ma non so per quanto ancora potranno permettersi di inseguire il suo immenso talento, gli anni iniziano veramente a pesare soprattutto per gli infortuni e il ritmo (che già non è mai stato il suo forte). Sostituirlo sarà un bel problema, anche perchè nel corso degli anni tutti i suoi potenziali eredi sono stati fagocitati del peso del 10, ultimo Paredes. La difesa ha trovato una bella solidità attorno al Cata Diaz con Forlin, Zarate e Insua. Interessante notare come quasi tutta la rosa venga dalle giovanili. Anche qui, aspettiamo il mercato, sia per qualche ritorno (Samuel, Mouche) che per le cessioni (certi ragazzi del 90-91 sarebbe ora partissero).
Gianni, il River ha invece invertito la marcia. Che campionato è stato per i Millonarios?
Gianni: è stato un torneo difficile da descrivere, perché dopo 4 miseri punti in 4 giornate molti si aspettavano un altro semestre di sofferenze e delusioni. Invece Ramon e i suoi hanno trovato equilibrio e continuità di uomini, moduli e soprattutto risultati, con una striscia decisiva di 8 vittorie consecutive tra le mura amiche del Monumental. La prima “vuelta olimpica” dopo l’inferno della B e i trionfi contro Boca, San Lorenzo (due volte) e Racing: i tifosi non potevano chiedere di più. Il momento in cui tutto l’ambiente ha capito che il titolo era a portata di mano è stato il rigore neutralizzato da Chichizola proprio nel Clasico contro l’Academia: era la terzultima giornata e un pareggio all’ultimo minuto di recupero avrebbe schiantato morale e ambizioni dell’undici di Nunez, che invece in quella parata ha trovato l’entusiasmo necessario per la volata finale. Da un punto di vista tattico il ritorno di Cavenaghi e l’infortunio di Ponzio hanno dato al River maggiore incisività offensiva ed equilibrio in mezzo al campo, cambiando completamente il volto della squadra rispetto allo scorso Inicial, quando la Banda mise a segno sole 12 reti, contro le 28 del Final (rispettivamente 14 e 15 quelle subite). In pochi si aspettavano un altro trionfo di Ramon Diaz, a partire probabilmente dal nuovo Presidente D’Onofrio, con il quale il DT non ha mai legato. Non a caso pochi giorni dopo i festeggiamenti per la vittoria nella Superfinal è arrivata l’ufficialità dell’addio del tecnico a gelare la tifoseria. Ora sarà curioso vedere come se la caverà Marcelo Gallardo alla guida di una squadra che potrebbe essere smembrata durante il mercato per risanare un bilancio assassinato dalla gestione Passarella.
A livello di singoli, si è potuto assistere ad un ottimo campionato di Mauro Zarate, capocannoniere grazie a 13 realizzazioni. L’ex attaccante laziale ha deciso di tornare in Europa, questa volta al West Ham. Cosa vi attendete da lui?
Giulio: difficile a dirsi visto il soggetto. In Argentina ha trovato tranquillità e gol, ma giocando in una squadra molto organizzata e facendo sostanzialmente la prima punta, con un raggio d’azione abbastanza limitato. In Premier dubito possa permetterselo, e bisogna anche vedere la tenuta fisica, perché ha avuto qualche infortunio.
Gianni: Zarate è… Zarate. Prevedere cosa possa passare nella testa di Maurito è impresa impossibile per chiunque, soprattutto quando si trova lontano da casa.
Sempre parlando di singoli, chi sono stati i giocatori migliori di questi ultimi sei mesi?
Giulio: giusto citare Zarate, che comunque ha messo a segno 13 gol nel semestre con 1 solo rigore. Sommati ai 5 primo semestre fanno 18, suo record. Nel Boca abbiamo già parlato di Riquelme, Gigliotti e Diaz. Citerei Maxi Rodriguez, che nel NOB è sempre l’ultimo a mollare e in Argentina ha un rendimento altissimo e costante.
Gianni: giusto onorare i campioni del River Plate e quindi faccio due nomi su tutti: Fernando Cavenaghi e Carlos Carbonero. Cavegol è tornato dal Messico tra mormorii e perplessità, dimostrando però una volta per tutte di meritare un posto tra i grandi idoli del popolo millonarios. Il suo arrivo ha trasformato il peggiore attacco della storia del River nel secondo migliore del campionato, grazie a un contributo di 8 reti, qualche assist e a un importantissimo lavoro in coppia con Teofilo. Il colombiano Carbonero è invece l’emblema della trasformazione del River rispetto all’Inicial: da giocatore svagato, incostante e inconcludente si è trasformato in un elemento intoccabile per applicazione tattica, imprevedibilità e contributo in zona gol. Deve ancora compiere qualche passo in termini di continuità, ma il suo lavoro assieme a Mercado sulla fascia destra della Banda è stato fondamentale nella vittoria del Final.
La crescita dei tanti giovani interessanti del paese come sta andando invece?
Giulio: diciamo che la congiunzione non è proprio straordinaria. Il Racing che presentava un insieme di talenti notevole ha fallito clamorosamente entrambi i campionati (e Centurion è scomparso nel calderone Genoa), confermando difficoltà ambientali al limite dell’incredibile. Correa è stato protagonista nel CASLA, mentre ci si aspettava di più da Blandi. Il River campione ha una buona ossatura di giovani, che lascio a Gianni. Il Boca ha il “solito” Sanchez-Mino che ormai è un punto fisso, un Erbes su cui si può contare anche in zona gol, si è rivisto pure Nicolas Colazo che però ha un’autonomia di un paio di partite prima di rompersi, mentre i centrocampisti più giovani devono ancora svilupparsi. In difesa Nahuel Zarate ha sorpreso e saputo ritagliarsi un posto, anche se senza effettiva concorrenza. Nell’Estudiantes terzo con la miglior difesa ci sono il centravanti Guido Carrillo, che è un 1991, ottimo semestre marcando 9 gol e chiudendo come vicecapocannoniere, e il portiere Geronimo Rulli, che nel 2013 ha anche segnato il nuovo record di imbattibilità del club.Gianni: nel River questo è stato il torneo della consacrazione di Balanta, culminata con la convocazione ai Mondiali da parte di Pekerman. Il difensore colombiano sembra ormai pronto per il salto europeo e la necessità del River di fare cassa con i suoi giovani rende molto improbabile una sua permanenza a Buenos Aires. Nel Final 2014 della Banda si è rivisto anche un ottimo Lanzini e ha conquistato il meritato spazio in mediana Matias Kranevitter: sono due ’93 che stanno avendo percorsi di crescita molto differenti, ma che possono attirare l’interesse di molti club del vecchio continente già in questa sessione di mercato. Lontano dal Monumental, va segnalato anche l’attaccante del Newell’s Ezequiel Ponce, che è un ’97 e ha già collezionato oltre 15 presenze in Primera, segnando 4 reti.
Sei mesi fa ci focalizzammo su due giocatori in particolare, entrambi inseriti nel mio libro “La carica dei 201”: Correa ed Iturbe. Cosa vi aspettate dall’esperienza europea del primo, e dove pensate possa finire il secondo (da poco riscattato dal Verona, ndr)?
Giulio: ricordiamo che Correa è un 95, quindi un minimo di calma serve sempre. Secondo me va in una squadra perfetta per approcciarsi al calcio europeo, sia perchè l’allenatore è argentino sia per le idee tattiche. Sa già fare l’esterno e la seconda punta, con Simeone imparerà molto e senza Villa potrebbero esserci grandi spazi per lui. Iturbe ha fatto un ottimo campionato mostrando a 20 anni di aver capito certe cose. E’ un giocatore perfetto nel calcio moderno e in rampa di lancio, spero solo vada in una squadra che punti su di lui come titolare, andare in panchina proprio ora sarebbe un peccato, gli farebbe perdere lo slancio di crescita che ha trovato tra River e Verona.
Gianni: concordo con Giulio su entrambi i giocatori. Con Correa non bisogna avere fretta e a tal proposito il duo Simeone-Burgos sarà sicuramente importante per permettergli un ambientamento il meno traumatico possibile. Iturbe ha intrapreso la giusta strada, ma ora deve essere bravo a non bruciare le tappe (come gli è già capitato in carriera), evitando proprio di finire in una squadra dove rischi di essere dimenticato in panchina. In questi giorni si parla molto di Roma e Rudi Garcia: loro potrebbero essere il compromesso migliore tra ambizione, spazio e capacità di lavorare sull’evoluzione del singolo.
Cosa vi aspettate, invece, dall’esperienza europea di De Paul?
Giulio: personalmente a Valencia con Pizzi lo vedo benissimo, sia sull’esterno che dietro la punta. Porta tra l’altro alla squadra un po’ di fisicità che mancava dalla metà campo in su. E’ un 94 e avrà bisogno di tempo, ma già andarsene dal calderone Racing è un passo avanti notevole.
Gianni: è uno dei migliori prospetti prodotti dal campionato argentino negli ultimi tempi e il Valencia ha fatto un ottimo colpo, anche dal punto di vista economico. La sua duttilità e un fisico abbastanza pronto potrebbero velocizzare il suo adattamento al calcio spagnolo, ma, come nel caso di Correa, l’importante sarà avere pazienza.
Ultimo, ma non per importanza, Brasile 2014: in primis, come pensate andrà la nazionale argentina? Poi, più in generale, ditemi un po’ chi pensiate la spunterà e quali potranno essere le rivelazioni e delusioni della rassegna iridata che sta per iniziare…
Giulio: l’Argentina dipende totalmente o quasi dai suoi giocatori offensivi. Se trovano un mese di grande forma sono un pericolo per chiunque, ma attenzione a non cadere in facili entusiasmi per eventuali risultati roboanti nel girone, che presenta partite abbordabili. Anche Maradona era andato bene finchè non ha incontrato la Germania. Comunque finisca tutto sarà riconducibile a Sabella e alle sue scelte. Questo a mio avviso sarà un Mondiale molto equilibrato, che dipenderà dai dettagli e dalla concretezza. La rosa più forte è ancora la Spagna, che però può diventare vittima di se stessa. La Roja dipende dalla difesa, se iniziano a prendere dei gol tutto è aperto. Molta pressione per me va sulla generazione attuale della Germania, che è chiamata a consacrarsi una volta per tutte o fallire, non devono cadere nella trappola di piacersi troppo ricamando passaggi su passaggi. Ci sono squadre con ottime rose, ma senza tradizione, e rischiano di pagare l’inesperienza. Per caratura tecnica sorprese possono essere Belgio, Croazia e Colombia, per fascino Bosnia e Cile, per tradizione storica l’Uruguay. Riuscirà a vincere un’Europea in Sudamerica?Gianni: fare una previsione sul Mondiale della Seleccion è proibitivo. Il potenziale offensivo a disposizione di Sabella è sconvolgente, ma sono curioso di vedere se ed eventualmente come Pachorra riuscirà a trovare un equilibrio difensivo. Garay è migliorato molto, c’è sempre la diga Mascherano e il Di Maria in versione centrocampista visto a Madrid e con la stessa nazionale albiceleste è una soluzione molto interessante, ma non so se questo sarà sufficiente per reggere l’urto quando il gioco si farà più duro. Premetto che i pronostici non sono mai stati il mio forte, quindi non ci provo neanche. In ogni caso tra le europee Spagna e Germania partono sicuramente tra le favorite, anche se temo che Loew tra falsi nueve e Lahm a centrocampo si sia un po’ troppo “guardiolizzato” negli ultimi tempi. Tra le sudamericane è doveroso menzionare la Seleçao padrona di casa, pur non condividendo diverse scelte di Felipao, soprattutto per quanto riguarda le esclusioni dei brasiliani dell’Atletico Madrid e la gestione della vicenda Diego Costa. Per quanto riguarda le possibili sorprese anche a mio avviso i nomi sono quelli fatti da Giulio. Peccato per l’assenza di Falcao nella Colombia e per il girone durissimo del Cile, ma le due Sudamericane potrebbero essere comunque delle autentiche mine vaganti.
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