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Sono già passati quattro anni.
Era il 5 dicembre del 2009 quando proprio dalle pagine di questo blog vi presentai Jabulani, il pallone che Adidas approntò per l’edizione 2010 dei Mondiali (e che, ad onor di cronaca, ricevette molte critiche).
Quarantotto mesi più tardi – e dopo tutta l’acqua che è passata sotto i ponti da allora – rieccoci allo stesso punto: presentare il pallone che verrà utilizzato nel corso della prossima rassegna iridata.
Partiamo dal nome: Brazuca. Che in slang significa “brasiliano”. E che nel linguaggio comune viene usato per descrivere lo stile di vita di quel popolo, che ha scelto direttamente il nome del pallone grazie ad una votazione pubblica (circa un milione gli appassionati votanti).
Poi, l’estetica. I colori e la grafica usati per rendere unico questo nuovo esemplare richiamano i tradizionali braccialetti portafortuna (il celebre Fita do Bonfim) molto in voga – soprattutto in passato – anche da noi. Ma non solo: riflettono anche l’energia, l’allegria ed il divertimento che accompagnano da sempre il futbol brasiliano.
Inoltre, la tecnologia. Che è sostanzialmente quella usata per creare il Tango 12 (il pallone ufficiale di Euro 2012) ed il Cafusa (FIFA Confederations Cup 2013). Con un paio di innovazioni però importanti: la superficie è composta da sei pannelli simmetrici e la diversa struttura della stessa comporterebbe grip, stabilità, controllo e aerodinamicità migliori.
Infine, i test. Che sono durati due anni e mezzo ed hanno coinvolto 600 giocatori di 30 squadre sparse in 10 nazioni e 3 continenti. Tra i club coinvolti spiccano Milan, Bayern, Palmeiras e Fluminense. I test hanno visto la partecipazione di giocatori del calibro di Messi, Casillas, Schweinsteiger e Zidane, ed è già stato usato negli ultimi Mondiali under 20 oltre che in un match amichevole disputato tra Argentina e Svezia nel febbraio scorso.
A questo punto non ci manca che vedere il Brazuca all’opera. Sperando che ci porti più fortuna di quanto non ce ne portò lo Jabulani.
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