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Posts Tagged ‘Sporting Lisbona’

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A inizio stagione nessuno si sarebbe aspettato di arrivare ad oggi con Genk e Videoton ad occupare le prime due posizioni del girone e Basilea – Sporting rispettivamente la terza e la quarta.
Ma le cose si sono evolute così, tanto da rendere questo match l’ultima spiaggia per i lusitani e una delle ultime occasioni per gli elvetici.

Proprio i padroni di casa partono meglio ed al sesto minuto si propongono pericolosamente quando Stocker trova il fondo e pennella uno splendido cross in mezzo con David Degen che dopo aver stretto in area salta ed incorna bene, trovando però la pronta risposta di Rui Patricio.
La coppia imbastisce una situazione allettante anche al quarto d’ora, quando l’ala sinistra taglia un pallone in area dal limite per il suo alterego destro, che però non riesce arrivare puntuale all’appuntamento e facilita l’intervento del portiere lusitano.

Degen scatenato. Al diciottesimo l’ex Moenchengladbach ci riprova, questa volta da fuori. Il suo mancino, leggermente deviato da un difensore, è però preda di un sempre attentissimo Rui Patricio.
La prima azione lusitana arriva quindi solo al ventiduesimo quando Labyad ruba palla sulla trequarti per arrivare a calciare da fuori, producendo però una conclusione molle che non crea alcun problema a Yann Sommer.

Il vantaggio elvetico è però nell’aria ed arriva subito dopo quando Stocker, per l’occasione sulla fascia destra, mette in mezzo un pallone basso su cui arriva Frei, la cui deviazione sotto misura è però rimpallata da Xandao. Tutto bene, non fosse che a rimorchio arriva deciso Schar che ci mette il destro e fredda senza scampo un incolpevole Rui Patricio. 1 a 0.

Lo Sporting – reduce da due pareggi e due sconfitti in questo inizio di Europa League – però non ci sta e ben conscio di dover vincere a tutti i costi prova a reagire subito. Nell’occasione lo fa proprio con uno svizzero, Gelson Fernandes, il cui destro da fuori, su sponda di Van Wolfswinkel, non trova però lo specchio.
Sul versante opposto è invece il cileno Diaz a rendersi pericoloso, con un bel tiro di destro che segue uno stop sontuoso di testa. Palla di poco a lato.

Piano piano è comunque lo Sporting Lisbona a prendere in mano il pallino del gioco. I giocatori allenati da Vercauteren, però, non riescono a costruire veri e propri pericoli. Il tutto fino al trentottesimo quando l’autore del goal, Schar, spiana la strada a Van Wolfswinkel che ricevuto il passaggio del centrale svizzero scatta verso la rete per calciare a botta sicura dal limite, trovando però un super-Sommer in versione “Ragno Azzurro” capace di negargli la rete con una splendida parata.
Basilea che batte un colpo proprio alla fine della prima frazione, quando Fabian Frei calcia potente e preciso da poco oltre il limite, riuscendo però solo a sfiorare il montante alla destra di Rui Patricio.

Ad inizio ripresa è ancora lo Sporting a provarci con Labyad che spunta sulla destra centra un pallone che, respinto al limite, viene calciato verso la porta da Elias, che non riesce però a tenerlo basso.
Lusitani che ci riprovano al cinquantasettesimo quando Xandao, sugli sviluppi di un calcio piazzato, prova a girare di testa un cross proveniente da sinistra, con poca fortuna.

Sul ribaltamento di fronte è invece Frei a presentarsi a tu per tu con Rui Patricio. La punta svizzera non ha però lo spunto giusto per arrivare sul pallone, e sciupa tutto.
Neanche un minuto ed ecco Cabral intervenire in scivolata a centrocampo, guadagnando il secondo giallo nel giro di una manciata di minuti e dovendo abbandonare il campo anzitempo. Cinquantotto minuti di gioco, Basilea che passa dal colpo del possibile K.O. all’inferiorità numerica.

Due a zero che però arriva poco più tardi quando Stocker, da poco diventato capitano dopo l’uscita dal campo di Alexander Frei, riceve poco dentro al limite dell’area per spingere la palla in rete di piatto, là dove Rui Patricio non può nulla.

Due minuti e arriva il colpo del definitivo K.O. Perché tutto riversato in avanti lo Sporting lascia praterie. Salah parte in contropiede e serve David Degen, che dopo i tanti tentativi d’inizio match trova la rete. Che vale il 3 a 0.

Ed è un goal, quello dell’ex Moenchengladbach, che ovviamente bagna le polveri ad uno Sporting assolutamente allo sbando. Pieno di debiti, in difficoltà in campionato ed estromesso dall’Europa, dove in un girone abbordabilissimo è riuscito a totalizzare solo due punti in cinque match.

Bene invece, di contro, il Basilea di Murat Yakin, che nonostante un Alexander Frei non in grande spolvero (ha già annunciato il ritiro a fine stagione, abbiamo capito il perché), senza Streller disponibile e nonostante non abbia più i suoi due gioiellini (Shaqiri e Xhaka, entrambi sbarcati in Germania in estate) in squadra tiene bene il campo, gestisce intelligentemente il match e si porta a casa tre punti importantissimi che avvicinano gli elvetici al passaggio del turno.

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Giù il cappello, passa l’Athletic del Loco Bielsa.

Dopo il 2 a 1 di Lisbona, infatti, i baschi infiammano un San Mames gremito come non mai. E trascinati da un grandissimo Fernando Llorente staccano il biglietto per la seconda finale europea della loro storia.

Seconda, sì.

Perché era l’ormai lontano 1977 quando i baschi raggiunsero, per la prima volta, la finale dell’allora Coppa Uefa.

Il tutto dopo un percorso appassionante che, anche all’epoca, fece impazzire i tifosi baschi.

Eliminato l’Ujpest Dozsa ai trentaduesimi con un secco 5 a 0 casalingo a ribaltare l’1 a 0 dell’andata, ai sedicesimi vennero fatti fuori gli svizzeri del Basilea, battuti 3 a 1 a Bilbao dopo l’1 a 1 dell’andata.

Agli ottavi la storia si fece seria e in quel di Bilbao sbarcò il Milan, battuto con un roboante 4 a 1, che vanificò il 3 a 1 Rossonero di San Siro.

Ai quarti scontro “fratricida” col Barcellona, battuto 2 a 1 in casa per pareggiare poi 2 a 2 sulle Rambla.

In semifinale, quindi, un 1 a 1 esterno col Molenbeek valse il passaggio del turno (0 a 0), che proiettò quella squadra, allenata da Koldo Agirre, nella storia.

L’Athletic allora, però, si inceppò sul più bello.

Perché arrivato all’ultimo atto di quella Coppa UEFA dovette arrendersi, sempre per quella regola del goal fuori casa che lo favorì in semifinale, alla Juventus di Giovanni Trapattoni.

Al Comunale di Torino, infatti, la Juventus tutta italiana dell’epoca riuscì ad imporsi per 1 a 0 grazie alla rete realizzata al quindicesimo da Tardelli.

Una Juventus che si schierò così in campo: Zoff, Cuccureddu, Morini, Scirea, Gentile, Tardelli, Furino, Benetti, Causio, Boninsegna, Bettega. Davvero una gran bella squadra.

Non per nulla quell’11 venne confermato anche al San Mames, dove Bettega, dopo sette soli minuti di giocò, firmò la rete che valse il trofeo.

A nulla, infatti, valsero le reti di Javier Irureta e Carlos Ruiz Herrero (subentrato a Josè Maria Lasa un quarto d’ora prima di segnare).

Oggi, quindi, il miracolo si ripete.

Bielsa ha infatti costruito una macchina micidiale: giovane, affamata, compatta, tecnica, orgogliosa e con una star là davanti.

Llorente che decide il match da par suo: assist a Susaeta per il primo goal (palla smorzata di petto per il compagno che deve solo depositarla in rete), a Gomez per il secondo (numero al limite e filtrante al bacio) e goal personale che vale il definitivo 3 a 1, nonché la storia.

Bielsa e Llorente. Le due facce di una squadra che ora vuole scrivere una nuova pagina di storia incredibile: portare, per la prima volta nella storia, un trofeo internazionale nella bacheca di questa gloriosa società.

Tutto sommato poca roba questo Sporting.

L’Athletic gioca infatti un primo tempo su livelli incredibili e mette sotto lo Sporting senza appello. Il due a zero è frutto di un gioco arioso, preciso e pulito. E solo una mischia da corner può riportare i lusitani in corsa.

Nella ripresa i baschi sentono forse un po’ di più la fatica, ma restano comunque in controllo del match.

E alla fine, ma proprio alla fine, arriva la zampata del trascinatore assoluto, che ora, probabilmente, sarà chiamato a trascinare anche la Spagna al prossimo Europeo.

L’impressione, comunque, è che in questo Athletic ci siano diversi elementi piuttosto sottovalutati.

In primis questo Fernando Llorente tanto amato da Mourinho, che pare voglia portarlo a Madrid. Una punta completa: forza fisica e tecnica uniti in un connubio spettacolare. Giocatore vero, con tanto carattere e tanto cuore.

Ma non solo. Bielsa lo amo – calcisticamente – da tempo. Temo non si adatterebbe al meglio all’Inter, che lo cercò già la scorsa estate, ma si tratta davvero di un grandissimo allenatore.
Anche lui, almeno qui in Italia, sicuramente sottovalutato.

Poi Iker Muniain. Un giocatore di cui parlai già nel 2009 e che oggi sta confermando di essere davvero giocatore di alto profilo.

Ma non solo: Aurtenexte, Martinez, Susaeta, Herrera… davvero tanta, tantissima roba.

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Giovedì 25 febbraio 2010, ore 21.05, Estadio José Alvalade, Lisbona.
Sporting ed Everton scendono in campo nel ritorno dei sedicesimi di finale di Europa League. Portoghesi padroni di casa che devono ribaltare il 2 a 1 di Liverpool e per farlo si affidano a diverse loro stelle, prime tra tutti Veloso e Moutinho. Solo panca, almeno inizialmente, per Matias Fernandez, invece.

L’ex stella del Colo Colo nacque in Argentina, a Buenos Aires, salvo poi far ritorno nel paese di origine a quattro anni. A dodici, poi, l’ingresso nelle giovanili del Colo Colo, squadra che lo lanciò professionista a diciotto.
Nel 2007, dopo una stagione giocata su livelli stratosferici nella quale, da trequartista, segnò ben 29 reti in 44 partite, lo sbarco in Spagna, più precisamente al Villareal. Per lui, arrivato con le stimmate di un campione, campione che tutto il Cile stava aspettando da tempo, non riuscì però più a ripetersi. Così con il Sottomarino Giallo arrivarono diverse delusioni. Nonostante le grandi potenzialità, infatti, non seppe incidere come i dirigenti iberici speravano, totalizzando solo la miseria di 7 reti in 69 match.

In estate, quindi, il passaggio allo Sporting Lisbona, squadra che lo pagò meno della metà rispetto a quanto venne acquistato dagli spagnoli: arrivato nella provincia di Castellon per 8,7 milioni di euro (con clausola rescissoria fissata a 50) è stato ceduto per 4 soli milioni. Una miseria (nonché meno di un decimo rispetto all’ammontare della sua clausola rescissoria).

Anche in Portogallo, comunque, Matigol non riesce a ripetersi sugli standard lasciati intravvedere in Cile, pur mettendo in luce, come già dimostrato anche in Spagna del resto, sprazzi della sua grandissima quanto intermittente classe.

Matigol salta i malcapitati Jagielka ed Howard prima di segnare il 3 a 0 contro l'Everton

Uno di questi è arrivato proprio stasera: schierato a tempo ormai già praticamente scaduto Matias decide di mettere a frutto quei pochi minuti concessigli per dimostrare a tutti il suo talento. Al novantaquattresimo, quindi, decide di chiudere in bellezza la partita con un numero d’alta scuola con cui va a finalizzare una ripartenza veloce dei suoi: Djalo porta palla sulla sinistra e vede l’arrivo, sull’out opposto, del fantasista cileno, che serve prontamente. Fernandez quindi si trova in questa situazione dopo aver stoppato il pallone: ha la palla tra i piedi, è giusto al limite dell’area ed ha un difensore, Phil Jagielka, pronto ad intervenire per sottrargli il pallone.

Per andare a rete deve quindi risolvere questo problema: liberarsi del suo marcatore. E per farlo, come detto, Matigol non si accontenta di un dribbling o di una finta qualsiasi. Con un gioco rapidissimo di gambe stordisce letteralmente il malcapitato Jagielka, che non capisce proprio ciò che gli accade davanti. E che probabilmente dovrà riguardarsi questo video per molte volte per capacitarsi di quanto successo.
Fernandez, infatti, prima tocca la palla all’indietro col tacco destro come a dimostrare che voglia rientrare per poi buttarla subito in avanti col sinistro, freddando letteralmente il difensore inglese. A quel punto, a tu per tu con Howard, non gli resta che saltare anche il portiere, per poi depositare in rete il pallone.

Gesti come questi non si vedono assolutamente su tutti i campi. Anzi. Solo l’inventiva di un giocatore come Fernandez, che pur con tutti i suoi limiti dimostra di avere un controllo del pallone ai limiti dell’incredibile, poteva partorire una giocata del genere.

Per quanto mi riguarda… applausi a scena aperta.

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