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Posts Tagged ‘Polonia’

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Le estati del 1974 e del 1982 non verranno mai cancellate dalla memoria del popolo polacco. Anzi, dal suo DNA.

In quei due anni, infatti, una squadra che sino a prima del Mondiale tedesco aveva raccolto una sola partecipazione iridata – con uscita diretta dopo una partita, sconfitta subita dal Brasile ai rigori – seppe stupire il globo, arrampicandosi su sino al terzo gradino del podio.

Erano quelle le nazionali polacche di Grzegorz Lato (capocannoniere dell’edizione 74 con 7 centri) prima e Zibignew Boniek poi.
Furono quelle due squadre capaci di compiere qualcosa di quasi irripetibile per una squadra che era da sempre annoverata (e forse ancora oggi, escluso quel particolare periodo storico, viene annoverata) tra le cenerentole del calcio europeo.

Perché la Polonia nella sua storia prima e dopo quei due bronzi iridati ha il nulla più assoluto, o quasi.

Nel 1936 arrivò quarta ai giochi olimpici, in quell’unica edizione vinta da una compagine Azzurra. Poteva essere l’inizio di una bella storia, invece, ad esclusione di quella precoce eliminazione Mondiale due anni più tardi, il nulla più assoluto.

Nessun’altra partecipazione a Mondiale ed Europei (al torneo continentale la Polonia si qualificherà per la prima volta nel 2008) sino a che il grande circo del calcio non decise di tornare in Germania, terra con cui i polacchi hanno un evidente rapporto di amore-odio.

In casa dei loro vicini, infatti, seppero migliorare quel quarto posto olimpico (sì, in quel 1936 le Olimpiadi vennero disputate nella Berlino nazista di Hitler, che solo tre anni più tardi invaderà la stessa Polonia dando di fatto inizio alla Seconda Guerra Mondiale) centrando il bronzo iridato.

Dopo l’uscita al secondo turno al Mondiale del ’78 ecco il secondo bronzo, quello di Spagna ’82.

Da lì in poi ancora poco o nulla, con il calcio polacco che ha ripreso a dare segni di vita giusto con l’avvento del nuovo millennio: tra il 2002 ed il 2012 due partecipazioni Mondiali e due Europee, in entrambi i casi con eliminazione al primo turno.

E oggi?

Oggi – anzi, ieri sera – la Polonia è riuscita a dare continuità alla sua partecipazione europea (è stata presente alle ultime due edizioni) battendo l’Irlanda in quello che di fatto era uno spareggio qualificazione e chiudendo il proprio raggruppamento un sol punto alle spalle dei cugini tedeschi, Campioni del Mondo in carica.

La squadra non ha quindi fatto nulla di eccezionale e con ogni probabilità non andrà in Francia a fare la voce grossa. Però credo si possa dire senza gran timore di smentita che quella che sta uscendo oggi sembra essere la Nazionale migliore dal post 1982 in poi.
Una squadra che ha un condottiero di valore mondiale (un po’ come poteva essere quel Boniek dell’epoca) ed una serie di giocatori affidabili e di buon livello.

Certo, non una squadra completa e talentuosa come altre (tra le “outsider” mi viene in mente sicuramente il Belgio, per non parlare ovviamente delle big stile Germania, Francia o Spagna che sulla carta sono di ben altro retaggio), ma comunque un buon gruppo di giocatori che trovando le giuste alchimie e, perché no, il giusto stato di forma in quel mese di competizione potrebbe anche provare a stupire.

Il campione di valore mondiale, manco a dirlo, è ovviamente Robert Lewandowski.

Capitano dei Biało-czerwoni, è ormai arrivato alla piena maturità sportiva. E si vede.
Ad oggi è sicuramente tra i migliori centravanti al mondo (fare classifiche precise è impossibile, ed ognuno ha giustamente il proprio punto di vista. Converrete però con me che è innegabile sia tra i migliori in assoluto, oggi). Forse il più completo.

Unisce fisico e senso del goal da centravanti vecchio stampo ad una tecnica raffinata che non così di sovente è possibile riscontrare in giocatori con le sue misure.
Non è comunque il classico centravanti d’area che si limita a passeggiare per novanta minuti in attesa di poter affondare la stoccata buona: Lewandowski è anzi un giocatore di grande lotta e molto movimento, che svaria su tutto il fronte di gioco e dà una mano alla manovra, che tiene palla e fa salire la squadra, che fa reparto da solo e lotta coi difensori su ogni pallone.

Robert Lewandowski è il condottiero di questa squadra, che sembra seguirlo fedelmente. Non è quindi un caso il fatto che sia proprio lui il capocannoniere di queste qualificazioni europei, con ben 13 goal all’attivo (pareggiato il record storico del nordirlandese David Healy): alle sue grandi doti da finalizzatore si unisce la disponibilità della squadra a lavorare e metterlo nelle condizioni di concludere.

Robert Lewandowski è il simbolo di questa squadra, ma non è certo l’unico giocatore di valore della rosa.

Rimanendo all’attacco c’è sicuramente da tenere d’occhio il giovane Arkadiusz Milik, classe 1994 in forza all’Ajax.

Fisico da corazziere abbinato a buona mobilità, Milik è una delle nuove sensazioni del calcio polacco, nonché di certo uno dei calciatori deputati a dare continuità anche sul lungo periodo al recente periodo di rinascita del movimento calcistico nazionale.

E’ comunque scendendo a centrocampo che si può trovare quello che è forse, ovviamente dopo Lewandowski, il mio giocatore preferito di questa squadra: sto parlando di Grzegorz Krychowiak, mediano di lotta e di governo ormai alla seconda stagione in forza agli spagnoli del Siviglia.

Adattabile anche come interno di centrocampo ed all’occorrenza difensore centrale, Krychowiak si fa forte di un fisico potente e ben strutturato e di una spiccata intelligenza tattica, che lo porta a trovarsi spesso al posto giusto.
Pur non essendo tecnicamente dotato quanto il suo capitano ha sicuramente tutto, sia dal punto di vista calcistico che personale, per diventare uno dei punti di riferimento dei Biało-czerwoni per gli anni a venire.

Arrivato ai 25 anni di età sta entrando in quel periodo della carriera in cui raggiungerà il giusto mix di esperienza e forza fisica. Non credo il Siviglia se ne libererebbe per due spicci, ma resta sicuramente un giocatore che terrei d’occhio anche in ottica mercato…

Altro centrocampista molto interessante, dalle doti più offensive rispetto a Krychowiak, è il giovanissimo Karol Linetty, classe 1995 ma ormai già stabilmente nel giro della nazionale maggiore (pur essendo in pieno in età da under 21, trattandosi del biennio dei 94/95).

Mezz’ala offensiva del Lech Poznan, mostra ottimo controllo e già sapiente gestione della sfera. A tutto ciò abbina anche una buona capacità di gestire la pressione che certi palcoscenici e certe partite comportano.
Se è in grado già oggi di dare il proprio contributo sostanzioso e sostanziale alla squadra, è molto probabile che saranno dai suoi piedi che passerà la manovra polacca del futuro.

Interessante sarà capire come evolverà la sua carriera: a maggior ragione con l’impiego agli Europei il suo nome finirà sulle bocche di molti operatori di mercato, ma chissà che qualche osservatore più sveglio di altri non convinca i propri referenti a muovercisi prima…

Parlando di giovani centrocampisti, anche se dal futuro molto meno assicurato, permettetemi di riproporvi due nomi che vi feci già più di un anno fa: Krystian Bielik ed Hubert Adamczyk, due classe ’98 che non credo proprio faranno parte della spedizione in Francia ma che potrebbero portare linfa vitale alla squadra negli anni a venire…

Restando in mediana, ma allargandoci in fascia, impossibile non citare il neo viola Jakub Błaszczykowski, ala destra capace di adattarsi in ogni posizione possibile del suo out di competenza che dopo qualche periodo fisicamente complicato passato al Borussia Dortmund, squadra nella quale si è affermato al grande calcio, sembra stia riuscendo a ritrovare continuità all’ombra della Torre di Giotto.

Le qualità del giocatore non si discutono, la sua esperienza internazionale nemmeno: qualora continuasse come ha iniziato questa stagione la Polonia avrebbe un’ottima freccia in più al suo arco…

Sempre parlando di esterni bene citare anche Kamil Grosicki del Rennes, giocatore di discreta qualità.
Per quanto concerne la quantità mi ha invece stupito molto Krzysztof Mączyński, un giocatore che fino a ieri non conoscevo: instancabile.

Venendo alla difesa, sono sicuramente due i giocatori-copertina: il “nostro” Kamil Glik ed il buon Łukasz Piszczek, che a differenza di Lewandowski e Błaszczykowski gioca ancora al Borussia Dortmund.

Il primo viene da un’annata straordinaria giocata in maglia granata: quasi perfetto dietro, praticamente devastante davanti.
Una stagione forse irrepetibile, ma di certo se dimostrasse lo stesso stato di forma anche in Francia sarebbe una bella sicurezza per la Polonia.

Il secondo è invece un esterno a tutta fascia, capace tanto di disimpegnarsi come esterno di difesa che di agire più alto a seconda delle necessità.
Un giocatore ormai nel pieno della sua maturità e che potrebbe non avere più chance di scrivere parole di fuoco nella storia del calcio del proprio paese, se è vero che qualificarsi ad un Mondiale è più complicato che non farlo ad un Europeo, e che alla prossima manifestazione continentale lui ci arriverà da 35enne…

Dove potrà arrivare questa squadra è difficile dirlo, ancor più senza conoscere le composizioni dei gironi dell’Euro 2016.
Di certo c’è che passando le prime due di ogni girone più le quattro migliori terze le possibilità di approdare agli ottavi di finale saranno molte per tutti. Ed è questo l’obiettivo minimo che, a bocce ferme, la Polonia si deve porre.

Una volta passato il primo turno, poi, le cose potrebbero andare un po’ in ogni modo. Di certo, soprattutto in caso di accoppiamento favorevole, i quarti di finale potrebbero non essere un’utopia. Difficile però pensarli oltre, tra le quattro migliori del continente.

Ma se è vero come è vero che nel 2004 ad imporsi fu la modesta Grecia di Rehhagel, ecco che un minimo di credito devono averlo anche i polacchi, sicuramente tra le possibili squadre outsider di Francia 2016…


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Scoperto che l’under 16 di Bruno Tedino avrebbe giocato a Palazzolo sull’Oglio (Brescia), ad un’ora e mezza di macchina da casa mia (che al ritorno causa traffico son diventate due), sono partito in spedizione con tre amici per godermi una bella giornata di calcio giovanile.

E, lo ammetto, per potermi godere da vicino due dei più fulgidi talenti del nostro calcio: Hachem Mastour (di cui ho parlato nel mio primo libro, La carica dei 201) e Patrick Cutrone (di cui parlerò nel mio secondo libro).

Purtroppo appena giunto al campo mi faccio consegnare una distinta e scopro – cosa che però avevo già immaginato, non vedendo il talentino ex Reggiana riscaldarsi coi compagni in campo – che non avrei potuto gustarmi le giocate di Mastour, acciaccato.

Preso posto in tribuna, giusto un paio di file sotto Giovanni Stroppa ed una fila sopra il D.S. Riccardo Guffanti e l’agente FIFA Dario Paolillo, mi sono quindi goduto i nostri ragazzi, che pur con qualche difficoltà iniziale sono riusciti a far di un sol boccone gli avversari.

Le squadre si schierano rispettivamente con un classico 4-4-2 all’italiana l’una, ed un più moderno e soprattutto europeo 4-2-3-1 l’altra.

Azzurrini che vedono quindi il torinista Cucchietti partire in difesa dei pali, con una linea difensiva composta, da destra a sinstra, dal barese Scalera, l’interista Mattioli ed i milanisti Malberti e Llamas. Centrocampo con l’ascolano Eleuteri, l’atalantino Melegoni (sottoetà), il romanista Bordin e l’interista Piscopo. Davanti, infine, bomber Cutrone a supporto del corazziere Scamacca (anch’esso sottoetà, ma dotato di un fisico over size rispetto ai suoi soli 15 anni).

Dal canto suo gli ospiti, allenati da mister Robert Wojcik, rispondono con Zynel in porta, Andrzejewski, Dzieciol, Prusaczyk ed Holownia in difesa, Dziczek e Bielik in mediana, Domanski, Adamczyk e Kaczmarczyk sulla trequarti ed il solo Listowski davanti.

Polonia che mette subito in mostra una discreta facilità nel far correre il pallone al centro del campo, con i nostri portacolori che inizialmente faticano un po’ a prendere le contromisure.

Così le prime due grosse chance sono proprio biancorosse: prima il numero 10 Adamczyk calcia in diagonale da fuori, colpendo un incrocio dei pali clamoroso. Poi una buona azione polacca porta Listowski a tu per tu col portiere, senza che la punta in forza alle giovanili del Pogon Szczecin riesca però ad avere la giusta freddezza per infilare la rete (va detto che il guardalinee aveva comunque ravvisato una posizione di fuorigioco da parte del numero 16 ospite).

Poi, dopo qualche manciata di minuti necessaria ad adattarsi, è l’Italia ad uscire. Dapprima Cutrone si incunea bene in area ma non riesce a calciare in anticipo rispetto all’uscita di Zynel, che ne spegne sul nascere ogni velleità. Poi il bomber scuola Milan si rifà poco più tardi, ma anche in questo caso uno degli assistenti del signor Provesi di Treviglio sbandiera fuorigioco prima del calcio a rete: goal non valido.

Patrick però non si dà per vinto e qualche minuto più tardi trova la zampata sporca sottomisura, a beffare, infilandogli la palla tra le gambe, l’estremo difensore ospite.

In chiusura di tempo è quindi il numero 10 azzurro, l’interista Reno Mauro Piscopo, a mettere in mostra tutte le sue grandi doti tecniche, con un’ottimo dribbling al limite, capacità di rientrare da sinistra sul destro e tiro a giro sul secondo palo, imprendibile. 2 a 0.

Nella ripresa ha quindi il via la solita inevitabile girandola di cambi, immancabile in occasioni come questa. Ed ovviamente il livello di gioco un po’ ne risente, dovendo entrambe le squadre continuamente riassettarsi in campo.

Quando entra il crotonese Nicoletti in luogo di Piscopo, ad esempio, Tedino si vede anche costretto ad avanzare sulla linea dei centrocampisti il duttilissimo Llamas, proprio per permettere al neo entrato di esprimersi nel suo ruolo naturale.

Cambiano gli addendi ma il risultato non cambia, direbbe qualcuno.

Così dopo la doppietta rifilata alla Croazia a metà del mese scorso ed i due goal (di cui uno però, ripeto, annullato) del primo tempo il solito Cutrone decide di regalare un’altra gioia ai tanti tifosi – per lo più bambini – accorsi sulle tribune del campo di Palazzolo. Infilatosi bene tra le maglie della difesa polacca il numero 9 di Parè si incunea in area e calcia in diagonale, beffando ancora una volta il portiere avversario.

Un 3 a 0 che non lascia quindi molto scampo alla nazionale polacca, troppo inferiore in quanto a qualità rispetto ai nostri portacolori.

Ma veniamo ai singoli.

Per quanto riguarda gli ospiti non si è visto tantissimo di buono. O meglio, ragazzi sicuramente non disprezzabili ce ne sono, ma la maggior parte di questi, ad oggi almeno, non credo possano aspirare ad emigrare verso lidi più blasonati.Mateusz Holownia

Uno dei miei osservati speciali era ad esempio il terzino sinistro in forza al Legia Varsavia Mateusz Holownia, che però – in particolare nel corso del primo tempo – è stato realmente sverniciato da Alessandro Eleuteri. Troppo lo spazio concesso al numero 7 Azzurro, che in un’occasione lo ha anche fatto secco in area con un bel dribbling per poi venire però murato da Bartolomiej Zynel (che, a proposito, gioca nelle giovanili del Jagiellonya Bialystok).
Ma non solo. Il passo dell’ala ascolano gli ha permesso di bucare più volte la fascia, con il malcapitato terzino sinistro polacco sempre vittima delle sue incursioni. Le cose sono cambiate un pochino nel secondo tempo, quando forse anche a causa di un po’ di calo di tensione da parte di Eleuteri Holownia ha retto un po’ meglio.

Il migliore – non che il giocatore più interessante anche e soprattutto in ottica mercato – della formazione ospite è quindi stato proprio quel numero 10 autore sia dell’incrocio dei pali di cui ho raccontato che, soprattutto, di diverse giocate di classe tra la metà campo e la trequarti avversari: Hubert Adamczyk.
Il ragazzo, in forza alla formazione under 19 del Zawisza Bydgoszcz e già nazionale under 17, ha messo in mostra una classe innata, fatta di tecnica sopra la media, piede morbido e buona visione di gioco. Trequartista non ancora formato fisicamente, ma comunque in media rispetto all’età, ricorda il compatriota Piotr Zielinski, attualmente in forza all’Udinese (e, nonostante i soli 20 anni scarsi di età, già nazionale maggiore polacco).

Altro elemento interessante tra i polacchi è anche Krystian Bielik, mediano in forza al Lech Poznan nonché punto fermo della selezione allenata da Robert Wojcik.
Struttura fisica già molto formata, il centrocampista in maglia numero 14 ha messo in mostra una – ovvia – grande capacità nel gioco areo, la ricerca di giocate semplici e non inadatte alle proprie capacità e una tranquillità comunque importante nella gestione del pallone.
Logico che quando a quindici-sedici anni ti trovi a dominare gli avversari da un punto di vista fisico tutto può diventare più facile. E, se pensiamo al puro talento, dobbiamo sicuramente rivolgerci ad Adamczyk più che a lui.
Però ecco, delle basi su cui provare a costruire un calciatore sicuramente le ha, questo ragazzotto.

Veniamo ora ai nostri portacolori.Mattia Del Favero

Non molto da dire sui due portieri, chiamati in causa poco. Il torinista Cucchietti non poteva nulla sull’incrocio di Adamczyk, e per il resto ha dovuto fare forse una parata, nemmeno troppo impegnativa. Lo juventino Del Favero si è invece esaltato parando proprio un rigore calciatore dal numero dieci polacco, intuendo la traiettoria della sfera e lanciandosi efficacemente alla propria destra. Facendo anche un’altra bella parata poco più avanti. Nel complesso comunque una giornata non impegnativissima per i nostri estremi difensori.

Venendo alla difesa, partita più che discreta per il terzino destro scuola Bari Giuseppe Scalera, attento dietro e capace di proiettarsi un paio di volte in avanti in maniera abbastanza efficace.
Si conferma poi ottimo prospetto il solito Andres Llamas, terzino sinistro scuola Milan che avevo già visto giocare più volte in passato. Fisico dirompente, grande gamba, cross discreto ma sicuramente migliorabile. In fase difensiva non ha lasciato alcuno spazio ai propri diretti avversari, in fase offensiva ha supportato con buona costanza la manovra. E’ ancora presto per dire dove possa arrivare, ma certo il Milan in prospettiva ha trovato un giocatore che potrebbe colmare la falla difensiva su quella fascia. Il tutto in attesa di vedere Seedorf lanciare il giovane Tamas, che tanto bene sta facendo in Primavera.

Prove invece contrastanti dei due centrali. Da una parte la solita efficacia del milanista Malberti, anch’esso già visto giocare in più di un’occasione all’Al Kass Cup in gennaio. Difensore centrale piuttosto essenziale, rapido ed attento. Sicuramente un altro giocatore su cui il Milan farebbe bene ad investire in ottica futura.
Male invece, senza se e senza ma, il capitano della nostra rappresentativa under 16, l’interista ex Reggiana Alessandro Mattioli. Poco efficace nel gioco aereo, saltato quasi sempre nell’uno contro uno, molto lento in allungo, poco lucido in fase di impostazione. Di lui ho letto un gran bene. Era la prima volta che lo vedevo giocare. A questo punto anziché bocciarlo lo “rimando a settembre”. Mi viene difficile credere che un giocatore che viene accreditato di grandi cose possa in realtà essere quello visto ieri a Palazzolo.Alessandro Mattioli

Prestazioni senza grandi infamie né lodi per i subentrati nella ripresa, con il crotonese Nicoletti che ha comunque messo in mostra una certa solidità in fase difensiva.

Venendo al centrocampo, bene tutti. Un pochino più opaco degli altri, ma comunque ampiamente sufficiente, il romanista Bordin, sorta di metronomo-frangiflutti davanti alla difesa. Ottime cose le ha invece messe in mostra il classe 1999 Filippo Melegoni, scuola Atalanta. Interno di centrocampo tutto corsa e combattività, è comunque dotato di un tasso tecnico più accettabile per la categoria. Un giocatore che in qualche modo mi ha ricordato un po’ lo juventino Marchisio, come stile di gioco.

Molto bene anche i due esterni schierati da Tedino: sulla destra ha imperversato per tutto il primo tempo, come detto, l’ascolano Alessandro Eleuteri, classico numero 7 di buona gamba e capacità di dribbling che ha bucato più volte la fascia mancina della formazione ospite.
Meno dirompente ma sicuramente più elegante il suo alter ego sulla sinistra, l’interista Piscopo. Grande tecnica di base, ha messo in mostra giocate d’alta scuola che certo non lo hanno fatto sfigurare nel duello a distanza col numero 10 polacco. Il tiro a giro da fuori con cui ha suggellato il momentaneo 2 a 0, poi, è stata una vera e propria ciliegina sulla buonissima torta cucinata ieri dai nostri Azzurrini.

Tra i subentrati si è segnalato, a mio avviso in negativo, lo juventino Simone Muratore. Posizionato a destra in luogo di Eleuteri, non è stato in grado di non far rimpiangere il numero 7 ascolano, non riuscendo praticamente mai a pungere come ci si sarebbe aspettati.

E davanti?

Beh, davanti ha sicuramente deluso molto il “gigante bambino”, Gianluca Scamacca. Il classe 1999 romanista infatti non ha saputo sfruttare il fisico possente (raramente si vede un giocatore di movimento più alto del proprio portiere… cosa che invece è successa ieri con lui e il comunque “non basso” Cucchietti) che madre natura gli ha donato, risultando piuttosto inconcludente ed avulso dal gioco.Gianluca Scamacca

Un po’ di verve in più l’ha quindi provata a mettere il genoano Matarese, subentrato proprio al suo posto nella ripresa.

Ma il protagonista assoluto del reparto offensivo Azzurro è stato, come era logico aspettarsi, il bomber di Parè, Patrick Cutrone. Che dopo la doppietta rifilata nel corso dell’ultima sfida affrontata dalla rappresentativa under 16 contro la Croazia si è ripetuto ieri di fronte ai parietà polacchi. Dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, di essere uno dei migliori bomber classe 98 che l’Europa possa offrire oggi.

Ciò che impressiona di questo ragazzo non è però tanto la facilità con cui riesce ad andare in goal. Quanto quella con cui, grazie ad un’intelligenza tattica più unica che rara soprattutto a questa età, sa muoversi in campo.

Giocatore essenziale nelle proprie giocate (tranne quando cerca il goal in pallonetto, giocata che ho capito piacergli molto… ma tentandone anche io spesso lo capisco!), si sa muovere benissimo sia lungo tutto il fronte d’attacco come seconda punta, che in verticale, attaccando gli spazi e l’area di rigore e dettando il passaggio ai propri compagni.

Una vera e propria pepita per il futuro del calcio Rossonero sì, ma soprattutto Azzurro. Perché in fondo se siamo quattro volte campioni del mondo, al netto della fortissima crisi anche tecnica che sta colpendo il nostro calcio, un motivo ci sarà. Ora però dobbiamo proteggere e valorizzare questo talento. Affinché possa ripetere le grandi prestazioni che sta mettendo in mostra a livello giovanile anche una volta che sarà a tutti gli effetti un professionista (cosa che in realtà formalmente è, avendo già firmato un triennale con il Milan, che lo ha subito blindato onde evitare attacchi e “rapine” dall’estero).Patrick Cutrone

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Subito un mezzo passo falso per i padroni di casa polacchi.

La squadra c’è, almeno in diversi elementi.

I tre campioni di Germania, ad esempio, sono giocatori di livello Europeo nel vero senso del termine.

Il tutto, però, non basta.

La Polonia in realtà parte fortissimo, sospinta dal rovente pubblico del National Stadium di Varsavia.

E sono proprio i polacchi di Dortmund a spaccare la partita, con l’attesissimo Lewandowski, giocatore che se la Polonia arriverà fino in fondo potrebbe puntare a diventare capocannoniere del torneo, ad infilare Chalkias di testa.

E’ una Polonia caricata a molla pronta a giocarsi fino in fondo la qualificazione ai turni ad eliminazione diretta.

Una Polonia che però mette in mostra qualche problemino difensivo, che potrebbe costare caro agli uomini di Smuda.

Perché una componente di sfortuna se si vuole c’è, ma prendere un goal così, quasi da dilettanti, significa anche mostrare una certa fragilità là dietro.

Così è bravo Salpingidis, indubbiamente tra i migliori in campo, ad approfittare dello svarione e della sfortuna polacca per firmare l’1 a 1 finale.

Il tutto con la Grecia in dieci, per espulsione più che dubbia di Papastathopoulos.

Polonia che quindi avrebbe tutte le carte in regola per vincere il match.

Il solito Salpingidis, però, guadagna un rigore netto, che porta peraltro all’espulsione del portiere di casa.

Sul dischetto si presenta quindi l’ex interista Karagounis, uno degli eroi dell’impresa greca all’europeo 2004, che si fa disinnescare la conclusione, in realtà molto angolata, dall’ottimo Tyton, entrato a freddo ma subito in partita.

Polonia che fa un mezzo passo falso pesante, insomma.

Sempre indomita, invece, la Grecia. Che non ripeterà certo l’exploit del 2004, ma che continua a mostrare un carattere raro.

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E’ un’Italia a due volti quella che scende in campo a Monfalcone contro la modestissima Polonia.

Nel primo tempo, infatti, gli Azzurri guidati da Luigi Di Biagio si fanno schiacciare completamente e sotto tutti i fronti dagli avversari. L’aggressività ospite mette infatti in forte difficoltà tutti i reparti della nostra under 20.

Davanti Longo non ha palloni giocabili e gli esterni offensivi, Dumitru e Pettinari, sono impalpabili.
In mezzo Viviani sembra giocare a scartamento ridotto, Minotti è un po’ compassato, Laribi l’unico a provarci ma troppo impreciso.
Dietro poi si balla, con Camporese che è la brutta copia del centrale di cui mi innamorai ai Mondiali under 17 del 2009 e che tanto bene fece nella seconda parte dello scorso campionato in Serie A, Brosco che mette in mostra i suoi limiti ed i terzini che non spingono.

A salvarsi, nei primi quarantacinque minuti, è praticamente il solo Iacobucci, che però al quarto d’ora deve inchinarsi alla bella conclusione di Zyro, non chiuso col giusto tempismo da Camporese e bravo a pennellare di sinistro sul secondo palo.

Nella ripresa cambia tutto.

Un po’ l’ingresso di Beretta per Longo, molto un diverso approccio mentale degli Azzurri alla gara ed ecco che gli Azzurri escono, ribaltando il match e concretizzando quella superiorità risultata nettissima e schiacciante nei secondi quaranticinque minuti di gioco ma che nella prima frazione era rimasta solo sulla carta.

Sale quindi in cattedra Laribi, che continuerà ad essere una spina nel fianco della formazione ospite andando dapprima a segnare il pareggio su schema da calcio piazzato, per poi servire a Beretta l’assist del comodissimo vantaggio.

E proprio Beretta, che in precedenza si era mangiato un goal fatto su assist del solito Laribi, chiuderà i conti ad otto dal termine, questa volta servito da Falcone.

Per ciò che concerne la ripresa, quindi, molto bene Laribi, che sarà più preciso nelle sue giocate rispetto al primo tempo e sfrutterà il calo fisiologico ospite per andare via con sempre maggior facilità agli avversari.
Altrettanto bene Beretta, che se è vero che si mangerà un goal praticamente a porta vuota è altrettanto vero che lotterà alla grande su ogni pallone, darà del filo da torcere in ogni contrasto, difenderà bene palla, aiuterà la squadra a salire e finalizzerà per due volte al meglio la mole di lavoro prodotta dai compagni.

Bene, comunque, un po’ tutti, in questo secondo tempo. Il cambio di marcia della nostra nazionale è evidente e la vittoria, nel complesso, meritata.

Per finire una piccola parentesi di mercato.

Puntare sui giovani italiani è sempre cosa buona e giusta, però è anche vero che per riportare il nostro calcio ai livelli che gli competono (parlo di club) è altrettanto doveroso puntare anche su quegli stranieri capaci di elevare il livello di gioco.

E allora un pensierino a Michal Zyro, 19enne esterno polacco in forza al Legia Varsavia, ce lo farei.

Posto che difficilmente potrà costare molto più di un milioncino ecco che sarebbe un investimento interessante.

Mancino sontuoso, intelligenza tattica, fisico possente (è alto quasi uno e novanta), capacità atletiche importanti, tecnica più che discreta.

Insomma, giocatore piuttosto completo. Che probabilmente non diventerà mai uno dei top assoluti a livello mondiale, ma che resta un investimento interessante da fare ora. Prima che, chissà, si metta in mostra in qualche evento importante e veda il prezzo del suo cartellino lievitare a dismisura.

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