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Posts Tagged ‘2011/2012’

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La Juventus vince anche contro l’Inter e legittima la propria prima posizione in un campionato comunque molto livellato verso il basso.

Prima di dire due parole sulla partita, comunque, mi permetto una piccola riflessione sulle possibilità di Scudetto di questa squadra.

Perché a fine partita ho visto l’intervistatore di Sky parlare proprio di questo con Antonio Conte. E sinceramente mi è sembrato un tantino fuoriluogo.

Il fatto è semplice: la Juventus è una squadra nuova. Allenatore nuovo, diversi giocatori inseriti in estate, meccanismi lungi dall’essere consolidati (cosa che invece si potrebbe dire per il Milan o il Napoli, ad esempio).

In più il Milan è a due soli punti.

Prima di parlare di Scudetto ci andrei realmente con i piedi di piombo.

Ha avuto ragionissima, in questo senso, Conte in settimana, quando ha detto che prima di sbilanciarsi sulle possibilità di questa squadra vuole aspettare la fine del girone d’andata.

Ecco, questo ha un senso.

Perché?

Perché alle vittorie convincenti con Milan ed Inter fanno da contraltare i pareggi di Chievo e di Catania, oltre a quello col Bologna.
Risultati assolutamente al di sotto di quanto dovrebbe far registrare una serie candidata allo Scudetto.

Ma in un campionato livellato verso il basso, come si diceva, ecco che pure quei pareggi non tagliano affatto fuori la squadra dalla corsa Scudetto.
Mica per nulla la vetta è ancora lì, posseduta in solitaria.

Venendo alla partita mi permetto un altro paio di riflessioni.
Partendo proprio dalla Juve di cui ho parlato sinora.

La fame c’è e si fa sentire. E spinge i giocatori a dare tutto.

Questo, però, solo nei big match.

Un limite notevole per questa squadra, che se riuscisse a fare lo step di partire motivata anche contro avversari più abbordabili sarebbe davvero una seria pretendente alla vittoria finale.

La cosa bella di questa squadra nelle partite con le big, comunque, è proprio vedere quella fame e quel carattere che Conte è stato capace di far emergere nei suoi giocatori tradursi in una grande aggressività ed una grande voglia in campo.

E’ questo che fa la differenza.

Perché la cosa oltre a permettere di arrivare spesso prima sul pallone permette anche costruire azioni ben orchestrate. Di provare insomma a mettere in campo un gioco interessante.

Che è poi l’esatto contrario di quanto non accada all’Inter.

Che soprattutto in un certo momento della prima frazione, in realtà, sembra potrebbe prendere il sopravvento. Ma è solo un fuoco di paglia, e nel complesso la vittoria bianconera non può che dirsi assolutamente meritata.

Venendo alla riflessione più ampia, comunque, c’è da dire una cosa: il ciclo Inter è realmente chiuso.

Già l’anno scorso se ne avevano avute ampie avvisaglie. Oggi possiamo dire che il tutto si è affermato più vero che mai.

Questa squadra ha davvero mille problemi e non è nemmeno più lontana parente di quella che solo un anno e mezzo fa alzava al cielo una Champions League tanto a lungo agoniata.

E’ quindi necessario che in via Durini si decidano ad attuare una rifondazione assolutamente non più rimandabile.

Del resto l’età media è altina e, soprattutto, le capacità atletiche di diversi giocatori sembrano oggi assolutamente essersi ridotte rispetto al passato. E se ti fai correre in testa è ben difficile tu possa vincere.

L’impoverimento, insomma, si vede sotto un po’ tutti gli aspetti: tecnico (basterebbe solo citare la partenza di Eto’o in questo senso), tattico (la squadra non è assolutamente più compatta come un tempo), psicologico (non ho mai stimato il modo in cui Mourinho gestiva l’aspetto comunicativo del suo lavoro, perlomeno al di fuori dello spogliatoio… perché al di dentro doveva essere un ottimo condottiero) ed atletico (come detto questa squadra corre poco e male).

Moratti e il suo entourage devono intervenire al più presto: un’Inter competetiva è assolutamente necessaria per provare a far risalire il movimento calcistico italiano in ambito europeo.

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Due punti persi, e piovono le contestazioni.

L’aria che si respira nei pressi dello Stadio Speroni di Busto Arsizio a fine partita è piuttosto pesantuccia. Perché lo 0 a 0 strappato da una modestissima Valenzana non soddisfa minimamente un pubblico esigente come quello di casa, che già chiede la testa di mister Cusatis e non risparmia insulti a un po’ tutti i giocatori.

Scene come quelle viste a fine partita, dove la rabbia dei tifosi non è comunque sfociata in atti violenti per fortuna, non li vorrei vedere mai.

E anziché andare a dire a un ragazzino di 19 anni “sei scarso” forse farebbero bene a valutarne l’impegno. Perché se quello che passa in convento è quello e lo stesso ce la mette tutta per ben figurare… certi atteggiamenti sono davvero censurabili ed evitabili.

Ma questo è solo la fine di una partita a due facce. Perché nel primo tempo, dopo un quarto d’ora di studio, la Pro Patria sale in cattedra e domina la partita sino all’intervallo. Pungendo poco in attacco, dove un asfittico capitan Serafini risulta forse il peggiore in campo e dove Luca Giannone -migliore in campo nei primi quarantacinque minuti di gioco – dà del filo da torcere agli avversari, senza però trovare la rete.

Crea diverse azioni la Pro, che gioca di gran lunga meglio di una squadra, la Valenzana, che attua un catenaccio strenuo, mettendo assieme giusto un paio di azioni discrete nell’arco degli interi novanta minuti.

L’intervallo, comunque, spezza il ritmo dei padroni di casa, che rientrati in campo nella ripresa non saranno più capaci di ripetersi.

E così ne esce una seconda frazione di gioco assolutamente non all’altezza di una Serie C2.

Da una parte la Valenzana non prova praticamente mai a costruire nulla, dimostrando ampiamente di cercare semplicemente un misero 0 a 0 (festeggiato, del resto, a fine partita). Dall’altra i padroni di casa non riescono praticamente più a mettere assieme due passaggi di fila, e naufragano nel nulla.

L’unico a provarci fino all’ultimo è Devis Nossa. L’ex centrale della Primavera interista è però, appunto, solo un difensore. E così oltre a sgolarsi per cercare di far crescere intensità ed attenzione prova a staccarsi dal proprio reparto per dare man forte a centrocampo e attacco. Per provare, insomma, a mettere pressione agli avversari. Senza però riuscire a spezzare gli equilibri sin lì costituiti.

Un vero peccato. Perché Nossa, indubbiamente il migliore in campo al termine dei novanta minuti, meriterebbe, da solo, i tre punti.

E’ però l’unico a mettere in campo quel carattere di cui il resto della squadra sembra assolutamente sprovvista, facendosi schiacciare dai mormorii dei tifosi.

Sbaglierò, ma fossi in Cusatis toglierei seduta stante la fascia da capitano a Serafini per consegnarla proprio a lui.

Arrivato alla terza partita vista allo Speroni questa stagione posso azzardarmi a dare un giudizio sulla globalità di questa squadra. Che a parte i problemi di finalizzazione non vale certo una retrocessione in Serie D.

Chissà se Cusatis riuscirà ad infondere sicurezza a questi ragazzi, tirandoli fuori dagli impicci.

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Terza vittoria di fila per il Varese di Maran che vince e – a tratti – convince contro il Padova di Dal Canto.

Che, in realtà, parte meglio.

Dati come sicuri vincitori alla vigilia, gli ospiti si presentano con il duo Marcolini-Milanetto (potenzialmente devastante) in panchina ed il trio Cutolo-Cacia-Lazarevic davanti.

E nei primi quarantacinque minuti le decisioni prese dal mister patavino sembrano essere anche azzeccate perché i suoi, pur senza strafare, impegnano in più di un’occasione un sempre attento Bressan, che disputa una partita magistrale.

Il Varese invece dal canto suo è piuttosto sottotono: la difesa è un po’ in affanno, schermata non a dovere da un centrocampo in cui Kurtic continua a palesare una certa staticità e Corti non è quello dei tempi migliori.

Davanti, poi, Cellini corre tanto, ma per lo più a vuoto, e Martinetti le spizza tutte di testa, ma manca incisività.

La partita sembra quindi instradarsi sui binari che vogliono gli ospiti, come da programma, andare in cerca della vittoria fino all’ultimo.

Eppure l’intervallo stravolge le cose. E chissà che la mano di Maran non si sia fatta sentire proprio lì, a livello caratteriale prima ancora che tecnico-tattico.

Perché il Varese che scende in campo nella ripresa è assolutamente un’altra squadra. Molto più concentrata e aggressiva, cerca di schiacciare il Padova nella propria metà campo. Con gli ospiti che, dal canto loro, si lasciano soggiogare dal nuovo approccio alla partita messo in campo dagli avversari, e lasciano il campo alla squadra di casa.

Ecco quindi come arrivano i tre goal dei Biancorossi. Che sarebbero pure potuti essere di più se il sempre ottimo Perin non avesse messo in mostra tutto il suo repertorio.

Dopo il goal di Cacciatore, che sblocca la partita, arriva il rigore di Cellini a chiudere il match e la botta da fuori di Kurtic a metterci la giusta ciliegina.

Non tutto è oro ciò che luccica, comunque. I limiti di questa squadra, che ha sicuramente cambiato volto rispetto ad un mesetto fa, sono comunque ancora evidenti.

In particolar modo è il reparto offensivo a preoccupare, laddove l’incisività è chiaramente latente e la creatività, senza Neto, è limitata agli esterni di centroacampo.

A margine della partita qualche considerazione sparsa.

Innanzitutto bisogna dire che Maran sta sicuramente dimostrando ottime cose, e chissà che Varese non faccia da trampolino di lancio per lui come fu per Sannino. Ma, altresì, che i giocatori una parte – consistente – della responsabilità per la partenza un po’ stentata non possono che averla.

Certo, l’addio di Sannino, le tante partenze estive e i rumors di mercato non concretizzati (che quindi forse hanno lasciato l’amaro in bocca a qualche giocatore, voglioso di seguire i Pesoli e i Pisano in Serie A) hanno sicuramente contribuito a creare un ambiente elettrico, ma carico di energia negativa. E lì, probabilmente, mister Carbone non ha saputo agire adeguatamente sulla psiche dei propri giocatori.

Che però, appunto, avrebbero dovuto approcciarsi alle partite diversamente. Perché tre vittorie di fila oggi non possono certo essere frutto del lavoro tattico fatto da Maran. Ma di una svolta dal punto di vista psicologico.

Per ciò che concerne il Padova, invece, appare chiaro come una squadra che voglia puntare dritta alla A non possa presentarsi con una difesa che, nel complesso, lascia un po’ a desiderare.

In particolar modo non convince affatto una coppia come Legati-Schiavi. Forse qualcosa, in futuro, bisognerebbe fare, là dietro.

Infine Perin. Già due anni fa dissi che questo aveva i mezzi per poter puntare dritto alla nazionale maggiore. E lo ribadisco.

Se solo nel calcio italiano ci fosse più coraggio e si desse più fiducia ai giovani Perin oggi sarebbe titolare fisso di una buona squadra di Serie A.

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Vittoria ampiamente meritata quella della Pro Patria sul Borgo a Buggiano, formazione che esordisce quest’anno nel professionismo calcistico.

E’ una squadra ben diversa da quella che potei vedere nel corso della prima giornata, quando venne affondata dal Santarcangelo.

Squadra compatta, difesa attenta, centrocampo tonico e attacco letale. Ecco la ricetta di mister Cusatis, che riesce così a sbrigare la pratica toscana con una prestazione decisa.

A decidere il match le reti di capitan Serafini e Della Rocca. Che giusto mezz’ora prima di firmare il raddoppio, arrivato allo scadere, si mangia una rete più facile da realizzare che da sbagliare.

Ma del resto il calcio è così, e se da una parte ti toglie facendoti commettere errori del genere dall’altra ti da. La segnatura di Della Rocca, del resto, arriva su errore di Grandi, che si fa passare in mezzo alle gambe la conclusione dell’attaccante bustocco.

Il cerchio sembra stia iniziando a quadrare ed è palese una cosa: serve carattere, perché a livello tecnico questa squadra ha tutto per salvarsi.

Venendo agli ospiti sono rimasto piacevolmente colpito da Francesco Stella, ventenne ala destra nativa di Melbourne.

Il ragazzo, giunto in estate dal Siena, ha dimostrato una buona facilità di dribbling, risultando la vera e propria spina nel fianco della difesa di casa. Che ha comunque retto bene, ben guidata dal maiuscolo Nossa.

Sempre parlando di giovani interessante anche il dinamismo, in mezzo al campo, del biondo Samuele Mugelli (anch’egli classe 91).

Bene, tornando ai padroni di casa, anche i tre giovani messi in campo da Giovanni Cusatis.

Bonfanti e Taino (rispettivamente classe 92 e 93) hanno retto bene sulle fasce, Ghidoli ha giocato una partita essenziale sbagliando pochissimo e facendo discreto filtro davanti ai due centrali difensivi.

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Il vento sta iniziando a cambiare.

E’ questa la consapevolezza di cui possono farsi forte oggi i tifosi juventini.

Perché dopo un biennio fatto di stenti sembra che la cura Conte funzioni.

E prima ancora che una questione tecnico-tattica è proprio un fattore di approccio alle gare. Di grinta messa in campo.

Conte che ieri ha avuto grandissimi meriti. Innanzitutto la sua squadra schianta gli avversari sul piano atletico, riuscendo a correre quasi senza cali per novanta minuti filati ed attuando un pressing ed un forcing che lascia i rossoneri senza la forza di reagire.

Poi tatticamente. Perché, a differenza del suo predecessore, Conte dimostra una grande duttilità. Tutti parlavano di talebano del 4-2-4, lui “s’inventa” un 4-5-1 molto duttile con un’unica punta atipica capace anche di fare gioco, svariare, favorire gli inserimenti.

Insomma, una trovata che sicuramente vale buona parte della bella vittoria ottenuta ieri sera contro un Milan che, di contro, è molle, senza forza nelle gambe, arruffone nel giro palla, spuntato là davanti.

Il calcio sta cambiando, se qualcuno non se ne fosse accorto. Ed ecco allora che per magia la tecnica incide (del resto le partite non sono manifestazione podistiche) ma l’atletismo occupa una fetta sempre più importante di quello che è un match di calcio. E quindi se vuoi vincere non ti puoi permettere di non correre.

Ed ecco così che oggi le tre squadre sul campo migliori d’Italia sono magicamente anche quelle che corrono di più. Di certo quello che hanno il miglior rapporto corsa-tecnica: Napoli, Udinese e Juventus.

Da cosa nasce la grande crisi che affligge il calcio italiano in questo periodo nero?

Da tanti fattori.

Primo fra tutti proprio il fatto che le preparazioni atletiche che vengono a tutt’oggi seguite in Italia sembrano essere per lo più antiquate. E non è un caso, in questo senso, che le avanguardie – stile Napoli – ben figurino anche al di fuori del nostro paese.

Tra i tanti problemi del nostro calcio (assieme anche ad una gestione del merchandising da Terzo Mondo e all’obsolescenza dei nostri stadi) c’è anche sicuramente una sfiducia latente nei giovani. Una mancanza di coraggio nel lanciarli che rischia davvero di tarpare le ali a tutto il movimento.

Un esempio relativo proprio a questo match in esame?

Cassano titolare. Che di per sè ci potrebbe anche stare.
Cassano che però è un giocatore che non corre nemmeno quando gioca bene e risulta decisivo.

E allora in un match come quello di ieri far sì che un giovane dinamico come El Sharaawy possa prenderne il posto sarebbe cosa buona e giusta.

E invece?

E invece El Sharaawy non è nemmeno in panchina, evidentemente ritenuto troppo giovane per reggere la pressione derivante dal giocare dal Juventus Stadium.

Un ragionamento che potrebbe filare anche, non fosse che dalla panchina si alza Emanuelson, per sostituire Cassano.
Stiamo parlando di un giocatore che in carriera non ha ancora capito quale sia il suo ruolo. Ma che, di certo, nel sostiuire Cassano come fatto ieri finisce per giocare fuori ruolo.

Ma non solo. Stiamo parlando anche di uno dei giocatori con meno carattere che io abbia mai visto calcare un campo di calcio.

Di fronte a questo scenario… davvero El Sharaawy era troppo giovane per essere portato allo Juventus Stadium?

Nel complesso, comunque, un 2 a 0 strameritato per i padroni di casa. Due goal sotto certi aspetti un po’ fortunosi (sorta di rimpallo nel primo, papera di Abbiati nel secondo) che permettono comunque alla Juve di capitalizzare una partita in cui ogni altro risultato oltre all’1 sarebbe stato bugiardo.

Ma vediamo più nello specifico le prestazioni dei singoli.

Juventus

Buffon: s.v.
Praticamente sempre inoperoso. E’ chiamato ad una sola parata e lui risponde alla grande.

Lichtsteiner: 6,5
Dopo anni a soffrire sugli esterni la fascia destra sembra aver trovato il suo padrone. Il terzino elvetico è sempre attentissimo in fase difensiva e bravo ad appoggiare la fase offensiva. Una sola pecca: un piede non proprio educatissimo.

Barzagli: 6,5
La riconvocazione in nazionale è assolutamente meritatissima per uno degli interpreti più positivi di questo inizio di stagione bianconero. Che anche ieri si riconferma su ottimi livelli.

Bonucci: 6
Non rischia praticamente nulla la difesa bianconera e lui esegue il suo compitino senza sbavature. Per lui, al contrario che per il compagno di reparto, la convocazione è – in questo momento – assolutamente immeritata. Speriamo solo, per il calcio italiano, che il match di ieri abbia contribuito a dargli fiducia nei propri mezzi.

Chiellini: 7
Spostato a sinistra per coprire una falla che questa squadra si porta dietro ormai da anni, Giorgio si esalta e torna il gladiatore apprezzato nella stagione 2007/2008.
Ormai è piuttosto chiaro: ha bisogno di giocare di nervi. Nel momento in cui l’intensità si abbassa escono tutte le sue lacune.

Krasic: 5
L’unica vera nota stonata della trionfante serata juventina. E’ un corpo estraneo rispetto alla squadra. Giocatore che sta palesando limiti d’intellingenza tattico-calcistica notevoli.
(Giaccherini: 6
Entra e fa sicuramente meglio di Krasic, propiziando anche l’azione del 2 a 0.)

Vidal: 6,5
Grande partita del cileno che mette in mostra tutta la sua garra. Corre a perdifiato per novanta minuti aiutando la squadra in ogni fase di gioco ed in ogni zona del campo. Gli manca solo una cosa per il 7: più precisione in fase conclusiva, dove sciupa diversi palloni.
(Dal 90′ Pazienza: s.v.)

Pirlo: 6,5
Ricama calcio, anche contro la sua ex squadra.

Marchisio: 8
Indecisissimo se dargli 7,5 o 8, alla fine decido di premiarlo con un voto che do realmente col contagocce.
Ha sempre avuto grandi mezzi, a mio avviso, questo ragazzo. Che però dopo aver mostrato grande futuribilità ai tempi della prima Juve post-Calciopoli si era un po’ perso nel marasma delle ultime stagioni bianconere.
Sarà la guida di Conte in panca o quella di Pirlo in campo il Principino sembra finalmente essersi ritrovato. Segnale positivissimo in ottica nazionale.

Pepe: 6,5
Conte oggi non può fare a meno di lui. Se avesse solo un po’ di tecnica e dribbling in più sarebbe l’esterno perfetto.

Vucinic: 7
Un altro capace di ricamare calcio. Sbaglia un pochino troppi palloni, ma ne trasforma in oro tanti altri. Colpisce anche una traversa con un colpo di fioretto che avrebbe fatto venire giù lo stadio, se trasformato in goal.

Milan

Abbiati: 5
L’ombra del portiere apprezzato la scorsa stagione.

Bonera: 5
Soffre, come buona parte dei suoi compagni. E chiude in ritardo in occasione del primo goal. Su di un’occasione comunque non esattamente facilissima.

Nesta: 6
Certo non è più lo splendido difensore che era qualche stagione fa, ma nel marasma rossonero è tra i pochi a salvarsi.
(Dal 71′ Antonini: 6
Entra per sostituire l’acciaccato Nesta e fa il suo compitino.)

Thiago Silva: 7
Tra i migliori in campo. L’unico vero baluardo di un Milan allo sbando. Splendido in particolar modo quando recupera e chiude su di un Vucinic leziosetto lanciato a rete da uno dei tanti errori di Van Bommel.

Zambrotta: 5
Solo l’ombra del terzino che nel 2006 dominava il mondo.

Nocerino: 5
Qualitativamente non vale una squadra come il Milan. E si sapeva. Però non da nemmeno un contributo significativo in quanto a quantità.
(Dall’83’ Ambrosini: s.v.)

Van Bommel: 4,5
Sbaglia tantissimi palloni.

Seedorf: 5
Solo il miglior Clarence potrebbe salvare un Milan molle dal tracollo. Ma non c’è nemmeno lui, come la maggior parte dei suoi compagni.

Boateng: 4
Si merita tre cartellini gialli in tutta la partita. Non incide là davanti. Prova a dare un po’ di nerbo senza però riuscirci. Partita da dimenticare.

Ibrahimovic: 5
Non è ancora in forma e si vede.

Cassano: 5
Le partite giocate a questa intensità non fanno per lui.
(Dal 61′ Emanuelson: 4,5
Gioca fuori posizione. Ma è come se non giocasse. Non fosse per il mancato rinvio in occasione del secondo goal, quando di fatto serve proprio Marchisio per il 2 a 0.)

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CRONACA

Due soli minuti di gioco e la Roma arriva subito a calciare in porta: Josè Angel, servito da Pjanic, si accentra mettendosi la palla sul destro e calcia, senza però trovare lo specchio di porta.
Roma volenterosa che al sesto si fa vedere con Osvaldo. Il tiro-cross dell’attaccante italoargentino termina però sopra la traversa della porta difesa da Mirante.

All’undicesimo si fanno finalmente vedere i padroni di casa: Giovinco pennella in mezzo un cross che è impattato dalla fronte di Lucarelli, che cerca l’incrocio ma mette la sfera di poco alta sulla traversa.
Parma che pareggia il conto delle occasioni interessanti cinque minuti più tardi quando Galloppa effettua uno splendido tocco sotto a mettere in movimento Giovinco, il cui tiro al volo non centra però la porta.

Ritmi comunque non altissimi e partita che scorre senza eccessivi sussulti. Al ventottesimo bella iniziativa di Giovinco che dopo aver ricevuto palla al limite si libera del diretto marcatore con una bella finta per poi cercare il secondo palo, trovando però la pronta risposta di Lobont.
Sul fronte opposto è invece Pjanic a provarci da fuori, senza però riuscire ad inquadrare lo specchio di porta.

A sei dal termine occasionissima per la Roma: Totti calcia dalla distanza e mette in difficoltà Mirante, che non riesce a trattenere. Sulla ribatutta corta piomba Osvaldo per il tap-in, ma anche l’italoargentino finisce col calciare contro il portiere scuola Juventus.

In apertura di ripresa la Roma passa. E’ Osvaldo a portare in vantaggio i giallorossi, con uno stacco di testa perentorio in area avversaria.

Sessantesimo: azione manovrata della Roma che recapita palla ad Osvaldo al limite. Dribbling sul diretto marcatore e tiro ad incrociare sul secondo palo. Di poco a lato.
Dieci minuti più tardi è Lobont a creare qualche apprensione ai Giallorossi: Jadid calcia molto centralmente dal limite. Il portiere romeno non trattiene, dovendo poi rincorrere il pallone per evitare sia ribattuta in rete da Crespo.

Un solo minuto e Biabiany si mangia un’occasione colossale: dopo aver letteralmente bruciato Heinze sullo scatto entra in area. Dove anziché servire Giovinco – solissimo – sul secondo palo cerca la conclusione personale, calciando una puntina che non trova lo specchio.
Partita che s’infiamma tutt’a un tratto, per quanto sia solo un fuoco di paglia. Un altro paio di minuti ed è Totti a portarsi vicino alla rete. Il bel diagonale da fuori del capitano romanista non inquadra però la porta, con Mirante che si distende quindi inutilmente alla propria destra.

Nei minuti di recupero il Parma proverà un forcing infruttuoso, dovendosi quindi piegare agli avversari.

COMMENTO

Non è una brutta Roma quella che scende in campo stasera al Tardini.

Perché la squadra di Luis Enrique lascia intravvedere sprazzi di gioco. Per quanto i meccanismi sono ancora molto poco oliati.

Di certo va detta con chiarezza una cosa: è giusto dare tempo al tecnico asturiano.

Perché il progetto tattico dell’ex allenatore del Barcellona B è molto ambizioso ed ancor più complicato da compiere. A maggior ragione quando non tutti gli acquisti sembrano essere realmente funzionali al progetto stesso.

In più, e questo è un merito non da poco, Luis Enrique credo possa avere meno remore a far giocare un giovane rispetto a tanti altri tecnici, in particolar modo italiani.

Riprova ne è il fatto che Borini – giocatore che a me piace, ma che certo non è un Fenomeno – sembra godere di stima e considerazione. Quando, altrove, probabilmente non troverebbe mai il campo.

Insomma… bisogna avere un po’ di fiducia ed aspettare questa Roma. Che per diventare una grande squadra dovrà fare ancora davvero tantissima strada. Ma insomma…

Dal canto suo invece il Parma mi delude ancora una volta.

E’ la seconda partita che vedo dei parmensi quest’anno e debbo dire che non mi impressionano per nulla.

Anzi, se lo fanno lo fanno in negativo.

Vedremo dove potranno arrivare.

Una cosa è certa. In questo momento i parmensi sono in zona retrocessione. E certo non per caso.

MVP

Daniele De Rossi disputa una partita di tutto rispetto.
Nelle ultime due stagioni in particolare sembrava aver accusato un po’ una flessione nel rendimento, ma questa sera è un po’ l’uomo ovunque del centrocampo giallorosso.

TABELLINO

Parma vs. Roma 0 – 1
Marcatori: 50′ Osvaldo.

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Catania

Andujar: 5
Poco impegnato, regala il pareggio alla Juventus. L’acqua che rende viscidi campo e palla non l’aiuta, ma su quel tiro di Krasic doveva fare meglio.

Alvarez: 6
Gioca solo mezz’ora e lo fa senza sbavature.
(Dal 29′ Marchese: 5,5
Completa l’opera iniziata dal compagno. Almeno fino all’ingresso di Pepe, che lo mette un po’ in affanno.)

Bellusci: 6,5
Gioca una buona partita brillando della luce che riflette stando vicino a Spolli. E’ comunque spesso troppo irruento. Deve crescere.

Spolli: 7
Migliore in campo. Una vera colonna in fase difensiva. Cancella Matri, si sbatte e lotta su ogni pallone, mettendo in mostra una forza ed una condizione davvero notevoli.

Capuano: 5
Bene nel primo tempo, quando ha solo il fantasma di Krasic da controllare. Poi nella ripresa il serbo lo salta ogni volta che lo punta. E lui, come se non bastasse, regala pure a Vidal un assist per un rigore in movimento che il cileno fallisce clamorosamente.

Delvecchio: 6,5
Se Pirlo non illumina come in altre occasioni è anche merito suo.

Almiron: 6
Giochicchia senza strafare. Se voleva farsi rimpiangere dai tifosi bianconeri immagino non ci sia riuscito.
(Dal 67′ Ledesma: 6
Non si vede tantissimo ma fa il suo.)

Lodi: 6
Talento discreto ma incisività da rivedere. Quantomeno su calcio piazzato dovrebbe rendersi più pericoloso.

Gomez: 7
Un bel furetto quando parte palla al piede. Mette in grave difficoltà Grosso, in special modo.

Catellani: 6,5
Molto in forma, disputa un primo tempo da sette. Nella ripresa cala un po’. Alla fine non ce la fa proprio più.

Bergessio: 6,5
Segna un ottimo goal di rapina.
(Dal 78′ Suazo: s.v.)

Juventus

Buffon: 6,5
Subisce un goal su cui può poco per colpa di una difesa ballerina, poi tira sempre giù la clair con puntualità.

Lichtsteiner: 6
Tanta grinta e tanta corsa.

Barzagli: 5,5
La colpa del goal catanese è anche sua. Oggi meno sicuro che in altre occasioni. Certo che giocare di fianco a questo Chiellini non è facile.

Chiellini: 4
Si fa anticipare alla grande sul suo palo da Bergessio, quando avrebbe semplicemente potuto accorciare un attimo e spazzare il pallone in tribuna, piuttosto. A fine match regala pure a Suazo la palla del possibile 2 a 1, che solo un grande Buffon riesce ad evitare.
Tanti errori e sbavature per un difensore che si è involuto tantissimo negli ultimi tre anni.

Grosso: 4,5
Buco o bella statuina. A seconda della prospettiva da cui lo si guarda. La Juve da quella parte ha davvero un grosso problema… Ziegler non piaceva a Conte, ma forse ora qualche chance l’avrebbe avuta comunque.

Marchisio: 6
Gioca sotto ai suoi standard ma si sbatte comunque tanto, in entrambe le fasi.
(Dall’81’ Quagliarella: s.v.)

Vidal: 5,5
Generoso ma arruffone. Da rivedere.

Pirlo: 5
E’ stato il migliore in campo per tre partite di fila. Oggi tira un po’ il fiato.

Elia: 5,5
Probabilmente tra i migliori del pessimo primo tempo juventino. Ma non può fare un’azione in quarantacinque minuti.
Se non altro, comunque, prova a dare una mano dietro.
(Dal 45′ Pepe: 6,5
Dà tutto in tempo e dimostra una grande condizione. In questo momento, forse, meriterebbe di partire titolare.)

Krasic: 7-
Primo tempo pessimo, ripresa alla grandissima. In cui risulta essere il migliore in campo.
Certo, non può pensare di giocare un tempo solo. Però va premiato, perché oltre a essere il migliore in campo segna pure il goal del pareggio.

Matri: 5
Lasciato troppo solo, non combina nulla.
(Dal 72′ Del Piero: 5,5
Prova a farsi vedere un pochino più del compagno rilevato, ma combina comunque poco.)

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CRONACA

Il match inizia su buoni ritmi con le due squadre che dimostrano da subito di non volersi risparmiare.
Ne esce però una partita piuttosto combattuta su ogni pallone, ma povera di occasioni.

La prima occasione degna di nota arriva quindi solo dopo bene venti minuti di gioco quando Bergessio riceve da Catellani e cerca il tiro a girare da fuori, mettendo però palla a lato.
L’appuntamento col goal è comunque rimandato solo di un minuto: Gomez scende sulla destra e approfitta dello spazio lasciatogli da Grosso per centrare un pallone basso sul primo palo con Bergessio che s’infila anticipando Chiellini e mettendo la zampata dell’1 a 0.

Juve che prova subito a reagire: Marchisio riceve palla e scarica da più di venti metri di distanza, trovando però la pronta risposta di Andujar.
Catania che torna a farsi vedere con Lodi, la cui punizione è però disinnescata da Buffon.

La Juventus vorrebbe ricucire lo strappo creato dal goal di Bergessio, ma è troppo arruffona.
Al trentottesimo finalmente un’azione discreta con Vidal che dà dentro a Matri, anticipato però con la punta del piede dall’ottimo intervento di Spolli.

L’inizio di ripresa è scoppiettante: al quarantanovesimo Krasic, complice una papera di Andujar che si fa beffare da palla e terreno viscidi, trova il pareggio da fuori.
Un minuto più tardi Bergessio s’infila alle spalle di tutti sugli sviluppi di un calcio piazzato per fallire clamorosamente un’occasione facile sotto misura.

Al cinquantatreesimo è invece Vidal a provarci. Il destro ad incrociare dal limite del centrocampista cileno sfila però alla destra di Andujar, spegnendosi sul fondo.
Juve che sembra crescere alla distanza. Tre minuti più tardi Krasic mette in mezzo un pallone che balla un po’ in area per essere poi calciato verso la porta da Marchisio, che trova però la respinta della difesa di casa.

Al sessantaduesimo Marchisio s’infila verso la porta del Catania e dopo aver scambiato bene con Matri calcia alto.
Sul ribaltamento di fronte è invece il Catania a farsi pericoloso, con Buffon che chiude però lo specchio di porta.

Sessantottesimo: Krasic parte in contropiede dalla sua trequarti e vola sulla destra seminando il panico tra le fila catanesi. Arrivato al limite, però, preferirà calciare malamente di sinistro anziché servire l’accorrente Pepe, che avrebbe potuto concludere meglio. Vanificando una bella ripartenza.
Un minuto più tardi grande azione a sinistro dello stesso Pepe che pennella un gran cross in mezzo su cui il primo a piombare è però Capuano, che ha poi fortuna nel rimpallo. Colpita la palla di testa, infatti, la stessa finirà per carambolare contro Matri per scorrere poi sul fondo.

Altri quattro minuti e Ledesma arriverà a calciare centralmente dal limite, non riuscendo però a piazzare il pallone all’angolino.
A dieci dal termine altra bella galoppata di Krasic che salta due avversari e mette in mezzo un pallone che Del Piero impatta però male con la testa, mettendo a lato.

Cinque più tardi Chiellini perde una palla clamorosa nella propria area con Suazo che ci si avventa subito ma viene chiuso bene dall’immediata uscita di Buffon.
All’ottantottesimo giusto Pepe scende a sinistra e mette in mezzo un pallone che Capuano respinge cortissimo. Sulla sfera ci si avventa Vidal e calcia alle stelle una sorta di rigore in movimento, mangiandosi una clamorosa occasione per portare la sua squadra in vantaggio.

Nel primo dei minuti di recupero Gomez vola in contropiede a sinistra per poi portarsi in area saltando Lichtsteiner e concludendo di destro, non trovando però lo specchio di porta.

COMMENTO

E’ una partita sotto un certo punto di vista gradevole quella che va in scena a Catania. Dove le due squadre giocano su ritmi abbastanza elevati, almeno in rapporto a ciò che siamo abituati a vedere in Serie A.

Ritmi elevati ma spettacolo non proprio esaltante. Del resto la forte pioggia che cade ai piedi dell’Etna non aiuta certo le due squadre a dare il meglio da un punto di vista tecnico.

Il pareggio che ne esce è comunque tutto sommato il risultato più giusto. Perché nel primo tempo è il Catania a fare meglio, nella ripresa la Juve. Che forse ai punti potrebbe spuntarla, ma proprio di poco.

Ed è una Juve che, quindi, cresce ancora una volta nella ripresa.

Tanti comunque i problemi evidenziati dalla squadra di Antonio Conte, che dovrà correre al più presto ai ripari.

Innanzitutto la difesa: Chiellini è solo il lontano parente del centrale che apprezzammo tre stagioni fa. Grosso troppo statico per essere vero. Così, ovviamente, si balla là dietro.

A centrocampo poi oggi le cose non girano. Pirlo non è particolarmente ispirato e la squadra ne risente molto. Vidal piuttosto arruffone e sciupone, deve alzare di molto il proprio rendimento.

In avanti, infine, Matri è lasciato troppo solo. In particolar modo in un primo tempo in cui né Elia (deludente il suo esordio, ma va aspettato) e Krasic praticamente non scendono nemmeno in campo.

Le indicazioni migliori in generale arrivano quindi dal Catania, che dimostra potenzialità discrete per lottare e infastidire ogni avversario.

MVP

E proprio del Catania sono i due man of the match.

Spolli e Gomez giocano infatti un match ad altissima intensità, dando veramente tutto e dimostrandosi clienti scomodi per una Juve che dopo l’esordio di Parma non è ancora riuscita ad ingranare.

TABELLINO

Catania vs. Juventus 1 – 1
Marcatori: 21′ Bergessio, 49′ Krasic.

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Napoli

De Sanctis: 7
Insuperabile.
Maiuscolo sul colpo di testa di Natali.

Campagnaro: 6,5
Nessuna sbavatura di livello, gioca una buona partita.

Cannavaro: 6
Guida discretamente un pacchetto arretrato che non soffre tantissimo, se non sulle sfuriate di Cerci.

Fideleff: 6
Buona partita, dimostra potenzialità interessanti. Solo un paio di mezzi black-out, da tenere d’occhio per il futuro.
(Dal 54′ Aronica: 6
Fa il suo compitino facendosi vedere un paio di volte davanti. Se avesse un piede solo discreto…)

Zuniga: 7
Migliore dei suoi per distacco, disputa una partita di grande livello da vero e proprio trenino su quella fascia.

Inler: 6
Forse un minimo più in affanno fisico del solito, fa comunque la sua partita ordinata.

Gargano: 6,5
Motorino instancabile di centrocampo, sopperisce alla vena non proprio positivissima del compagno di reparto.

Dossena: 5
Soffre tantissimo Cerci.
Ma è più che capibile.
(Dal 67′ Pandev: 5,5
Non convince. Nemmeno oggi.)

Hamsik: 5,5
Serata di scarsa vena. Ma capita anche ai migliori.

Lavezzi: 6+
Quando ha palla lui si sussulta sempre, sulla poltrona. Non è però in forma smagliante, e si vede.

Cavani: 7-
Al sette pieno manca solo il goal. Per il resto gioca praticamente in ogni singola zolla del campo. Monumentale.

Fiorentina

Boruc: 6
Subisce pochi tiri nello specchio. Perché anche quando il Napoli accelera non trova lo specchio con continuità.

Cassani: 6
Qualche spunto interessante, ma dovrebbe sfruttare di più la buona vena di Cerci.

Gamberini: 5,5
Soffre Cavani.

Natali: 6,5
Sicuramente meglio del compagno di reparto. Ma che paura su quel colpo di tacco che si trasforma in assist per l’avversario!
Certo meriterebbe il goal quando va su di testa nell’area di casa. Se solo non ci fosse stato De Sanctis…

Pasqual: 5
Soffre parecchio Zuniga ed a tratti anche Lavezzi. Come se non bastasse rischia fortemente pure un rigore. Insomma, serata da dimenticare.

Behrami: 6
Da diga davanti alla difesa funziona a sprazzi. Sicuramente da rivedere.

Munari: 6
Fa il suo match. Corre tanto e cerca di dare una mano in entrambe le fasi di gioco.
(Dal 78′ Kharja: s.v.)

Montolivo: 5,5
Forse non ha più stimoli. Di sicuro in nazionale, nelle ultime partite, si è visto un altro Riccardo Montolivo.
(Dall’85’ Lazzari: s.v.)

Cerci: 7
Quando parte in velocità palla al piede è praticamente inarrestabile. Chiedere a Dossena ulteriori info.
Se continuasse così sarebbe giusto aprirgli le porte della Nazionale…

Vargas: 5
E’ tra i giocatori più importanti di questa Fiorentina ma oggi manca all’appello. Fa il suo in fase di non possesso, certo, ma serve il suo apporto anche davanti.
(Dal 68′ Romulo: 5,5
Un po’ troppo irruento a tratti, dà comunque idea di essere molto generoso. Corre tanto, alle volte un po’ a vuoto. Da rivedere.)

Jovetic: 6
Alcuni colpi di classe assoluta ma come detto in sede di commento da prima punta atipica è un po’ più fuori dal gioco di quanto non lo sarebbe giocando venti metri più indietro.

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CRONACA

La prima azione degna di nota arriva dopo sei minuti di gioco quando Zuniga salta bene a centrocampo un avversario e dà modo al Napoli di distendersi con il pallone che finisce per essere dato dentro in direzione di Cavani, che però non lo intercetta.
Altri sei minuti e Lavezzi crea il panico nell’area viola incuneandosi bene in area, con la difesa ospite che riesce però in qualche modo a salvarsi.

Dieci minuti più tardi bell’azione del tandem Cerci-Cassani che sfruttano un buco di Fideleff per portarsi in area. Il cross dell’ex terzino palermitano è però liberato dalla difesa napoletana.
Cerci che si accende e al ventiquattresimo vola sulla destra, bruciando Dossena. Il suo cross è però ancora una volta preda della difesa avversaria.

Alla mezz’ora Hamsik riceve al limite e dà dentro a Cavani, che è però anticipato da Natali. L’intervento del centrale viola lascia in realtà molto a desiderare ed è una sbucciata che per poco non causa un autogoal.
Sul ribaltamento di fronte Cerci dimostra ancora una volta tutta la sua esplosività saltando tre uomini in velocità per portarsi in area dalla destra, centrando un pallone che risulta però corto da Jovetic. Il montenegrino lotta comunque come un leone e costringe Fideleff ad un rinvio corto su cui piomba Montolivo, il cui destro è comunque respinto da De Sanctis.

Al trentottesimo Cerci libera Cassani con un bel colpo di tacco, mandando fuori giri Dossena, con il terzino destro azzurro che cede a Jovetic per buttarsi dentro sul passaggio di ritorno. Fideleff è però molto attento e chiude, impedendo all’ex Palermo di raggiungere il pallone.
Due minuti ed è il Napoli a portarsi vicino al goal, con Cavani che taglia in area per calciare in diagonale sul secondo palo, senza però trovare lo specchio.

Partita che si accende negli ultimi dieci minuti del primo tempo: al quarantaduesimo Natali riceve palla in area da calcio da fermo e svetta sopra a tutti, girando in porta un pallone che sembra destinato alla rete ma che viene respinto dal riflesso miracoloso di De Sanctis, che poi chiude anche sulla ribattuta di Cerci.
Un minuto più tardi è invece Vargas da fuori a ricevere una respinta corta calciando potente in direzione della porta avversaria, senza però trovare lo specchio.

In apertura di ripresa Cerci sfonda e serve Munari che crossa bene in mezzo, dove Jovetic è però anticipato da Campagnaro al momento di incornare.
Sul fronte opposto è invece Lavezzi a scendere centralmente mettendo in affanno la difesa avversaria. Il tiro del Pocho è però rimpallato e finisce sul fondo. Ultimo tocco suo, rimessa per il portiere.

La Fiorentina sfiora la rete con Montolivo quando, al cinquantanovesimo, Jovetic effettua un assist al buio per il centrocampista azzurro che calcia bene, riuscendo però solo a sfiorare il palo alla sinistra di De Sanctis.
Napoli che comunque non rinuncia a giocare. Un minuto dopo l’occasione di Montolivo è Inler a calciare da fuori. Tiro non irresistibile ma rimbalzo beffardo che mette in difficoltà Boruc, bravo comunque a salvarsi in angolo.

Un altro minuto e il Napoli richiede a gran voce un rigore che non viene assegnato: Zuniga fugge a destra e crossa bene, Pasqual chiude con un braccio. Occasione dubbia. Il tocco è netto. La dinamica della corsa porta comunque Pasqual ad avere il braccio in quella situazione. I dubbi restano.
Napoli che prende fiducia e dopo nemmeno sessanta secondi libera Aronica al tiro. Il difensore cresciuto nella Juventus dimostra comunque di non essere un goleador e spara alto.

La partita si infiamma con il Napoli che cresce, sospinto dal caldissimo pubblico del San Paolo. Così al sessantacinquesimo Zuniga scende a destra e mette in mezzo un pallone basso in direzione di Cavani, che è però chiuso giusto nel momento in cui va ad impattare col pallone.
Fiorentina che ci mette del suo, nel subire. Così al sessantasettesimo un pallone piuttosto innocuo messo dentro da calcio piazzato viene trasformato da Natali, che prova a liberare l’area con un colpo di tacco molto approssimativo, in un assist per l’accorrente Aronica, che però non riesce, per la seconda volta nel giro di cinque minuti.

Al settantunesimo Zuniga scende a destra e salta alla grande Behrami con uno splendido numero di tacco, per poi mettere in mezzo un pallone d’esterno destro che è però allontanato da un giocatore viola che rientrava giusto in quel momento.
Nell’ultimo quarto d’ora tira un po’ i remi in barca anche il Napoli, ed il match scorre senza ulteriori grandi sussulti.

COMMENTO

E’ una Fiorentina staticissima quella che scende in campo stasera al San Paolo di Napoli.
Sprovvista di una prima punta di ruolo, la squadra allenata da Sinisa Mihajlovic parte molle e un po’ svogliata.

Alla lunga però cresce, anche spronata dalle frustate di un Cerci capace di accelerazioni devastanti. Così che ne esce un match discreto.

Il tutto almeno sino all’ora di gioco, quando i Viola sembrano accusare un po’ la stanchezza e il Napoli sale in cattedra mettendo in campo un quarto d’ora di intensità assoluta con cui fanno vacillare la resistenza avversaria, senza però riuscire ad avere la meglio.

Fiorentina senza punta di ruolo, dicevo. Perché il tecnico Viola decide, anche intelligentemente, di non sostituire Gilardino con Santiago Silva, bensì di schierare un centrocampo folto con Munari-Montolivo-Behrami a creare densità in mezzo al campo e la coppia Vargas-Cerci ad agire sull’esterno, in appoggio all’unica punta (atipica) Jovetic.

Una soluzione molto interessante che potrebbe essere riproposta ancora, almeno contro squadre di alto retaggio.

Del resto tenere in panca uno tra Cerci (in forma strepitosa), Vargas e lo stesso fantasista montenegrino sarebbe – oggi – un sacrilegio. Nel contempo però quando in situazioni come quella di stasera hai bisogno di occupare bene il campo ecco che una trequarti a tre giocatori potrebbe diventare eccessiva.

Detto-fatto: niente punte di ruolo e via con quei tre. Con un’unica piccola pecca: in quella posizione Jovetic tocca meno palloni di quelli che toccherebbe giocando quindici-venti metri indietro. E questo è sicuramente un peccato.

Napoli che invece gioca a fasi alterne e nel complesso meriterebbe forse qualcosina di più, anche se nel complesso il pareggio ci sta assolutamente.

Male, rispetto a come siamo abituati a vederlo, Hamsik, che non ho visto particolarmente brillante o coinvolto nel gioco della sua squadra.

MVP

Benissimo, invece, Zuniga, migliore in campo assieme a Cerci. Sono loro due, che giocano uno all’opposto dell’altro, i giocatori a costruire di più, rendendosi pericolosi con le loro sgroppate sull’out destro dei due fronti offensivi.

Menzione d’onore, poi, per Cavani, che riesce di tanto in tanto a rendersi pericoloso là davanti nonostante compia un lavoro monumentale in fase di non possesso.

TABELLINO

Napoli vs. Fiorentina 0 – 0
Marcatori:
Napoli (3-4-2-1): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Fideleff (9′ st Aronica); Zuniga, Inler, Gargano, Dossena (27′ st Pandev); Hamsik, Lavezzi (37′ st Santana); Cavani. A disp.: Rosati, Fernandez, Chavez, Mascara. All.: Mazzarri
Fiorentina (4-3-3): Boruc; Cassani, Gamberini, Natali, Pasqual; Munari (34′ st Kharja), Behrami, Montolivo (41′ st Lazzari); Cerci, Jovetic, Vargas (23′ st Romulo). A disp.: Neto, De Silvestri, Nastasic, Silva. All.: Mihajlovic
Arbitro: Valeri
Ammoniti:
Inler, Hamsik (N); Vargas, Behrami, Montolivo (F)

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