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La Juventus vince anche contro l’Inter e legittima la propria prima posizione in un campionato comunque molto livellato verso il basso.
Prima di dire due parole sulla partita, comunque, mi permetto una piccola riflessione sulle possibilità di Scudetto di questa squadra.
Perché a fine partita ho visto l’intervistatore di Sky parlare proprio di questo con Antonio Conte. E sinceramente mi è sembrato un tantino fuoriluogo.
Il fatto è semplice: la Juventus è una squadra nuova. Allenatore nuovo, diversi giocatori inseriti in estate, meccanismi lungi dall’essere consolidati (cosa che invece si potrebbe dire per il Milan o il Napoli, ad esempio).
In più il Milan è a due soli punti.
Prima di parlare di Scudetto ci andrei realmente con i piedi di piombo.
Ha avuto ragionissima, in questo senso, Conte in settimana, quando ha detto che prima di sbilanciarsi sulle possibilità di questa squadra vuole aspettare la fine del girone d’andata.
Ecco, questo ha un senso.
Perché?
Perché alle vittorie convincenti con Milan ed Inter fanno da contraltare i pareggi di Chievo e di Catania, oltre a quello col Bologna.
Risultati assolutamente al di sotto di quanto dovrebbe far registrare una serie candidata allo Scudetto.
Ma in un campionato livellato verso il basso, come si diceva, ecco che pure quei pareggi non tagliano affatto fuori la squadra dalla corsa Scudetto.
Mica per nulla la vetta è ancora lì, posseduta in solitaria.
Venendo alla partita mi permetto un altro paio di riflessioni.
Partendo proprio dalla Juve di cui ho parlato sinora.
La fame c’è e si fa sentire. E spinge i giocatori a dare tutto.
Questo, però, solo nei big match.
Un limite notevole per questa squadra, che se riuscisse a fare lo step di partire motivata anche contro avversari più abbordabili sarebbe davvero una seria pretendente alla vittoria finale.
La cosa bella di questa squadra nelle partite con le big, comunque, è proprio vedere quella fame e quel carattere che Conte è stato capace di far emergere nei suoi giocatori tradursi in una grande aggressività ed una grande voglia in campo.
E’ questo che fa la differenza.
Perché la cosa oltre a permettere di arrivare spesso prima sul pallone permette anche costruire azioni ben orchestrate. Di provare insomma a mettere in campo un gioco interessante.
Che è poi l’esatto contrario di quanto non accada all’Inter.
Che soprattutto in un certo momento della prima frazione, in realtà, sembra potrebbe prendere il sopravvento. Ma è solo un fuoco di paglia, e nel complesso la vittoria bianconera non può che dirsi assolutamente meritata.
Venendo alla riflessione più ampia, comunque, c’è da dire una cosa: il ciclo Inter è realmente chiuso.
Già l’anno scorso se ne avevano avute ampie avvisaglie. Oggi possiamo dire che il tutto si è affermato più vero che mai.
Questa squadra ha davvero mille problemi e non è nemmeno più lontana parente di quella che solo un anno e mezzo fa alzava al cielo una Champions League tanto a lungo agoniata.
E’ quindi necessario che in via Durini si decidano ad attuare una rifondazione assolutamente non più rimandabile.
Del resto l’età media è altina e, soprattutto, le capacità atletiche di diversi giocatori sembrano oggi assolutamente essersi ridotte rispetto al passato. E se ti fai correre in testa è ben difficile tu possa vincere.
L’impoverimento, insomma, si vede sotto un po’ tutti gli aspetti: tecnico (basterebbe solo citare la partenza di Eto’o in questo senso), tattico (la squadra non è assolutamente più compatta come un tempo), psicologico (non ho mai stimato il modo in cui Mourinho gestiva l’aspetto comunicativo del suo lavoro, perlomeno al di fuori dello spogliatoio… perché al di dentro doveva essere un ottimo condottiero) ed atletico (come detto questa squadra corre poco e male).
Moratti e il suo entourage devono intervenire al più presto: un’Inter competetiva è assolutamente necessaria per provare a far risalire il movimento calcistico italiano in ambito europeo.