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Archive for 16 settembre 2010

Tutti i diritti riservati all’autore. Nel caso si effettuino citazioni o si riporti il pezzo altrove si è pregati di riportare anche il link all’articolo originale.
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CRONACA

E’ una Juve con poche idee quella che scente in campo per opporsi ai polacchi del Lech Poznan che di contro, nella loro pochezza, provano con più convinzione a fare girare il pallone.

Per provare ad impensierire Kotorowski, quindi, i Bianconeri provano subito ad affidarsi ai calci piazzati. All’ottavo minuto Del Piero ci prova dalla sinistra del fronte offensivo juventino, andando a battere una punizione che risulta però troppo centrale e viene facilmente allontanata di pugno dal portiere avversario, che spazza l’area di rigore senza affanno.
Al decimo, quindi, è lo stesso Capitano a battere un ennesimo calcio piazzato, questa volta sul fronte opposto. Il cross che ne esce, sul secondo palo, è pericoloso, con Iaquinta che non riesce però ad approfittare dell’approssimazione di Arboleda, che riesce in qualche modo a mettere in angolo.

Al dodicesimo è Alex stesso che ci prova: cross di De Ceglie deviato da un avversario e che giunge proprio sul destro di Del Piero che da posizione sfavorevole gira il pallone verso la porta avversaria, trovando la pronta respinta del portiere.
Dall’angolo che ne segue i polacchi partono velocissimi in contropiede: Kikut fugge sulla destra, converge in area e viene steso da Felipe Melo. L’arbitro non ha dubbi, rigore ed ammonizione.
Sul dischetto si presenta Rudnevs, che spiazza facilmente Manninger per l’1 a 0 polacco.

La reazione Bianconera non è veemente come ci si aspetterebbe, il tutto nonostante la pochezza degli avversari.
Pochezza, soprattutto nel reparto arretrato, che si palesa al ventiduesimo quando Lanzafame verticalizza il gioco con un lancio da centrocampo a mettere in movimento uno Iaquinta piuttosto pasticcione che riesce però in qualche modo, proprio perché marcato all’acqua di rose, a portarsi in area per scaricare un mancino parato senza troppi problemi da Kotorowski.

Come se non bastasse, quindi, alla mezz’ora il Lech raddoppia: al termine di un batti e ribatti frutto di una difesa ferma che non riesce a liberare il pallone, infatti, Rudnevs riesce a firmare la propria doppietta personale, che ammutolisce l’Olimpico.

Quattro minuti dopo la seconda rete polacca la Juventus costruisce una palla goal, ma non la sa sfruttare: Iaquinta riceve palla in area e la scarica a Lanzafame, il cui tiro è però rimpallato da un difensore. Tornata sul pallone, quindi, l’ala ex Parma si porta in area per centrare un passaggio in direzione dello stesso Iaquinta, che non riesce però a controllare adeguatamente né a girare in porta da direzione favorevole.

Appagato dal due a zero, quindi, il Lech inizierà a vivacchiare provando a contenere le sporadiche avanzate Bianconere.

A riaprire la partita, giusto in chiusura di tempo, sarà quindi la pochezza difensiva di cui parlavo in precedenza: pallone scodellato in area da una punizione di Del Piero, Arboleda bucherà clamorosamente l’intervento di testa mettendo in difficoltà Kotorowski che, a sua volta, pasticcerà l’intervento sulla palla che finirà quindi col gravitare in mezzo all’area di rigore e sarà raccoltà e infilata in rete di testa da Chiellini, che firmerà il goal della speranza.

Ad inizio ripresa la Juventus pare subito scendere in campo con un altro piglio, pronta a provare a cambiare ritmo al match. Bastano quattro minuti, quindi, e il pareggio si concretizza: a firmarlo è, ancora una volta, Chiellini, che sigilla, sugli sviluppi di un angolo, la sua doppietta personale. Ancora una volta, però, da sottolineare la pochezza della fase difensiva polacca, con il portiere che esce a farfalle bucando malamente il pallone e ASD che lo lascia passare, facendolo terminare proprio sul mancino rapace del difensore Azzurro.

Una manciata di minuti più tardi la traballante difesa polacca rischia ancora una volta di combinare un patatrac: Krasic fugge veloce a destra e centra un pallone basso che andrebbe allontanato con decisione. Solo che Arboleda liscia il pallone, che sbattendogli sulla gamba d’appoggio invece di finire in tribuna resta in gravitazione all’interno dell’area piccola. Dove, però, non c’è nessun giocatore Bianconero, così che Djurdjevic lo può allontanare con efficacia.

Al sessantesimo Iaquinta riceve al limite ed effettua una sponda per Felipe Melo che potrebbe infilarsi tra le maglie della difesa avversaria ma finisce con l’allungarsi troppo la palla, favorendo l’intervento della difesa polacca.
L’azione seguente è invece Krasic ad impossessarsi del pallone dal limite e dopo aver saltato Arboleda con il classico palla da una parte e uomo dall’altra si porta sul fondo, effettuando un tiro cross che è però chiuso in angolo da Kotorowski.

Per accendere la luce, quindi, non poteva che esserci bisogno di Classe purissima.
A pensarci è ovviamente Alessandro Del Piero, che pur ormai alle soglie della pensione dimostra come i piedi non si perdano mai: da più di trenta metri, infatti, scocca un sinistro che va a bucare imparabilmente Kotorowski, che si sognerà quella parabola per molto, molto tempo.

Subito dopo il 3 a 2, quindi, ci starebbe anche un rigore per i Bianconeri: Krasic appoggerà palla in area a Iaquinta che userà il corpo per difenderne il possesso, venendo atterrato. L’arbitro, piuttosto vicino al luogo dell’impatto, lascerà correre. Ingenerando in me, e non solo, non pochi dubbi sull’accaduto.

A quel punto la partita andrà un po’ spegnendosi. Il Lech non troverà più la forza, soprattutto psicologica, di tornare in partita. La Juventus, dal canto suo, continuerà a vivacchiare, cercando il possesso e provando, di tanto in tanto, a portarsi in avanti, ma senza l’incisività necessaria a poter trovare la rete.

Ad infiammare ancora il match ci pensa quindi il solito Del Piero che ad un minuto dal termine riceverà palla sul vertice sinistro dell’area di rigore per saltare un paio d’avversari in un fazzoletto di terra e andare a calciare, di punta, verso la porta polacca, trovando però la risposta sicura di Kotorowski, che chiuderà bene lo specchio di porta bloccando il pallone.
A tempo già ampiamente scaduto, quindi, sarà Motta, sempre valido in fase offensiva, a provarci. Ancora una volta, però, trovando la pronta opposizione del portiere polacco.

Ed sono proprio le parate di Kotorowski a far da preludio al pareggio: è ancora una volta Rudnevs a firmare il goal, andando a convergere da destra per esplodere poi un mancino potente e preciso che andrà a bucare Manninger, impotente nell’occasione che chiude il match.

COMMENTO

Quando regali un intero tempo agli avversari non puoi pretendere né recriminare nulla alla sorte. Per quanto certo, un po’ di sfortuna, oltre ad una pochezza che qualche anno fa non era d’uopo in Bianconero, c’è stata.

Primo tempo assolutamente regalato al Lech, dicevo. Che, ringraziando caramente, si porta in fretta sul 2 a 0, pensando anche di aver chiuso la partita.

Match che è però riaperto in chiusura di frazione da Chiellini, lesto a sfruttare uno dei diversi black out concessi dalla difesa ospite.

Perché poi una delle più importanti chiavi di lettura di questo incontro è proprio tutto qui: se regali un tempo agli avversari, come dicevamo, poi è difficile poter tornare in partita. E quest’oggi la Juve ce l’ha fatta non tanto per bravura sua quanto più per la pochezza degli avversari.

Portiere, difesa e fase difensiva a tratti ai limiti dell’imbarazzo come quelle del Lech, però, sono cosa rara da trovare su di un campo di calcio, quando si gioca a certi livelli. Di certo cose del genere è davvero difficile vederle in Serie A, dove anche la peggiore delle squadre ha un’organizzazione tattica degna di questo nome, così come non è facile trovarla in Europa, quantomeno da un certo punto in poi delle varie competizioni continentali.

La Juventus, quindi, al di là di come è andata questa partita non può che darsi una regolata. E’ infatti assolutamente necessario scendere da subito in campo con la testa in partita per poter non dover giocare continuamente ad inseguire gli avversari che se ben preparati difficilmente ti faranno tornare in partita.

Peccato, comunque, anche perché l’Italia ha grande bisogno che le proprie compagini macinino vittorie in Europa per poter crescere nel ranking Uefa, posto che il quarto posto Champions è sempre più a rischio.

Risultati come questo (o come la contemporanea sconfitta del Palermo a Praga) non fanno che peggiorare la situazione del calcio italiano nel suo complesso.

MVP

Non può che essere il lettone Artjoms Rudnevs il man of the match di questa partita. La sua tripletta, infatti, prima spinge all’inferno i giocatori juventini, poi permette al Lech di riagguantare un pareggio ormai insperato.

Giocatore molto interessante questo 22enne ex Zalaegerszegi TE che ha sfruttato al meglio la visibilità offerta da un match di Europa League contro una nobile del calcio continentale per mettere in mostra le proprie qualità.

TABELLINO

Juventus vs. Lech Poznan 3 – 3
Marcatori: 13′, 30′, 92′ Rudnevs (L) 46′ pt, 5′ st Chiellini (J), 23′ st Del Piero (J)
Juventus (4-4-2): Manninger; Grygera, Legrottaglie, Chiellini, De Ceglie (45′ pt Motta); Lanzafame (9′ st Pepe),  Sissoko, Melo, Krasic; Iaquinta (33′ st Marchisio), Del Piero. A disposizione: Storari, Bonucci, Rinaudo, Giannetti. All.: Del Neri
Lech Poznan (4-2-3-1): Kotorowski; Wojtkowiak, Djurdjevic, Arboleda, Henriquez; Krivets, Injac; Kikut (35′ st Wilt), Stilic (35′ stTshibamba), Peszko (28′ st Wichniarek); Rudnevs. A disposizione: Bieszczad, Gancarczyk, Drygas, Bosacki. All.: Zielinski
Arbitro: Bezbodorov
Ammoniti: Melo (J), Sissoko (J), Arboleda (L), Peszko (L), Krivets (L), Wichniarek (L)

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Nome: Juan Miguel Jiménez López
Data di nascita: 20 maggio 1993
Luogo di nascita: Coin (Spagna)
Nazionalità: spagnola
Altezza: 169 cm
Peso: 63 kg
Ruolo: punta
Club: Malaga
Scadenza contratto: 30 giugno 2015
Valutazione: 10.000.000 € (clausola rescissoria)

CARRIERA

Nato il 20 maggio di diciassette anni fa a Coin, cittadina andalusa della provincia di Malaga, Juan Miguel Jiménez López, meglio conosciuto come Juanmi Jiménez, è una delle nuove stelle del calcio iberico.

Ma prima di arrivare al clou, ciò che gli ha permesso di lanciare il proprio nome su tutte le prime pagine dei giornali, ripercorriamo la sua pur brevissima carriera.

Cresciuto nelle giovanili del Malaga, club in cui milita tutt’ora, Juanmi ha da subito impressionato tanto i dirigenti andalusi quanto i tecnici federali, che lo hanno da tempo incluso nelle convocazioni delle rappresentative giovanili nazionali under 16 prima ed under 17 poi.

Il suo precocissimo talento gli ha quindi permesso di infrangere qualche record. Come quello relativamente al più giovane debuttante nella storia della sua società: debutto assoluto tra i pro che arrivò quando lui era solo sedicenne (era infatti il 13 gennaio 2010) in una partita di Copa del Rey disputata contro il Getafe dove, per altro, realizzò anche una rete, divenendo quindi il più giovane goleador nella storia della società.

Juanmi però non voleva lasciare un segno solo nella storia dei Boquerones, quanto più della Liga tutta.

Ed ecco spiegata la doppietta realizzata nel corso dello scorso week-end nel match disputato contro il Real Saragozza. Una doppietta che ha marchiato a fuoco il suo nome nella storia del calcio spagnolo: è lui, infatti, il più giovane ragazzo capace di realizzare un doblete in un match ufficiale della Liga.

E se il presente ed il futuro prossimo sono legati a doppio filo con la sua attuale società, che l’ha recentemente blindato con un contratto in scadenza tra quasi cinque anni, va comunque detto che presto Malaga potrebbe essere solo un ricordo. Dopo la doppietta che l’ha reso famoso ed immortale, infatti, è subito piombato su di lui il Real Madrid, che pare sia intenzionato ad imbastire una trattativa ufficiale per assicurarsene i servigi.

Juanmi finirà presto alla corte di Mourinho, quindi?

Facile, anche se la Casa Blanca dovrà affrettarsi a chiudere la trattativa: il ragazzo pare abbia infatti attratto l’interesse anche di altre big europee, come il Barcellona. Che presto possa scatenarsi un’asta relativa al suo acquisto?

CARATTERISTICHE

Carattere da vendere, questo è indubbio. Perché se in mezz’ora realizzi due reti, pur contro una difesa allegrotta ma pur sempre di una squadra appartenente ad uno dei campionati più importanti d’Europa, significa che hai attributi in quantità spropositate rispetto ai tuoi coetanei, quando la tua carta d’identità indica che hai solo diciassette anni.

E col carattere, si sa, si può anche sopperire a certe mancanze o, comunque, rendere anche oltre le proprie possibilità. Chiedere a Gattuso per ulteriori delucidazioni in merito.

Juanmi comunque, intendiamoci, non ha solo una forza caratteriale fuori dal comune ma anche caratteristiche tecniche che lo rendono giocatore molto interessante. Del resto così non fosse non sarebbe da tempo nel giro delle nazionali giovanili, non avrebbe esordito così presto in prima squadra e non sarebbe seguito da Real e Barça su tutte.

A spiccare, nell’osservarlo in campo, è il suo fiuto. Intendiamoci, Inzaghi resta un mostro in questo senso ma anche Juanmi, a maggior ragione posta la giovanissima età, dimostra di sapersi muovere, di sentire il goal e, grazie a ciò, sapersi far trovare sempre al posto giusto nel momento giusto.

Del resto analizzando i suoi tre soli goal ufficiali tra i professionisti scopriamo come siano tutti accomunabili in questo senso.

Partiamo quindi da quello che lo ha reso il più giovane marcatore nella storia dei Boquerones: lancio in area per un compagno che dopo aver addomesticato con grande eleganza il pallone prova a bucare il portiere avversario, che riesce però a respingerlo. Dove? Proprio là dove sta giungendo, a rimorchio, Juanmi. Che, guarda caso, si trova al posto giusto nel momento giusto, e appoggia comodamente in rete il tap-in che iscrive il suo nome nel libro della storia della società che l’ha cresciuto.

Ma non solo. Anche nel guardare le due reti realizzate contro il Saragozza appare subito chiaro come questo ragazzo sia già molto smaliziato.

Per quanto concerne la prima rete il Malaga parte in contropiede sulla sinistra e lui segue l’azione da destra, andando quindi ad infilarsi in area alle spalle di tutti i difensori per poi appoggiare comodamente sul secondo palo di piatto una volta ricevuto il pallone, bucando il portiere.
Il secondo goal arriva invece grazie alla sua capacità di seguire l’azione e posizionarsi al meglio per poter rendere quanto più facile possibile l’appoggio al compagno: con Owusu-Abeyie che si invola in fascia e converge in area da destra, infatti, Juanmi temporeggia per capire la reazione del portiere e la disposizione della difesa, andando quindi a chiudere sul primo palo dove riceverà e girerà in porta il pallone del quattro a zero, firmando la sua storica doppietta.

Giocare con questa malizia a diciassette anni non è da tutti.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE

In Spagna lo paragonano già a Raul, altro giocatore che si impose subito giovanissimo all’attenzione del grande pubblico, dimostrando fin da inizio carriera di avere una buona confidenza con il goal.

Questi paragoni, però, come sapete non mi piacciono molto. Juanmi è Juanmi, ed ha caratteristiche uniche.

Dire dove possa arrivare è ovviamente sempre difficile, ma se verrà lasciato libero di crescere al meglio e di sviluppare ulteriormente malizia e fiuto del goal ecco che potrà sicuramente diventare una piacevole certezza, e non più sorpresa, all’interno del mondo calcistico spagnolo.

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