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La Louvière è un posto speciale per il calcio belga.
E’ proprio in questa cittadina vallone della provincia di Hainaut, infatti, che è nato il più grande giocatore della storia del calcio belga: Vincenzo Scifo.
Venticinque anni dopo è sempre La Louvière a vedere la nascita di quello che potrebbe soppiantare l’ex Inter e Torino in quella speciale graduatoria: è qui, infatti, che il 7 gennaio 1991 ha visto la luce Eden Hazard, giovane crack belga formatosi tra AFC Turbize e Lille, squadra nella quale milita tutt’ora; ritenuto uno dei maggiori talenti al mondo nati in quell’anno, Eden è considerato un giocatore dal potenziale enorme, tanto da venire accostato a talenti come Krkic e Kroos: futuri campioni secondo gli addetti ai lavori, ragazzi molto più sponsorizzati del belga, che oggi è già però sicuramente – almeno – al loro livello.
La precocità del suo talento è confermata dal fatto che esordisce in prima squadra a soli 16 anni: era il 24 novembre del 2007 ed il suo Lille giocava un match valevole per la Ligue 1, il massimo campionato francese, contro il Nancy; 12 soli minuti di gioco, tanto per assaporare l’emozione di poter giocare “tra i grandi”, prima di dividersi tra la prima squadra e la formazione riserve.
il 20 settembre 2008, poi, la prima rete ufficiale contro l’Auxerre ed il suo definitivo incoramento: se in Italia non è conosciuto quanto Bojan e Toni, infatti, in Francia e nel suo nativo Belgio Eden è già considerato una star, un giocatore su cui puntare ad occhi chiusi. Tanto che il 19 novembre scorso è arrivato anche l’esordio in nazionale maggiore contro il Lussemburgo (quando subentrò al 67′ minuto a Wesley Sonck), il tutto dopo essere stato la stella indiscussa della formazione under 17, formazione che trascinò alle semifinali dell’Europeo di categoria (dove il Belgio, padrone di casa, venne battuto solo ai rigori dalla Spagna) ed al successivo mondiale, guadagnato proprio grazie alle splendide perfomance nella rassegna continentale.
Il riconoscimento come miglior giovane del campionato, quindi, è la semplice conseguenza del suo talento. E se si pensa che questo trofeo è stato vinto nel passato da giocatori come Zidane, Pires, Henry (il suo idolo calcistico), Trezeguet, Evra, Ribery, Nasri e Ben Arfa ecco che l’interesse e l’hype mediatico attorno al suo nome non possono che aumentare.
I paragoni si sprecano e tanto il Lille quanto la Federazione Belga si sfregano le mani: i primi sanno di avere in lui una miniera d’oro, i secondi sperano di aver trovato un giocatore che, unito ad altri buoni elementi (come Kompany e Vanden Borre, per citarne due), possa riportare il Belgio ai mondiali, competizione cui manca dal 1998, magari andando ad eguagliare, se non migliorare, il miglior risultato della loro storia: un quarto posto ottenuto ai mondiali del 1986, quando a guidare i Diavoli Rossi era proprio un giovanissimo Vincenzo Scifo (per la serie corsi e ricorsi storici), che tra l’altro segnò due reti in quella competizione, mettendosi in mostra agli occhi del mondo pallonaro (una contro l’Iraq ed una agli ottavi contro l’URSS in un memorabile 4 a 3).
Ma in tutto questo, che tipo di giocatore è Eden Hazard?
Fisico minuto (170 centimetri per 66 chili, cosa che gli è valsa il paragone con un altro peso mosca del calcio d’oggi, Sebastian Giovinco), tecnica sopraffina, scatto bruciante, velocità d’esecuzione, tiro forte e preciso, ambidestrismo pressoché totale, dribbling secco: qualità che, unite alla capacità di dettare il gioco con passaggi precisi dovuti alla naturalezza con cui sa giocare a testa alta, ne fanno un peperino quasi inarrestabile.
Trequartista centrale, può disimpegnarsi con la stessa nonchalance anche da esterno offensivo oltre che da seconda punta.
Il suo contratto scade nel 2012: il prolungamento, infatti, è arrivato qualche mese fa, tempestivo, dopo che sulle sue tracce erano stati avvistati svariati club Europei, che hanno spinto il Lille a doverlo blindare per evitare di perderlo per due spicci.
Inter, Arsenal, Barcellona, Real Madrid, Manchester United, Chelsea: queste sono le squadre (e che squadre…) che si stanno muovendo per acquistare il piccolo funambolo vallone.
Perché sì, Eden ha anche i suoi difetti. Al potenziale stratosferico, infatti, Hazard unisce una sinistra tendenza alla spettacolarizzazione dei suoi gesti, cosa questa che lo porta spesso a provare colpi ad effetto poco utili ma, di contro, molto rischiosi. A 18 anni, però, questa può essere considerata una pecca di gioventù. Di certo c’è che il ragazzo va disciplinato tatticamente molto più che allenato sotto l’aspetto tecnico: da quel punto di vista, infatti, Dio ha fatto molto più di quanto potrebbe fare un qualsiasi allenatore.
Difficile, oggi, dargli una valutazione realistica.
A 18 anni, infatti, molti sono stati i giocatori promettenti, tanti quelli, tra questi, che si sono bruciati senza mantenere le promesse fatte in gioventù.
La stessa cosa, ovviamente, potrebbe capitare a lui.
Attualmente, però, il suo valore di mercato non potrebbe essere inferiore ai 15 milioni di euro, a stare bassi.
Lui, comunque, sembra essersi deciso. Dopo che nei primi mesi dell’anno sembrava tentennare, ora pare più sicuro che mai: il suo futuro è al Lille. Queste, infatti, le sue parole riguardo l’eventualità di una sua possibile partenza: <<E’ stata la mia prima stagione da professionista e ho anche debuttato in nazionale: è molto più di quanto mi sarei aspettato, spero che possa continuare così. La prossima stagione resto al Lille, è ovvio: ho un contratto di tre anni e credo di poter migliorare molto in questo club. Logicamente la società mi cederebbe se dovesse ricevere un’offerta di 30 milioni di euro, ma per il momento chiedo a tutti i club interessati di lasciarmi almeno per un altro anno qui; in futuro vedremo>>.
Se questa, quindi, non sarà l’estate in cui vedremo Hazard muversi verso altri lidi non ci dovremo comunque dimenticare di lui. Anzi. A dispetto del cognome, che a noi italofoni richiama il gioco d’azzardo, investire su questo ragazzo manterrebbe sì una certa percentuale di rischio ma, nel contempo, potrebbe voler dire effettuare un grandissimo colpo di mercato.
Proprio per questo motivo è auspicabile che le nostre società si muovano subito per chiuderne l’acquisto, magari anche lasciando il ragazzo in quel di Lille per poter maturare un altro po’ senza le pressioni cui sarebbe sottoposto se venisse a giocare in un nostro top club. Aspettare oltre, infatti, darebbe modo alle corazzate – a livello finanziario – inglesi e spagnole di preparare offerte milionarie irrinunciabili per il suo attuale club e, soprattutto, impareggiabili per i nostri, che di giorno in giorno perdono competitività sul mercato.
E chissà che qualche nostro dirigente illuminato non capti questo monito e non si prodighi davvero per portare in Italia una futura potenziale star del mondo pallonaro: in un calcio, il nostro, sempre più soffocato dalla perdita di competitività sotto tutti i punti di vista (economico-finanziario in primis, ma ultimamente anche sportivo) sono proprio i potenziali campioni come Hazard una delle possibili chiavi di volta. Investire su giovani come lui, infatti, potrebbe voler dire riportare il nostro calcio, nel giro di pochi anni, ai livelli toccati tra gli anni ottanta e novanta, quando i nostri club la facevano da padrone in tutti i campi.
i secondi sperano di aver trovato un giocatore che, unito ad altri buoni elementi (come Kompany e Vanden Borre, per citarne due), possa riportare il Belgio ai mondiali, competizione cui manca dal 1998
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Ottima in questo senso la scelta di Advocaat come ct.
Fossi Hazard, resterei un’altra stagione nel Lille.
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